Fruitbook Magazine 27

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VAL VENOSTA LA MELA GUARDA AL FUTURO Sostenibilità convinta, tecnologia spinta, investimenti nelle varietà club rispettando la vocazione del territorio per la Golden, partnership con la distribuzione. A tu per tu con il nuovo direttore VI.P Martin Pinzger IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS

ELNATHEDITORE

N.27 l APRILE 2019 l TRIMESTRALE

















Editoriale

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Eugenio Felice

E l’emozione chi la paga? Il 20 e 21 marzo i dirigenti del mondo della distribuzione moderna si sono riuniti a Firenze in occasione del convegno Supermarket 2025, organizzato da Retail Institute Italy, per confrontarsi sulle strade da intraprendere per affrontare le sfide di oggi e di domani. “Lo scenario è fluido, complesso e complicato”, ha dichiarato Francesco Avanzini, direttore generale di Conad. “Bisogna superare il concetto di format e procedere all’integrazione tra fisico e digitale. Non ci può essere un’omologazione di clienti, sono diversi da territorio a territorio. Bisogna capire come il cliente, che è al centro, lo posso soddisfare a 360 gradi. Stiamo pensando a come far evolvere la nostra offerta, ma ci si deve sempre confrontare con la relazione costo / beneficio”. “La digitalizzazione ha già fatto cambiare i consumatori”, ha sottolineato Maura Latini, direttore generale di Coop Italia. “Un cambiamento che deve trovare una sintesi in ciascun ambiente distributivo. La sintesi dipenderà molto dal grado di adattamento di ciascun distributore, una sintesi tra quello che siamo e quello che possiamo diventare cercando di dare risposte al consumatore, che vuole tutto, subito e dove vuole lui. Oggi però i conti dell’e-commerce non tornano, la soluzione non è ancora stata trovata. Inoltre abbiamo un’altra grande sfida, che è l’avanzata dei discount, una formula distributiva che ha intercettato richieste di semplificazione molto spinte”. Come evolveranno quindi i supermercati tradizionali? Per gli intervenuti all’evento di Firenze sono piuttosto chiari alcuni trend da cavalcare: concentrazione sulle superfici medie e piccole - l’ipermercato da 10 mila mq è morto diversificazione dell’assortimento da punto vendita a punto vendita, focalizzazione su freschi e freschissimi e soprattutto esperienza. “Non dobbiamo più competere sul prezzo - ha dichiarato Thierry Cotillard, ceo di Intermarché - è stupido, dobbiamo offrire esperienze”. Per “bucare” e dare al consumatore un motivo per entrare nel supermercato occorre emozionare.

l N.27 l APRILE 2019

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Sul ruolo dei punti vendita si è espresso anche Giorgio Santambrogio, ad di Végé e presidente di ADM. “Bisogna che ridiventino vivi, accoglienti, dei luoghi di esperienza, dei point of education, ed ecco perché dobbiamo fare formazione per raccontare il prodotto. Ci vuole un gastronomo per spiegare quanto è buono un prodotto. Sui freschissimi ci vuole una vera vendita assistita. Dobbiamo parlare sempre più del fresco e del prodotto agricolo. Ma il prodotto agricolo deve dire che non viene sfruttato, è ora di fare progetti di filiera, tenendo conto che la torta è sempre più piccola. Il cliente comanda - ma ha veramente sempre ragione? - e vorrebbe tutto gratis, subito e dove vuole lui”. Ma rendere i punti vendita più belli ed esperenziali, con addetti formati per raccontare il prodotto e stimolare la vendita, quanto costa? Fino a che punto spingersi per mantenere l’equilibrio costi / benefici? Maura Latini sul tema ha citato l’esempio di Coop Novoli, a Firenze: “è un negozio molto interessante, una bellissima vetrina. Pur calato in quella realtà, sarebbe tecnicamente replicabile nelle grandi città. Il fatto che ce ne sia uno solo fa capire quanto sia un modello sostenibile per un gruppo distributivo”.

FRUITBOOKMAGAZINE



PAG. EDITORIALE LA SFIDA DELL’EFFICIENZA

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IMMAGINI

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BUONE NOTIZIE PER LA LENTICCHIA DI ALTAMURA UN SUCCESSO STRAORDINARIO INSIDER INDUSTRIALFRUT AL CAPOLINEA JURIS ZADRA: “CRISI FINANZIARIA” BILANCI 2018 NERO PER LE ESPORTAZIONI CALANO DI 447 MILA TONNELLATE FIERE AD AMSTERDAM VA IN SCENA IL MEGLIO DELLA PRIVATE LABEL MARKETING TUTTI VOCATI AL BEN-ESSERE L’ESEMPIO DI SAINSBURY’S RAPPORTI ORCHIDEA, GIACOVELLI E GIULIANO AI VERTICI PER FATTURATO IN PUGLIA CRONACA SANTINI, ACCUSATI DI ESTORSIONE I RE DELLE BANANE DI BERGAMO LEGISLAZIONE PRATICHE COMMERCIALI SLEALI APPROVATA LA DIRETTIVA UE ANALISI ITALIA 7.MA NELL’EXPORT DI FRUTTA SALVI: “SPAGNA CORRE, NOI FERMI” INGROSSO COMMERCIO IN CRISI? A VERONA CHIUDONO 5 AZIENDE STORICHE SOLUZIONI AGRYPACK GREEN, IMBALLAGGI A PROVA DI SOSTENIBILITÀ CONSUMI ITALIANI PRIMI IN EUROPA PER CONSUMO DI FRUTTA MERCATI - FRUTTA ESTIVA GRANFRUTTA ZANI, ESTATE ALLE PORTE. BUCELLA: “OTTIMISMO” IL PRODOTTO PEDON, NUOVA LINEA I PRONTI E NUOVO PROGETTO DI MARCA NEURONEWS NEUROSCIENZE E FIERE: QUANDO UNO STAND “BELLO” NON BASTA AZIENDE PIO DEL PRETE, NUOVA SEDE PER LO SPECIALISTA DI AGLIO E CIPOLLE AMBIENTE ECOPLASTICA, MODELLO VIRTUOSO DI ECONOMIA CIRCOLARE PACKAGING BLITZMATIC+, LA SOLUZIONE PLUG & PLAY PER IL PACKAGING GREEN MENS SANA FRUTTA A FINE PASTO O LONTANO DAI PASTI? FACCIAMO CHIAREZZA

26 28 30 32 34 36 40

72 / MELA VAL VENOSTA 80 / SI CHIAMA COSMIC CRISP LA NUOVA PINK LADY, OLTRE L’INNOVAZIONE C’È LA PARTNERSHIP

500 ETTARI IN ALTO ADIGE

42 44 46 48 52 54 56

82 / BIOLOGICO, PRIVATE 86/ LE MANDORLE LABEL MA NON SOLO: AL TARTUFO TRA LE NOVITÀ I FOOD TREND DEL 2019

DI BESANA A GULFOOD

58 60 62 66 70

PANORAMA

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iFRESH

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l N.27 l APRILE 2019

CONTENUTI

88 / EMIRATI MERCATO 90 / BAYWA, IL SOGNO COMPETITIVO MA DALLE DI PRODURRE NEL DESERTO GRANDI OPPORTUNITÀ

DIVENTA REALTÀ

FRUITBOOKMAGAZINE

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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Carlotta Benini, Irene Forte, Salvo Garipoli, Alice Gelmetti, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Matteo Sgaravato, Marco Zanardi

92 / GRUPPO ORSERO 98 / MD, UN MILIARDO PUNTA ALLA LEADERSHIP PER CONTINUARE AD NEL FRESH CUT

ANDARE VELOCE

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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Grafiche Artigianelli Srl - Via E. Ferri 73 25123 - Brescia (Bs) Carta GardaPat 115 gr - Lecta 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero aprile 2019: 8.000 copie

108 / SANT’ORSOLA, 112 / QUAL È IL REALE MEGA STABILIMENTO PER VALORE DELL’IMBALLO IL SALTO DI QUALITÀ

PLASTIC FREE?

Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Pubblicità ALEGRA APO SCALIGERA APOFRUIT ITALIA BATTAGLIO BESTACK BONOMO BRIO BRUNO ELIO CAMPIDANESE COOP SOLE CPR SYSTEM CULTIVA DOLE DONNALIA ECOPLASTICA FRANCESCON FRUITBOOKMAGAZINE

91 61 67 49 81 31 103 65 10-11 43 12-13 87 4-5 39 2-3 69

FRUIT ATTRACTION FRUTMAC GANDINI ANTONIO GEOFUR GRANFRUTTA ZANI IODICE JUNGHEINRICH L’INSALATA DELL’ORTO LA LINEA VERDE LIDL LPR MACFRUT SORMA GROUP SPREAFICO ORTOROMI PEDON

33 55 35 51 59 63 IFC 47 37 45 41 OFC-1 29 57 6-7 IBC

PIZZOLI RICHEL GROUP RETARDER SINCLAIR SPREAFICO UNITEC VALFRUTTA FRESCO VI.P VOL ZESPRI

8-9 19 79 53 57 14 97 OBC 69 16 l N.27 l APRILE 2019



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Foto: NextVideoProduction.com

Temporary store Milano, 30 aprile 2019 Dal 30 aprile al 28 luglio chi passa dalla Stazione Centrale di Milano potrà scoprire tutte le referenze di frutta pronta di quarta gamma all’interno del temporary store F.lli Orsero. Un modo ideale per rendere comodo e semplice il consumo di frutta a casa e on the go, con la consueta qualità extra premium.



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Orto urbano Torino, 4 aprile 2019 Tra i 10.500 punti vendita Lidl presenti nel mondo, quello aperto a Torino in via Bologna è certamente il primo negozio del gruppo ad avere l’orto urbano sul tetto. Il verde coltivabile sarĂ gestito da Rete Ong, che da anni collabora con la Circoscrizione per la cura degli orti nei vicini giardini di via Petrella.



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Floating system Ravenna, 8 aprile 2019 A due passi da Mirabilandia, l’Azienda Agricola Valle Standiana ha realizzato un sito produttivo di lattuga che per soluzioni adottate e dimensioni è unico in Europa. Le serre tecnologiche si estendono su 13 ettari e le insalate sono coltivate su pannelli galleggianti. Nel 2019 la produzione è prevista in 4 mila tonnellate, da metĂ aprile a dicembre.



buone notizie |

Carlotta Benini

Per la lenticchia di Altamura un successo straordinario 26

È un’eccellenza dell’agroalimentare italiano, che in soli quattro anni ha visto uno sviluppo esponenziale, passando da 90 ettari agli attuali oltre 10 mila ettari di lenticchia, prodotta negli areali vocati di 19 comuni tra Basilicata e Puglia. La Lenticchia di Altamura nel 2018 ha ottenuto il riconoscimento IGP: gli ettari di produzioni certificate oggi sono 2.200. Un successo firmato dalla GDO, come ci spiega il direttore del Consorzio Gerardo Centoducati A gennaio 2018 questa eccellenza dell’agroalimentare italiano ha ottenuto il bollino giallo e blu dell’Europa, a tutela della sua origine, quindi il 19 marzo scorso il Mipaaft ha riconosciuto al relativo consorzio il compito ufficiale di svolgere le funzioni di tutela, promozione e valorizzazione, facendo anche informazione verso il consumatore finale. Stiamo parlando della Lenticchia di Altamura IGP, legume tipico dell’Alta Murgia coltivato oggi in 19 comuni tra la Basilicata e la Puglia. La storia di questo pregiato legume è una storia fatta di passione, di legame con il territorio, di antiche tradizioni contadine, che oggi è diventata uno straordinario caso di successo a livello produttivo e commerciale. Il Consorzio di Tutela della Lenticchia di Altamura IGP nasce a gennaio nel 2017 e ad oggi conta circa 180 aziende, per un totale di 2.200 ettari di coltivazioni certificate con il bollino giallo e blu. Ma i numeri della produzione di lenticchie sono molto più alti: si parla a fine 2018 di oltre 10 mila ettari dedicati nell’areale appulo-lucano, che in soli quattro anni sono letteralmente centuplicati. “Grazie al lavoro di tanti buyer in tutta la Penisola, da nord a sud, è stato possibile passare in quattro anni da 90 ettari coltivati a lenticchia agli oltre 10 mila ettari attuali, che si estendono nell’areale vocato dei 19 comuni dell’Alta Murgia”, ci spiega Gerardo Centoducati, FRUITBOOKMAGAZINE

direttore del Consorzio Lenticchia di Altamura IGP. “Questi numeri hanno un importantissimo significato: oggi si è passati dal 2 al 20 per cento di produzione nazionale di lenticchia, riducendo quindi l’importazione per questo prodotto del 18 per cento in così poco tempo”. Le lenticchie che consumiamo oggi nel nostro Paese provengono principalmente dalla Turchia e dal Canada, primo produttore mondiale di questo legume, ma la lenticchia made in Italy non ha eguali in quanto a sapidità e caratteristiche organolettiche. Inoltre, secondo quanto riportato dall’associazione canadese Saskatchewan Pulse Growers, le lenticchie canadesi vengono essiccate con l’ausilio di disseccanti chimici e raccolte con una percentuale di umidità del 18 per cento, quindi vengono fatte disidratare in forni fino al raggiungimento del 14 per cento di umidità, per poter essere quindi spedite in tutto il mondo. La lenticchia in Italia è essiccata naturalmente in campo: va da sé che sviluppa un sapore unico e delle caratteristiche organolettiche nettamente superiori. Grazie alle sue caratteristiche straordinarie, il pregiato legume dell’Alta Murgia ha convinto la distribuzione italiana, conquistando spazi sempre maggiori sugli scaffali e nelle linee private label delle varie insegne. “La Lenticchia di Altamura IGP - precisa Centoducati - quest’anno è stata pagata poco più del doppio rispetto al prezzo del prodotto importato e ha garantito un ottimo reddito agli agricoltori, pur rimanendo un prodotto competitivo sullo scaffale”. l N.27 l APRILE 2019



insider |

Eugenio Felice

Industrialfrut al capolinea Juris Zadra: “Crisi finanziaria” 28

Industrialfrut, azienda di Tassullo (Tn) che fa capo alla famiglia Zadra e con profonde ramificazioni nel Veronese, specializzata nella fornitura di frutta bio e residuo zero destinata al baby food ma non solo, all’inizio di aprile ha presentato al Tribunale di Trento un piano concordatario ai sensi della legge fallimentare, congelando di fatto i debiti verso i fornitori e le banche. Solo il 30 marzo il rating secondo il Cerved era aumentato da 56/100 a 66/100 La voce ha iniziato a correre tra gli operatori nei primi giorni di aprile, la conferma “ufficiale” pochi giorni più tardi con una comunicazione a fornitori e clienti: “Visto lo stato di crisi finanziaria abbiamo depositato in data 2 aprile presso il Tribunale di Trento ricorso per l’ammissione di concordato in continuità. Nessun pagamento potrà essere effettuato senza le autorizzazioni del Tribunale”. Firmato Juris Zadra, che dal 6 ottobre 2014 al 3 aprile 2019 è stato amministratore unico di Industrialfrut Srl. L’azienda di Tassullo (Tn) nasce nel 1963 come azienda familiare di Fernando Zadra. Il core business diventa negli anni la fornitura di frutta da industria, in particolare le mele e le pere, alle aziende di trasformazione che a loro volta producono FRUITBOOKMAGAZINE

semilavorato per le multinazionali del baby food e non solo. Le zone di approvvigionamento del prodotto sono il Trentino e il Veronese, dove Industrialfrut ha anche dei magazzini di ritiro e per lo stoccaggio. In anni più recenti, si sviluppa anche l’attività commerciale legata al prodotto fresco, rivolta ai mercati esteri. L’azienda è stata anche espositore all’edizione 2019 della fiera Fruit Logistica di Berlino. Il fatturato 2017 è stato di 24,3 milioni di euro (+12 per cento sul 2016), con un risultato in utile di 75 mila euro. Il bilancio evidenziava anche crediti verso clienti (esigibili entro l’esercizio successivo) per 13,2 milioni di euro, ma debiti verso banche per 4,8 milioni di euro e debiti verso fornitori per 14,1 milioni di euro per una situazione debitoria complessiva pari a 20 milioni di euro, su un fatturato di 24,3 milioni. Il valore delle rimanenze di merci e prodotti finiti era quantificato in 3,9 milioni di euro e l’attivo circolante in 1,4 milioni di euro. Nella nota integrativa al bilancio si segnala una “buona struttura patrimoniale”. Una situazione risultante dal bilancio tutto sommato in equilibrio, che nulla lasciava presagire sulla gravità della “crisi finanziaria”, tanto che secondo il Cerved la situazione al 30 marzo era di “merito creditizio buono” e di “affidabilità buona”. Il crack Industrialfrut segue di pochi mesi lo scandalo sulle false mele bio che ha interessato il Consorzio Ortofrutticolo Padano (COP): il processo per frode inizierà nel 2020; intanto la Cooperativa Ortofrutticola Padana è stata messa in liquidazione. l N.27 l APRILE 2019



bilanci |

Giovanni Turrino

2018 nero per le esportazioni Calano di 447 mila tonnellate 30

I dati definitivi del commercio estero italiano elaborati da Fruitimprese segnalano un forte decremento dei quantitativi e del valore delle nostre esportazioni. Il calo più rilevante riguarda la frutta fresca, con 425 mila tonnellate perse. Italia sempre meno competitiva “Il quadro, inutile nasconderselo, è molto preoccupante”, ha commentato Michelangelo Rivoira, vicepresidente di Fruitimprese. “E quel che è peggio è che le cose stanno ancora peggiorando: la Russia è un mercato perso che non recupereremo mai più, anzi forse diventeranno in futuro nostri concorrenti. Nei paesi del Nord Africa, che erano nostri buoni

clienti, le primavere arabe sono sfociate in una spaventosa crisi economica e in una pericolosa instabilità politica. Intanto in Europa ci si fa concorrenza tra partner, ma i Paesi dell’est sono avvantaggiati perché ricevono più aiuti da Bruxelles, hanno meno costi produttivi e molta meno burocrazia della nostra, che ha raggiunto livelli asfissianti per le imprese. La nostra qualità e il nostro servizio sono migliori, ma i concorrenti si stanno organizzando”. “Sinceramente - ha dichiarato Marco Salvi, presidente di Fruitimprese - ci aspettavamo maggiore coraggio da parte del “Governo del cambiamento” nei confronti delle imprese, e in particolare riguardo la burocrazia, il costo del lavoro e l’imposizione fiscale. Insistiamo sui fattori economici di competitività che ci vedono svantaggiati rispetto ai concorrenti, sia comunitari che extracomunitari”.

COMMERCIO ESTERO ORTOFRUTTICOLO ITALIANO ANNI 2017-2018 QUANTITÀ (TONS)

VALORI (MIGLIAIA DI EURO)

2017

2018

var %

2017

2018

var %

Legumi e ortaggi

949.612

916.367

-3,5

1.334.635

1.319.191

-1,2

Agrumi

249.917

255.291

2,2

223.169

239.023

7,1

2.617.411

2.193.273

-16,2

2.766.941

2.462.534

-11,0

Frutta secca

83.256

74.924

-10,0

500.916

494.405

-1,3

Frutta tropicale

99.375

113.405

14,1

84.270

83.987

- 0,3

TOTALE EXPORT

3.999.571

3.553.260

-11,2

4.909.931

4.599.140

- 6,3

IMPORTAZIONI

2017

2018

var %

2017

2018

var %

Legumi e ortaggi

1.266.004

1.286.312

1,6

881.097

838.874

- 4,8

Agrumi

484.654

413.920

-14,6

405.528

372.546

- 8,1

Frutta fresca

604.923

586.241

-3,1

705.165

737.948

4,6

Frutta secca

235.109

248.958

5,0

1.157.973

1.157.888

0,0

Frutta tropicale

982.302

1.026.500

4,5

700.387

710.164

1,4

3.572.992

3.559.931

-0,4

3.850.150

3.817.420

- 0,9

426.579

- 6.671

1.059.781

781.720

-26,2

ESPORTAZIONI

Frutta fresca

TOTALE IMPORT SALDO

Elaborazione Fruitimprese su dati ISTAT FRUITBOOKMAGAZINE

l N.27 l APRILE 2019



fiere |

Giovanni Turrino

Ad Amsterdam va in scena il meglio della private label 32

In Italia abbiamo Marca (Bologna, 1617 gennaio 2019), in Europa c’è il “Mondo del Marchio del Distributore”, in programma ad Amsterdam dal 21 al 22 maggio nel centro esposizioni RAI. Viene organizzato da oltre 30 anni dal PLMA e richiamerà circa 2.600 aziende espositrici e 15 mila visitatori. Ad arricchire l’offerta c’è il “Supermercato delle Idee” dove saranno esibite le gamme a marchio del distributore di 60 retailer di ogni parte del mondo Il marchio del distributore, chiamato anche private label o Mdd, cresce in tutto il mondo e in Europa è già oltre il 30 per cento in 17 Paesi, con la Germania che per la prima volta ha superato il 45 per cento. L’Italia rimane ancora indietro, con una quota di poco superiore al 20 per cento, segno di una distribuzione ancora parcellizzata rispetto ad altri Paesi europei. Negli anni a venire tutti gli esperti sono però concordi nel dire che la Mdd non potrà che crescere ancora, essendo per i gruppi distributivi un modo per fidelizzare i propri clienti. Ad Amsterdam, da oltre 30 anni, si tiene la fiera annuale il “Mondo del Marchio del Distributore” organizzata dal PLMA, che è la più grande associazione nel suo genere, dedicata esclusivamente alla promozione della private label. FRUITBOOKMAGAZINE

L’edizione 2019 vedrà la presenza di oltre 2.600 aziende espositrici e di 15 mila visitatori. Tra i prodotti alimentari esposti ci saranno gli alimenti freschi, i surgelati e i refrigerati, le bevande e i prodotti secchi da forno. I prodotti non alimentari comprenderanno, invece, i cosmetici, i prodotti per la salute e la bellezza, gli articoli per la casa e la cucina, la manutenzione dell'auto, il giardinaggio, i casalinghi e i prodotti per il fai-da-te. Per consentire ai visitatori di sfruttare al meglio il tempo a disposizione, l'area espositiva è suddivisa in settori separati dedicati ai prodotti alimentari e non alimentari. Concentrata in due giorni, “Il Mondo del Marchio del Distributore” è il mezzo più efficiente e produttivo in cui individuare i fornitori per il marchio del distributore della propria azienda. Ad arricchire l’offerta per i visitatori c’è il “Supermercato delle Idee”, posizionato centralmente tra la sezione alimentare e non alimentare, che mostra quello che stanno facendo i retailer in tutto il mondo con i loro prodotti a marchio del distributore. Nello stesso padiglione c’è anche l’“Esposizione Nuovi Prodotti” dove viene mostrata una selezione delle ultime innovazioni proposte dagli espositori. Il 20 maggio, giorno che precede l’inizio della fiera, saranno poi consegnati i premi “Salute to Excellence” ai retailer con i prodotti a marchio più innovativi con a seguire due interessanti seminari, sul futuro dei distributori tradizionali e su Alibaba. l N.27 l APRILE 2019



marketing |

Salvo Garipoli*

Tutti gli studi, a livello mondiale, concordano sul fatto che la ricerca del ben-essere rappresenterà il driver principale nel settore alimentare. Parliamo non solo di salubrità ma anche di equilibrio psico-fisico, una dimensione esistenziale sempre più rilevante che è spinta da fattori strutturali, quali l’invecchiamento della popolazione e la necessità di organizzare il tempo “per sé”. L’esempio in UK di Sainsbury’s che promuove il suo living well index

processo di acquisto, l’approfondimento informativo in chiave omini-canale, e sostenendo la sempre maggiore domanda di rassicurazione e di valore legato al “time for money”. Diventa quindi discriminante per gli attori della filiera ricercare tutti quegli elementi qualitativi in grado di sostenere le aspettative del mercato. In questa direzione va la decisione di Sainsbury’s in UK di promuovere il proprio living well index. Un programma di sostegno alle tematiche del vivere bene basato sulla misurazione di sei dimensioni vitali fondamentali. L’indice include il fattore delle relazioni sociali correlato alla qualità e quantità di relazioni attive, viene alimentato dalla condizione finanziaria, si compone inoltre di una parte relativa alla qualità delle relazioni personali, al monitoraggio della salute fisiAffrontare per le ca e psichica, fino aziende della produBreakdown of your score ad arrivare al calcozione e distribuziolo del proprio status ne le sfide che il National average Maximum score sociale e ambientamercato dei consule. Un profilo persomi alimentari pone, 30 nale completo declipresuppone la cono25 nato grazie a una scenza delle dinamichiara call to action che strutturali della 20 sul sito web del domanda. Se prenretailer in cui tutti i diamo l’Italia, sap15 fruitori sono chiapiamo che il tasso di 10 mati a calcolare il crescita della popoproprio livello di lazione e il numero 5 ben-essere. In caso di abitanti è rimasto di valori non soddisostanzialmente in0 Social Finances Relationships Health Lifestyle Environment sfacenti si avrà la variato negli ultimi Connections possibilità di con20 anni, stabilizzani i i i i i sultare facilmente i dosi a quota 60 milink utili alle pagine lioni. Rileviamo una e ai servizi di professionisti o organizzazioni speciadinamica della dimensione media dei nuclei familializzate nel miglioramento della condizione psico-fisiri in riduzione, con un numero di componenti medio ca. Il ben-essere, dunque, si conferma un connotato pari a 2,3 (nel 1995 era 2,7, fonte Istat). Siamo di complesso che sempre più orienta l’offerta di prodotfronte ad un mercato in cui aumenta l’aspettativa di to e la relativa comunicazione fuori e dentro il punto vita che oggi è pari a 85,1 anni per le donne e 80,6 vendita con l’obiettivo di ingaggiare, motivare e fideanni per gli uomini. Tutti fattori che impattano in lizzare il sempre più esigente cliente finale. maniera rilevante sul nostro business orientando il Contribution to Living Well Index score

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FRUITBOOKMAGAZINE

l N.27 l APRILE 2019

*direttore operativo SG Marketing

Tutti vocati al ben-essere L’esempio di Sainsbury’s



rapporti |

Marco Zanardi

Orchidea, Giacovelli e Giuliano ai vertici per fatturato in Puglia 36

PriceWaterhouseCoopers e l’Università di Bari hanno realizzato la classifica delle 200 più importanti aziende per fatturato in Puglia. Al vertice c’è un’azienda della distribuzione, Megamark. Nel settore ortofrutta le aziende sopra i 70 milioni di fatturato sono Orchidea Frutta, Giacovelli e Giuliano Salone degli affreschi dell’università di Bari gremito il 19 marzo per la presentazione del rapporto Top 200 Puglia, la ricerca sulle prime duecento aziende della regione, condotta dal dipartimento di Economia dell’Università di Bari ed elaborata da PriceWaterhouseCoopers. Spicca al primo posto nella classifica per fatturato il settore della distribuzione organizzata, con un fatturato totale delle imprese del settore pari a 4 miliardi di euro.

Guardando nel dettaglio la classifica, Megamark (associato Selex) con 939 milioni di euro fatturati nel 2017 (823 milioni nel 2016) è al primo posto in assoluto, Eurospin Puglia con 587 milioni di euro (534 milioni nel 2016) è al terzo posto, Cannillo (associato Despar Italia) segue al quarto posto con 585 milioni di euro (557 milioni nel 2016), Apulia Distribuzione (associato Auchan) è al quinto posto con 503 milioni di euro (479 milioni nel 2016), chiude Tatò Paride (nell’orbita Coop Italia) al nono posto con 333 milioni di euro (311 milioni nel 2016). Guardando invece al settore ortofrutta, scopriamo che nella Top 200 ci sono, nell’ordine, Orchidea Frutta al 52esimo posto con 80,5 milioni di euro di fatturato 2017, Giacovelli al 58esimo posto con 74,5 milioni, OP Giuliano al 60esimo posto con 73,7 milioni. C’è poi un salto al 143esimo posto con Di Palma Donato & Figli con 38 milioni, segue al 144esimo posto Extrafrutta con 37,7 milioni, chiude Futuragri Sca al 170esimo posto con 32 milioni.

LE 200 AZIENDE PUGLIESI TOP PER FATTURATO Rank Ragione sociale 2017

Ricavi delle vendite 2017 2016

1 - MEGAMARK Srl

938.686 823.414

14.808

3 - EUROSPIN PUGLIA Spa

586.789 533.519

41.569 33.906

4 - CANNILLO Srl

585.138 557.125

18.516 18.443

5 - APULIA DISTRIBUZIONE Srl 502.793 478.738 332.579 310.578 9 - TATÒ PARIDE Spa

19.219 20.646

EBITDA 2017 2016 4.324

Utile/Perdita 2017 2016

Totale attivo 2017 2016

Patrimonio netto 2017 2016

7.378

182.602 171.037

24.029

20.916

19.023 19.574

242.534 232.294

100.684

83.764

728

226.145 206.701

52.488

48.850

17.010 14.787

186.219 167.440

90.704

73.722

150.069 146.867

34.457

32.466

9.913 7.748

7.317

7.867

2.488

1.468

2.198

1.694

349

34

41.975

41.152

2.341

1.992

15.340 13.941

11.639

4.651

109.052

95.257

57.682

46.043

52 - ORCHIDEA FRUTTA Srl

80.515

74.273

56 - CARTON PACK Srl

78.032

75.030

58 - GIACOVELLI Srl

74.512

64.415

1.439

920

703

409

26.552

24.285

7.545

6.842

60 - OP GIULIANO Srl

73.656

65.379

3.402

2.475

576

71

41.997

35.082

3.952

3.375

143 - DI PALMA Donato&Figli Srl 38.006

27.577

2.791

1.473

992

360

14.380

13.814

3.128

2.588

144 - EXTRAFRUTTA Srl

37.752

35.048

1.064

1.361

201

179

16.908

14.447

3.604

1.402

170 - FUTURAGRI Sca

31.976

31.074

903

766

3

2

20.335

21.021

700

696

Fonte: Università di Bari e PriceWaterhouseCoopers FRUITBOOKMAGAZINE

l N.27 l APRILE 2019



lo studio |

Massimiliano Lollis

Grazie al fresco il supermercato vince su e-commerce e discount 38

Secondo una ricerca della società di consulenza Oliver Wyman, in Europa e in Usa, nonostante i notevoli investimenti dei discount e l’avanzata di Amazon, i supermercati tradizionali rimangono i preferiti dai consumatori. A spingere la scelta sulle insegne retail sono la qualità e la freschezza del prodotto fresco, ma anche l’assortimento e la presentazione all’interno del negozio. La qualità è ritenuta fondamentale dal 64 per cento dei consumatori Nonostante l’avanzata dei discount e di Amazon, i supermercati tradizionali continuano ad essere i preferiti dai consumatori grazie al reparto freschi, il loro punto di forza. A dirlo è il report “Campioni del fresco: come vincere la sfida del retail alimentare”, realizzato dalla società di consulenza globale Oliver Wyman. La ricerca - che si basa su un’indagine condotta su oltre 14 mila consumatori in 14 diversi Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e Stati Uniti mette in luce alcune dinamiche fondamentali nel retail a livello globale, riscontrabili anche nel nostro Paese. L’offerta di prodotti freschi viene considerata dallo studio come il principale fattore di successo nel retail alimentare: il 64 per cento degli italiani ritiene infatti che la qualità dei prodotti FRUITBOOKMAGAZINE

freschi sia il criterio più importante per la scelta del punto vendita, mentre il 69 per cento dei consumatori ritorna regolarmente nel negozio che reputano migliore per questa categoria di prodotti. Tutti elementi che contribuiscono al “mantenimento” della posizione dei supermercati che - nonostante la costante avanzata dei discount e i notevoli investimenti per valorizzare la loro offerta nei freschi - sembrano ancora in grado di reggere la competizione. Ma la freschezza non basta. è importante la qualità del prodotto, ritenuta fondamentale dal 64 per cento dei consumatori, ma anche l’assortimento e la presentazione all’interno del punto vendita. Come sottolinea la ricerca, in Italia più che altrove, i banchi serviti sono premiati dai consumatori rispetto al self-service: “La presenza di questi banchi - si legge nello studio - rappresenta un elemento fondamentale nella scelta del punto vendita per il 70 per cento dei consumatori”. Il che si traduce in maggiore soddisfazione dei clienti (+27 per cento) e aumento della spesa (+12 per cento). Si tratta di fattori che permettono alle insegne della Gdo di rimanere competitive anche nei confronti delle vendite online che, per quanto in crescita, soffrono ancora una certa ritrosia nei consumatori ad acquistare prodotti freschi con un click. Questa tendenza, riscontrabile in Italia ma anche in mercati più “maturi” da questo punto di vista, come Usa e Regno Unito, è facilmente comprensibile, poiché nessun servizio di e-commerce può competere con la Gdo, almeno per il momento, quando si tratta di offrire al cliente la possibilità di scegliere di persona i prodotti che intende mettere nel carrello. In sostanza, per la ricerca, i supermercati tradizionali devono qualificarsi come “campioni” del fresco. l N.27 l APRILE 2019



cronaca |

Eugenio Felice

Santini, accusati di estorsione i re delle banane di Bergamo 40

Forte di 42 celle di maturazione banane nel magazzino di Azzano San Paolo (Bg), la F.lli Santini Srl è tra i più grandi maturatori banane d’Italia, con un fatturato che nel 2017 ha raggiunto i 94 milioni di euro. L’azienda è presente anche nei Mercati all’ingrosso di Milano, Bergamo e Verona. Arrestati i titolari Alessandro e Carlo Santini con l’accusa pesantissima di estorsione aggravata dal metodo mafioso. La difesa: “Già processati per gli stessi fatti” Il suo core business sono le banane, con 42 celle di maturazione nello stabilimento di Azzano e 40 mila tonnellate di banane commercializzate ogni anno (come si può leggere dal sito web dell’azienda). Alle banane si sono affiancati negli anni altri prodotti, sia di importazione che italiani. F.lli Santini Srl è anche titolare di posteggi al Mercato all’ingrosso di Bergamo, Milano e Verona. A queste strutture si aggiungono un magazzino per le ciliegie a Montecchia di Crosara (Vr) e un centro di raccolta per il radicchio nel Trevigiano. Alle 4:00 di lunedì 11 marzo, i carabinieri del comando provinciale di Bergamo si sono recati al Mercato all’ingrosso di Bergamo e hanno messo agli arresti sia Carlo che Alessandro Santini, titolari della omonima azienda, con l’accusa pesantissima di estorsione aggravata con metodo mafioso. Sono stati arrestati insieme ad altre 17 persone tra le province di Bergamo, Brescia e Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia contro la ’ndrangheta, denominata “Papa” per il FRUITBOOKMAGAZINE

nome del protagonista principale della vicenda, Giuseppe Papaleo. Un’indagine scaturita da un incendio in una ditta di autotrasporti di Seriate, la P.P.B. di Antonio Settembrini. Era il 6 dicembre del 2015 e alle 3.30 di notte presero fuoco 14 automezzi pesanti. Un rogo, per gli inquirenti, organizzato da Papaleo, titolare di un’altra azienda di autotrasporti, la Mabero di Bolgare. L’obiettivo era ottenere il monopolio dei servizi da offrire alla SAB Ortofrutta di Telgate. Attraverso intercettazioni telefoniche, i carabinieri del ROS hanno quindi scoperto come la ’ndrangheta si occupasse con metodi mafiosi del recupero dei crediti per i fratelli Santini. Alessandro Santini, titolare con il fratello Carlo della Santini Srl, era già stato condannato per estorsione, in rito abbreviato, a 3 anni e 4 mesi di carcere nell’ambito dell’inchiesta maturata al Mercato ortofrutticolo di Firenze, i mercati generali della città. La vicenda era emersa nel novembre 2017 con cinque arresti e una decina di indagati in varie regioni da DDA e GICO delle Fiamme Gialle.

La difesa: “Vi ricordiamo che Alessandro Santini è stato processato dal Tribunale di Firenze per gli stessi fatti e condannato “solamente” per tentata estorsione, senza l’aggravante del metodo mafioso”. Questa in sintesi la difesa dell’azienda bergamasca. l N.27 l APRILE 2019



legislazione |

Eugenio Felice

Pratiche commerciali sleali: approvata la direttiva UE 42

Ci sono voluti 10 anni ma a metà aprile Bruxelles ha approvato ufficialmente la nuova Direttiva contro le pratiche commerciali sleali nella catena alimentare per garantire un trattamento equo ad agricoltori, produttori e consumatori europei. De Castro: “Ora auspico che gli Stati membri aggiungano alla lista dei comportamenti vietati anche le vendite sotto costo e le aste a doppio ribasso”. Pratica che ad esempio utilizza Eurospin per l’acquisto delle banane Il 17 aprile è stata firmata a Bruxelles la Direttiva Ue contro le pratiche sleali in agricoltura. Una vittoria per Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo e relatore della direttiva Ue, presente alla firma ufficiale sul nuovo provvedimento da parte del presidente del Parlamento europeo e del ministro per gli Affari europei della presidenza rumena. Il testo sarà immediatamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue e gli Stati membri dovranno recepirlo nei loro ordinamenti nazionali entro 24 mesi, quindi entro il 2021. “Abbiamo mantenuto la promessa fatta: dopo 10 anni di attesa - osserva De Castro in una nota siamo riusciti, in un tempo record, a mettere al FRUITBOOKMAGAZINE

Nell’immagine sotto abbiamo inserito un dettaglio della copertina del volantino di Esselunga a marzo 2019. A puro titolo di esempio. Precisiamo che il sottocosto non rientra nelle 16 pratiche sleali previste dalla Direttiva, ma potrà essere aggiunta dagli Stati membri.

bando le pratiche commerciali sleali nella catena alimentare per garantire un trattamento equo ad agricoltori, produttori e consumatori europei”. “Mi auguro che l’Italia - precisa l’europarlamentare - possa continuare a dimostrarsi capofila nella battaglia che siamo riusciti a vincere a livello europeo, recependo rapidamente la Direttiva, estendendo la protezione a tutti i produttori e aggiungendo alla lista di pratiche proibite anche le vendite sotto costo e le aste a doppio ribasso”. Che, sottolineiamo noi, non sono nella lista delle 16 pratiche commerciali sleali vietate dalla Direttiva. “Grazie al Parlamento Ue - prosegue De Castro - in appena 12 mesi abbiamo raddoppiato da 8 a 16 le pratiche sleali con la possibilità di estenderle ulteriormente a livello nazionale, protetto la quasi totalità degli agricoltori, delle cooperative e delle industrie alimentari dell’Ue, compresi i settori del floro-vivaismo e della mangimistica. Ma abbiamo anche difeso la confidenzialità di chi denuncia e introdotto l’obbligo per l’autorità di contrasto di porre fine a queste prassi, sanzionando i responsabili”. “L’Europa - conclude De Castro - ha dimostrato ancora una volta di saper battersi al fianco dei più deboli. Ora la palla passa ai parlamenti nazionali per i recepimenti nei singoli Stati membri”. l N.27 l APRILE 2019



analisi |

Marco Zanardi

Italia 7.ma nell’export di frutta Salvi: “Spagna corre, noi fermi” 44

L’Ismea ha stilato la classifica dei 15 maggiori esportatori mondiali di frutta fresca. Il ranking, riferito al 2017, decreta la leadership degli Usa con 4,73 miliardi di euro (+2,7 per cento sul 2016) per un volume di 3,3 milioni di tonnellate (+6,1 per cento sul 2016). L’Italia è solo settima con 2,85 miliardi di euro (+6 per cento sull’anno prima). “La Spagna corre, noi siamo fermi - ha dichiarato Marco Salvi di Fruitimprese occorre aprire nuovi mercati esteri” Con un giro d’affari di 2,85 miliardi di euro, nel 2017 l’Italia è stato il settimo esportatore mondiale di frutta fresca: la Germania, da sola, ha acquistato il 31 per cento dell’export tricolore. La classifica stilata da Ismea mette in fila i 15 maggiori esportatori mondiali di frutta fresca, ed è stata elaborata sulla base dei dati His-Gta. Il ranking, riferito all’anno 2017, decreta la leadership degli Usa con 4,73 miliardi di euro (+2,7 per cento sul 2016) per un volume di 3,3 milioni di tonnellate (+6,1 per cento sul 2016). La seconda posizione è occupata dall’Olanda che registra una crescita del 22,8 per cento in valore, raggiungendo i 4,67 miliardi di euro, e del 19,8 per cento in volume. Terzo posto per il Messico, che segna un giro d’affari record di 4,53 miliardi (+22 per cento) con 3,44 milioni di tonnellate (+3,3 per cento) spedite. La Spagna raggiunge la quarta posizione FRUITBOOKMAGAZINE

con 4,28 miliardi di euro. Se la classifica dell’Ismea fosse stata basata sui volumi, il Paese iberico sarebbe il secondo maggiore esportatore mondiale con 3,78 milioni di tonnellate (+5,9 per cento), dietro all’Ecuador, dominatore assoluto con 6,73 milioni di tonnellate (+6,6 per cento). “Gli ultimi dati sull’export ortofrutticolo riferiti al 2018 segnalano un’ulteriore perdita di competitività del nostro sistema ortofrutta e impongono un’accelerazione sul fronte dell’apertura di nuovi mercati”, ha dichiarato Marco Salvi, presidente nazionale di Fruitimprese. “Bisogna - ha aggiunto - lavorare sul tema dei dossier fitosanitari aperti che vanno chiusi al più presto, se vogliamo riguadagnare le tante posizioni perse sui mercati internazionali”.

ESPORTATORI MONDIALI DI FRUTTA FRESCA Ranking #1 #2 #3 #4 #5 #6 #7 #8 #9 # 10 # 11 # 12 # 13 # 14 # 15

Stati Uniti Paesi Bassi Messico Spagna Cile Cina Italia Ecuador Belgio Perù Nuova Zelanda Tailandia Sudafrica Francia Turchia

1.000 tonnellate 2016 3.116 2.498 3.330 3.574 2.439 2.481 2.809 6.319 2.157 916 905 1.118 1.332 1.138 1.116

2017 3.307 2.993 3.441 3.783 2.336 2.569 2.717 6.734 2.207 970 832 1.598 1.415 1.126 1.351

Var. % 6,1% 19,8% 3,3% 5,9% - 4,2% 3,6% - 3,3% 6,6% 2,3% 5,9% - 8,0% 42,9% 6,2% -1,0% 21,1%

Milioni di Euro 2016 4.608 3.807 3.707 4.145 3.415 3.075 2.689 2.569 1.997 1.552 1.678 992 1.270 1.257 1.104

2017 4.732 4.676 4.539 4.285 3.083 3.007 2.851 2.805 2.112 1.777 1.670 1.483 1.444 1.266 1.247

Var. % 2,7% 22,8% 22,4% 3,4% - 9,7% - 2,2% 6,0% 9,2% 5,7% 14,5% - 0,5% 49,5% 13,7% 0,7% 13,0%

Nel 2017, rispetto al 2016, negli scambi internazionali, è cresciuto molto il ruolo dei Paesi Bassi, Messico, Perù, Tailandia e Repubblica Sudafricana Fonte: ISMEA l N.27 l APRILE 2019



ingrosso |

Eugenio Felice

Commercio in crisi? A Verona chiudono 5 aziende storiche 46

Dai primi mesi del 2018 sono già cinque le aziende storicamente legate al Centro Agroalimentare di Verona che hanno chiuso (o sospeso) l’attività. Si tratta di Cover Frutta, Cofra, Sempreverde, Continental Fruit e dall’inizio di aprile Frutta Verona. Per il direttore di Veronamercato Paolo Merci è un segno dei tempi che cambiano. In compenso in Mercato è cresciuto il numero delle aziende specializzate nell’import, come Santini, Unifrutti e Foodinvest Molti produttori del Meridione dovevano ancora finire di smaltire le libagioni di capodanno, quando iniziò a circolare la voce che la saracinesca del posteggio di Milani & Fragor Group Spa all’interno del Centro Agroalimentare di Verona non veniva più alzata. Era il gennaio 2012 e la storica azienda scaligera chiudeva improvvisamente l’attività commerciale, andando in concordato preventivo con oltre 10 milioni di euro di debiti verso creditori e fornitori, mantenendo solo l’attività industriale con la Milani Foods tutt’ora operativa. Partiamo da questo fatto eclatante, che aveva scosso il settore non solo a livello locale, per dire che il periodo difficile, per l’attività commerciale a Verona (e nel resto d’Italia) parte da lontano e si intreccia con l’affermazione della grande distribuzione. FRUITBOOKMAGAZINE

Dall’inizio del 2018 sono diverse le aziende che hanno cessato l’attività nel Centro Agroalimentare di Verona, lasciando in diversi casi debiti da saldare verso fornitori - spesso altri operatori del Mercato e istituti di credito. Alcune sono peraltro aziende veronesi storicamente legate all’attività del commercio all’ingrosso. Come la Cover Frutta di Giovanni Gabrielli e Monica Bazzi che nel marzo dello scorso anno è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Verona, con un bilancio 2016 che parlava di una “gestione disastrosa”. Nello stesso anno ha cessato l’attività la Cofra mentre negli ultimi mesi è stata la volta di Continental Fruit, ora in concordato preventivo, e di Sempreverde, che lo scorso ottobre è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Verona. Sempreverde peraltro faceva capo a Giuseppe Giomaro, già presidente di Fedagro Verona e membro del cda della stessa Veronamercato. L’ultima a lasciare abbassata la saracinesca, dai primi giorni di aprile, è Frutta Verona. “Va detto che ad oggi Frutta Verona ha sospeso l’attività in Mercato ma non ci è ancora stata data la disdetta”, ci ha dichiarato Paolo Merci, che dall’ottobre del 1998 è il direttore di Veronamercato. “L’azienda esiste ancora - precisa - e probabilmente sta cercando soluzioni per il prosieguo dell’attività. è sempre un dispiacere, dal punto di vista umano e professionale, vedere che aziende del genere, storicamente legate al Mercato e alla città di Verona, debbano chiudere l’attività. Il periodo è difficile, non solo per chi opera nel nostro settore: il mercato è cambiato e non tutti hanno avuto la capacità di rinnovarsi e tenere il passo. A Veronamercato non abbiamo comunque posteggi vacanti, per ogni azienda che ha lasciato c’è n’è stata un’altra che ha preso il suo posto”. l N.27 l APRILE 2019



soluzioni |

Giovanni Turrino

Agrypack Green, imballaggi a prova di sostenibilità 48

Agrypack nasce a Verona nel 1992 per fornire alle aziende del settore ortofrutticolo soluzioni nell’ambito degli imballaggi, con un occhio attento a quanto di meglio è in grado di offrire il mercato. L’ultima novità dell’azienda guidata da Simone Turrini è la linea “Green” dedicata a packaging innovativi e plastic free, come i vassoi in cartoncino flowpaccati con film in Pla o in cellophane biobegradabile, o i vassoi con fascetta in carta riciclabile e compostabile L’azienda nasce a Verona nel 1992 su iniziativa di Efrem Turrini per soddisfare le esigenze delle aziende che operano nel settore ortofrutticolo, in particolare per quanto attiene ai materiali di confezionamento, fin da subito con un’attenzione particolare al rispetto dell’ambiente. Con il passare degli anni è entrata in azienda la seconda generazione, costituita da Simone e Fabio, e sono state strette importanti collaborazioni con aziende del calibro di International Paper e Carton Pack. “Collaborare con i clienti per noi significa selezionare e fornire le migliori soluzioni, in termini di prezzi, materiali e prestazio-

FRUITBOOKMAGAZINE

ni, che si possono trovare sul mercato, andando ad anticipare ove possibile le richieste dei consumatori”, ci spiega Simone Turrini. Tra le novità dell’azienda scaligera c’è la linea “Green”, che va a focalizzarsi sui packaging più innovativi e sostenibili. Una linea che con il passare del tempo andrà ad arricchirsi sempre di più. Ci sono ad esempio le vaschette e i contenitori in cartoncino o in carta erba (carta riciclata e 40 per cento di erba) biodegradabile al 100 per

cento. Gli stessi materiali, con certificazione FSC, possono essere utilizzati anche per gli alveoli. Inoltre questi contenitori possono essere stampati in digitale (che si traduce in alta risoluzione grafica e nella possibilità di fare anche piccole tirature) ed essere flowpaccati con film biodegradabili in Pla o in cellophane biodegradabile (foto a lato) così da avere un contenitore totalmente plastc free. Tra le novità più rilevanti della linea “Green”, già in assortimento in alcuni primari gruppi distributivi europei, ci sono poi le vaschette in cartoncino con una fascetta in carta riciclabile e compostabile, certificata FSC (foto sopra). Sulla fascetta, che fa anche da sigillo di garanzia, si possono stampare direttamente tutti i dati variabili, come numero di lotto, data e codice a barre. Agrypack è in grado di fornire le vaschette personalizzate e la macchina che applica le fascette grazie alla recente partnership con l’azienda Twins For Service di Gemonio (Va). l N.27 l APRILE 2019



frontiere |

Massimiliano Lollis

OGarden Smart, la serra “a ruota” arriva in salotto 50

Coltivare verdure in città da oggi è possibile grazie a OGarden Smart, una piccola serra domestica illuminata a led e pensata per coltivare facilmente verdure, piccoli ortaggi ed erbe aromatiche nel salotto di casa. Nato in Quebec nel 2016 e sviluppato grazie al crowdfunding, OGarden Smart si propone di permettere a chiunque di diventare un coltivatore high-tech e di poter consumare verdura freschissima a “centimetro zero” Per chi vive in città coltivare un orto può essere molto difficile, se non impossibile. Dal Quebec (Canada), arriva però OGarden Smart: la soluzione tecnologica che nasce con l’intento di creare un mondo più salutare, ecologico e responsabile dando a chiunque la possibilità di coltivare facilmente verdure e piccoli ortaggi nel proprio salotto di casa. OGarden Smart è composto da una piccola serra - ospitata nella parte inferiore del mobile - e da una sorta di ruota luminosa nella parte superiore, dotata di lampade led per assicurare alle piantine tutta la luce di cui hanno bisogno per crescere. Il funzionamento è molto semplice: inizialmente è necessario inserire nella parte inferiore della struttura i semi delle varietà preferite, che FRUITBOOKMAGAZINE

possono essere scelti da un’ampia gamma di piante ed erbe aromatiche come timo e basilico, ma anche pomodorini a grappolo e perfino banane. Dopo tre settimane di maturazione, i semi possono essere trasferiti nella ruota luminosa, dove le piantine inizieranno a svilupparsi appieno e a dare i loro frutti pronti da gustare. La piccola serra domestica necessita di poca manutenzione - richiede solamente di ricaricare l’acqua una volta esaurita, ovvero quando si attiva il relativo segnale acustico - e permette di risparmiare sulla spesa, con il vantaggio non trascurabile di sapere esattamente da dove proviene ciò che ci si trova nel piatto. Come si può leggere sul sito di OGarden, la missione della start-up canadese è quella di dare vita a un impatto ecologico virtuoso e positivo sull’ambiente, portando allo stesso tempo maggiore autonomia alle persone, che possono così portare in tavola il loro raccolto anche nei casi in cui è impossibile disporre di un vero e proprio orto. OGarden Smart è in vendita a poco più di 1.000 dollari e permette di coltivare contemporaneamente circa 90 piante diverse. Il progetto nasce nel 2016, quando Pierre Nibart e Pierre-Etienne Bourget, due ragazzi del Quebec, decidono di proporre il loro OGarden Smart su una piattaforma di crowdfunding: il progetto riceve centinaia di donazioni fino a raggiungere la cifra di 110 mila dollari in soli 30 giorni. La cifra ha permesso ai due di lanciare la start-up che sta conquistando sempre più aspiranti coltivatori high-tech. l N.27 l APRILE 2019



consumi |

Giovanni Turrino

Italiani primi in Europa per consumo di frutta Nel 2017, circa una persona su quattro (27 per cento) ha mangiato frutta almeno due volte al giorno, secondo un sondaggio condotto sulla popolazione dell’Unione Europea. Il 37 per cento della popolazione ha mangiato frutta una volta al giorno e il restante 36 per cento ha consumato frutta meno frequentemente o per niente, durante una settimana tipo. L’Italia è in testa alla classifica per assunzione giornaliera di frutta (85 per cento della popolazione)

Rispetto al consumo di frutta, una proporzione leggermente più ridotta (23 per cento) della popolazione dell’Unione Europea ha consumato verdure almeno due volte al giorno e una percentuale leggermente superiore (40 per cento) le ha mangiate una volta al giorno. Tra gli Stati membri, l’Italia risulta prima per assunzione giornaliera di frutta (85 per cento della popolazione). In fondo alla classifica e sotto il 40 per cento si trovano Lettonia, Bulgaria e Lituania. Per quanto riguarda il consumo di verdure negli Stati membri, Irlanda e Belgio hanno registrato la percentuale più alta di assunzione quotidiana di verdure (entrambe con l’84 per cento). A seguire, l’Italia con l’80 per cento. In fondo alla classifica si trovano Lettonia, Romania e Ungheria.

Consumo giornaliero di verdura in EU, 2017 (% della popolazione)

Ungheria

Romania

Lettonia

45 45 44 44 41 41 30 30 Lituania

Malta

Slovacchia

Croazia

Germania

Austria

Cipro

Spagna

Finlandia

Slovenia

Francia

Svezia

Lussemburgo

Portogallo

ITALIA

Belgio

Irlanda

0

Paesi Bassi

20

Danimarca

(EU 28)

40

80 76 74 72 71 71 67 65 64 64 61 60 59 59 56 54 54 52 51

Bulgaria

84 84

Grecia

60

Polonia

80

Consumo giornaliero di frutta in EU, 2017 (% della popolazione)

FRUITBOOKMAGAZINE

Lettonia

Bulgaria

Lituania

Ungheria

Romania

46 42 40 37 37 35 Croazia

Grecia

Slovacchia

Finlandia

Danimarca

Paesi Bassi

Polonia

Svezia

Austria

Cipro

Slovenia

Malta

Lussemburgo

Irlanda

Spagna

Portogallo

0

Germania

20

Francia

40

Belgio

60

85 81 77 74 72 70 69 69 64 64 62 61 61 61 58 58 55 54 53 51 (EU 28)

80

ITALIA

52

Unione Europea (EU 20): stima EUROSTAT l N.27 l APRILE 2019



mercati

frutta estiva |

Carlotta Benini

Granfrutta Zani, estate alle porte. Bucella: “Ottimismo” 54

La campagna di pesche e nettarine di Granfrutta Zani, storica OP del ravennate, è iniziata ad aprile con il prodotto di origine spagnola. A metà maggio arrivano sui banchi della Gdo, italiana ed estera, le albicocche, poi a fine mese pesche e nettarine di Campania e Basilicata, seguiranno le produzioni emiliano romagnole. “Ogni anno facciamo un grande lavoro di rinnovamento varietale”, rivela Raffaele Bucella, responsabile commerciale Italia L’ottimismo per la nuova stagione estiva alle porte arriva a scalzare alcune delusioni della campagna invernale da poco conclusa, in casa Granfrutta Zani. La storica OP di Granarolo Faentino (Ravenna), che conta oltre 600 soci nelle zone più vocate d’Italia, un fatturato che supera i 100 milioni e oltre un milione di quintali di prodotto venduto ogni anno in Gdo (il 60 per cento in Italia e il 40 per cento all’estero), ha chiuso una campagna invernale fra luci e ombre. “Per le mele e le pere non è stata un’annata positiva”, rivela Raffaele Bucella, responsabile commerciale Italia di Granfrutta Zani. Anche il kiwi Hayward non ha portato risultati soddisfacenti; sono state positive invece le performance dei club di prodotto, come il kiwi Dorì, o la mela Pink Lady. Venendo alla frutta estiFRUITBOOKMAGAZINE

va, la nuova campagna è alle porte. “La Germania è il primo mercato straniero di riferimento - spiega Bucella - poi ci sono Norvegia, Svizzera, Austria, Paesi dell’Est Europa e Inghilterra, anche se su quest’ultimo mercato, con la Brexit, vige un grande punto interrogativo”. La frutta estiva di qualità superiore viene commercializzata con il marchio Solatia, il brand premium di Granfrutta Zani. La campagna di pesche e nettarine è iniziata già ad aprile con il prodotto di importazione (Spagna), per ampliare il calendario commerciale in attesa che arrivino sui banchi, tra fine maggio e i primi di giugno, le produzioni precoci di Campania e Basilicata. Il grosso della produzione è quello dell’areale emiliano romagnolo, che normalmente arriva sul mercato due o tre settimane dopo il prodotto del sud. La produzione annuale di pesche di Granfrutta Zani si aggira intorno alle 7-8 mila tonnellate, mentre con le nettarine si va dalle 16 alle 20 mila tonnellate. Questo comparto ha visto negli ultimi anni un calo produttivo del 10-15 per cento, per via degli espianti effettuati dai produttori scoraggiati dal poco reddito. “Tuttavia il fenomeno, fra i nostri soci, è stato più contenuto”, assicura Bucella. Anche la campagna delle albicocche si apre con il prodotto precoce del sud, in raccolta dal 15 maggio. Granfrutta Zani è tra i leader nazionali di questo comparto, con una produzione annuale che sfiora le 9 mila tonnellate. Infine ci sono le susine, un comparto su cui l’azienda di Granarolo Faentino ha scommesso negli ultimi anni, partecipando al progetto Metis. “Il successo di questo prodotto, che ha conquistato la Gdo, deriva dal fatto che siamo riusciti a dare al consumatore un prodotto omogeneo, con qualità e grado zuccherino costanti nel tempo”. l N.27 l APRILE 2019



il prodotto |

Giovanni Turrino

Pedon, nuova linea I Pronti e nuovo progetto di marca 56

Pedon cresce e si rinnova guardando al futuro. Il nuovo progetto di marca ha l’ambizioso scopo di rendere Pedon il brand di riferimento di legumi, cereali e semi, offrendo al consumatore un modo di reinterpretare, rivedere e ricollocare nelle abitudini alimentari di ogni giorno questi prodotti. Il progetto di marca debutta con la linea I Pronti: cereali e legumi cotti a vapore senza conservanti, già pronti da gustare, perfetti per lo stile di vita contemporaneo Pedon si rivolge a un target che sta via via assumendo un ruolo di maggior peso nella società, i flexitariani, consumatori consapevoli che seguono una dieta mediterranea evoluta, prediligendo le soluzioni vegetali. L’obiettivo è soddisfare questa nuova categoria e avvicinare sempre più consumatori a questi alimenti, grazie ai tre punti cardine che caratterizzano la marca: l’esperienza sul campo, che qualifica Pedon come attento conoscitore e selezionatore delle materie prime; l’innovazione creativa, ovvero la capacità di saper trasformare prodotti tradizionali in moderni e originali; infine, il gusto del benessere, che significa valorizzare legumi, cereali e semi come il “buono che fa bene” attraverso un percorso educational su modalità e possibilità di preparazione e ricettazione. Questo progetto di marca, dunque, è di ampio respiro e parte da un’immagine completamente rinnovata. L’essenza di Pedon è racchiusa nel nuovo logo, il cui colore rosso richiama l’attenzione con una tonalità fresca e brillante, per guardare al futuro senza dimenticare la propria storia. La forma, morbida e rassicurante, rimanda alla vicinanza ai consumatoFRUITBOOKMAGAZINE

ri, mentre le linee curve del carattere esprimono l’anima giovane ed estroversa del brand, il cui core business è esplicitato nei tre simboli che completano il segno grafico, ognuno dei quali richiama un legume, un cereale e un seme. Il progetto di marca debutta con la linea “I Pronti”, che rappresenta al meglio l’anima di Pedon e il mix tra qualità e servizio. Si tratta di cereali e legumi cotti a vapore senza conservanti, già pronti da gustare, perfetti per lo stile di vita contemporaneo. Una gamma di 12 referenze suddivise in 3 linee per tutte le occasioni di consumo: Mix di legumi e cereali, Legumi, Cereali. Prodotti diversi e per tutti i gusti, ma con benefit comuni: sono versatili (per un consumo caldo o freddo), facilmente fruibili (confezioni apri e gusta senza bisogno di scolare, microondabili, facili da trasportare e da conservare a temperatura ambiente), sono buoni e sani (cotti al vapore con un filo di olio extravergine di oliva e senza conservanti). La linea “I Pronti” propone interessanti new entry: la novità assoluta è rappresentata dai Mix di legumi

e cereali, fantasiose combinazioni per piatti unici pronti da gustare, proposti in una linea di tre referenze inedite: Sorgo e Ceci con semi di zucca, un mix senza glutine, perfetto per celiaci perché certificato dalla Spiga Barrata; Ceci e Farro integrale e, infine, Lenticchie e Cereali antichi. Per quanto riguarda la linea Legumi, le novità sono due: i Cannellini e il Misto Legumi. I cereali confermano le tre referenze già conosciute: Farro, Bulgur e Quinoa, 7 Cereali. l N.27 l APRILE 2019



neuronews |

Matteo Sgaravato*

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Le rassegne fieristiche sono appuntamenti obbligatori per le imprese che desiderano comunicare e comunicarsi. E chi sostiene che in fiera “l’importante è esserci”, sottovaluta almeno due aspetti: quello visivo e quello sensoriale. Il visitatore odierno cerca un’esperienza interattiva e coinvolgente, che tenga conto dei suoi reali bisogni e che stimoli la sua curiosità. La chiave? Puntare sulla multimedialità, con una call-to-action “fuori dagli schemi” Nel mondo dell’ortofrutta, la struttura espositiva delle manifestazioni ruota attorno alla presenza fisica del prodotto, valorizzato nelle sue principali proprietà organolettiche - profumi e sapori in primis. Non bisogna dimenticare infatti che anche in ambito fieristico, così come in ogni fase del processo di acquisto (funnel), le emozioni e i ricordi giocano un ruolo determinante. Un allestimento impostato su base neuro-cognitiva permette dunque di stimolare nello spettatore il desiderio di voler “saperne di più”, grazie anche alla presenza di strumenti interattivi generatori di alti livelli di engagement. L’elemento di base su cui impostare il progetto dev’essere l’esperienza umana (o più generalmente FRUITBOOKMAGAZINE

human touch). Uno stand efficiente risponde infatti a precise esigenze di comfort psico-fisico non solo dei visitatori, ma anche degli espositori e dei buyer. Strumenti quali i dispositivi mobili di rilevamento, come lo skin conductance shimmer bracelet o l’eyetracker, permettono di misurare i parametri fisiologici e di arousal emotivo dei partecipanti, e quindi l’andamento dell’exhibitor experience. è solo raccogliendo e interpretando i feedback lasciati da tutti gli attori presenti alla manifestazione che si possono individuare, conoscere e soddisfare le aspettative ed effettive necessità di ciascun partecipante. Una volta raccolti i dati, si passa allo step successivo di analisi qualitativa dei processi decisionali. Giunti a questo punto, gli aspetti da tenere in considerazione riguardano la scelta dei materiali e l’intensità delle luci, troppo spesso sottovalutate. Sulla base del messaggio che si intende comunicare, la presenza in fiera passa quindi da essere una mera presenza fisica a un riconoscimento di valori legati al brand. Affidare l’intero progetto agli allestitori può forse soddisfare esigenze meramente estetiche, ma non terrebbe conto dei fattori emotivi che animano lo spettatore in visita e l’azienda espositrice. In ambito agroalimentare, puntare ad un’esperienza smart e in linea con le tendenze di mercato - caratterizzate ad esempio da una crescente sensibilizzazione in termini di packaging ed eco-sostenibilità - si confermerebbe pertanto una scelta vincente non solo in termini espositivi ma anche reputazionali. l N.27 l APRILE 2019

*amm. delegato Sgaravato Srl

Neuroscienze e fiere: quando uno stand “bello” non basta



aziende |

Eugenio Felice

Pio Del Prete, nuova sede per lo specialista di aglio e cipolle 60

C’è un’azienda in Italia che ha avuto per prima l’intuizione di portare l’aglio nero nel nostro Paese. È la Pio Del Prete, che alla grande specializzazione su aglio e cipolle ha aggiunto in anni più recenti quella su scalogno, carote e noci fresche. Per meglio rispondere alle crescenti ed esigenti richieste della grande distribuzione italiana, l’azienda ha spostato la sede da Orta di Atella a Carinaro (Ce), in una struttura tutta nuova e in posizione strategica Era l’estate del 2016 quando Pio del Prete, azienda campana giunta alla terza generazione, storicamente legata a prodotti come aglio e cipolle, iniziò a proporre ai propri clienti, per prima in Italia, l’aglio nero, importato da un’azienda partner spagnola e confezionato nel proprio stabilimento di Orta di Atella - siamo in provincia di Caserta - dentro una scatolina nera che contiene anche un opuscolo che spiega il prodotto - descritto come la nuova ossessione gourmet - e descrive una ricetta. “Una scommessa che ci sta dando soddisfazione”, ci spiegano Pio e Salvatore Del Prete, rispettivamente figlio e nipote di Salvatore Del Prete che, nel 1950, diede inizio all’attività di lavorazione e commercializzazione dell’aglio. “L’aglio nero è un prodotto di nicchia, che piace soprattutto alla ristorazione, ma che ha riscontri crescenti anche in GDO. Per questo articolo abbiamo clienti dal sud al nord Italia”.

FRUITBOOKMAGAZINE

L’azienda negli anni ha maturato una grandissima esperienza non solo sull’aglio ma anche su cipolle, scalogno, carote e noci fresche, sviluppando un’attenzione spiccata per le nicchie legate ai territori. è il caso ad esempio della Cipolla Ramata di Montoro IGP, raccolta tra Avellino e Salerno, oppure dell’aglio della Valle Ufita, nel Beneventano, che viene intrecciato a mano. Come a mano viene intrecciato l’aglio rosso di Nubia (Trapani), che ha il primato mondiale quanto a contenuto di allicina, responsabile del caratteristico odore dell’aglio nonché delle sue virtù come antibiotico naturale.

“L’aglio è disponibile tutto l’anno - precisano Pio e Salvatore Del Prete - al prodotto di origine nazionale si affianca quello di importazione, abbiamo tutte le tipologie, sia convenzionali che biologiche, per soddisfare le diverse esigenze della clientela in termini di origine, prezzo e qualità, garantendo, con analisi miltiresiduali su ogni lotto, anche la totale sicurezza alimentare dei prodotti”. E per rispondere al meglio alle richieste attuali e future del mercato, la sede dell’azienda è stata spostata da Orta di Atella a Carinaro, in una zona d’elite e in posizione logistica strategica, dove peraltro si trovano le piattaforme di molti gruppi distributivi. Il nuovo magazzino è dotato delle ultime tecnologie per la conservazione, la lavorazione e il confezionamento dei prodotti e insiste su un’area di 5 mila mq. l N.27 l APRILE 2019



ambiente |

Eugenio Felice

Ecoplastica, modello virtuoso di economia circolare 62

L’azienda di Castel San Giorgio (Sa) specializzata in cassette per ortofrutta “usa e recupera” rappresenta da quasi vent’anni un esempio di “closed loop” nel settore dell’economia circolare, un meccanismo che consente di riutilizzare la materia prima seconda (MPS) derivante dai residui produttivi recuperati direttamente negli stabilimenti. Un sistema che garantisce il massimo dell’igiene, grazie al processo di rigenerazione, e che piace anche alla GDO I consumatori di tutto il mondo hanno una sempre maggiore attenzione al tema della sostenibilità, in particolare quando è il momento di fare la spesa. Per questo da almeno un anno a questa parte gli attori della filiera, dalla produzione alla distribuzione, stanno cercando soluzioni che siano attente all’ambiente ma allo stesso tempo performanti ed economicamente sostenibili. Ecoplastica è attiva dal 2003 nella produzione di imballaggi “usa e recupera” per ortofrutta e costituisce un esempio virtuoso di “closed loop” nel settore dell’economia circolare. Nello stabilimento di Castel San Giorgio arrivano ogni giorno camion carichi di gra-nuli di plastica o di cassette pressate in balle, che diventano materia prima seconda per la generazione di nuo-ve cassette per ortofrutFRUITBOOKMAGAZINE

ta, che a loro volta saranno poi riciclate. Un sistema circolare di cui si è parlato anche a Roma il 17 aprile in occasione del convegno “Chiudere il cerchio. L’econo-mia circolare nella filiera distributiva dell’ortofrutta”, organizzato da Conip, Consorzio Nazionale Im-ballaggi in Plastica, in occasione del suo ventennale. Una filiera fatta di aziende efficienti che recupera e riutilizza come materia prima seconda più del 70 per cento delle cassette immesse sul mercato, “industrializzando” il fine vita delle cassette e trasformando quindi il rifiuto in risorsa. Il successo si basa su uno stretto rapporto tra gli attori del circuito: produttori, utilizzatori, raccoglitori, riciclatori. Gli utilizzatori sono agricoltori, commercianti e distributori che dopo l’utilizzo delle casse lasciano che gli imballaggi siano ritirati e conferiti nelle piattaforme qualificate. I raccoglitori hanno un ruolo centrale nel sistema: attuano presso gli utilizzatori la raccolta dedicata garantendone la rintracciabilità e la qualità. Il rifiuto diventa dunque una risorsa e viene avviato al processo di lavorazione: prima la macinazione che elimina impurità e polveri, successivamente è raccolto in silos e, poi, inviato a un impianto che avvia l’estrusione per generare le nuove cassette, usando dei forni a temperature di 200-250 gradi che eliminano ogni rischio di contaminazione batteriologica, dando ai manufatti il massimo delle garanzie igieniche. Il modello ha stimolato l’innovazione nella progettazione con cassette sempre più leggere e più capaci di comunicare. Un modello che piace anche alla grande distribuzione, tanto che da diversi anni Ecoplastica collabora con uno dei principali attori retail del centro sud Italia, che ha scelto, così, di essere protagonista dell’economia circolare. l N.27 l APRILE 2019



il libro |

Giancarlo Sbressa

Il lato oscuro della Gdo spiegato al grande pubblico 64

Il re è nudo. Come se non fosse già un periodo storico abbastanza difficile per la distribuzione moderna italiana, che si muove come un pachiderma in un mondo iperconnesso che corre sempre più velocemente, si aggiunge da alcuni anni l’attenzione mediatica sulle dinamiche a volte discutubili che regolano i rapporti con i fornitori. E “Il grande carrello” di Stefano Liberti e Fabio Ciconte certamente non aiuterà la Gdo a migliorare il suo livello di reputazione Più che una recensione, che faremo on line, ci limitiamo in questa sede a riportare un botta e risposta avvenuto su LinkedIn all’inizio di aprile. La reazione. Giorgio Santambrogio, presidente di ADM e amministratore delegato di VéGé, ha commentato: “è un periodo storico in cui assistiamo all’evoluzione del detto “Piove, Governo ladro” in quello “Piove: è colpa della Grande Distribuzione che è malvagia e sfrutta tutti”. In primis, è opportuno ribadire che la mia non è una battaglia di retroguardia e nemmeno un rantolo di vittimismo. La DMO è divenuta un settore strategico per il sistema Italia, dà lavoro a milioni di persone a tempo indeterminato, soprattutto donne, giovani e molta occupazione nel sud. Non delocalizza e, con la marca del distributore (MDD), permette a decine di migliaia di PMI industriali di avere una programmazione produttiva decennale. Paga le tasse sul territorio italiano e consente a milioni di clienti, ogni giorno e nel tempo, di avere assortimenti illimitati di prodotti garantiti nella filiera, di qualità e a prezzi il più conveniente possibile. Detto questo, la moda è quella di generalizzare. Se un solo discount utilizza l’asta al doppio ribasso con l’agricoltura è inopportuna l’accusa che l’intero retail italiano uccide l’agricoltura o favorisce finanche il caporalato. Forse, approfondendo, si saFRUITBOOKMAGAZINE

rebbe scoperto che tutta ADM ha firmato un protocollo con il MISE, impegnandosi a non fare tale pratica e non la fa. Stefano, Fabio: apprezzo le vostre battaglie, ma questa volta il pamphlet è scorretto”. La risposta. Stefano Liberti, autore del volume con Fabio Ciconte, ha risposto: “Ciao Giorgio, non mi pare che generalizziamo. Quando parlia- “Il grande carrello”, Stefano Liberti e Fabio Ciconte, 136 mo di aste al doppio pag., Editori Laterza, 15,00€ ribasso diciamo che le fa solo Eurospin. Poi descriviamo le altre pratiche messe in atto dalla GDO che i fornitori definiscono vessatorie. Se su questo abbiamo scritto cose che non condividi e ti sembrano scorrette, ti prego di farcelo notare. Detto questo, credo che una posizione vittimistica da parte della GDO non sia un atteggiamento costruttivo. Se gran parte dei fornitori agricoli e molti industriali di questo Paese si lamentano del loro scarso potere contrattuale di fronte alle insegne della GDO, mi sembrerebbe giusto ascoltare le loro lamentele e cercare di ragionare in una vera ottica di filiera. La GDO in Italia ha avuto un ruolo nel democratizzare i consumi, è vero, ma ha anche una responsabilità enorme nel processo di svalorizzazione del cibo condotto negli ultimi anni con le scandalose campagne promozionali e con il sottocosto. Una GDO sana dovrebbe guidare la battaglia culturale tesa a restituire valore al cibo e ridare respiro a una filiera che boccheggia. Negare questi aspetti mi sembra, consentimi di dirlo, un atteggiamento miope”. l N.27 l APRILE 2019



packaging |

Marco Zanardi

Blitzmatic+, la soluzione plug & play per il packaging green 66

Era stata tra le più interessanti novità presentate a Interpoma 2018. A Fruit Logistica è stata svelata la versione definitiva di Blitzmatic+, la macchina coperchiatrice completamente automatica dell’azienda altoatesina Frutmac, per vassoi 100 per cento in cartone o carta erba. Una soluzione plastic free che va incontro alle richieste del consumatore finale e della distribuzione. Sthephan Christoph: “Una soluzione sostenibile e altamente comunicativa” Il consumatore finale è sempre più attento a quello che acquista. I continui video sulle isole di plastica e sugli impatti devastanti che questo materiale sta avendo sulla fauna marina, spingono i consumatori a preferire ogni giorno di più soluzioni di imballaggio monomateriali e possibilmente plastic free.

Per rispondere a questo bisogno, cui è particolarmente attenta anche la grande distribuzione sia nazionale che estera, la Frutmac ha presentato prima a Interpoma lo scorso novembre come progetto, poi a Fruit Logistica nel mese di febbraio nella sua versione definitiva, la Blitzmatic+, una macchina coperFRUITBOOKMAGAZINE

chiatrice completamente automatica per vassoi monomateriale e biodegradabili, perché al posto del classico film che avvolge le confezioni di mele o altri frutti, applica un coperchio in cartone o carta erba. “L’obiettivo che ci eravamo prefissati era di offrire una soluzione di confezionamento per frutta e verdura con relativa macchinabilità utilizzando esclusivamente monomateriale riciclabile e biodegradabile al 100 per cento”, ci spiega Stephan Christoph, managing director e ceo di questa affermata azienda altoatesina con sede a Nalles (Bz), presente sul mercato da oltre 50 anni con le sue soluzioni per l’imballaggio. “La soluzione che abbiamo sviluppato - aggiunge Christoph - si integra senza “trami” nelle linee di confezionamento già esistenti all’interno delle centrali ortofrutticole. è una soluzione plug & play, per cui l’operatore in base agli ordini decide se attivare la Blitzmatic+ per avere in modo automatico l’applicazione di un coperchio in cartone o in carta erba sul vassoio dello stesso materiale, con una velocità di 45 pezzi al minuto”. L’applicazione del coperchio è flessibile, adeguandosi alle dimensioni della frutta o verdura. La macchina, inoltre, è compatibile con sistemi di dosaggio e riempimento preesistenti, tipo Jollypack. “è una risposta - conclude Christoph - in termini di materiali e macchinabilità in linea con le esigenze del moderno retail, senza trascurare gli aspetti di comunicazione e marketing grazie alle ampie possibilità di personalizzazione sia di forma che di design del coperchio”. Per chi avesse esigenze meno sofisticate, Frutmac ha sviluppato la macchina Blitzmatic (senza il +), adatta a processi di confezionamento più semplici e semiautomatici, con un filling semiautomatico dei vassoi: in questo caso non viene messo un coperchio su un vassoio, ma viene utilizzato un vassoio che ha delle ali che poi vengono chiuse con una tecnologia a incastro. l N.27 l APRILE 2019



frammenti |

Carlotta Benini

Orange fiber, il tessuto da scarti di arance nella collezione H&M 68

Il brand di moda svedese lancia Conscious Exclusive 2019, nuova linea di abbigliamento e calzature realizzata con fibre 100% naturali ed ecosostenibili, derivate da scarti ortofrutticoli e da altri vegetali. Si tratta di Piñatex, un’alternativa naturale alla pelle proveniente dalle foglie di ananas, di Bloom, una schiuma vegetale estratta dalle alghe, e di Orange Fiber, il tessuto “vitaminico” realizzato con gli scarti della lavorazione industriale delle arance Una linea di abbigliamento e calzature “fruttata”, vegan ed eco-sostenibile, che promette di diventare tendenza. Si chiama Conscious Exclusive 2019 ed è la nuova capsule collection di H&M, che ha scelto per confezionare i suoi capi anche i tessuti della startup italiana Orange Fiber. Nata a Catania circa otto anni fa da un’idea di Adriana Santanocito ed Enrica Arena, questa innovativa realtà imprenditoriale utilizza gli scarti della lavorazione industriale delle arance per produrre tessuti eco-sostenibili e ipertecnologici, da cui nascono abiti “vitaminici” che rilasciano sulla pelle i loro principi attivi.

FRUITBOOKMAGAZINE

“Creiamo tessuti di alta qualità per il comparto moda-lusso utilizzando le centinaia di migliaia di tonnellate di sottoprodotto che l’industria di trasformazione agrumicola produce ogni anno e che altrimenti andrebbero smaltite, con dei costi per l’industria del succo di agrumi e per l’ambiente”, sottolineano le due imprenditrici sul sito di Orange Fiber. In sostanza dagli scarti delle arance, ossia tutto quello che resta dopo la spremitura e la trasforma-

zione, viene estratta la cellulosa atta alla filatura. Attraverso un processo produttivo brevettato che fa ricorso alle nanotecnologie, l’olio essenziale degli agrumi viene invece incapsulato e fissato sui tessuti. Da qui, ha inizio un processo di rottura delle microcapsule presenti nel tessuto, in modo automatico e graduale, che comporta il rilascio delle vitamine sulla pelle così di avere un capo non solo bello, ma funzionale al benessere del consumatore. Nel frattempo ad aprile 2017 i tessuti di Orange Fiber sono stati scelti da Salvatore Ferragamo per un’esclusiva collezione di moda lanciata in occasione del 47esimo Earth Day. Ora anche H&M ha scelto di sposare la causa della startup siciliana, che a novembre scorso ha lanciato una campagna di equity crowdfunding per ottimizzare il processo di produzione industriale e aumentare la capacità produttiva, per soddisfare le numerose richieste da parte dei brand di moda, aprendosi anche a nuovi soci. l N.27 l APRILE 2019



mens sana |

Alice Gelmetti (dietista)

Frutta a fine pasto o lontano dai pasti? Facciamo chiarezza 70

Molti sono i miti alimentari legati alla frutta. Alcuni li abbiamo già sfatati nell’articolo pubblicato sul numero precedente di Fm (la frutta fa bene ma va assunta con una certa moderazione mentre per le verdure non ci sono limiti). Un altro molto in voga riguarda il “timing” di assunzione della frutta. Esiste un orario preciso o un momento migliore per consumarla? Fa ingrassare mangiarla prima o a chiusura dei pasti? Può addirittura nuocere alla salute? Lontano dai pasti, dopo il pranzo, a colazione… ora anche l’ora della frutta è oggetto di discussione e domande da chi vuole stare o rimettersi in forma. Molti di noi consumano la frutta a fine pasto, sentendo dire che mangiata da sola fa venire più fame. Altri la tengono lontana dai pasti per il motivo contrario. Chi ha ragione? La verità è che (come tutte le cose) dipende. Nella pratica clinica per esempio mangiare la frutta a fine pasto viene sconsigliato vivamente a chi ha problemi di stomaco. Questo perché è ricca di fibre che, una volta arrivate nelle pareti gastriche, iniziano ad essere metabolizzate. Essendo però indigeribili (visto che non nasciamo vegetariani) esse permangono per più tempo all’interno del nostro stomaco. Risultato? Se già ho mangiato molto e rallento FRUITBOOKMAGAZINE

ulteriormente la digestione il mio organo gastrico potrebbe ribellarsi! Chi soffre di gastrite o reflusso lo sa bene: si inizia magari con l’acidità, poi con qualche colpo di tosse e infine l’evento critico con risalita del bolo alimentare o pesantezza. Per questo motivo soprattutto in questi casi è importante mantenere la frutta separata dai pasti principali. In realtà poi anche per le persone sane sarebbe un bene consumarla lontano dai pasti! è vero che contiene zuccheri (che potenzialmente creano un innalzamento dell’indice glicemico), ma le fibre prima citate levigano quest’effetto. Essendo appunto indigeribili le fibre permettono un assorbimento meno rapido degli zuccheri della frutta e di conseguenza un senso di sazietà maggiore. Ovvio che ci sono delle eccezioni. La frutta più zuccherina (come quella essiccata o i mandarini o l’uva) contenendo molti più zuccheri del normale innalzano troppo la glicemia rischiando di sfociare poi in un calo glicemico da fame improvvisa. Per evitare questo fenomeno però basta associare la frutta fresca ad altri alimenti. In particolare i grassi buoni della frutta oleosa (noci, mandorle, nocciole, ecc.) modulano molto questo inconveniente! I grassi infatti rallentano ulteriormente la digestione aumentando il tempo di permanenza nello stomaco, dandoci quindi più sazietà. Lo spuntino ideale quindi? Un bel frutto di stagione associato a 10-15 mandorle! Ricordiamoci comunque che la frutta contiene moltissime proprietà benefiche: fibre, vitamine, sali minerali, sono alimenti imprescindibili in una sana alimentazione! Per questo motivo, salvo chi ha problemi di stomaco, per chi ha poco tempo e non può fare lo spuntino a metà mattina o metà pomeriggio, consiglio comunque di consumarla a fine pasto. l N.27 l APRILE 2019




Foto: NextVideoProduction.com

Mela Val Venosta oltre l’innovazione c’è la partnership Viaggio nella zona più alta d’Europa per la produzione di mele Eugenio Felice

Uno stabilimento tutto nuovo per la divisione bio con magazzino automatico da 18 mila bins. Investimenti in nuove varietà come la Cosmic Crisp, ma senza trascurare la Golden Delicious che in Val Venosta raggiunge una qualità eccellente. Nuovi imballaggi plastic free e in cantiere una linea “senza erbicidi”. Tante attività di marketing declinate nei vari canali e mercati. Questa e altre novità, spiegate da Martin Pinzger, che dal primo aprile è il nuovo direttore generale della VI.P Il primo aprile 2019 è un giorno importante per i frutticoltori della Val Venosta. Dopo 23 anni il consorzio VI.P che riunisce le cooperative della vallata ha un nuovo direttore, Martin Pinzger, che prende il posto dello storico direttore Josef Wielander, a cui va dato il merito di aver reso Mela Val Venosta protagonista sui mercati nazionali e internazionali. Un passagio di consegne in “famiglia”, dato che il nuovo dirigente è stato per oltre vent’anni direttore della Mivor di Laces e responsabile commerciale di VI.P per il canale grande distribuzione. Lo stesso giorno, il primo aprile, siamo stati invitati a fare una colazione di lavoro con Pinzger, così da prendere le prime impressioni e cercare di carpire che strade prenderà la melicoltura della Val Venosta. Abbiamo incontrato il nuovo direttore nella sede VI.P a

Laces, che ha visto da poco un ampliamento degli uffici, soprattutto per i comparti bio e commerciale. “Non ci saranno stravolgimenti - ci ha precisato Pinzger - il mio compito ora è di dare continuità all’ottimo lavoro svolto dal mio predecessore Wielander”. Il quale, come si può leggere in un recente comunicato, va in pensione dopo 43 anni come capo e forza trainante della frutticoltura venostana. Tra i suoi più grandi meriti, quello di aver centralizzato le vendite nel 2007: da quell’anno per le mele della Val Venosta c’è un unico listino per tutte le cooperative. Nelle mani del nuovo direttore arriva una delle migliori organizzazioni melicole d’Europa e del mondo, con un raccolto che nel 2018 ha toccato le 328 mila tonnellate di mele (compresa l’industria), di cui 27.500 bio e una quota crescente di varietà club.

Nella foto il nuovo magazzino automatico da 18 mila bins della cooperativa Juval di Castelbello in Val Venosta. Dal prossimo settembre lo stabilimento sarà interamente dedicato al biologico, che finora è stato lavorato a Laces. Il 10 per cento della produzione venostana è oggi biologica: le superfici coltivate raggiungeranno i 1.000 ettari nel 2021 rispetto ai 620 del 2018.

FRUITBOOKMAGAZINE

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La mela Ambrosia, di origine canadese, viene gestita da VI.P assieme al partner piemontese Rivoira Giovanni & Figli Spa, che per primo ha scommesso su questa varietà. La produzione nel 2018 è stata di 21.500 tonnellate lorde, tra Piemonte e Val Venosta. Le mele vengono vendute anche con il marchio Gold Rosé, riservato in particolare al canale tradizionale e al Medio Oriente. Grazie all’elevato grado zuccherino e alla bassa acidità, questa varietà è molto apprezzata in Asia. Sostenute le vendite anche in Germania. La campagna si è chiusa a maggio.

74

PRODUZIONE DI MELE NELL’UNIONE EUROPEA NAZIONE

(x 1000 tons) 2017 2018

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

Austria

185

169

199

157

155

188

177

40

67

Belgio

344

288

305

220

220

318

285

234

Croazia

60

89

83

59

96

62

101

Rep. Ceca

145

103

79

118

121

131

Danimarca

24

21

20

18

23

Francia

1.651

1.579

1.701

1.169

Germania

1.071

835

953

Grecia

224

254

Ungheria

514

(1)

(2)

184

175

94

88

274

211

35

35

66

108

64

60

156

139

102

126

25

-3

26

24

24

19

24

26

7

1.576

1.444

1.674

1.515

1.424

1.477

4

-4

972

804

1.116

973

1.033

597

934

56

8

305

242

236

245

242

259

231

286

24

17

488

301

750

585

920

522

496

530

782

48

51

2.237

2.179

2.293

1.939

2.122

2.456

2.280

2.272

1.704

2.264

33

9

Lettonia

13

12

8

9

15

10

8

10

8

6

-25

-31

Lituania

74

46

49

39

40

27

46

50

48

54

13

13

402

334

418

281

314

353

336

317

228

268

18

-9

2.600

1.850

2.500

2.900

3.170

3.750

3.979

4.035

2.870

4.810

68

33

Portogallo

274

251

265

221

284

272

329

263

314

278

-11

-8

Romania

379

423

412

351

387

382

336

327

230

424

84

42

Slovacchia

48

32

33

36

42

46

40

17

15

47

213

96

Slovenia

64

66

73

45

56

68

71

12

6

71

1.083

139

Spagna

470

486

507

391

464

505

482

495

480

473

-1

-3

Svezia

18

20

17

14

17

16

21

20

18

32

78

63

212

214

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162

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230

239

207

225

9

0

9.740 10.746 10.095 10.929 12.541 12.313 11.834

9.251

13.150

42

18

ITALIA

Paesi Bassi POLONIA

Regno Unito TOTALE

11.008

Fonte: ASSOMELA

Partner affidabili. “I numeri sono importanti ma non bastano - spiega Pinzger - oggi noi ci dobbiamo proporre sui mercati come partner affidabili in grado di innovare da un lato ma anche di proporre in modo costante e coerente un prodotto con la qualità e il servizio FRUITBOOKMAGAZINE

richiesti dai clienti. è sempre più centrale il ruolo del consumatore, che oggi chiede prodotti buoni al palato, ma che siano anche sicuri e sostenibili. Tutti valori che si trovano già da tempo in Val Venosta: siamo stati tra i primi a partire 30 anni fa con la lotta integrata, 20 anni fa con la produzione biologica e 10 anni fa con la riduzione dei

diserbanti chimici. Abbiamo a cuore la salute della nostra vallata perché qui ci abitiamo e speriamo ci abiteranno anche le generazioni future. Poi non va dimenticato che è una zona particolarmente vocata alla melicoltura: è l’area più alta in Europa per la coltivazione delle mele e questo ha un effetto benefico sui frutti che qui si coltivano”. l N.27 l APRILE 2019


I numeri sono importanti ma non bastano, oggi “Mela Val Venosta si deve proporre sui mercati come

partner affidabile in grado di innovare da un lato ma anche di proporre in modo costante e coerente un prodotto con la qualità e il servizio richiesti da distribuzione e consumatori ”, Martin Pinzger (VI.P)

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Martin Pinzger, classe 1969, coniugato, per oltre 20 anni è stato direttore della cooperativa Mivor di Laces e per molti anni responsabile commerciale per la grande distribuzione italiana. Dal 1 aprile è il nuovo direttore della VI.P Val Venosta. Ha preso il posto di Joseph Wielander, prima direttore della Mivor, poi coordinatore delle cooperative della Val Venosta dal 1990 al 1996, infine direttore del consorzio VI.P dal 1996 al 2019. Un passaggio di consegne “in famiglia” quindi, all’insegna della continuità.

Varietà. “Credo nella strategicità di investire su nuove varietà melicole - dichiara Pinzger - ma anche nell’importanza di distinguersi sul mercato puntando su ciò per cui il territorio è particolarmente vocato. Da qui la centralità di Golden Delicious, che continuerà ad essere una mela importante nel parco varietale di VI.P, alla quale anche per il futuro prevediamo di destinare il 50 per cento della produzione”. Mentre il direttore parla ci vengono in mente le parole di Josef Wielander quando a Interpoma 2018 ci spiegava come in Val Venosta la mela Golden Delicious raggiungesse la sua massima espressione in termini di qualità. l N.27 l APRILE 2019

“Fatta questa premessa - continua Pinzger - e sempre con l’ottica di rispondere alle richieste dei consumatori, stiamo investendo in modo particolare in due direzioni: nuove varietà club da una parte, biologico dall’altra. Per quanto riguarda le varietà club, stanno andando piuttosto bene Kanzi, Ambrosia, Envy e Yello. Stiamo poi mettendo a dimora varietà nuove e molto promettenti come Cosmic Crisp. Ci sono inoltre varietà specifiche che riguardano il biologico, come Bonita. Proprio sul bio stia-

mo investendo notevolmente: siamo già i più grandi produttori di mele bio d’Europa, con 27.500 tonnellate, ma abbiamo ancora centinaia di ettari in conversione, per cui nel 2021 raggiungeremo i 1.000 ettari di superficie dedicata alla produzione di mele biologiche - contro i 620 ettari del 2018 - che si tradurranno in 50 mila tonnellate di prodotto”. Magazzini automatici. “Parlare di innovazione significa anche - aggiunge il direttore - parlare della tecnologia che sta dentro alle mele che arrivano sui banchi di vendita. Nel 2019 proprio la divisione bio guidata da Gerhard Eberhofer FRUITBOOKMAGAZINE


#SavingWalls nasce dalla collaborazione di Mela Val Venosta con lo street artist Cibo per rilanciare le periferie e dare un nuovo volto alle nostre città attraverso murales artistici volti a mascherare gli imbrattamenti e i vandalismi. Il progetto ha avuto inizio a Silandro in Val Venosta e proseguirà in altre città italiane tra cui Roma, Milano e Bologna per raccontare le opere d’arte culinaria di Cibo che vedono come protagonisti i colori, le forme delle mele e delle coccinelle dalla Val Venosta. Un modo innovativo e unconventional per comunicare il brand.

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MELE - SUPERFICI BIO IN VAL VENOSTA (ettari) 1000 800 600 400

494

507

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2015

2016

2017

619

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902

990

200 0

sarà interessata da un’importante cambiamento: dal mese di settembre tutte le mele biologiche saranno lavorate nel nuovo stabilimento della Juval di Castelbello che potrà garantire con 12 linee di confezionamento un incremento del 60 per cento della capacità di lavorazione rispetto a quella odierna, con un magazzino automatico in grado di stoccare 18 mila bins e una calibratrice totalmente dedicata. Il nuovo stabilimento sarà all’avanguardia in Europa per tecnologia e flessibilità di lavorazione e non potrà che fornire ingenti vantaggi a Bio Val Venosta in termini di velocità di risposta alle richieste del mercato e di qualità del servizio al cliente”. Mercati. Con la crescita della qualità della produzione polacca, che secondo gli ultimi dati Assomela ha avuto un raccolto 2018 sbalorditivo, di 4,8 milioni di tonnellate, la competizione sui mercati europei e d’oltremare si fa decisamente FRUITBOOKMAGAZINE

2018

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2020

2021

dura. Prendiamo il caso dell’Egitto: la Polonia vi aveva esportato 1.500 vagoni fino al febbraio 2018, un anno più tardi, nel febbraio 2019, i vagoni erano già 5.500. Volumi che sono stati sottratti anche alle mele italiane. “Su certi mercati - sottolinea Pinzger - e su certe varietà che potremmo definire standard, come Gala e Red Delicious, il rischio è di essere schiacciati dalla Polonia. Questo va riconosciuto, bisogna essere realisti. Noi possiamo distinguerci sul servizio al cliente, sull’ampia offerta varietale, sui temi della sostenibilità e chiaramente sull’origine. Il consumatore italiano, ad esempio, vuole mangiare mele italiane. Non è un caso che in questo scenario il peso del mercato interno stia crescendo: oggi vale circa il 60 per cento della nostra produzione. I mercati esteri più rilevanti

rimangono la Penisola Iberica, la Scandinavia, la Germania, il Nord Africa e il Medio Oriente. Quest’anno si è lavorato bene anche in India, con From, e in Asia, con Omnifresh, la joint venture che abbiamo recentemente costituito con Rivoira e RK Growers. Quindi da una parte grande attenzione al mercato interno, sia al canale GDO con in store promotion e corsi di formazione per gli addetti al reparto, che a quello tradizionale, per cui riserviamo attività ad hoc, come il contest HappyCode per grossisti, ambulanti e fruttivendoli. Dall’altra grande attenzione a sviluppare nuovi mercati come quelli asiatici o mantenere le quote nei mercati già presidiati, puntando ad essere partner affidabili per i distributori. Per meglio seguire i mercati esteri stiamo anche rafforzando la struttura commerciale guidata da Fabio Zanesco. Parlando di Asia, avremmo un mercato immenso da approcciare ma anco-

QUANTITATIVI RACCOLTA 2018 (tonnellate) 2018 177.522 40.959 19.500 11.606 19.505 27.443 31.501 328.036

VARIETÀ Golden Delicious Red Delicious Gala Pinova Altre Produzione bio* Industria TOTALE * Merce bio in transito non inclusa

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Credo nella strategicità di investire sulle nuove “varietà di mela ma anche nell’importanza di distin-

guersi sul mercato puntando su ciò per cui il territorio è particolarmente vocato. Da qui la centralità di Golden Delicious, che continuerà a essere una mela importante in futuro ”, Martin Pinzger (VI.P)

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ra troppe barriere fitosanitarie, per cui non possiamo esportare in molti Paesi come Cina e Vietnam. Auspichiamo il superamento di tali barriere in tempi ragionevoli con l’intervento dei nostri funzionari politici, l’accordo sulle arance con la Cina lascia ben sperare”. Sostenibilità. Per rispondere alle attuali richieste dei consumatori, VI.P sta testando delle confezioni plastic free in Germania che, se dovessero dare esito positivo, potranno essere adottate su larga scala. L’impatto ambientale però si misura anche in campo e in questo caso l’attenzione dei produttori della Val Venosta si misura anche l N.27 l APRILE 2019

dall’adozione, 10 anni fa, delle prime tecniche per ridurre l’utilizzo di diserbanti chimici, che oggi non vengono più utilizzati sul 30 per cento delle superfici. Una percentuale che cresce anno dopo anno. Per valorizzare questa speciale attenzione e sempre con l’obiettivo di distinguersi e rispondere alle esigenze dei consumatori, nei prossimi mesi dovrebbe raggiungere il mercato la prima linea di mele da produzione integrata “senza erbicidi”, che potrebbe rientrare nella categoria dei free from.

GDO e nuove varietà. Per noi che con i responsabili dei gruppi distributivi parliamo quasi quotidianamente, una cosa è piuttosto chiara: le nuove varietà di mela non fanno la felicità dei buyer, perché lo spazio sullo scaffale è sempre di meno così come le risorse per farle conoscere al consumatore. In più sono gestite a club, la produzione è controllata, il posizionamento di prezzo alto. Bisogna fare delle scelte. Noi ne abbiamo già parlato e la nostra convinzione è che le nuove varietà di mela possono contribuire a rendere più esclusiva l’offerta dell’insegna, diversa da quella dei competitor. Ambrosia con Esselunga ne è stato l’esempio lampante. FRUITBOOKMAGAZINE


1946

A Silandro viene fondata la Geos, la prima cooperativa di frutticoltori della Val Venosta.

2007

La struttura organizzativa e commerciale della VI.P viene modificata. Le mele vengono da subito commercializzate in modo centralizzato. Questo passo è stata la premessa per apparire con un’immagine comune della Val Venosta sui diversi mercati.

1990 Viene fondata l’Associazione 1991 Riconoscimento organizzadelle Cooperative Ortofrutticole della Val zione produttori ortofrutticoli CE. Venosta (VI.P). Josef Telfser viene eletto primo presidente. L’anno successivo la VI.P viene riconosciuta come organizzazione di produttori.

2016

Dopo un restyling del marchio, la VI.P si presenta con un nuovo vestito. Due coccinelle, una rossa e una gialla garantiscono la naturalità e la qualità dei prodotti.

2019

Nuovo direttore e nuovo stabilimento per il biologico, con 12 linee di confezionamento e magazzino automatico in gradi di garantire una veloce disponibilità della merce per un mercato sempre più esigente.

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Un reparto mele nel reparto ortofrutta, con tante informazioni e, nei momenti di maggiore afflusso, una promoter che coinvolge il consumatore e lo indirizza verso i suoi gusti. È la soluzione che sta testando, con buoni risultati, la VI.P per accompagnare l’inserimento di nuove varietà di mela.

VI.P è consapevole di questa situazione e ha studiato delle soluzioni per orientare il consumatore fra le nuove varietà. Una di queste, progettata a quattro mani, con la stretta collaborazione dell’insegna cliente, consiste nel creare all’interno del punto vendita un percorso ad isole - come nella foto sopra - dove il consumatore è in grado di trovare informazioni sia sulle varietà tradizionali che su quelle nuove. “Per le varietà nuove abbiamo sfruttato delle mini-isole di grande impatto emoFRUITBOOKMAGAZINE

zionale e curate in ogni dettaglio ci ha spiegato il responsabile marketing VI.P Benjamin Laimer - i nuovi materiali di allestimento per Kanzi, Ambrosia, Pinova si presentano molto attrattivi e spiegano in maniera diretta le nuove varietà, così come l’isola riservata a Bio Val Venosta illustra al meglio il progetto biography.vip.coop. Un’area più grande accoglie le varietà classiche con un’esposizione curata e di impatto visivo. Completano il percorso informativo le attività di degustazione classica e,

durante i periodi di maggiore affluenza al punto vendita, si integra con la presenza di una promoter che coinvolge il consumatore e lo indirizza verso i suoi gusti. I risultati delle prove che abbiamo fatto sono stati molto positivi. Sono convinto - conclude Laimer che dobbiamo lavorare nei prossimi anni con i nostri partner della GDO in questa direzione per poter inserire con successo tutte le nuove varietà”.

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Cosmic Crisp, 500 ettari investiti in Alto Adige per la mela stellare che viene da Washington Eugenio Felice

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“The next industry star”. Ne sentiremo parlare parecchio nei prossimi anni. Negli Stati Uniti il settore melicolo è in fermento perché il prossimo autunno arriveranno i primi quantitativi commerciali, si parla di 3.200 tonnellate, di Cosmic Crisp, varietà di mela selezionata dalla Washington State University - WSU su cui sono in corso i più grandi investimenti che si siano mai visti su una singola varietà di mela, con quasi 7 milioni di alberi piantati nel Washington State alla fine del 2018 e altri 5 milioni che saranno piantati nel 2019. E in Italia? Da anni VOG e VI.P stanno seguendo il lavoro di ricerca della WSU e il programma di breeding del team diretto da Bruce Barrit. Quando si è presentata l’occasione di siglare un accordo di esclusiva per la nuova varietà WA38, i due consorzi altoatesini non hanno esitato un solo momento. Così, dal maggio 2016, VOG e VI.P detengono i diritti esclusivi di produzione e commercializzazione della varietà e dell’utilizzo del brand Cosmic Crisp per l’UE, l’Europa Orientale e i Paesi mediterranei. Questa primavera saranno messi a dimora i primi impianti commerciali in Alto Adige, tranche iniziale di un progetto ambizioso di 500 ettari totali. I primi test sul mercato nazionale si svolgeranno nell’autunno 2020, per poi proseguire con crescenti volumi commerciali dalla campagna 2021-22. “Siamo orgogliosi di essere stati scelti dalla WSU e dal variety maFRUITBOOKMAGAZINE

Cosmic Crisp è il brand della varietà di mela WA38 sviluppata dalla Washington State University. Si tratta di un incrocio tra Enterprise e Honeycrisp. Queste le caratteristiche: pezzatura grande, succosa, struttura soda e croccante, lenta a imbrunire quando tagliata, gusto eccezionale, dolce e leggermente acidulo, si conserva per oltre 12 mesi mantenendo le sue caratteristiche. VOG e VI.P hanno l’esclusiva per l’Europa e i Paesi mediterranei con un programma di 500 ettari

nager internazionale PVM, come primi partner al di fuori degli Stati Uniti per sviluppare questa ottima mela. Cosmic Crisp racchiude in sé tutti gli attributi di una mela moderna: gusto fresco ed equilibrato, dolce e leggermente acidulo, croccantezza e succosità”, ci ha riferito Gerhard Dichgans, direttore VOG. “Cosmic Crisp eccelle per conservabilità e shelf-life, saremo dunque in grado di offrire questa mela

anche nella seconda parte della stagione e durante i mesi estivi, perfetta compagna delle nostre migliori Golden di montagna”, ci ha spiegato Fabio Zanesco, responsabile marketing e commerciale VI.P. I due consorzi - ci hanno riferito i rispettivi responsabili - sono entusiasti di poter contribuire a questo progetto internazionale che porterà Cosmic Crisp a diventare una della prossime “star” nel mondo della mela. l N.27 l APRILE 2019



Bio, private label ma non solo: i food trend 2019 Al terzo posto c’è l’etica intesa come eco-friendly e fair trade Eugenio Felice

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Nel corso di Gulfood 2019, una delle più importanti fiere al mondo dedicate al settore del food and beverage, Enrico Gallorini, co-fondatore di GRS, ha presentato il Global Industry Outlook Report 2019, frutto di una ricerca svolta su oltre 1.600 professionisti del settore, di 109 differenti Paesi del mondo, che hanno fornito informazioni sulle aziende che rappresentano e condiviso il loro personale punto di vista sul settore nel suo insieme e sulle aspettative per il futuro Nel corso della 24esima edizione di Gulfood (Dubai, 17-21 febbraio), una delle più importanti fiere al mondo sul food and beverage, un italiano, Enrico Gallorini, co-fondatore di GRS Research & Strategy, primaria società di ricerca con sedi a Dubai, Londra e Venezia, ha presentato nel corso del Gulfood Innovation Summit, l’Outlook Report 2019. Una relazione concisa di 15 minuti, che in 30 slide ha riassunto quelli che, secondo i professionisti del settore (produttori, importatori, grossisti, trader, distributori, retailer, foodservice) di ogni parte del mondo, sono i più importanti food trend globali. Ci concentriamo in questa sede solo su alcuni dei principali temi toccati dalla ricerca. Gallorini è partito da una domanda: quali fattori impatteranno di più sulle decisioni di acquisto dei consumatori finali nel 2019? Nell’ordine, ci sono qualità, prezzo, brand, packaging, certificazione halal, sostenibilità, certificazione biologica, private label, free from, premium/gourmet, vegan. Precisiamo che la ricerca è su base FRUITBOOKMAGAZINE

mondiale, non riguarda quindi specificatamente l’Italia o l’Europa, e questo spiega come mai ci sia la certificazione halal che è praticamente sconosciuta all’italiano medio ma molto richiesta nel mondo islamico. In proposito precisiamo anche che il 55 per cento di chi ha risposto all’indagine è dell’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa), comprensibile considerando che la fiera si svolge a Dubai (che nel 2020 ospiterà l’Expo). Veniamo quindi alla domanda clou: quali sono i più importanti trend nel settore food and beverage? Ed ecco cosa è emerso dalla ricerca: al primo posto c’è biologico e free from (54,2 per cento dei consensi), al secondo posto c’è la private label (30,1 per cento dei consensi), al terzo posto l’etica, intesa come eco-friendly, halal e fair trade (28,3 per cento dei consensi). Seguono pubblicità e labelling “onesti” (24,8 per cento), progressiva eliminazione della plastica

Nella foto sopra, la sala che ha ospitato il Gulfood Innovation Summit che si è svolto nell’ambito della fiera Gulfood di Dubai di metà febbraio. Si tratta della rassegna più importante del settore food & beverage a livello mondiale, dopo Anuga di Colonia. Grande la partecipazione dell’industria alimentare italiana, mentre il comparto ortofrutta fresca è presente ancora in punta di piedi, con Zerbinati unica azienda presente con insalate di quarta gamma, zuppe fresche e burger vegetali / meat free.

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nel packaging, sia nel retail che nel food service (24,6 per cento), premium e gourmet (21,9 per cento), riduzione dello spreco alimentare (21,4 per cento), sostenibilità “farm to fork” (17 per cento), convenience e “grab-and-go” (15,4 per cento). L’indagine ha preso in considerazione anche le opportunità di mercato. In tal caso pare che per i professionisti del settore food and beverage l’attenzione vada posta soprattutto sulla crescente domanda l N.27 l APRILE 2019

di ingredienti naturali e preparati salutari (30,7 per cento del consenso). Bisogna poi lavorare su nuove strategie di vendita e di marketing (13,2 per cento), sul desiderio dei consumatori di provare nuovi prodotti e nuovi sapori (11,6 per cento) e su confezioni smart che offrano varietà, freschezza e portabilità (10,8 per cento). Quali sono invece i fattori più critici per il business? Vince la competizione sul prezzo, ma preoccupano anche costi e volatilità delle materie prime, i tempi di pagamento, le tasse, le regolamentazioni e le incombenze burocratiche. FRUITBOOKMAGAZINE


Expo Dubai 2020. Si svolgerà dal 20 ottobre 2020 al 10 aprile 2021 l’Esposizione Universale di Dubai: 173 giorni, 190 padiglioni nazionali (tra cui quello italiano), oltre 200 ristoranti e 60 live show al giorno. Il tema è “connecting minds, creating the future”. L’obiettivo è costruire partnership e ispirare idee che forgeranno il mondo di domani. I campi che saranno esplorati sono l’opportunità, la mobilità e la sostenibilità. È la prima volta che un Expo si svolge nella Penisola Arabica ed è anche il più grande evento mai organizzato nell’area, con milioni di visitatori attesi da tutto il mondo.

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Le opportunitĂ di mercato? Per i professionisti del settore food bisogna lavorare sulla crescente domanda di ingredienti naturali e preparati salutari, su nuove strategie di marketing, sul desiderio dei consumatori di provare nuovi prodotti e sapori, su confezioni che garantiscano freschezza e portabilitĂ .

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Le mandorle al tartufo? Sono tra le novità di Besana a Gulfood 2019 Eugenio Felice

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Che la propensione internazionale sia parte del Dna dell’azienda lo si capisce consultando il sito internet, solo in lingua inglese. V. Besana nasce a Napoli nel 1921 su iniziativa dei fratelli Emilio e Vincenzo Besana e oggi produce annualmente 120 milioni di singole confezioni tra frutta secca, disidratata e semi, per un fatturato che nel 2018 ha raggiunto i 190 milioni di euro. Numeri che fanno di V. Besana il più grande operatore del comparto. L’Italia incide solo per il 10 per cento del volume d’affari, mentre è l’estero a trainare da molti anni la crescita. Non è un caso quindi che quest’anno l’azienda guidata da Pino e Riccardo Calcagni sia l’unica italiana del comparto ad avere una presenza espositiva al Gulfood 2019 in corso a Dubai lo scorso febbraio. “L’obiettivo dei prossimi anni - ci spiega il responsabile vendite estere e marketing Renato de Goyzueta, che abbiamo incontrato in fiera - è rafforzare la presenza in Estremo Oriente e trovare nuove vie di sbocco per il Nord e Sud America. è il sesto anno che siamo presenti al Gulfood, la fiera è sempre più internazionale, in una posizione strategica tra Europa e Oriente. Nel panorama delle fiere per il food, ritengo che dopo l’Anuga di Cologna, ci sia proprio il Gulfood, che a mio avviso ha ormai raggiunto il Sial di Parigi. L’area del Medio Oriente invece è sicuramente interessante visti i consumi, anche se si tratta di Paesi grandi trader e produttori di materia FRUITBOOKMAGAZINE

Abbiamo incontrato Renato de Goyzueta, responsabile vendite estere e marketing dell’azienda campana, che è il maggiore operatore italiano del settore frutta secca, disidratata e semi, con un fatturato 2018 di 190 milioni di euro, realizzato per il 90 per cento all’estero. Il futuro della categoria? “È fatto di packaging più accattivanti, selling proposition innovative e referenze inedite, come gli snack di frutta secca affumicata oppure aromatizzata, già in voga in altre aree del mondo

prima. Tra questi, Arabia Saudita e Iran sono i più appetibili”. E il mercato italiano? “è in una fase di maturità - ci risponde de Goyzueta - lo testimonia il numero crescente di aziende che stanno entrando in questo settore e i consumi che per la prima volta nel 2018 sono risultati pressoché stabili. Veniamo da anni di consumi in crescita, con consumatori sempre più consapevoli. L’innovazione è sicuramente la leva su cui pun-

tare per sviluppare ulteriormente il settore, così come sta avvenendo già in altri Paesi, come referenze, packaging, occasioni di consumo e modelli di business. Penso ad esempio allo snacking, dove si può proporre frutta secca con affumicatura naturale al legno di quercia o aromatizzata al formaggio stagionato italiano o ancora al tartufo. Ma è importante che tali innovazioni riescano a trovare spazio sugli scaffali della distribuzione”. l N.27 l APRILE 2019



Bruno (ITA): «Emirati Arabi mercato competitivo ma dalle grandi opportunità» L’Ufficio ICE di Dubai supporta le aziende italiane a sviluppare il proprio business nell’area Eugenio Felice

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Nel corso di Gulfood 2019, l’Ufficio ICE di Dubai Italian Trade Agency (ITA) - ha organizzato una collettiva di aziende italiane e l’Italian Food Lab per offrire ai visitatori della fiera un viaggio nel cibo italiano, con la collaborazione di chef rinomati. Nell’occasione abbiamo intervistato Gianpaolo Bruno, direttore dell’Ufficio ICE di Dubai, competente su UAE, Oman e Pakistan per avere un quadro della situazione negli Emirati Arabi Uniti e delle opportunità per le aziende italiane A quanto ammontano le esportazioni di ortofrutta dall’Italia verso gli Emirati Arabi Uniti? L’Italia esporta sul mercato degli Emirati Arabi Uniti 266 milioni di euro di prodotti agroalimentari. Frutta e ortaggi registrano valori in crescita anno dopo anno. Tra le colture permanenti, il settore più importante in termini di vendite italiane sul mercato emiratino è costituito dalle pomacee, mele e pere in particolare, e dalla frutta a nocciolo, con un valore delle esportazioni nel 2018 pari a 21 milioni di euro. Gli alberi da frutta, i frutti di bosco e la frutta a guscio registrano vendite pari a 6 milioni di euro. In flessione l’uva con esportazioni pari a 4,2 milioni di euro, che ha fatto registrare una flessione del 42 per cento.

India e Russia. In un’ottica di sempre maggiore diversificazione della propria economia, l’Emirato tende infatti a rafforzare il proprio ruolo di centro logistico, enfatizzando la sua funzione di ponte tra Europa, Africa e Asia, accreditandosi sempre di più come hub internazionale, in grado di offrire servizi di intermediazione mercantile tra Occidente e Oriente. Al tempo stesso, si consolida anche la domanda interna, con una crescita di prodotti alimentari internazionali.

La cosa più caratteristica del padiglione Italia a Expo Dubai 2020, realizzato da Ratti, Rota, Gatti e F&M, è la copertura fatta con gli scafi capovolti di tre barche. Occuperà una superficie di circa 3.500 metri quadrati e sarà alto oltre 25 metri. Nella foto sotto, lo chef Marco Legittimo del ristorante Vanitas di Dubai durante uno show cooking nell’Italian Food Lab che ha accompagnato la presenza delle aziende italiane al Gulfood 2019. Nella foto a lato, Gianpaolo Bruno, Trade Commissioner dell’Ufficio ICE di Dubai.

Dubai è storicamente un mercato di riesportazione. Si può ancora considerare tale? Dubai continua a essere un mercato di riesportazione di prodotti alimentari, soprattutto caffè, tè, zucchero e riso, verso altri Paesi del Golfo, Africa Orientale, Pakistan, FRUITBOOKMAGAZINE

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Cereali, frutta e verdure rappresentano le principali tre categorie di alimenti che costituiscono circa il 75 per cento del totale dei consumi alimentari degli UAE. Tra il 2009 e il 2014 il volume netto di importazioni è cresciuto a un tasso annuale medio del 5 per cento, fino a raggiungere 6,9 milioni di tonnellate. Nel 2017 il valore complessivo del mercato al dettaglio è stato pari a oltre 11,7 miliardi di euro, costituito per il 60 per cento dai prodotti alimentari freschi e per il 40 per cento da quelli confezionati. Le previsioni per il periodo 2018-2021 indicano un incremento medio annuale tra l’8 e il 9 per cento sia per prodotti freschi, sia per quelli confezionati, con un aumento complessivo del valore del mercato di oltre il 50 per cento nel 2021. Tra gli alimenti freschi le verdure registrano maggiori volumi di vendita, con 663 mila tonnellate, seguite dalla frutta, con 448 mila tonnellate. Le verdure l N.27 l APRILE 2019

registrano un fatturato al dettaglio pari a 1,4 miliardi di euro, mentre la frutta fresca 1,3 miliardi di euro. Parlando degli Emirati Arabi Uniti, come vede le prospettive per il medio termine? Pur avendo subito i contraccolpi del rallentamento congiunturale, il mercato degli UAE mostra una buona resilienza, anche grazie al fatto che il Paese rimane un’importante destinazione per il turismo internazionale. La popolazione degli Emirati continuerà a espandersi, crescendo a un ritmo del 3 per cento l’anno, arrivando a superare 11 milioni di abitanti nel 2020, rispetto agli attuali 10,4 milioni, l’88 per cento dei quali rappresentato da espatriati. Soprattutto tra i giovani si sviluppano nuovi gusti,

spingendo la domanda di prodotti di qualità e biologici, mentre si consolida la tendenza a consumare pasti fuori casa. Non si deve dimenticare che il PIL pro capite degli Emirati Arabi Uniti viene stimato in oltre 70 mila dollari ed è tra i più elevati al mondo. Gli UAE sono costretti ad importare l’85 per cento del proprio fabbisogno di prodotti alimentari. Pur essendo un mercato molto competitivo, non facile, possono offrire notevoli possibilità alle aziende agroalimentari italiane che peraltro sono già molto presenti nella regione. Inoltre la sempre maggiore diffusione di ristoranti italiani e la propensione da parte dei consumatori ad orientarsi verso la dieta mediterranea e verso prodotti legati al “made in Italy” rende possibile non solo un consolidamento delle attuali posizioni, ma anche un netto rafforzamento.

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Il sogno di produrre pomodori nel deserto diventa realtà grazie alle serre tecnologiche Eugenio Felice

C’è una cosa che ci ha colpito più di ogni altra quando siamo andati in visita ad alcuni supermercati di Dubai: i pomodori datterini prodotti localmente e responsabilmente negli Emirati Arabi Uniti, nello specifico nella farm di BayWa e Al Dahra che sorge nel deserto di Abu Dhabi (foto a lato), operativa da fine 2018. Ci hanno colpito non solo per essere prodotti nel deserto, grazie alle serre tecnologiche, ma anche per la confezione fatta di cellulosa compostabile plastica free, con un film termosaldato a chiusura, richiudibile fino a 22 volte e 100 per cento riciclabile. In sostanza una confezione che usa il 90 per cento di plastica in meno rispetto ai cestini tradizionali. Il prezzo? 8,95 dirham per 260 grammi, equivalenti a 2,19 euro a confezione o 5,70 euro al chilo. BayWa ha sede a Monaco e opera nel settore agricolo, delle costruzioni e dell’energia, con un fatturato che nel 2018 ha raggiunto i 16,6 miliardi di euro. Tra gli addetti ai

SERRE E POMODORI NEL DESERTO

BAYWA E AL DAHRA

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GUARDA IL VIDEO! FRUITBOOKMAGAZINE

Due mesi dopo aver piantato 90 mila piantine ad Al Ain, nel deserto di Abu Dhabi, BayWa e Al Dahra hanno raccolto i primi 1.500 chili di pomodorini: è così che dallo scorso ottobre in numerosi supermercati degli Emirati Arabi Uniti si trovano confezioni sostenibili con pomodori datterini prodotti localmente e responsabilmente. Grazie alle serre tecnologiche si possono produrre 15 tonnellate alla settimana di pomodori premium per 12 mesi all’anno, con qualità costante

lavori è nota per avere la proprietà di Turners & Growers e di Apollo Apples, con cui controlla ben il 35 per cento delle esportazioni di mele della Nuova Zelanda. La produzione nella farm di Al Ain, nel deserto di Abu Dhabi, è iniziata lo scorso ottobre e permette di produrre su una superficie di 10 ettari e per 12 mesi all’anno, con qualità costante, 15 tonnellate di pomodori datterino premium alla settimana, grazie a due serre da 5

ettari ciascuna con controllo della temperatura e dell’umidità e le soluzioni più avanzate per ridurre al minimo le risorse impiegate. Secondo BayWa, le loro serre sono in grado di utilizzare il 70 per cento in meno di risorse e produrre dieci volte tanto rispetto a una produzione “outdoor”, pur in condizioni estreme come quelle che si riscontrano negli Emirati. Il risultato è un pomodoro sempre bello e gustoso, maturo al punto giusto. l N.27 l APRILE 2019




Orsero punta alla leadership nel fresh cut È l’unica realtà in Italia con quattro stabilimenti dedicati Eugenio Felice

Foto: Carlo Valsecchi

Il fresh cut è il progetto cardine del 2019 non solo per il brand ma anche per il Gruppo Orsero. Allo stabilimento di Firenze, che produce quarta gamma di frutta dal 2014, si aggiungono ora Molfetta, Verona e Cagliari, con l’obiettivo di coprire in A x A con prodotto di qualità extra premium tutta la Penisola. Abbiamo avuto l’opportunità di visitare lo stabilimento di Verona accompagnati da Francesco Perego, resp. comm.le quarta gamma di Fruttital, società del Gruppo Orsero “Dal nostro punto di osservazione, il mercato della frutta e verdura in Italia è in crescita, con una sempre maggiore propensione da parte dei consumatori verso la salubrità e qualità dei prodotti, senza dimenticare la sostenibilità delle coltivazioni e dei processi. La scelta di investire nella quarta gamma nasce anche da questa tendenza di crescita, puntando su una metodologia di preparazione innovativa rispetto alla tradizione italiana, ma che faccia della qualità e salubrità il punto di forza. I numeri ci stanno dando ragione. Un trend di crescita che riscontriamo anche negli altri Paesi del Sud Europa”. Questo il commento che ci aveva dato Paolo Prudenziati, presidente, amministratore delegato e chief commercial officer del Gruppo Orsero all’indomani della fiera Fruit Logistica 2019, dove lo stand della più grande azienda italiana

del settore ortofrutta era focalizzato per la prima volta sulla quarta gamma di frutta. Il fresh cut del resto rappresenta il progetto cardine del 2019 non solo per il brand ma anche per il Gruppo Orsero. “Dopo il primo stabilimento per le lavorazioni di frutta di quarta gamma a Firenze - aveva aggiunto Prudenziati - abbiamo aperto Molfetta a gennaio, seguiranno Verona ad aprile e Cagliari prima dell’estate, per un totale di 3.500 metri quadrati di spazi lavorativi dislocati in zone geograficamente strategiche d’Italia. Una caratteristica unica nel panorama italiano, che ci permette di distribuire il nostro prodotto con un servizio rapido e capillare su tutto il territorio nazionale, sempre in perfette condizioni di freschezza e salubrità. L’obiettivo è di affermarci leader di categoria sul mercato italiano della quarta gamma”.

Una macchina che taglia la buccia all’ananas. Lo scatto è stato fatto nello stabilimento di Molfetta (Bari), il secondo del Gruppo Orsero dopo Firenze dedicato alla preparazione di prodotti di quarta gamma, vale a dire frutta tagliata, porzionata e pronta da mangiare. L’ananas, proposto con diversi tagli, grammature e ricettazioni, è il frutto più altovendente della categoria.

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Ogni nostro stabilimento può lavorare fino a 50 “referenze al giorno, con una capacità produttiva

giornaliera che può superare le 30 mila vaschette. Tra i nostri punti di forza ci sono la consegna A x A in tutta la Penisola e il controllo diretto della materia prima ”, Francesco Perego (Gruppo Orsero) 94

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Il 24 aprile abbiamo avuto l’opportunità di visitare lo stabilimento di Verona, che si trova nella zona industriale, vicino al casello autostradale di Verona Sud, accompagnati da Francesco Perego, che dallo scorso settembre è il responFRUITBOOKMAGAZINE

sabile commerciale Italia quarta gamma del Gruppo Orsero. “A metà maggio verrà aperto anche Cagliari, con una superficie di circa 500 metri quadrati e un lavoro più legato alla stagione turistica. Nel giro di sei mesi avremo aperto tre

stabilimenti dedicati alla frutta lavata, tagliata e pronta al consumo. Questo dato fa capire la determinazione del Gruppo Orsero per diventare leader della categoria”, ci riferisce Perego mentre entriamo nello stabilimento di Verona. Ma come mai si è scelta la città scaligera per servire tutto il Nord Italia, dal Piemonte fino al Friuli, passando per regioni chiave come Lombardia ed Emilia-Romagna? Lo capiamo entrando nello stabilimento: a Verona si trova il più grande e importante magazzino “prima gamma” del Gruppo Orsero per la logistica, la distribuzione, la maturazione banane e il confezionamento della frutta, in particolare quella di importazione. “La sala lavorazione quarta gamma ci spiega Perego - in realtà è una unità interna all’hub di Verona ma allo stesso tempo gestita in modo indipendente. Il vantaggio è che abbiamo a disposizione una grandissima scelta di prodotti di l N.27 l APRILE 2019


Ricavi 2018 a 953 milioni. Cresce il settore della distribuzione, con performance più che positive che compensano, al contrario, il calo del settore import & shipping. Queste le tendenze che emergono dal bilancio 2018 di Orsero Spa, che ha chiuso l’esercizio con ricavi in crescita dell’1,6 per cento a 952,8 milioni di euro. “Questo nonostante l’anno complicato per il settore, con situazioni di mercato complesse”, ha sottolineato la vice presidente e ceo Raffaella Orsero. l’EBITDA adjusted e il risultato netto adjusted crescono rispettivamente del 4,9 e del 36,8 per cento rispetto all’anno precedente.

prima gamma che fanno da materia prima per le nostre vaschette di quarta gamma. Oltre alla scelta c’è anche tutta l’expertise maturata in oltre 50 anni dal Gruppo Orsero nella produzione e distribuzione di ortofrutta. Facciamo l’esempio dell’ananas, che è una delle referenze più altovendenti nella quarta gamma di frutta assieme al cocco e alle melagrane per via dell’alto contenuto di servizio: controlliamo direttamente tutta la filiera, dalla produzione in Costa Rica fino all’arrivo in magazzino”. Dopo l’opportuna vestizione, entriamo nella sala lavorazione per la quarta gamma: il freddo si fa subito sentire, qui gli addetti lavol N.27 l APRILE 2019

Foto: NextVideoProduction.com

Francesco Perego, classe 1987, originario di Lecco e laurea in giurisprudenza all’Università Bocconi, è dallo scorso settembre il responsabile commerciale quarta gamma Italia del Gruppo Orsero. Ha maturato esperienza prima come junior buyer presso uno dei maggiori gruppi distributivi nazionali, poi nel settore ortofrutta come junior account manager e come responsabile commerciale frutta di quarta gamma presso un primario operatore italiano. La foto la abbiamo scattata presso lo stabilimento di Verona lo scorso 24 aprile.

rano sotto gli otto gradi per garantire la catena del freddo. Gli ambienti sembrano delle sale operatorie, con gli operatori che si muovono come chirurghi tra piani e macchinari di acciaio. Qui l’igiene e la tecnologia sono ai massimi livelli possibili. “Il nostro obiettivo - dichiara Perego - è fornire ai clienti un prodotto freschissimo, consegnato in AxA in tutta Italia ad eccezione della Sicilia che va in AxB, un prodotto buono, il meglio che si possa offrire per essere fedeli al nostro claim

di qualità extra premium, un prodotto al 100 per cento sicuro, per garantire alla distribuzione di poter dormire, con noi, sonni tranquilli”. La frutta viene lavata, sbucciata, tagliata e porzionata, con le macchine che ove possibile vanno ad assistere gli operatori. La fase di confezionamento è completamente manuale, per assicurare la massima qualità. “Nella maggior parte dei casi - precisa Perego - mettiamo il brand F.lli Orsero, in altri su richiesta del cliente le lasciamo anonime. Usiamo delle vaschette dotate internamente di forchettina, per dare un maggiore servizio, e con sigillo di garanzia. In questo periodo stiamo lavorando con una FRUITBOOKMAGAZINE

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Dopo quello di Firenze, nel corso di pochi mesi “abbiamo aggiunto per la produzione di quarta

gamma gli stabilimenti di Molfetta (Ba), Verona e a breve Cagliari, per un totale di 3.500 mq di spazi lavorativi dislocati in zone geograficamente strategiche d’Italia ”, Paolo Prudenziati (Gruppo Orsero)

Foto: NextVideoProduction.com

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Nella foto sopra un dettaglio dello stand del Gruppo Orsero all’ultima edizione della fiera Fruit Logistica di Berlino dello scorso febbraio. L’esposizione è stata incentrata proprio sulla linea di frutta di quarta gamma: il “fresh cut” è il progetto cardine del 2019 per tutto il Gruppo.

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ventina di referenze, ma potremmo arrivare a 50, con una capacità produttiva che può superare le 30 mila vaschette al giorno. La sala è aperta 7 giorni su 7, seguendo le aperture dei supermercati, la scadenza è 5 + il giorno di lavorazione. Non facciamo magazzino, tutto quello che va in lavorazione viene spedito il giorno stesso”. Mentre saliamo verso gli uffici, da cui si può vedere internamente il magazzino di prima gamma in tutta la sua frenetica operosità, poni-

amo a Perego la questione che avevamo in testa dal giorno prima: il servizio c’è, ma c’è anche la plastica. “è la grande sfida del comparto - ci risponde il manager lombardo - trovare degli imballaggi che diano le stesse garanzie ma che al contempo rispettino sia le leggi future che le richieste dei consumatori. Siamo attentissimi a questo tema e credo che le soluzioni non tarderanno ad arrivare”.

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MD, un miliardo per continuare ad andare veloce Nel Bergamasco sorgerà il più grande polo logistico in ambito Gdo Eugenio Felice

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Si è svolta il 2 aprile a Milano l’evento di MD, che nel 2019 festeggia al contempo i 25 anni di attività del gruppo e gli 80 anni dell’imprenditore che lo ha creato e fatto crescere, il cavalier Patrizio Podini. MD ha raggiunto nel 2018 un fatturato di 2,5 miliardi di euro in crescita rispetto ai 2,3 miliardi del 2017. Nel triennio 2019-2021 sono previsti investimenti per 1 miliardo di euro, destinati alla crescita. Una parte serviranno per il nuovo polo logistico di Cortenuova (Bg) Durante l’incontro di Milano - MD, 25 anni di storia e progetti futuri il cavalier Patrizio Podini, 80 anni ma una tempra e una lucidità fuori dal comune, ha annunciato che il fatturato 2018 del gruppo distributivo da lui presieduto ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro. “Cresciamo del 10 per cento ogni anno - ha precisato - e ci aspettiamo di mantenere questa crescita, nonostante il periodo sfavorevole per i consumi, e di superare i 3 miliardi di euro di fatturato nel 2021. Per sostenere la crescita abbiamo stanziato 1 miliardo di investimenti per il triennio 2019-2021. Una parte sarà destinata a ristrutturare la rete vendita attuale, una parte ad aprire ogni anno 45 nuovi negozi, con un format e un assortimento sempre più rispondente alle esigenze dei consumatori, che in questi anni ci arrivano anche dal canale supermercati. Investimenti importanti riguardano anche la logistica, con la realizzazione del più grande polo logistico italiano del canale discount a Cortenuova, nella Bassa Bergamasca, con una superficie coperta di 92 mila mq”. FRUITBOOKMAGAZINE

Discount o supermercati? Alla domanda di un giornalista, il cavalier Podini - che si è presentato all’evento con decine di manager del suo staff, tra cui Piermario Mocchi, direttore generale dal gennaio 2018, e il responsabile ortofrutta Luigi La Montagna - ha risposto: “Siamo un po’ e un po’. Direi che MD ha la sua identità, è diversa da tutti gli altri gruppi distributivi, ad esempio siamo stati i primi a fare l’e-commerce del no food, in particolare elettrodomestici, siamo stati anche i primi nel canale discount a proporre una gastronomia e macelleria servita, oltre ad avere una grande attenzione per l’ortofrutta e la panetteria. In questi anni è in corso un processo per cui i discount sono sempre più supermercati, anche nelle metrature, mentre i supermercati diventano sempre più discount, le differenze sono sempre meno marcate. Noi ci stiamo adeguando con l’assortimento: la

Dal mese di maggio arrivano sugli scaffali di tutti i 750 punti vendita MD le “Lettere dall’Italia”, la nuova linea premium destinata a esprimere nei contenuti e nella forma tutto il valore dei prodotti che rendono grande il made in Italy. “Lettere dall’Italia” seleziona il meglio della gastronomia italiana, regione per regione, attraverso le più conosciute DOP, DOC e IGP del Belpaese, ma anche prodotti che per tradizione e storia sono tipicamente italiani e “fatti bene”. Nella linea c’è anche l’ortofrutta.

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creazione della nuova marca premium a private label “Lettere dall’Italia” va in questa direzione. La cosa più importante è essere coerenti con la nostra promessa di qualità e convenienza”. “Lettere dall’Italia”. Dal mese di maggio ha fatto il suo esordio nei 750 punti vendita del gruppo MD la linea premium “Lettere dall’Italia” con referenze legate al buon cibo e ai sapori della tradizione l N.27 l APRILE 2019

regionale italiana. Prodotti di eccellenza che hanno una storia da raccontare. Il gruppo inoltre ha messo anche il marchio MD sul front pack, una scelta inedita nel canale discount. “è una conferma che in MD l’attenzione al mercato e al cliente non mancheranno mai - ha dichiarato il coordinatore marketing, Alessandro Santagada - in un momento storico dove sono pochi i punti di riferimento ma allo stesso tempo ci sono indicazioni chiare sia sul nostro canale, che sta vivendo un momento d’oro, sia sull’indirizzo delle proposte commerciali che si polarizzano sempre FRUITBOOKMAGAZINE


1994 750 8 % 12,5 10 2,5 MD,terzo gruppo discount in Italia, in cifre punti vendita

fondazione

miliardi fatturato 2018

incidenza ortofrutta

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più tra top di gamma e commodity. Con “Lettere dall’Italia” stiamo andando a rafforzare questa parte alta dell’assortimento con una linea che risponde alle esigenze del mercato da una parte, ma anche al cliente che ci chiede qualità di prodotti e garanzie in termini di sicurezza alimentare”. “Lettere dall’Italia” seleziona il meglio della gastronomia italiana, regione per regione, attraverso le più conosciute DOP, DOC e IGP del Belpaese, ma anche prodotti che per tradizione e storia sono tipicamente italiani e “fatti bene”. Da maggio a dicembre 2019 la linea, che era stata presentata in anteprima alla fiera Marca dello scorso gennaio, prevede un’espansione costante fino a rappresentaFRUITBOOKMAGAZINE

re tutte le categorie merceologiche e tutti i territori italiani. Di ogni prodotto si racconta la storia e il legame con il territorio di provenienza presentato anche con immagini impattanti, si spiega, anche con curiosità e aneddoti, come la cultura e il lavoro abbiano trasformato le materie prime in una eccellenza. Storie che MD conosce bene proprio per la sua capillare presenza in ogni regione italiana e per l’attenzione che si traduce nella oculata ricerca di fornitori e di prodotti buoni e di elevata qualità su ogni territorio. “Lettere dall’Italia” consacra e og-

centri logistici tasso di crescita annuale

gettiva la filosofia di MD - ha spiegato il cavalier Podini - riassume in sé valori come qualità, sicurezza e italianità che hanno decretato il successo del nostro marchio in questi primi 25 anni rivolgendosi a un consumatore consapevole del valore che rappresenta il made in Italy per noi. Di sicuro possiamo dire che questa linea sarà distintiva per definire il profilo dell’insegna MD del futuro”. Sul punto vendita si trova con una doppia esposizione: sia in aree dedicate con un forte impatto visivo, sia all’interno della categoria di riferimento. Contemporaneamente un’ampia comunicazione in store descrive la linea e i prodotti. Sul versante digital, MD sperimenterà proprio su questa linea le attività più innovative, proponendo su diversi canali social momenti di interazione e approfondimento per generare una grande condivisione di storie, valori ed emozioni che da sempre questi prodotti sanno evocare. Il posizionamento di prezzo sarà in linea con la qualità, ma la logica commerciale di MD, fatta di efficienza dei processi logistici e di gestione, permetterà di essere estremamente competitivi anche su questa linea rispetto a linee analoghe dei canali iper e super. La nuova private label sarà utilizzata anche nel reparto ortofrutta e sarà la naturale evoluzione del marchio “In Giro negli Orti d’Italia” che ha debuttato a inizio 2019 con clementine e arance per poi passare ad altri articoli. l N.27 l APRILE 2019


dall’Italia consacra e oggettiva la filosofia “diLettere MD e riassume in sé valori come qualità, sicu-

rezza e italianità che hanno decretato il successo del nostro marchio in questi primi 25 anni. Di sicuro questa linea sarà distintiva per definire il profilo dell’insegna MD del futuro ”, Patrizio Podini (MD)

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Patrizio Podini, nato a Bolzano nel 1939 da una famiglia di origini lodigiane che in Alto Adige gestiva un’attività all’ingrosso di formaggi e alimentari. Nel 1994 rileva i primi negozi da mettere in rete e “inventa” il discount nel Meridione. Tra le imprese più importanti della sua carriera c’è l’acquisizione dei 320 negozi della catena LD market. La foto a lato si riferisce all’evento che MD ha organizzato il 2 aprile a Milano per presentare i risultati 2018 e i progetti futuri. Al suo fianco c’è il direttore generale Piermario Mocchi. Nella pagina a lato un rendering del nuovo polo logistico di Cortenuova (Bg).

Cortenuova. Gli investimenti di MD non riguardano solo la rete vendita e l’assortimento ma anche l’approvvigionamento e la logistica, che oggi conta su 8 centri distributivi in aree strategiche d’Italia. In questo ambito, Patrizio Podini ha annunciato la realizzazione del nuovo centro distributivo di Cortenuova, nella Bassa Bergamasca, a 2,5 km dal casello di Calcio dell’autostrada Brebemi. Sarà il polo logistico più grande d’Italia del canale discount e probabilmente di tutto il settore GDO, con una superficie coperta di 92 mila metri quadrati da destinare alla distribuzione di ogni categoria merceologica e circa 80 ribalte. Con la sua l N.27 l APRILE 2019

apertura sarà chiuso il magazzino di Trezzo sull’Adda (ora in affitto). L’investimento, considerando anche l’acquisto dei terreni, è di oltre 90 milioni di euro. Altissima l’attenzione alla sostenibilità ambientale e alla tecnologia: sarà realizzato ad esempio un magazzino automatico di 17.000 mq alto 32 metri in grado di movimentare dai 30 ai 50 mila pallet con picking robotizzato. Il magazzino ortofrutta avrà una superficie di 13.600 mq. Saranno spostati qui anche gli uffici direzionali.

Un intervento che non pensa solo alla logistica, ma anche a minimizzare l’impatto ambientale e a favorire l’utilizzo delle energie rinnovabili. Sul terreno che ospiterà il nuovo polo logistico sorgevano le acciaierie di Cortenuova ora dismesse: questo implica che non sarà consumato nuovo suolo. Inoltre la struttura è pensata anche per utilizzare l’acqua di falda per lo scambio di calore e restituirla previa depurazione insieme alle acque meteoriche. In più non ha scarichi nel terreno o in atmosfera e utilizza per la sua energia un grande impianto fotovoltaico.

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Lidl Italia è partner e fornitore ufficiale di frutta e verdura della Nazionale di calcio Eugenio Felice

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Come per il precedente accordo siglato nel 2015, Lidl Italia conferma la qualifica di premium partner della Nazionale italiana di calcio per i prossimi 4 anni. Tra le novità della partnership, che prosegue all’insegna della valorizzazione del made in Italy e del forte legame con il territorio, Lidl avrà anche la qualifica di “fornitore ufficiale di frutta e verdura della Nazionale”, vista l’attenzione per la qualità e la rigorosa politica di selezione e certificazione dei produttori italiani. Il presidente di Lidl Italia - in carica dal 1 marzo 2019 - Massimiliano Silvestri, durante il suo intervento, ha sottolineato proprio la comune ricerca della qualità e dell’eccellenza: “Diventare premium partner della Nazionale ci ha permesso di trasmettere a milioni di italiani la nostra passione per la qualità e l’italianità dei prodotti. Siamo orgogliosi di poter continuare in questa direzione per il prossimo quadriennio, sostenendo, grazie a questa importante unione, anche il valore sociale dello sport promosso a 360° dalla Federazione”. Ha aggiunto Eduardo Tursi, AD acquisti e marketing di Lidl Italia: “Oggi, non solo rinnoviamo la collaborazione, ma facciamo un ulteriore passo in avanti. Lidl, infatti, diventa fornitore di frutta e verdura degli Azzurri, la stessa che ogni giorno offriamo nei nostri punti vendita ai milioni di clienti che ci premiano con la loro fiducia. Un motivo in più di orgoglio e di stiFRUITBOOKMAGAZINE

ll gruppo distributivo che in Italia conta 620 punti vendita ha rinnovato per altri quattro anni la partnership con la nazionale italiana di calcio. L’accordo è stato presentato il 19 marzo a Coverciano (Fi) alla presenza del presidente FIGC Gabriele Gavina, del commissario tecnico Roberto Mancini, del nuovo presidente Lidl Italia Massimiliano Silvestri - in carica dal 1 marzo 2019 - e dell’amministratore delegato acquisti e marketing Lidl Italia Eduardo Tursi

molo nella costante ricerca della qualità e nella valorizzazione delle eccellenze italiane, che esportiamo anche in decine di altri Paesi grazie alla presenza internazionale di Lidl”. Durante la conferenza stampa, è stata inoltre annunciata in anteprima la campagna di comunicazione, on air dal 26 marzo, che verterà proprio sui concetti di fre-

schezza e qualità. Lo spot, in parte girato al Centro Tecnico Federale di Coverciano, avrà come protagonista assoluto l’assortimento frutta e verdura di Lidl che, dal campo, arriva negli oltre 620 punti vendita dell’insegna e da oggi anche sulle tavole degli Azzurri. Come testimonial d’eccezione della campagna c’è anche il ct della Nazionale Roberto Mancini. l N.27 l APRILE 2019



Despar, Klotz: «Crescita inarrestabile. Nel negozio del futuro tanto servizio» L’impatto maggiore del digitale è che ha reso l’attenzione un bene scarso Eugenio Felice

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Si è svolta a San Patrignano l’11 aprile la convention nazionale di Despar Italia, alla presenza di centinaia di affiliati, di un numero selezionato di fornitori e numerosi dirigenti delle sei società che ne fanno parte. Dai dati 2018 emerge un gruppo in salute, con fatturato in crescita del 3,5 per cento a quota 3,51 miliardi di euro. Tra gli obiettivi c’è l’aumento della reputazione e della quota di private label al 25 per cento. I discount? “Ci conviviamo senza problemi in Austria” “Storie di Uomini e di Innovazione”. Questo il titolo che Despar Italia ha voluto dare quest’anno alla sua convention nazionale che ha avuto luogo l’11 aprile presso la Comunità di San Patrignano (Rimini), con la quale il Consorzio ha recentemente siglato un accordo di partnership. Nel corso dei lavori, Paul Klotz e Lucio Fochesato, rispettivamente presidente e direttore generale di Despar Italia, hanno reso noti i risultati 2018 del Consorzio e fornito alcuni spunti di riflessione rispetto agli obiettivi e alle strategie che guideranno l’insegna nel prossimo futuro. Aprendo i lavori, il presidente Klotz ha sottolineato gli attuali numeri che caratterizzano Spar a livello internazionale: presenza in 48 Paesi nel mondo, 33 miliardi di fatturato, 12.700 punti vendita, 13,5 milioni di clienti al giorno. Un posizionamento internazionale sancito anche da iniziative di promozione su scala continentale quali la main sponsorship dei Campionati Europei di Atletica 2018. Concentrandosi poi sul mercato italiano, Klotz ha quindi illuFRUITBOOKMAGAZINE

strato l’attuale radicamento sul territorio di Despar, presente in 13 regioni e 63 province con i suoi attuali 1.244 punti vendita di cui 428 diretti e 816 affiliati. Nel 2018 sono stati 29 i nuovi punti vendita inaugurati in tutte le regioni dove il Consorzio è presente. Il 2019 prevede invece l’apertura di 50 ulteriori punti vendita, tra diretti e affiliati, 36 ristrutturazioni e un investimento complessivo di 95 milioni di euro per lo sviluppo e la modernizzazione della rete di vendita. Per quanto riguarda i risultati economici, il 2018 ha visto una crescita del fatturato di vendita del 3,5 per cento che si è attestato a 3,51 miliardi di euro, confermando dunque Despar nella top ten delle insegne in Italia con il 3,7 per cento delle quote di mercato. L’intervento di Lucio Fochesato, direttore generale di Despar Italia, si è focalizzato sul tema dei prodotti a marchio Despar, che l N.27 l APRILE 2019


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oggi costituiscono un fattore chiave che indirizza la scelta dei consumatori. A conferma della centralità della MDD, nell’ambito dell’Osservatorio Marca 2019, la survey realizzata da Nomisma sul consumatore della MDD ha sottolineal N.27 l APRILE 2019

to come il 67 per cento degli interpellati scelga l’insegna soprattutto in base alla qualità e all’assortimento dei prodotti MDD, il 48 per cento sia disposto a spostarsi di più per raggiungere l’Insegna con i suoi prodotti MDD preferiti e il 40

per cento sarebbe disposto a cambiare Insegna nel caso che quest’ultima non commercializzasse più i suoi prodotti MDD preferiti. Per quanto riguarda Despar Italia, il fatturato in acquisto in ambito MDD è cresciuto nel 2018 FRUITBOOKMAGAZINE


1244 19,2% 63 3,7% 13 3,51 I numeri di Despar Italia nel 2018 punti vendita

quota di mercato

quota MDD

regioni

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del 7,7 per cento, attestandosi ad oltre 334 milioni di euro. Una crescita significativa era già avvenuta nel 2017 quando il fatturato aveva raggiunto i 310 milioni di euro. I 289 milioni di prodotti MDD venduti nel 2018 e i 251 nuovi lanci raccontano di un trend in crescita che per quanto riguarda il FRUITBOOKMAGAZINE

province

Consorzio è stato superiore a quello di mercato (18,8 per cento) posizionandosi al 19,2 per cento sul totale del venduto. Già oggi sono oltre 3.000 prodotti MDD in assortimento presentati in 13 linee diverse. La qualità “made in Italy” dei prodotti a marchio Despar ha registrato un apprezzamento signi-

miliardi di fatturato

ficativo anche in termini di export verso i paesi presidiati dalle insegne dell’universo Spar. Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria, Georgia, Russia, Albania, Malta e Grecia sono alcuni dei Paesi che hanno contribuito a generare un fatturato di quasi 10 milioni di euro importando oltre 1.000 referenze MDD. Per quanto riguarda le strategie future, Fochesato ha sottolineato come l’obiettivo di Despar sia di raggiungere, entro il 2025, una quota del 25 per cento di MDD sul totale del venduto. Le linee guida sullo sviluppo delle referenze a marchio nel triennio 2019-2021 si orienteranno verso due specifici obiettivi: per garantire salute e benessere dei consumatori, e lavorare in un’ottica di sostenibilità ambientale grazie all’introduzione di nuovi pack richiudibili e al 100 per cento compostabili. In particolare, per allineare sempre di più i prodotti MDD a stili di vita sani, Despar ha da tempo attivato un progetto di collaborazione con l’Università di Parma che prevede la riformulazione degli ingredienti per un ampio numero di referenze a marchio, nell’ottica di una loro eventuale riformulazione in termini di riduzione di grassi saturi, zuccheri e sale, rimodulazione delle porzioni e aumento del contenuto di fibre. Tra gli obiettivi indicati dal direttore c’è anche un aumento della reputazione dell’insegna, oggi non particolarmente elevata secondo le indagini del Reputation Institute. l N.27 l APRILE 2019


minacce dei discount, possiamo affermare “cheSulle in Austria abbiamo sempre convissuto con Aldi

e Lidl e siamo convinti che non possano andare oltre il 30 per cento di quota di mercato. Peraltro da noi non hanno vita facile, con i vari Tosano, Martinelli, Lando ”, Lucio Fochesato (Despar Italia) Nel corso della giornata abbiamo avuto l’occasione di parlare con il presidente Klotz e il direttore Fochesato. “La sfida per il futuro - ci hanno detto - è semplificare il processo di acquisto. Innovazione significa essere veloci, autentici, responsabili verso ambiente, sociale, clienti e dipendenti. Le battaglie si vincono a livello locale. Non dobbiamo avere un’unica cultura. Non spingiamo su logiche di accentramento. Sulle minacce dei discount, possiamo affermare che in Austria abbiamo sempre convissuto con Aldi e Lidl e siamo convinti che non possano andare oltre il 25-30 per cento di quota di mercato. Da noi in Italia peraltro non hanno vita facile, si scontrano con Tosano, Martinelli, Lando, realtà che non rientrano nei loro piani. Noi siamo coerenti, abbiamo sempre puntato sui superstore, gestiti direttamente o tramite affiliati, non abbiamo mai fatto superfici esagerate da 8-10 metri quadrati. Il nostro ipermercato più grande non arriva a 6.000 mq. E puntiamo ai prodotti, non siamo agenzie di viaggio, distributori, farmacie o librerie. I risultati di oggi sono il frutto di 20 anni di investimenti mirati”. “Il futuro - sostiene il direttore Fochesato - sarà un negozio con altissimo servizio, che vende in modo preponderante fresco e con quasi solo prodotti a marchio. Il nostro obiettivo di lunga durata è di arrivare a un 35-40 per cento di prodotti a marchio Despar, crescendo di un 1 per cento all’anno. Il forl N.27 l APRILE 2019

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mat oggi più performante va da 100 metri a 3.000 mq. Una tendenza in atto è il ritorno nei centri storici perché gli esercizi commerciali tradizionali chiudono. La redditività al mq è molto alta e anche la clientela è più alto spendente. Un genere di punti vendita che peraltro abbiamo sempre avuto.

L’importante è fornire un servizio personalizzato, che si adatta alla comunità su cui insiste il punto vendita. Ad esempio a Cividale, in provincia di Udine, vendiamo anche un singolo uovo. Ormai si gioca tutto sul servizio”.

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Sant’Orsola, mega stabilimento per il salto di qualità Tra gli obiettivi l’aumento delle quantità e la destagionalizzazione Eugenio Felice

Bagno di folla e prova di forza, domenica 7 aprile, per la Cooperativa Sant’Orsola che a Pergine Valsugana (Tn) ha inaugurato ufficialmente il nuovo stabilimento all’interno del “Villaggio dei Piccoli Frutti”, nell’anno in cui festeggia anche i 40 anni di attività. Un investimento da 42 milioni di euro su 16 ettari di superficie unico in Europa che consente a Sant’Orsola di confermare la sua leadership in Italia e di presentarsi all’estero come il distretto di riferimento per il settore Sant’Orsola ha inaugurato il 7 aprile il suo nuovo stabilimento celebrando il 40° anno di fondazione all’interno del “Villaggio dei Piccoli Frutti”. Situato a Pergine Valsugana, in frazione Cirè, a ridosso della statale 47 di collegamento fra Trentino e Veneto. La cerimonia è avvenuta in un clima di festa alla presenza di oltre 500 soci coltivatori (in tutto sono quasi 850). Al tradizionale taglio del nastro il presidente della Cooperativa Silvio Bertoldi - nell’occasione riconfermato per altri tre anni era affiancato dal sindaco di Pergine Valsugana Roberto Oss Emer, dal presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti e dal manager Fabio Rizzoli che ha ideato il “Villaggio dei Piccoli Frutti” e generato il suo business plan. Sul palco anche Marina Mattarei, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione, e

Giulia Zanotelli, assessore all’Agricoltura della Provincia. I soci hanno potuto visitare l’impianto dopo avere partecipato alla loro assemblea annuale per la prima volta ospitata nel nuovo Auditorium da 500 posti a sedere. Il nuovo stabilimento ha dimensioni impressionanti e un design d’avanguardia, inoltre è stato realizzato in tempi record, la sua costruzione era iniziata infatti il 24 luglio 2017. Dispone di grandi spazi coperti e di vaste aree esterne, propone una struttura logistica in grado di garantire la massima efficienza di processo, moltiplica le capacità di conservazione e di lavorazione ed è dotato delle più moderne tecnologie del settore dei piccoli frutti, con 20 linee di confezionamento e di macchinari all’avanguardia tra cui un sistema di calibrazione del mirtillo unico nel suo genere. Il prodotto conferito

Nella foto a lato una veduta aerea del nuovo stabilimento Sant’Orsola di Pergine Valsugana, in provincia di Trento. È stato inaugurato il 7 aprile in una giornata fresca e nuvolosa, alla presenza di oltre 500 produttori associati alla cooperativa e numerose autorità. Lo stabilimento è il primo passo del “Villaggio dei Piccoli Frutti”, un investimento da 42 milioni di euro.

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Nella foto a lato, un dettaglio del nuovo stabilimento della Cooperativa Sant’Orsola a Pergine Valsugana. Con questo investimento la realtà presieduta da Silvio Bertoldi punta a consolidare la leadership in Italia nel comparto piccoli frutti, grazie a un aumento della qualità e dei quantitativi commercializzati, oltre alla destagionalizzazione possibile grazie ai produttori associati del centro e sud Italia. Nel nuovo stabilimento ci sono 20 linee di confezionamento e macchinari all’avanguardia per la lavorazione e selezione dei piccoli frutti. Nella foto sotto la nuova palazzina uffici.

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dai soci viene conservato in 157 celle refrigerate (la superficie complessiva è di 8 mila metri quadri) poste sotto il livello del suolo in modo da coadiuvare ancor più la catena del freddo. Al piano terreno si trovano anche 12 celle per l’abbattimento rapido della temperatura nella zona di conferimento. 5 le bocche di carico per la spedizione. L’impianto fotovoltaico installato da oltre 350 kWp garantisce una produzione di circa 400 mila kWh/anno e si affianca alle scelte di materiali specifici usati per le coperture mirate al risparmio energetico. Il nuovo stabilimento è solamente il primo passo, ma senza dubbio il più importante, per la realizzazione dell’intero “Villaggio dei Piccoli Frutti”, un investimento di 42 milioni di euro su 16 ettari di superficie, il più importante realizzato FRUITBOOKMAGAZINE

in Europa, che consente a Sant’Orsola di confermare la sua leadership italiana e di presentarsi all’estero come il distretto di riferimento per il settore dei piccoli frutti. Il bilancio dell’annata 2018 ha proposto ai soci cifre positive sotto ogni aspetto, con un utile salito ad oltre 802 mila euro rispetto ai 623 mila euro del 2017. In virtù di un valore della produzione salito a 62,7 milioni di euro, contro i 57 milioni di euro dell’anno precedente. Ciò ha consentito di liquidare ai soci più di 26 milioni di euro rispetto ai poco più di 24 milioni di euro del 2017. Bilancio molto positivo, dunque, nonostante l’andamento climatico certo non favorevole durante alcuni mesi dell’an-

no: durante le celebrazioni l’assessore all’Agricoltura Giulia Zanotelli ha ricordato il tremendo fortunale dello scorso ottobre che ha interessato sia il Trentino che il Bellunese con l’abbattimento di intere aree boschive. Continua il trend positivo di Sant’Orsola, iniziato nel 2013 quando l’intera organizzazione della cooperativa venne reimpostata anche con l’inserimento di nuove risorse umane guidate dal direttore Matteo Bortolini, dando così forte impulso ad ogni settore, dalla produzione, alla sperimentazione, alla vendita. Ciò ha consentito il varo di un business plan che ha portato al forte investimento nel nuovo stabilimento e nel “Villaggio dei Piccoli Frutti” con l’obiettivo di competere nel mercato non solo nazionale. Infatti, il trend dei consumi di questa merceologia è costantemente in crescita in Italia come in altri Paesi vicini come la Germania, di pari passo così come il trend della produzione che si sta diffondendo in nuove aree del mondo. Secondo Matteo Bartolini la domanda di piccoli frutti di origine italiana è tuttora superiore alla domanda, così come le importazioni di piccoli frutti supera di gran lunga le esportazioni: segnali che danno buone prospettive allo sviluppo del distretto trentino dei piccoli frutti e all’esportazione in altre regioni italiane del modello cooperativo, dove sono già presenti produttori associati.

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Qual è il valore reale dell’imballo plastic-free? Una ricerca inglese prova a fare chiarezza Massimiliano Lollis

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Stando ai sondaggi, i prodotti “plastic-free” (o senza plastica) piacciono sempre di più ai consumatori, che si dicono sempre più disposti a spendere per fare la loro parte in difesa dell’ambiente. Ma è davvero così? Ink Research, un’agenzia britannica specializzata in marketing per il retail, ha cercato di capirlo ponendo ad un campione di consumatori una serie di domande sulle loro abitudini di consumo, e osservando poi le loro reali scelte di acqisto all’interno dei punto vendita Mentre il movimento per ridurre l’utilizzo di plastica è sempre più influente e molti consumatori - in base a diversi sondaggi - si dicono favorevoli a voler fare la loro parte per difendere l’ambiente, c’è chi si chiede se tali consumatori siano alla prova dei fatti realmente disposti a pagare di più per un imballaggio senza plastica. E soprattutto: quanto sono disposti a pagare di più? Sulla base di questa premessa e adottando un approccio decisamente pragmatico, Ink Research - agenzia marketing specializzata nel retail - ha deciso di cercare di fare luce su questo aspetto. “Invece che chiedere alla gente semplicemente quanto sarebbe disposta a pagare - scrive su LinkedIn Barry Noble, managing director di Ink Research - abbiamo deciso di seguire un approccio molto più “sottile”. Abbiamo sottoposto al nostro campione di consumatori diverse scelte di acquisto sulle fragole da supermercato. I risultati sono stati poi elaborati dagli esperti di Marquant (azienda di ricerca dati marketing, ndr), FRUITBOOKMAGAZINE

che hanno misurato il valore dei diversi parametri come prezzo, fair trade, provenienza e packaging”. I risultati della ricerca - che ha analizzato le scelte di 500 consumatori britannici, mettendo a confronto le scelte reali dei consumatori con le loro affermazioni in questionari diretti - sono decisamente interessanti. Prima di tutto l’importanza del prodotto locale, inteso come UK sourcing, rispetto a quello plasticfree: secondo la ricerca, tra le due tipologie di prodotti i consumatori sono maggiormente disposti a spendere per il primo. “Il prezzo si legge - è di gran lunga l’elemento più importante nelle decisioni dei consumatori, e questo è risaputo. Ciò che però sorprende è che il cibo locale possa pesare molto più di qualsiasi altro parametro misurato (compreso il plastic-free o il packaging biodegradabile) in termini di prezzo premium”. E questo a fronte di risposte nei que-

Nella foto sopra delle fragole prodotte nel Regno Unito vendute in un supermercato Sainsbury’s di Londra, proposte in cestino termosaldato. Lo studio effettuato da Ink Research ha riguardato proprio le fragole, ponendo ad un campione di consumatori una serie di domande sulle loro abitudini di consumo e osservando in seguito le loro reali scelte all’interno del punto vendita. Molti i risultati interessanti, dall’importanza del prodotto locale al “peso” forse sopravvalutato del bio e del fair trade.

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stionari diretti che hanno messo sullo stesso piano l’importanza per prodotti locali con quelli plasticfree. “In media - scrive Noble - i consumatori sono disposti a pagare fino a 82 pence in più per un prodotto di origine locale o più in generale del Regno Unito. Un valore che è oltre il doppio del premium price che sono disposti a spendere per un packaging senza plastica”. Il packaging senza plastica riveste l N.27 l APRILE 2019

comunque un’importanza sempre maggiore. “Nel nostro studio - scrive Noble - il prezzo premium assegnato all’assenza di packaging in plastica si è attestato a 39 pence in più rispetto al prezzo standard: un aumento di prezzo non irrisorio, anche se forse non sufficiente a compensare l’investimento richiesto ai retailer e ai produttori per eliminare il packaging in plastica, oltre al fatto che la plastica assicura indubbi vantaggi in quanto a shelf life”. Nella ricerca si è anche preso in considerazione come opzione il packaging totalmente biodegradabile, che pur FRUITBOOKMAGAZINE


Il prezzo è di gran lunga l’elemento più rilevante “nelle decisioni dei consumatori. Questo è risaputo.

Ciò che però sorprende è che il cibo locale possa pesare molto più di qualsiasi altro parametro che abbiamo misurato, compreso il plastic-free, in termini di premium price ”, Barry Noble (Ink Research)

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venendo premiato da molti consumatori, porta ad un aumento nel complesso marginale, attestandosi a 43 pence extra sul prezzo standard. Sembra però che il plasticfree stia guadagnando terreno: non solamente a livello di immagine per le aziende, ma anche in FRUITBOOKMAGAZINE

quanto a valore reale per i consumatori”. Poi c’è la questione dei prodotti bio e fair trade, che pare non vengano particolarmente premiati nel carrello della spesa: “Nonostante l’opinione generale secondo cui è importante sostenere il settore del fair trade e valga

la pena pagare di più gli alimenti bio - spiega il manager - a conti fatti per questo tipo di prodotti i consumatori sono disposti a spendere solamente dai 12 ai 15 pence in più in media, molto meno di quanto dichiarato inizialmente”. Cosa ci dice questa ricerca in definitiva? “Per produttori e retailer scrive Noble - questi dati ci dicono che il packaging plastic-free è un trend da cavalcare: dal guadagno in immagine del brand alla Corporate Social Responsibility (CSR) su cui moltissime aziende nel mondo oggi stanno puntando, i vantaggi sono sotto gli occhi di tutti. Ma per il momento ancora non abbiamo certezze sul fatto che il premium price che i consumatori sono disposti a pagare possa giustificare economicamente oggi gli investimenti delle aziende in questa direzione”. “Per chi invece lavora con i dati di consumo come esperti di marketing e ricercatori - sottolinea - il messaggio è chiaro: quando si trovano di fronte a domande dirette, i consumatori non possono (o non vogliono) svelare in modo accurato il loro comportamento di acquisto. Che siano 500, 3.000 o 1 milione fa poca differenza. Per questo quando analizziamo le abitudini di acquisto dei consumatori - conclude Noble - ci dobbiamo ricordare che non è detto che le loro risposte nei sondaggi rispecchino perfettamente la realtà”. Come dire: tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare.

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al fatturato aziendale, che nel 2018 ha raggiunto i 105 milioni di euro (+13 per cento rispetto al 2017). Risultati di crescita a doppia cifra, dunque, per un’azienda che da più di 20 anni si dedica alla produzione di insalate di I e IV gamma e che ha saputo rispondere tempeGuarda il video! stivamente con il proprio marchio ai trend di mercato e all’evoluzione degli stili di consumo. Fruit Logistica è stata l’occasione per esporre per la prima volta la linea delle zuppe al completo. Particolare rilievo è stato dato alle ultime referenze, come la zuppa Toscana con kale e il passato di radicchio e fagioli. Non sono mancate le novità anche sul fronte degli estratti di frutta e verdura, con due nuovi prodotti da 500 ml: l’estratto 100 per cento Mela Pink Lady e quello 100 per cento Arancia Rossa di Sicilia IGP. Leggendo il QR code a lato potete vedere la nostra intervista al direttore vendite B.U. Italia Fabio Ronco.

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La partecipazione alle più rinomate fiere di settore è parte fondamentale della strategia di comunicazione di OrtoRomi. Il brand Insal’Arte in soli quattro anni è stato in grado di aggredire il mercato e di contribuire in maniera significativa

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ORTOROMI, NOVITÀ PER ESTRATTI E ZUPPE GIRO D’AFFARI 2018 A 105 MLN (+13%)

DIMMIDISÌ: ZUPPE GUSTO D’ORIENTE, VASCHETTE SMART E ALTRE NOVITÀ A BERLINO 2019 Bangkok, Mumbai e Tokyo: sono tre le proposte orientali che La Linea Verde ha presentato in anteprima a Fruit Logistica, portando una ventata di innovazione in un segmento, quello delle zuppe fresche, che oggi cresce a doppia cifra e che è stato inaugurato nel 2006 proprio dall’azienda guidata dalla famiglia Battagliola. Con questo nuovo progetto dal sapore esotico La Linea Verde mira a conquistare un nuovo target, quello dei più giovani. Zuppa Bangkok con pollo e soia edamame, Zuppa Mumbai con ceci, curry e latte di cocco e Zuppa Tokyo con funghi shitake e alghe wakame: ecco le tre ricette rispettivamente thailandese, indiana e giapponese messe a punto in collaborazione con Guarda il video! una scuola di cucina speFRUITBOOKMAGAZINE

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DimmidiSì

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cializzata in piatti orientali e frutto di studi e ricerche effettuate sui consumatori. Nello stand a Berlino 2019 era presente tutta la proposta di IV gamma e di piatti pronti a marchio DimmidiSì, comprese alcune novità come la linea di verdure cotte “I love Veggy” e le vaschette “Smart” per le baby leaf. Leggendo il QR code a lato potete vedere la nostra intervista al direttore commerciale Andrea Battagliola. l N.27 l APRILE 2019


PIZZOLI, QUALITÀ E INNOVAZIONE BINOMIO VINCENTE. NOVITÀ 2019 LE NOVELLE IODÌ Il 2019 si prospetta un anno particolarmente significativo per il percorso di crescita della Pizzoli, la più importante realtà industriale italiana nel settore delle patate. L’azienda bolognese occupa una posizione di leadership nel mercato delle patate fresche e surgelate con un fatturato di circa 85 milioni di euro nel 2018, in crescita del 4 per cento rispetto all’anno precedente. Fondata nel 1926, Pizzoli è un’azienda a conduzione familiare che si distingue per la sua lunga tradizione industriale, incarnando da sempre valori genuini, come passione, ingegno e devozione verso la terra. Nel tempo ha sempre unito alla sua grande capacità di innovare, l’attenzione alla qualità del prodotto, al valore di marca e alla sostenibilità, attraverso il presidio di una filiera produttiva con fondamenta solide: gli areali italiani a più alta vocazione, gli agronomi più esperti e le varietà pataticole più pregiate, accuratamente selezionate da uno staff di grandi professionisti. Pur mantenendo salde le proprie radici nella comunità nella quale storicamente opera, l’azienda investe continuamente

MAGIC CODE: CONSEGNATO IL SUPERPREMIO FINALE DELL’EDIZIONE “SPECIALE SOLARELLI” Grande soddisfazione tra gli organizzatori e i vincitori del concorso per la consegna dei premi finali di Magic Code Speciale Solarelli. Il concorso valorizza e premia i dettaglianti e i grossisti dell’ortofrutta di qualità contraddistinta dal marchio Solarelli, brand che garantisce prodotti di stagione, rigorosamente italiani, provenienti da aree di produzione vocate. Il dettagliante vincitore è il titolare del negozio Frutta e Verdura Maria Grazia di Bagnoregio in provincia di Viterbo, il quale ha a sua volta segnalato come “grossista di fiducia” il titolare dello stand Nazional Frutta attivo presso il mercato ortofrutticolo di Viterbo. A entrambi è stato consegnato un voucher di 3.000 euro valido per un viaggio per due persone. La premiazione finale si aggiunge alle già avvenute vincite di benvenuto e bimestrali effettuate durante i sei mesi di durata del concorso, da marzo ad agosto 2018. Alla cerimonia di premiazione, che si è svolta martedì 12 marzo presso il mercato ortofrutticolo di Viterbo, hanno presenziato Gianluca Casadio, responsabile marketing di Apofruit, la cooperativa l N.27 l APRILE 2019

in piani di espansione in ambito agricolo, promuovendo la coltivazione di patate secondo le più avanzate pratiche agronomiche in tutte le regioni italiane. L’orientamento al mercato e l’attenzione verso le nuove tendenze di consumo, sono i due pilastri fondativi dell’offerta commerciale Pizzoli, che, nel segmento ortofrutta, si articola in un parco referenze ben segmentato e dall’elevato profilo qualitativo, comprendendo diverse varietà provenienti dagli areali pataticoli italiani più vocati. Sul fronte novità, a partire dalla metà del mese di aprile l’azienda ha lanciato le Novelle Iodì, un prodotto sano e gustoso che, oltre ad essere una preziosa fonte di iodio, è in grado di offrire tutta la freschezza e la delicatezza delle patate di nuovo raccolto.

ortofrutticola proprietaria del marchio Solarelli, Gianluca Dassori, operatore commerciale Italia di Apofruit e Stefano Giorgetti, dell’ufficio marketing di Apofruit e coordinatore del concorso. È già partita anche l’edizione 2019 del concorso, che da novembre 2018 ad agosto 2019 sarà ancora più ricca di premi e novità. L’attività riguarda i prodotti Solarelli e Melinda e premierà, come di consueto, i dettaglianti che accumuleranno punti con la lettura dei codici QR (univoci) presenti sulle confezioni.

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SI CHIAMA SÌBON IL NUOVO PREMIUM BRAND DELLA FRAGOLA TOP QUALITY DI COOP SOLE

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Gusto, profumo e naturalità: sono questi i tre plus che promettono al consumatore un’esperienza sensoriale unica, racchiusa in una confezione di fragole. Si chiama Sìbon il nuovo brand di Coop Sole, realtà di Parete (Caserta) tra i leader della fragolicoltura italiana. Il packaging riporta in forma ben visibile le tre promesse di questa fragola top, “+Dolce, +Profumata, +Naturale”, accompagnate da un codice QR che rimanda alla spiegazione e all’approfondimento del perché queste fragole vantano effettivamente questi attributi differenzianti. “Siamo arrivati un po’ in ritardo in questa stagione, ma abbiamo cercato di fare delle scelte accurate prima di lanciare il nuovo brand”, esordisce Pietro Ciardiello, direttore generale di Coop Sole nell’annunciare il debutto del marchio pensato e studiato per firmare unicamente l’alta qualità delle fragole della cooperativa. “Abbiamo concepito tutto in funzione di un posizionamento di qualità superiore - continua a partire dal nome, che contiene in sé il concetto di bontà e di gusto, breve, di facile pronuncia e con riferimenti musicali.

LA MERENDA COMODA E SALUTARE? CON “UNA MELA AL GIORNO” DI VOG PRODUCTS Dopo un periodo di test tra novembre e dicembre, è entrato da inizio anno stabilmente in assortimento, in uno dei principali gruppi distributivi del Nord Italia, il multipack “Una mela al giorno”, cinque buste di fettine di mele fresche e già pronte al consumo di VOG Products. La novità è stata presen-

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Un brand con il quale contiamo di restare impressi nella memoria, non solo in Italia ma anche all’estero“. “Anche per il packaging - aggiunge - abbiamo cercato di fare scelte coerenti. Di fatto, in tutti i formati, il logo e le informazioni sul prodotto sono riportate su una fascia in carta riciclata, da cui il puro contenitore si estrae con facilità, in modo da consentire lo smaltimento differenziato senza difficoltà”.

tata a Berlino in occasione di Fruit Logistica (Berlino, 6-8 febbraio 2019) e ha vinto il Premio Speciale Healthy Food 2019, assegnato il primo marzo a Milano nell’ambito del FOOD Match 2019 organizzato dalla rivista Food presso la sede del Sole 24 Ore. Numerose le novità in cantiere che saranno lanciate nel corso dell’anno: nel corso del 2019 sarà rivelata la nuova strategia di marca. Golosi, croccanti e rinfrescanti, gli spicchi di mela fresca “Una mela al giorno” di VOG Products sono già lavati e pronti da sgranocchiare. Realizzati unicamente con mele del Trentino Alto Adige di primissima qualità, sono completamente naturali e salutari: lo snack on-the-go ideale in ogni momento della giornata, per ricaricare le energie in modo sano. A casa o al lavoro, a scuola o in ufficio, in palestra o in viaggio, rappresentano un modo allegro e gustoso di mangiare la mela. Il multipack contiene 5 buste di fettine di mela da 50 grammi l’una. Dopo un periodo di test, si può trovare già oggi in una delle principali insegne della grande distribuzione del Nord Italia. La varietà? È quella più adatta alla stagione. Gli spicchi “Una mela al giorno” hanno la capacità di intercettare i moderni trend di consumo legati al benessere. l N.27 l APRILE 2019


«FRUIT ATTRACTION VOLANO PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE E L’INNOVAZIONE DEL SETTORE» “Nel 2019 festeggiamo l’undicesima edizione con una previsione di partecipazione di 1.800 aziende e 90.000 professionisti provenienti da 130 Paesi”, ci riferisce il direttore di Fruit Attraction, Raúl Calleja. “L’evento occuperà complessivamente 8 padiglioni della Fiera di Madrid. Questi numeri ne fanno il punto di incontro internazionale più efficiente, in un momento chiave per l’offerta e la domanda professionale di prodotti freschi. La commercializzazione, l’innovazione, la diversità e la conoscenza saranno i punti chiave di questa nuova edizione, considerata come strumento per l’internazionalizzazione del settore e punto di incontro di tutti i professionisti della filiera e occasione per l’innovazione del mercato ortofrutticolo”. “Quest’anno - aggiunge Calleja - abbiamo potenziato il settore dei prodotti biologici freschi nello spazio dell’Egorganic Market. Quest’area risponderà alla crescente domanda internazionale di prodotti bio: le aziende produttrici potranno mostrare a tutti gli operatori del settore le loro proposte di marchi e prodotti, al fine di promuovere rapporti di fornitura ed esportazione. Allo stesso modo, lo spazio Smart Agro

sarà nuovamente promosso, incentrato sull’applicazione di nuove tecnologie e connettività con l’obiettivo di aumentare la produttività delle aziende ortofrutticole, e l’area Hub Nuts, destinata alla frutta secca. The Innovation Hub e Foro Innova si confermeranno come le aree dedicate all’innovazione e alle l N.27 l APRILE 2019

novità imprenditoriali del settore. È proprio in quest’ambito che la Fiera propone i Premios Accelera a la Innovación y el Emprendimiento (Premi Accelera l’innovazione e lo spirito imprenditoriale), che sono diventati un evento di supporto alle nuove scommesse imprenditoriali del settore. Diamo continuità anche a Flower & Garden Attraction per il settore professionale che commercializza fiori e piante”.

“Allo stesso modo - sottolinea Calleja - per favorire i rapporti commerciali relativi alla vendita di prodotti ortofrutticoli tra i Paesi dell’Unione Europea e altri mercati extra UE, Fruit Attraction 2019 avrà India e Singapore come Paesi importatori invitati. A tal proposito, verrà assegnato un importante stanziamento finanziario volto ad attrarre i principali attori di questi mercati a Madrid; oltre 100 operatori commerciali, responsabili degli acquisti, operatori, importatori, venditori al dettaglio di India e Singapore. Questi Paesi saranno i protagonisti del World Fresh Forum, lo spazio di networking aziendale che, organizzato in collaborazione con ICEX, affronterà le relazioni commerciali tra questi Paesi e consentirà di presentare le opportunità di business. Insieme a quest’iniziativa, Fruit Attraction effettuerà nuovamente un importante investimento nel Programma invitati internazionali, che porterà a Madrid 1.000 direttori acquisti retail, importatori e grossisti invitati da tutto il mondo”. “La partecipazione dell’Italia - conclude Calleja - è fondamentale per Fruit Attraction. Anche per l’edizione 2019 prevediamo una massiccia partecipazione di aziende espositrici dal vostro Paese. Ancora una volta l’Italia potrà svolgere un ruolo importante come uno dei mercati chiave nella catena di approvvigionamento internazionale”. FRUITBOOKMAGAZINE

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iFresh |

Marco Zanardi

Si chiama Wefrood il nuovo Tripadvisor dell’ortofrutta 120

Funziona con lo stesso principio della celebre piattaforma dedicata al settore turistico e della ristorazione, ma vede protagonista l’ortofrutta: si chiama Wefrood ed è un progetto ideato dalla startup C2B4Food. È partito in fase di test nelle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Trento e offre alle aziende della produzione e della distribuzione di frutta e verdura l’opportunità di creare il proprio profilo Un Trip Advisor dell’ortofrutta? Si chiama Wefrood - acronimo di We first good - ed è una nuova piattaforma che è in fase di test dal 15 marzo al 15 giugno, in cinque province italiane (Bologna, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Trento) che contano insieme una popolazione totale di oltre tre milioni di abitanti, più di 4.000 aziende produttrici di ortofrutta, 700 distributori del dettaglio specializzato, una DO ben radicata sul territorio. Proprio come la piattaforma in cui si trovano le opportunità offerte dagli alberghi insieme ai voti di chi li ha utilizzati, Wefrood, prima nell’ambito territoriale della fase test, poi a livello nazionale, offre alle aziende della produzione e della distribuzione l’opportunità di esserci, inserendo il proprio profilo aggiornabile nella piattaforma e caricando le loro offerte, e al consumatore, attraverso la stessa applicazione, di votare prodotti e negozi, costituendo progressivamente una grande - e inedita per l’ortofrutta - fonte di informazione aperta a tutti su dove trovare il prodotto desiderato alle migliori condizioni di qualità e prezzo. L’iniziativa è di C2B4Food, startup innovativa con sede operativa a Suzzara (Mantova), specializzata nello sviluppo di piattaforme e servizi innovativi a supporto del consumatore e delle imprese del settore agricolo. L’ha fondata nel 2016 Paolo Beltrami, laureato in agraria, con alle spalle un’esperienza FRUITBOOKMAGAZINE

internazionale molto significativa nell’ambito degli investimenti privati e pubblici nei settori agricolo e ambientale. “Abbiamo sviluppato - spiega Beltrami una soluzione accessibile gratuitamente a tutti, consumatori e imprese, che premia qualità e trasparenza per incrementare i consumi e dare alla fine valore aggiunto a un settore straordinario come quello ortofrutticolo, che fino ad oggi ha espresso a fatica, al consumatore, la propria identità e la propria ricchezza varietale e nutrizionale”. “Da un lato - precisa il promotore di Wefrood - il consumatore può, attraverso la app gratuita, individuare l’offerta che lo circonda, scorrere i giudizi espressi da altri consumatori e recensire a propria volta i propri acquisti. Inoltre, con un sistema di notifiche personalizzate, può essere avvisato sul proprio smartphone dei prodotti in dispensa che stanno scadendo o scambiare referenze ed informazioni con amici e conoscenti sugli argomenti che più gli interessano. D’altra parte le imprese, anche le più piccole, dal sito internet accessibile anche dal loro cellulare, possono raggiungere la app per promuovere in modo semplice la propria offerta avendo la possibilità di analizzare lo stato di gradimento dei consumatori. Creiamo così un rapporto nuovo nel mercato: semplice, senza filtri e intermediazioni, che alla fine promuoverà i consumi secondo il principio che maggiore è la soddisfazione dei clienti maggiori saranno i consumi”. Nella prima fase il target di Wefrood è la produzione di prossimità e il rivenditore specializzato, con un progressivo coinvolgimento del più ampio numero possibile di attori della produzione e della distribuzione. Per avere informazioni sul progetto è possibile visitare il sito internet e seguire le pagine social della piattaforma. l N.27 l APRILE 2019




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