Fruitbookmagazine IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS
ELNATHEDITORE
IL FUTURO DEL PUNTO VENDITA A EUROSHOP No, non vedremo il mitico ‘bulli’ della Volkswagen nel reparto ortofrutta dei nostri supermercati. Vedremo però delle soluzioni tecnologiche volte a migliorare l’aspetto e soprattutto la redditività del punto vendita N.7 l APRILE 2014 l TRIMESTRALE
ARANCIA ROSARIA. PERFETTO EQUILIBRIO TRA GUSTO E BENESSERE. Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali
Ricca di antiossidanti contro l’invecchiamento
Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport Effetti benefici sulla microcircolazione
Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.
Rosaria è l arancia rossa coltivata alle pendici dell Etna da un gruppo di produttori associati secondo rigorose tecniche di produzione integrata. Fresca, succosa, profumata e con la caratteristica pigmentazione rossa : infatti, grazie alla forte escursione termica tra il giorno e la notte, si accelera il processo di pigmentazione che fa diventare rosse le arance e che dà loro un inconfondibile ricchezza organolettica.
IL MEGLIO DELLA TERRA, IL MASSIMO DELLA QUALITA .
Nel reparto ortofrutta c’è una gamma tutta nuova. Una gamma completa e innovativa, nata dalla passione di chi, da tre generazioni, conosce a fondo la terra e ne sa cogliere il meglio. L’eccellenza merita attenzione, per questo ogni giorno Pizzoli seleziona con cura le migliori varietà di patate, scegliendo solo prodotti di altissima qualità. www.pizzoli.it
Editoriale
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Eugenio Felice
Le Iene e la dieta miracolosa
l N.7 l APRILE 2014
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LE IENE
il tumore guarito
La storia del tumore guarito di Antonio: è il titolo di un servizio de Le Iene Show (oltre 3 milioni di telespettatori) su alimentazione e malattie andato in onda mercoledì 5 marzo. Racconta la storia di un uomo calabrese che ha guarito una metastasi al cervello cambiando radicalmente dieta. Per quanto la medicina metta in guardia - la dieta non può guarire il cancro - quello che rimane nella memoria dei telespettatori è un concetto molto semplice e che vale più di mille campagne di sensibilizzazione: carne e cibi raffinati (la pastasciutta per dirne uno) sono il male, frutta e soprattutto ortaggi sono sinonimo di salute. Il programma della Mediaset e la televisione in generale una volta tanto non hanno rivelato l’ennesimo scandalo ma regalato un po’ di sana pubblicità a un settore che sicuramente ne ha un gran bisogno. Anche perché questi sono argomenti che tirano: ce ne siamo accorti guardando facebook, che si è confermato per quello che ormai è diventato, cioè una fonte di informazione. Diversi amici hanno condiviso il servizio aggiungendo commenti del tipo: “Chi viene con me a fare un corso di cucina vegetariana?” Che la dieta poi funzioni veramente non ci è dato sapere, anzi siamo piuttosto scettici. Un conto è parlare di prevenzione, tutt’altro discorso è affermare che esista un nesso causale tra il consumo di alcuni cibi e l’insorgenza di determinate malattie, cosa che non è stata provata scientificamente. Così come nessuno studio ha dimostrato che avere un regime alimentare ricco di vegetali permetta di guarire da alcune patologie. Tanto che il San Raffaele, chiamato in causa nel servizio, in una nota ha preso subito le distanze dai contenuti del servizio e ha tenuto a precisare che “ad oggi non esiste nessuna dimostrazione del valore della dieta come terapia oncologica e, anche se l’alimentazione è un fattore importante per il benessere di una persona, nella pratica clinica nessuna dieta può sostituirsi alla chirurgia, alla radioterapia e ai farmaci nel curare i tumori”. Comunque sia, bene così.
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FRUITBOOKMAGAZINE
PAG. EDITORIALE LE IENE E LA DIETA MIRACOLOSA
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IMMAGINI
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BUONE NOTIZIE GLI ORTAGGI DELLA TERRA DEI FUOCHI SUPERANO L’ESAME ALTROCONSUMO INSIDER TROPPE FREGATURE IN RUSSIA GLI ITALIANI SCELGONO ALTRE METE RETAIL ASPIAG SERVICE (DESPAR) APRE A VIPITENO UN SUPER GREEN FIERE MILANO, VERONA, BOLOGNA: SARÀ UN 2015 CONGESTIONATO ANALISI ESPORTAZIONI DI FRUTTA FRESCA IN CALO DEL 10 PER CENTO NEL 2013 TREND LA SORPRESA LAMPONE: IN CERTI PERIODI SUPERA IL MIRTILLO STORE CHECK COOP, IL TRIONFO DELLA MARCA PRIVATA E DEL MADE IN ITALY LA NOTIZIA FUSIONE TRA CHIQUITA E FYFFES IL NUOVO LEADER DELLE BANANE IL DETTAGLIO SONO GIÀ 1.500 I MEMBRI DEL CLUB 10 E LODE IN ITALIA INNOVAZIONE VARIETALE NIKAS F1, LA MINI CHE PIACE A PRODUTTORI E CONSUMATORI MARKETING CHECK-UP ROSARIA, UNA MARCA FANTASTICA UN MESSAGGIO SU CUI LAVORARE MENS SANA ZENZERO, RADICE RICCA DI BENEFICI PER IL CUORE E PER LA MENTE
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PANORAMA
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44 / UN PROGETTO 38 / EUROSHOP, COLTIVAZIONE DI SOSTANZA PROVE DI FUTURO PER IL PUNTO VENDITA
PER IL GRUPPO NAPOLEON
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48 / LIDL CHIEDE AI 50 / COME LA SPAGNA FORNITORI DI CERTIFICARSI HA CAMBIATO IN 10 ANNI LA ENTRO L’ANNO IFS O BRC
PESCHICOLTURA ITALIANA
LA SESTA DI FRUITBOOK (LA GUIDA)
iFRESH 80 FOOID, LA NUOVA APP CHE GUIDA IL CONSUMATORE NEL SUPERMERCATO
l N.7 l APRILE 2014
CONTENUTI
All’ultima Fruit Logistica, Elnath Editore era presente per la prima volta con un suo stand nello storico padiglione dell’Italia, la hall 2.2. Protagonista è stata la nostra guida annuale ai migliori fornitori italiani di frutta, Fruitbook (www.fruit-book.com), riservata ai buyer di tutto il mondo. Uno strumento utile e concreto, in lingua inglese, spedito nel corso dell’anno in ogni continente e distribuito e promosso ai più importanti appuntamenti fieristici mondiali, come Asia Fruit Logistica, World Food Moscow, Fruit Attraction e PMA. Uno strumento unico, perché selezionamo solo le migliori aziende italiane, sulla base del merito e non degli investimenti pubblicitari. Se siete un bayer e non avete ancora ricevuto la vostra copia, mandateci una e.mail, ve la invieremo gratuitamente!
FRUITBOOKMAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile E ugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Irene Pasquetto, Maurizio Pisani
58 / FRANCESCON, IL MELONE DEL SENEGAL
DIVENTA ETICO PER COOP
64 / PRESTO IN ITALIA LE NUOVE CASSE WOOD EFFECT DI POLYMER
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R edazione e P ubblicità V ia Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (V r) Tel. 045.6837296 redazione@fr uitbookmagazine.it adver@fr uitbookmagazine.it A bbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 60,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa La Grafica Snc - Via A . Volta 29 37030 - Vago di Lavagno (V r) Tiratura numero aprile 2014: 6.500 copie
68 / È ARRIVATO DJUMP, 72 / A MILANO DEBUTTA IL NUOVO FRAMEWORK CHE EATALY SMERALDO ED È VA OLTRE IL MARKETING
SUBITO TRIONFO DEI SENSI
Testata registrata presso il Tribunale di Verona
A ssociato all'Unione Stampa Periodica Italiana
Pubblicità ALEGRA APOFRUIT ITALIA APO SCALIGERA BATTAGLIO CIESSE PAPER CLAUSE ITALIA CORA SEEDS CPR SYSTEM DOLE EOS EURO POOL SYSTEM FIERA BOLZANO FRANCESCON FRUIT ATTRACTION GARDEN FRUTTA NAPOLEON+VOL NATURAL MISTING NETPACK ORTOROMI PANNITTERI PIZZOLI POLYMER LOGISTICS RETARDER VALFRUTTA FRESCO VI.P BIO FRUITBOOKMAGAZINE
75 31 57 25 33 61 57 III 17 67 4 7 37 71 IV 43 23 2 35 II 1 19-21 29 63 15
l N.7 l APRILE 2014
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Achacha Palm Creek (Australia), 24 gennaio 2014 Una piccola storia di successo. L’Achacha è un frutto tropicale tipico della foresta boliviana, che Bruce Hill e il suo team hanno deciso di coltivare in Australia. Nominato nel 2012 per gli Innovation Awards di Fruit Logistica, da quet’anno si trova sugli scaffali della catena inglese Marks & Spencer.
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L’estro italiano Berlino, 7 febbraio 2014 Possono piacere o non piacere, sicuramente fanno parlare di sé e in fin dei conti questo conta nella pubblicità. A Fruit Logistica Agricola Gloria Due ha rinnovato il manifesto posto all’ingresso sud (Giulio Magrini con occhiali da donna) e sorpreso tutti con una pista di macchinine elettriche in formato maxi.
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I due assi Castelbello (BZ), 31 marzo 2014 La VI.P, il consorzio dei frutticoltori della Val Venosta, sta spingendo forte sul rinnovamento varietale. Questa primavera saranno piantati i primi 85 mila alberi di Ambrosia, grazie all’accordo con Rivoira, e i primi 30 mila alberi di Envy (nella foto), una mela rossa dalla polpa bianchissima, che non si ossida.
buone notizie |
Eugenio Felice
Gli ortaggi della Terra dei fuochi superano l’esame Altroconsumo 14
Altroconsumo, la prima e più diffusa associazione di consumatori in Italia con 345 mila soci, ha appena pubblicato sul suo sito internet i risultati delle analisi di un certo numero di prodotti alimentari - uova, latticini e verdure - e dell’acqua provenienti dalla Terra dei fuochi. I risultati del laboratorio sono rassicuranti: dei 48 campioni di ortaggi acquistati tutti avevano residui ampiamente sotto ai limiti massimi ammessi dalla norma europea Altroconsumo ha effettuato il campionamento di alcuni alimenti a Napoli e in qualche comune della sua provincia situato nel cuore della Terra dei fuochi, ed effettuato un controllo a campione sulle acque del rubinetto in provincia di Napoli e Caserta. Altroconsumo ha prelevato campioni di acqua potabile in 10 abitazioni e una scuola, tra Napoli e Caserta, e ricercato metalli pesanti, trialometani, diossine, furani e PCB. Tutti i risultati delle analisi sono ben lontani dai limiti di legge o addirittura assenti dalle acque campionate. Arsenico, piombo, cadmio, nichel e cromo i metalli ricercati: tutti ben lontani dai rispettivi limiti di legge per le acque destinate al consumo umano. I trialometani (cloroformio, bromoformio, ecc), che sono FRUITBOOKMAGAZINE
sottoprodotti della disinfezione delle acque con cloro) presenti al massimo con 8 microgrammi per litro, a fronte di un limite di 30 per le acque da bere. Nessuna traccia degli inquinanti più temuti e persistenti, ma anche più raramente accumulabili nelle acque. Per quanto riguarda gli alimenti, Altroconsumo ha acquistato 48 campioni di ortaggi (cime di rapa, scarola e cavoli), sui quali ha verificato la presenza di metalli pesanti (arsenico, piombo, cadmio, mercurio e cromo) e 16 campioni di alimenti di origine animale (mozzarella e uova), sui quali ha verificato, invece, la presenza di diossine e PCB. I prodotti sono stati acquistati prevalentemente presso negozi tradizionali e mercati; alcuni campioni sono stati acquistati da venditori ambulanti o direttamente presso i produttori. I risultati, come per l’acqua, sono più che soddisfacenti. Per quanto riguarda in particolare le verdure, a comportarsi meglio sono stati i cavoli: in tutti i campioni non è stata ritrovata traccia dei metalli pesanti ricercati. Alcuni dei campioni di scarola hanno fatto registrare la presenza di cadmio, in quantità però dieci volte inferiore rispetto al limite massimo ammesso dalla legge nel caso degli ortaggi a foglia. I campioni di cime di rapa contenevano tutti cadmio, accompagnato in due casi anche dalla presenza di piombo. Anche in questo caso, però, nulla da temere: il campione che conteneva i livelli più elevati dei due metalli (cadmio e piombo), acquistato presso un negozio tradizionale di Napoli, presentava valori ben inferiori ai limiti massimi ammessi. l N.7 l APRILE 2014
insider |
Eugenio Felice
Troppe fregature in Russia, gli italiani scelgono altre mete 16
Secondo le ultime statistiche rilasciate da Fruit&Vegetable Facts l’Italia ha calato le esportazioni sul mercato russo del 30 per cento nel 2013, passando da 173 mila a 119 mila tonnellate. La ragione può essere trovata sia nella scarsa competitività del prodotto made in Italy sia nella pessima affidabilità degli importatori che a furia di contestazioni hanno spinto diverse aziende nostrane a uscire da quel mercato, privilegiando altre mete “Gli importatori seri sono sempre di meno, i prezzi tendenzialmente in calo, il mercato risulta essere quindi molto difficile e sempre meno interessante”. Parole profetiche, quelle di Renato e Nicola Detomi di European Fruit Group, l’agenzia italiana con la maggiore esperienza nell’esportazione di frutta verso la Federazione Russa. Profetiche perché annotammo questa dichiarazione nell’autunno del 2010, tre anni e mezzo fa. Ancora: “Il mercato russo è molto rischioso. Il consiglio che diamo a chi volesse approcciare direttamente questo mercato? Stabilite prima quanti soldi rischiare mettendo in conto che potreste perderli anche tutti. In Russia la frutta arriva da tutte le parti del mondo e l’Italia è in fondo alla lista dei Paesi fornitori”. Quando all’ultima edizione FRUITBOOKMAGAZINE
di World Food Moscow, la più importante fiera russa sull’alimentazione - dove l’agenzia di Verona espone ogni anno dal 1999 - abbiamo chiesto a Renato Detomi di indicarci un importatore affidabile, lui ci ha risposto: “Nessuno, purtroppo. Gli importatori che espongono qui in fiera, con tutti questi bei stand colorati, sono alla ricerca di nuovi fornitori da spennare”. Questa quindi la situazione oggi: il piccolo fornitore italiano non ha speranze sul mercato russo, prima o poi andrà incontro a delle fregature. Il grande fornitore, come il consorzio From dell’Alto Adige, ha qualche speranza in più, ma i rischi sono sempre elevatissimi, perché anche nelle mele l’Italia in Russia conta pochissimo: nel 2013 su 1,35 milioni di tonnellate importate solo 26.500 venivano dall’Italia, mentre anche la Serbia ha fatto meglio con quasi 70 mila tonnellate. Lavorare con le catene distributive dà qualche garanzia in più, anche se arrivare direttamente alla catena non è per niente semplice. E finiamo con gli storici importatori, come Globus, RGS o Nevskaya: avere rapporti con loro è come fare un giro alla roulette russa, perché l’assicurazione del credito purtroppo non ha valore dato che può essere aggirata con il gioco delle contestazioni. Ne sa qualcosa un operatore italiano che proprio la vigilia di Natale si è visto contestare da una di queste società due camion di uva che in realtà era in perfetto stato, come da risultanze sia dell’Agecontrol che di un perito esterno. La motivazione? Uva congelata. Pronti via, l’operatore ha preso il primo volo per San Pietroburgo e cosa ha scoperto? Non solo l’uva era a posto, ma ne erano già stati venduti diversi bancali. Quindi? Via con la causa legale, il valium e un buco da quattro zeri. Proprio un bel Natale. l N.7 l APRILE 2014
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retail |
Eugenio Felice
Aspiag Service (Despar) apre a Vipiteno un super “green” 18
Aspiag Service, concessionaria Despar per il Nordest, ha chiuso il 2013 con un fatturato complessivo di 1,86 miliardi di euro (+1 per cento sull’anno precedente), 29 nuovi punti vendita e 16 ristrutturazioni. Tra le novità più rilevanti, l’apertura lo scorso dicembre a Vipiteno del primo punto vendita green della sua rete, in cui hanno trovato lavoro circa 60 persone Il primo supermercato green a chilometro (quasi) zero inaugurato lo scorso 18 dicembre a Vipiteno, sul confine con l’Austria, è un Eurospar innovativo per concezione, e anche per storia: è stato infatti ispirato dal concorso internazionale di design “Supermercato senza confini” organizzato da Aspiag Service tre anni fa, cui hanno partecipato architetti, designer, ingegneri, studenti, e semplici fan del mondo e dell’architettura di Despar Nordest, con l’obiettivo di disegnare il “supermercato di domani”. ll fabbricato è stato certificato in classe A per l'efficienza energetica da CasaClima/KlimaHaus. Gli edifici certificati in classe A si distinguono da quelli convenzionali per
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la particolare qualità e per il risparmio energetico, grazie all’isolamento ottimale e alla realizzazione accurata. Inoltre il supermercato è stato realizzato per il 98,5 per cento dell’importo totale da imprese locali e manodopera residente in Alto Adige, entro un raggio di 90 km dall’edificio. Infine, gli impianti tecnologici usano tecnologie ad alta efficienza energetica e basso impatto ambientale, per essere allineati alle caratteristiche proprie del fabbricato, e l’illuminazione interna ed esterna al punto vendita è full led. A confermare la sensibilità verso l’ambiente di Aspiag Service è arrivato anche un importante riconoscimento: la certificazione Iso 14001 per il proprio sistema di gestione ambientale. È la prima azienda della grande distribuzione organizzata a raggiungere questo traguardo. Confermiamo di avere obiettivi ambiziosi in questa direzione”, ha spiegato il presidente Rudolf Staudinger. “Nel 2013 abbiamo ridotto del 3 per cento il consumo complessivo di energia elettrica, e per il 2014 ci siamo dati l’obiettivo di un ulteriore 3 per cento”. Intanto il bilancio si è chiuso con segno positivo, a quota 1,86 miliardi di euro. In leggero calo i punti vendita, passati in un anno (affiliati compresi) da 560 a 546, anche se è cresciuta la superficie, da 345 a 351 mila metri quadri.
l N.7 l APRILE 2014
fiere |
Eugenio Felice
Milano, Verona, Bologna: sarà un 2015 congestionato Non bastava l’Expo 2015 di Milano all’insegna dell’alimentazione con tanto di mascotte che si ispira alle opere dell’Arcimboldo. In contemporanea ci sarà la prima edizione di Fruitech Innovation (sarà la volta buona?) e solo due settimane prima a Verona il debutto di Fruit Experience. Intanto molti operatori chiedono a gran voce lo spostamento di Macfrut a Bologna e Ferrara annuncia la sua fiera specializzata sulla pera a cadenza biennale Su Berlino non si discute: ha chiuso una delle migliori edizioni di sempre di Fruit Logistica, con gli italiani che hanno fatto la parte dei protagonisti (per la foto di questa pagina - non ce ne vogliano gli operatori nostrani - abbiamo scelto la freschezza delle testimonial delle mele austriache Eva). Su Fruit Attraction stesso discorso: complimenti agli spagnoli che ci hanno creduto e si sono mossi all’unisono per avere la “loro” fiera di riferimento nella loro spendida capitale Madrid. L’Italia può vantare invece la fiera storica di settore, la prima a nascere in Europa, il Macfrut, ma sembra ormai convinzione diffusa che il sistema nazionale si meriti qualcosa di più. Il polo fieristico di Cesena insomma non pare all’altezza se confrontato con le altre rassegne europee. Foto: Andre a Felic e
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Partendo da questi presupposti, alcuni enti fieristici stanno organizzando delle nuove manifestazioni per il 2015. Milano avrà l’Expo a tema alimentazione dove l’ortofrutta avrà una sua parte rilevante. In contemporanea, dal 19 al 23 maggio si terrà la prima edizione di Fruitech Innovation, una fiera organizzata da Ipack-Ima, dedicata alle tecnologie, che doveva già tenersi nel 2013 ma che poi, a causa delle scarse adesioni, era stata cancellata. Staremo a vedere, non sarà facile. L’ultima novità, annunciata durante il Vinitaly di inizio aprile, è il debutto di Fruit Experience, in calendario sempre a maggio (dal 5 al 7), una fiera dedicata ai buyer che vuole far uscire la frutta dalla categoria di commodity, facendo un po’ il percorso che ha fatto con il vino. Spalla di Verona Fiere per questo progetto è NCX Drahorad, società di Spilamberto (Modena) storicamente operante nella commercializzazione dell’ortofrutta ma impegnata anche in ambiti diversi come il marketing e la comunicazione. Il polo fieristico scaligero ha i suoi punti di forza ma la logistica rimane un tallone d’Achille come testimoniano le code kilometriche in autostrada durante i giorni del Vinitaly. In autunno poi si dovrebbe tenere a Ferrara una prima fiera tutta dedicata alla pera, di cui non sappiamo ancora il nome ma la cadenza, biennale sull’esempio di Interpoma a Bolzano. C’è poi chi vorrebbe spostare il Macfrut a Bologna, per dargli una piazza più importante, certamente meglio servita a livello logistico. Bologna che sta lavorando a pieno regime al progetto Fico, già ribattezzato la Disneyland del cibo. Ma Scarpellini, padre-padrone della rassegna cesenate, ha già fatto sapere che non se ne parla. Non si è mai vista tanta carne al fuoco... l N.7 l APRILE 2014
analisi |
Eugenio Felice
Esportazioni di frutta fresca in calo del 10 per cento nel 2013 22
Per quanto riguarda le importazioni, l’Italia ha importato circa 3 milioni e 300 mila tonnellate di ortofrutticoli, per un valore di 3 miliardi e 134 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per gli agrumi (+4,7 per cento), gli ortaggi (+4,6 per cento), la frutta fresca (10,1 per cento), la frutta secca (12,6 per cento) e la frutta tropicale (4,8 per cento). Anche in valore segno positivo per tutti i comparti. In generale il saldo rimane positivo anche se peggiora notevolmente rispetto al 2012. Il saldo decresce da 871 mila a 411 mila tonnellate (-53 per cento) a quantità e da 1,15 a 1,01 miliardi di euro a valore (-12 per cento). Come ha rilevato recentemente Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, l’unico frutto che ha tenuto le posizioni è il kiwi, campione dell’export con circa l’80 per cento del prodotto inviato all’estero. “Per gli altri prodotti - ha detto - urge un cambio di passo, guardando ai modelli virtuosi d’Europa, come Belgio e Olanda. È necessario approcciare nuove mete spingendo sull’internazionalizzazione e sull’aggregazione”.
Calano del 7 per cento a volume ma aumentano del 5 per cento a valore le esportazioni ortofrutticole italiane nel 2013, secondo Fruitimprese. Aumentano invece significativamente le importazioni, sia a volume che a valore. Il saldo rimane comunque positivo Complessivamente, come si può vedere dalla tabella sotto, nel 2013 l’Italia ha esportato 3 milioni e 713 mila tonnellate, per un valore di oltre 4 miliardi e 100 milioni di euro. In volume segno negativo per i comparti della frutta fresca (-9,7 per cento), degli agrumi (-8 per cento) e degli ortaggi (-1,3 per cento), mentre per la frutta secca si è registrato un aumento dell’11,9 per cento. In valore segno positivo per tutti i comparti: ortaggi +10,4 per cento, agrumi +11,9, frutta fresca +1, frutta secca +13,5 per cento.
ITALIA, COMMERCIO ESTERO ORTOFRUTTICOLO (2013 vs 2012) QUANTITÀ (TONS)
VALORI (MIGLIAIA DI EURO)
ESPORTAZIONI Legumi e ortaggi Agrumi Frutta fresca Frutta secca Frutta tropicale TOTALE EXPORT
2012 947.661 255.644 2.654.000 54.265 75.395 3.986.965
2013 935.451 235.095 2.395.864 60.726 85.923 3.713.041
var% -1,3 -8,0 -9,7 11,9 14,0 -6,9
2012 1.071.339 161.043 2.380.194 270.852 61.702 3.945.130
2013 1.182.938 180.234 2.404.837 307.360 71.265 4.164.634
var% 10,4 11,9 1,0 13,5 15,5 5,1
IMPORTAZIONI Legumi e ortaggi Agrumi Frutta fresca Frutta secca Frutta tropicale TOTALE IMPORT
2012 1.252.286 416.259 469.757 173.316 804.016 3.115.634
2013 1.310.070 435.732 517.372 195.161 842.735 3.301.070
var% 4,6 4,7 10,1 12,6 4,8 6,0
2012 740.764 289.320 552.640 687.825 519.872 2.790.421
2013 811.554 313.716 609.338 853.195 546.199 3.134.002
var% 9,6 8,4 10,3 24,0 5,1 12,3
871.331
411.971
-52,7
1.154.709
1.012.632
-12,3
SALDO
Fonte: Elaborazione FRUITIMPRESE su dati ISTAT FRUITBOOKMAGAZINE
l N.7 l APRILE 2014
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Eugenio Felice
La sorpresa lampone: in certi periodi supera il mirtillo 24
Mirtilli, lamponi, more, ribes e affini sono i frutti del momento, quelli che stanno registrando i migliori trend di crescita al consumo in Italia, grazie a campagne martellanti da parte dei media sul loro valore salutistico. Ormai si trovano 12 mesi all’anno e sono confezionati in comode vaschette snack che ne agevolano il consumo. Il lampone è forse l’articolo che sta crescendo di più grazie alle sue proprietà dietetiche. Il più buono? Quello messicano Basta fare una veloce ricerca su internet per scoprire quanto i lamponi siano indicati per la salute e la dieta. Questi piccoli frutti, ricchi di antiossidanti, non solo ci regalano vitamine e minerali che ci proteggono dalle malattie cardiovascolari e dai tumori, ma grazie all’acido ellagico favoriscono lo smaltimento del grasso corporeo facilitando molto il dimagrimento. Sono quindi un alimento che sta andando di gran moda nelle diete e queste virtù da superfood ne spiegano anche il successo commerciale degli ultimi anni. “In certi periodi dell’anno le vendite dei lamponi superano quelle dei mirtilli”, ci spiega Stefano Gatto, direttore commerciale e responsabile sviluppo produzione di Garden Frutta, tra i più importanti distributori nazionali di frutti di bosco freschi. FRUITBOOKMAGAZINE
Il lampone si può trovare ormai per 12 mesi all’anno. Da aprile a ottobre è disponibile il prodotto nazionale, partendo dalla Sicilia, dove anche Sant’Orsola ha dei soci conferitori, per salire poi alla Calabria, al Veronese e al Trentino in piena estate, per poi fare il percorso inverso nei mesi di settembre e ottobre. Nel periodo che va da novembre a maggio è disponibile il prodotto di importazione. “Le zone di produzione più affermate - continua Gatto - sono il Marocco e la Spagna per il prodotto di qualità medio-standard, il Messico per il prodotto eccellente. In Centro America da diversi anni ci sono investimenti importanti, in continua espansione, con tanta ricerca per trovare le varietà più adatte a sposare i gusti dei consumatori, con un calendario produttivo ampio e una buona produttività. I terreni adatti non mancano, così come le diverse altitudini che permettono produzioni a scalare. Da un giorno all’altro il lampone viene raccolto, imbarcato su un aereo e portato in Europa, con tempi più brevi rispetto alla Spagna. Chiaramente cambia il prezzo, più impegnativo per il lampone messicano. In questo momento (siamo a fine marzo, ndr) stiamo facendo 4 mila chili in entrata di lampone spagnolo contro i 1.500 di lampone messicano”. Da Garden Frutta si possono trovare fragole e frutti di bosco per tutto l’anno e da tutte le origini. Rimane forte comunque il legame con la produzione italiana, trentina in particolare, luogo di origine della famiglia Mosca, cui fa capo l’azienda. “Da noi i produttori sono alla ricerca di varietà molto produttive che vadano a sostituire le più pregiate, come la Tulameen, che negli ultimi anni non hanno incontrato prezzi soddisfacenti. Alla fine si sa - conclude Gatto - bisogna produrre quello che chiede il mercato”. l N.7 l APRILE 2014
store check |
Maurizio Pisani
Coop, il trionfo della marca privata e del made in Italy 26
Coop è sicuramente un mondo a parte. Difficile da comprendere sino in fondo, se visto dal di fuori; un mondo, però, senza dubbio molto affascinante. Visto dalla parte dei fornitori, infatti, Coop è una catena spesso complicata, con tanti livelli decisionali in qualche caso difficili da decifrare, ed estremamente esigente con l’industria, ma capace di ripagare chi riesce a entrarci con comportamenti sempre corretti e volumi di vendita significativi Ed è un mondo a parte anche per chi va a fare la spesa, che nei punti vendita Coop trova un’attenzione ai valori etici, al sociale e all’ambiente ben superiore a quella riscontrabile nella maggior parte dei negozi in Italia. Coop, a differenza di altri suoi competitor, ha un posizionamento ben specifico, ed una strategia ben definita. Una strategia che assegna un ruolo fondamentale alla marca privata. E forse è proprio il reparto ortofrutticolo quello dove la visione strategica di Coop riesce ad esprimersi in pieno, liberamente, senza vincoli. Perlomeno nel punto vendita che visitiamo (Ipercoop di Viale Umbria a Milano), infatti, la marca Coop domina ampiamente la scena. Banane, mele, arance e tanti altri - tutti i prodotti più importanti per volumi di vendita sono inequivocabilmente a marca Coop. Supportati, in più, da un’importante e ben visibile cartellonistica, che prova a posizionare la marca Coop ad un livello diverso rispetto a quello di molte altre private label: anziché utilizzarla come semplice simbolo generico di qualità, Coop tenta di aggiungere significato alla sua FRUITBOOKMAGAZINE
marca, per farle assumere sostanzialmente il ruolo della marca vera e propria, al pari di quelle dei produttori. E in effetti questa operazione riesce bene a Coop, in un settore, come quello ortofrutticolo, dove la presenza di marche forti è assai inferiore ad altri, e dunque è più facile per la marca Coop posizionarsi come leader di categoria. Ma la strategia di Coop non si ferma qui, e - a testimonianza di un grande impegno nel portare avanti i propri valori - ecco un grande spazio destinato ai prodotti biologici. Prodotti che, forse, rappresentano ancora poco in termini di fatturato, ma permettono di soddisfare la nicchia di consumatori più convinti e di rafforzare il posizionamento della catena. Ed infine, la presenza discreta di prodotti equosolidali, che, probabilmente, costituiscono una fetta ancora minore dei ricavi, ma hanno un alto valore simbolico. Insomma, basterebbe limitarsi al reparto ortofrutticolo per capire quanto Coop sia convinta nel perseguire la propria strategia, basata sulla qualità, sull’ambiente, sulla socialità. Una strategia seria, ben definita, che differenzia Coop dalle altre catene della GDO; e che lascia poco spazio alle marche. Anche in Coop, infatti, la presenza delle poche marche ortofrutticole è scarsa, limitata. E, quando presenti, le marche giocano comunque un ruolo da comprimarie, poco visibili, in ombra rispetto agli enormi spazi dedicati alla marca Coop. Come vasi di coccio in mezzo a vasi di ferro. Una vita difficile, quella delle marche nell’ortofrutta in Coop. E forse, una piccola falla nella strategia di Coop: se è vero che le marche forti hanno un potere trainante dei consumi in ogni categoria, compresa l’ortofrutta, un assortimento con più spazio ed evidenza per le pochissime marche forti potrebbe probabilmente dare risultati di vendita ancora migliori. l N.7 l APRILE 2014
In questa pagina alcuni scatti fatti all’Ipercoop La Favorita di Mantova a inizio aprile. Ha catturato la nostra attenzione, prima di entrare nel punto vendita, la parete di “Salvatempo”, degli apparecchi elettronici (nella foto qui a sinistra) che possono utilizzare solo i possessori della carta socio e che permette di evitare le code alle casse. L’acquirente legge con l’apparecchio i codici a barre di ciò che mette nel carrello e quando arriva alla cassa è sufficiente che consegni il “Salvatempo” alla cassiera senza mettere ogni articolo sul nastro. Inoltre ha sempre sotto controllo l’importo totale della spesa oltre ad altre info utili.
la notizia |
Eugenio Felice
Fusione tra Chiquita e Fyffes Il nuovo leader delle banane 28
La multinazionale americana Chiquita Brands International sta per fondersi con la società irlandese Fyffes, andando a creare quello che sarà il più grande fornitore al mondo di banane con un fatturato annuo di circa 4,6 miliardi di dollari. Il mercato sembra aver gradito, tanto che le azioni di Fyffes sono schizzate all’insù del 29 per cento alla borsa di Dublino nel giorno in cui è trapelata la notizia. Saranno mantenuti i rispettivi marchi La fusione dovrebbe essere completata entro la fine del 2014. La nuova entità prenderà il nome di ChiquitaFyffes e verrà quotata al New York Stock Exchange. L’operazione dovrà comunque prima essere approvata dagli azionisti di entrambe le società e dall’Alta Corte di Giustizia irlandese, dato che ChiquitaFyffes, quotata alla Borsa di New York, sarà domiciliata in Irlanda. ChiquitaFyffes avrà una presenza operativa in più di 70 Paesi e una forza lavoro di circa 32 mila addetti nel mondo. Fyffes, che detiene anche il marchio Sol, è già leader in Europa nell’importazione di banane, con una forte presenza nel nord Europa. Oltre alle banane, articolo di cui diventerà leader mondiale a volumi scalzando Dole e Del Monte, sarà tra i leader di mercato anFRUITBOOKMAGAZINE
che per quanto riguarda insalate confezionate, meloni e ananas. Ed Lonergan, chief executive officer di Chiquita, sarà il presidente e David McCann, attuale presidente esecutivo di Fyffes, diventerà ceo della società combinata. Gli uffici aziendali saranno dislocati tra Charlotte, nel North Carolina, e Dublino. “Questa transazione è una pietra miliare per Chiquita e Fyffes. Riunisce il meglio delle due aziende e crediamo che creerà un significativo valore per i nostri azionisti, come anche benefici immediati per i clienti e i consumatori di tutto il mondo”, ha dichiarato Ed Lonergan, chief executive officer di Chiquita. Ha poi aggiunto: “Manterremo i nostri marchi, da sempre apprezzati dai clienti e consumatori. La nuova società sarà anche in grado di fornire ai clienti un mix di prodotti più diversificato e una più ampia scelta”. David McCann di Fyffes ha invece dichiarato: “Siamo impazienti di lavorare con il team di Chiquita per costruire una nuova società che nascerà sin da subito ben posizionata e ci consentirà di avere successo in un mercato altamente competitivo, creando un valore significativo per i nostri azionisti”. La vendita di oltre 160 milioni di cartoni di banane ogni anno che si calcola ChiquitaFyffes dovrebbe riuscire a raggiungere permetterebbe alla compagnia di rinegoziare i propri prezzi di vendita rendendola ancora più competitiva e facendo diventare i prodotti più accessibili ai clienti, oltre ad abbattere notevolmente il debito netto della sola Chiquita, che per ora è uguale a 4,7 volte il guadagno lordo. La fusione tra le due compagnie è particolarmente significativa per il mercato europeo, che è il maggior importatore di banane al mondo (ne produce solo un decimo di quante ne consuma). l N.7 l APRILE 2014
il dettaglio |
Eugenio Felice
Sono già 1.500 i membri del Club 10 e lode in Italia 30
La grande distribuzione preferisce il proprio marchio (ogni anno cresce la sua quota) e non valorizza i brand dei fornitori, che rispondono ammiccando al canale tradizionale. Chiquita è stata la prima a partire e conta già su circa 1.500 membri del suo Club 10 e lode. La società del bollino blu, forte del marchio più noto in Italia presso il consumatore finale, ha deciso di giocare da sola. Va avanti intanto il Magic Code e avanzano i Maestri della Frutta Il marchio di frutta più noto in Italia, sinonimo di qualità superiore, continua a puntare forte sugli specialisti della frutta, i dettaglianti, che pur avendo dovuto fronteggiare negli ultimi anni la concorrenza sempre più agguerrita dei supermercati e dei farmer’s market, rappresentano ancora una quota importante della distribuzione di frutta in Italia. Lo scorso febbraio Chiquita ha avviato una campagna per reclutare nuovi membri del Club 10 e lode, che oggi ha raggiunto quota 1.500 fruttivendoli. Un bel risultato per quella che la società del bollino blu ama definire una community di dettaglianti di frutta e verdura accomunata dalla passione per il marchio più celebre del panorama ortofrutticolo nazionale. FRUITBOOKMAGAZINE
Iscrivendosi gratuitamente al Club 10 e lode, i rivenditori di ortofrutta possono ricevere materiali promozionali targati Chiquita per allestire il punto vendita e gadget per omaggiare i propri clienti. Ma non è tutto: aderendo al Club è possibile partecipare alle promozioni e alle iniziative riservate ai membri, che proprio nei prossimi mesi saranno al centro di interessanti novità. Sebbene sia spesso considerato oramai un canale secondario, in profonda crisi, sia generazionale che economica, quello dei dettaglianti continua ultimamente ad attirare le attenzioni da parte di marchi molto noti del mondo dell’ortofrutta, che non riescono ad avere l’adeguata valorizzazione nelle catene della distribuzione moderna. C’è Magic Code, che è arrivato al terzo anno e riunisce alcune aziende leader come Melinda, Apofruit (marchio Solarelli), Simba (marchio F.lli Orsero) e Almaverde Bio pur avendo perso per strada Sant’Orsola. Si rivolge direttamente ai dettaglianti dotandoli di smartphone in grado di leggere il Qr Code presente sugli imballaggi di frutta e verdura per acquisire punti e partecipare a concorsi a essi dedicati, ma anche a informazioni sui prodotti acquistati. A ottobre dell’anno scorso poi è stata la volta del progetto Maestri della Frutta, che questa volta vede insieme Dole, Marlene e Valfrutta, un progetto completamente diverso che vede in campo merchandiser nei mercati all’ingrosso e direttamente nei punti vendita. I Maestri della Frutta sono già oltre 300 con numerose città coinvolte in tutta Italia. l N.7 l APRILE 2014
innovazione |
Eugenio Felice
Nikas F1, la mini che piace a produttori e consumatori 32
Le mini angurie negli ultimi anni stanno riscuotendo un grande successo in Italia. I consumatori iniziano infatti a preferire un’anguria di 2 chili anziché una da 10-12 chili, decisamente meno gestibile nel trasporto a casa e in frigorifero. Se poi aggiungiamo un sapore superiore, un’ottima conservabilità e la presenza di pochi e piccoli semi non fastidiosi, come nel caso della Nikas F1, proposta da Cora Seeds, il formato mignon non può che avere successo Basta fare un giro nei supermercati in questo periodo o durante l’estate per rendersi conto che una referenza di mini anguria non manca mai. Solo 15 anni fa sarebbe stato impensabile. A farla da padrona è sempre stata la grossa anguria da 10 e passa chili tenuta dentro ai bins. Ma i tempi cambiano e così i gusti dei consumatori, sempre più propensi a fare acquisti frequenti (quindi con scontrino più basso) e rivolto solo a quello che si prevede di consumare nell’arco delle successive 48-72 ore. La mini anguria ha preso quindi sempre più spazio, anche perché decisamente più comoda da trasportare. In generale si trovano, salvo rare eccezioni come la Solinda di Peviani, angurie con semi, anche perché di più facile gestione agronomica. Cora Seeds, azienda sementiera italiana FRUITBOOKMAGAZINE
che svolge attività di breeding e commercializzazione delle principali specie da orto presenti sul mercato italiano, ha selezionato una mini anguria, la Nikas F1, che pur essendo molto produttiva e di facile gestione agronomica, ha la caratteristica di avere pochi e piccoli semi, oltre ad avere un formato mini, (il 90 per cento dei frutti ha peso attorno ai 2 chili). Praticamente il consumatore finale può tranquillamente mangiarli, essendo di dimensioni di circa 4 millimetri, esattamente la metà di quelli presenti in molte mini angurie oggi disponibili sul mercato. Anche se tecnicamente non lo è, si tratta in sostanza di una quasi seedless, o meglio, per essere più precisi, di una microseeded. A questo plus si aggiungono un sapore convincente, con grado brix elevato (attorno ai 12 gradi), una polpa dal colore rosso intenso, una forma regolare e rotonda, una raccolta precoce (ciclo di 60 giorni dalla data del trapianto), un’ottima conservabilità post raccolta e un certo spessore della buccia che comporta una grande resistenza ai trasporti. Date tutte queste caratteristiche, non sorprende che OP Francescon abbia scelto proprio questa mini per la sua prima campagna di angurie prodotte in Senegal, con ottimi risultati. La Nikas F1 è sul mercato da un paio di anni e sta ricevendo ampi e crescenti consensi sia da parte dei produttori che dei consumatori. Rappresenta un’ottima alternativa alle varietà senza semi (chiamate anche triploidi). La produzione nazionale quest’anno sarà concentrata in diverse regioni italiane, a partire dalla Sicilia per salire fino al nord Italia. Tra le grandi aziende che hanno deciso di puntare sulla mini anguria di Cora Seeds c’è anche Agricola Don Camillo che, lo ricordiamo, è il maggiore produttore italiano di mini angurie. l N.7 l APRILE 2014
marketing check-up |
Maurizio Pisani
Rosaria, una marca fantastica, un messaggio su cui lavorare 34
Chi crea una marca come Rosaria può solo essere ammirato. Per il coraggio, per la voglia di emergere in un contesto di quasi commodity, per la visione dimostrata nel capire che una marca forte è la miglior via di uscita dalla perenne battaglia sui prezzi. Quindi, tanto di cappello. Però… sembra che manchi qualcosa, per far arrivare Rosaria laddove solo alcune marche sono arrivate nel mondo dell’ortofrutta. Quel qualcosa è il posizionamento Quando una marca ha un’identità visiva così originale e unica, un nome così evocativo e associabile alla terra di origine, un jingle tanto orecchiabile e che entra subito nella testa di chi ascolta, non si può che fare i complimenti. A Rosaria manca però un posizionamento più forte, deciso, chiaro. Un posizionamento che esprima chiaramente quali sono i vantaggi competitivi della marca. Che spieghi, cioè, perché i consumatori debbano credere che Rosaria è meglio delle altre arance rosse, e che quindi vale la pena spendere di più per comprare proprio questa marca. Guardando alla comunicazione di Rosaria nel tempo, in effetti, le ragioni per cui Rosaria dovrebbe essere meglio delle altre arance rosse non emergono granché. FRUITBOOKMAGAZINE
Sembra che forse si sia caduti nell’errore di comunicare i benefici della categoria, non della marca. Guardiamo, ad esempio, l’immagine in seconda copertina di questa testata. Ci spiega che l’arancia Rosaria, è ricca di vitamine, antiossidanti, dà energia, e così via. Ci sono dubbi che l’arancia Rosaria sia tutto questo? No di certo. Ma, in realtà, tutte le arance rosse sono ricche di vitamine, antiossidanti, danno energia. Non solo Rosaria. L’obiettivo della comunicazione di Rosaria dovrebbe quindi essere quello di spiegare a chi legge o ascolta perché Rosaria è meglio delle altre arance rosse; non di spiegare perché le arance rosse fanno bene. Ecco, forse, il punto debole. Manca, se vogliamo, un po’ di sostanza. La forma, invece, è fantastica: sfidiamo chiunque abbia visto lo spot televisivo a non ritrovarsi dopo qualche ora con la canzoncina “Rosaria, quando ti vedo sai mi manca l’aria..” in testa. Una musica così favorisce enormemente la memorizzazione del brand. Ma anche il nome della marca, che riporta naturalmente alla Sicilia, il logo con l’Etna e gli spicchi di arancia, i colori usati sono straordinari e ben coordinati; la pagina Facebook è ben gestita, la presenza sui media costante negli anni. Tutto il sistema di marca, insomma, è ben strutturato. E ciò, unito all’assenza di altre marche di arance nel panorama della comunicazione italiana, rende Rosaria una marca ben riconosciuta. Insomma, Rosaria è potenzialmente una grande marca: manca solo un passo per far si che la promessa si trasformi in realtà. l N.7 l APRILE 2014
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Marta Baldini (dietista)
Zenzero, radice ricca di benefici per il cuore e per la mente 36
Lo zenzero è una pianta erbacea perenne di cui si utilizzano le radici. È originario dell’Asia e arriva in Europa all’epoca dei Romani. Contiene olio essenziale, gingerina, zingerone, resine e mucillagini, che conferiscono alla radice le sue proprietà medicinali. Si deve alla presenza dei gingeroli il caratteristico gusto pungente. Sebbene sia coltivato da almeno due millenni, i suoi effetti salutistici sono stati provati solo negli ultimi anni Lo zenzero è prima di tutto un potente antiossidante. Diversi studi hanno dimostrato che lo zenzero assunto giornalmente (1 g/d), inibisce la produzione di citochine infiammatorie e di alcuni enzimi che partecipano al processo infiammatorio, che rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie croniche ed in particolare per le patologie coronariche. Il potere antiossidante dello zenzero è elevato grazie alla sua capacità di trasportare e assorbire i radicali liberi e di proteggere i lipidi delle membrane cellulari dal fenomeno dell’ossidazione (stress ossidativo e da eventuali danni). La radice aiuta a mantenere un cuore sano: lo zenzero può ridurre infatti i livelli di colesterolo nel sangue, scongiurando eventuali futuri rischi di arteriosclerosi. Soggetti alimentati con una dieta FRUITBOOKMAGAZINE
iperlipidica e integrati con zenzero (4 g/d) hanno ridotto significativamente il colesterolo totale, le lipoproteine LDL e VLDL, i trigliceridi e i fosfolipidi, nonché la formazione di lesioni aterosclerotiche aumentando i livelli di colesterolo HDL, come i farmaci ipolipemizzanti. Masticare qualche minuto un pezzettino di radice o bere una tisana di zenzero può alleviare la nausea (in particolare quella dovuta a viaggi o gravidanza) o il senso di pesantezza dopo un pasto abbondante. Anche i crampi provocati da dolori di stomaco o da dolori muscolari sono alleviati dal consumo regolare di questa spezia. La ricerca pubblicata in Evidence Based Medicine ha rilevato che il consumo di zenzero (400 e 800 mg una volta al giorno) per due mesi ha effetti protettivi sulla memoria e sulla funzione cognitiva. Lo zenzero è pertanto una radice di protezione contro i danni da MSG, molecola collegata con il morbo di Alzheimer, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, l’autismo e il disturbo da deficit di attenzione e sembra combattere il declino cognitivo legato all’età e la tossicità di additivi alimentari tossici. Ma come si potrebbe usare in cucina? Fresco o in polvere per aromatizzare zuppe, pesce, verdure, dolci (biscotti, pan di spezie, pan pepato ecc.) oppure nella produzione di liquori, sciroppi e birra. Gli articoli pubblicati consigliano l’uso della spezia fresca (è una caratteristica dello zenzero quella di perdere il suo speciale aroma pungente durante il processo di macinazione e col passare del tempo) e conservarla in contenitori sottovuoto in un luogo fresco, buio e asciutto. Ricordo però che anche la polvere di radice è efficace come rimedio naturale, anche con meno sapore. Un buon uso è frullato con mela: un succo che abbina le proprietà antiossidanti della mela a quelle toniche e stimolanti dello zenzero. l N.7 l APRILE 2014
EuroShop, prove di futuro per il punto vendita A Düsseldorf la più importante fiera europea del retail Eugenio Felice
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Isole per la frutta, meglio se refrigerate, murali refrigerati e nebulizzati per gli ortaggi, banchi murali chiusi per gli smooties freschi e la quarta e quinta gamma. Sistemi di illuminazione, rigorosamente led, che valorizzano il prodotto. Pannelli che trasmettono immagini e messaggi promozionali sopra le isole, sopra i murali o addirittura dentro alle porte dei banchi frigo chiusi. Esposizioni capaci di emozionare il consumatore e stimolare l’acquisto di impulso Due settimane dopo Fruit Logistica, la più grande fiera mondiale dell’ortofrutta, ci siamo recati nella città di Düsseldorf, alla più importante rassegna internazionale per i retailers, l’EuroShop, a cadenza triennale. Tutto quello che può interessare alla catena distributiva - e più in generale ai negozi, food e no food, che hanno a che fare con il consumatore finale - si trova qui, con tutte le ultime soluzioni in fatto di carrelli (quelli della spesa, non i muletti), sistemi di pagamento, casse (tradizionali e automatiche), arredamento, illuminazione, condizionamento, bilance, visual, ecc. Una manna praticamente per chi vuole carpire quali sono le ultime tendenze nel retail e cosa ci aspetta nel breve termine. Prima di entrare nel vivo del reparto ortofrutta una breve e doverosa valutazione sul polo fieristico di Düsseldorf: ottimi i collegamenti, sia come voli che come trasporto pubblico che come taxi, ottima la struttura fieristica, un anello che assomiglia a quello di Berlino ma meno esteso. E un plus FRUITBOOKMAGAZINE
non da poco che speriamo Messe Berlin faccia presto suo: col biglietto di ingresso si può viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici, evitando così le kilometriche code alle casse automatiche della metro. Qualche numero sulla fiera: poco più di 2 mila espositori provenienti da 50 Paesi, 110 mila metri quadrati di superficie espositiva e 110 mila visitatori professionali attesi (quasi il doppio di Fruit Logistica per fare un paragone). Il reparto ortofrutta. Abbiamo fatto un giro completo della fiera, abbiamo parlato con diversi espositori, ne siamo usciti con le idee piuttosto chiare: per vendere un prodotto non basta solo che sia bello, buono, salutare, sicuro, a valore aggiunto, ecc. ecc., bisogna anche che l’esposizione nel punto vendita sia all’altezza, che sia capace di entusiasmare e catturare l’attenzione del consumatore, stimolando l’acquisto di impulso. l N.7 l APRILE 2014
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“Turn fresh to cash”: questo lo slogan di Carrier che all’EuroShop aveva forse lo stand più grande di tutti
l N.7 l APRILE 2014
Parliamo di design in senso esteso insomma, che comprende sia aspetti apparentemente marginali come l’illuminazione - quante aziende, anche di altissimo profilo come Artemide o Flos, hanno esposto frutta e ortaggi all’EuroShop facendo vedere le differenze nell’impatto visivo cambiando semplicemente i gradi kelvin, cioè la temperatura della luce - che aspetti più tecnologici come gli schermi che trasmettono immagini posti sopra alle isole o ai murali refrigerati o addirittura dentro alle porte dei banchi frigo (fantastici, di grandissimo impatto), una sorta di evoluzione delle classiche locandine, per finire con il layout stesso del reparto.
La refrigerazione e la nebulizzazione: il vero cambiamento. Lo avevamo già scritto recentemente e qui ne abbiamo avuto la conferma. In Italia stiamo vivendo la storia, un’esposizione nella maggior parte dei casi triste e vecchia. Di quanto? Vent’anni? Trenta? Entro pochi anni i reparti ortofrutta dei punti vendita saranno rivoluzionati, soprattutto in nome dell’efficienza e della redditività. Molto efficace in questo caso lo slogan che si trovava nello stand della Carrier, che in fiera si è presentata forse con lo stand più grande in assoluto e la riproduzione di un reparto ortofrutta con tanto di carrelli e porte automatiche per accedervi (qui sopra nella foto): “turn FRUITBOOKMAGAZINE
I sistemi di nebulizzazione non sono tutti uguali. In fiera spopolavano quelli a ultrasuoni, forse più scenografici ma molto meno efficaci di quelli naturali a bassa pressione, che permettono non solo una riduzione della temperatura ma anche un reintegro dell’umidità e quindi del peso.
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fresh to cash”. Come? Con la long lasting freshness. Quindi con sistemi per preservare la freschezza dei prodotti. I primi a muoversi in questa direzione - alcune catene lo stanno già facendo - saranno quelli che potranno trarre i maggiori benefici e un vantaggio competitivo sugli altri. Il segnale lanciato da Düsseldorf è chiaro: isole refrigerate per la frutta, murali refrigerati e nebulizzati per gli ortaggi, banchi murali refrigerati chiusi per gli smooties, le spremute fresche, la quarta e quinta gamma. È bastato visitare lo stand dell’azienda Natural Misting, che vende in esclusiva per l’Italia i prodotti della statunitense Miatech, forse l’unica azienda italiana che ha esposto sia a Fruit Logistica che all’EuroShop, per capire le differenze tra vecchio e nuovo sistema: erano esposti ortaggi nebulizzati da una parte e gli stessi ortaggi non nebulizzati dall’altra parte. Carote, insalate a foglia, rapanelli e peperoni in questo caso (l’elenco completo degli ortaggi e dei frutti che traggono beneficio dalla nebulizzazione lo potete trovare nel numero di gennaio di Fm, alle pagine 50 e 51). L’esposizione, dicevamo, era molto chiara: i prodotti non nebulizzati perdono rapidamente brillantezza, croccantezza e soprattutto peso. A fine giornata con la nebulizzazione (e la refrigerazione) si butta meno prodotto, molto meno e questo si traduce in un miglior risultato economico per il punto vendita e la catena distributiva. FRUITBOOKMAGAZINE
Nebulizzazione, diversi sistemi, diversi risultati. In fiera è stato tutto un susseguirsi di sistemi di nebulizzazione e banchi refrigerati. Mettere delle porte frigo, proprio come nel reparto surgelati, ai classici espositori per quarta e quinta gamma può far risparmiare dal 55 al 77 per cento dei costi energetici. Eppure, stranamente, in Italia non le usa ancora nessuno (o quasi). Ma torniamo alla nebulizzazione. Bisogna fare attenzione perché questi sistemi non sono tutti uguali: i sistemi a bassa pressione come quello proposto dalla Natural Misting presentano molti vantaggi rispetto a quelli a ultrasuoni (tipo aerosol), più scenografici (si veda la foto in alto della pagina a fianco) ma meno efficaci e più costosi. I sistemi a ultrasuoni, onnipresenti peraltro in fiera a Düsseldorf, anche per l’impatto visivo che sicuramente cattura lo sguardo, non reintegrano l’umidità, tuttalpiù riducono di qualche grado la temperatura. Lo abbiamo verificato di persona: i termometri segnavano alcuni gradi in meno, ma le particelle d’acqua sono così microscopiche da non riuscire a posarsi sui prodotti, che restano praticamente asciutti. “I plus del sistema di nebulizzazione naturale - ci ha spiegato Diego Stefani, responsabile tecnico e commerciale di Natural Misting si possono riassumere in un minor
Le porte frigo, poco utilizzate in Italia nel reparto ortofrutta, permettono un risparmio energetico che arriva al 77 per cento. Oltre alla refrigerazione, un altro sistema che permette di migliorare di molto aspetto e conservazione dei prodotti è la micronebulizzazione: nella pagina a fianco si può vedere il sistema a ultrasuoni, scenografico ma decisamente meno efficace di quello naturale a bassa pressione. Per finire con l’illuminazione (foto in basso): la luce giusta fa risaltare la freschezza della merce esposta.
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EuroShop è la più importante fiera internazionale sul retail, rivolta a tutti coloro che hanno un punto vendita, non solo supermercati quindi. A cadenza triennale, si tiene nel mese di febbraio nel polo fieristico di Düsseldorf. Almeno due padiglioni erano dedicati in questa edizione ai sistemi di refrigerazione e conservazione dei prodotti freschi. Grande spazio è stato dedicato anche ai sistemi di illuminazione.
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A EuroShop come a Fruit Logistica la Natural Misting di Milano ha messo a confronto un’esposizione di ortaggi con il sistema di nebulizzazione naturale a bassa pressione con un’esposizione tradizionale. I prodotti non nebulizzati perdono rapidamente brillantezza, croccantezza e soprattutto peso.
costo di installazione e di manutenzione programmata; nel reintegro dell’umidità dei prodotti persa durante le ore di esposizione e nella riduzione della temperatura superficiale; nelle barre di nebulizzazione, che hanno passo da 120 centimetri, quindi si adattano perfettamente ai pallet o alle cassette 60x40, inoltre sono sezionabili e orientabili per una perfetta nebulizzazione dei prodotti con possibilità di chiusura dei singoli ugelli e possono essere installate sia all’interno dei murali refrigerati che sopra le isole. Altro aspetto rilevante è la garanzia di igiene, dato che le gocce d’acqua, al contrario dei sistemi a ultrasuoni, misurano 35 micron e non oltrepassano la barriera polmonare, salvaguardando la salute delle persone. La nostra, infine, è una tecnologia verde, che consuma pochissima acqua grazie alla tecnologia a bassa pressione e FRUITBOOKMAGAZINE
assorbe pochissima corrente elettrica, lavorando a 24 Volt”. Per riassumere, la micronebulizzazione rende attraente l’intero reparto, esaltando la naturale brillantezza dei colori e la vitalità dei prodotti in esposizione. Aumenta inoltre la redditività, riducendo il prodotto da scartare a fine giornata anche del 50 per cento con certe referenze come carote e insalate. Favorisce, infine, l’acquisto d’impulso e la fidelizzazione del cliente, che percepisce la cura e l’attenzione dedicate ai prodotti freschi. Natural Misting ha già effettuato in Italia oltre 250 installazioni tra reparti ortofrutta e pescheria, con primarie catene distributive, tra cui Pam, Auchan, Bennet, Finiper, Coop, Eataly Il Gigante e Dimar.
Premiata Coop.fi. Nell’ambito dell’EuroShop di Düsseldorf per la prima volta un architetto italiano e un progetto italiano sono stati premiati tra i migliori (concept) store design a livello mondiale: su oltre 100 progetti selezionati e provenienti da tutto il mondo, Paolo Lucchetta e il RetailDesign Studio sono stati tra i vincitori del Retail Design Awards, premio internazionale promosso dall’istituto di ricerca EHI, per l’originale concept store di Coop.fi di Novoli di Unicoop Firenze (si veda in proposito l’articolo che abbiamo pubblicato su Fm, edizione di ottobre 2012). Il progetto di Paolo Lucchetta ha vinto ex aequo con lo store Puma di Osaka (Giappone) e il department store Simons nello shopping center West Edmonton Mall (Edmonton, Canada).
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Napoleon vara il progetto coltivazione e promuove il radicchio di Verona IGP Appena costituita una nuova cooperativa: L’Ape di Giulietta Eugenio Felice
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La storica Spa di Verona, guidata dalla famiglia Sambugaro, sta spronando al rinnovamento le numerose aziende agricole che le conferiscono il prodotto, in modo da essere più in linea con quanto richiede oggi il mercato. Punti fermi del “progetto coltivazione” sono la salubrità e la bontà dei prodotti, l’innovazione nelle tecniche agronomiche e nel modo di presentare i prodotti, la convenienza economica per tutti gli attori della filiera: produttore, retailer, consumatore Settantacinque aziende agricole, 1.017 ettari di terreno coltivato ed una produzione in campagna pari a 16,6 milioni di euro. Sono le cifre del Progetto Coltivazione 20132014, attività di “filiera corta” promossa dal Gruppo Napoleon Spa di Arcole (Verona), che ha la funzione di cerniera fra mondo produttivo e distribuzione. Stiamo parlando di uno dei più grandi gruppi imprenditoriali di Verona, fondato nel 1935 da Luigi Sambugaro e forte oggi di rapporti consolidati con la grande distribuzione nazionale ed estera e di una gamma di ortaggi estremamente ampia. Da tre anni il Gruppo Napoleon è il primo fornitore di ortaggi di un primario discounter tedesco (operante anche in Italia), con una presenza sugli scaffali media e costante di circa 20 referenze, dai radicchi agli asparagi, dalle patate alle cipolle, dai cavoli ai peperoni, dalle zucchine alle melanzane, dai meloni ai cetrioli. “Al Progetto Coltivazione hanno aderito inizialmente 30 aziende agricole, con un investimento ad orticole di 450 ettari, di cui quasi FRUITBOOKMAGAZINE
un terzo a Radicchio di Verona IGP, e che poi si è rapidamente espansa, diventando in fretta ben più del doppio. Questo grazie al fatto che è stato riconosciuto il valore della continua ricerca e innovazione che viene portata avanti sia nel packaging che nelle tecniche di produzione e nelle scelte varietali dei prodotti allo scopo di andare incontro alle aspettative dei consumatori”, ci spiega il direttore commerciale Oscar Sambugaro, nipote del fondatore, che abbiamo incontrato presso la sede di Arcole dove si trovano, su un’area di 30 mila metri quadrati, i magazzini per il ritiro, la conservazione, la lavorazione e il confezionamento dei prodotti, indirizzati in modo quasi esclusivo alle catene della grande distribuzione nazionale ed estera. "Il Progetto Coltivazione - continua Oscar Sambugaro - è volto a condividere con chi coltiva la terra le scelte produttive utili a miglio-
Con due bilici completi a settimana, da ottobre a metà marzo, il Gruppo Napoleon ha portato il Radicchio di Verona IGP sulle tavole dei consumatori tedeschi, grazie all’accordo con un discounter. Un bel lavoro è stato fatto anche in Austria
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Foto: Andrea Felice
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Oscar Sambugaro, 48 anni, coniugato, rappresenta con i cugini Stefano, Federica e Andreina la terza generazione di una delle più importanti realtà imprenditoriali di Verona: il Gruppo Napoleon, fondato nel 1935 dal nonno Luigi. Oscar riveste il ruolo di direttore commerciale.
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rare la presenza sui mercati con prodotti di alta qualità, consolidando così i rapporti con le catene distributive e i consumatori finali. Quindi la sicurezza alimentare, che non sia solo di facciata ma certificata, assieme alla bontà in termini organolettici dei prodotti, sono i principali cardini su cui ruota il progetto. Altri aspetti fondamentali sono una seria programmazione delle produzioni, possibile solo quando si hanno rapporti
stabili e consolidati con la grande distribuzione, l’attenzione all’innovazione, soprattutto nel settore ortaggi, non solo in campo ma anche nel modo di approcciare il mercato, per finire con la convenienza economica, sia per le aziende agricole che devono salvaguardare il loro tornaconto, sia per la GDO che per il consumatore finale il quale deve acquistare un prodotto di qualità al giusto prezzo”. Dal punto di vista dell’innovazione FRUITBOOKMAGAZINE
Il Gruppo Napoleon da una decina di anni ha affiancato ai prodotti di prima gamma una linea di quarta gamma. Nei magazzini di Arcole (Vr) si trovano infatti, in un’area specifica, macchinari per lavare, pelare, tagliare e insacchettare patate, carote e cipolle, destinate poi a operatori della ristorazione collettiva. Le produzioni ad alto contenuto di servizio rientrano nei piani del gruppo scaligero, anche in vista della entrata in funzione di un nuovo magazzino che si trova sempre ad Arcole, adiacente agli altri.
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IL GRUPPO NAPOLEON IN CIFRE
88 3ªª 60 20 12 30
anni di attività
a
generazione milioni di euro di fatturato
referenze di ortaggi
mesi di fornitura mila mq
di magazzini ad Arcole (Vr)
FRUITBOOKMAGAZINE
Oscar Sambugaro ci ha comunicato che stanno valutando seriamente la possibilità di iniziare a produrre ortaggi sotto serra in idroponico (fuori suolo), un sistema già molto adottato dagli olandesi e che permette di eliminare il problema del contatto con il suolo, di ridurre l’utilizzo di trattamenti e di dare flessibilità e ampiezza al calendario di commercializzazione. “Ci sono aziende nel nord Italia che lo stanno già facendo e stanno avendo ottimi risultati, noi lo sperimenteremo a brevissimo in Sicilia con un nostro partner storico”, ci riferisce Oscar Sambugaro. Altro fronte aperto legato all’innovazione è l’imballaggio. Il Gruppo Napoleon ha appena finito di testare, con esito positivo, una cassetta in cartone idrorepellente che potrà essere presto utilizzata per tutti quegli ortaggi “bagnati” che ora devono essere trasportati in imballi di legno o plastica. Programmazione, salubrità, bontà, certificazione, innovazione, convenienza economica: sono tutti elementi interconnessi tra di loro. La funzione del Gruppo Napoleon è quello di indirizzare e coordinare il mondo agricolo, grazie alla sua consolidata esperienza e ai rapporti stretti con il mondo della distribuzione. Sarebbe però sbagliato considerarlo solo un gruppo commerciale. Negli ultimi anni si è infatti riorganizzato proprio per
essere più vicino alla produzione, costituendo due agenzie di intermediazione - VOL e Perla Rossa - e tre aziende agricole assieme ad alcuni storici conferitori, giunti alla seconda o terza generazione e quindi di grande esperienza. Ultima e recentissima operazione è stata la costituzione di una cooperativa. “Si chiama L’Ape di Giulietta - ci riferisce Oscar Sambugaro, di cui è amministratore unico - e non è un caso: l’ape è sinonimo di ambiente privo di inquinanti, Giulietta richiama alla nostra città e quindi all’origine e al territorio. Riunisce alcuni produttori di ortaggi da Verona al Lago di Garda che hanno sposato il nostro progetto”. Considerando l’apporto di qualificati fornitori localizzati nelle aree più vocate d’Italia e l’attività di importazione, il Gruppo Napoleon è oggi in grado di offrire una ventina delle più comuni referenze di ortaggi per 365 giorni l’anno. Gli ortaggi valgono circa il 70 per cento del business anche se sta crescendo l’attività legata alla frutta, grazie all’agenzia Perla Rossa che segue i rapporti con i produttori dell’Emilia-Romagna per articoli come pere, mele, albicocche, pesche, nettarine, oltre ad alcune verdure. “Ci siamo strutturati - afferma Sambugaro - per essere flessibili e pronti al cambiamento. Non è un lavoro semplice ma cresce di anno in anno a dimostrazione che anche in tempi di crisi, chi lavora bene, chi fa sistema con il mondo produttivo, condividendo l N.7 l APRILE 2014
Per noi gli investimenti più importanti sono di “due tipi: quelli tecnologici e quelli sulle persone, in particolare con il mondo produttivo. Perché oggi se non hai un preciso controllo della produzione rischi di diventare inaffidabile e di andare velocemente fuori mercato ”, Oscar Sambugaro 47
dei progetti e rispettando il ruolo di ciascuno, può ancora togliersi delle soddisfazioni. Questo vale anche per i rapporti con la grande distribuzione: prima di poter fare dei programmi e sposare dei progetti devi dimostrare di essere flessibile, disponibile, meritevole e affidabile. Un lavoro che richiede anni”. Proprio la grande distribuzione ha accolto con molto favore l’iniziativa del Progetto Coltivazione, che ha come punto di forza l’offerta di prodotto italiano garantito, in particolare patate, cipolle, asparagi e radicchi. Grazie anche a un’attività di promozione sul suo utilizzo gastronomico, attuata in collabol N.7 l APRILE 2014
razione con un’importante agenzia di Verona che si occupa dell’approvvigionamento di ortofrutta per un primario discounter tedesco, il Gruppo Napoleon ha portato il Radicchio di Verona IGP sulle tavole dei consumatori tedeschi e austriaci. “Abbiamo proposto al cliente un progetto concreto - spiega Oscar Sambugaro - con un preciso obiettivo: valorizzare un prodotto di qualità, espressione del territorio Veronese, facendolo conoscere a un pubblico nuovo e potenzialmente interessato, che fino a quel momento conosceva per
lo più il radicchio tondo che, obiettivamente, è meno pregiato. Una volta avuto il via libera dal cliente abbiamo certificato con l’IGP direttamente le aziende agricole, parliamo di circa 135 ettari e da ottobre a metà marzo abbiamo inviato solo in Germania due bilici a settimana completi di Radicchio di Verona IGP. Un lavoro importante è stato fatto anche in Austria, con lo stesso cliente, e, in misura minore, in Italia. È stato un grande successo - conclude - il mercato ha risposto bene, tanto che per la prossima campagna ci siamo posti obiettivi ancora più ambiziosi”.
FRUITBOOKMAGAZINE
Lidl, i fornitori dotati di magazzino dovranno certificarsi IFS o BRC Eugenio Felice
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Wichtig/Important/Importante: IFS/BRC certificate. Questo è l’oggetto della e.mail inviata a tutti i fornitori italiani di Lidl dotati di magazzino lo scorso 18 marzo, per tramite della società che ne cura gli acquisti, almeno per quanto riguarda gli alimentari, ortofrutticoli compresi, la OGL Foof Trade GmbH. Con la classica freddezza e distacco tedesco, i fornitori venivano “invitati” a mandare il certificato, se già in possesso di esso, entro il 21 marzo (tre giorni possono bastare). Per chi non ne fosse ancora in possesso, è richiesto di uniformarsi “il prima possibile” e di esprimere le proprie intenzioni sempre entro quella data. Nella e.mail si avvisa anche che i magazzini dovranno obbligatoriamente essere certificati per ogni prodotto/referenza lavorata e confezionata all’interno del magazzino stesso. Lidl non è nuova a richieste di questo tipo. Più di un fornitore si ricorderà quando, un paio di anni fa, a seguito dell’ennesima incursione di Greenpeace nei suoi punti vendita, chiese da un giorno all’altro ai suoi fornitori di mele, a campagna in corso, di togliere un principio attivo. Ad ogni modo, con quest’ultima richiesta, viene lasciato tempo fino al 31 dicembre per certificare il magazzino secondo lo standard IFS (International Food Standard) oppure BRC (British Retail Consortium). Ricordiamo che Lidl fa parte, con Kaufland, del gruppo Schwarz, che è il terzo maggior retailer in Germania FRUITBOOKMAGAZINE
In una mail datata 18 marzo, inviata direttamente da OGL Food Trade, la società che si occupa dell’approvvigionamento dei prodotti alimentari per la catena distributiva Lidl, si richiede a tutti i fornitori dotati di magazzino di adeguarsi agli standard volontari IFS o BRC entro la fine del 2014. I magazzini dovranno essere obbligatoriamente certificati per ogni prodotto lavorato e confezionato. Anche altri gruppi distributivi si stanno muovendo in tal senso (come si può vedere dalla tabella della pagina a lato). Anche altri gruppi distributivi si stanno muovendo in tal senso. Più che altro il
razione e confezionamento - oltre a IFS e BRC va menzionato anche il QS (qualità e sicurezza), che oltretutto in Germania va fortissimo
fenomeno riguarda l’esportazione o le catene estere che sono presenti in Italia, perché i gruppi distributivi nazionali continuano a preferire e richiedere i propri capitolati. Oltre agli standard qualitativi attinenti al magazzino di lavo-
perché il relativo marchio può essere apposto direttamente sulla confezione - stanno prendendo sempre più piede anche quelli ambientali e di responsabilità sociale, come l’Iso 14001 o l’Sa8000. Vi terremo informati. l N.7 l APRILE 2014
POSIZIONE
LA TOP 30 DELLA GDO TEDESCA PER FATTURATO GRUPPO DISTRIBUTIVO (E SEDE)
1
Edeka-Gruppe, Amburgo Edeka Società Regionali Netto (discount), Maxhütte-Haidhof altre società / divisioni Rewe-Gruppe, Colonia Rewe-Konzern, Colonia Vollsortiment, Colonia Penny (discount), Colonia altre società / divisioni Rewe Dortmund, Dortmund Schwarz-Gruppe, Neckarsulm Lidl, Neckarsulm Kaufland, Neckarsulm Metro-Gruppe, Düsseldorf Real, Mönchengladbach Metro C + C, Düsseldorf altre società / divisioni Aldi-Gruppe, Essen / Mülheim Aldi Süd, Mülheim Aldi Nord, Essen Lekkerland, Frechen Tengelmann-Gruppe, Mülheim Kaiser’s Tengelmann, Mülheim altre società / divisioni dm, Karlsruhe Rossmann, Burgwedel Globus, St. Wendel Bartels-Langness-Gruppe, Kiel Bartels-Langness, Kiel Citti, Kiel Norma, Nürnberg Transgourmet Deut., Neu-Isenburg Müller, Ulm Bünting, Leer Dohle-Gruppe, Siegburg Hit, Siegburg übrige Dohle-Mitglieder Coop, Kiel Netto Nord, Stavenhagen Tegut, Fulda Fressnapf, Krefeld Kaes, Mauerstetten Handelshof, Köln Dennree, Töpen Alnatura, Bickenbach Klaas + Kock, Gronau Wasgau, Pirmasens Lüning, Rietberg Budnikowsky, Hamburg Chefs Culinar West, Weeze Feneberg, Kempten
2
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6 7
8 9 10 11
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FATTURATO 2013 IN MILIONI DI EURO
VARIAZIONE SUL 2012
INCIDENZA DEL FOOD (RIF. 2013)
50.855 37.800 12.933 122 37.113 34.173 19.187 7.494 7.492 2.940 32.035 18.610 13.425 29.727 9.122 5.459 15.146 26.985 15.640 11.345 8.449 7.355 2.149 5.206 5.842 4.990 4.593 3.740 2.200 1.540 3.025 3.004 2.781 2.030 1.454 1.276 178 1.277 1.191 1.055 1.012 752 722 676 663 635 540 476 460 345 335
+3,2% +2,7% +4,7% +0,8% +0,9% +1,0% +3,3% +0,6% -4,1% +0,2% +4,9% +3,9% +6,3% -2,1% -4,7% -3,9% +0,2% +3,5% +5,0% +1,7% +2,2% +0,1% 0,0% +0,1% +14,3% +12,1% +0,9% +3,7% +4,8% +2,2% +4,6% 0,0% +7,0% +1,5% -2,1% -2,4% +0,6% +0,6% +0,4% -8,7% +4,5% +2,0% -1,6% +15,0% +15,1% +1,6% +0,9% +3,9% +3,4% +4,5% +3,7%
90,6% 89,1% 95,0% 98,0% 72,2% 70,3% 89,6% 90,0% 1,1% 95,0% 81,2% 82,0% 80,0% 36,4% 70,0% 76,0% 1,8% 82,0% 82,0% 99,0% 28,0% 96,0% 0,0% 90,0% 90,0% 66,9% 77,6% 76,0% 80,0% 80,0% 85,0% 86,4% 41,0% 86,0% 91,8% 92,0% 90,0% 84,0% 93,0% 80,0% 70,0% 54,0% 80,0% 95,0% 95,0% 85,0% 90,0% 88,0% 80,0% 95,0% 92,1%
FATTURATO DEL FOOD IN MILIONI DI EURO 46.086 33.680 12.286 120 26.813 24.020 17.195 6.745 81 2.793 26.000 15.260 10.740 10.808 6.385 4.149 274 22.128 12.825 9.303 8.365 2.063 2.063 0 5.258 4.491 3.073 2.904 1.672 1.232 2.571 2.595 1.140 1.746 1.334 1.174 160 1.073 1.108 844 708 406 578 642 630 540 486 419 368 328 309
Fonte: Lebensmittel Zeitung l N.7 l APRILE 2014
FRUITBOOKMAGAZINE
In Italia urge una peschicoltura di precisione Come la Spagna ha cambiato la peschicoltura da nord a sud Eugenio Felice
Foto: Max Ferrero
Produrre di meno, ma produrre meglio, che vuol dire rinnovare gli impianti con varietà tardive o precoci dall’alto tenore zuccherino e long life, investire su tecniche che consentano di ampliare il calendario di offerta, concentrare l’offerta e standardizzarla. Dal 2000 al 2010 la peschicoltura in Italia ha perso 16.500 ettari, pur a fronte di una produzione che è rimasta stabile, è crollato il nord, ma è esploso il sud. La Spagna intanto ha raddoppiato le esportazioni Quante cose sono cambiate dal 2000 ad oggi. L’Italia è passata dall’essere campione indiscusso della peschicoltura continentale, protagonista con le sue pesche e nettarine nei supermercati di tutta Europa durante l’estate, all’essere un elefante ferito che non riesce a stare al passo con il nuovo campione, soprattutto nelle esportazioni, la Spagna. La produzione italiana si è mantenuta tutto sommato stabile nei quantitativi, passando da poco più di 1,4 milioni di tonnellate nel 2000 a 1,55 milioni di tonnellate nel 2012 (+10 per cento). La Spagna nello stesso periodo è cresciuta invece in modo deciso, da 500 mila tonnellate a 800 mila (+60 per cento). È andata molto peggio alla Francia, crollata da 450 mila a 300 mila tonnellate (-33 per cento). Per chiudere il quadro, stabile come l’Italia è la Grecia, con circa 300 mila tonnellate. Italia: in 10 anni persi 17 mila ettari. A guardare bene i dati, però, si scopre che nella tenuta generale dell’Italia, c’è un vero e pro-
prio tracollo a livello di superfici, soprattutto nella più importante regione produttiva, l’Emilia-Romagna, che dal 2000 al 2010 è scesa da quasi 30 mila a 19 mila ettari investiti (-35 per cento). Pesante il calo anche in Veneto, sceso nel periodo da 6 mila ettari a 4 mila (-33 per cento), mentre ha retto il Piemonte, calato da poco più di 7 mila ettari a poco meno di 6 mila (-16 per cento). Regione con record negativo il Lazio, sceso da 3 mila ettari a 1.400 (-52 per cento). È insomma tutto il centro nord Italia che in un decennio ha registrato una significativa contrazione delle superfici investite a pesche e nettarine, passando, nelle regioni indicate, da 46 mila a 30 mila ettari (-35 per cento). A tenere in equilibrio produttivo l’output a livello nazionale - anche se in realtà le superfici sono comunque scese del 20 per cento passando da 82 mila a 66 mila ettari, segnale che a migliorare sono state le rese per ettaro - ci ha pensato il Meridione, con incrementi consistenti, come quello della Puglia cresciuta da 2.890 ettari a FRUITBOOKMAGAZINE
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Negli ultimi 10 anni è emerso il grande vantaggio produttivo delle regioni del sud: il clima più mite permette da una parte di anticipare di alcune settimane - quelle più remunerative - la campagna rispetto al nord e dall’altra riduce drasticamente il rischio di gelate in caso di primavera anticipata.
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Trend delle esportazioni nei principali Paesi produttori dell’Unione Europea TONNELLATE
SPAGNA da circa 300.000 di t a 650.000 di t, dal 55% della produzione all’80%
700.000 600.000 500.000
ITALIA da 400.000 di t a circa 350.000 di t, pari al 24-25% della produzione
400.000 300.000 200.000
GRECIA recentemente in crescita, raggiungendo le 160.000 tonnellate nel 2012, pari al 50%
100.000 0 2000
2001 ITALIA
2002
2003
2004
SPAGNA
2005 FRANCIA
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
GRECIA
Fonte: Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna
4.600 (+60 per cento) e quello della Sicilia passata da 4.570 a 5.480 ettari (+20 per cento), e con la tenuta della Campania, la maggiore regione produttiva del sud Italia con più o meno 12.700 ettari (-4 per cento), della Basilicata (3.410 ettari nel 2010, +1 per cento) e della Calabria (3.400 ettari nel 2010, -2 per cento). Negli ultimi 10 anni insomma è emerso il grande vantaggio produttivo delle regioni del sud: il clima più mite permette da una parte di anticipare di alcune settimane - quelle più remunerative peraltro - la campagna rispetto al nord Italia e dall’altra riduce drasticamente il rischio di FRUITBOOKMAGAZINE
gelate in caso di primavera anticipata come sta succedendo quest’anno. In sostanza i produttori del sud Italia, della Sicilia in particolare, hanno un clima analogo a quello delle aree produttive spagnole. Aspetti economici. Durante il convegno che si è tenuto il 13 marzo a Pescantina, in provincia di Verona, sul tema “Quale futuro per la peschicoltura veronese”, i professori Carlo Pirazzoli e Alessandro Palmieri del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna hanno tenuto una relazione sulle nuove sfide economiche
e di mercato della peschicoltura. Pirazzoli ha fatto notare che quando l’offerta di pesche, nettarine e percoche supera nell’Unione Europea una determinata soglia, attorno a 3,7 milioni di tonnellate, a un +10 per cento nella produzione corrisponde un -30 per cento nei prezzi. In altre parole un disastro. E questo è successo ben otto volte nelle ultime 10 campagne (dal 2004 al 2013). Solo nel 2010 la produzione è stata lievemente sotto a quella soglia. Converrebbe quindi non collocare sul mercato una parte della produzione quando questa si prevede abbondante, cercando sbocchi differenti come l N.7 l APRILE 2014
In Italia la produzione entra nel suo massimo dal 18 giugno al 28 agosto, con una produzione settimanale tra le 100 e le 120 mila tonnellate. A settembre rimangono in produzione solo le regioni del sud (oltre alla Spagna), in un mese in cui peraltro i consumi domestici sono ai massimi, superiori sia a quelli di agosto che di settembre. Bisognerebbe quindi investire sulle varietà tardive.
l’industria. Soluzione praticabile, questa, se la produzione fosse organizzata, ma in realtà essa non lo è affatto, soprattutto in certe regioni italiane, soprattutto in Veneto. In sostanza il primo problema della peschicoltura europea è che l’offerta supera quasi sempre la domanda e che a un taglio negli ettari investiti in Italia non è corrisposto un calo nella produzione perché i nuovi impianti sono più produttivi e a livello europeo negli ultimi 10 anni il calo della Francia non è servito a compensare l’exploit della Spagna. Per l’Italia poi c’è un altro problema: la produzione è ancora concentrata nel periodo che va da metà giugno a fine agosto, con un picco che va dal 20 giugno al 10 luglio, mentre la Spagna è forte nell’ultima parte della campagna, che è anche il periodo, assieme a giugno, in cui i frutti spuntano i prezzi più alti. La Spagna poi supera l’Italia nel servizio: meno cultivar e in linea con le richieste del mercato (per non dire in anticipo, basti vedere il caso delle pesche piatte, prodotte nella sola Catalogna in 60 mila tonnellate nel 2012), meno attori, più continuità nella fornitura, tutti fattori che le hanno permesso di avanzare nelle esportazioni fino a superare in modo netto l’Italia. Il grafico mostrato da Pirazzoli durante il convegno e che riproponiamo nella pagina a lato è imbarazzante: nel 2000 l’Italia esportava circa 400 mila tonnellate di pesche e nettarine, la Spagna 300 mila. l N.7 l APRILE 2014
ITALIA - Come è cambiata la peschicoltura dinamica delle superfici in dieci anni secondo il censimento 2000
2010
Piemonte 7.083 ha (9%)
Piemonte 5.954 ha (9%), -16%
Veneto 6.066 ha (7%)
Veneto 4.069 ha (6%), -33%
Emilia Romagna 29.530 ha (36%) Lazio 2.964 ha (4%)
Emilia Romagna 19.247 ha (29%), -35% Lazio 1.433 ha (2%), -52%
Campania 13.275 ha (16%)
Campania 12.692 ha (19%), -4%
Puglia 2.886 ha (4%)
Puglia 4.607 ha (7%), +60%
Basilicata 3.382 ha (4%)
Basilicata 3.414 ha (5%), +1%
Calabria 3.477 ha (4%)
Calabria 3.397 ha (5%), -2%
Sicilia 4.567 ha (6%)
Sicilia 5.475 ha (8%), +20%
ITALIA 82.401 ha
ITALIA 65.955 ha, -20%
Fonte: Dip. di Scienze Agrarie - Univ. di Bologna
Nel 2012 l’Italia era calata a 360 mila tonnellate, la Spagna era invece cresciuta a 630 mila tonnellate. Quindi l’Italia in 12 anni è calata nell’export del 10 per cento, la Spagna è cresciuta nello stesso periodo del 110 per cento (ha più che raddoppiato). Ma viene riconosciuta questa superiorità spagnola dal mercato?
Pare proprio di sì, infatti, sempre dati alla mano, il prezzo medio delle esportazioni di pesche e nettarine spagnole è stato nel triennio 2009-2012 di 0,98 euro al chilo, mentre per quelle italiane è stato di 0,76 euro al chilo, vale a dire il 22,5 per cento in meno. Si vedano in proposito i grafici delle prossime pagine. Ci vogliono quattro nettarine italiane insomma per averne tre spagnole. Le differenze non le fanno solo la stagionalità o il servizio, ma anche i mercati di FRUITBOOKMAGAZINE
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Le pesche e nettarine piatte o platicarpe, a polpa gialla o polpa rossa, sono una novità degli ultimi anni. La Spagna ha investito molto in queste varietà, tanto che la sola Catalogna ne ha prodotte 60 mila tonnellate nel 2012. In Italia vengono prodotte più che altro nelle regioni del sud. I prezzi nella passata campagna sono stati penalizzati da un’offerta superiore rispetto alla effettiva domanda.
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ITALIA: distribuzione dell’export per paese di destinazione (media 2009-2012) IN VOLUME (360 MILA Ton.)
(273 Mln €) IN VALORE Prezzo medio: 0,76 €/Kg
Altri extra-Ue Svizzera 3% 3% Russia 4%
Altri extra-Ue Svizzera 4% 3% Russia 4%
Germania 40%
Germania 42%
Altri Ue 26%
Altri Ue 23%
Regno Unito 5%
Regno Unito 5%
Rep. Ceca 6%
Polonia 7% Austria 6%
Rep. Ceca 6%
Polonia 7% Austria 6%
Fonte: Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna
destinazione: il 16 per cento delle pesche e nettarine spagnole vanno infatti in Francia, un Paese che dà una buona retribuzione al prodotto. La Germania assorbe solo il 18 per cento delle esportazioni spagnole, mentre per l’Italia rimane la prima destinazione con il 40 per cento dei volumi, seguita da Polonia (7 per cento), Austria (6 per cento), Repubblica Ceca (6 per cento) e Regno Unito (5 per cento). La quarta destinazione delle peFRUITBOOKMAGAZINE
sche e nettarine spagnole (la terza è la Polonia) invece è proprio l’Italia, per l’8 per cento dei volumi totali esportati. Non scopriamo nulla di nuovo del resto, la GDO italiana spesso preferisce comprare in Spagna piuttosto che in Italia perché, come si diceva, il servizio complessivo è migliore. Siamo arrivati quindi a quelle che potrebbero apparire al consumatore inesperto come situazioni paradossali, con supermercati in zone ad elevata vocazione peschicola come quella veronese che vendono per tutta l’estate pesche e nettarine di origine spagnola.
I problemi del Veronese. Se c’è un comune in provincia di Verona che si chiama Pescantina non è un caso. Ci troviamo al confine sud della Valpolicella, alle pendici del Monte Baldo, a pochi chilometri dal lago di Garda. Da secoli qui, come in altri comuni limitrofi, le pesche rappresentano il prodotto principe della frutticoltura e nel 2010 è arrivato anche il riconoscimento IGP. La peschicoltura però da oltre dieci anni sta attraversando, come in Emilia-Romagna, un periodo di forte crisi. Come evidenziato da Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio di Tutela (oll N.7 l APRILE 2014
Quando l’offerta di pesche, nettarine e percoche supera nell’Unione Europea una determinata soglia, attorno a 3,7 milioni di tons, a un +10 per cento nella produzione corrisponde un -30 nei prezzi. In altre parole un disastro. E questo è successo ben otto volte nelle ultime 10 campagne.
SPAGNA: distribuzione dell’export per paese di destinazione (media 2009-2012) IN VOLUME (633 MILA Ton.)
(618 Mln €) IN VALORE Prezzo medio: 0,98 €/Kg
Altri extra-Ue Brasile 1% 4%
Altri extra-Ue Svizzera 2% 4% Germania 19%
Russia 11%
Russia 12% Germania 18%
Francia 16% Altri Ue 24%
Francia 17%
Altri Ue 23%
Polonia 10% Regno Unito 7%
Italia 9% Paesi Bassi 7%
Italia 8%
Regno Unito 8%
Fonte: Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna
tre che di OP COP e di AOP Veneto Ortofrutta), purtroppo finora l’IGP non ha dato i frutti sperati e non ci si può aspettare che risolva i problemi strutturali della peschicoltura veneta. Ha ricordato come fino a dieci anni fa erano decine i buyer che si recavano presso i mercati alla produzione, primi tra tutti Bussolengo e Pescantina (ma ci sono anche Valeggio, Villafranca e Sommacampagna), per acquistare pesche e nettarine. Oggi i buyer si contano sulle dita di una mano e quei mercati stanno in piedi solo grazie ai finanziamenti pubblici. A cambiare è stato il sil N.7 l APRILE 2014
stema di acquisto dei consumatori stessi, che hanno progressivamente abbandonato il dettaglio tradizionale per sposare il modello distributivo moderno composto dai supermercati. Il sistema produttivo però non si è adeguato, e ancora troppi produttori conferiscono il frutto del loro lavoro ai mercati alla produzione. Produttori che non si sono aggregati e non hanno rinnovato gli impianti per soddisfare i nuovi inter-
locutori. Nel Veronese si producono ancora centinaia di varietà diverse. “Come si può - ha chiesto alla platea Bertaiola - pensare di servire una catena distributiva in queste condizioni?” Inoltre mancano dei centri di ricerca e sperimentazione per trovare delle varietà adatte alle condizioni pedoclimatiche veronesi e su questo aspetto pesanti sono le responsabilità del settore pubblico, a partire dalla Regione Veneto. Quelle ora in produzione soffrono di fitopatie e sono particolarmente sensibili, più che in altre regioni italiane, al virus della sharka, rendendo elevato il FRUITBOOKMAGAZINE
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Nel Veronese la produzione è frammentata e “disorganizzata. Se solo tre anni fa pensavo che la peschicoltura qui non avesse futuro, oggi devo dire che, considerati i problemi che sta passando il kiwi, tra batteriosi e morìa, non sono più così pessimista ”, Fausto Bertaiola (OP COP) 56
Pesche confezionate in plateaux: costo complessivo franco magazzino E. Romagna (I) - SpringBelle
Kagr
Basilicata (I) - MayCrest
Kcon
Kagr
Basilicata (I) - SpringCrest
Kcon
Kagr
Kcon
Kagr
Piemonte (I) - Reech Lady
Kcon
Kagr
E. Romagna (I) - Synphony
Kcon
Kagr
Piemonte (I) - RomeStar E. Romagna (I) - Royal Glory
Kcon
Kagr
Kcon
Kagr
Sicilia (I) - O’Henry
Kcon
Veneto (I) - Reech Lady
Kagr
Veneto (I) - Royal Glory
Kagr
Kcon
Veneto (I) - Royal Star
Kagr
Kcon
Macedonia (GR) - SpringCrest
Kagr
Kcon
Macedonia (GR) - FlavorCrest
Kcon
Kagr
Aragona (E) - O’Henry
Kcon
Kagr
Macedonia (GR) - SunCrest
Kcon
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Kagr: Costo fase agricola Kcon: Costo di condizionamento
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Fonte: Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna
rischio che si verifichino dei problemi qualitativi e quindi delle contestazioni andando nelle destinazioni a medio raggio come la Federazione Russa. In altre parole sembra che il calo negli ettari investivi (dal 2001 al 2012: -45 per cento secondo Veneto Agricoltura) non sia destinato a fermarsi. Con una dichiarazione ai limiti del grottesco, però, è stato lo stesso Bertaiola a dare un messaggio positivo: “Se solo tre anni fa ero convinto che la peschicoltura nel VeFRUITBOOKMAGAZINE
ronese non avesse alcun futuro, oggi devo dire che, considerati i problemi che sta attraversando la coltura del kiwi, tra batteriosi e morìa, non sono più così pessimista”. Le soluzioni, in breve. Pirazzoli alla fine del convegno ha dato la sua ricetta per ridare slancio alla peschicoltura tricolore. Bisogna andare spediti verso una frutticoltura di precisione, percorso che ha fatto la Francia alcuni anni fa, che
significa produrre bene ma produrre meglio. Bisogna poi che le regole in Europa siano uguali per tutti, perché non è possibile che in Spagna si possano utilizzare dei fitofarmaci che sono invece vietati in Italia. Per non parlare della Grecia o della Macedonia. È quindi auspicabile, ha sottolineato Pirazzoli - che i nostri amministratori inizino a svegliarsi e a farsi sentire a Bruxelles.
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La qualità che sposa l’etica. Francescon ha fatto centro con i meloni del Senegal Quest’anno il 10 per cento della produzione senegalese è destinata alla linea Terra Equa di Coop Eugenio Felice
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I meloni prodotti in Senegal da fine febbraio a inizio maggio da OP Francescon sono entrati a far parte quest’anno della linea Terra Equa di Coop Italia, in compagnia dei fagiolini del Burkina Faso e dei datteri di Gerico. Per ogni chilo di melone acquistato Coop e OP Francescon destinano 10 centesimi alla Fondazione Giovanni Paolo II di Firenze che si occuperà della realizzazione di un presidio medico nel villaggio di Tassette, vicino alla zona di produzione Si può definire un grande successo l’operazione che l’OP guidata da Bruno Francescon è riuscita a fare in Senegal. Non solo perché delocalizzare la produzione in un Paese lontano e poverissimo - 12 milioni di abitanti di cui oltre la metà sotto la soglia di povertà e analfabeti - in cui manca praticamente tutto, a partire dall’acqua per irrigare, è un’impresa già di per sé titanica. Ma è un successo soprattutto perché ha permesso ai consumatori italiani di trovare già a partire da fine febbraio sugli scaffali del supermercato dei meloni identici, anche nel confezionamento, a quelli che si possono acquistare in estate, anticipando di fatto la stagionalità del melone cantalupo retato con solcatura della fetta di due mesi. Le catene della distribuzione organizzata, discount compresi, hanno messo in assortimento il melone - anche perché il melone di importazione nel periodo invernale è sugli scaffali da anni, pur se con varietà che poco si sposano con i gusti dei consumatori italiani - e le vendite già nella prima campagna africana, FRUITBOOKMAGAZINE
quella 2013, hanno dato ragione all’imprenditore mantovano. “Non è stata un’impresa facile - spiega Bruno Francescon - abbiamo dovuto portare in Senegal tutti i mezzi tecnici, il know-how, le sementi. Rispetto allo scorso anno abbiamo aumentato la superficie investita, ora 155 ettari, abbiamo ampliato la gamma alle zucche e alle mini angurie, abbiamo investito nell’ampliamento delle celle frigo per lo stoccaggio veloce del prodotto e in una linea di precalibro e selezione così da portare in Italia solo prodotto di eccellente qualità. Da novembre scorso c’è un nostro tecnico fisso in loco per seguire le fasi agronomiche e da febbraio sono presenti altri tecnici per seguire le fasi di raccolta. Abbiamo infine modificato la logistica per renderla più efficiente, aumentando, rispetto allo scorso anno, il trasporto su gomma che è più flessibile rispetto a quello via aerea. Camion refrigerati a otto
Rispetto allo scorso anno OP Francescon ha aumentato la superficie coltivata, ora 155 ettari, ha ampliato la gamma con le zucche e le mini angurie, ha investito nell’ampliamento delle celle frigo e in una linea di precalibro e selezione
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1º 3º
o
I NUMERI DELLA SECONDA CAMPAGNA DEL SENEGAL anno per il melone mila tons lavoratori nella linea di meloni Terra Equa di Coop
prodotti
melone, mini anguria, zucca
300 3º 155 30 impiegati
ettari
complessivi
mila euro (circa)
destinati al nuovo presidio medico
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gradi, con l’alternanza di due autisti attraversano la Mauritania, il Sahara occidentale, il Marocco, la Spagna, la Francia e arrivano in Italia, mediamente in sei giorni. La campagna del Senegal quest’anno arriverà fino alla Pasqua, massimo inizio maggio, con circa 3 mila tonnellate di meloni, per lasciar spazio poi al prodotto siciliano”. “La soddisfazione più grande continua Francescon - è essere riusciti a coprire uno spazio di mercato e allo stesso tempo dare aiuto a una popolazione estremamente povera”. I lavoratori dell’azienda agricola sono circa 300, in gran parte donne, occupate nelle varie fasi di lavorazione. Sono stati realizzati dei pozzi per l’acqua, con un accesso anche esterno all’azienda così da permettere a tutta la popolazione del vicino villaggio di Tessette di servirsene. La paga oraria è più alta rispetto al minimo legale e in più ci sono alcuni benefit per i lavoratori: un pasto gratuito nella mensa dell’azienda agricola, il trasporto dei lavoratori casa-lavoro sia al mattino che alla sera, medicinali di uso comune e rimborso delle spese per cure mediche. La responsabilità sociale della OP mantovana è stata poi ril N.7 l APRILE 2014
conosciuta da Coop Italia, che da quest’anno propone il melone del Senegal nella linea Terra Equa da non confondere con Solidal Coop che contraddistingue i prodotti certificati Fairtrade - di cui fanno
parte anche i fagiolini del Burkina Faso e i datteri di Gerico. Questo permetterà di migliorare ancora di più le condizioni di vita della comunità in cui opera l’azienda agricola. FRUITBOOKMAGAZINE
allo studio un dossier mini angurie anche per “leÈproduzioni in Italia, stiamo valutando come potrebbe rispondere il mercato. Il progetto non è né sicuro, né definito. Sarebbe solo un completamento alla produzione del melone, che è e rimane il nostro core business ”, Bruno Francescon 60
cellenti standard qualitativi. Come per il melone e la zucca, anche in questo caso la fase finale di lavorazione e confezionamento avviene nel nostro stabilimento di Rodigo (Mn)”.
Bruno Francescon assieme al conduttore televisivo Edoardo Raspelli di Melaverde. La puntata, dal titolo “I sapori di primavera”, è andata in onda domenica 16 marzo su Canale 5.
Molto richiesta la mini anguria. Quest’anno la gamma del Senegal si è arricchita di un terzo prodotto, la mini anguria Nikas F1 di Cora Seeds. “Un test - spiega Francescon - per capire la qualità che riesce ad esprimere il connubio fatto da territorio e manodopera e verificare la risposta del mercato. In tutto 12 ettari per una produzione che dovrebbe attestarsi su 700 tonnellate. Avere una gamma articolata su più prodotti ci permette di essere più flessibili e di ottimizzare la logistica. In questa prima fase, considerando le condizioni in cui ci troviamo ad operare, ci siamo orientati verso una varietà con semi, perché di più semplice geFRUITBOOKMAGAZINE
stione agronomica. Siamo molto soddisfatti, perché la qualità è ottima e facciamo fatica a soddisfare le richieste che giungono dalle catene distributive italiane. Anche per la mini anguria la stagione di importazione si protrarrà fino alla fine di aprile. Si tratta di una varietà di 2-3 chilogrammi di peso medio, con pochissimi semi. Il frutto si presenta di forma rotonda, la polpa, di colore rosso intenso, è croccante e molto dolce, con una buccia di medio spessore. Il prodotto è caratterizzato da ec-
Il melone rimane il core business. Francescon è sempre stato uno specialista di meloni, tanto che “sempre e solo meloni” è lo slogan che finora ha caratterizzato le sue campagne di comunicazione, sintetizzando in modo semplice ed efficace il dna dell’OP. “Per noi sia le zucche che le mini angurie del Senegal rappresentano un completamento, non solo della gamma ma anche dei carichi e quindi ci permettono di ottimizzare la logistica. Devo dire che per entrambi i prodotti l’interesse sul mercato italiano è forte, tanto che per la mini anguria siamo sistematicamente senza prodotto. Alla fine della campagna senegalese tireremo le somme per programmare nel migliore dei modi le produzioni per la campagna 2015. È allo studio un dossier mini angurie anche per le produzioni in Italia, stiamo valutando come potrebbe rispondere il mercato, anche se il progetto non è né sicuro, né definito. Sarebbe solo, come nel caso del Senegal, un completamento alla produzione del melone, che è e rimane il nostro core business. Quest’anno avremo un leggero aumento della produzione in Sicilia, così come nel Mantovano, proseguendo quindi il trend di crescita degli ultimi anni”. l N.7 l APRILE 2014
L O C VAI O!! I C S I L
Saphir.
Fresco e in forma da maggio a novembre. Sodo, precoce, produttivo e profumatissimo. È Saphir, il melone liscio di Clause. Le sue qualità lo rendono facilmente coltivabile con qualsiasi clima e in ogni zona italiana e ne rendono semplice la distribuzione. Saphir è il melone che mette d’accordo i produttori e i distributori. Benvenuto.
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Quest’anno stimiamo di raccogliere dai 30 ai 40 “mila euro da destinare alla costruzione di un presidio medico in Senegal, nella zona di produzione. A parte gli aspetti etici, posso confermare l’eccellente livello qualitativo raggiunto dal melone ”, Gianluca Schiassi (Coop Italia / Terra Equa)
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A inizio marzo Bruno Francescon si è recato con dei collaboratori e dei rappresentanti di Coop Italia nel sito di produzione di Tessette, in Senegal. A guidare la delegazione di Coop c’era Gianluca Schiassi (nel tondo a destra), category manager ortofrutta che si occupa anche della linea Terra Equa.
L’impegno di Coop Italia. Alcuni anni fa - riporta una nota del più grande distributore italiano - la comunità senegalese in Italia chiese a Coop di valorizzare le eccellenze agricole del loro Paese per dare un contributo allo sviluppo del Senegal. Senza dubbio - sottolinea la nota - le caratteristiche climatiche e del terreno del Paese risultano ottimali per la produzione del melone in un periodo dell’anno (da metà febbraio a fine aprile) in cui ancora non è pronto il melone italiano. Coop chiese ai suoi migliori fornitori di melone aggiunge la nota - di lavorare a un progetto di produzione di melone in loco e oggi, dopo alcuni anni di test, è lieta di poter presentare al consumatore italiano il progetto Melone del Senegal. FRUITBOOKMAGAZINE
Ben 160 ettari nella zona di Thies a quaranta chilometri da Dakar continua la nota - vedono oggi crescere questo frutto. OP Francescon rappresenta per quella zona una realtà produttiva all’avanguardia che dà lavoro a centinaia di persone garantendo un livello di reddito doppio rispetto allo standard dell’area. Coop si impegna a distribuirlo in Italia fino a quando inizia la commercializzazione del prodotto italiano. “Sia Coop Italia che OP Francescon - ci spiega Gianluca Schiassi di Coop Italia - destinano 0,05 euro al kg per totali 10 centesimi al kg di ogni melone venduto alla fondazione Giovanni Paolo II di Firenze che curerà la realizzazione di un presidio medico nel villaggio di Tassette, vicino alla zona
di produzione. L’attuale struttura - precisa Schiassi, che a inizio marzo è stato personalmente in Senegal - versa in condizioni fatiscenti, senza acqua corrente, servizi igienici, apparecchiature e medicinali. Quest’anno stimiamo di raccogliere dai 30 ai 40 mila euro da destinare al progetto. Prevediamo di vendere infatti circa 3 mila quintali di prodotto. Se avremo una settimana pre-pasquale tiepida potremmo raggiungere anche i 4 mila quintali. A parte gli aspetti etici, posso confermare l’eccellente livello qualitativo del melone prodotto in Senegal: con un elevato grado zuccherino, decisamente sopra i 12,5° brix fissati per il melone a marchio Coop”.
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Casse wood effect Polymer lancia il nuovo standard Grande novità nel mondo degli imballaggi in plastica riutilizzabili Eugenio Felice
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Saranno presto disponibili sul mercato italiano le nuove casse effetto legno di Polymer Logistics. Le prove effettuate presso alcuni punti vendita Carrefour hanno dato esito pienamente positivo. Le nuove casse, che porteranno al debutto anche il sistema di apertura e chiusura ‘active lock’, andranno a sostituire quelle attuali, di colore verde. Il pooler israeliano ha guadagnato intanto negli ultimi nove mesi tre catene distributive del centro sud Italia tra cui la romana Gros I clienti del Carrefour Express al civico 30 di via della Moscova a Milano probabilmente sono ignari del fatto che il loro punto vendita di fiducia, o meglio di prossimità, dallo scorso marzo è il primo al mondo a utilizzare le nuovissime cassette in plastica riutilizzabili con finitura effetto legno della Polymer Logistics. Non avendo poi a disposizione grandi metrature, le cassette sono state disposte nel modo più corretto, su due livelli, appoggiate su strutture di sostegno inclinate e mobili (dettaglio non trascurabile, dato che questo sistema permette, con lo spostamento dell’espositore, la completa pulizia della pavimentazione). Potremmo definirle le RPC (acronimo di reusable plastic crates) di terza generazione, con tutti i vantaggi dati dal sistema di pooling e finalmente un impatto estetico decisamente gradevole. “Sembrano proprio delle cassette in legno, tanto che alla dogana alcuni campioni li hanno fermati, non credevano che fossero di plastica”, ci confessa Alberto Lucchese, business development manager di Polymer LoFRUITBOOKMAGAZINE
gistics Italia, che abbiamo intervistato nella sede di Agrate Brianza a metà marzo. Alla dogana, dicevamo, perché le cassette vengono dalla sede centrale che si trova in Israele e ha una grandissima competenza nelle materie plastiche. E campioni perché effettivamente le nuova “wood effect” (come le “rattan” valutate oggi per il reparto pane e pasticceria) sono ancora in fase di sviluppo e ci vorranno ancora alcuni mesi di affinamento per avere le cassette definitive. Effetto legno. Il risultato è che la cassetta richiama un materiale naturale, piacevole alla vista e al tatto, nascondendo quello che in effetti è, cioè un polimero e quindi un derivato del petrolio. In altri comparti come l’edilizia è una finitura in uso già da diversi anni (basti pensare ai serramenti in pvc o in alluminio). Quindi le fonti di ispirazione non sono mancate. Ci vuole però una grande expertise
La cassetta richiama un materiale naturale, piacevole alla vista e al tatto, nascondendo quello che in effetti è
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per creare dal nulla una cassa del genere. E quella non manca a Polymer Logistics, che non nasce come pooler, ma proprio come produttore di contenitori massivi in polimeri. Un prodotto naturale, come l’ortofrutta, proposto in un contenitore che appare altrettanto naturale, nella forma e nel colore: tutto ciò si traduce in un’esposizione all’interno del supermercato più gradevole e curata. Le nuove casse andranno nei prossimi mesi a sostituire quelle vecchie e sono fatte dello stesso materiale, il polipropilene vergine. “I consumatori italiani - spiega Lucchese - ma direi in generale quelli europei chiedono oggi prodotti naturali, salubri e sicuri. Non vedono di buon l N.7 l APRILE 2014
occhio la chimica che nell’immaginario collettivo è vista come nemica dell’ambiente. Le nuove casse tengono conto di questa nuova sensibilità. I nostri clienti storici, Carrefour e Finiper, saranno i primi a sostituire le casse. Le interviste che abbiamo fatto nel mese di marzo in alcuni punti vendita in cui abbiamo portato le nuove wood effect hanno dato riscontri molto positivi e ci hanno dato indicazioni utili per definire alcuni particolari, come la tonalità del colore. Anche quello di viale della Moscova era un test, ma il direttore del punto vendita ha insistito per tenere le casse, tanto gli sono piaciute. Del resto basta guardarle per capire il salto di qualità”.
Active Lock. Le nuove casse sono dotate del sistema di apertura e chiusura Active Lock, molto più agevole e pratico rispetto allo standard di settore. Un sistema che era stato presentato lo scorso settembre al Macfrut assieme alle casse “rattan” (ancora in versione di prototipo). L’Active Lock, in sostanza, permette di abbattere le sponde della cassa in un attimo. In più la nuova gamma wood effect dovrebbe portare al debutto un settimo modello, una cassa alta 13 centimetri, che si inserisce tra la 11 a la 16, una misura adatta a contenere le cestelle di pomodori. Vale la pena poi ricordare i maggiori vantaggi di questo tipo di imballaggi, gli RPC: elevata proteFRUITBOOKMAGAZINE
Alberto Lucchese ripreso negli uffici della sede italiana di Polymer Logistics, che da tre anni si trova ad Agrate. Lucchese, che dal 2010 riveste il ruolo di sales and business development manager, ha avuto in precedenza un’esperienza di cinque anni in Chep (come business development and retail manager). Dal mese di gennaio lavora in Polymer anche Paolo Proto, nella veste di direttore commerciale (fino a quattro anni fa aveva lavorato in IFCO).
Foto: Andrea Felice
zione durante le fasi logistiche (le casse sono decisamente robuste e perfettamente impilabili), l’igiene data dal lavaggio ad ogni rotazione (il riutilizzo appunto) per finire con l’impatto ambientale quasi nullo dato dal fatto che è un circuito chiuso (le casse vengono riutilizzate e non cestinate o mandate a riciclo). Aggiungiamo che le wood effect potranno su richiesta del cliente essere dotate di tag RFID, una tecnologia che permette la completa tracciabilità delle casse (e dei prodotti ivi contenuti) e che viene sempre più utilizzata dalle catene distributive a livello mondiale. Tra queste in Italia c’è già EcorNaturaSì, cliente da cinque anni di Polymer Logistics (come static rental, non come pooling).
abbiamo poi acquisito tre nuovi clienti: ad agosto dello scorso anno la CDS in Sicilia con 60 punti vendita, una parte di questi in master franchising con Carrefour; a ottobre la GDA di Salerno, che fa parte invece del gruppo Selex e opera su Campania, Puglia e Basilicata con una settantina di punti vendita tra cui anche alcuni cash&carry; per finire pochi giorni fa (siamo a metà marzo, ndr) con Gros, un gruppo di 215 supermercati romani aderente al consorzio Sun che finora aveva lavorato con contenitori a perdere (cartone, legno e plastica one way). Questi contratti ci permetteranno di accrescere il numero di movimenti, pur a fronte della contrazione generale dei consumi, di circa il 18-20 per cento
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Portafoglio clienti in crescita. “NaturaSì - dichiara Lucchese - è una catena piccola ma avanzata dal punto di vista tecnologico, una catena in espansione, con continue aperture di punti vendita. L’ingresso di nuovi soci, tra cui Renzo Rosso, patron della Diesel, darà sicuramente nuovo impulso alla crescita. Stiamo discutendo con loro un progetto importante. Tra i nostri clienti ci sono poi Carrefour e Finiper, che fanno il grosso dei movimenti, in termini di numeri. Si aggiunge la campana 2C Spa, che ha un master franchising con Carrefour. Negli ultimi nove mesi
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I contratti da poco stipulati con la siciliana CDS, la “campana GDA e la romana Gros portano in dote 350 punti vendita, che si traducono per noi in un incremento dei movimenti totali, a regime, del 1820 per cento. Ci aspettiamo di crescere ancora nel corso di quest’anno ”, Alberto Lucchese a regime. Il 2013, che solo in piccola parte ha beneficiato dell’effetto dei nuovi clienti, si è chiuso per noi sostanzialmente in pareggio, attorno ai 38 milioni di movimenti”. Il 2014, diversi fronti aperti. “Questo per noi è un anno importante”, continua Lucchese. “Non solo per la novità dirompente che stiamo introducendo a livello di prodotto, ma anche perché stanno
andando in scadenza alcuni importanti contratti di pooling, parliamo di oltre 20 milioni di movimenti, per cui ci saranno dei tender a cui parteciperemo e siamo convinti che, grazie ai nostri plus tra cui tariffe estremamente competitive e centri di lavaggio robotizzati all’avanguardia, le prospettive siano più che buone”. E dato che in Italia le conoscenze e i rapporti umani hanno sempre avuto
la loro importanza, a dare man forte alla forza vendite di Polymer Logistics, anche in vista di questi importanti appuntamenti, è arrivato a metà gennaio Paolo Proto, persona di grande esperienza, già fondatore di IFCO Italia, altro grande player degli RPC, dove ha lavorato fino a quattro anni fa.
Fragole, lamponi e ciliegie dell’Alto Adige
In Alto Adige le fragole maturano da giugno a fine settembre, i lamponi da giugno a ottobre e le ciliegie da fine giugno a fine agosto. Crescono in montagna e all’aria pura. Per questo hanno un sapore più intenso, sono profumati, genuini e ricchi di vitamine. www.fragolealtoadige.com
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Tutti ne parlano, qualcuno lo fa. Le politiche di marca nel fresco sono possibili Ci vuole un brand e un effetto sorpresa per scatenare l’acquisto di impulso Eugenio Felice
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Due anni fa la start-up fiorentina Zeugma creava bloom, un marchio radicalmente innovativo che uno dei maggiori importatori olandesi, la Olympic Food Group, ha acquistato e inserito nel suo portafoglio marchi. Due mesi fa i creatori di quel brand sono stati chiamati a intervenire al Conference Forum di Fruit Logistica per spiegare come “impressionare il cliente”. La nostra intervista ad Amleto Elio e Bruno Spinazzola Che significa Zeugma? Cosa fa la vostra agenzia? AE: Zeugma viene dal greco ed è anche una figura retorica. Per noi è il link inaspettato, l’associazione sorprendente. Zeugma non è un’agenzia in senso stretto. Noi investiamo nelle nostre idee e, alle volte, anche in quelle degli altri. Per noi costruire una marca è qualcosa di pervasivo; partiamo con la strategia e arriviamo al prodotto attraverso la creazione del business model, della rete di vendita, dell’apparato amministrativo, insieme a tutto il resto come design, grafica, internet e pubblicità. Ci prendiamo le nostre responsabilità e i nostri meriti. BS: Quando facciamo un nuovo brand non sappiamo mai chi sarà il compratore. Noi investiamo nella nostra idea e alla fine, quanFRUITBOOKMAGAZINE
do è fatta, quando funziona, quando è forte, valutiamo se venderla o tenerla. Noi siamo creatori di startup, non una semplice agenzia di design. Accanto ai brand in cui siamo coinvolti direttamente, valutiamo di volta in volta se intervenire su marche terze parti, come è avvenuto recentemente con McArthurGlen Designer Outlets che ci ha chiesto il progetto strategico per la nuova Galleria dell’Artigianato di Eccellenza di Parigi. In certi casi vale la pena di mettere a disposizione degli altri la nostra conoscenza di politiche di marca e trends globali. Spendiamo il 50 per cento del tempo nella ricerca e sviluppo, nella scoperta di trends estetici e tecnologici e nell’arricchimento dei nostri modelli di business. La frutta si può sposare con il fashion? AE: Il legame con il fashion viene a noi naturalmente. Viviamo e lavoriamo a Firenze, una città che vive sulle bellezze del Rinascimento e l’eleganza della moda. Tra fashion e l N.7 l APRILE 2014
La qualità è il minimo, il pre-requisito, ma la “marca non si costruisce sulla qualità. Il lavoro agricolo e di confezionamento si costruiscono sulla qualità. La marca, invece, è centrata sul benefit, sul job top be done (lavoro da fare), sulla voce del consumatore ”, Amleto Elia (Zeugma) frutta abbiamo immediatamente visto degli Zeugma divertenti (dei legami, ndr). La stagionalità per esempio. Come la frutta, la moda segue le stagioni. Abbiamo quindi invertito il rapporto e costruito delle collezioni stagionali per la frutta. Un problema (la stagionalità), è diventato un punto di forza. Abbiamo applicato le logiche di design dei vestiti ai cartoni, alle coccarde, alle buste, fino alle pedane di frutta. È quello che chiamiamo Total Design Approach, fino all’ultimo dettaglio. Abbiamo creato per bloom (foto a lato) un vero e proprio vestito per la frutta, talmente bello ed elegante da generare immediatamente il desiderio del primo acquisto. BS: Abbiamo coinvolto nel processo creativo designers provenienti da tutta Europa: Italia, Norvegia e Inghilterra. Noi lavoriamo in tanti domini differenti, con tanti clienti differenti che vanno dalla moda, all’alimentare, all’immobiliare, all’educativo. In Paesi differenti, dalla Francia, all’Inghilterra, all’Olanda. Non viviamo in un solo mondo. Siamo importatori ed esportatori di idee. La maggior parte dei managers non hanno fisicamente il tempo di diversificare la loro esperienza. Noi si. Ed è questo il nostro lavoro. Importare le tecniche della moda nel mondo del fresco era per noi un’evidenza. Il punto comune è chiaro: la moda, come la frutta e la verdura, devono essere fresche. Per voi è inutile parlare di qualità. Corretto? BS: Nel framework dJump viene prima l’identificazione degli elementi strutturali del mercato, le assunzioni fatte dagli operatori per creare categorizzazione e differenziazione tra i prodotti. Nel caso del fresco la cosiddetta “qualità” è lo stereotipo dominante della filiera. Quanto più ovvio, ridondante e radicato è un stereotipo, tanto più grande sarà l’impatto quando viene sfidato. dJump identifica le assunzioni di base e propone una serie di soluzioni per rimetterle in questione senza dare nulla per scontato. AE: “Inutile” non è la parola giusta per la nostra vil N.7 l APRILE 2014
sione della qualità. Quando si fa una marca si pensa sempre a quello che sarà il suo vero benefit, per consumatori o clienti. Il motivo per cui lo compreranno. La qualità è fondamentale ma non è il benefit della marca e nemmeno del prodotto. Infatti l’intera industria del fresco ha lavorato in maniera ineccepibile sulla filiera di fornitura per svuotare il problema della qualità, per poter dare al consumatore fiducia al 100 per cento, per dare la qualità per scontata. Non si può adesso rimettere in gioco la qualità e farla apparire come il benefit primario. La qualità è il minimo, il pre-requisito, ma la marca non si costruisce sulla qualità. Il lavoro agricolo e di confezionamento si costruiscono sulla qualità. La marca, invece, è centrata sul benefit, sul job top be done (lavoro da fare), sulla voce del consumatore.
Cosa intendete per disruptive branding? BS: La nostra visione dell’evoluzione influenza direttamente il nostro modo di fare business. Non crediamo infatti che l’evoluzione sia sempre un processo lineare, che proceda per piccoli miglioramenti. Pensiamo che a volte l’evoluzione bruci le tappe e crei del nuovo senza referenze al passato. È nel mondo della tecnologia che questi salti evolutivi sono più visibili ed evidenti. Un giorno è arrivata la radio, che era il salto evolutivo del telegrafo. Una tecnologia realmente differente, sempre utilizzata per comunicare a distanza ma in un modo completamente nuovo. Poi è arrivata anche la televisione. Noi applichiamo il salto evolutivo (dJump) alle marche. Cerchiamo sempre di creare dei brands che non siano delle semplici evoluzioni lineari di cose già esistenti. Facciamo delle politiche di marca differenti destinate a creare nuove clientele, a occupare spazi bianchi del mercato, a essere sorprendenti. L’analogia del FRUITBOOKMAGAZINE
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c’è l’effetto sorpresa, la volpe non man“gia.Se Ilnon mercato è in una situazione simile. Le aziende devono sviluppare marchi di rottura (disruptive branding), con strategie di sorpresa per colpire l’attenzione, stimolare l’interesse e scatenare l’impulso d’acquisto ”, Bruno Spinazzola (Zeugma) 70
re tramite la sorpresa inattesa, ma con dJump si possono realizzare vari tipi di politiche di marca. Non si può pensare che il pittore lavori senza pennelli, e allo stesso modo non si può fare una marca senza il giusto set di strumenti per valutare le decisioni. dJump è questo set di strumenti. BS: Il prossimo passo? dJump è un framework che si adatta ad ogni livello della catena di distribuzione. Lo stiamo applicando su un nuovo modello di business per la filiera del fresco. Abbiamo chiamato David il nostro nuovo marchio. David è la sfida vittoriosa del nano contro il gigante. Non è un brand centrato sulla commodity ma sul processo. L’intera catena di fornitura viene ripensata per assicurare le vendite, eliminare gli inutili costi che gravano sulla catena e riversare i risparmi nella creazione di vantaggi per il consumatore finale. Questa è la chiave di David. I benefits finali per il consumatore.
salto della volpe aiuta a descrivere la nostra piattaforma. La volpe deve alimentarsi tutti i giorni, anche quando la neve copre il terreno e nasconde la preda. La volpe è costretta a sviluppare percezioni quasi extra-sensoriali per scoprire la sua preda; poi deve mettere a punto una tecnica di salto in grado di sfondare il manto nevoso e sorprendere la preda. Se non c’è l’effetto sorpresa, la volpe non mangia. Secondo noi, il mercato è una situazione simile. Le aziende devono sviluppare marchi di rottura (disruptive branding), con strategie di sorpresa per colpire l’attenzione, stimolare l’interesse e scatenare l’impulso d’acquisto, così che i prodotti possano emergere in un mercato saturo e indifferenziato. Dopo Berlino cosa prevede dJump? AE: dJump è come la scatola dei pennelli. In ragione del tipo di lavoro da fare si tira fuori il pennello giusto. Stessa cosa per i marchi. Abbiamo tenuto un intervento nell’ambito del Conference Forum di Fruit Logistica sul tema “Come impressionare il cliente”. Abbiamo presentato un metodo per impressionaFRUITBOOKMAGAZINE
Per noi lo stand Alma Seges è stato il più bello stand italiano a Berlino. A cosa vi siete ispirati? AE: Con l’OP Alma Seges abbiamo un rapporto privilegiato: comprendono l’importanza di una politica di marca forte. È il quarto anno consecutivo che ci occupiamo di Fruit Logistica per Alma Seges e ogni anno abbiamo presentato uno stand nuovo. Questa edizione è stata in assoluto la migliore per noi. Abbiamo fatto uno stand ispirato ai principi della Bauhaus: semplicità, funzionalità, bellezza e sorpresa. Abbiamo posizionato un gigantesco cerchio bianco luminoso all'ingresso dello stand. Un intervento per nulla decorativo, ma al contrario essenziale, poiché il cerchio bianco è al centro della campagna Alma Seges sulla tracciabilità dei cibi (anche questa firmata Zeugma). Non facciamo mai decorazioni. Non cerchiamo mai il nice-effect. Non c’è impatto senza senso. Tutto punta direttamente al cuore del messaggio, colori, forme, immagini. Lo stand Alma Seges è stato davvero il nonplusultra del design strategico e radicale e le sorprese nel 2015 continueranno.
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IL POSTO GIUSTO, NEL MOMENTO GIUSTO ORGANIZZANO
15 -17
OTTOBRE FIERA INTERNAZIONALE DEL SETTORE DI FRUTTA E ORTAGGI
INCONTRI COMMERCIALI
DIVERSITÀ
ESPORTAZIONE
CONFERENZE INTERNAZIONALI
2014
MADRID-SPAGNA
B2BFRUIT NEW MARKETS
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PASSERELLA INNOVA
FRUIT FUSIÓN SHOW COOKING
SETTIMANA DELL'ORTAGGIO
Anche Milano ha il suo tempio del gusto La nostra visita al nuovo Eataly Smeraldo di piazza XXV aprile Eugenio Felice
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Code all’inaugurazione del nuovissimo store di piazza XXV aprile. Si conferma la formula vincente di Farinetti: un’assortimento fatto quasi esclusivamente di prodotti alimentari made in Italy, con un’attenzione particolare ai presidi slow food, al biologico, all’ambiente, all’etica, alla cultura. Tutto condito da una presentazione impeccabile e un’esperienza di acquisto unica, che fa scendere in secondo piano l’aspetto dei prezzi, che si confermano decisamente elevati È conosciuto come il tempio del gusto, ma noi lo potremmo ribattezzare il tempio dell’acquisto di impulso. Una catena distributiva giovane che si differenzia nettamente da tutte le altre. Non solo e non semplicemente perché è l’unica realtà distributiva italiana che sviluppa più fatturato all’estero che non in Italia, ma soprattutto perché è riuscita a coprire un vuoto enorme, quello del supermercato di altissima gamma, in cui l’aspetto del prezzo scende in secondo piano. Che sia a Dubai, a New York, a Tokio o a Milano, chi entra a Eataly sa di trovare un ambiente ricercato ed elegante, un’esposizione curatissima, prodotti selezionati e che spesso non si trovano nei normali circuiti distributivi, uno staff onnipresente pronto a coccolarti con gentilezza e competenza, la possibilità di bere un caffé, consumare un pasto completo, gustare solo un gelato o un buon bicchiere di vino, e perché no fare un corso di cucina o leggere un libro o ancora ascoltare un’esibizione canora, come succede nello store inaugurato il 18 marzo a MiFRUITBOOKMAGAZINE
lano, nell’ex teatro Smeraldo, nella centrale piazza XXV Aprile, tirata a lucido per l’occasione. Il teatro. La funzione del teatro e dello spettacolo quindi è stata in parte mantenuta. Ce ne siamo accorti quando, durante la visita che abbiamo svolto proprio nel primo giorno di apertura, il patron Oscar Farinetti è salito sul palco che domina il piano terreno e ha intrattenuto uno scambio di battute divertenti con il comico Dario Vergassola (foto a lato), intervenuto per l’occasione. Ce ne siamo accorti ancora di più quando sul palco sono saliti tre giovani (una ragazza vicina a noi ha detto entusiasta: “Ci sono i One Direction!!”. No, in realtà era un gruppo italiano ma ci scusiamo con i lettori, non abbiamo capito chi fossero) che hanno fatto vibrare l’aria e gli animi dei presenti con il loro vocione da tenori, amplificato da un impianto sonoro Bose degno di una l N.7 l APRILE 2014
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La Tip di Giovanni Tamburi paga il 20 per cento di Eataly a peso d’oro. “Ma il piano di crescita promette scintille”
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vera discoteca: tutti si sono fermati, rapiti da quella iniezione di vita, conclusasi con uno scroscio di applausi. Certo non sono tutti così gli Eataly e Farinetti lo ha detto chiaramente: ogni store deve avere la sua identità, non ci sono per lui format ripetitivi. Veniamo al reparto ortofrutta. Si trova al piano terreno, subito dopo il reparto libri. Richiama le bancarelle dei mercatini, i prodotti sono venduti per la stragrande maggioranza sfusi, con una presentazione curatissima, che giustifica una presenza sorprendente di personale addetto al reparto: noi abbiamo contato sei persone, in maggioranza quote rosa. Nessun frutto am-
maccato, tutto impeccabile (del resto c’era da aspettarselo, parliamo del giorno di inaugurazione). Una nota sui cartellini (la classica lavagnetta nera con scritta a gesso bianco): molto chiari, indicano anche la regione di provenienza e la motivazione c’è: da Eataly - qui in Italia, all’estero le cose cambiano un poco nel reparto ortofrutta - si trova, ove possibile, solo prodotto made in Italy. Quindi scordatevi fragole spagnole, agrumi marocchini o asparagi grechi. Addirittura abbiamo trovato dei pompelmi rosa siciliani. Ridotta all’osso anche la frutta di importazione: abbiamo visto solo le banane equo solidali di CTM Altromercato (che peraltro è una società italiana). FRUITBOOKMAGAZINE
Il mio lavoro, da sempre, è scegliere tra le colti“vazioni italiane il meglio della frutta e verdura. Seguendo la stagionalità e cercando tra i raccolti, sono andato alla ricerca di prodotti freschi e garantiti: non solo belli da vedere, ma anche buoni da mangiare ”, Sergio Fessia (buyer Eataly) 74
Nella parete sotto le scale mobili, sul perimetro del reparto, ci sono poi i banchi frigo, uno per la quinta gamma, uno per la quarta gamma. Discreta presenza di prodotti biologici, sacchetti in MaterBi della Novamont, il volto sorridente e rassicurante del buyer Sergio Fessia in un manifesto che guarda il reparto. Riguardo ai prezzi, bisogna dire che Eataly si conferma carissima, almeno per la frutta e gli ortaggi venduti sfusi. Nei murali refrigeFRUITBOOKMAGAZINE
rati dedicati a quarta e quinta gamma invece i prezzi sono il linea con quanto si può trovare nelle catene distributive “tradizionali”. Se guardiamo infatti ai prodotti di largo consumo, come le mele, il prezzo è di 2,50 euro/kg (abbiamo riconosciuto sia le mele Marlene della VOG che le Val Venosta della VI.P), con un buon numero di refe-
renze, che comprende anche Renetta (3,90 euro/kg) e la mela Annurca campana IGP (3,90 euro/kg). Per continuare con i frutti di stagione, un tripudio di agrumi, dalle arance rosse siciliane (Tarocco IGP a 2,90 euro/kg), alle arance bionde a foglia siciliane (2,20 euro/kg), ai limoni a foglia campani (2,90 euro/kg), alle clementine siciliane a marchio Poma (3,50 euro/kg), ai mandarini a foglia siciliani (2,90 euro/kg), a vere nicchie come le arance bionde Vaniglia (2,70 euro/kg), i pompelmi rosa siciliani a marchio “ego” (2,90 euro/kg), i cedri campani (4,90 euro/kg) e i mandarini tardivi siciliani “presidio Slow Food” (1,90 euro/kg). Tra gli altri prodotti segnaliamo sei referenze di pere di origine Emilia Romagna, Piemonte e Valle d’Aosta (varietà Martins) con prezzi variabili tra 2,90 e 4,00 euro/kg, i kiwi Hayward dell’Emilia Romagna (3,00 euro/kg), i nashi piemontesi a marchio Trybeca (3,90 euro/kg) e le fragole (siciliane in cestino a 1,50 euro a pezzo, della Basilicata vendute a 6,90 euro/kg). Per l’assortimento degli ortaggi invitiamo a guardare la gallery fotografica che abbiamo pubblicato sul nostro sito fruitbookmagazine.it (parole chiave da inserire per la ricerca: Eataly Smeraldo Milano). Per chiudere una curiosità: in tutti i cartellini era segnata “categoria seconda”. La merce esposta chiaramente era splendida, quale secondo voi la motivazione?
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Scegli un partner
Alegra è l’azienda leader dell’ortofrutta italiana. Con oltre 10.000 produttori associati in cooperative, porta sul mercato una gamma completa di prodotti a filiera corta, controllati dal campo alla tavola. È partner delle grandi insegne della moderna distribuzione internazionale per la realizzazione di private label; garantisce continuità di fornitura e servizi commerciali specializzati, con una presenza in oltre 55 Paesi. Scegli Alegra: professionisti della frutta, partner del mercato. Alegra soc. coop. agricola - Via G. Galilei, 5 - 48018 Faenza (RA) Italy - Tel. +39 0546 624401 - Fax +39 0546 622513 - info@alegrait.com - www.alegrait.com
ZESPRI, PSA ALLE SPALLE. L’AD JAGER: NEL 2018 PRODUZIONE DI SUNGOLD QUINTUPLICATA
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“I produttori di kiwi hanno fatto un altro importante passo in avanti nel programma di recupero dalla Psa, con volumi di kiwi gialli che, dopo due anni di declino, sono previsti in crescita nel 2014”, dichiara l’ad di Zespri, Lain Jager, che aggiunge: “l’industria del kiwi dovrebbe raccogliere un volume totale di 85 milioni di trays. Le varietà gialle raggiungeranno 16 milioni di trays, di cui circa 9 milioni di SunGold, contro gli 11 milioni della stagione precedente”. Zespri, spiega Jager, è sulla buona strada per raggiungere entro il 2018 un volume di 50 milioni di trays di Sungold. I kiwi a marchio Zespri raggiungeranno quest’anno 54 Paesi del mondo.
GLI INGLESI HANNO CONSUMATO NEL 2013 130 MILA TONNELLATE IN MENO DI ORTOFRUTTA L’anno scorso, le vendite al dettaglio di frutta e verdura fresche sono drasticamente diminuite nel Regno Unito. Solo le vendite delle insalate sono cresciute, merito di un’estate calda e di un inverno mite. Nel 2013, rispetto all’anno precedente, gli inglesi hanno acquistato 91 mila tonnellate in meno di ortaggi e quasi 40 mila in meno di frutta, anche se l’aumento dei prezzi dà come risultato vendite in crescita in termini di valore. I dati, diffusi dagli esperti del Kantar Worldpanel, indicano che le patate, particolarmente colpite dal fenomeno inflattivo dei prezzi, sono il prodotto che ha trainato al ribasso le vendite complessive di ortaggi.
A EATALY SMERALDO E UNICOOP FIRENZE SOLO SACCHETTI IN MATER-BI DELLA NOVAMONT È stato il primo operatore della grande distribuzione a sostituire gli shopper per asporto merci in plastica tradizionale con quelli in Mater-Bi e oggi Unicoop Firenze conferma il suo primato ambientalista adottando sacchetti e guanti in bioplastica anche per il reparto ortofrutta di tutti i suoi 103 punti vendita. FRUITBOOKMAGAZINE
Il calo potrebbe anche essere attribuibile ad una maggiore consapevolezza circa lo spreco di cibo, visti i recenti dati del governo britannico che avevano mostrato come ogni anno, in tutto il Regno Unito, finissero nel cassonetto 15 milioni di tonnellate di alimenti. L’analista Avneet Chana ha detto: “In termini di valore, gli acquisti sono tutti in crescita. In termini di volume, però, solo le insalate sono cresciute”.
Il progetto, realizzato in collaborazione con Novamont e con l’azienda di trasformazione IPT di Scarperia, è stato avviato nel novembre 2012 con la sperimentazione in quattro punti vendita della provincia di Siena, cui sono seguiti gli “inCoop” di Poggibonsi e Tavarnelle Val di Pesa e, a partire dal mese di febbraio tutti i punti vendita di Firenze e i rimanenti sparsi sul territorio toscano. “Una decisione lungimirante, che ribadisce il forte impegno nella responsabilità sociale e ambientale di Unicoop Firenze, ma anche un impulso alla sviluppo di una green economy del paese dato che questi manufatti vengono realizzati interamente in Italia, dalla ricerca alla produzione”, ha commentato Alessandro Ferlito, responsabile commerciale di Novamont. Anche il nuovo Eataly Smeraldo di Milano adotta i sacchetti in Mater-Bi. l N.7 l APRILE 2014
PERÙ, VOLUMI IN CRESCITA DEL 47% PER L’UVA DA TAVOLA. CINA PRINCIPALE DESTINAZIONE Gli ultimi dati pubblicati dalla Provid, l’associazione dei produttori di uva da tavola del Perù, indicano come le esportazioni di uva da tavola peruviana abbiano registrato una crescita del 47 per cento nel corso di questa stagione, per un valore complessivo di oltre 541 milioni di dollari. In totale sono state spedite 220 mila tonnellate di uve da tavola, mentre la stagione precedente si era chiusa con 150 mila tonnellate e un valore di oltre 377 milioni di dollari. Nella stagione 2013/14 le uve peruviane sono state esportate in 56 diversi Paesi del mondo, raggiungendo sette nuovi mercati: Bulgaria, Estonia, Georgia, Libia, Camerun, Swaziland e Ga-
CON L’ARRIVO DELLA PRIMAVERA TORNANO LE INSALATE BABY LEAF TENERELLE ORTOROMI
bon. La classifica dei principali Paesi di destinazione vede al primo posto la Cina, con 53 mila tonnellate (+75 per cento), seguita da Stati Uniti (40 mila tonnellate), Paesi Bassi (37 mila tonnellate), Russia (21 mila tonnellate tonnellate) e Thailandia (12 mila tonnellate). Per fare un paragone, l’Italia ha esportato nel 2012 480 mila tonnellate di uva da tavola (fonte: Fruitimprese).
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Con l’arrivo della bella stagione torna la voglia di cibi più leggeri e freschi, ma al contempo sani e gustosi. OrtoRomi ripropone quindi la linea Le Tenerelle offrendo un’ampia scelta di insalate baby leaf, le foglioline più giovani e tenere. Qualità e freschezza sono le parole d’ordine delle baby leaf, che nel giro di pochissime ore vengono colte in campo, valorizzate e infine distribuite alla GDO. Attraverso un particolare processo composto da più lavaggi e da un sistema di asciugatura non invadente, OrtoRomi rispetta la struttura delle foglioline e le preserva da eventuali danni meccanici. Inoltre, il mantenimento della catena del freddo dal campo fino all’arrivo a scaffale dei prodotti è il punto cardine per la qualità garantita dal marchio. Le Tenerelle baby leaf sono disponibili in classici vassoi o pratiche buste da 125 grammi.
FRANCIA, IPER BATTUTI DAI CLICK&DRIVE IN ITALIA APRE IL TERZO CHRONODRIVE Per fine anno è prevista l’apertura in Italia del terzo click&drive - punto vendita dove i clienti possono passare a ritirare la merce ordinata su Internet - dell’azienda francese Chronodrive. Intanto in Francia i drive superano il numero degli iper tradizionali. Chronodrive è stata lanciata in Francia nel 2004 in collaborazione con Auchan e fornisce ai suoi clienti un servizio innovativo, pratico ed economico. L’azienda risponde perciò ai nuovi bisogni del consumatore, contribuendo all’occupazione e allo sviluppo economico locale. Nel 2013, Chronodrive Francia ha raggiunto un totale di 66 punti vendita, e prevede di aprirne ulteriori 10 nel 2014. l N.7 l APRILE 2014
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ESSELUNGA, NEL 2013 VENDITE IN AUMENTO MA UTILE E MARGINI IN CALO
Il Gruppo Esselunga ha chiuso il 2013 con vendite pari a 6.957 milioni di euro, in crescita dell’1,7 per cento rispetto al 2012, e con clienti aumentati dell’1%. L'utile netto è ammontato a 210 milioni di euro, in calo dai 245 milioni dell’anno precedente. Il margine operativo lordo è stato pari a 505 milioni di euro (-6,7 per cento rispetto al 2012), mentre il risultato operativo si è attestato a 328 milioni di euro dai 367 milioni del 2012. La diminuzione, spiega Esselunga in una nota, è causata sia dall’assorbimento dell’inflazione ricevuta dai fornitori e della crescita dell’Iva che non sono state trasferite a clienti, sia dall’aumento di alcuni costi operativi. Gli investimenti sono ammontati a 387 milioni di euro, erano 382 nel 2012. Negli ultimi quattro anni, ricorda il Gruppo, sono stati investiti oltre 1,4 miliardi di euro.
SPAGNA, L’EXPORT DI ORTOFRUTTA NEL 2013 SALE DEL 13% A VALORE E DEL 6,5% A VOLUME
mento del 6,5 per cento dei flussi in uscita di ortofrutta, saliti a 12 milioni di tonnellate. I risultati del 2013 sono stati diffusi in occasione di una riunione generale di Fepex, tenutasi a Madrid, alla quale hanno partecipato le 29 associazioni settoriali e regionali che fanno parte della federazione. Nella riunione Fepex ha approvato il piano d’azione per il 2014 e, tra le priorità, sono state indicate l’apertura di nuovi mercati, lo sviluppo di nuovi accordi fitosanitari con i Paesi terzi dell’Unione Europea e la valutazione dell’impatto della riforma della PAC. Per Fepex, in particolare, l’esclusione di una parte rilevante del settore frutta e verdura (produttori ed esportatori) dal regime dei pagamenti diretti potrebbe avere gravi ripercussioni sulla Spagna (secondo maggiore Paese dell’Ue beneficiario di pagamenti diretti, dietro la Francia).
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Nel 2013 l’export spagnolo di frutta e verdura è aumentato del 13 per cento rispetto all’anno precedente, per un valore complessivo di circa 11 miliardi di euro. Lo ha reso noto Fepex, la federazione spagnola delle associazioni di produttori ed esportatori di frutta, verdura, fiori e piante vive, sottolineando anche un incre-
BIOTURBO ORA DISPONIBILE ANCHE PER I CAMION RIMUOVE L’ETILENE E PURIFICA L’ARIA Bio Turbo, la tecnologia che usa l’ozono per la rimozione dell’etilene e dei batteri presenti nell’aria dei magazzini refrigerati, brevettata dall’azienda americana Miatech e distribuita in Italia da Natural Misting, può essere oggi utilizzata anche nei camion refrigerati e nelle navi refeer. La particolarità di questa tecnologia è che l’ozono non viene rilasciato nell’ambiente. Tra i vantaggi ci sono poi le ridotte dimensioni, la facilità di connessione al sistema di cablaggio dei sistemi refrigerati e la facilità di installazione. Virtualmente Bio Turbo non ha bisogno di manutenzioni, richiede solo la sostituzione del filtro aria e delle piastre d’ozono una volta all’anno. FRUITBOOKMAGAZINE
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RINNOVATO FASCINO SENSORIALE PER I CONTENITORI TERMOFORMATI DI CARTON PACK All’ultima edizione di Fruit Logistica Carton Pack ha presentato l’innovativa vaschetta iPET-Tray, per rispondere alle sempre più intense richieste di contenitori prodotti con materiali riciclabili e a bassissimo impatto ambientale. Si tratta di un’alternativa conveniente rispetto ai tradizionali contenitori in R-PET standard per frutta, verdura e IV gamma. iPET-Tray è prodotta utilizzando un processo innovativo di lavorazione dell’R-PET. La struttura dei contenitori raggiunge pesi specifici molto contenuti (fino al 50 per cento in meno rispetto ai classici contenitori in R-PET). iPET-Tray è costituita per quasi l’80 per cento da materiale riciclato: questo assicura un bassissimo livello di impatto ambientale. Il contenitore ha un eccezionale appeal che lo assimila ai contenitori ecologici in carta o cartone ed è caratterizzato da una superficie molto morbida al tatto, adatta a riproduzioni grafiche personalizzate. Infine, la struttura molecolare interna conferisce a iPETTray una leggerezza singolare e un eccezionale livello di isolamento termico. All’appuntamento di Berlino Carton Pack ha presentato tutte le linee di prodotto con particolare attenzio-
IN CRESCITA LA FRAGOLICOLTURA IN BASILICATA, BENISSIMO LA CANDONGA I dati rilasciati a inizio primavera dal CSO sulla fragolicoltura in Italia rivelano che le cultivar di Planasa dominano il Mezzogiorno. In Basilicata, per esempio, la Candonga è presente nell’80 per cento dei casi. In Campania la varietà Sabrina è al 50 per cento mentre in Calabria la superficie occupata dalla stessa è del 13 per cento. Quanto a superfici coltivate, le stime del CSO vedono la Basilicata segnare un aumento complessivo del 17 per cento contrariamente a Sicilia, Calabria e Campania dove si sono registrati cali rispettivamente nella misura dell’1 e del 7 per cento. l N.7 l APRILE 2014
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ne ai risultati di uno studio condotto sulle soluzioni di personalizzazione dei contenitori termoformati. Il range dei modelli disponibili è molto ampio: si va dai piccoli formati, adatti per soft fruit (fragole, more, lamponi, ciliegie, etc.) fino a contenitori più capienti studiati per prodotti come funghi, zucchine, pomodori, uva, prugne, albicocche. La possibilità di personalizzazione è quasi infinita.
“La Candonga è riuscita a conquistare la fetta più grossa delle produzioni lucane così come era nelle previsioni. Le condizioni climatiche della fascia jonica-lucana esclusive, la professionalità dei produttori, la propensione verso l’innovazione e le tecniche di coltivazione ecocompatibili, sono variabili che incidono profondamente sul successo della Candonga, varietà dalla precocità naturale capace di distinguersi per gli ottimi valori in termini di gradi Brix e durezza, che esprimono rispettivamente la dolcezza e la shelf life: i consumatori apprezzano il sapore unico della Candonga e la sua capacità di mantenere a lungo le proprietà organolettiche quando è conservata correttamente”, ha spiegato Carmela Suriano, general manager di Planitalia, azienda con sede a Policoro (provincia di Matera). Che ha aggiunto: “Da dicembre 2013 i maggiori produttori hanno dato vita al Club Candonga, pertanto seguono scrupolosamente il disciplinare unico di produzione che costituisce la garanzia aggiuntiva per i consumatori in termini di qualità, salubrità e riconoscibilità del prodotto. La nuova identità visiva, riproposta anche nel packaging che ne ha accresciuto l’appeal, agevola chi acquista la vera Candonga rispetto alle false imitazioni. Inoltre il codice produttore offre la possibilità di risalire all'azienda produttrice”. FRUITBOOKMAGAZINE
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Irene Pasquetto
Fooid, la nuova App che guida il consumatore nel supermercato 80
un team di giovani ricercatori e studenti dell’Università degli Studi di Milano Bicocca hanno sviluppato un prototipo per un’applicazione web e smartphone che promette di guidare i consumatori nella scelta dei prodotti all’interno del supermercato e al momento dell’acquisto. Non solo, “fooid” (si legge foo-id, la carta d’identità del cibo) avrà anche funzionalità social e punterà a fidelizzare l’acquirente Il team che sta lavorando al progetto è composto da Marco Cremaschi, sviluppatore e Ceo, Valeria Gennari, responsabile marketing, user experience e web editor, Daniele Lamastra, sviluppatore Web, e Nicola Zarrilli, sviluppatore app mobile. A cosa serve fooid? Marco: “Si tratta di un’applicazione mobile che permette di visualizzare una serie di informazioni relative a un prodotto alimentare semplicemente avvicinandolo allo smartphone”. Quali informazioni? Marco: “Innanzitutto abbiamo puntato a rendere più chiare e fruibili le informazioni che erano già presenti sulle confezioni (ingredienti, percentuale di grassi, carboidrati, etc.). Ma non ci siamo fermati qui: focus group e questionari ci hanno permesso di individuare le reali esigenze dei consumatori e abbiamo capito che alcune informazioni considerate importanti dai consumatori non sono attualmente presenti o lo sono solo su una piccola parte di prodotti. Ci siamo quindi focalizzati su queste”. Cosa interessa sapere alle persone? Marco: “Possiamo dire che il consumatore moderno è veramente molto attento a quello che mangia e consapevole dei rischi che può correre. Ad esempio, le persone vogliono sapere da dove arrivano i prodotti che mangiano e in che modo sono stati coltivati. Altro tema molto sentito e apparentemente poco FRUITBOOKMAGAZINE
curato sia dalle catene che dai produttori è quello della sicurezza alimentare. C’è tutta una fascia di consumatori che fa fatica a reperire le informazioni di cui ha bisogno, ad esempio celiaci, diabetici, chi soffre di allergie e intolleranze”. E come interagirà fooid con l’acquirente? Marco: “Per le questioni di sicurezza alimentare, ad esempio, Fooid fornirà degli alert a seconda delle esigenze del consumatore. Basterà avvicinare il prodotto al proprio device e fooid segnalerà se tale prodotto è più o meno adatto al profilo del consumatore che lo sta per acquistare”. Quindi avremo tutti un profilo su fooid? Valeria: “Sì, l’idea è proprio quella di permettere ad ogni persona di creare una sua scheda con tutte le esigenze alimentari alle quali deve attenersi. In più, anche chi non soffre di particolari disturbi potrà personalizzare il suo profilo su fooid. Uno sportivo o un vegetariano, ad esempio, vorranno seguire particolari diete e mangiare determinati alimenti: fooid seguirà in maniera “proattiva” le loro esigenze”. Quali difficoltà può incontrare il vostro progetto? Marco: “Il reperimento delle informazioni, soprattutto. Ad esempio per quanto riguarda la provenienza di certi prodotti, soprattutto quelli freschi, non c’è molta trasparenza da parte di alcune aziende, la tracciabilità della filiera resta un problema diffuso”. Dove saranno contenute le informazioni che fooid legge? Marco: “Il riconoscimento del prodotto avverrà tramite codice a barre (o eventualmente tramite la lettura di tag NFC). Una volta identificato dal nostro smartphone le informazioni riguardanti quel prodotto verranno reperite all’interno di un database e mostrate al consumatore finale”. l N.7 l APRILE 2014