SERRE HI-TECH: UNA NUOVA ERA PER GLI ORTAGGI In tutta Italia aumentano gli investimenti - e che investimenti - nella costruzione di serre attive riscaldate e illuminate artificialmente per standardizzare la produzione di ortaggi e renderla disponibile per 12 mesi l’anno IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS
ELNATHEDITORE
N.32 l LUGLIO 2020 l TRIMESTRALE
Editoriale
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Eugenio Felice
Si salvi chi può La peggior recessione dai tempi della seconda guerra mondiale. è questo quello che ci lascia il Covid-19. Mentre sono ancora imprevedibili gli sviluppi dell’emergenza sanitaria, con lo spettro di una recrudescenza in autunno, il Fondo Monetario Internazionale aggiorna mese per mese le previsioni circa la decrescita del Pil dell’Italia: siamo passati dal -9,5% di maggio al -12,8% di giugno. Chiaramente è una media, perché ci sono settori al collasso come quello del turismo, dell’automotive e del trasporto aereo, e settori che tengono o addirittura guadagnano in virtù della crisi. Un esempio su tutti il commercio elettronico, che quest’anno nel cosiddetto food & grocery dovrebbe crescere di ben il 56% nel nostro Paese secondo il Politecnico di Milano.
In verità non è facile tracciare delle previsioni. Con la fine del lockdown, di fronte all’incertezza economica, l’atteggiamento degli italiani pare orientato alla cautela e al taglio delle spese non necessarie. è così che anche l’ortofrutta si scopre, per buona pace di nutrizionisti e discorsi da convegni, appartenere a quella categoria. L’inizio dell’estate è impietoso. Le vendite sono mediamente a un -10% rispetto allo scorso anno. E non perché manchino le pesche l N.32 l LUGLIO 2020
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e nettarine romagnole. Il problema è che gli italiani comprano meno ortofrutta. Come biasimarlo: un melone liscio costa almeno quanto 2 chili di pasta Barilla con cui si può sfamare una famiglia di quattro persone per cinque pasti. E se le vendite vanno giù il mercato si imballa. Basta poco per far precipitare i prezzi. Al Mercato di Vittoria i pomodori ciliegino il 10 luglio quotavano 30 centesimi, i peperoni uguale, le melanzane 10 centesimi. L’Unione Europea parla di produzioni sostenibili da un punto di vista ambientale dando degli obiettivi ambiziosi, ma il tema centrale oggi è quello economico. Chi sostiene la produzione agricola? Se è un settore strategico, come dovrebbe essere, chi controlla che il “mercato” non si approfitti della sua debolezza? Ha senso fissare un prezzo minimo legato ai costi di produzione (si veda a pagina 42 l’iniziativa di Ismea)? Non possiamo certo pretendere che la distribuzione faccia regali ai produttori, già ha i suoi problemi a far quadrare il conto economico. Il rischio è che, in questa situazione da far west, a essere premiati - e a farla sempre franca - siano sempre i furbi, quelli che se ne infischiano di leggi e regole. Del resto, i santi sono solo in paradiso.
FRUITBOOKMAGAZINE
PAG. EDITORIALE SI SALVI CHI PUÒ
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IMMAGINI
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BUONE NOTIZIE ARANCIA ROSSA DI SICILIA IGP: STAGIONE RECORD NEL 2019-20 INSIDER ODORIZZI, LA DAO E QUEL SOTTILE LEGAME TRA CONAD ED EUROSPIN FORMAT LAESSE, IL RISTOMARKET DI VICINATO DI ESSELUNGA FA IL BIS A MILANO MARKETING LE PAROLE AL FUTURO PER IL MERCATO POST COVID TERRITORI ANGURIA ELEONORA: PROTAGONISTA DELL’ESTATE, ESPRESSIONE SARDA FIERE MACFRUT SOLO DIGITALE NEL 2020 FRUIT ATTRACTION ANCHE “FISICA” FRAMMENTI SUPERMERCATI E SFRUTTAMENTO OXFAM BOCCIA ANCORA EUROSPIN ECCELLENZE MONTEROSA, IL BEEF GOURMET È ITALIANO E SI TROVA TUTTO L’ANNO NEURONEWS DA COMMODITY A BRAND: COME AUMENTARE IL VALORE DEI PRODOTTI INNOVAZIONE DOLCIR F1, IL MELONE LISCIO PER I NUOVI STILI DI CONSUMO LA NOTIZIA PREZZO MINIMO PER LE PRODUZIONI AGRICOLE? ISMEA: GIÀ NEL 2020 PRODOTTI DA UN’IDEA DI FREDDI NASCE LO SCALOGNOTTO DAL GUSTO GLOBALE LO STUDIO MICROPLASTICHE IN ORTOFRUTTA? LO CONFERMA UNA RICERCA ITALIANA TREND CONAD SUPERA COOP: ORA FOCUS SU CONVENIENZA E SOSTENIBILITÀ PROGETTI ANGURIADAMARE DI NADALINI: MULTIFORMATO E GRAN GUSTO IL LIBRO LA GUIDA SCIENTIFICA DEFINITIVA ALL’ALIMENTAZIONE PER CHI CORRE AZIENDE CEDIOR, DA CENTRO DISTRIBUTIVO A PIATTAFORMA MULTIFUNZIONALE MERCATI SOLINDA, IL TOP DELLE ANGURIE MINI È ANCHE AMICA DELLE API MENS SANA COVID-19 E SISTEMA IMMUNITARIO: DIETA STRUMENTO DI PREVENZIONE
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66 / TECNOLOGIA E INNOVAZIONE NEL
PROGETTO CILIEGIE DEL GRUPPO RIVOIRA
72 / MELE, CON FYSIUM L’EFFICACIA È VERIFICATA.
ORA C’È ANCHE LA APP
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74 / FRI-EL SI ESPANDE 80 / LIDL ITALIA RINNOVA CON ALTRI 18 ETTARI IL REPARTO ORTOFRUTTA. DI SERRE HI-TECH
VERSO 700 PUNTI VENDITA
84 / SUGLI SCAFFALI DELLA GDO TEDESCA
86 / A TOMATO VISION PRESENTE E FUTURO
52 54 56 62 64
PANORAMA
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iFRESH
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CONTENUTI
MIRTILLI IN CARTONSHELL
DEL POMODORO
FRUITBOOKMAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Carlotta Benini, Salvo Garipoli, Alice Gelmetti, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Matteo Sgaravato, Giovanni Turrino, Marco Zanardi
90 / CON SYNGENTA IL MAINSTREAM SI FA
94 / AMOS BASSI, UN ITALIANO DIENTRO LE
PREMIUM
SERRE HIGH TECH IN NORD AMERICA
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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Grafiche Artigianelli Srl - Via Industriale 24/26 - 25050 - Rodengo S. (Bs) Carta Magno Volume - 115 gr - Sappi 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero luglio 2020: 8.000 copie
98 / ARRIVA ANCHE IN ITALIA LA MARCA DEL
104 / PERLA NERA CRESCE E TORNA IN TV. ORA
CONSUMATORE
È ANCHE BIOLOGICA
Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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Le candele Appiano (BZ) 1 aprile 2020 Oltre ai problemi causati dal Covid-19, il settore ortofrutticolo ha affrontato in primavera forti avversità climatiche. In Alto Adige oltre ai sistemi antibrina a irrigazione, i frutticoltori hanno utilizzato, là dove non c’è abbastanza acqua, le spettacolari candele per scaldare le piante in fiore e proteggerle dal gelo.
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L’allungo di Conad Bologna (BO), 16 giugno 2020 Conad si conferma protagonista della grande distribuzione italiana e sale sulla parte più alta del podio. Nel 2019 il fatturato è cresciuto del 5,9% a quota 14,2 miliardi di euro. La Mdd è arrivata al 30%. Quest’anno poi si vedranno gli effetti dell’integrazione con Auchan. Conad opera in tutte le regioni italiane.
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“Bello e Buono” Bozzolo (MN), 11 giugno 2020 Migross, importante realtà veneta della grande distribuzione, ha aperto a Bozzolo (Mn) il primo superstore con il nuovo concept che promette di semplificare la shopping experience al motto “Bello e Buono, Ogni Giorno”. Tra le innovazioni c’è il sistema di etichette elettroniche di ultima generazione per tutti i prodotti.
buone notizie |
Eugenio Felice
Arancia Rossa di Sicilia IGP: stagione record nel 2019-20 22
Continua il trend di crescita per una delle più importanti IGP del comparto ortofrutticolo italiano. Nella stagione 2019-20 sono state 26 mila le tonnellate commercializzate, il 37% in più rispetto alla stagione precedente, il 51% in più rispetto alla stagione 201718. Tra i fattori più significativi della campagna, l’accordo quinquennale con McDonald’s per fornire i McCafè con 500 tonnellate di arance IGP a stagione per produrre 700 mila spremute L’Arancia Rossa di Sicilia IGP ha chiuso la campagna 2019-2020 con volumi commercializzati pari a 26 mila tonnellate, vale a dire il 37% in più rispetto alla precedente e il 51% in più rispetto a quella di due anni fa. Lo comunica Elena Albertini, vice presidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP, in un’intervista pubblicata dal sito dell’EFA - European Food Agency. Il valore alla produzione ha sfiorato i 7 milioni di euro, mentre il valore al consumo è stato di 43 milioni di euro. Cifre di tutto rispetto per una delle IGP più di peso del comparto ortofrutticolo italiano, a tutela di uno dei frutti più distintivi che abbiamo in Italia, anche se ancora poco valorizzato all'estero, a causa della scarsa organizzazione produttiva e commerciale. La campagna da poco conclusa è stata caratterizzata dal Covid-19, che ha rappresentato un acceleratore delle vendite, in particolare nei mesi di marzo e aprile, grazie alle note proprietà salutistiche dell’arancia rossa, a partire dal suo ricco contenuto di vitamina C, non lontano da quello del kiwi. Il Covid19 ha però anche messo nel congelatore alcuni progetti. Poco prima del lockdown era stato firmato l'accordo con il colosso della ristorazione McDonald’s, impegnato nel valorizzare gli ingredienti made in Italy: l’accordo firmato ha stabilito che per cinque anni il consorzio rifornirà i McCafè con 500 tonnelFRUITBOOKMAGAZINE
late a stagione di Arancia Rossa di Sicilia IGP che serviranno per fare 700 mila spremute. C’è poi il rammarico per il blocco di importanti progetti in export, primo fra tutti quello con i Paesi asiatici, come Cina e Giappone. Il carico che avrebbe portato per la prima volta il Consorzio in Cina era pronto a partire dopo un accordo siglato a fine 2019. Adesso è fermo, comunque l’export ha raggiunto nella campagna 2019-20 un valore di 15,5 milioni di euro complessivi. Vedremo cosa succederà nel 2021. Il Consorzio conta su un’areale da 45 mila ettari coltivati ad arancia rossa, di cui 6.500 ettari sono dedicati a produzione IGP: con 450 soci di cui 70 sono confezionatori, vanta 52 prodotti che usano il marchio IGP. Tra questi il recente accordo con Coca Cola Italia che ha portato al lancio sul mercato della Fanta Zero Arancia Rossa di Sicilia IGP. Per combattere le contraffazioni e a tutela del consumatore, il Consorzio è stato tra i primi in Italia a realizzare un percorso di tracciabilità attraverso la blockchain, con il progetto Rouge, Red Orange Upgrading Green Economy, una sorta di bollino tecnologico che, apposto sulle cassette di frutta, racconta le caratteristiche e l’origine del prodotto, monitorando anche le condizioni e le temperature delle arance durante il trasporto e lo stoccaggio fino al punto vendita. Una storia per il consumatore a portata di smartphone. l N.32 l LUGLIO 2020
insider |
Eugenio Felice
Odorizzi, la DAO e quel sottile legame tra Conad ed Eurospin 24
Dopo otto anni e tre mandati, Ivan Odorizzi ha lasciato il 12 giugno la presidenza di DAO, gruppo della grande distribuzione presente con oltre 300 punti vendita nelle province di Trento, Bolzano, Verona, Vicenza, Brescia e Bergamo. Storicamente associato a Conad, DAO è anche tra i quattro soci fondatori di Eurospin e proprio Odorizzi ne è il suo presidente. DAO riceve ogni anno 15 milioni di euro di dividendi dal colosso tutto italiano dei discount A parte il mondo degli addetti ai lavori, sono ben pochi gli italiani che sono a conoscenza dell’esistenza di un anello di collegamento tra il più grande gruppo distributivo italiano, Conad (3.650 punti vendita, 14,2 miliardi di fatturato), e il più grande gruppo discount italiano, Eurospin (1.150 punti vendita, 7,5 miliardi di fatturato). Due gruppi per certi versi agli antipodi, basti pensare alla querelle delle aste elettroniche al ribasso di Eurospin sui prodotti agroalimentari che, parole di Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, “strangolano intere comunità e sono il carburante del caporalato”. Questo anello di collegamento si chiama DAO e ha sede a Lavis, in Trentino. Nasce nel 1962, costituita da 20 alimentaristi della città di Trento. Attualmente uffici e magazFRUITBOOKMAGAZINE
zini occupano una superficie di 12 mila mq in un’area complessiva di 47 mila mq. Ebbene, DAO è centro distributivo Conad per le province di Trento, Bolzano, Verona e Vicenza, mentre nelle province di Brescia e Bergamo è presente con insegna Maxì. DAO è anche tra i quattro soci fondatori di Eurospin, assieme ai gruppi Migross (famiglia Mion, Verona), Vega (famiglia Barbon, Treviso) e Shop (famiglia Pozzi, Milano). Se DAO è il ponte tra Conad ed Eurospin, il suo presidente Ivan Odorizzi è stato fino al 12 giugno 2020, giorno delle sue dimissioni dopo otto anni e tre mandati, la personificazione di questo collegamento, essendo tutt’ora anche presidente di Eurospin. Nell’assemblea per approvare il bilancio 2019, Odorizzi ha lasciato la carica a Ezio Gobbi. Si confermano peraltro in salute i conti di DAO, con un fatturato 2019 di 250 milioni di euro, in crescita del 6% rispetto al 2018 e un utile di 13 milioni. Il 2020 è partito bene: +10% di fatturato nei primi due mesi dell’anno, +20% nel periodo Covid-19. Per i mesi estivi bisognerà capire l’andamento del flusso turistico. Odorizzi, nella conferenza stampa di addio che si è tenuta il 9 giugno, ha ricordato la genesi di Eurospin: “Era il 1992 e proposi al Cda di partecipare a una nuova società, ideata per entrare nel settore discount, formata da quattro soci usciti da Crai. Fu la più importante operazione che riuscii a far realizzare, che produsse molteplici benefici nel favorire il consolidamento economico di DAO. Inoltre, diede l’opportunità ai soci di potersi affiliare a Eurospin, diversificando l’attività e incrementando il fatturato: di 42 negozi Eurospin presenti in regione, ben 37 sono gestiti da soci”. Ogni anno Eurospin distribuisce a Dao 15 milioni di euro di dividendi. l N.32 l LUGLIO 2020
format |
Marco Zanardi
laEsse, il ristomarket di vicinato di Esselunga fa il bis a Milano 26
Esselunga continua a investire nel suo nuovo format di vicinato laEsse. Nel mese di giugno ha aperto il secondo negozio in via Melchiorre Gioia 57 nel capoluogo lombardo. Esselunga si avvicina così all’obbiettivo di arrivare a cinque punti vendita laEsse nella città meneghina entro la fine del 2020. Il negozio conta 2.500 referenze e si sviluppa su una superficie di 300 mq su un solo piano. Presenti anche l’area Caffè con cucina e il locker per l’online laEsse, è questo il nome del nuovo format di vicinato di Esselunga. Piccolo ma proiettato al futuro. Dopo la prima apertura sperimentale avvenuta lo scorso 4 dicembre in corso Italia a Milano, città simbolo del gruppo distributivo creato da Bernardo Caprotti, ha aperto il secondo punto vendita in via Melchiorre Gioia 57 nel mese di giugno, sempre
nella città meneghina. Il punto vendita si sviluppa su una superficie di 300 metri quadrati e su un unico livello. Il concept, simile a quello di un negozio di vicinato, conta in più una proposta smart e omnicanale, con tanto di somministrazione. FRUITBOOKMAGAZINE
All’ingresso troviamo l’area Caffè con cucina che propone un’offerta che spazia dalla colazione alla cena, da consumare sia in store, grazie alla presenza di tavolini e posti a sedere, sia da asporto. L’offerta dei freschi si sviluppa su banchi a libero servizio per carne, salumi e formaggi, sushi e ortofrutta dove le bilance non rilasciano la classica etichetta adesiva ma un tag Rfid in modo da rendere l’acquisto più veloce. Infine, a completare l’offerta c’è la pasticceria Elisenda. L’assortimento totale comprende circa 2.500 referenze. Il punto vendita è inoltre dotato di un locker refrigerato e del servizio correlato Clicca e Vai Locker grazie al quale si può ordinare la spesa online dal sito di Esselunga e scegliere tra migliaia di prodotti online da ritirare instore. In termini di innovazione tecnologica, Esselunga utilizza in questo store la modalità di Presto spesa tramite l’app Esselunga, che permette di acquistare in negozio scannerizzando il codice a barre sui prodotti tramite il proprio smartphone. Sono presenti, infine, totem digitale per ordinazioni e pagamenti. Questo store è aperto da lunedì a sabato dalle 7.00 alle 21.00, la domenica dalle 9.00 alle 20.00. Così con l’allentarsi dell’emergenza sanitaria, Esselunga continua nel suo progetto laEsse, con l’obiettivo di arrivare a cinque punti vendita a Milano entro fine anno. Dopo corso Italia e via Melchiorre Gioia 57, si prospettano le aperture di via Arco, Piazzale Gabrio Piola e in Zona Magenta. l N.32 l LUGLIO 2020
marketing |
Salvo Garipoli*
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Dalla convenienza alla rassicurazione, dal salutismo alla comunicazione in chiave “human to human”, passando per il digitale, sono questi i driver imprescindibili per affrontare le sfide che il mercato ci propone e alle quali gli attori della filiera hanno il compito di dare risposte concrete Se guardiamo al post Covid, la cosa che più di tutte salta agli occhi è l’aspetto economico. Si stima per il 2020 un PIL pari a -8,3% (Istat), che colloca l’Italia tra i Paesi, a livello europeo, che soffriranno maggiormente l’impatto della pandemia sull’economia reale. Quel che è ancora più rilevante è che il sentiment collettivo vede 1 famiglia su 4 temere di dover fare rinunce importanti, con l’87,6% di italiani che presagiscono un cambio del proprio tenore di vita (Cerved). Parlare di #convenienza in termini di rapporto qualità-prezzo rappresenterà una chiave operativa che impatterà sui format distributivi, sui formati di vendita e sulle politiche di prezzo di breve e lungo periodo. Sul fronte dei comportamenti di consumo, driver imprescindibile si conferma essere il #salutismo, un connotato da cavalcare per il food ed ancora di più per l’ortofrutta. Spicca, nel contesto di qualificazione del processo di acquisto, l’aumento della penetrazione del 7,8% e l’incremento dell’8,8% della spesa meFRUITBOOKMAGAZINE
dia per il biologico (Gfk Consumer Panel di marzo 2020) e ancora le performance di agrumi, mele, kiwi e pomodori. Lavorare per rendere tangibili i fattori a sostegno del benessere è una chiave imprescindibile per sostenere l’ortofrutta e in particolare le filiere danneggiate dalla crisi quali, per esempio, quelle dei prodotti a più alto livello di servizio o ad acquisto d’impulso. In tale contesto l’area della #rassicurazione si traduce per il consumatore in ricerca di food made in Italy e a Km zero, attributi ricercati ciascuno per il 22% dei consumatori (Nomisma-CRIF) che, associati alle garanzie in produzione votate al controllo di filiera, alle aree territoriali a maggiore vocazione produttiva e alle tecniche agronomiche più evolute quali ad esempio il “residuo zero”, rappresentano corsie preferenziali dirette a soddisfare un consumatore che appare disorientato di fronte a messaggi non sempre coerenti. A corredo, emerge il ruolo del #digital che con un valore di acquisti e-commerce per il food pari a 2.468 milioni di euro ed una penetrazione sull’alimentare pari all’1,6% (Osservatori.net), si conferma di fatto quale canale integrativo da sfruttare e rendere profittevole attraverso una più oculata e lungimirante ristrutturazione della catena di fornitura. Nel contesto delineato il ruolo della #comunicazione fuori e dentro il punto vendita risulta, quindi, elemento di supporto sempre più necessario ad attivare la relazione con il cliente, all’insegna di contenuti autentici volti a stimolare l’appartenenza a community costruite su valori condivisi. Si tratta di spunti concreti e di buon senso, utili al fine di mettersi in ascolto del mercato per organizzare risposte tempestive, efficaci e quindi rilevanti. l N.32 l LUGLIO 2020
*direttore SGMarketing
Le parole al futuro per il mercato post Covid
territori |
Marco Zanardi
Anguria Eleonora: protagonista dell’estate, espressione sarda 30
Negli ultimi anni, sta riscuotendo un crescente apprezzamento da parte dei consumatori l’anguria medio formato da 4-8 chili, rotonda, dall’elevato grado zuccherino, con buccia nera e praticamente senza semi. Su questa tipologia di anguria, comoda e moderna, ha investito fin da subito OP Campidanese, la maggiore organizzazione di produttori sarda, da sempre attenta a gusto, innovazione, servizio, sostenibilità, etica e valorizzazione del territorio Mentre in Italia il consumo di angurie era ancora dominato dai grandi formati allungati da 10-12 chili, nel resto d’Europa guadagnava sempre più quote la anguria Fashion prodotta in Spagna: forma rotonda, buccia nera, medio formato “salva schiena” da 4-8 chili, aroma intenso, alto grado zuccherino, praticamente senza semi. Una anguria moderna destinata a rivitalizzare un comparto in declino. Era la metà degli anni 2000. 10 anni dopo questa tipologia è comparsa anche in Italia, ripercorrendo la strada di successo percorsa in Europa. Una cosa non scontata, considerando che gli italiani sono dei tradizionalisti, soprattutto in cucina. Tra i più autentici interpreti di questo cambiamento c’è certamente l’OP Campidanese, la maggiore organizFRUITBOOKMAGAZINE
zazione di produttori della Sardegna, con sede a Terralba (Oristano) e nota agli italiani per il brand L’Orto di Eleonora. L’azienda punta da sempre a qualificare la sua offerta, puntando a valori come il rispetto dell’etica, la salvaguardia della sostenibilità, la valorizzazione del territorio, la soddisfazione del palato e l’attenzione all’innovazione. “L’anguria Eleonora, così come gli altri campioni della nostra proposta estiva, cioè il melone Corallo, l’anguria mini Gavina e il melone Majores, rispondono a tutti questi requisiti”, ci spiega Salvatore Lotta, responsabile commerciale di OP Campidanese. “è necessario - aggiunge - che i nostri prodotti si distinguano, non solo per l’aspetto esteriore, ma anche e soprattutto per quello che riescono a trasmettere al consumatore finale, in termini di servizio, in termini di valori, in termini di gusto. Ogni giorno ci impegniamo per fornire alla distribuzione e al consumatore, in Italia e all’estero, la migliore ortofrutta che la Sardegna possa esprimere. Eleonora è uno dei nostri fiori all’occhiello”. Eleonora rientra a pieno titolo nel top delle angurie medio formato (dette anche midi) oggi disponibili in Italia. Viene prodotta quest’anno su poco più di 100 ettari nelle aree più vocate della Sardegna. Il raccolto è iniziato sotto tunnel già nel mese di maggio, per passare al campo aperto da metà giugno. Sarà disponibile fino a metà settembre, presso fruttivendoli e numerose insegne della grande distribuzione, anche a marchio del distributore (MDD). Successo crescente sta riscuotendo anche oltre confine. l N.32 l LUGLIO 2020
fiere |
Giovanni Turrino
Macfrut solo digitale nel 2020 Fruit Attraction anche “fisica” 32
Coraggiosa la scelta di Macfrut che per il 2020 decide di andare in scena solo virtualmente, dal 10 all’8 settembre, con una proposta espositiva semplificata e a basso budget per le aziende. Dal 2021, coronavirus permettendo si tornerà alla versione fisica. Scelta diversa per Fruit Attraction, in agenda dal 20 al 22 ottobre a Madrid: vuole tenere la versione fisica, considerando imprescindibile il rapporto umano ravvicinato per la buona riuscita della fiera Sembra ormai alle spalle l’emergenza sanitaria da coronavirus. Porterà con sé una crisi economica che è ancora di difficile quantificazione. E le fiere? Se molte sono state spostate al 2021, come Vinitaly e il Salone del Mobile, nel settore ortofrutta la situazione è variegata. Vediamo di fare il punto. Macfrut: La 37.esima edizione di Macfrut si svolgerà esclusivamente online dall’8 al 10 settembre 2020. La fiera fisica tornerà, se ci saranno le condizioni, dal 4 al 6 maggio 2021, in contemporanea con Cibus di Parma (4-7 maggio) e pochi giorni prima di TuttoFood (8-11 maggio) che ha in programma TuttoFruit. Renzo Piraccini: ha dichiarato “Dobbiamo cogliere le opportunità e le potenzialità di internet per ricompattare la filiera italiana, abbiamo di fronte una platea infiFRUITBOOKMAGAZINE
nitamente più ampia rispetto a quanti sarebbero potuti venire alla rassegna fisica”. L’accesso alla fiera digitale sarà gratuito per i visitatori, sarà venduto in moduli da 1.000 euro per gli espositori. Il modulo comprende un video, una brochure digitale e una linea b2b. Fruit Attraction. è la vera antagonista di Fruit Logistica e gli organizzatori di Ifema hanno le idee piuttosto chiare: non ha senso una fiera solo virtuale, l’incontro fisico è considerato imprescindibile per la riuscita della manifestazione e per questo motivo la fiera si farà - dal 20 al 22 ottobre a Madrid - pur con tutti gli accorgimenti legati alla sicurezza. Ci sarà anche la componente virtuale, denominata LiveConnect, che durerà la bellezza di un mese, tutto ottobre, per implementare gli incontri e gli appuntamenti che si svolgeranno durante Fruit Attraction. LiveConnect sarà un fattore moltiplicatore ma non sostitutivo del faccia a faccia che appunto resterà fondamentale. Fruit Attraction sarà quindi la prima fiera fisica post lockdown, in un periodo peraltro strategico per la campagna invernale. Asia Fruit Logistica. è la fiera più importante che si svolge in Asia per il settore ortofrutta. Per la prima volta non si svolgerà a Hong Kong ma a Singapore, dal 18 al 20 novembre, nel quartiere fieristico vicino all’aeroporto internazionale. Numerose le aziende italiane che vi dovrebbero partecipare. Anche in questo caso gli organizzatori danno ampi margini di disdetta nel caso la situazione sanitaria dovesse tornare critica. Interpoma. L’unica fiera al mondo dedicata alla mela torna a Bolzano dal 19 al 21 novembre. Negli stessi giorni in cui si svolge Asia Fruit Logistica. Tra le maggiori novità segnaliamo l’Interpoma Award sull’innovazione. l N.32 l LUGLIO 2020
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Giovanni Turrino
Supermercati e sfruttamento, Oxfam boccia ancora Eurospin 34
Oxfam, movimento globale di persone che vogliono eliminare l’ingiustizia della povertà, ha lanciato nel 2018 la campagna “Al Giusto Prezzo”, con l’obiettivo di affrontare le cause delle violazioni dei diritti dei lavoratori nella maggior parte delle filiere agroalimentari del mondo. Tra gli scaffali della grande distribuzione si nasconde infatti un costo inaccettabile: la sofferenza delle persone che producono il cibo. In classifica Eurospin nuovamente ultima A un anno dal lancio della campagna “Al Giusto Prezzo” da parte di Oxfam Italia, è stato pubblicato il secondo rapporto che racconta quanta sofferenza umana si celi ancora dietro alle produzioni di prodotti alimentari comunemente usati in tutto il mondo. Il rapporto contiene un primo aggiornamento della pagella dei 5 maggiori supermercati italiani: Coop Italia, Conad, Esselunga, Selex ed Eurospin. Nonostante alcuni miglioramenti nelle politiche per il rispetto dei diritti umani da parte della grande distribuzione organizzata, molto resta ancora da fare per rendere i prodotti agroalimentari liberi dallo sfruttamento, tanto che praticamente nessun gruppo arriva alla simbolica sufficienza, con Eurospin nuovamente pecora nera essendo praticamente a zero sui quattro temi presi in esame: trasparenza e accountability, diritti dei produttori di piccola scala, diritti dei lavoratori agricoli, diritti delle donne. La pagella si basa su quanto pubblicamente dichiarato dai supermercati in merito alle loro politiche e al loro operato all’interno delle filiere alimentari. Non è, questo, un dettaglio di poco conto: non dichiarare di fare qualcosa non significa che nei fatti non si faccia nulla. Lo strumento della pagella - sottolinea Oxfam Italia - incoraggia le aziende a migliorarsi e permette di instaurare un dialogo costruttivo per la gestione di FRUITBOOKMAGAZINE
questioni complesse come la tutela dei diritti umani da parte delle imprese. Coop Italia detiene i punteggi più alti in tutti i parametri presi in esame. Nell’ultimo anno ha avviato un percorso di riconoscimento delle disuguaglianze di genere nelle filiere adottando i Principi delle Nazioni Unite per l’empowerment femminile. Un miglioramento complessivo di ben 13 punti percentuali rispetto al 2018 che la porta al 40%. Significativi sono anche i progressi di Esselunga e Conad, con 18 e 14 punti percentuali in più rispettivamente rispetto a un anno fa che portano al punteggio totale 2019 del 28% per Esselunga e del 25% per Conad. Oxfam Italia sottolinea anche il miglioramento di Selex grazie a un progressivo impegno in termini di trasparenza, con la pubblicazione di policy aziendali inerenti i diritti umani nelle filiere e l’avvio di un importante progetto di produzione agricola etica. Un incremento di impegno complessivo del +23% rispetto al 2018, anno in cui aveva incassato un sonoro zero. Tra i 5 big presi in esame solo Eurospin, leader in Italia nel canale discount, non ha voluto cogliere l’opportunità di dialogo e miglioramento di policy offerta dalla campagna e per il secondo anno consecutivo chiude la classifica con il punteggio più basso (2%). Quanto fatto finora tuttavia non basta, sostiene Oxfam, che chiede di fare di più per contrastare ogni eventuale abuso di potere e sfruttamento nelle filiere produttive. Sono infatti i gruppi della grande distribuzione ad avere oggi il potere nel sistema. l N.32 l LUGLIO 2020
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Marco Zanardi
Monterosa, il beef gourmet è italiano e si trova tutto l’anno 36
Il pomodoro Monterosa si conferma il top nella tipologia “costoluto”. Si è affacciato sul mercato italiano due anni fa e si è subito guadagnato l’apprezzamento di chef e consumatori finali grazie alle caratteristiche organolettiche superiori in termini di sapore, profumi, succosità e consistenza. Il licenziatario esclusivo per l’Italia è Farmers Group. Theo Liberi: “Con le produzioni in Sicilia, Lazio e Veneto garantiamo prodotto 100% coltivato in Italia tutto l’anno” Re-innamorarsi del pomodoro. Questa la promessa del pomodoro Monterosa dichiarata nel pieghevole che viene inserito nelle confezioni da due o tre frutti, che presto troveremo nel canale grande distribuzione. Si tratta di una varietà piuttosto recente, nata nel 2012 sulla costa del Maresme, in Catalogna. Tra i suoi “genitori” ci sono il pomodoro Pera di Girona e il costoluto genovese. Un mix di “sangue” catalano e italiano che regala al Monterosa un aspetto intensamente mediterraneo. In Italia viene coltivato da due anni, in Sicilia, rispettando rigorosi disciplinari in termini di qualità, responsabilità e sostenibilità. Licenziataria esclusiva per l’Italia è la società Farmers Group, con sede a Verona, amministrata da Theo Liberi. FRUITBOOKMAGAZINE
“I primi due anni ci sono serviti per conoscere la varietà in termini agronomici e per portarla alla sua massima espressione. Abbiamo puntato sul canale tradizionale, in particolare i Mercati all’ingrosso, che servono i negozi specializzati e la ristorazione, raccogliendo un crescente apprezzamento e le quotazioni più elevate nella tipologia costoluto”, ci spiega Theo Liberi. “Quest’anno - aggiunge - abbiamo iniziato con la produzione anche nel Lazio e in Veneto, così da garantire il Monterosa anche durante i mesi caldi. Questo ci permette di offrire il pomodoro di origine italiana per 12 mesi l’anno. L’investimento in produzione dovrebbe portarci a un volume di circa 800 tonnellate nel 2021. Stiamo quindi prendendo contatto con diversi gruppi della grande distribuzione nazionale per discurere di programmi e dei diversi aspetti commerciali. Abbiamo studiato delle confezioni, da due o tre frutti, entrambe da 500 grammi, che rispondono sia a requisiti di sostenibilità, essendo un vassoio in cartoncino 100% riciclabile con flowpack in NatureFlex, un film 100% compostabile e biodegradabile, sia a requisiti di comunicazione, grazie al pieghevole informativo inserito in ogni confezione. Il punto di forza del Monterosa conclude Theo Liberi - è comunque il mix di sapore intenso, consistenza compatta, notevole succosità e profumi ben percepibili. Insomma, le qualità le ha tutte, va solo fatto conoscere. E mi raccomando, come detto nel pieghevole, si raccoglie ancora verde, ma va gustato quando diventa rosa intenso”. l N.32 l LUGLIO 2020
neuronews |
Matteo Sgaravato*
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Nel precedente numero abbiamo parlato dell’importanza della creazione di un marchio nel mondo ortofrutticolo, in modo da conferire una forte identità al prodotto, veicolando un vero valore aggiunto e distintivo. Ora approfondiamo insieme, più nel dettaglio, il modo più efficace per costruire una valida strategia di branding e posizionamento L’obiettivo principale di un brand, qualsiasi sia il settore di appartenenza, è quello di essere riconoscibile e riconosciuto dalla clientela: solo così un marchio può acquisire forza, veicolare i propri valori e fidelizzare i clienti. Nello specifico settore ortofrutticolo, dove i prodotti vengono spesso assimilati a semplici “commodity”, ovvero a prodotti in un certo senso “standardizzati” in cui una marca vale l’altra, il primo passo sarà proprio quello di abbandonare questa logica, cercando di far emergere i propri punti di forza e le caratteristiche che rendono unico il proprio prodotto, distinguendolo da quello dei competitors. Tecnicamente si parla proprio di “Commodity branding”, riferendosi al processo in grado di trasformare un prodotto nel quale i clienti non percepiscono nessuna differenziazione, in qualcosa di caratterizzato e distinguibile dal resto dell’offerta analoga. Questo intervento permette inoltre di uscire da quelle logiche commerciali dove l’unico FRUITBOOKMAGAZINE
fattore rilevante è il prezzo più basso, consentendo di vendere il proprio prodotto anche a un prezzo più alto, giustificandolo proprio con le prerogative, le qualità e i valori aggiunti garantiti dal marchio. Il punto di partenza sarà quindi quello di individuare il proprio tratto distintivo, ciò che differenzia il nostro prodotto. Ovviamente deve essere un elemento percepito come tale dai consumatori, influenzando così le loro scelte di acquisto, e dai fornitori o distributori, conferendo al produttore più forza in fase contrattuale. Per questa operazione, può essere necessaria una ricerca di mercato o un’analisi preliminare svolta da professionisti del settore. Un approccio neuroscientifico e di scienze comportamentali è in grado di fornire indicazioni precise sugli elementi su cui focalizzarsi maggiormente nelle attività di comunicazione, permettendo di valutare in anticipo i modi e i tempi più efficaci per presentare il tutto. Sul fronte operativo, sono poi necessarie solide competenze di marketing per interpretare correttamente i risultati e strutturare una strategia completa, efficace, di difficile imitazione. è importante considerare che il brand è di per sé un elemento complesso, in quanto si tratta in realtà della combinazione di diversi elementi, come naming, logo, slogan, stili comunicativi, storia aziendale e reputazione: tutti fungono da segno distintivo ed esclusivo dell’azienda a cui il brand appartiene. Anche qui le neuroscienze possono fare la differenza, dando il vantaggio di conoscere in anticipo e con limitato margine di errore preferenze, atteggiamenti, abitudini e modi di ragionare del target obiettivo, aspetti fondamentali per costruire una strategia di comunicazione realmente efficace. l N.32 l LUGLIO 2020
*amm. delegato Sgaravato Srl
Da commodity a brand: come aumentare il valore dei prodotti
innovazione |
Carlotta Benini
Dolcir F1, il melone liscio per i nuovi stili di consumo 40
Colore molto attraente, polpa morbida e succosa, ottima dolcezza: seduce alla vista e conquista il palato. È il melone Dolcir F1, la nuova varietà di melone liscio commercializzata da HM.Clause Italia, che si distingue dalle altre tipologie di liscio per le sue caratteristiche estetiche e organolettiche e per la sua shelf life, superiore a 14 giorni. È il melone perfetto per una spesa settimanale, in linea con le nuove abitudini di acquisto degli italiani Buccia liscia, senza retatura né segno della fetta, aspetto estetico che attrae, gusto eccezionale. è Dolcir F1, la nuova varietà nella nicchia del melone liscio commercializzata da HM.Clause Italia, divisione nazionale della società francese leader mondiale nella produzione di sementi orticole. è stata proprio Clause, già negli anni ’90, a sviluppare il primo melone liscio per il mercato italiano: si tratta della varietà Tamaris, una cultivar tipica del territorio bolognese, ai tempi prodotta e commercializzata solo a livello locale in quanto, per la sua natura particolarmente deperibile, non si prestava al trasporto su distanze maggiori. “Era proprio la shelf life il limite del melone liscio ci spiega Sergio Guardigli, responsabile vendite Nord FRUITBOOKMAGAZINE
Italia di HM.Clause -. Una problematica che abbiamo risolto con lo sviluppo di varietà successive come Pamir, Bacir e Saphir F1. Queste ultime due sono ancora presenti nel nostro parco varietale”. Poi è arrivato Dolcir F1, una varietà di melone liscio top di gamma che Clause commercializza da due anni, pensato per soddisfare le diverse esigenze del consumatore e della grande distribuzione. “è la prima varietà di liscio che ben si adatta a un acquisto settimanale, in linea con i nuovi trend del carrello della spesa degli italiani - prosegue -. Ha infatti un’ottima tenuta e conserva la sua qualità e il suo aspetto estetico molto più a lungo degli altri meloni lisci. Dal campo alla tavola la sua shelf life è di 14 giorni e anche oltre”. Dolcir F1 si adatta bene ai differenti climi e territori: le zone più vocate sono quelle del Nord Italia, ma sono stati fatti dei test di successo anche in Sicilia. Ha una resa per ettaro più elevata rispetto alle altre tipologie di liscio e il frutto, a maturazione lenta, consente di ridurre i costi di raccolta. Essendo una varietà nuova, gli investimenti produttivi sono ancora relativamente limitati, ma ci sono grandi potenziali di sviluppo. “Il melone liscio, infatti, registra dei tassi di crescita del 10% all’anno”, conclude Sergio Guardigli. La Gdo è interessata a questa tipologia di melone per la sua qualità e il suo aspetto estetico, caratteristiche che restano costanti per tutti i mesi estivi. L’aspetto attrae anche il consumatore, che viene ripagato del suo acquisto dal sapore unico di questo prodotto. l N.32 l LUGLIO 2020
la notizia |
Eugenio Felice
Prezzo minimo per produzioni agricole? Ismea: già nel 2020 42
Il decreto emergenze agricole è diventato legge nel maggio 2019. Tra i vari interventi a sostegno del settore primario, prevedeva l’introduzione del prezzo minimo di vendita per i prodotti agroalimentari, con la destinazione a Ismea dei fondi necessari per fissare i costi medi variabili di produzione. A distanza di 13 mesi dall’entrata in vigore della legge, che fine ha fatto questo strumento finalizzato a difendere i produttori agricoli, anello debole della filiera? Il decreto emergenze agricole era stato approvato in via definitiva nel maggio 2019, fortemente voluto dall’allora ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, esponente della Lega. Tra gli aspetti più interessanti del provvedimento c’era l’introduzione di un prezzo minimo di vendita di quasi tutte le produzioni agricole, compresa l’ortofrutta. In sostanza il decreto imponeva che i prezzi di vendita dei prodotti, indicati nei relativi contratti stipulati in forma scritta, non potessero essere inferiori ai costi di produzione dei prodotti stessi. A Ismea veniva quindi dato l’incarico e la dotazione economica per fissare la soglia minima, identificata con i costi medi variabili di produzione, mentre i controlli sarebbero stati a carico dell’Autorità garante della concorrenza FRUITBOOKMAGAZINE
e del mercato, l’Agcm. Erano inoltre previste sanzioni per le pratiche sleali, ovvero per i casi in cui l’acquirente avesse stabilito un prezzo significativamente inferiore ai costi medi di produzione. Usiamo il tempo verbale al passato perché a distanza di 13 mesi, almeno in ortofrutta non è stato fissato proprio nessun prezzo minimo. Nel frattempo è caduto il Governo giallo-verde, al ministero delle Politiche agricole è subentrata la ex sindacalista di area renziana Teresa Bellanova, l’emergenza Covid ha “congelato” numerose attività dell’apparato pubblico, i fenomeni di caporalato rimangono quasi all’ordine del giorno. Per non parlare del tempo che la scorsa primavera ha flagellato diverse produzioni agricole. Quindi, tanto per cambiare, il decreto, quanto mai necessario, si è arenato nelle secche della burocrazia romana? Ci siamo informati e, con sorpresa, abbiamo scoperto che in realtà Ismea sta lavorando eccome, seppur in silenzio, alla definizione dei costi medi variabili di produzione e per la fine del 2020 saranno resi pubblici, con revisioni periodiche, quelli dei primi 20 prodotti agricoli, quelli che ne avranno più bisogno, perché maggiormente sotto stress. Sicuramente ci saranno anche dei prodotti ortofrutticoli. Ismea comunque non fisserà i prezzi minimi, questo è bene chiarirlo, ma darà l’indicazione del costo medio variabile che farà capire al commercio, all’industria di trasformazione e all’Agcm se i prezzi contrattualizzati saranno tali da coprire i costi e dare una remunerazione soddisfacente agli agricoltori. Cos’è il costo medio variabile? è il costo di produzione che non comprende ammortamenti, tasse e imposte, interessi e benefici fondiari. Sarà l’inizio della fine delle pratiche sleali lungo la filiera agricola? l N.32 l LUGLIO 2020
prodotti |
Eugenio Felice
Da un’idea di Freddi nasce lo Scalognotto dal gusto globale 44
L’intuizione è dell’azienda Freddi Prodotti Ortofrutticoli di Reggio Emilia. Lo Scalognotto è uno scalogno fresco raccolto con 30 giorni di anticipo. Proprio come succede per il cipollotto. Si può produrre per 10 mesi da ottobre a luglio Lo Scalognotto, fresco e croccante, disponibile anche in pieno inverno, ideale per il pinzimonio e l’insalata, è una novità assoluta per il mercato mondiale, frutto dell’intuizione dell’azienda Freddi Prodotti Ortofrutticoli di Sant’Ilario d’Enza (RE), dal 1926 impegnata nella selezione e distribuzione di cipolle e patate di qualità, oggi fornitore affidabile di diversi gruppi della grande distribuzione nazionale ed estera. Lo Scalognotto si va ad aggiungere ad altri prodotti di eccellenza proposti dall’azienda, come la Cipollina Borettana dell’Emilia e lo Scalogno dell’Emilia. Di cosa si tratta? Lo Scalognotto è sostanzialmente uno scalogno raccolto fresco, in anticipo di circa 30 giorni. Non viene lasciato maturare e seccare. Proprio come succede per il famoso Cipollotto di Tropea IGP prodotto in Calabria o il Cipollotto Nocerino DOP prodotto in Campania. “L’innovazione non sta solo nel seme diverso - spiega Matteo Freddi, che rappresenta la terza generazione della famiglia - ma anche nel colore dello Scalognotto, che vira al rosa-viola, mentre il Cipollotto Nocerino è FRUITBOOKMAGAZINE
bianco e quello di Tropea è rosso. Ha quindi un aspetto distintivo. Il sapore poi è più intenso rispetto al cipollotto ma senza il tipico odore pungente”. “Avevamo già fatto una prova lo scorso anno in Calabria - continua Freddi - negli stessi campi dove cresce la cipolla rossa di Tropea. La cura agronomica è la stessa. Le prove sono andate bene così quest’anno siamo partiti in ottica commerciale. I primi quantitativi li abbiamo avuti a maggio, poi a giugno il raccolto si è spostato in Emilia. Un domani si potrebbe fare anche nell’agro nocerino-sarnese. Diciamo che non abbiamo i vincoli delle DOP e IGP, quindi possiamo produrre quello che richiede il mercato in termini di dimensioni, tempi di commercializzazione, tecniche di coltivazione e quant’altro”. Lo Scalognotto può essere disponibile sul mercato in modo continuativo da ottobre a luglio, cambiando le zone di produzione. Quindi anche in inverno quando viene a mancare l’offerta di cipollotto. Viene proposto in mazzetti da 500 gr. con una etichetta identificativa che evidenzia l’attenzione dell’azienda per la comunicazione. “è un’occasione per ampliare e diversificare l’offerta - conclude Freddi - con un prodotto che si distingue per colore e per sapore, una novità made in Italy da filiera garantita che potrà essere valorizzata anche all’estero, dai molteplici utilizzi in cucina. Ad esempio con il gambo si può fare un’ottima frittata. Al forno poi con sale grosso, rosmarino e una spennellata d’olio…”. l N.32 l LUGLIO 2020
lo studio |
Valentina Bonazza
Microplastiche in ortofrutta? Lo conferma una ricerca italiana 46
Microplastiche anche in frutta e verdura? Sì, a confermarlo è una ricerca di valenza internazionale condotta dal laboratorio di igiene ambientale e degli alimenti dell’Università di Catania. La ricerca ha rilevato - e confermato per la prima volta - la presenza di microplastiche (particelle da 1,51 a 2,52 microns) in frutta e verdura di consumo quotidiano come pere, mele, broccoli, carote, patate e lattuga. Sia nella buccia che nella parte interna edibile è uno studio di valenza internazionale e tra i primi nel suo genere quello condotto dal gruppo del Laboratorio di igiene ambientale e degli alimenti dell’Università di Catania, circa la presenza di microplastiche nella frutta e nella verdura di uso quotidiano. I risultati dello studio - firmato dai ricercatori Gea Oliveri Conti, Margherita Ferrante, Claudia Favara, Ilenia Nicolosi, Antonio Cristaldi, Maria Fiore e Pietro Zuccarello, e Mohamed Banni del Laboratoire de Biochimie et Toxicologie Environnementale di Sousse in Tunisia sono stati resi noti nell’articolo “Micro and nano-plastics in edible fruit and vegetables. The first diet risks assessment for the general population”, pubblicato sulla rivista Environmental Research. Dallo studio, interamente autofiFRUITBOOKMAGAZINE
nanziato, è emerso che una contaminazione variabile ma diffusa è presente nella frutta e verdura di largo consumo della popolazione mondiale che ingerisce inconsapevolmente. Non solo sulla buccia, ma anche nella parte interna edibile. “Le particelle sfruttano il sistema linfatico in quanto la loro classe dimensionale ne permette l’assorbimento e la traslocazione. Ovviamente i frutti essendo molto vascolarizzati ne concentrano una maggiore quantità. Le classi dimensionali vanno dai 1,50 ai 2,50 microns e lo scenario non cambia in varie tipologie di prodotti: bio, Km 0, mercatino rionale e grande distribuzione. Quindi siamo nel range della nanoscala”, ci ha spiegato la ricercatrice Gea Oliveri Conti che abbiamo interpellato per avere delucidazioni. Nello specifico, i ricercatori hanno trovato microplastiche da 1,51 a 2,52 microns e un range quantitativo medio da 223 mila (52.600-307.750) a 97.800 (72.175-130.500) particelle per grammo di vegetale rispettivamente in frutta e verdura, analizzando soprattutto pere, mele, broccoli, carote, patate e lattuga. “Il gruppo di lavoro - hanno sottolineato la professoressa Margherita Ferrante e la ricercatrice Gea Oliveri Conti - sta, inoltre, ampliando gli alimenti investigati. Attualmente è in fase di elaborazione un ulteriore articolo sui dati derivanti dai filetti eduli di pesce. L’articolo riporta, inoltre, le Estimated Daily Intakes (assunzioni giornaliere stimate) per adulti e bambini, divenendo di fatto il primo studio che quantifica l’esposizione a microplastiche inferiori ai 10 microns della popolazione generale mediante l’ingestione di tali alimenti. Ora la ricerca si sposta sull’uomo, per capire se e come queste particelle vengano distribuite nei tessuti umani e se e come possano avere effetti sulla salute”. l N.32 l LUGLIO 2020
trend |
Giancarlo Sbressa
Conad supera Coop: ora focus su convenienza e sostenibilità 48
Conad ha chiuso il 2019 raggiungendo la leadership assoluta tra i gruppi della GDO italiana, scavalcando Coop Italia. Il giro d’affari della rete è salito a 14,2 miliardi di euro (+5,9% sul 2018), la quota dell’insegna è cresciuta di quasi un punto (+0,9%) guadagnando il primo posto, quella della MDD è balzata al 30%, posizionandosi a 9,4 punti sopra la media del mercato. E il tutto senza considerare l’operazione Auchan, che è stata finalizzata solo a fine anno Conad ha archiviato il 2019 con risultati superiori alle aspettative, che sanciscono il raggiungimento di un traguardo importante: la leadership assoluta in termini di fatturato tra le catene della distribuzione in Italia, con 14,2 miliardi di euro (+5,9% sul 2018). Risultati positivi a cui hanno concorso molti fattori: il lavoro quotidiano dei 2.290 soci e dei loro collabo-
CONAD, IL FATTURATO DELLA RETE (euro / miliardi)
15 14 13 12 11 10 9
8,8
9,3
9,8
10,2
11,7 12,2 11,0 11,6
12,4
13,0
13,5
14,2
8 2008 09
10
11
12
13
14
15
16
17
18 2019
ratori nei punti vendita, la supply chain, il gioco di squadra delle sei cooperative principali, gli investimenti sulla rete, non da ultimo, la focalizzazione sui prodotti della marca del distributore. L’operazione Auchan, che prevede l’acquisizione delle attività itaFRUITBOOKMAGAZINE
liane della catena francese, pur rivestendo una formidabile importanza strategica, non è ancora apprezzabile nei risultati dell’esercizio 2019, essendo stata finalizzata solo a fine anno. “Siamo orgogliosi del risultato conseguito e sappiamo che essere leader comporta grandi responsabilità, specie in un momento in cui il Paese si prepara ad attraversare una nuova recessione inimmaginabile fino a pochi mesi fa”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese il 16 giugno durante l’assemblea dei soci. “Il nostro impegno sarà più forte, ma non sarà diverso: continueremo ad essere vicini alle persone, alle famiglie in difficoltà, alle comunità e alle grandi come alle piccole e medie imprese dell’agroalimentare italiano. Con la consapevolezza che per superare la recessione serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutti”. Nel contesto di un anno non facile per i consumi e per le famiglie, Conad ha rafforzato le molteplici iniziative incentrate sulla convenienza. Con la sola operazione Bassi&Fissi, che ribassa in modo continuativo i prezzi di un paniere di oltre 520 prodotti di prima necessità, ha garantito un risparmio medio annuale di 1.441 euro nella spesa di ogni famiglia. Grande attenzione viene prestata anche al tema ambientale: con la consapevolezza che la crisi climatica è una priorità che riguarda tutti, l’insegna sta adottando modelli di gestione più sostenibili per limitare l’impatto delle attività in tutti gli ambiti. l N.32 l LUGLIO 2020
analisi |
Marco Zanardi
Italianità e localismo: ecco cosa cerca il consumatore post covid 50
La pandemia ha instaurato un profondo cambiamento nelle abitudini di acquisto degli italiani, tanto da creare un nuovo consumatore post-covid. Ora sono sempre più gli italiani che cercano prodotti sicuri, italiani e locali. In una parola “rassicuranti”, come evidenzia una indagine di SGMarketing. Queste evidenze influenzano fortemente anche le politiche dei retailer. Lato produzione, invece, è il momento per le aziende di valorizzare il packaging
Ne troviamo riscontro anche nell’indagine SGMarketing “L’impatto dell’epidemia Covid-19 sul comportamento d’acquisto e consumo di ortofrutta in Italia”, condotta su mille consumatori nel mese di maggio 2020, dalla quale italianità e localismo risultano essere i due driver di rassicurazione maggiormente apprezzati dai consumatori nell’acquisto di frutta e verdura, venendo indicati rispettivamente dal 64% e dal 56% del campione. Altri attributi di prodotto di particolare appeal, richiamati da un intervistato su quattro, fanno riferimento alla filiera controllata, al residuo zero e al biologico. Queste evidenze influenzano fortemente le politiche dei retailer che, come dimostrato in questa situazione eccezionale, riescono velocemente ad intercettare i mutamenti delle logiche di acquisto e ad interpretarli in chiave di asLa pandemia ha insortimento e servizi. staurato un profonQuali elementi la spingeranno ad acquistare ortofrutta? Da Tigros si è svilupdo cambiamento nelpato, ad esempio, il le abitudini di acprogetto “Per un’Itaquisto di quello che lia più buona” che è diventato un convalorizza i prodotti sumatore nuovo nelitaliani e locali atl’era post-covid, con traverso la realizzaesigenze differenti: zione di corner reil risparmio, il begionali. nessere, la multicaLato produzione, innalità ma soprattutvece, è il momento to il bisogno di sicuper i brand e per le rezza alimentare. aziende italiane di Un elemento, quevalorizzare il packast’ultimo, fortemenging, sia perché te legato all’origine, esso stesso rapprealla tracciabilità e senta un driver funalle certificazioni. Fonte: indagine consumer SGMarketing zionale a garantire Il local diventa più velocità in acquisto e igiene, due esigenze imposte mainstream, come emerso dall’osservatorio Lockdalla crisi sanitaria al consumatore, sia perché didown Nomisma Crif che ha monitorato i comportaventa il veicolo di comunicazione efficace per evidenmenti di acquisto dei consumatori italiani risconziare tutte quelle rassicurazioni ricercate dal mercatrando un aumento degli acquisti di prodotti di orito, quali la filiera corta e controllata, le certificaziogine Italia e di quelli a Km0 da parte del 22% degli ni di qualità, il residuo zero e l’origine italiana, con italiani, quota che sale al 28% per chi ha iniziato ad l’immagine del Tricolore o il claim “100% italiano”. acquistare i prodotti da filiere corte.
FRUITBOOKMAGAZINE
l N.32 l LUGLIO 2020
progetti |
Irene Forte
Anguriadamare di Nadalini: multiformato e gran gusto 52
Anguriadamare è la novità dell’estate 2020 di Nadalini Società Agricola e OP Sermide Ortofruit. Non un semplice brand ma una linea di angurie Crimson dalle caratteristiche omogenee e di tutti i formati, dal mini al midi al maxi. Per garantire al consumatore il massimo in termini gustativi, sono state selezionate varietà con i semi. Grande cura per il confezionamento: anche per la anguria “maxi” viene usata la cassetta mono frutto per agevolare il trasporto Il mercato delle angurie in Italia per decenni ha visto come protagonista incontrastato il grande formato da 10-15 chili. Forma tonda o lunga, buccia striata verde scuro, polpa color rosso intenso, semi neri, gusto dolce e aroma appagante. Dalla metà degli anni 2000, si è andata affermando la nicchia delle “mini” da 1,5-3 chili, con o senza semi, ideali per single e coppie. Negli ultimi 5 anni poi, il mercato nazionale è cambiato radicalmente, per assecondare un consumatore che richiede soluzioni pratiche e comode, con le angurie di medio formato da 3-6 chili, dette anche “midi”, che hanno preso sempre più spazio sui banchi di vendita, mentre le maxi sono destinate ormai soprattutto al taglio per la vendita a fette, nei supermercati, nei fruttivendoli, nelle sagre di paese. FRUITBOOKMAGAZINE
Tra gli attori più attivi del segmento dell’anguria, c’è la Nadalini Società Agricola di Sermide, comune tra Mantova e Ferrara ad elevata vocazione anche per i meloni. Nadalini è tra i soci produttori di OP Sermide Ortofruit ed è stata tra i primi operatori a credere e valorizzare la tipologia del melone liscio, che solo negli ultimi anni ha trovato piena affermazione. Le angurie costituiscono da almeno 25 anni l’altro prodotto estivo di punta di Nadalini e il 2020 si presenta con una importante novità: la linea multiformato a marchio Anguriadamare. “Abbiamo selezionato con le migliori aziende sementiere alcune varietà che ci permettono di coprire tutti i formati, dal mini, al midi, al maxi, per tre mesi, da inizio giugno a fine agosto, con un’anguria dalle caratteristiche omogenee e dalle elevate qualità organolettiche”, ci spiega Francesca Nadalini, socia con il papà Roberto dell’azienda agricola nonché vicepresidente e responsabile commerciale per meloni e angurie di OP Sermide Ortofruit. “L’obiettivo - continua - è fornire al consumatore un’anguria nel formato a lui più congeniale, che sia sempre sana, espressione di un territorio vocato e soprattutto buona, dal sapore intenso. Abbiamo quindi puntato sulle Crimson con seme, perché siamo convinti che dove c’è il seme il gusto sia superiore”. “Le mini e le midi sono rotonde - precisa Francesca Nadalini - mentre le maxi da 12-15 chili possono essere rotonde o lunghe, a seconda del periodo, così da offrire sempre il massimo in termini qualitativi. Per rendere subito riconoscibile il prodotto abbiamo scelto il brand Anguriadamare che intende suggerire da una parte il gusto emozionante e appagante, dal l’altra richiamare il tradizionale contesto di consumo al mare che evoca i nostri ricordi d’infanzia”. l N.32 l LUGLIO 2020
il libro |
Giancarlo Sbressa
La guida scientifica definitiva all’alimentazione per chi corre 54
In tutta l’Italia è ormai comune incontrare persone che si allenano, a diversi livelli, nella corsa. Per fortuna si sta infatti diffondendo la consapevolezza che lo sport sia un elemento indispensabile per una vita sana e il running è l’attività più spontanea e accessibile a chiunque. Ricco di informazioni e di consigli pratici nati da una esperienza pluridecennale, Dieta & Running è un libro che mancava, giudicato già una bibbia per tutti coloro che corrono Durante il lockdown i runner sono diventati, loro malgrado, protagonisti. Si può correre senza mascherina? Bisogna partire dalla propria abitazione? Uno dei simboli dell’emergenza da Covid-19 rimarrà il corridore che a inizio aprile scappa lungo una spiaggia di Pescara dalle forze dell’ordine. Se fare attività fisica è importante per una vita sana, il running è lo sport più spontaneo e accessibile a chiunque. Basta un buon paio di scarpe ginniche. Attenzione però: per ricavarne il massimo beneficio, è fondamentale accompagnare l’abitudine a correre con un’alimentazione corretta, equilibrata nei nutrienti e adatta a sostenere lo sforzo. Alimentazione che si rivela cruciale quando si vogliono preparare maratone e ultratrail. Con questo libro il professor Fabrizio Angelini, massima autorità in Italia in tema di nutrizione per gli sportivi, consulente di importanti squadre e di atleti professionisti, egli stesso ultramaratoneta, offre a tutti i runner - da 3 ai 42 km e oltre - uno strumento rigoroso, esaustivo e insieme chiarissimo per capire come comportarsi a tavola per stare bene e migliorare le proprie performance. Innanzi tutto occorre capire “che sportivo sei”. Una volta fatta questa valutazione, Angelini analizza in dettaglio i princìpi della corretta nutrizione e idratazione mostrandoci gli errori che commettiamo più spesso - poche fibre, FRUITBOOKMAGAZINE
colazione non abbastanza proteica… e prospettando tutti i benefici di bilanciare correttamente dieta e sport: dal minor rischio di infortuni alla ridotta incidenza di gravi patologie come diabete e cancro. Senza poi trascurare l’importanza di integratori e supplementi, passa infine a “tagliare su misura” la nutrizione ideale per ciascuno. Ricchissimo di informazioni e di “Dieta & Running”, di Fabrizio consigli pratici nati Angelini, 431 pagine, Rizzoli, da un’esperienza ul- 17,10€, pubbl. il 03-06-2020 tra decennale, Dieta & Running è un libro che mancava ed è già considerato una bibbia per tutti coloro che vanno a correre. Necessario quanto un buon paio di scarpe. Fabrizio Angelini, medico chirurgo specialista in endocrinologia e malattie del metabolismo, è il riferimento più autorevole in Italia in materia di nutrizione sportiva per molti atleti amatori e professionisti. Presidente della Società Italiana di Nutrizione dello Sport e Benessere e responsabile per l’Italia dell’lnternational Society of Sport Nutrition, è consulente della Juventus per la nutrizione dello sport e l’endocrinologia, responsabile del servizio di nutrizione dello sport del team di Valentino Rossi e dell’Empoli Calcio. Ha maturato analoghe esperienze in svariate squadre di calcio, dal Siena alla Roma, alla Sampdoria, alla Nazionale giapponese Campione della Coppa Asia a quella italiana Campione del Mondo a Berlino nel 2006 e agli ultimi Europei in Francia. Segue e ha seguito molti atleti ai massimi livelli come l’olimpionico di sci Giuliano Razzoli. l N.32 l LUGLIO 2020
aziende |
Eugenio Felice
Cedior, da centro distributivo a piattaforma multifunzionale 56
Nel giugno 2019 la storica società di commercializzazione di prodotti ortofrutticoli dei fratelli Cugini ha inaugurato alle porte di Milano il nuovo centro multifunzionale da 6.000 mq. Una struttura moderna che va ad aggiungersi allo stand presso l’Ortomercato di via Cesare Lombroso. Con questo investimento, Cedior conferma il suo impegno con la distribuzione per offrire prodotti di qualità e un servizio eccellente. Tanti i nuovi progetti in cantiere Ne è passato di tempo da quando, nel lontano 1947, Luigi Cugini iniziava l’attività di vendita di ortofrutta a conduzione famigliare. Oggi, a distanza di oltre 70 anni, l’azienda è condotta dai quattro figli di Luigi: Gianluigi, Mari, Chiara e Adriana, che con grande impegno, serietà e dedizione, hanno fatto crescere Cedior fino a renderla una rilevante realtà nella commercializzazione all’ingrosso di ortofrutta nazionale e di importazione, con un fatturato annuale attorno ai 50 milioni di euro per un volume di 50 mila tonnellate. Nel 2019 i dinamici fratelli Cugini hanno inaugurato il moderno centro funzionale di Zelo Buon Persico, situato all’uscita di Paullo della nuova tangenziale esterna di Milano, punto logisticamente strategico, FRUITBOOKMAGAZINE
per implementare la capacità di movimentazioni e servizi: 6.000 metri quadrati dotati delle più moderne tecnologie per il flusso di merci, il deposito, il confezionamento dell’ortofrutta e non ultimo, dato il periodo, la sanificazione che segnano il definitivo passaggio da attività distributiva ad attività multifunzionale. L’importante investimento consentirà di continuare a fornire un servizio di eccellenza nella selezione e distribuzione di prodotti ortofrutticoli garantiti e di qualità e conferirà una spinta ulteriore a quella che è la vocazione di Cedior, cioè la flessibilità verso i clienti con la realizzazione di filiere corte, progetti speciali e gestione di richieste tailor-made. La nuova anima di Cedior è stata molto apprezzata dai clienti durante l’emergenza da Covid-19, quando l’azienda ha aumentato del 50% la capacità di confezionamento per assecondare, con versatilità e tempestività, le nuove esigenze di mercato. La sede di Zelo sostituisce la piattaforma logistica in città e si affianca allo stand in Ortomercato che resta sempre un vitale punto di riferimento per la società milanese che non ha intenzione di fermarsi ma intende proseguire nella propria visione di essere protagonista del futuro con progetti e proposte innovative per clienti e consumatori. l N.32 l LUGLIO 2020
scenari |
Eugenio Felice
Zespri, resa per ettaro record del kiwi giallo: 92 mila euro 58
Ricavi a quota 3,36 miliardi di dollari neozelandesi per Zespri nella campagna 2019-2020, equivalenti a 1,92 miliardi di euro. Ad eccellere è stato il SunGold: il rendimento medio per trays del kiwi giallo è salito a 6,79 euro (11,86 NZ$), con il rendimento medio per ettaro che ha raggiunto il record di 92.370 euro (+10,6% sull’anno precedente). lL 2020 ha registrato il lancio della nuova brand identity e la commercializzazione dei primi Zespri Red Zespri continua a crescere. Dopo il record della stagione 2018/19, quando il gruppo neozelandese ha toccato per la prima volta i 3,14 miliardi di dollari neozelandesi (1,73 miliardi di euro) di ricavi derivanti dalle vendite globali di kiwi e dalla cessione di licenze, nella campagna 2019/20 (12 mesi al 31 marzo 2020), il fatturato operativo totale di Zespri ha raggiunto quota 3,36 miliardi di dollari neozelandesi (1,92 miliardi di euro), in crescita del +7% rispetto all’anno precedente. Questo risultato si basa sulla vendita di 165 milioni di trays di kiwi neozelandesi e non neozelandesi, con una leggera riduzione del 2% rispetto al 2018/19. Risultati ottimi per tutte le quattro categorie di kiwi Zespri. In testa troviamo ancora SunGold: il rendimento medio per trays del kiwi giallo è saliFRUITBOOKMAGAZINE
to a 6,79 euro (11,86 NZ$), mentre il rendimento medio per ettaro ha raggiunto il record di 92.370 euro (161.660 NZ$), contro gli 83.520 euro per ettaro dell’anno precedente (+10,6%). Il rendimento medio di kiwi verde per ettaro ha raggiunto il record di 38.500 euro (67.295 NZ$) mentre il kiwi verde biologico è arrivato a 36.416 euro; infine, Sweet Green ha registrato un rendimento medio per ettaro di 24.883 euro. Nel 2019 la concessione delle licenze SunGold ha generato ricavi lordi per 121 milioni di euro. “Nel complesso, il 2019/20 è stato un altro anno molto positivo per Zespri, con una crescita continua nei nostri mercati più grandi, tra cui Giappone, Cina ed Europa - ha dichiarato l’amministratore delegato di Zespri Dan Mathieson -. Ci siamo concentrati sulla creazione di maggior valore e continuiamo a mettere i consumatori ancora di più al centro del nostro processo decisionale. Abbiamo anche fatto eccellenti progressi in termini di investimenti per continuare a crescere”. Zespri ha festeggiato una serie di importanti traguardi nella stagione 2019/20, tra cui la commercializzazione della varietà Zespri Red, l’apertura della nuova sede centrale a Mount Maunganui, il lancio della nuova brand identity e l’annuncio di nuovi obiettivi di sostenibilità. E nel 2020/21? Nonostante l’incertezza economica globale dovuta al Covid-19, Mathieson ha affermato che questa stagione si sta profilando come un altro anno forte per Zespri: “La risposta dell’industria al Covid-19 è stata incredibile e siamo così riusciti a portare i kiwi sul mercato nonostante le restrizioni. La domanda in tutto il mondo è significativa, trainata sia dagli investimenti di Zespri nelle vendite e nel marketing, sia dalla domanda di alimenti sicuri e sani ad alto contenuto di vitamina C”. l N.32 l LUGLIO 2020
scenari |
Irene Forte
Aspiag, avanti con le aperture Eurospar a Bologna e Padova 60
L’avvio della fase 2 nella gestione del Covid-19 per Aspiag Service - concessionaria del marchio Despar in Triveneto ed Emilia Romagna - ha coinciso con la ripresa del programma di aperture. Il 30 aprile sono stati aperti al pubblico i nuovi Eurospar di via di Vittorio 4 a Bologna e di Limena (Padova). Il 9 luglio è stata la volta del nuovo Despar di Anguillara Veneta. Montalvo: “Determinati a sostenere le comunità e a trovare soluzioni per semplificare la spesa” L’avvio della fase 2 nella gestione del Covid-19 per Aspiag Service è coincisa con l’apertura di due nuovi punti vendita a insegna Eurospar. Giovedì 30 aprile sono stati infatti inaugurati l’Eurospar in via di Vittorio 4 a Bologna, che servirà un bacino d’utenza di circa 15 mila persone, e l’Eurospar di via del Santo 204 a Limena, in provincia di Padova, che ser-
virà i circa 8 mila abitanti del comune e parte dell’hinterland a Nord di Padova, per un bacino di utenza calcolato in circa 28 mila residenti. “L’apertura di questi punti vendita - ha dichiarato Francesco Montalvo, amministratore delegato di Aspiag Service vuole essere per tutta Despar un forte segnale di fiFRUITBOOKMAGAZINE
ducia in un futuro certamente complesso ma che ci vedrà determinati nel continuare a sostenere le comunità locali e creare posti di lavoro ed essere sempre più concentrati a trovare soluzioni per rendere semplice la spesa, a vantaggio di tutti i nostri clienti: con l’inaugurazione dell’Eurospar di via di Vittorio, infatti, diamo il benvenuto a 30 nuovi assunti e a 7 colleghi, lo stesso numero di assunzioni riguarda l’Eurospar di Limena”. Entrambi gli Eurospar sono progettati con soluzioni a basso impatto ambientale - dall’impianto fotovoltaico alle coperture isolanti ad alta efficacia all’esterno - e sono equipaggiati all’interno con frigoriferi di ultima generazione il cui calore prodotto alla fine del ciclo di refrigerazione viene canalizzato nell’impianto di riscaldamento, mentre led a basso consumo costituiscono l’impianto di illuminazione. I punti vendita aprono nel rispetto di tutte le misure previste in relazione alle normative anti Covid-19 e con una organizzazione che ha l’obiettivo di facilitare la spesa. Il 9 luglio è stata la volta di Anguillara Veneta, con l’apertura di un Despar di 800 metri quadrati. Un nuovo punto vendita, più accogliente e significativamente più grande rispetto al precedente. Un segnale di rilancio e ripartenza, soprattutto considerando che dei 26 dipendenti che vi lavoreranno dieci sono neoassunti. Spiccate anche in questo caso le caratteristiche di ecosostenibilità: impianto fotovoltaico, illuminazione a Led, coperture antisurriscaldamento. l N.32 l LUGLIO 2020
mercati anguria |
Giovanni Turrino
Solinda, il top delle angurie mini, è anche amica delle api 62
Solinda, un’esclusiva di Peviani Spa, è presente sugli scaffali della GDO italiana da 15 anni e si conferma leader nel mercato delle mini angurie, grazie a un mix di caratteristiche che ne fanno un must per distribuzione e consumatori. Facilmente trasportabile grazie al peso ridotto, è priva di semi, è dolce e croccante, ha una buccia sottile che si traduce in una elevata resa di prodotto. Il punto con Andrea Peviani, direttore commerciale di Peviani Spa “La campagna è iniziata bene anche se una settimana in ritardo rispetto al programmato - spiega Andrea Peviani abbiamo sofferto le condizioni climatiche anomale che si sono registrate tra fine maggio e metà giugno. Ci siamo inseriti in un contesto di mercato complesso ma nonostante tutto siamo molto contenti, le caratteristiche che distinguono il nostro prodotto vengono riconosciute dal consumatore finale che premia la qualità ed è disposto a pagare un piccolo premio. Infatti la croccantezza di Solinda, l’assenza di semi, la sua dolcezza e la buccia sottile, ci hanno consentito di posizionarci al top del segmento mini di cui ormai siamo il riferimento da diversi anni. Coltiviamo Solinda lungo l’arco ionico di Puglia e Basilicata. QueFRUITBOOKMAGAZINE
sta scelta è stata fatta dopo aver condotto molteplici test in diversi areali d’Italia. Solinda - precisa Andrea Peviani - non è semplicemente un marchio commerciale ma rappresenta una sola e unica varietà di cui deteniamo l’esclusiva che ha trovato in questo areale straordinario il suo luogo d’elezione”. “La stagione di Solinda - continua il direttore commerciale di Peviani Spa - è partita il 25 giugno e terminerà intorno alla metà di settembre, durante la campagna ci spostiamo dalle zone marine più precoci alle zone più fresche e collinari per produrre nel periodo tardivo. Commercializziamo il prodotto con il brand Solinda ma anche tramite le marche private premium dei nostri clienti che orgogliosamente affianchiamo con passione e competenza. Per Solinda il mercato italiano è strategico, i consumatori nostrani sanno apprezzare e valorizzare i prodotti di qualità, importanti sono anche il mercato svizzero e inglese che riconoscono in Solinda oltre alle caratteristiche organolettiche uniche anche la strategicità di essere una varietà che produce solamente frutti dal peso compreso tra 1,3 e 2,9 chili, insomma una vera mini”. “Siamo sempre stati sensibili al tema della salvaguardia delle api - conclude Andrea Peviani - d’altronde da oltre vent’anni produciamo angurie senza semi, con un’impollinazione che avviene per lo più per via entomofila. È proprio per questo che abbiamo messo a punto un protocollo che prevede un disciplinare di difesa molto più stringente con l’abolizione di molecole che, pur registrate sulla coltura dell’anguria, sono tossiche per le api”. l N.32 l LUGLIO 2020
mens sana |
Alice Gelmetti (dietista)
Covid-19 e sistema immunitario: dieta strumento di prevenzione 64
Esiste un modo per aiutare il sistema immunitario a contrastare il Covid-19? Ne abbiamo sentiti tanti di rimedi in questi mesi, dall’assunzione di dosi massicce di vitamina C, di cui sono ricchi il kiwi e l’arancia, ad integratori di vitamina D. Cosa c’è di vero? Possiamo davvero assumere alimenti capaci di contrastare il coronavirus? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, partendo dal presupposto che non esistono a tutt’oggi modi certi per evitare il contagio A parte ovviamente l’autoisolamento. Per una buona prevenzione la dieta può essere un valido aiuto. Infatti, la dieta permette di mantenere ben attivo il nostro sistema immunitario. Le indicazioni dietetiche però non valgono solo per oggi: la dieta aiuta sempre, coronavirus o meno. La prevenzione di molte delle principali malattie presenti oggi infatti parte dalla tavola. Più inserisco nella dieta alimenti antiossidanti, antiinfiammatori, sani e genuini e meno probabilità avrò di ammalarmi. Sempre più ricerche confermano quello che gli antichi greci avevano affermato secoli fa: siamo quello che mangiamo. In questa tela complessa di reazioni chimiche quindi possiamo dare un serio sostegno al nostro sistema immunitario, che è il vero “protettore” del nostro corpo. FRUITBOOKMAGAZINE
Gli alimenti indicati per far funzionare al meglio il sistema immunitario sono svariati e la maggior parte deriva dai più piccoli componenti dei nostri cibi: i micronutrienti. Con micronutrienti intendiamo tutte quelle sostanze classificate in vitamine e sali minerali. Pur essendo “micro” fanno proprio la differenza ed è molto consigliato assumerne i giusti quantitativi ogni giorno. Quali sono i principali? vitamina C, vitamina D, vitamina A, zinco e probiotici. La vitamina C aumenta il livello di anticorpi nel sangue. La troviamo negli agrumi e nel kiwi, ma anche in fragole, peperoni, cavoli e vegetali a foglia verde. La vitamina D, nota anche come “vitamina del sole”, in realtà è un ormone molto potente. Studi recenti ne dimostrano il suo meraviglioso effetto sul sistema immunitario, grazie alla sua capacità di migliorare l’attività dei globuli bianchi principali: i linfociti T2. La troviamo nel pesce azzurro, nelle uova e nel salmone. La vitamina A aiuta nella risposta del sistema immunitario alle tossine esterne. È molto presente in frutta e ortaggi rossi, arancioni e gialli, come carote, arance, albicocche, zucche, mango e meloni. Anche lo zinco è un minerale essenziale per la dieta e per il sistema immunitario. Le principali fonti di zinco sono fagioli, soprattutto secchi, ceci, lenticchie, soia e derivati (come il tofu o il tempeh), ma anche molluschi di mare, pollame e yogurt. Infine eccoci ai probiotici, fibre essenziali per nutrire al meglio i batteri buoni presenti nell’intestino: il microbiota, ben 4 kg del nostro corpo! Le fonti principali sono la banana verde (poco matura), i prodotti fermentati (come yogurt, kefir e lievito madre), i cereali integrali, le liliacee (aglio, porro, cipolla, scalogno), i carciofi, gli asparagi e tutti i legumi (ceci, lenticchie, fave, fagioli, piselli, soia, ecc). l N.32 l LUGLIO 2020
Rivoira, tecnologia e innovazione nel progetto ciliegie Una nuova opportunità per i frutticoltori piemontesi Eugenio Felice
Dopo alcuni anni di preparazione entra nel vivo il progetto ciliegie del Gruppo Rivoira, tra le aziende leader in Italia nel settore ortofrutticolo con sede a Verzuolo (Cuneo). A regime la superficie investita dovrebbe raggiungere i 150-200 ettari, tutti nel Cuneese, con le migliori varietà selezionate nel mondo dai tecnici dell’azienda. Per la lavorazione è stato allestito un magazzino ad hoc con le migliori tecnologie disponibili sul mercato tra cui spicca Cherry Vision 3.0 di Unitec Il progetto ciliegie Rivoira trae origine da due dati di fatto. Da una parte la cavalcata straordinaria delle ciliegie cilene, che nella campagna 2019-20 hanno per la prima volta superato le 200 mila tonnellate in esportazione con principale mercato di destinazione la Cina. Dall’altra la crisi perdurante della frutta estiva in buona parte d’Italia, Piemonte compreso, e la necessità quindi di trovare delle colture alternative in grado di dare reddito ai frutticoltori. Ecco quindi la nuova opportunità: sono le ciliegie che, se prodotte e lavorate in un certo modo, possono dare quelle gratificazioni economiche che ormai la “normale” frutta estiva, pesche e nettarine in particolare, non è più in grado di dare da alcuni anni, con liquidazioni già nel mese di settembre. Un’opportunità anche per il consumatore finale, spesso diffidente nei confronti di
questo frutto prelibato a causa dei frequenti problemi qualitativi cui si è dovuto abituare nel tempo. Ne è convinto il Gruppo Rivoira che, dopo anni trascorsi in giro per il mondo con i suoi tecnici per trovare le varietà più buone e adatte al Cuneese, le migliori tecniche agronomiche, le più performanti e affidabili tecnologie di selezione e calibrazione, proprio nel 2020 porta sul mercato nazionale e internazionale i primi frutti di questo grande impegno. “Il raccolto è iniziato il primo giugno - ci ha riferito Marco Rivoira, executive manager del Gruppo Rivoira, durante la nostra visita di fine giugno - e prevediamo di portare avanti la campagna fino a fine luglio, quindi per 60 giorni, grazie a una gamma di ciliegie che i nostri tecnici hanno selezionato in giro per il mondo che si adatta molto bene ai terreni collinari del
Parte centrale del progetto ciliegie è il nuovo stabilimento da 4 mila metri quadrati che sorge nel “vecchio” magazzino mele del Gruppo Rivoira a Verzuolo (Cuneo). Al suo interno è stata installata la migliore tecnologia oggi disponibile: la linea Unical 200 Cherry di Unitec a 8 canali con Cherry Vision 3.0 per la classificazione della qualità interna ed esterna dei frutti.
FRUITBOOKMAGAZINE
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150/200 70 8 500
GRUPPO RIVOIRA: IL PROGETTO CILIEGIE IN CIFRE
mesi di fornitura
mila mq magazzino
ettari in Piemonte
canali linea Unitec
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Cuneese. Nuove varietà saranno messe a dimora nei prossimi anni, grazie a un campo sperimentale di nostra proprietà dove oggi stiamo testando oltre 70 varietà. Il nostro progetto ciliegie non si riduce però FRUITBOOKMAGAZINE
solo alla selezione delle varietà più buone, colorate, grandi, carnose e conservabili, per cui stiamo anche valutando, per alcune di esse, una gestione a club sul modello della mela Ambrosia. I nostri tecnici per
varietà in test
mila ciliegie capacità oraria lavorazione
anni hanno studiato presso i leader mondiali anche lo stato dell’arte per la coltivazione delle piante, per la fase di raccolta, per le tecnologie di lavorazione in magazzino e per quelle di conservazione”. Alcuni esempi concreti. La produzione si estenderà a regime su 150200 ettari, le piante sono a distanza ravvicinata l’una dall’altra, proprio come succede per i meli, i frutteti sono protetti da reti anti insetto, anti pioggia e anti grandine sia nella parte sopra chioma che sui lati. Questo permette anche un ridotto utilizzo di fitofarmaci e di ottenere frutti più sani. La raccolta viene fatta direttamente in mini bins appositamente sviluppati e progettati, alti 22 centimetri e capaci di tenere 100-120 chili di ciliegie. La raccolta in mini bins permette un risparmio di costi del 30% e di velocizzare i tempi. La raccolta viene fatta con dei carri motorizzati che fanno anche la completa movimentazione dei bins. Il prodotto poi viene portato a Verzuolo nel nuovo magazzino dedicato alle ciliegie: si estende su 4.000 metri quadrati coperti e si trova nel “vecchio” magazzino mele del Gruppo Rivoira. “Nel magazzino - ha sottolineato Marco Rivoira durante la nostra visita - abbiamo installato un sistema di hydrocooling di ultimissima generazione per sanificare e portare attraverso l’acqua la temperatura delle ciliegie che arrivano nei mini bins direttamente dai campi raccolta a 0,5 gradi centigradi in soli 5 minuti. Questo sistema l N.32 l LUGLIO 2020
tecnologia Unitec riesce a vedere una quantità “diLadifetti importante e quindi fa sì che anche in
partite problematiche il prodotto confezionato sia sempre di primissima qualità e possa garantire uno standard che non sia contestabile dai clienti ” Marco Rivoira (executive manager Gruppo Rivoira)
Foto: NextVideoProduction.com
Marco Rivoira, executive manager del Gruppo Rivoira di Verzuolo (Cuneo), tiene in mano un cartone con il marchio aziendale rinnovato. Rappresenta con Gualtiero la terza generazione che porta avanti con impegno ed entusiasmo l’attività iniziata nel 1950. Nella pagina a fianco, la raccolta di ciliegie direttamente in mini bins in un campo che si trova a 500 metri dallo stabilimento Rivoira. Sopra chioma e sui fianchi ci sono teli anti grandine, anti pioggia e anti insetto. Nell’altra foto i bicchieri da 400 grammi in plastica rPET 100% riciclata.
MARCO RIVOIRA
PROGETTO CILIEGIE
SPIEGATO DA
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l N.32 l LUGLIO 2020
permette sia un risparmio nei costi di raffreddamento che un miglioramento sostanziale nella conservabilità dei frutti. Per la selezione e calibrazione delle ciliegie abbiamo poi installato la migliore macchina che ci sia oggi disponibile al mondo, la Unical 200 Cherry di Unitec con tecnologia Cherry Vision 3.0 per la classificazione della qualità interna ed esterna dei frutti. È una macchina ambiziosa a 8 canali, con modifiche strutturali per realizzare quello che pensiamo sia un processo diverso, con gli accorgimenti per le destinazio-
ni lontane”. “L’investimento in magazzino - aggiunge Marco Rivoira - abbiamo deciso di realizzarlo con un’azienda che conoscevamo da anni e che rappresenta la facilità di realizzare un progetto così complesso come una macchina per la lavorazione dell’ortofrutta. Siamo veramente molto contenti perché abbiamo visto un’azienda, la Unitec, che è riuscita in questo primo mese di lavorazione a darci il massimo supporto in partenza, e forse da anni non ci era mai successo di partire con un impianto nuovo e di farlo così velocemente e con tanta professionalità. È molto importante, e Unitec in questo è leader e sicuramente all’avanguardia, avere una selezione accuFRUITBOOKMAGAZINE
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Nella foto a lato lo stabilimento del Gruppo Rivoira a Verzuolo (Cuneo), attivo dal 1950 nel cuore di uno dei distretti frutticoli più importanti d’Italia. Lo stabilimento per la lavorazione delle ciliegie è stato completato quest’anno ed è adiacente a quello per la lavorazione delle mele, riconoscibile per il magazzino automatico che raggiunge un’altezza di 30 metri (fuori terra) e a quello di Kiwi Uno per la lavorazione di kiwi e frutta estiva, dove entro fine anno sarà operativo il nuovo impianto di lavorazione completo realizzato sempre da Unitec.
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Nella foto i riempitori di cassette da 5 chili AC301 di Unitec con sistema di pesatura automatica
rata elettronica del prodotto, perché la ciliegia è un frutto talmente piccolo che è impossibile fare una selezione manuale come si faceva tantissimi anni fa con l’impiego di centinaia e centinaia di persone che servirebbero oggi se non ci fosse questa selezione elettronica”. La tecnologia Unitec del resto è la chiave del successo della ciliegia cilena sui mercati asiatici. “Abbiamo visto la Unitec in Cile e negli Stati Uniti, ne siamo rimasti impressionati”, ci spiega il presidente Michelangelo Rivoira, zio di Marco, che abbiamo incontrato durante la nostra visita. “Con la nuova Vision 3.0 che abbiamo installato i risultati sono eccezionali: alla macchina non sfugge il minimo FRUITBOOKMAGAZINE
difetto, aspetto importantissimo in un anno come questo caratterizzato da avversità climatiche con piogge che si sono protratte per un mese”. Unitec ha fornito in tempi rapidi l’intero impianto, completo di tutti i periferici: i circuiti dell’acqua, il sistema di rintracciabilità e tutta l’automazione, compreso il robot che a inizio linea immerge i minibins decatastandoli e accatastandoli. Il cuore dell’impianto è la Unical 200 Cherry con tecnologia Cherry Vision 3.0 a 8 canali e 14 uscite in grado di processare oltre
500 mila ciliegie ogni ora, riconoscendo anche gli eventuali difetti nella zona apicale dei frutti. La linea è molto sofisticata, riesce ad esempio a separare i gambi nella posizione più vicina al punto di unione, grazie ad un sistema brevettato che consente di regolare la tecnologia in funzione della lunghezza dei gambi. Da segnalare anche i riempitori di cassette da 2,5 e 5 chili AC301 con sistema di pesatura automatica (foto a lato). Le ciliegie sono destinate ad alcuni gruppi della grande distribuzione italiana ed europea, mentre una parte, che negli anni sarà via via crescente con l’aumentare dei volumi, viene spedita via nave o aereo sui mercati lontani, già storicamente serviti dal Gruppo Rivoira. “La richiesta sul mercato interno è molto alta - spiega Marco Rivoira - la produzione italiana quest’anno è stata penalizzata dal maltempo e siamo tradizionalmente tra i maggiori importatori mondiali di ciliegie. Abbiamo studiato molteplici imballaggi che valorizzino il prodotto e diano un servizio, puntando per il momento alla plastica 100% riciclata che meglio si presta a questo tipo di frutto. A parte confezioni specifiche per l’oltremare, avremo la cassetta da 5 kg alla rinfusa e quella da 2 kg alla rinfusa per l’extra calibro, dei bauletti 50x 30 con manico e il cestino in rPET da 500 grammi. Tra le novità ci sono le buste zip e i bicchieri da 400500 grammi, anche loro in rPET”.
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Controllo della maturazione Fysium efficacia verificata grazie a laboratorio e app Fysium è una tecnologia di Janssen Pharmaceutica di cui Retarder ha l’esclusiva per l’Italia Giancarlo Sbressa
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Fysium si appresta a iniziare la terza campagna mele in Italia, partendo dagli ottimi risultati raggiunti finora con una qualità farmaceutica che ha permesso di non avere alcuna criticità nelle centinaia di applicazioni fatte nella campagna 2019-20. Fysium è la tecnologia per generare 1-MCP, la molecola che ha rivoluzionato la conservazione della mela. Luca Rivoira: “Abbiamo due novità: un’app per la gestione informatizzata dei trattamenti e un laboratorio di analisi centralizzato” “L’obiettivo è da una parte semplificare e ottimizzare la gestione dei trattamenti di Fysium nelle celle di conservazione delle mele, andando a informatizzare tutti i processi con una app e web-app che abbiamo appositamente sviluppato di nome Retarder Now, dall’altra velocizzare i processi e renderli ancora più efficienti grazie a un laboratorio di analisi che abbiamo allestito presso la nostra sede di Verzuolo in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, diretto dalla professoressa Cristiana Peano, che ci supporterà con i suoi ricercatori in aggiunta alla risorsa interna che abbiamo appositamente selezionato”. A parlare è Luca Rivoira, responsabile commerciale di Retarder, azienda di Verzuolo (Cuneo) che si occupa in esclusiva dello sviluppo commerciale di Fysium in Italia e della sua applicazione, con personale specializzato appositamente formato. Il successo nell’ultima campagna è stato tale che gli agronomi che si occuperanno quest’anFRUITBOOKMAGAZINE
no dei trattamenti raddoppieranno, diretti da Michele Scrinzi che da diversi anni è parte integrante del team di Retarder. Ma cos’è Fysium? Si tratta di una nuova tecnologia per generare 1MCP, la molecola che ha rivoluzionato la conservazione delle mele, efficace anche con varietà particolarmente “difficili” come la Granny Smith, notoriamente dalla durezza elevata e sensibile al riscaldo (imbrunimento della buccia o della
Retarder Now è la nuova app disponibile sia per ambiente Apple che Android e come web-app per computer, legata alla tecnologia Fysium. È una app gestionale che accompagna i clienti dal momento dell’ordine fino alle pratiche amministrative, con aggiornamenti in tempo reale su ogni aspetto che riguarda il trattamento, compreso il nome dell’agronomo incaricato da Retarder che se ne occuperà e il report completo sul controllo qualitativo delle mele trattate fatto dal nuovo laboratorio di analisi centralizzato.
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ha dimostrato nella scorsa campagna mele “laFysium qualità farmaceutica e l’efficacia verificata. Adesso
vogliamo dare un servizio ulteriore ai clienti con la gestione informatizzata dei trattamenti e la maggiore velocità di risposta grazie al laboratorio interno ” Luca Rivoira (direttore commerciale Retarder)
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polpa). Fysium va a controllare la maturazione dei frutti, senza lasciare alcun residuo rilevabile sugli stessi, una volta che escono dalle celle e vengono messi nel circuito commerciale. La tecnologia è dell’azienda belga Janssen Pharmaceutica con cui Retarder ha raggiunto un accordo di esclusiva per l’Italia. “Lo scorso anno - sottolinea Luca Rivoira - abbiamo trattato con Fysium centinaia di celle nei principali magazzini mele d’Italia, dal Trentino Alto Adige al Piemonte, dall’Emilia-Romagna al Veneto fino al Friuli Venezia Giulia. Non c’è stata una sola cella in cui abbiamo rilevato criticità. Fysium del l N.32 l LUGLIO 2020
resto è una tecnologia collaudata, affermata da alcuni anni in altri Paesi europei e anche oltre oceano. Parliamo di una qualità farmaceutica e di un’efficacia verificata. La molecola inibisce la produzione di etilene e di conseguenza ritarda / controlla la maturazione dei frutti. In alcuni casi, su alcune varietà, diminuisce anche il rischio di riscaldo superficiale. Su Red Delicious e Granny bilancia zuccheri e acidità, quindi è addirittura in grado di rendere i frutti più buoni per il consumatore”.
L’azienda di Aldo e Luca Rivoira offre alle aziende del settore ortofrutticolo soluzioni all’avanguardia per tutto ciò che riguarda il post raccolta, in particolare il confezionamento e la conservazione ma anche strumenti per il monitoraggio della temperatura nelle fasi di trasporto e la geolocalizzazione dei mezzi. La continua ricerca delle più valide innovazioni disponibili nel mondo a beneficio delle aziende del settore ortofrutticolo ha permesso a Retarder di crescere anche nel 2019, con un fatturato aumentato del 30% rispetto al 2018, di cui il 20% sviluppato con l’estero.
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Fri-el si espande con altri 18 ettari di serre hi-tech A Ostellato le serre tecnologiche più grandi d’Italia Eugenio Felice
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La prima delle nuove serre da 9 ettari ciascuna sarà in produzione a ottobre 2021, la seconda un anno dopo. Saranno serre attive con riscaldamento e illuminazione artificiale per produrre tutto l’anno un pomodoro sostenibile da filiera certificata. Da questo modello nasce la linea di prodotti H2Orto - Bontà sostenibile. Con le nuove serre si allargherà la gamma dei pomodori e si testeranno altri ortaggi. Forte l’impatto su territorio e comunità: a regime saranno impiegate 400 persone “Cercavamo un modo intelligente ed ecosostenibile per non disperdere il calore generato dalle nostre centrali elettriche a biogas e siamo certi di averlo trovato. Siamo un’azienda al 100% italiana orientata a creare valore nel rispetto delle culture locali: promuoviamo la crescita professionale nel settore agricolo, rinnovandolo e rilanciandolo”. Già dalla homepage del sito internet risulta evidente il valore aggiunto di Fri-el Greenhouse: è l’appartenenza a un gruppo con sede in Alto Adige che è tra i principali produttori italiani di energia da fonti rinnovabili (eolica, biomassa e biogas). L’idea vincente è stata quindi quella di affiancare all’impianto a biogas di Ostellato, in provincia di Ferrara, delle serre tecnologiche in cui il calore generato viene utilizzato per riscaldare le serre anche nei mesi invernali così da poter continuare a produrre, grazie anche al formidabile sistema di illuminazione artificiale a led. Un modello virtuoso e sostenibile replicabile un domani negli altri siti produttivi del Gruppo Friel sparsi sul territorio italiano. FRUITBOOKMAGAZINE
Parliamo di dimensioni importanti. La serra pilota di Crevalcore, in provincia di Bologna, è operativa dal 2015 su 1,5 ettari e quest’anno produce per la prima volta zenzero fresco che andrà in raccolta dopo l’estate. Le serre di Ostellato sono invece pienamente operative dal 2018 e si estendono su poco meno di 11 ettari. Si tratta di serre di ultima generazione sul modello olandese, con coperture di vetro, riscaldamento e illuminazione artificiale così da poter produrre per 12 mesi all’anno. Da subito l’attenzione del management, in particolare il titolare Florian Gostner e il direttore commerciale Alessio Orlandi si è focalizzata sul pomodoro a grappolo, essendo la tipologia più consumata in Europa. Il progetto però non si ferma e, a distanza di tre anni, nel corso di questa estate, sono stati piantati i primi pali delle nuove serre che porteranno quello di Ostellato a essere il sito produttivo monoblocco con serre
Il Gruppo Fri-El è uno dei principali produttori italiani di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolica, biomassa e biogas). Attraverso Fri-el Greenhouse, il gruppo ha investito nella realizzazione di serre ipertecnologiche che vengono riscaldate con l’acqua calda prodotta dalle centrali elettriche adiacenti. In questo modo si recupera energia preziosa, dando vita a un ciclo virtuoso che fa bene all’ambiente e ai pomodori.
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tecnologiche più grande d’Italia. Alle due serre collegate da 5,4 ettari ciascuna (le vedete nella foto qui sopra) si aggiungono altre due serre collegate da 9 ettari ciascuna. Nel complesso saranno quasi 30 ettari di serre in ferro-vetro. La prima delle nuove serre andrà in produzione nell’ottobre 2021, la seconda andrà in produzione nell’ottobre 2022. Un investimento da 60 milioni di euro che si aggiungono ai 25 milioni già investiti a Ostellato. l N.32 l LUGLIO 2020
In inverno le serre saranno riscaldate e illuminate con luci led che riescono a dare alle piante lo spettro cromatico ideale per la loro crescita. Per questo la luce emessa non è bianca ma una combinazione di colori che insieme tendono al viola (come si può vedere nella foto qui sopra). Senza l’ausilio del riscaldamento e dell’illuminazione artificiale non si potrebbero produrre pomodori e altri tipi di ortaggi in inverno in Nord Italia a causa delle temperature rigide e delle giornate corte. Così facendo invece le serre possono produrre in continuo per 365 giorni l’anno. FRUITBOOKMAGAZINE
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FRI-EL GREENHOUSE in cifre tonnellate produzione 2019
milioni di euro di investimenti
dipendenti nel 2022
ettari nel 2022
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Business che sostiene il territorio. Per far capire quanta tecnologia si concentra nelle serre di Ostellato basti dire che ci sono già oggi 220 km di luci led che è pari alla distanza tra Bologna e Milano. “Non si tratta però solo di tecnologia”, ci FRUITBOOKMAGAZINE
tiene a precisare il ceo di Fri-el Greenhouse Florian Gostner, che abbiamo incontrato in una calda giornata di fine giugno. “Abbiamo creato e creeremo occupazione per centinaia di giovani in un’area prettamente agricola e che non dà
ettari oggi
giorni di produzione
grandi opportunità professionali. Nel picco della stagione impieghiamo già quasi 200 persone, per il 90% circa di età inferiore a 40 anni. Con le nuove serre arriveremo a 400 persone impiegate in modo continuativo e non stagionale durante l’anno. Creare questo gruppo di lavoro e farlo crescere è una sfida meravigliosa. L’innovazione che ogni giorno mettiamo in campo è frutto di avanzate tecnologie e dell’entusiasmo delle nuove figure professionali che con noi coltivano il sogno di un futuro più buono e sostenibile”. Come si produce all’interno delle serre? La produzione, ovviamente, è idroponica e questo comporta dei benefici sia per l’ambiente che per la salubrità del pomodoro acquistato dal consumatore finale. Per quanto riguarda il primo aspetto, il modello di produzione impiegato permette di utilizzare molto meno terreno rispetto alle coltivazioni tradizionali in campo (un ettaro di serra idroponica produce lo stesso quantitativo di ortaggi che si otterrebbero in circa 10 ettari di coltivazioni tradizionali). Inoltre, a differenza di quanto avviene in pieno campo, questo tipo di produzione prevede impianti di irrigazione che assicurano alle piante il giusto quantitativo di acqua e che recuperano l’acqua piovana, evitando al massimo gli sprechi. Infine, il riscaldamento necessario per i mesi invernali è garantito dall’impianto a biogas, alimentato da sottoprodotti di origine agricola che, alla fine del loro impiego, vengono tral N.32 l LUGLIO 2020
Creare questo gruppo di lavoro e farlo crescere è “una sfida meravigliosa. L’innovazione che ogni giorno
mettiamo in campo è frutto delle avanzate tecnologie e dell’entusiasmo delle persone che con noi coltivano il sogno di un futuro più buono e sostenibile ”, Florian Gostner (ceo Fri-el Greenhouse)
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Foto: NextVideoProduction.com
Florian Gostner (a destra), ceo di Fri-el Greenhouse, con Alessio Orlandi (a sinistra), direttore commerciale. La foto è stata scattata nel sito di Ostellato (Ferrara). Alle loro spalle il premio 2019 “Innovatori Responsabili” conferito dalla Regione Emilia-Romagna. Nella pagina a fianco, in alto si può vedere a sinistra delle serre l’area dove sorgeranno le due nuove serre da 9 ettari ciascuna. Nella foto sotto dei pomodori ciliegino fotografati durante la nostra visita di fine giugno.
sformati in concimi. In sintesi Friel Greenhouse risparmia il 70% di superficie e il 70% di acqua, utilizzando un modello di produzione che sfrutta l’economia circolare. H2Orto, un partner in linea con il mercato. Dato che le professionalità sono determinanti per la buona riuscita di un progetto, a guidare l’area commerciale (e non solo) è stato chiamato Alessio Orlandi, grande conoscitore delle dinamiche della filiera ortofrutticola, avendo lavorato sia lato produttori / fornitori che lato distribuzione. l N.32 l LUGLIO 2020
“Il fatto che la proprietà - ci spiega Orlandi - abbia deciso di dare seguito dopo tre anni al piano di ampliamento del sito di Ostellato è la dimostrazione di come il progetto Fri-el Greenhouse abbia una sostenibilità ambientale e sociale ma anche economica, pur dovendo operare in uno scenario complesso con competitor del calibro di olandesi e spagnoli e con una concorrenza crescente anche da Nord Africa ed Est Europa. Con l’ampliamento e le nuove serre porteremo avanti la segmentazione dell’offerta iniziata quest’anno con il pomodoro ciliegino che è andato ad affiancarsi al pomodoro a grappolo. Quindi allargheremo la gamma dei pomodori e testeremo altri ortaggi”. FRUITBOOKMAGAZINE
l’ampliamento di Ostellato porteremo avanti “laCon segmentazione dell’offerta iniziata quest’anno
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Foto: NextVideoProduction.com
con il pomodoro ciliegino che è andato ad affiancarsi al pomodoro a grappolo: allargheremo così la gamma dei pomodori e testeremo altri ortaggi ” Alessio Orlandi (dir. comm.le Fri-el Greenhouse)
Per fare arrivare in modo più efficace a clienti e consumatori i valori dell’offerta di Fri-el Greenhouse, alla fiera Marca Fresh dello scorso gennaio è stato lanciato il nuovo brand H2Orto - Bontà Sostenibile, che salta subito all’occhio per l’inedito colore azzurro che richiama sia l’acqua e quindi la produzione idroponica che il cielo azzurro e quindi l’attenzione all’ambiente. Nei vari packaging, tutti riciclabili - sono 100% cartone o 100% plastica r-Pet riciclata all’80% o carFRUITBOOKMAGAZINE
toncino con flowpack in Pla - vengono bene evidenziati i plus dei pomodori prodotti a Ostellato: senza spreco d’acqua, no utilizzo diserbanti o glifosate, confezioni riciclabili, economia circolare. I pomodori poi sono certificati “nickel free”, a testimoniare l’assenza di un metallo pesante che si trova solitamente nel terreno e che può provocare reazioni allergiche, più frequentemente nelle donne rispetto agli uomini. Tra le altre certificazioni, oltre all’ormai immancabile GlobalGap, c’è anche la “climate change”, che sancisce la conformità agli standard Iso 14040 e 14044 e quindi il contributo di Fri-el
Greenhouse alla riduzione dell’impatto che i prodotti hanno sul riscaldamento globale. C’è poi il “water footprint” e quindi la conformità allo standard Iso 14046 che certifica l’impegno a ridurre l’impatto idrico ambientale. Infine c’è la certificazione di cui forse vanno più orgogliosi in Fri-el Greenhouse: la “Friend of the Earth” (tradotto significa “amico del pianeta”), che nei fatti certifica la sostenibilità dei pomodori: si tratta di un caso unico in Italia, non essendoci altri pomodori che possano fregiarsi di questa certificazione.
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Lidl Italia rinnova il reparto ortofrutta. Per fine anno arriva a 700 punti vendita Inaugurato a Milano il punto vendita di via delle Forze Armate con il format “urbano” rinnovato Giovanni Turrino
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Presentato il 1 luglio il nuovo punto vendita di via delle Forze Armate a Milano, un format “urbano” su due livelli in classe energetica A+ da 1.400 mq di superficie di vendita, che introduce alcune novità, in particolare all’ingresso dove il cliente si trova uno shop in shop con protagonista l’ortofrutta e il food to go. A fine 2020 la rete italiana arriverà a 700 negozi in Italia. Grazie al suo network globale, Lidl ha esportato nel 2019 ortofrutta made in Italy per 420 milioni di euro L’italiano medio pensa ancora che Lidl sia un gruppo distributivo estero e che quindi fare la spesa da Lidl equivalga a togliere ricchezza all’Italia. Si evince dai commenti che si possono leggere sui vari social network. Lo stesso vale per Aldi ed Eurospin, che in realtà è tutta italiana ma quel simbolo con le stelle che richiama all’Unione Europea fa credere tutt’altro. Non sorprende quindi che il management di Lidl Italia, tutto italiano, durante l’incontro con la stampa del 1 luglio scorso a Milano abbia voluto mettere bene in chiaro come Lidl oggi dia lavoro a oltre 16 mila persone in Italia - 2 mila assunzioni anche nel 2020 - e che, grazie al suo network internazionale, fatto di quasi 11 mila punti vendita, rappresenta di fatto uno dei maggiori esportatori del food made in Italy con un valore di oltre 1,6 miliardi di euro. Di questi ben 420 milioni sono riferibili all’ortofrutta (valore del 2019), pari al 9% dell’intero export nazionale. Si evince come Lidl Italia sia oggi di gran lunga il primo esportatore italiano di frutta e verduta. FRUITBOOKMAGAZINE
Lidl Italia durante l’incontro di Milano del 1 luglio ha confermato il suo impegno a investire nel Paese e presentato il piano aziendale “Lidl per l’Italia”. Nel corso della conferenza stampa, in occasione dell’inaugurazione del nuovo supermercato milanese situato in via delle Forze Armate aperto dal 2 luglio al pubblico, sono stati approfonditi i dettagli del nuovo piano che si focalizza su tre pilastri fondamentali: gli investimenti
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immobiliari nella rete vendita e nella logistica, la creazione di nuovi posti di lavoro sul territorio e la valorizzazione della filiera agroalimentare italiana, anche grazie all’export di prodotti locali nei Paesi in cui l’azienda opera. Il punto vendita di via delle Forze Armate è del format “urbano” su due livelli, in classe energetica A+ ed è frutto di un recupero urbanistico dato che prima c’era un edificio abbandonato e occupato. La novità più rilevante sta all’ingresso, con l’ortofrutta che presenta due isole a onda e un’inedita “L” fatta di murali refrigerati che ospitano non solo le insalate in busta e i frutti di bosco ma anche diversi tipi di frutta e ortaggi (come succede ad esempio da Esselunga). Quest’area all’ingresso del punto vendita è stata definita uno shop in shop. Sul fianco sinil N.32 l LUGLIO 2020
stro c’è il reparto panetteria, in mezzo le due grandi isole a onda per l’ortofrutta, a destra prima i prodotti benessere poi la frutta secca, dal lato opposto all’ingresso la “L” con i murali refrigerati con frutta, ortaggi e insalate di quarta gamma. Chiudono lo shop in shop tre novità assolute: il forno per il pollo allo spiedo, il frigo per il “food to go” (tramezzini freschi, insalatone, estratti freschi) e una macchina Zummo spremiagrumi (Lidl ne ha 5 in test) per farsi la spremuta istantanea di arance direttamente in negozio. Non vi serve altro? Potete andare direttamente alle casse senza dover passare per forza dagli altri reparti. All’ingresso la prima cosa che si
incontra una volta salita la rampa mobile è “Pollice Verde”, l’area dedicata a piante e fiori. Di fatto è la prima categoria merceologica in vendita nel negozio. Segue l’ortofrutta, che presenta una crescente attenzione ai prodotti IGP, alle specialità regionali e all’origine nazionale. In testa all’isola ci sono i prodotti in promozione, come da tradizione per Lidl, anche nei formati XXL. Subito dopo spazio al biologico con referenze nuove, tra cui le banane bio. Grande novità, lo spazio dedicato ai formati snack e mignon per bambini, nell’area definita “Per i più piccoli”. Bene in evidenza sui banchi il premio Top Fresh Retailer - il miglior gruppo distributivo nella sicurezza alimentare, premio promosso dalla nostra testata e frutto di un’accurata indagine con i più qualificati fornitori di ortofrutta. FRUITBOOKMAGAZINE
700 150
LIDL ITALIA in cifre
18 420
punti vendita entro il 2020
referenze di ortofrutta fresca
mila e 500 dipendenti nel 2020
10 50
piattaforme logistiche
milioni di euro export ortofrutta 2019
nuove aperture nel 2020
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Nel 2020, per il comparto immobiliare sono previsti investimenti per un valore superiore ai 400 milioni di euro. Il piano prevede l’apertura di 50 nuovi punti vendita entro la fine dell’esercizio fiscale, diversi interventi di restyling della rete esistente, oltre a importanti investimenti nella logistica. Dopo la pausa forzata dovuta al lockFRUITBOOKMAGAZINE
down, il piano di espansione è ripartito a pieno regime. Quella di via delle Forze Armate a Milano è la quinta apertura post-covid, un segnale di ripresa forte, considerando che ogni singola apertura genera ricadute economiche positive dirette e indirette sul territorio. Nel corso del 2020 sono previste oltre 2.000 assunzioni a livello
nazionale. Un trend di crescita che l’azienda mantiene da tempo e che verrà confermato anche nel corso di un anno in cui l’impatto del Covid-19 si farà sentire su tutta l’economia italiana e internazionale. Ad oggi il team di Lidl in Italia è composto da oltre 16.500 collaboratori per oltre 660 punti vendita e 10 piattaforme logistiche. l N.32 l LUGLIO 2020
Negli ultimi mesi abbiamo sentito parlare tante “volte di ripartenza, rilancio e fiducia. Oggi vogliamo
condividere la nostra visione di futuro, che esprimiamo attraverso tre pilastri: occupazione, investimenti e sostegno all’enogastronomia made in Italy ” Massimiliano Silvestri (presidente Lidl Italia)
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Nella foto, da sinistra, Luca Boselli, amministratore delegato finanza, Eduardo Tursi, amministratore delegato acquisti e marketing, Emilio Arduino, amministratore delegato sviluppo immobiliare e servizi centrali, Massimiliano Silvestri, classe 1977, originario di Bari, presidente di Lidl Italia. La foto è stata scattata il 1 luglio all’incontro con la stampa di Milano. Nella pagina a fianco, il nuovo punto vendita di via delle Forze Armate a Milano.
L’italianità continuerà a rappresentare uno dei pilastri imprescindibili della strategia aziendale. L’80% di quello che i clienti Lidl trovano in assortimento è prodotto in Italia. Rimarrà centrale il ruolo delle piccole e medie imprese alimentari, che sono la spina dorsale del sistema economico del Paese e che negli ultimi anni sono cresciute insieme a Lidl. Infine continuerà a essere fondamentale il valore dell’export: essendo operativa in 29 Paesi - tra cui gli Stati Uniti con oltre 10.800 punti vendita e circa 287.000 dipendenti, Lidl riesce a esportare la tradizione enogastronomica italiana in giro per il mondo. Nel 2019 l’azienda ha esportato prodotti italiani per un l N.32 l LUGLIO 2020
valore superiore a 1,6 miliardi di euro. Di questi, oltre 420 milioni di euro sono generati dall’ortofrutta, acquistata da produttori italiani e venduta in tutti i supermercati Lidl nel mondo. In altri termini, da sola Lidl esporta circa il 9% del valore totale di export di frutta e verdura italiana a livello globale. Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia, nell’incontro con la stampa di Milano ha commentato: “Il piano Lidl per L’Italia nasce dalla nostra determinazione nel guardare al futuro con positività e ottimismo. Nei mesi scorsi abbia-
mo sentito parlare tante volte di ripartenza, rilancio e fiducia. Si tratta di concetti che assumono oggi più che mai un significato importante non solo per il comparto della grande distribuzione organizzata, ma per tutta l’economia italiana. Oggi vogliamo condividere la nostra visione di futuro, che esprimiamo attraverso i tre pilastri alla base di questo piano: occupazione, investimenti e sostegno alla filiera del made in Italy. Come Lidl continueremo a puntare sulle eccellenze del nostro Paese per valorizzarle sia in Italia che all’estero contribuendo ad un’importante fetta dell’export made in Italy”.
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Sugli scaffali della GDO tedesca i mirtilli bio viaggiano in CartonShell Giancarlo Sbressa
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Carton Pack, grazie alla sua esperienza globale nel packaging di prodotti freschi, ha sviluppato alcune soluzioni innovative e alternative agli standard utilizzati seguendo l’approccio strategico del “pensiero sostenibile”, considerando la sostenibilità globale come un valore fondamentale del mix di prodotto. Carton Pack continua a seguire lo sviluppo verso una più corretta gestione dei materiali e del loro riutilizzo, a partire da quelli plastici, proponendo soluzioni sostenibili in termini di impatto ambientale, economico e funzionale. Il CartonShell, è l’alternativa in cartone microonda al noto clamshell in rPET. Questo modello brevettato, oltre ad avere una forte resistenza all’umidità e particolari caratteristiche di robustezza strutturale, si presta perfettamente ai processi di confezionamento automatizzati in linea di riempimento e chiusura standard. CartonShell è perfettamente impilabile e si adatta alle dimensioni delle classiche cassette in cartone e in plastica riutilizzabili RPC. I materiali utilizzati sono cartone e film cellophane (per la finestra trasparente) che ne consentono lo smaltimento completo nella carta essendo costituito, anche il film, al 100% di materiale cellulosico. Il maggior vantaggio è proteggere dalla contaminazione e dai danni qualsiasi prodotto fresco confezionato. Oltre a questo, CartonShell può essere impilato e fornito in modo semplice per risparmiare sui FRUITBOOKMAGAZINE
Mentre sembra allentarsi la pressione sull’emergenza Covid-19, in attesa di tornare a una nuova normalità, torna di grande attualità il tema della sostenibilità, cui il consumatore italiano sembra prestare ancora più attenzione rispetto al prezzo (Rapporto ConsumerLab). In linea con queste esigenze è il nuovo CartonShell, l’alternativa in cartone microonda al clamshell in rPET proposta da Carton Pack, azienda leader del settore imballaggi per ortofrutta con sede a Rutigliano (Bari)
costi di trasporto. CartonShell è declinabile in diverse dimensioni, rappresentando una soluzione per diverse categorie di prodotto come piccoli frutti, funghi, ciliegie, pomodorini, etc. Sfruttando la diversificazione di utilizzo di materiali ad alto livello di riciclabilità, Carton Pack continua a proporre al mercato innovative soluzioni per rispondere ai
processi di trasformazione del mercato con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale del packaging. Ecco allora che le proposte e i progetti che Carton Pack porterà avanti in futuro, vedranno coinvolto sempre più l’utilizzo anche sinergico di materie bioplastiche (Pla, cellulosa) e di carta e cartone adeguatamente gestiti nel processo di recupero e riciclo. l N.32 l LUGLIO 2020
A Tomato Vision presente e futuro del pomodoro Nel centro ci sono anche varietà dell’assortimento italiano Eugenio Felice
Syngenta ha inaugurato il 26 maggio a Maasland, in Olanda, Tomato Vision, già definito l’acceleratore di innovazione per il futuro del pomodoro. È una serra tecnologica di 1,4 ettari dove vengono testate centinaia di nuove varietà di pomodoro in base alle esigenze dei più importanti mercati di consumo nel mondo. Una serra che è anche una vetrina accessibile sia fisicamente che virtualmente a distanza grazie alla tecnologia di realtà aumentata Hololens di Microsoft Il pomodoro da mensa traccia forse più di ogni altro frutto la storia del settore dal punto di vista del sapore. Con l’ascesa della grande distribuzione le qualità organolettiche sono state la vittima sacrificale in nome dell’aspetto estetico, della resistenza alle manipolazioni, della lunga conservabilità. Il pomodoro si è standardizzato e ha perso in tutto, nei casi peggiori, o in parte, nei casi migliori, appeal al palato. “Non sanno di nulla”, è stato il commento degli italiani fino a pochi anni fa. Poi, per recuperare il terreno perduto in termini di vendite e sfruttando l’innovazione continua in ogni campo, dal breeding varietale alle tecniche di coltivazione, dalle soluzioni di confezionamento alle tecnologie di conservazione, da alcuni anni a questa parte la distribuzione ha capito che sì, c’è spazio per pomodori che diano emozioni al palato.
Cosa che la grande distribuzione estera ha capito con qualche anno di anticipo rispetto a quella italiana. E non è un caso che anche dove sono presenti le più avanzate tecnologie per la produzione di pomodori, come in Belgio e Olanda, aumentino gli invetimenti nella ricerca di varietà dal gusto appagante. Proprio in Olanda, a Maasland, lo scorso 26 maggio è stata inaugurata Tomato Vision, la serra tecnologica di Syngenta, con lo scopo di accelerare l’innovazione nel pomodoro da tavola. L’obiettivo è stato spiegato dai vertici di Syngenta durante l’evento di presentazione che si è tenuto sulla piattaforma Zoom per rispetto delle norme anti Covid: “Improve, Inspire, Connect”. La “demohouse” è una piattaforma tecnologica concepita per essere un luogo di incontro tra ricerca & sviluppo e la vendita, tra produttori e stakeholder della filiera del
Taglio del nastro il 26 maggio per Tomato Vision, la serra tecnologica di Syngenta a Maasland, in Olanda, per accelerare l’innovazione nel pomodoro da tavola. L’obiettivo di Tomato Vision è “migliorare, ispirare, connettere”. Tre i pomodori del centro Tomato Vision già presenti nell’assortimento italiano di Syngenta ci sono tre datterino: Angelle, Seychelle e Tahiti.
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Tomato Vision si trova a Maasland, in Olanda, e si estende su 14 mila metri quadrati, equivalenti a 1,4 ettari. Al suo interno vengono testati e selezionati 800 nuovi ibridi innovativi in base alle specifiche esigenze dei diversi mercati, con le più moderne tecnologie di breeding e con l’esclusivo utilizzo di metodi di selezione tradizionali. La serra è stata progettata per riprodurre le condizioni reali di produzione, con diversi ambienti per la coltivazione con e senza luce artificiale. Un’area di 1.500 metri quadrati è aperta ai visitatori.
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pomodoro di tutto il mondo per dialogare direttamente, scambiarsi esperienze e idee, studiare soluzioni e prodotti più idonei ai vari mercati. Tomato Vision si estende su 14 mila metri quadrati, equivalenti a 1,4 ettari. Al suo interno vengono testati e selezionati 800 nuovi ibridi innovativi in base alle specifiche esigenze dei diversi mercati, con le più moderne tecnologie di breeding e con l’esclusivo utilizzo di metodi di selezione tradizionali. La serra è stata progettata per ricreare le condizioni reali di produzione, con diversi ambienti per la coltivazione con e senza luce artificiale e con il massimo controllo degli aspetti climatici. Un’area di 1.500 metri quadrati è aperta ai visitatori per offrire una panoraFRUITBOOKMAGAZINE
mica esclusiva sulle novità in arrivo e per approfondire l’offerta completa attualmente disponibile a portfolio. Tomato Vision è anche una piattaforma di dialogo e di networking con i clienti per individuarne le reali esigenze. Ruud Kaagman, global tomato crop unit head di Syngenta, ha spiegato: “Vogliamo introdurre varietà che soddisfino concretamente le esigenze degli agricoltori e della filiera. Tomato Vision ci permette di creare una connessione diretta tra i nostri genetisti e il mercato, consentendoci così di offrire le varietà più adatte e rispondenti ai bisogni dei nostri interlocutori”.
Il portfolio pomodori Syngenta è estremamente diversificato ed è il risultato di oltre 20 programmi di selezione in tutto il mondo. “Offriamo varietà performanti in tutti i diversi segmenti per la coltivazione in serra attiva e passiva”, hanno dichiarato i vertici Syngenta. “Tomato Vision - hanno spiegato - offre al visitatore l’opportunità di compiere un viaggio a tutto tondo dalle nuove idee varietali ai deliziosi pomodori presenti sulle nostre tavole, facilitando la comprensione della nostra gamma e dei nostri programmi di breeding, consentendo agli agricoltori e ai partner della filiera di scambiare conoscenze, idee, aspettative. Questo influenzerà gli sviluppi futuri della selezione del pomodoro, incoraggerà la cooperazione e la collaborazione tra le parti e, in ultima analisi, migliorerà il comparto del pomodoro in senso lato”. “We create a tomato for everyone, today and tomorrow”: questo l’impegno e la volontà di Syngenta grazie alla nuova piattaforma Tomato Vision, che consente un viaggio all’interno del mondo del pomodoro del presente e del futuro dove osservare le varietà nelle reali condizioni colturali e dove i produttori e gli stakeholder potranno dialogare direttamente con gli esperti di Syngenta e confrontarsi sulle tecniche colturali, avere accesso esclusivo ai dati relativi a una determinata varietà e alle ultime evidenze di indagini e ricerche di mercato dedicate. Un acceleratore di innovazione che l N.32 l LUGLIO 2020
Vogliamo introdurre varietà che soddisfino nel “concreto le esigenze di agricoltori e filiera. Tomato
Vision connette direttamente i nostri genetisti e il mercato, ci consente di offrire le varietà più adatte e rispondenti ai bisogni dei nostri interlocutori ” Ruud Kaagman (global tomato unit head Syngenta)
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Nella foto della pagina a lato un momento dell’inaugurazione di Tomato Vision dello scorso 26 maggio che la stampa mondiale ha potuto seguire “a distanza” attraverso la piattaforma Zoom. In alto una veduta aerea della serra a Maasland, in Olanda. “We create a tomato for everyone, today and tomorrow”: questo l’impegno e la volontà di Syngenta grazie alla nuova piattaforma Tomato Vision. Il portfolio pomodori Syngenta è estremamente diversificato ed è il risultato di oltre venti programmi di selezione in tutto il mondo.
TOMATO VISION
PRESENTE E FUTURO
DEL POMODORO A
GUARDA IL VIDEO!
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ne sono certi in Syngenta - sarà in grado di cambiare il futuro del mercato del pomodoro e la modalità di selezione varietale e che permetterà di rispondere alle richieste di mercato in modo mirato e in tempi sempre più rapidi. Vogliamo condividere l’inaugurazione di questo importante centro all’avanguardia con i nostri clienti e partner in tutto il mondo. In attesa di poterli accogliere fisicamente, ci siamo organizzati per far vivere questa esperienza portando Tomato Vision nelle loro case”, ha affermato Ruud Kaagman. “Utiliz-
zando i moderni strumenti di comunicazione digitale e la realtà virtuale - ha aggiunto - vogliamo vivere con i nostri visitatori una esperienza indimenticabile rendendo Tomato Vision una vera e propria risorsa globale”. Nel centro è stata implementata la tecnologia Hololens di Microsoft, che consente con un headset una completa esperienza virtuale con accesso a dati e ricerche di mercato in tempo reale e accesso a distanza alle produzioni. Ad esempio a quelle di Angelle, Seychelle e Tahiti, le tre varietà dell’assortimento italiano di pomodori tipo datterino presenti nella serra “vetrina” di Maasland.
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Con Syngenta il mainstream si fa premium Pomodoro ciliegino e datterino verso nuovi standard Eugenio Felice
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Angelle, Seychelle e Tahiti sono dei datterini. Cherye e Paskualeto sono dei ciliegini. Sono le proposte di Syngenta, ad alto contenuto di innovazione, che promettono di far evolvere il mercato dei pomodori da mensa più prodotti e venduti in Italia. Come? Offrendo vantaggi alla distribuzione e al consumatore in termini di gusto, shelf life e aspetto ma anche al produttore in termini di produttività, sostenibilità, resistenza alle patologie, semplicità di gestione e affidabilità Syngenta è un’azienda con una forte attitudine all’innovazione in tutti i campi in cui opera. Tra questi ci sono le sementi per orticole. Non più tardi dello scorso febbraio, quando il mondo stava per entrare nell’incubo coronavirus, proprio Syngenta vinceva il premio Fruit Logistica Innovation Award per il pomodoro viola Yoom, nell’ambito della più importante fiera di settore al mondo. Innovare, però, non significa essere orientati alla esclusiva ricerca di prodotti premium o identificabili come nicchie di mercato. La segmentazione del consumatore ci insegna come diversi siano i profili degli stessi e come buona parte dei retailer punti molto ai volumi generati dalla categoria cosiddetta mainstream. I volumi principali, nell’attualità, sono generati da questa tipologia di prodotti. “Occorre offrire ortaggi standard merceologicamente perfetti ed attraenti, garantire una shelf life che agevoli la logistica di distribuzione e la conservazione da parte del consumatore, assicurare una costanza nelle qualità organolettiche suFRUITBOOKMAGAZINE
periori”, spiega Massimo Perboni, food value chain lead vegetable seeds di Syngenta Italia. “Per noi innovare significa anche migliorare questi aspetti nelle varietà che introduciamo nel mercato. Infine, il lato upstream, i nostri produttori: sono il vero motore di questo settore e le attese nei nostri confronti parlano di performance produttive, maggiori resistenze alle patologie e affidabilità delle nostre varietà. Quando lanciamo una nuova varietà, abbiamo la responsabilità di apportare in maniera consistente uno o più vantaggi tangibili per tutti gli elementi della filiera”. “Parlando di value chain - continua Perboni - stiamo promuovendo linee di prodotti speciali che sono veicolo di valore in termini di aspetto, sensorialità, shelf life, capacità di adattarsi al lifestyle, salutistico, ma anche linee che vanno a soddisfare richieste di prodotti più tradizionali e che comunque
Syngenta è un’azienda leader dell’agroindutria mondiale impegnata nello sviluppo di un’agricoltura sostenibile attraverso ricerca e tecnologie innovative. Il suo obiettivo è migliorare la sostenibilità, la qualità e la sicurezza dell’agricoltura attraverso la scienza di livello mondiale e le soluzioni innovative per le colture. Nella foto qui sopra, il pomodoro ciliegino Cherye, sviluppato in Italia nel centro di Ricerca e Sviluppo di Acate (RG).
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costituiscono un elemento portante del mercato ortofrutticolo. Il ventaglio dei bisogni e delle richieste di mercato sono sempre il nostro focus: un perfetto mix tra innovazione dirompente e prodotto adatto alla quotidianità. Il ciliegino, per esempio, si presta bene a questo secondo punto, essendo una delle due referenze a scaffale con la maggiore rotazione in assoluto. Essere innovativi significa essere consistenti e pensare alle richiel N.32 l LUGLIO 2020
ste, anche se a volte meno visibili, dei componenti della chain”. “Fatta questa premessa - aggiunge Perboni - nel segmento delle specialty abbiamo introdotto Yoom, il pomodoro viola dal particolare gusto umami ad alto contenuto di antociani, e continuano le attività di promozione de iLcamone. Siamo stati precursori nel segmento dei colorati in differenti tipologie come ciliegini e datterini. Varietà con qualità distintive e ad alto contenuto di innovazione in termini di gusto, di aspetto e di segmentazione cromatica. L’ultimo introdotto è il datterino rosso/marrone Tahiti”. FRUITBOOKMAGAZINE
3˚ 150 621 5000 30 2500 SYNGENTA - Business Unit Vegetable Seeds in cifre milioni di dollari fatturato 2019
collaboratori
player mondiale nelle sementi
specie agricole
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Qui sopra i pomodori Seychelle di Syngenta. Con Angelle è la varietà di datterino alto gusto più di successo in Europa e nel mondo. Nella pagina a lato il Tahiti dal caratteristico colore rosso-marrone.
Datterini e ciliegini di alto gusto. Nella nuova serra all’avanguardia Tomato Vision in Olanda si trovano anche alcuni dei datterini di maggior successo a livello mondiale. Si chiamano Angelle e Seychelle e si distinguono per le loro caratteristiche di sapore, colore, uniformità e shelf life. “Nel resto d’Europa questi datterini sono principalmente utilizzati come snack, raccolti a frutto singolo e confezionati in bicchieri o vaschette per poter essere consumati on the go in qualsiasi momento del giorno. Questo tipo di trend in Italia si sta ancora evolvendo, in quanto la maggior parte dei datterini sono raccolti a grappolo e utilizzati per il “cooking” ma ci attendiamo un FRUITBOOKMAGAZINE
aumento del consumo come snack per il prossimo futuro seguendo il trend mondiale”, dichiara Bruno Busin, product development specialist solanacee di Syngenta Italia. “La raccolta a frutto singolo continua Busin - ti permette di offrire il massimo in termini qualitativi, anche se la gestione agronomica è diversa. Notiamo un cambiamento anche in Italia, nei consumi e quindi in produzione, con un crescente interesse da parte dei produttori per Angelle e Seychelle, che sono la quintessenza delle varietà datterino nel mondo”.
anni di esperienza varietà
Lo step change insomma è in corso anche in Italia e si vede sia dal crescente import di pomodoro premium da Belgio e Olanda sia dalla crescente presenza di datterino a scaffale, anche colorato, in grande distribuzione. I datterini venduti a grappolo con il rametto rappresentano ancora la normalità invece presso i fruttivendoli e altre forme più tradizionali di vendita. Ciò che più rileva è che per fare questa evoluzione verso pomodori datterino di livello superiore è necessario cambiare modo di produzione, andando verso serre tecnologiche come quelle che si usano in Nord Europa. Un processo che è in atto ormai da alcuni anni anche in Italia, non solo per i pomodori ma anche per altre tipologie di ortaggi, dalle regioni settentrionali, in cui è fondamentale anche il riscaldamento e l’illuminazione artificiale delle serre, fino alle regioni meridionali, tradizionalmente votate a fare grandi volumi ma in anni recenti impegnate a elevare la qualità anche nel mainstream. “Da anni stiamo lavorando anche al potenziamento della gamma dei ciliegini”, sottolinea Busin. “Frutto di questo lavoro di selezione sono le ultime introduzioni Paskualeto, il ciliegino estivo elegante e saporito e Cherye nel segmento invernale. Un prodotto dalle elevate produzioni e facile da coltivare, in linea con le attuali richieste del mercato in questo particolare frangente. Ci impegniamo concretamente per coniugare un’offerta di valore per il mercato e per i conl N.32 l LUGLIO 2020
Italia il mainstream è costituito dal ciliegino e “dalIn datterino. Si possono trovare grandi differenze
qualitative, pur a fronte di un aspetto indistinto. Il nostro obiettivo è far crescere il mercato con varietà che coniughino alto gusto e produttività elevate ” Bruno Busin (specialista solanacee Syngenta Italia)
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Bruno Busin, product development specialist solanacee Syngenta Italia
sumatori con un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità dei nostri prodotti. Le priorità dei nostri programmi di sviluppo varietale per il settore orticolo si focalizzano in modo mirato su quei tratti e su quelle caratteristiche che determinano una riduzione dello scarto e incrementano i livelli di sostenibilità lungo la filiera. L’azienda sta investendo su tutte le specie e in particolare sul pomodoro con l’obiettivo di rafforzare e rinnovare continuamente la nostra offerta anche per il mercato mainstream e offrire varietà innovative in grado di generare una differenziazione all’interno delle singole categorie. Nel prossimo futuro, infatti, arriveremo sul mercato con un ciliegino dedicato al mainstream che ne eleva le caratteristiche di qualità e di gusto in modo significativo e che definirà un nuovo standard di riferimento. A livello produttivo le nuove varietà l N.32 l LUGLIO 2020
devono essere in grado di resistere e di rispondere ai cambiamenti climatici. Grazie al nostro costante impegno in ricerca e sviluppo siamo in grado di fornire risposte e soluzioni ai principali bisogni della filiera. Per far fronte all’esigenza di sviluppare ibridi adatti per il mercato italiano in tempi brevi, i team R&D e Marketing dedicati alla coltura hanno unito forze e risorse per sviluppare una linea di breeding dedicata al mercato nazionale allestendo una Stazione di Ricerca ad Acate, in provincia di Ragusa, nella terra dove si concen-
tra la maggiore produzione italiana di ciliegino. Questo ha consentito di identificare le varietà migliori per il nostro clima e territorio, grazie soprattutto alla possibilità di testarle direttamente in Italia fin dalle prime fasi di selezione varietale e di accelerare i tempi di introduzione. Il primo importante successo di questo cambiamento è stato l’identificazione della varietà Paskualeto nel segmento estivo dopo soli tre anni di screening varietale, a cui è seguito Cherye nel segmento invernale. Altre varietà arriveranno presto per elevare ulteriormente gli standard del mercato mainstream”.
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Amos Bassi, l’italiano dietro alle serre hi-tech in Nord Amerca La produzione di ortaggi in serra idroponica protagonista anche al Guggenheim di New York Eugenio Felice
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La produzione di ortaggi in modo efficiente e sostenibile è un’esigenza sempre più sentita in Nord America. Tanto che il Guggenheim Museum di New York vi ha dedicato una installazione, chiamata “Countryside, The Future”, che comprende anche una piccola serra per pomodori visibile da chi passeggia lungo la 5th Avenue, attiva anche durante il Lockdown. Tra i protagonisti di questa “rivoluzione idroponica” c’è un italiano, Amos Bassi, agronomo per Roelands Plant Farms Lo spunto è arrivato dalla serra di Lufa Farms, costruite sul tetto di un magazzino in un sobborgo di Montreal, nel Quebec, in Canada. Sopra la serra, sotto il centro di distribuzione. Nella serra ci sono quasi 70 mila piantine di pomodoro e 5.000 piantine di melanzane, fornite da Roelands Plant Farms, dove lavora come agronomo un italiano: Amos Bassi. Qual è stato il ruolo di Roelands Plant Farms nella nuova serra di Lufa Farms a Montreal? Roelands Plant Farms, con sede in Ontario, è tra le aziende di propagazione di piante direttamente da seme, innestate e non, più avanzate in Canada. Lufa Farms, come molti altri grandi produttori di ortaggi in serra, ha un ottimo rapporto con noi e si affida a noi per la produzione di piante da seme. In particolare piante di pomodori, di melanzane, di cetrioli e di peperoni. A Roelands Plant Farms ci occupiamo di seminare e produrre in un tempo molto ridotto una pianta molto forte che può essere trapiantata per la produzione nelle serre FRUITBOOKMAGAZINE
dei nostri clienti o direttamente a casa nel caso del consumatore finale, come nel caso del progetto Plantables.
Roelands Plant Farms è una delle aziende leader in Canada per la propagazione delle piantine per orticole, in particolare pomodori, melanzane, cetrioli e peperoni. Lavora con le maggiori aziende del Nord America, come Mastronardi, Mucci, Nature Fresh e Lufa Farms. La sede di Roelands Plant Farms è a Lambton Shores, in Ontario. Le piantine crescono in serre tecnologicamente avanzate, definite attive, con controllo della luce, della temperatura e dell’irrigazione. Amos Bassi è nella squadra di Roelands Plants Farms dal 2019.
Quali sono a tuo avviso le specificità delle serre sopraelevate di Lufa Farms? L’azienda Lufa Farms è il perfetto esempio di serra idroponica tecnologicamente avanzata in cui si usa al massimo lo spazio a disposizione. Uuo spazio che altrimenti sarebbe stato destinato ad un semplice tetto. Un progetto unico e molto interessante dal quale si evince quanto possa essere smart effettuare produzione idroponica in ambiente controllato, con alte produzioni e un grande risparmio energetico. Coltura idroponica e serre tecnologiche: ne vedremo sempre di più? Le serre idroponiche sono in forte crescita in tutto il mondo perché, a mio parere, sono parte del futuro l N.32 l LUGLIO 2020
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dell’agricoltura: riescono a far avere grandi risultati produttivi limitando al massimo il consumo di acqua ed energia e garantendo, al contempo, alta qualità durante tutto l’anno. Durante la mia esperienza in Italia, ho avuto la possibilità di lavorare con diverse importanti realtà e al contempo molte nuove aziende stavano nascendo. Molte aziende idroponiche per esempio sfruttano tecnologie Led di alta qualità ed efficienza per la luce, l’acqua piovana per parte dell’approvigionamento idrico e in molti casi bruciano truciolato o all N.32 l LUGLIO 2020
tri scarti provenienti dall’agricoltura per il riscaldamento. Mi tengo sempre in contatto con numerose aziende in tutto il mondo, ma maggiormente con aziende italiane. In Nord America da anni il verical farming è realtà. Collaborate con alcune di queste? Non abbiamo ancora fornito direttamente aziende di vertical far-
ming, però siamo aperti a ogni tipologia di richiesta. Generalmente le aziende di vertical farming si concentrano sulle produzioni di micro greens o di leaf greens, tutte produzioni che si possono fare direttamente da seme, limitando anche la possibile contaminazione. Le vertical farm sono delle realtà a mio parere veramente per pochi, servono degli investimenti non indifferenti, riescono a utilizzare tutto lo spazio a disposizione andando verticalmente. In questo momento con l’azienda Plantables, sorella minore di Roelands Plant FRUITBOOKMAGAZINE
Nella foto la prima serra commerciale al mondo costruita da Lufa Farms a Montreal nel 2012. Grazie al controllo di luce e temperatura si riesce a produrre al suo interno in tutte le stagioni, anche quando fuori nevica. Lufa Farms utilizza nelle sue serre le piantine di ortaggi fornite da Roelands Plant Farms. La quarta serra “rooftop” di Lufa Farms è stata inaugurata poco prima dell’estate e si trova a Ville SaintLaurent, un sobborgo di Montreal. Il piano inferiore funge da centro di distribuzione, mentre sul tetto si producono pomodori e melanzane.
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Farms, stiamo sviluppando un progetto relativo al vertical farming. In Roelands Plant Farms abbiamo anche dei sistemi robotici unici e i primi ad essere utilizzati per fini di propagazione. Vedi un diverso modo di lavorare nel settore delle colture in serra rispetto all’Italia? In Italia noi effettuiamo la propagazione e la produzione di piante innestate da moltissimi anni, abbiamo sicuramente più esperienza del Canada e degli USA. Per il Canada il settore della propagazione è completamente nuovo e si affidano a noi europei (olandesi soprattutto) per la tecnologia e la consuFRUITBOOKMAGAZINE
lenza. In Canada le aziende in generale hanno molti più aiuti da parte del governo rispetto all’Italia e le banche elargiscono prestiti con bassi interessi. Ci sono molte cose diverse tra l’Italia e il Canada, una cosa però è certa, noi italiani abbiamo una qualità a mio parere molto più alta. Avendo studiato e lavorato durante la mia laurea magistrale in Olanda posso anche dire che noi italiani abbiamo un alto livello d’istruzione, nulla da invidiare a nessun Paese estero.
Come è stata l’esperienza a Shanghai dove hai iniziato a lavorare? L’esperienza a Shanghai è stata unica, la città contava 25 milioni di abitanti quando abitavo lì, ho abitato al centro di Shanghai vicino all’area finanziaria. Appena laureato ho avuto la possibilità di lavorare nel project management e nel marketing collaborando direttamente con il proprietario e ceo dell’azienda in cui mi trovavo, oggi un carissimo amico. Abbiamo viaggiato per lavoro, siamo stati ad Hong Kong diverse volte ed è stato fantastico. Shanghai è una città molto avanzata, molto più avanti di noi in Italia. Per esempio in Cina loro fanno moltissime cose con l’applicazione WeChat e per loro era già normale molti anni fa pagare direttamente con il telefono senza portare il portafogli. Nonostante questo non mi dimenticherò mai dell’applicazione sul cellulare che ti diceva se la qualità dell’aria era buona per poter uscire a fare una corsa o anche solo una passeggiata. Mentre mi trovavo a Shanghai ero stato selezionato da diverse aziende italiane, per quel motivo ho deciso di tornare, altrimenti sarei rimasto in Cina, avevo cominciato a cercare dei corsi di lingua cinese. Come vede un italiano che lavora in Canada quello che succede in Italia? Ogni giorno tramite giornali online o chiamando la mia famiglia e amici mi tengo informato sulla situazione in Italia e a Civitanova l N.32 l LUGLIO 2020
Sinceramente mi fa star male sapere quello che “succede in Italia. Abbiamo tutto in Italia e niente da
invidiare a nessun Paese estero, purtroppo però non sappiamo valorizzare quello che abbiamo e molti giovani sono costretti a scappare all’estero ” Amos Bassi (agronomo Roelands Plant Farms)
Foto: David Heald © Solomon R. Guggenheim Foundation
Nella foto della pagina a lato, piante di cetrioli su lana di roccia, pronte a partire per il cliente. Roelands Plant Farms fa capo alla famiglia Roelands e si trova a Lambton Shores, in Ontario, Canada. Nella foto qui a fianco il Guggenheim Museum di New York City che il 19 gennaio ha inaugurato la mostra “Countryside, the Future”, che si presenta a chi passeggia lungo la 5th Avenue con un trattore e una serra idroponica con luci Led. Un progetto full-immersion che vuole esplorare le radicali trasformazioni in agricoltura. Le piante della serra arrivano da Roelands Plant Farms.
DEL GUGGENHEIM LA SERRA
DI NEW YORK GUARDA IL VIDEO!
Marche, la mia città natale. Sinceramente mi fa star male sapere quello che succede. Abbiamo tutto in Italia e niente da invidiare a nessun Paese estero, purtroppo però non sappiamo valorizzare quello che abbiamo e molti giovani sono costretti a scappare all’estero. Sicuramente dobbiamo cominciare a dare più spazio ai giovani, ci sarebbe da rivedere parecchie cose in Italia, gli altri Paesi ridono della nostra politica.
Come dottore agronomo dico che se un giorno la situazione dovesse cambiare sarei più che orgoglioso di poter tornare nel mio Belpaese e nella mia città natia, Civitanova Marche. Purtroppo però non penso che questo sia possibile nel breve periodo, non ci sono segnali che lascino intendere un miglioramento. Prima di partire per l’estero avevo avuto diverse offerte di lavoro sia in Italia sia in Svizzera, che ho rifiutato perché mi era stata fatta un’offerta per il Canada. A mio parere non mancavano le opportunità lavorative nel nostro Paese, bisogna sempre però vedere a quali condizioni contrattuali.
Ti piacerebbe un giorno tornare a lavorare in Italia? l N.32 l LUGLIO 2020
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Si parte anche in Italia con la marca del consumatore C’est qui le patron?! Chi è il padrone?! Eugenio Felice
Dalla marca dell’industria (IDM), alla marca del distributore (MDD), alla marca del consumatore (MDC). Il movimento nasce in Francia nel 2016, a seguito del prezzo eccessivamente basso del latte, per dire no al capitalismo low cost che domina la nostra economia. In Italia nasce nel 2019 e il 25 giugno sono arrivati i primi prodotti da Carrefour: tre tipi di pasta. Seguiranno la passata, il latte e le uova. L’ortofrutta? Arriverà anche quella, in un secondo step: in Francia c’è già Tra una banana venduta da Eurospin in offerta a 79 centesimi al chilo e una banana fairtrade o da commercio equo e solidale venduta in un gran numero di gruppi distributivi a 3,19 euro al chilo, ci passano la sofferenza e lo sfruttamento degli anelli più deboli della filiera e l’inconsapevolezza dei consumatori verso ciò che stanno acquistando. Pensano di fare un affare, ma in realtà il prezzo basso è solo una chimera. La differenza tra il prezzo giusto e il prezzo basso che non paga il consumatore e, prima di lui, il supermercato, lo paga qualcun altro: le persone, gli animali, il fisco, l’ambiente, il pianeta. Questo vale per le banane, ma vale anche per tutti i prodotti dell’agroalimentare e praticamente per tutto ciò che viene venduto al dettaglio dai grandi gruppi distributivi, capi di abbigliamento, giocattoli, elettronica, etc.
Per dire no a questo capitalismo low cost e al motto di “acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico”, è nato nel 2016 in Francia il movimento C’est qui le patron?! - La marque du consommateur, come reazione a un settore del latte che ormai era giunto allo stremo, soffocato da prezzi troppo bassi e incapaci di coprire i costi di produzione. È quello che succede anche in Italia, basti pensare alle coreografiche proteste dei pastori sardi del 2019, che peraltro non hanno portato a nulla di concreto a parte qualche articolo di giornale e servizio in televisione. Ebbene, in tre anni cosa è successo in Francia? Secondo un’indagine Nielsen la marcia dei 10 mila, questo il numero dei soci che hanno aderito all’iniziativa, guidata da Nicolas Chabanne, ha saputo ispirare le scelte quotidiane di
La marca del consumatore ha debuttato il 25 giugno nella rete Carrefour con tre tipi di pasta: spaghetti, fusilli e penne. Le caratteristiche della pasta sono state decise e votate da 3.558 consumatori italiani. Tra le innovazioni degne di nota il packaging certificato FSC monomateriale senza la finestra in plastica trasparente per ridurre l’impatto ambientale e semplificare il riciclo.
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una rivoluzione pacifica. Crediamo e sosteniamo “unÈ consumo critico, consapevole e responsabile. Il
cibo negli anni ha perso buona parte della sua valorialità, è diventato una commodity il cui prezzo è stabilito non da chi lo produce, ma da chi lo vende ” Enzo Di Rosa (fondatore La Marca dei Consumatori)
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Nicolas Chabanne ha fondato nel 2016 in Francia il movimento C’est qui le patron?! - La marque du consommateur, come reazione alla crisi del settore del latte (foto tratta da LeParisien.fr)
acquisto di oltre 14 milioni di consumatori, vale a dire quasi il 20% della popolazione francese. “Un risultato straordinario, se pensiamo che viene dal basso, dagli stessi consumatori, senza la spinta di campagne pubblicitarie a pagamento”, ci spiega Enzo Di Rosa, fondatore di Chi è il padrone?! - La marca del consumatore, la costola italiana, nata nel 2019, di quello che potremmo definire ormai un movimento globale, presente ad oggi in tre continenti e nove Paesi: Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Belgio, Grecia, Stati Uniti, Marocco e, appunto, Italia. “Ci arrivano richieste da ogni parte del mondo. È una rivoluzione pacifica di milioni di consumatori - sottolinea Di Rosa - a sostegno di agricoltori e allevatori. Crediamo FRUITBOOKMAGAZINE
e sosteniamo un consumo critico, consapevole e responsabile. Il cibo negli anni ha perso buona parte della sua valorialità, divenendo una commodity il cui prezzo è stabilito non da chi lo produce, ma da chi lo vende al consumatore finale”. In Francia C’est qui le patron?! La marque du consommateur è partita con il latte e in soli tre anni è arrivata a 160 milioni di litri di latte equamente remunerati agli allevatori. L’assortimento è arrivato a 30 prodotti a sostegno di oltre 3 mila famiglie di agricoltori e allevatori. Tra i prodotti a marca del consumatore d’oltralpe
ci sono il pollo, la baguette, lo yogurt, le salsicce, il vino, le sardine, la farina, il burro, il miele, la cioccolata, alcuni tipi di formaggio, la pizza, la pasta, il succo di mela, le buste di insalata. Il sito web è votato alla completa trasparenza. Per ogni prodotto si trova una scheda con tanto di prezzo, qualità nutrizionali, stabilimento di produzione, insegne dove trovare il prodotto. Nel sito ci sono anche i prodotti di prossima commercializzazione, come il prosciutto, la salsa di pomodoro, le confetture e le patate. E in Italia? A un anno dalla nascita del movimento, arrivano già i primi risultati concreti. Il 25 giugno sono arrivati sul mercato tre tipi di pasta - spaghetti, fusilli e penne - presso la rete vendita di Carrefour, primo distributore ad aver sposato l’iniziativa nel nostro Paese. Ma è solo l’inizio, l’associazione guidata da Enzo Di Rosa si è già confrontata con buona parte della distribuzione moderna italiana, quindi questa nuova marca, che promette di essere gustosa, sana e rispettosa dei lavoratori e dell’ambiente, la troveremo presto anche presso altre insegne. Il prezzo? 1,07 euro per la confezione da 500 grammi 100% carta riciclabile e certificata FSC (la finestra in realtà è stampata e riproduce fedelmente quello che c’è all’interno). Come qualità siamo al top: trafilatura in bronzo, essicazione tradizionale a bassa temperatura, grano 100% italiano da agricoltura sostenibile. l N.32 l LUGLIO 2020
Questa foto la abbiamo scattata al Carrefour Market di via delle Forze Armate a Milano il 1 luglio. Fatalità (o non è un caso?) era in corso una promozione di Barilla con la la linea 100% grano italiano che peraltro ha praticamente lo stesso codice colore della pasta di “Chi è il padrone?!”: Pasta Barilla venduta a 59 centesimi contro i 1,07 euro della marca del consumatore. Non il doppio ma quasi. Altra nota: Barilla riempiva gli scaffali, la marca del consumatore era relegata nello scaffale più basso, con cartellino prezzo decisamente poco leggibile.
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Buste di insalata di quarta gamma da 200 gr.
Altro aspetto non secondario: la semola viene prodotta dal mulino annesso al pastificio a garanzia della totale tracciabilità della pasta. Ancora, il pastificio scelto è Sgambaro di Treviso, il primo in Italia ad ottenere nel 2003 la certificazione “100% Grano Duro Italiano” e “Km zero”. Infine, ciò che più conta per il mondo agricolo: i produttori di grano ricevono per i primi 3 anni un prezzo garantito di 400 euro a tonnellata, che è superiore del 35% rispetto alla media di mercato, una remunerazione che permette loro di vivere serenamente e investire nella propria attività. Ma non è tutto: 1 centesimo di euro per chilo è destinato ai produttori per incentivarli alla transizione all’agricoltura bio e un altro centesimo di euro viene destinato a persone e famiglie in condizione di fragilità economica. Le caratteristiche della pasta sono state decise da 3.558 consumatori. Il risultato del voto e le specifiche sono pubblicati nel sito. Se la pasta sta ormai facendo la sua corsa, ci sono altri prodotti ai nastri di partenza: il latte, le uova e la passata di pomodoro. Sono sempre i consumatori a decidere, non solo i soci del movimento, attraverso il sito web, quali prodotti mettere in assortimento e, per ognuno di essi, i criteri qualitativi, l’origine, il metodo di coltivazione e di allevamento, il tipo di confezione, la giusta remunerazione al produttore e il prezzo finale di vendita consigliato. I produttori selezionati che aderiscono ai valori
espressi, si impegnano a realizzare i prodotti secondo i criteri definiti dall’associazione in appositi disciplinari, garantendo altresì la tracciabilità dell’intera filiera, “from farm to fork”. I prodotti saranno venduti direttamente dai produttori, intesi come industria di trasformazione, a marchio “Chi è il padrone?! La marca del consumatore” nei canali della distribuzione moderna e tradizionale che sposeranno l’iniziativa. E l’ortofrutta? “È senz’altro nei nostri programmi ma arriverà in un secondo step, dopo quelli che potremmo considerare i prodotti di base”, ci spiega Enzo Di Rosa. “Vogliamo prima far conoscere la marca e i suoi valori agli italiani. Non
vogliamo che le possibili basse rotazioni vadano a penalizzare prodotti come le fragole che hanno una shelf-life decisamente corta”. E in effetti in Francia, dove il progetto è già avviato da tre anni, l’ortofrutta è già parte integrante dell’assortimento. Le fragole sono state le prime, con prezzi da 4,35 euro per il cestino da 250 grammi. Poi è stata la volta delle insalate in busta, una referenza sola, che cambia due volte l’anno in base alla stagione, sempre scelta dai consumatori, nel formato 200 grammi, venduto a 1,75 euro a pezzo. Niente male se pensate che da Eurospin ad aprile la busta di insalata mista da 200 grammi era in vendita a 79 centesimi. E, sempre in Francia, arriveranno il prossimo ottobre anche le patate.
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La marca del distributore cresce in tutta Europa. L’Italia si conferma ultima In Spagna e Svizzera la quota più alta: un prodotto su due venduto è a private label Giancarlo Sbressa
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I dati pubblicati da Nielsen la scorsa primavera riferiti al 2019 indicano una crescita significativa dei prodotti a marchio del distributore in tutta Europa. Forte l’incremento durante l’emergenza Coronavirus. Non solo in Europa ma anche in Usa. La quota di mercato dominata dai marchi del distributore ha superato il 30% in tutti i Paesi monitorati da Nielsen, tranne uno, l’Italia, dove comunque è cresciuta di 2 punti, un record. La MDD sembra beneficiare dei periodi di crisi Nei mercati della distribuzione più avanzati d’Europa, la quota del marchio del distributore è rimasta al di sopra del 40%. È il caso del Regno Unito e della Germania, mentre in Francia la MDD rappresenta attualmente circa un terzo dei prodotti venduti. Uno degli incrementi maggiori è stato registrato nei Paesi Bassi, dove la quota di mercato è aumentata di oltre 7 punti attestandosi al 37%. Tale crescita straordinaria è attribuibile al fatto che, per la prima volta, Nielsen ha preso in considerazione le vendite di Aldi, che offre un vasto assortimento di prodotti a marchio del distributore. Nel vicino Belgio la quota di mercato dei marchi del distributore è salita al 44%. In Spagna e in Portogallo il marchio del distributore continua ad avere un ruolo molto importante. Metà dei prodotti venduti in Spagna e in Svizzera è a marchio del distributore, mentre in Portogallo la quota di mercato è cresciuta di quasi 3 punti percentuali, superando il 43%. Nell'Europa centrale e orientale, la quota di mercato è rimasta al di sopra del FRUITBOOKMAGAZINE
40% in Austria e al di sopra del 30% in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. L'incremento maggiore, superiore ad un punto percentuale, è stato registrato nella Repubblica Ceca. La Norvegia si è piazzata in testa per i Paesi scandinavi con una quota di mercato che supera il 34%, grazie a una crescita di 2 punti. La Svezia ha raggiunto il 33%, mentre la Finlandia è rimasta al di sopra del 30%. Nell’area del Mediterraneo, sia in Turchia che in Grecia la quota di mercato ha superato il 31%. La Turchia ha registrato un incremento notevole, conquistando più di 2 punti e oltrepassando così il 30% per la prima volta. Brian Sharoff, presidente della PLMA, ha dichiarato che tale incremento è “un segnale che indica che oggi i consumatori prediligono i marchi del distributore per la spesa quotidiana. Questi dati riflettono quelle che erano le abitudini di acquisto dei consumatori pril N.32 l LUGLIO 2020
Nella foto le confezioni di Nocciola del Piemonte IGP a marchio Despar Premium. La fiera riferimento mondiale per i prodotti a marchio del distributore, in inglese private label, è stata posticipata da maggio a dicembre. Il PLMA - “Il mondo del marchio del distributore” si svolgerà dal 2 al 3 dicembre al centro RAI di Amsterdam, salvo ulteriori spostamenti causa Covid-19. “L’esigenza di nuovi prodotti, contatti ed idee non è mai stata così forte”, riferiscono gli organizzatori della fiera, che vedrà la presenza di oltre 2.800 aziende espositrici.
PRIVATE LABEL: LA QUOTA DI MERCATO PER PAESE IN VOLUME - ANNO 2019 31%
Fonte: PLMA
Finlandia
34%
Norvegia
33%
Svezia
32%
Danimarca
37%
47%
Gran Bretagna
Olanda
31%
Polonia
43%
44% Germania
Belgio
32%
Francia
31% Repubblica Ceca 32% Slovacchia
42% Austria
50% Svizzera 22%
35% Ungheria
Italia
44%
Portogallo
50%
Spagna
ma del Coronavirus”, ha aggiunto Sharoff. “Quando Nielsen pubblicherà i risultati relativi al primo trimestre 2020, penso che la forza acquisita dal marchio del distributore sarà evidente per tutti”. Segnali del trend in atto arrivano anche dagli Usa, dove le private label stanno vivendo un periodo d’oro a causa della recessione dol N.32 l LUGLIO 2020
32%
Grecia
vuta alle misure anti-covid che ha colpito il portafoglio di molti americani. Secondo un rapporto di Daymon, durante la pandemia, le vendite delle private label sono salite al 34%, superando quelle dei prodotti di marca, segno che i consumatori sono alla ricerca di soluzioni alternative. Dati simili di Nielsen hanno mostrato, nel perio-
31%
Turchia
do di 14 settimane che si è concluso il 6 giugno, che le vendite delle private label sono aumentate del 23%, mentre quelle dei marchi dell’industria sono salite leggermente meno, del 21%. La quota di MDD in Usa comunque è ancora relativamente bassa, sotto al 20%.
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Perla Nera cresce e torna in TV. Ora è anche biologica Campagna 2020 con 650 ettari in diverse regioni italiane Giancarlo Sbressa
Ha preso il via in maggio la stagione dell’anguria midi Perla Nera, prodotta in esclusiva da OP Francescon, Peviani Spa e OP La Mongolfiera. A metà giugno è iniziata anche un’importante campagna di comunicazione con la messa in onda sulle reti Mediaset di nuovi spot e diversi speciali nel mondo digital con GialloZafferano. Novità di quest’anno è che la distribuzione di Perla Nera Bio viene affidata in esclusiva al Gruppo Canova, licenziatario del noto brand Almaverde Bio
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cescon - ovvero ‘Non chiamarmi anguria, io sono Perla Nera’, punta tutto sull’unicità del frutto che è, di fatto, completamente diverso rispetto al panorama delle angurie tradizionali. La scelta di confermare l’importante presenza mediatica per il secondo anno vuole proprio dare vita a un’operazione pensata per far conoscere davvero a tutti le qualità uniche di Perla Nera”. Il messaggio scelto per la campagna TV 2020 punta su tre fattori di distinctiveness di Perla Nera: la dolcezza, l’unicità e la versatilità. Sia nello spot da 15 secondi che nel long video da 60 secondi (potete vederlo leggendo con il vostro smartphone il codice QR di questa pagina) Perla Nera ci porta in un contesto intimo e famigliare dove l’anguria midi è apprezzata da tutta la famiglia, consumata da adulti e bambini in diversi momenti della giornata. “Quanto sei dolce da zero a Perla Nera?”: una bambi-
TORNA IN TELEVISIONE
Un’anguria midi, a buccia nera, dalla forma rotonda e praticamente senza semi: è Perla Nera che, anche per l’estate 2020, torna con la campagna vendite appena iniziata. Prodotta da importanti realtà come OP Francescon, Peviani Spa e OP La Mongolfiera, è garanzia di qualità per il consumatore grazie alla sua bontà assicurata nel corso di tutta la stagione. Perla Nera torna non solo sulle tavole ma anche sul piccolo schermo, con un’importante campagna sulle reti Mediaset che, dal 14 giugno al 18 luglio, ha visto la presenza della anguria premium medio formato nell’ambito dei programmi molto seguiti come “Avanti un altro” e “Paperissima sprint”. Perla Nera, lanciata quattro anni fa e già molto apprezzata dagli operatori e dai consumatori, sarà protagonista di una campagna di comunicazione che raggiungerà oltre 143 milioni di contatti e avrà lo scopo di rafforzare ulteriormente la brand awareness di Perla Nera. “Il messaggio che abbiamo scelto di veicolare quest’anno - spiega Bruno Francescon della OP Fran-
PERLA NERA
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GUARDA LO SPOT!
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na mentre disegna attribuisce un voto ai componenti della famiglia usando come parametro di dolcezza l’anguria, perché Perla Nera è sinonimo di dolcezza. Perla Nera, grazie alla sua buccia scura e al suo attraente brand, è inconfondibile e l’accattivante jingle scelto per accompagnare il consumatore nella visualizzazione dei video suggerisce: “Perla Nera, non chiamatela anguria!” Infine, nei video realizzati c’è anche spazio per la novità l N.32 l LUGLIO 2020
2020: da quest’anno Perla Nera è infatti anche in versione biologica. Oltre agli spot Perla Nera conferma la sua presenza nel mondo digital con un impattante piano social, grazie al coinvolgimento di GialloZafferano - il noto sito di ricette fondato da Sonia Peronaci e oggi di Mondadori Media - che ha realizzato uno “Speciale estate” con 80 mila accessi garantiti dedicato a ricette veloci che esaltino l’unicità e la premiumness della midi anguria. Perla Nera viene inoltre utilizzata da alcuni top blogger per la realizzazione di nuove ricette esclusive, è protagonista FRUITBOOKMAGAZINE
2016 650
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PERLA NERA in cifre nasce Perla Nera
ettari in Italia
chili di peso formato midi
regioni produttive
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mesi di fornitura
soci italiani
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di lanci sul sito - con 36 milioni di impression stimate per 12 settimane - e di una serie di condivisioni sui social da metà giugno a metà agosto con circa 1.000.000 di video views e reach minime totali, oltre a una serie di advertorial sul magazine del brand del food con la più alta reach in Europa. Novità 2020 è poi la distribuzione in esclusiva a cura di Canova, in Italia e all’estero, di Perla Nera Bio le cui vendite - in co-branding con Almaverde Bio - sono iniziate a fine giugno. È stato infatti siglato un accordo con la società del Gruppo Apofruit che detiene il marchio leader del biologico italiano e che si occupa della commerFRUITBOOKMAGAZINE
cializzazione di Perla Nera Bio nelle migliori catene della GDO e nei mercati specializzati. “La campagna 2020 è iniziata sotto i migliori auspici - commenta Sergio Giardina della OP La Mongolfiera - anche se questa stagione sarà per il mondo produttivo e commerciale di difficile interpretazione dovendo affrontare gli effetti dei nuovi modelli di consumo nell’era post-Covid 19. Per il mercato delle angurie la riduzione e la modifica della tipologia dei flussi turistici avrà sicuramente un im-
portante impatto sulle dinamiche dei consumi del canale fuori casa ed Horeca. Ci aspettiamo però un aumento degli acquisti presso i canali DO e GD e del normal trade”. Per la campagna Perla Nera si stima una superficie produttiva di circa 650 ettari, in aumento rispetto lo scorso anno, vista la crescita della richiesta e la conclusione più che positiva della campagna 2019, che ha lasciato molto soddisfatti clienti e produttori. “Perla Nera copre un periodo di vendita di cinque mesi, ed è destinata al mercato domestico. Confidiamo di fidelizzare la clientela grazie alla sua costanza in qualità - spiega Andrea Peviani della Pel N.32 l LUGLIO 2020
Il messaggio che abbiamo scelto di veicolare nel “2020 con la campagna media, ovvero Non chia-
marmi anguria, io sono Perla Nera, punta tutto sull’unicità del frutto che è, di fatto, del tutto diverso rispetto al panorama delle angurie tradizionali ” Bruno Francescon (presidente Consorzio Perla Nera)
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viani Spa -. Le produzioni appaiono ben equilibrate e vanno seguite costantemente. Il clima variabile influisce sui tempi di maturazione ma, tutto sommato, siamo nella norma. Dopo la partenza di maggio, in giugno le produzioni sono incrementate fortemente perché alla Sicilia si sono affiancate Basilicata, Puglia, Sardegna e Lombardia. Luglio e agosto sono i mesi clou e auspichiamo di vivere una estate calda, grande alleata del consumo di Perla Nera. Sono state programmate anche produzioni tardive per coprire il mese di settembre, che si sta rivelando un mese ricettivo”. Coltivata nei terreni più vocati di Sicilia - province di Ragusa, Agrigento e Siracusa in particolare Lombardia e Puglia, oltre che in Lazio, Basilicata, Sardegna ed Emilia-Romagna, Perla Nera - varietà Fashion esclusiva dei tre partner dell’omonima società consortile che si coordinano nel rispetto di un rigido disciplinare che tutela la qualità del prodotto e le buone pratiche agricole - viene lavorata nei loro moderni centri di condizionamento e rappresenta un’eccellenza delle angurie a buccia scura seedless. Di medio formato (4-6 kg), è caratterizzata da un elevato grado brix - mediamente superiore a un’anguria tradizionale - polpa croccante dal colore rosso intenso con un sapore accentuato, aroma unico e forma rotonda, pochi semi e lunga shelf-life.
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KANZI, 16 MILA TONS PRODOTTE IN ALTO ADIGE QUALITÀ ORGANOLETTICHE CARTA VINCENTE
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Si è conclusa a fine maggio la campagna 2019-2020 di Kanzi, la mela club prodotta in Italia dai Consorzi VOG e VI.P. Anche quest’anno l’apprezzamento da parte dei consumatori ha confermato i punti di forza di questa mela: l’accesa colorazione rossa, croccantezza e succosità, nonché il grande equilibrio fra dolcezza e acidità. La campagna, iniziata a ottobre con un quantitativo di circa 16.000 tonnellate, in leggero aumento rispetto alla stagione precedente, ha consentito di portare sul mercato frutti che hanno mantenuto le aspettative dal punto di vista di qualità e conservabilità. “L’andamento delle vendite è stato sin dall’inizio molto vivace e dinamico, soprattutto in Italia e Spagna, due Paesi che hanno apprezzato Kanzi sin dall’inizio della sua commercializzazione”, ha commentato Klaus Hölzl, responsabile vendite del VOG. Le attività di comunicazione, inoltre, hanno consentito anche quest’anno di aumentare ulteriormente la conoscenza e la visibilità di Kanzi. “La sponsorizzazione a ottobre a Milano e a novembre a Roma della DeeJay Ten, maratona organizzata da Radio DeeJay, è stata un’operazione cen-
trata e che si rivolge ad un target giovane e dinamico”, ha affermato Hannes Tauber, responsabile marketing del VOG. “Anche le attività in store ci hanno ribadito la piacevolezza delle caratteristiche organolettiche di Kanzi”, ha confermato Benjamin Laimer, referente marketing di VIP. “A causa dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 abbiamo svolto solo 29 giornate di degustazione nella grande distribuzione”.
PIZZOLI, LE PATATE IODÌ PROTAGONISTE CON MARCO ORSI PER TUTTA L’ESTATE 2020 Quella 2020 è un’estate da protagonista per la Iodì, prodotto di punta di Pizzoli nel canale grocery fresco. La patata buona e versatile che è anche fonte di iodio vede quattro mesi di pianificazione multicanale che coinvolge stampa periodica, stampa di settore on e offline, radio e web, con campagna display e sui principali social. Nata dalla partnership tra Pizzoli, lo Specialista Italiano delle Patate, e il dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell Università di Bologna, Iodì è la patata fresca che garantisce qualità, sapore genuino e versatilità di utilizzo. Non solo: il suo essere fonte di iodio porta con sé una promessa di benessere a tavola che oggi è sempre più rilevante. Disponibile anche nella versione “Novelle”, Iodì è un prodotto che si rivolge a un target molto eterogeneo, amante di uno stile di vita che coniuga attività fisica e sana alimentazione. La campagna di comunicazione, che fa leva sul claim “Ogni performance è vincente”, vede nella veste di testimonial l’atleta azzurro Marco Orsi, vice campione mondiale e campione europeo di nuoto. Una graditissima conferma, questa: FRUITBOOKMAGAZINE
Orsi, oltre a condividere con l’azienda le origini budriesi, incarna perfettamente i valori di qualità, genuinità e garanzia di performance del prodotto. La campagna è di assoluto rilievo: quattro mesi di on air, da giugno a settembre, su tutti i principali mezzi di comunicazione. l N.32 l LUGLIO 2020
NOVITÀ IN CASA ORTOROMI, ARRIVA IL GUACAMOLE INSAL’ARTE CLASSICO O PICCANTE Importanti le novità estive 2020 di Insal’Arte, a conferma dell’innovatività e della frizzantezza di un brand che porta in tavola prodotti naturali, con rivisitazioni insolite e appetitose e completate da tutto l’occorrente per un pasto fuori casa: ricettazioni attente al gusto e all’originalità nell’accostamento dei sapori, e livello di servizio elevato, caratterizzano da sempre i prodotti Insal’Arte. La nuova salsa guacamole, che amplia la gamma Insal’Arte, nasce dalla collaborazione con Montosa, azienda spagnola leader in Europa nella commercializzazione dell’avocado. La salsa guacamole, trattata con l’innovativo metodo HPP, è disponibile in due versioni: la classica e la piccante. Ottima per insaporire piatti a base di carne o pesce, condire l’insalata o accompagnare bruschette e panini, la salsa guacamole Insal’Arte è venduta in confezioni da 150 grammi in vaschette di polipropilene per una shelf-life di 21 giorni. Queste e le altre proposte dell’estate 2020 sono la risposta di Insal’Arte ai trend degli ultimi anni che vedono il mercato dei piatti e condimenti pronti in continua crescita. Il target che
OP CAMPIDANESE, UN MURALE PER RENDERE OMAGGIO A ELEONORA DI ARBOREA
“Viviamo in una terra ricca di storia, che intorno al 1370 fu governata da Eleonora d’Arborea, a lei abbiamo dedicato il nostro brand e ora nella nostra azienda un murale per rendere omaggio alla giudicessa e al suo spirito che ancora oggi vive nel ricordo dei sardi, ispirandone i valori: volontà, dedil N.32 l LUGLIO 2020
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si orienta all’acquisto del convenience food è estremamente vario. Comprende sia i giovani e coloro i quali hanno una scarsa attitudine ai fornelli, ma anche le persone con un lavoro molto impegnativo, che hanno poco tempo per cucinare, i single o chi vive solo. La domanda è dunque di un’offerta differenziata che soddisfi palati diversi e sia comoda da consumare. Una linea che vuole andare incontro ai ritmi del nostro tempo che stanno riprendendo una certa normalità, con un marchio che da sempre mette al primo posto la qualità dei prodotti e la soddisfazione del consumatore.
zione, fierezza, coraggio”, dichiara Salvatore Lotta, direttore commerciale di OP Campidanese, la più importante realtà ortofrutticola sarda, con sede a Terralba, in provincia di Oristano. “Valori - continua Lotta - nei quali da sempre ci riconosciamo, che fanno emergere la figura di una dei principali protagonisti della storia sarda e di grande rilievo per l’intera Europa medievale. Una grande donna che dedicò l’intera vita al suo popolo e alla sua terra, lottando per renderla unita, indipendente e libera dal dominio della corona aragonese”. La Sardegna deve a lei l'aggiornamento della carta legislativa promulgata dal padre Mariano IV: la “Carta de Logu”, un codice di diritto civile e penale redatto in lingua sarda e decisamente moderno per l’epoca, tanto da essere rimasto in vigore per oltre 400 anni, fino al 1827. L’opera è stata realizzata da Gisella Mura, artista che vive ed opera nel borgo di Collinas, in Sardegna, dove si è ritagliata un ruolo di animatrice e operatore culturale e turistico, organizzando mostre ed eventi di spessore. Dopo gli studi scientifici e la laurea all’Accademia di Belle Arti si è dedicata a tempo pieno alla pittura, esponendo in diverse location prima nell’isola e successivamente in Italia e all’estero. FRUITBOOKMAGAZINE
DOLE: PER LA PRIMA VOLTA UNO SPOT SULLA TV ITALIANA. PROTAGONISTA LA BANANA
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Dole, uno tra i maggiori produttori e distributori al mondo di frutta e verdura fresche di alta qualità, è stata per la prima volta on air sugli schermi televisivi italiani, da domenica 17 maggio e fino alla fine del mese, con uno spot nazionale da 15 secondi che ha visto la sua pianificazione sulle principali reti Mediaset (Canale 5, Rete 4, Mediaset Extra, La5). Il commercial mono soggetto celebra la nuova identità corporate di marca e rende omaggio all’indiscussa protagonista: la banana Dole, il frutto perfetto per qualsiasi età e pratico da consumare in ogni situazione, che sia in casa, in ufficio, prima o dopo l’attività fisica e nei momenti di svago all’aria aperta. Buono, leggero, equilibrato e ricco di sostanze nutritive la banana è lo snack ideale per una carica di energia in ogni momento della giornata, riuscendo a mettere d’accordo tutti grazie alla sua naturale dolcezza e cremosità. “Banane Dole, per essere sempre in forma, dinamici e alla moda”. È quanto racconta la voce fuori campo, accompagnata da un motivo musicale allegro e brioso a sottolineare il mood fresco, vivace e moderno di tutta la comunicazione.
CAVOLFIORE VIP VAL VENOSTA: 3.700 TONS DI ALTA QUALITÀ DA GIUGNO A OTTOBRE “Saranno più o meno 3.700 le tonnellate di cavolfiore che anche quest’anno, da giugno a ottobre, verranno raccolte dai produttori associati al Consorzio VIP. Siamo più o meno sui numeri dello scorso anno”, commenta il responsabile vendite verdure Reinhard Ladurner.
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La chiusura dell’annuncio porta l’accento sull’ampiezza di gamma della frutta fresca Dole e la headline “Abbiamo il sole dentro” evoca l’energia e la vitalità del sole, elemento imprescindibile della qualità premium di tutti i prodotti dell’azienda che crescono nei Paesi di origine più vocati. “Dole è da sempre portavoce di uno stile di vita sano ed equilibrato. Siamo molto orgogliosi di questo nostro debutto televisivo”, ha commentato Cristina Bambini, responsabile marketing e GDO office manager Dole Italia Spa.
Il cavolfiore della Val Venosta, che è la più diffusa fra le molte verdure di montagna, ricopre oggi il 95% della produzione orticola della Valle e gode dei benefici effetti di un microclima unico, povero di precipitazioni e mitigato dalle nottate fresche e secche dell’Alto Adige. “La ricerca di una qualità superiore ci contraddistingue, ed è frutto di un percorso di crescita - precisa Ladurner - che stiamo portando avanti da alcuni anni insieme al reparto qualità VIP con il quale studiamo, elaboriamo e perfezioniamo metodi di formazione e di controllo qualitativo, offrendo agli agricoltori strategie di coltivazione sempre più innovative”. Le aspettative per la stagione sono buone: unico interrogativo - sottolinea il responsabile vendite verdure VIP - sarà la richiesta del prodotto che sentirà l’influsso di diversi fattori, tra cui in primis l’offerta di prodotto disponibile. Il mercato italiano assorbe la quasi totalità della nostra produzione stagionale e può fare affidamento su un servizio “top class” serio e personalizzato nella richiesta dei quantitativi di consegna (minimo una “pedana”): entro le 24 ore dallo stacco conclude Ladurner - il nostro cavolfiore è presente in tutta Italia sia nei mercati ortofrutticoli che nella DO e GD attraverso una rete di vendita capillare”. l N.32 l LUGLIO 2020
DIMMIDISÌ, ESTRATTI E ZUPPE TRA LE NOVITÀ DELL’ESTATE 2020. HOFF: “IV GAMMA TORNA PROTAGONISTA” Si arricchisce la proposta di zuppe ed estratti DimmidiSì in vista dell’estate 2020. La Linea Verde non si è mai fermata, pur essendo nella Bassa Bresciana, in uno degli epicentri dell’emergenza sanitaria da coronavirus, come ci ha confermato il direttore marketing Valérie Hoff: “L’azienda ha reagito subito, adottando tutte le misure necessarie per garantire ulteriormente la sicurezza dei circa 800 lavoratori del sito di Manerbio. Abbiamo cambiato modo di lavorare e di relazionarci, con i lavoratori e con gli stessi clienti, l’impegno di tutti è sempre stato quello di garantire le forniture ai punti vendita“. “Negli ultimi mesi - sottolinea Valérie Hoff - abbiamo potenziato le attività di charity sul territorio, sostenendo l’ospedale di Manerbio e fornendo i nostri prodotti a personale sanitario, a enti caritatevoli, al Banco Alimentare. È stato un periodo difficile, ma siamo convinti che la quarta gamma, a partire dalle insalate in busta, prima o poi tornerà protagonista sulle tavole degli italiani, per i quali rimarrà complesso l’atto d’acquisto, e soprattutto finalizzato a mettere nel carrello un prodotto confezionato e quindi protetto”.
La nuova limited edition di zuppe fresche Profumi dell’orto è composta da tre ricette dal profilo organolettico fresco e appagante, ottime da consumare anche tiepide. Accanto alle due referenze lanciate lo scorso anno - Minestrone con riso rosso italiano e Vellutata con formaggio fresco - La Linea l N.32 l LUGLIO 2020
Verde presenta la nuova Vellutata con peperoni rossi. Ortaggi semplici per un sapore delicato e genuino, con un tocco di peperone e il rosso estivo del pomodoro, ne fanno un primo delicato, dal bellissimo colore e dal sapore fresco. Tutte e tre le ricette sono senza legumi, il che le rende particolarmente adatte a un target femminile alla ricerca di benessere e leggerezza nel proprio lifestyle. Tutta la gamma è in una cioto-
la monoporzione da 350 grammi riciclabile al 100%. Il cluster, inoltre, è di cartone riciclato certificato FSC. La Linea Verde continua a investire nel mercato delle zuppe fresche all’interno del quale DimmidiSì ricopre un ruolo di leadership. In vista dell’estate si arricchisce anche l’offerta di estratti freschi DimmidiSì Juicing con due nuove dissetanti referenze: Red Detox Fragola e Limone e Green Tonic Menta e Limone. Le due novità si basano su gusti da sempre apprezzati da tutti, grandi e piccini. Fragola e Limone è un must irrinunciabile dove il sapore dolce della fragola incontra il gusto fresco del limone, mentre Menta e Limone è un vero evergreen in cui la freschezza della menta si sposa con il profumo intenso del limone. La gamma DimmidiSì Juicing è composta da nove referenze ed è suddivisa in tre mini gamme - Sì al Relax, Sì all’Equilibrio e Sì allo Sprint - e strizza l’occhio alla cromoterapia grazie alla scelta di colori diversi, decisi e brillanti legati agli ingredienti e alle loro virtù. Il consumo quotidiano di alimenti veggie e funzionali come pratica salutistica è ormai ampiamente diffuso in quanto risponde al desiderio di seguire una sana alimentazione che contribuisca al benessere fisico. Gli estratti sono confezionati in una comoda bottiglietta di Pet da 250 ml, riciclabile nella plastica. FRUITBOOKMAGAZINE
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Valentina Bonazza
Quomi, consegne di meal kit quadruplicate con il Covid-19 112
Quomi nasce nel 2016 con l’intento di offrire un servizio di consegna di meal kit: un box che contiene tutti gli ingredienti necessari per assemblare facilmente ricette sfiziose e in poco tempo. Con il lockdown, Quomi ha registrato una crescita del 400%, perché i clienti hanno aggiunto ai loro carrelli online, oltre ai classici kit, anche molti altri servizi. Perché Quomi si propone come una spesa per occasioni di consumo Quomi propone ricette semplici e sfiziose, che si preparano in pochi minuti. Sul sito si prenota il kit, dallo shop online si sceglie se aggiungere altri prodotti selezionati da Quomi, si completa l’ordine, e poi questo ti viene recapitato a casa o consegnato in un punto di ritiro, pronto per essere cucinato seguendo le ricette allegate al kit, grazie a ingredienti selezionati e già dosati, il tutto per preparare al meglio e in poco tempo una grande varietà di ricette. “Ci piace definire Quomi come una spesa per occasioni di consumo”, dichiara Andrea Bruno, ceo e founder, assieme a Daniele Bruttini, di Quomi. Soluzione ottima quindi per chi ha poco tempo e vuole però rilassarsi in cucina e gustarsi un piatto sfizioso, o per chi, in cucina, ha solo bisogno di un piccolo aiuto. Soluzione che ha visto con il lockdown un’impennata delle richieste: “Abbiamo registrato un forte incremento delle vendite nel periodo dell’avanzata del Covid-19 in Italia e delle conseguenti misure di contenimento - ci spiega Andrea Bruno -. Nel periodo da marzo a maggio siamo cresciuti del 400%. Questo perché, oltre ai classici kit che solitamente i nostri clienti ordinano, si sono aggiunti anche moltissimi ordini dallo shop”. Infatti sul sito di Quomi è possibile ordinare anche box di frutta e verdura, box misti e di sola frutta, o minikit per crudité o box da 3 chili di frutta di stagione, tutta di qualità premium e, dove possibile, bio FRUITBOOKMAGAZINE
e italiana. “Tutti prodotti di fascia premium”, sottolinea Andrea Bruno. Così, con il lockdown la richiesta è aumentata soprattutto per la sezione shop online di box. “Tutto questo ha per forza di cose influito sulla logistica, ma devo dire che abbiamo tenuto bene il passo, tanto che il nostro NPS - net promoter score (strumento che valuta la fedeltà e la soddisfazione del cliente) è aumentato notevolmente”. Occhio di riguardo anche per la sostenibilità del packaging, essenziale per questo servizio e pensato per garantire la freschezza degli alimenti. E nel futuro? “Per ora posso solo dire che stiamo lavorando allo sviluppo dell’offerta Quomi e a una naturale evoluzione commerciale, collaborando sempre più con brand in linea con la nostra azienda. Forse, in un futuro prossimo, possiamo pensare a una vendita anche offline del servizio Quomi tramite collaborazioni con dei retailer, anche se il nostro focus rimane il digitale. Posso comunque affermare che stiamo lavorando per offrire sempre di più dei kit per occasioni di consumo, come il recente kit per l’aperitivo pensato per questo periodo estivo o i box per la colazione dei bambini”. “Una cosa è certa: continueremo a proporre soluzioni curate e attente alla qualità di ogni singolo ingrediente che andrà poi a comporre il piatto - afferma Andrea Bruno -. Non sposiamo nessuna dieta ma cerchiamo semplicemente di avere un piatto nutrizionalmente equilibrato e completo”. l N.32 l LUGLIO 2020