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ELNATHEDITORE
UN NUOVO DISTRIBUTORE E´ALLE PORTE AmazonFresh, vincitore del premio 2013 “Retailer of the year”, si sta preparando a consegnare la spesa a domicilio anche in Europa. Le catene tradizionali sono pronte ad affrontare le sfide del Web? N.6 l GENNAIO 2014 l TRIMESTRALE
Rosaria. La salute vien mangiando. E bevendo. Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvant della cura degli stati influenzali Ricca di antiossidanti contro l'invecchiamento
Effetti benefici sulla microcircolazione
Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport
Rosaria è l'arancia rossa coltivata alle pendici dell'Etna da un gruppo di produttori associati secondo rigorose tecniche di produzione integrata. Fresca, succosa, profumata e con la caratteristica pigmentazione “rossa”: infatti, grazie alla forte escursione termica tra il giorno e la notte, si accelera il processo di pigmentazione che fa diventare rosse le arance e che dà loro un'inconfondibile ricchezza organolettica.
Oggi Rosaria è anche spremuta 100%, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.
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INTERPOMA IN NTERRPOMMA 2200 - 22 2 novembre no v embr e 2014 2 0114 | Bolzano B olz ano Fiera internazionale Fiera in nternazionale per la a ccoltivazione, oltivazione, conservazione conservazione e commercializzazione comm mercializzazione della della mela gio-sab: 9.00-18.00
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Editoriale
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Eugenio Felice
Tesco, Alì e Unaproa
l N.6 l GENNAIO 2014
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vince il premio Alì Group
“UNAPROA”
Tesco ha svelato, per la prima volta, l’ammontare degli sprechi alimentari registrati nei primi sei mesi del 2013. La più grande catena di supermercati del Regno Unito aveva annunciato alcuni mesi prima il progetto “zero waste” per ridurre la quantità di cibo che finisce nella spazzatura nei vari passaggi dal campo alla tavola. Sono emerse cifre impressionanti: il 65 per cento delle insalate di quarta gamma, il 40 per cento delle mele, il 25 per cento dell’uva da tavola e il 20 per cento delle banane finiscono tra i rifiuti. Secondo i dati raccolti dall’azienda, una parte considerevole degli sprechi alimentari avviene tra le mura di casa. I consumatori britannici infatti gettano il 35 per cento dell’insalata acquistata e una banana su dieci. Il problema, riferisce l’azienda, potrebbe essere legato all’acquisto di quantità eccessive di cibo o alle offerte, che spingono la clientela a comprare di più rispetto al reale fabbisogno. Sì, avete capito bene. Tesco si è accorta che lo strumento di vendita più inflazionato degli ultimi anni, le promozioni, fanno vendere qualche chilo in più di frutta ma facilmente quella frutta va a finire nella spazzatura. Meglio allora puntare a educare il consumatore, stimolando un maggior consumo di frutta e ortaggi più che un maggior acquisto di frutta e ortaggi. E dato che a quello ci pensano già istituzioni, programmi televisivi, nutrizionisti, cuochi e chi più ne ha più ne metta, meglio che le catene distributive - è il nostro invito - si concentrino a fare una cosa che ancora in poche fanno: guidare e motivare all’acquisto il consumatore. Che significa avere un’esposizione bella e chiara, significa spiegargli le proprietà benefiche di quel prodotto e, perché no, come si prepara. Ricordiamoci che la maggior parte degli italiani pensa ancora che le insalate di quarta gamma vadano risciaquate. Un bell’esempio arriva dalla catena veneta Alì Group, associata a Selex, che dallo scorso marzo ha sposato l’iniziativa Unaproa “I cinque colori del benessere” e ha messo in atto tutta una serie di attività che hanno portato nel periodo aprile-novembre (a rete costante) a un aumento del fatturato del 10 per cento. Auspichiamo che anche altre catene si muovano in questa direzione.
GUARDA IL VIDEO
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I colori del nostro raccolto. Tante sfumature, sapori e aromi. Le mele dell’Alto Adige/Südtirol si distinguono per il vasto assortimento varietale, perché qui abbiamo la mela giusta per ogni gusto. Dalla coltivazione alla raccolta fino al confezionamento e alla consegna, i rigorosi controlli eseguiti dal VOG garantiscono la massima qualità delle mele dell’Alto Adige.
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PAG. EDITORIALE TESCO, ALÌ E UNAPROA SOMMARIO IMMAGINI
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BUONE NOTIZIE 14 NEGLI USA LA FRUTTA BRANDIZZATA DISNEY TRIPLICA LE VENDITE I PIONIERI 16 FRANCESCON RADDOPPIA IN SENEGAL 115 ETTARI PER MELONI DI QUALITÀ FIERE 18 L’IMBUTO D’AUTUNNO E L’EXPLOIT DI MADRID METTONO PRESSIONE ANALISI 20 ECCO LE QUOTE DI MERCATO, CONSIDERANDO ANCHE I DISCOUNT TREND 22 MELOGRANO, UN SUPERFOOD SEMPRE PIÙ RICHIESTO STORE CHECK 24 TANTA EFFICIENZA, POCHE EMOZIONI L’ORTOFRUTTA SECONDO ESSELUNGA IL DETTAGLIO 26 DOLE, MARLENE E VALFRUTTA INVESTONO SUI MAESTRI DELLA FRUTTA INNOVAZIONE VARIETALE 28 LIPSO, DALLA SICILIA A KIEV IL MINI PLUM CLAUSE FA STRADA MARKETING 30 MELINDA, LA PUBBLICITÀ COME FATTORE DI SUCCESSO DELA MARCA MENS SANA 32 AGLIO E CIPOLLE, IL BIANCO CHE AIUTA IN CUCINA E NELLA SALUTE PANORAMA
CONTENUTI
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iFRESH 88 QUI CIBO, LA APP PER LA VENDITA DIRETTA DI PRODOTTI AGROALIMENTARI
34 / LA SVOLTA DEL BIO, 42 / AMAZONFRESH STA PREPARANDO LO CRESCE VELOCEMENTE, SCENDONO I COSTI
SBARCO IN EUROPA
48 / PIÙ EFFICIENZA 54 / IN VAL VENOSTA IL CON LA NEBULIZZAZIONE E PIÙ GRANDE MAGAZZINO IL CONSUMATORE RINGRAZIA
PER LE MELE D’EUROPA
60 / PIÙ ESTERO E FRUTTI DI BOSCO PER
64 / NASCE BERRYWAY GROUP, IL NUOVO ATTORE
IN COPERTINA
Sharon V aknin, editor di C N E T , fotografata da Josh Miller mentre il corriere di AmazonFresh scansiona i colli come prova di consegna.
IL DISTRETTO DI HUELVA
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DEI PICCOLI FRUTTI
FRUITBOOKMAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile E ugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Steven Maxwell, Irene Pasquetto, Maurizio Pisani
66 / LE TRE NOVITÀ PIÙ INTERESSANTI DAL
MONDO DEL PACKAGING
72 / SHELF LIFE, IL CARTONE VINCE SULLA
PLASTICA RIUTILIZZABILE
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Redazione e Pubblicità V ia Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (V r) Tel. 045.6837296 redazione@fr uitbookmagazine.it adver@fr uitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 60,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa La Grafica Snc - Via A . Volta 29 37050 - Vago di Lavagno (V r) Tiratura numero gennaio 2014: 7.500 copie
78 / GLI IMBALLAGGI 80 / BOLLINI SEMPRE RIUTILIZZABILI RIDUCONO PIÙ RICHIESTI, A BREVE LA PERDITA DI PRODOTTO
ANCHE COMPOSTABILI
Testata registrata presso il Tribunale di Verona
A ssociato all'Unione Stampa Periodica Italiana
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23 41 33 65 27 1 17 III 53 2 21 7 29 31 II 47 15 77 IV 4 19 79
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Kanzi®. La mela dal colore rosso acceso, dal caratteristico sapore agrodolce, cresce in frutteti appositamente selezionati dell’Alto Adige. La mela Kanzi® viene coltivata solo su terreni vocati ed è disponibile a partire dal mese di ottobre. Se volete scoprire le mele Kanzi®, potete rivolgervi ai Consorzi VOG e VI.P che ne gestiscono la commercializzazione in Italia. VOG coop. soc. agricola Via Jakobi 1/a 39018 Terlano (BZ) Tel: 0471-256600 Fax: 0471-256699 www.vog.it
VI.P coop.soc. agricola Via Centrale 1/c 39021 Laces (BZ) Tel: 0473-723300 Fax: 0473-723400 www.vip.coop
sensual sweet Seductive by nature... apples from kanzi ® www.kanziapple.com
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Wonderful Central Valley (California), 5 ottobre 2013 Uno dei tormentoni musicali del 2013, Wake Me Up di Avicii, ha dato visibilitĂ planetaria alle coltivazioni californiane di Roll Global, il maggior produttore di agrumi degli USA, nonchĂŠ il numero uno mondiale per pistacchi e mandorle. Tra i business del gruppo anche quello del melograno con POM Wonderful.
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Foto: Alessandro Durigon
La terra e l’iPad Visnadello di Villorba (TV), 21 dicembre 2013 Paolo Manzan, presidente del Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso e variegato di Castelfranco, spiega a un gruppo di blogger di cucina come si ottiene il “fiore d’inverno”. Partendo dal campo di raccolta, passando per le vasche di imbianchimento, per finire con la mondatura e il confezionamento.
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La centrifuga Casei Gerola (PV), 20 settembre 2013 Il magazzino CPR System di Casei Gerola (Pavia) è appena stato ampliato e raggiunge ora i 9 mila mq coperti. È il più automatizzato dei tre magazzini di lavaggio di CPR (quest’anno si aggiungerà quello di Latina). All’interno si trova un sistema di asciugatura a centrifuga unico in Europa.
buone notizie |
Eugenio Felice
Negli Usa la frutta brandizzata Disney triplica le vendite 14
Le vendite di frutta e verdura di quarta gamma confezionata a marchio Disney sono triplicate negli ultimi due anni. Dal 2006, inoltre, più di 3,1 miliardi di porzioni di frutta e verdura caratterizzate da un personaggio della Disney sono state servite negli Stati Uniti. Anche in Italia non mancano le iniziative legate ai cartoni animati per attirare i più giovani, come quella di Francescon con i puffi e di Chiquita con Cattivissimo Me “La crescita dei prodotti ortofrutticoli a marchio Disney è un segnale positivo: ci fa capire che bambini e genitori stanno recependo il messaggio e aumentando la quantità di frutta e verdura nella loro dieta quotidiana”, ha dichiarato John King della Disney, commentando, lo scorso ottobre, le vendite da capogiro di frutta e ortaggi griffati Disney. “Continueremo ad innovare, cercando di intercettare sempre più i gusti dei bambini, offrendo un assortimento di frutta e verdura in continua espansione caratterizzata dai personaggi Disney, che i bambini conoscono e
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amano. Inseriremo nuovi prodotti caratterizzati da Topolino, i supereroi della Marvel, le Principesse, Monsters University e altri personaggi”. Fra le novità in programma per la primavera 2014, presentate all’edizione appena conclusa del PMA Fresh Summit, ci sono le fettine di mele di Crunch Pak, rese uniche con i personaggi di The Avengers e Spider Man. Buone notizie quindi per il settore. Parliamo tutto sommato di un’operazione semplice: spingere i più giovani a consumare più frutta e ortaggi sfruttando l’appeal dei loro personaggi preferiti. Si chiama segmentazione e sta succedendo anche in Italia. Lo ha fatto La Linea Verde con una linea di frullati freschi dedicata a Hello Kitty; lo sta facendo per il secondo anno la VI.P con la linea di mele Crocville; lo ha fatto per la prima volta Francescon con la linea di meloni da un chilo proposti in un vassoio con i personaggi dei puffi; lo ha fatto infine Chiquita che è stata partner del film d’animazione Cattivissimi Me 2, con sticker personalizzati, il concorso “Vinci Bermida” e una campagna pubblicitaria dedicata. Certo siamo solo all’inizio, ma il settore ha preso la strada giusta. Gli spazi non mancano, così come i personaggi da sfruttare. C’è da chiedersi a questo punto chi sarà il partner o quali saranno i partner della Disney in Italia, perché siamo convinti non mancherà molto al suo sbarco in Italia.
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i pionieri |
Eugenio Felice
Francescon raddoppia in Senegal 115 ettari per meloni di qualità 16
Si deve alla OP Francescon il primo aereo cargo completo di soli meloni diretto dall’Africa verso l’Europa. È successo nel marzo 2013, i voli sono stati una ventina, in tutto 1.800 tonnellate di prodotto importato in due mesi, con qualità eccezionale per il periodo. Il mercato ha accolto molto positivamente l’iniziativa. Il segreto? Offrire un melone che sembra proprio quello che si trova in estate. A fine febbraio inizia la seconda campagna “Abbiamo avuto un riscontro del tutto inaspettato”, esordisce Bruno Francescon, quando a metà dicembre gli chiediamo come fosse andata lo scorso inverno la sua prima campagna d’Africa. “Pur avendo avuto un marzo e aprile straordinariamente piovosi, la domanda è sempre stata forte e abbiamo fatto fatica a soddisfarla. Abbiamo fatto il programmato, circa 1.800 tonnellate, via aerea e in parte via nave con varietà long life. Ci siamo appoggiati all’aeroporto di Montichiari (Brescia), molto efficiente, e alla compagnia aerea specializzata Avient con voli diretti da Dakar. Cinque ore di volo in tutto: in meno di ventiquattrore i meloni passavano dal campo di raccolta al bancone del supermercato, in Italia e in parte all’estero. FRUITBOOKMAGAZINE
“Qui non parliamo di una semplice attività di importazione - spiega Francescon, che riveste all’interno dell’omonima OP diverse cariche, tra cui presidente e amministratore - ma di una vera e propria delocalizzazione produttiva. Siamo noi, in sostanza, a produrre in Senegal, grazie all’accordo che abbiamo raggiunto con un importante partner spagnolo. Il sito produttivo si trova a circa 80 chilometri a sud di Dakar e si estende su un’area di oltre 150 ettari”. Quest’anno - continua Francescon - abbiamo deciso di raddoppiare la superficie investita a meloni, passata da 60 a 115 ettari, sempre con varietà riconosciute dal consumatore italiano, quindi il cantalupo retato con solcatura della fetta, che in Senegal trova terreno fertile, grazie a condizioni pedoclimatiche molto favorevoli. In crescita anche la superficie dedicata alle zucche Delica e Violina, con circa 25 ettari. Al via infine la produzione di mini cocomeri da 2-3 chilogrammi su altri 15 ettari. Da novembre c’è un nostro tecnico fisso in loco per seguire le fasi agronomiche e da febbraio sarà affiancato da altri due-tre tecnici per seguire con attenzione la fase di raccolta. È fondamentale infatti racFoto: Marco Pitea cogliere il melone al giusto grado di maturazione. Abbiamo poi investito nell’ampliamento delle celle frigo per lo stoccaggio veloce del prodotto e in una linea di precalibro e selezione così da portare in Italia solo prodotto di eccellente qualità. L’obiettivo è fare 3.500 tonnellate di meloni, con primo volo a fine febbraio. Saranno portati avanti anche mezzi alternativi, come nave e camion”. l N.6 l GENNAIO 2014
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fiere |
Eugenio Felice
L’imbuto d’autunno e l’exploit di Madrid mettono pressione Una volta esisteva il Macfrut, la prima fiera di settore in Europa. Poi è arrivata nel 1993 Fruit Logistica, che in pochi anni è diventata punto di riferimento a livello mondiale. A seguire tante altre fiere. L’ultima a nascere, nel 2009, la spagnola Fruit Attraction. In sette settimane, tra settembre e ottobre, si concentrano cinque fiere internazionali. E se il Macfrut tornasse alla primavera, spostandosi in una grande città come Roma o Milano?
García
Si parte i primi giorni di settembre con Asia Fruit Logistica. Ci troviamo a Hong Kong, fiera ancora piccola ma in crescita, la più importante dell’area, pur non essendo l’unica. Due settimane dopo è la volta di World Food a Mosca, manifestazione sull’alimentare con un’ampia vetrina sulla frutta (due padiglioni) e un andamento che potremmo definire stabile. Mercato difficile, governato fino a pochi anni fa dalle società di importazione, oggi in crisi perché le catene dei supermercati, in piena espansione, da qualche anno si sono organizzate per fare gli acquisti direttamente. Parliamo comunque del maggiore importatore mondiale di mele e pere, un appuntamento quasi irrinunciabile per le aziende italiane. Poi, a fine settembre, è la volta di Macfrut (Cesena). Foto: Rodrig o
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FRUITBOOKMAGAZINE
Fino a pochi anni fa si teneva in primavera, si discuteva della imminente campagna estiva, le aziende di macchinari - in Romagna si trovano delle realtà di altissimo profilo come Sorma e Unitec - mostravano le ultime novità e invitavano i clienti a visitare l’azienda. Poi la decisione di allontanare l’evento dalla sempre più ingombrante Fruit Logistica (febbraio) e lo spostamento a settembre. Nel frattempo, però, è cresciuto il peso di altre fiere, come dicevamo. A ottobre cala un’altra coppia di tutto rispetto. Si parte con Fruit Attraction, la vera rivelazione degli ultimi anni. Nata nel 2009, ha messo d’accordo gli spagnoli prima divisi in diverse piccole fiere legate al mondo produttivo (forse qualcuno si ricorderà di Expo Agro Almería o di Euroagro a Valencia) e ora riuniti nella capitale Madrid. Dieci giorni più tardi è la volta del PMA negli Stati Uniti, fiera itinerante quest’anno sarà in California - ora più interessante per le aziende italiane perché oltre ai kiwi si possono spedire anche mele e pere. A novembre si aggiungono poi altre fiere, come il WOP di Dubai o il Fresh Produce Ukraine di Kiev. “Le imprese devono ragionare in termini di costi, diretti e indiretti, perché la partecipazione alle fiere è innanzitutto un costo”, ha dichiarato recentemente Marco Salvi, presidente di Fruitimprese. “In autunno esiste una concomitanza di appuntamenti che penalizza i potenziali espositori. Diventa necessario fare una selezione. Macfrut sta perdendo il passo rispetto a fiere partite più tardi, rischia di diventare sempre più marginale”. Non è in discussione lo staff che si occupa oggi di Macfrut, è di altissimo livello. Lo è la formula (un fritto misto), il periodo ma soprattutto la location. Avete fatto caso che nelle altre fiere si parla solo di capitali? l N.6 l GENNAIO 2014
analisi |
Eugenio Felice
Ecco le quote di mercato, considerando anche i discount 20
Un nuovo studio presenta i dati sulle quote di mercato della GDO in Italia, includendo per la prima volta anche i discount, accanto a super, iper e libero servizio. Le percentuali che siamo abituati a leggere risultano in parte alterate. Si scopre allora che Eurospin è la 7a catena e che la sua quota è salita in un anno dal 4,0 al 4,9 per cento
Fino ad oggi, i dati del canale discount venivano letti per lo più solo da specifici attori del mercato e solo in parti osservati dal resto. Ma oggi il consumatore moderno, nella stragrande maggioranza dei casi, riceve a casa volantini dei punti di vendita limitrofi e sceglie tra supermercati, ipermercati e discount quasi indistintamente. Si può tranquillamente trovare la Porsche nel parcheggio del discount e questo non sorprende più nessuno. Non a caso Lidl ha vinto il premio nazionale “Retailer of the Year” nel 2013. Ecco nella tabella sotto come cambiano i dati.
Iper + Super + Discount: quote di mercato al 30 giugno 2013 GRUPPO COOP ITALIA CONAD SELEX COMMERCIALE ESSELUNGA GRUPPO AUCHAN GRUPPO CARREFOUR ITALIA EUROSPIN SIGMA GRUPPO PAM DESPAR SERVIZI LIDL ITALIA SISA FINIPER LILLO REWE AGORÀ NETWORK GRUPPO SUN C3 CRAI BENNET CATENE INDIPENDENTI INTERDIS
n° pvd 1.559 2.916 2.193 143 1.666 1.105 908 2.492 886 1.204 564 1.510 273 358 455 390 420 610 1.605 70 998 1.230
mq 1.801.723 1.690.450 1.6444.321 417.380 1.348.653 964.018 678.353 961.881 621.081 714.791 434.551 634.315 395.030 707.823 363.817 311.132 450.179 411.593 452.820 376.990 443.250 402.311
giugno 2012 quota di mercato 15,2% 11,1% 8,1% 7,9% 7,6% 6,5% 4,0% 3,8% 3,4% 4,7% 2,5% 3,0% 3,0% 2,0% 2,0% 2,2% 1,3% 1,6% 1,9% 2,1% 1,3% 1,2%
giugno 2013 scostamento quota di mercato quota di mercato 13,6% - 1,58% 10,8% - 0,27% 8,3% 0,24% 8,0% 0,07% 7,2% - 0,40% 5,7% - 0,72% 4,9% 0,92% 3,9% 0,11% 3,5% 0,12% 3,5% - 1,19% 3,3% 0,80% 3,0% 0,01% 2,5% - 0,43% 2,4% 0,47% 2,4% 0,37% 2,2% 0,05% 2,1% 0,80% 1,8% 0,13% 1,7% - 0,19% 1,7% - 0,38% 1,5% 0,27% 1,5% 0,26%
Fonte: GDONews / Nielsen FRUITBOOKMAGAZINE
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trend |
Eugenio Felice
Melograno, un superfood sempre più richiesto
Le proprietà benefiche del melograno sono note, è un vero farmaco naturale, diuretico, antiossidante e antitumorale. Frutto autunnale tipico dell’Afghanistan e della Persia, è molto diffuso in tutto il mediterraneo. Utilizzato in passato più che altro a fini decorativi, considerato un frutto scomodo con quei grani duri quasi immangiabili, da alcuni anni a questa parte sta vivendo una popolarità crescente in tutto il mondo sulla spinta della corrente salutista che domina ormai ogni angolo del pianeta. In un periodo che non può certo essere considerato felice per i frutticoltori, questa rappresenta sicuramente un’opportunità da cogliere al volo. Ed ecco quindi spiegato come mai sono in corso massicci investimenti in diverse aree del mondo, Italia Meridionale compresa. FRUITBOOKMAGAZINE
La Spagna può già contare su una produzione di melograni di 40 mila tonnellate, prodotte in poco più di 2.100 ettari, di cui il 95 per cento si trovano nella regione di Valencia. Il 50 per cento della produzione viene esGUARDA IL VIDEO portata in Europa, Medio Oriente e Russia. Il Paese che sta oggi investendo di più sul melograno è probabilmente il Perù, con nuovi impianti che stanno nascendo soprattutto nella regione di Ica. Nel 2013 l’incremento della produzione di melograni è stato pari al 27 per cento, raggiungendo 6.700 tonnellate. Nello stesso anno, oltre ai mercati tradizionali (Canada, Stati Uniti, Medio Oriente), i melograni made in Cile hanno raggiunto anche l’Europa, in particolare l’Olanda, la Russia e la Francia. Nel 2014 il raccolto dovrebbe aumentare di un altro 35 per cento per raggiungere le 9 mila tonnellate. Anche i produttori italiani non sono rimasti a guardare. Ce ne siamo accorti al Macfrut quando è stato presentato il progetto pugliese Pomgrana. Ce ne siamo accorti a dicembre, quando Nello Alba, presidente dell’azienda siciliana Oranfrizer, ha annunciato che alle pendici dell’Etna, affianco alle piante di arance rosse, si trovano già quelle di melograni. Non solo, Oranfrizer sta lavorando per costituire un consorzio che vada ad aggregare l’offerta siciliana, pugliese e calabra, così da raggiungere più agevolmente i mercati di consumo in Italia e all’estero.
investe sui
melograni
La coltivazione del melograno continua a diffondersi in tutto il mondo. In Spagna se ne coltivano già 40 mila tonnellate su una superficie di 2.100 ettari, concentrati nella regione di Valencia. Anche il Perù sta investendo massicciamente nel melograno, con un incremento produttivo previsto del 35 per cento nel 2014. L’Italia non è da meno, con numerose iniziative tra Sicilia, Puglia e Calabria. Tra le aziende coinvolte c’è Oranfrizer
Oranfrizer
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store check |
Maurizio Pisani
Tanta efficienza, poche emozioni L’ortofrutta secondo Esselunga 24
Una catena modello, per efficienza, vendite per metro quadro (qui Caprotti distanzia - e non di poco - tutti i concorrenti), puntualità dei pagamenti. Una catena che tutti vorrebbero fornire. E un reparto ortofrutta da studiare con attenzione. Perché, spesso, quello che fa Esselunga viene preso ad esempio da altri. Quindi iniziamo questa analisi dei reparti ortofrutticoli delle maggiori catene italiane proprio da Esselunga Innanzitutto notiamo che il reparto ortofrutta è all’ingresso di ogni punto vendita della catena. Perciò ne rappresenta il punto di partenza, quasi il biglietto da visita. E - come ogni biglietto da visita - ci fa capire molto sul proprietario. Ci fa capire, ad esempio, che Esselunga punta tutto sull’efficienza operativa, lasciando poco spazio alle emozioni. I prodotti sono esposti in fila, in maniera ordinata; i cartelli sono tutti uguali, standardizzati. Scordiamoci le ambientazioni suggestive, l’effetto bancarella del mercato rionale, il merchandising accattivante. Dimentichiamoci la comunicazione dei produttori, le evidenziazioni a scaffale, i packaging creativi. Qui, tutto è estremamente uniforme. E perfettamente funzionante: nessuna rottura di stock, assortimenti ampi e ben costruiti, tanta varietà, spazi ben ripartiti. Però non si può fare a meno di notare una certa freddezza. Il che non può che avere effetti negativi sugli acquisti di impulso, che certo non vengono stimolati da un’esposizione così standardizzata. Ci viene da pensare ad una similitudine: spesso, nell’analisi della personalità delle marche si chiede ai consumatori di associare un colore, una figura, un paese alla marca in oggetto. Ecco, probabilmente un punto vendita Esselunga verrebbe associato alla Germania. Serio, preciso, funzionante, affidabile, ma un po’ freddo e distaccato, agli occhi di noi italiani. FRUITBOOKMAGAZINE
Proseguiamo nella visita. Uno spunto interessante ci viene dal comparto mele. Unico materiale promozionale presente è quello che pubblicizza la mela Ambrosia - varietà che, ricordiamo, è venduta in Italia esclusivamente in Esselunga. La catena ha deciso di puntare su un prodotto che ha in esclusiva tanto che nell’assortimento del punto vendita troviamo anche il succo di mela Ambrosia. Visti i volumi che la catena può sviluppare, fornire prodotti o varianti in esclusiva a Esselunga potrebbe essere un’idea interessante per i fornitori. Di fatto, un approccio abbastanza nuovo per l’Italia, ma molto comune in Paesi dove il trade è molto più concentrato, e “allearsi” con i retailers è per molti produttori l’unico modo di garantirsi spazio e visibilità a scaffale. Già, perché essere referenziati in Esselunga non è affatto semplice. La selezione dei fornitori è molto stretta, e non mancano alcune scelte peculiari. Guardiamo, ad esempio, alle marche. Nel reparto ortofrutta di Esselunga mancano le marche. Certo, quelle forti nell’ortofrutta si contano sulle dita di una mano e forse meno, ma Esselunga non le tratta. Una scelta ideologica, basata probabilmente sulla volontà di non legarsi troppo a nessun produttore in un settore dall’offerta così volatile come questo. Una scelta discutibile, a nostro parere. La costruzione di un assortimento dovrebbe sempre partire dalla comprensione di cosa vogliono veramente i clienti. E i clienti, nella stragrande maggioranza, sono molto attratti dalle marche veramente forti. Esselunga, con la sua scelta di principio, rinuncia a sfruttare la forza trainante delle (poche) marche forti del settore. Una scelta di campo. Ed un paradosso: vengono penalizzate proprio quelle (poche) aziende che hanno investito per creare una marca forte. Insomma, un reparto ortofrutta molto particolare. Poca fantasia ed emozioni, ma tanta concretezza ed efficienza. Nessuna marca, ma tanta varietà. Un reparto destinato a piacere a shopper razionali, pratici, attenti alla convenienza. Ma a lasciare con un po’ di amaro in bocca chi, quando va a comprare ortofrutta, cerca anche un briciolo di colore, emozione e coinvolgimento in più. l N.6 l GENNAIO 2014
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il dettaglio |
Eugenio Felice
Dole, Marlene e Valfrutta investono sui Maestri della Frutta 26
Tre grandi aziende mettono insieme le forze e costituiscono un club per valorizzare i propri marchi presso il canale tradizionale. Il progetto sta già coinvolgendo oltre 160 fruttivendoli di Emilia Romagna, Veneto e Puglia e presto sarà esteso a tutto il territorio nazionale. Il club è aperto all’ingresso di altre aziende con produzioni o stagionalità che non vadano a sovrapporsi a quelle dei fondatori. È online il sito internet che permette di trovare i “maestri” Un club esclusivo di dettaglianti specializzati in ortofrutta promosso da tre grandi player del settore quali Dole (banane, ananas, frutta di importazione tra cui piccoli frutti), il consorzio VOG (mele) con il proprio brand Marlene e Valfrutta (soprattutto ortaggi, frutta estiva, kiwi e susine) con l’obiettivo di trasferire sempre meglio il valore dei loro prodotti al consumatore finale: è quanto prevede l’innovativo progetto “Maestri della Frutta” (i maestri sono appunto i fruttivendoli) presentato lo scorso ottobre e finalizzato a mettere in contatto diretto chi produce e chi distribuisce ortofrutta. Protagonisti dell’iniziativa sono i migliori fruttivendoli italiani, che ricoprono un ruolo di primo piano quando si desidera comunicare ai consumatori, con chiarezza e competenza, informazioni precise sui diversi prodotti ortofrutticoli, sulle loro caratteristiche FRUITBOOKMAGAZINE
organolettiche specifiche e sulle migliori modalità di consumo. Il progetto coinvolge già un’ampia e qualificata platea di dettaglianti composta da oltre 160 professionisti concentrati in Emilia Romagna, Veneto e Puglia. Entro cinque anni sarà coperto l’intero territorio nazionale. Attraverso questo innovativo progetto di marketing, Dole, Marlene e Valfrutta intendono presidiare il canale di vendita specializzato nell’ortofrutta alla luce del suo ruolo strategico. Nel 2013, infatti, i fruttivendoli hanno registrato un leggero, ma significativo aumento della quota di mercato arrivando al 20 per cento del totale, percentuale che sale al 40 per cento se si aggiungono ambulanti e mercati rionali. Dole, Marlene e Valfrutta possono garantire una gamma ampia e di altissima qualità, oltre a una fornitura regolare e continuativa. Il progetto firmato dai tre brand prevede un utilizzo innovativo, a livello locale, dei tradizionali strumenti di comunicazione di massa selezionati in modo flessibile a seconda del messaggio da veicolare: radio, televisione, affissione, carta stampata, eventi. Sono andati on air, ad esempio, nelle radio locali delle città interessate dal progetto degli spot che indicavano dove trovare i “maestri”. Le attività promozionali sul campo saranno gestite da un team di responsabili di area qualificati che assicureranno un’assistenza costante ai partecipanti. Da fine dicembre è anche operativo il sito internet maestridellafrutta.it che ha come obiettivo principale quello di creare un punto di contatto tra i fruttivendoli aderenti (per ognuno c’è una scheda con l’indirizzo, la mappa, gli orari di apertura, etc.) e il consumatore finale. l N.6 l GENNAIO 2014
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innovazione |
Eugenio Felice
Lipso, dalla Sicilia a Kiev il mini plum Clause fa strada 28
All’ultima edizione della fiera Fresh Produce Ukraine di Kiev, lo scorso novembre, esponeva un’azienda siciliana, la Contrade. Nel suo stand veniva promosso il pomodoro Lipso della Clause, un datterino-mini plum dal grado brix elevato, gustoso da mangiare, polpa spessa e croccante, ottima colorazione rossa, adatto sia all’esportazione che al mercato interno. Un prodotto di altissima qualità che piacerà al consumatore italiano Lo scorso novembre nella città di Kiev si è tenuta una fiera dedicata all’ortofrutta, il Fresh Produce Ukraine. Rassegna piccola, un padiglione solo, ma con voglia di crescere. Tra i diversi espositori italiani, oltre a vivaisti che da anni fanno buon business nel Paese famoso per essere il granaio d’Europa, c’era una qualificatissima presenza di produttori di imballaggi in plastica termoformata (da Infia a Ilip, da Nespak a Carton Pack). Nello stand collettivo organizzato dall’Ice c’era la siciliana Contrade, che esponeva assieme alla Gold Green, entrambe aziende dei litorali iblei specializzate l’una sui pomodori, l’altra sulle melanzane. Ciò che più ha catturato la nostra attenzione è stata l’immagine fresca e accattivante del pomodoro Lipso e il bel logo Slow Sicilian Food. FRUITBOOKMAGAZINE
Contrade, come ci ha spiegato uno dei soci, Luca Tardera, nel 2005 si è evoluta da azienda di produzione ad azienda commerciale, con un magazzino certificato IFS dedicato esclusivamente al pomodoro, in tutte le sue varianti. La produzione viene da 50 ettari a produzione integrata e certificati GlogalGAP. “La commercializzazione dura tutto l’anno, con controlli qualitativi scrupolosi che vanno dal pre-trapianto all’estirpazione della pianta. Siamo gli unici a produrre Lipso in Sicilia, per ora lo collochiamo in Austria e Germania”. Un’azienda seria e che a nostro avviso farà strada, anche per l’ottima strategia di marketing, come testimonia il progetto Slow Sicilian Food (per approfondire: contradesicilia.com). Ma veniamo agli aspetti un po’ più tecnici del Lipso. È adatto alla raccolta a grappolo ma anche a frutto singolo, sia con picciolo che senza (si stacca ottimamente). Il grappolo si presenta compatto, con rachide grosso e verde con 10-12 frutti a maturazione concentrata. Grado brix molto elevato (oltre gli 8 gradi), superiore alla media della tipologia datterino-mini plum. La polpa è spessa e croccante; l’interno pieno, polposo e consistente, ottimamente colorato di rosso. Gustoso da mangiare con ottimo aroma, eccellente equilibrio tra zuccheri e acidità, croccantezza che lo esalta, buona resistenza alle spaccature ed elevata conservazione post raccolta. La pianta ha buon vigore ed è molto produttiva, adatta ai cicli lunghi e con una forte rusticità alle condizioni climatiche avverse (freddo, umidità e caldo). Il ciclo di produzione ideale è per raccolte da fine novembre a tutto giugno. Riguardo agli aspetti commerciali, Lipso è eccellente per l’export ma anche per il mercato interno, a grappolo o a frutto singolo, per chiunque cerchi un prodotto di altissima qualità. l N.6 l GENNAIO 2014
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Maurizio Pisani
Melinda: la pubblicità come fattore di successo della marca 30
Per essere efficaci nella comunicazione bisogna avere un messaggio rilevante per chi ascolta e usare quel pizzico di creatività che serve per farsi notare. Tutto vero. Però, questo non basta. Bisogna anche investire risorse economiche in abbondanza per riuscire a comprare un numero sufficiente di spazi pubblicitari. La pubblicità, diceva qualcuno, è come l’antibiotico: preso un giorno non serve a nulla, perché funzioni ci vuole una cura completa Melinda fa suo in pieno questo concetto, visto che nel 2011 e 2012 è sempre risultata il più grande investitore in pubblicità tra le marche ortofrutticole italiane. E nemmeno di poco, visto che la sua “share of voice” (cioè il rapporto tra quanto investito da Melinda e il totale investito da tutte le marche ortofrutticole in Italia nell’anno) è stata, in entrambi gli anni considerati, superiore al 30 per cento. La grande presenza pubblicitaria di Melinda è sicuramente una delle ragioni del suo successo. Sappiamo, infatti, che nella mente di chi compra una categoria di prodotto (ad esempio, mele) non c’è spazio per tante marche. Chi comunica di più, spesso, ottiene una quota di spazio mentale più elevata. E quindi è più probabile che la marca venga FRUITBOOKMAGAZINE
ricordata al momento della scelta di cosa comprare. Ma non solo: per comunicare in modo efficace, una marca deve utilizzare un messaggio convincente, interessante, semplice. E deve usare sempre lo stesso stile, tono di voce, claim - deve cioè, come dicono gli inglesi, essere “consistent” negli anni. Qui Melinda sembra aver trovato un’ottima via, associandosi alla canzone “Bella Melinda”, un motivo orecchiabile e divertente. Anche lo stile di comunicazione è positivo e sempre coerente negli anni, caratterizzato da humour e scenette divertenti. Sul claim, forse, la marca non ha ancora trovato la sua strada: si è infatti passati, negli ultimi anni, da “vuol dire mordimi” a “mi piaci di più”. Due claim non particolarmente originali, né unici (potrebbero, in effetti, essere usati per ogni altra marca di mele o di prodotti alimentari). A ben guardare anche il posizionamento della marca - cioè i motivi per cui chi compra mele dovrebbe cercare Melinda ed essere disposto a spendere di più per comprarla non è chiarissimo. Tutto ciò passa però abbastanza inosservato nel settore ortofrutticolo, dove i consumatori non si fanno troppe domande e dove non è necessario dare tante informazioni razionali. A maggior ragione se si è goduto, come Melinda, l’immenso vantaggio di essere stati i primi a comunicare nella categoria mele. Insomma, l’allegria vince, la canzoncina fa entrare il nome nella memoria, le scenette divertono. Tanto basta per il cocktail vincente, che rafforza la marca Melinda e la conferma al numero uno della sua categoria. l N.6 l GENNAIO 2014
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Marta Baldini (dietista)
Aglio e cipolle, il bianco che aiuta in cucina e nella salute 32
Sia l’aglio che la cipolla fanno parte della dieta Mediterranea che noi italiani dovremmo conoscere molto bene, ma nonostante questo sono in pochi a conoscere tutte le proprietà benefiche di questi due alimenti. Non sarà entusiasta chi odia l’alito cattivo, ma è ormai risaputo nel mondo scientifico che proprio aglio e cipolle sono l’ideale per proteggere il nostro corpo dall’attacco di batteri e infezioni, da artriti e anche da alcune forme tumorali L’aglio in particolare svolge una funziona antisettica (riducendo l’eventualità di contrarre i virus influenzali), ha un’azione vasodilatatrice (riducendo la pressione arteriosa, ipotensiva) ed è anche in grado di prevenire molti problemi legati all’apparato respiratorio. A favorire tutti questi benefici è una sostanza presente nell’aglio che prende il nome di allicina (composto solforganico caratterizzato da un odore pungente caratteristico, che tipizza aglio e affini), termolabile (subisce modificazioni sotto l’azione del calore e perde le sue capacità e caratteristiche principali), non presente nel bulbo integro, ma negli spicchi schiacciati e per questo si suggerisce l’utilizzo dell’alimento crudo e triturato. L’allicina è tuttavia presente in buona quantità anche nella cipolla, che tra l’altro contiene molti FRUITBOOKMAGAZINE
sali minerali, molte vitamine in particolare del gruppo C (importante antiossidante e antinfiammatorio), e anche fermenti che migliorano la digestione e il transito intestinale. Gli ultimi dati pubblicati (studio italiano) suggeriscono che l’introduzione di aglio e cipolla nella dieta quotidiana proteggerebbe dallo sviluppo di alcuni tumori. In particolare, è emerso che uomini e donne che consumavano sette o più porzioni di cipolla o aglio la settimana riducevano il rischio di sviluppare tumore al colon, rispettivamente, del 56 per cento e del 26 per cento, rispetto a coloro che non facevano uso di tali vegetali. Sebbene non sia un dato certo, lo studio da già importanti indicazioni sul beneficio salutistico dell’uso di questi vegetali. Non si tratta certo di vere e proprie azioni mediche, ma l’aglio e la cipolla (appartenenti alla famiglia delle liliacee) possono comunque essere un aiuto nel prevenire o migliorare patologie molto diffuse nel nuovo secolo come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, ecc. Di norma si consiglia l’assunzione di 4 grammi al giorno di aglio/cipolla freschi, o in polvere in misura di 600900 mg/die. Se assunti a dosaggi elevati, oltre a interferire pesantemente con altri medicinali assunti (specie con gli anticoagulanti), possono provocare nausea, vomito, meteorismo, diarrea e alterazioni della flora microbica intestinale. In grandi quantità, tutti i prodotti appartenenti alla famiglia delle liliacee sono controindicate nei soggetti che soffrono di pressione bassa e nelle nutrici (conferisce al latte un sapore sgradevole). Per ora, gli amanti di aglio e cipolle possono star tranquilli: gli odorosi ortaggi di sicuro non fanno male, anzi portano benefici, e d’ora in poi c’è una scusa in più per giustificare l’alito pesante da zuppa di cipolla, aglio marinato o meglio ancora da insalata, fagioli e cipolla cruda. l N.6 l GENNAIO 2014
La svolta del bio: cresce veloce, si abbassano i costi La sfida di Leonhard Lösch, costi in linea con il convenzionale Eugenio Felice
Dopo anni in cui il biologico è stato relegato in Italia a un angolino del reparto ortofrutta, la domanda crescente di un consumatore più attento e responsabile sta spingendo i retailer ad adeguare l’offerta. I dati del 2013 lo testimoniano: il convenzionale è calato del 3 per cento, il bio è cresciuto del 9 per cento. Abbiamo visitato un’azienda agricola modello in Friuli dove la sfida di costi di produzione in linea con quelli del convenzionale sembra essere a portata di mano Convenzionale uguale pesticidi. Quindi veleno. Biologico uguale sano e rispettoso dell’ambiente. È questa la convinzione di una parte crescente della popolazione italiana ed europea. Basta leggere i messaggi che arrivano dai media al grande pubblico per farsi un’idea del fenomeno. Scrive Anais Ginori, corrispondente da Parigi di Repubblica, lo scorso 25 novembre, riguardo alla progressiva scomparsa del quartiere a luci rosse di Pigalle: “L’ultimo bar americano ha abbassato la saracinesca qualche mese fa, chiudendo un’epoca. Nella rue Frochot ormai si vedono solo ragazzi modaioli che ascoltano concerti rock e sono in cerca di incontri non mercenari. All’angolo della mitica strada a luci rosse ha aperto un supermercato biologico, il massimo della trasgressione è comprare frutta e verdura senza pesticidi”. Il supermercato biologico appartiene a Bio c’est Bon (tradotto: bio è buono), una catena specializzata in prodotti biologici, come la nostra NaturaSì che sul territorio italiano sta sviluppando un’aggressiva
politica di aperture sia nei centri città che nelle province, con formule innovative, come quella di Villafranca di Verona dove all’interno del supermercato si trova un corner bar di 80 metri quadrati dove poter gustare, dalla colazione all’aperitivo, prodotti rigorosamente bio. La verità è che le persone sono in generale diffidenti di ciò che mangiano e non è un caso che la partecipazione dell’Unione Europea a Expo Milano 2015 sarà tutta incentrata sul tema della sicurezza alimentare. “Accogliamo con estremo favore - dichiara il commissario generale David Wilkinson questa opportunità unica di presentare i sistemi e le politiche dell’Unione sull’alimentazione, così come le nostre azioni volte al miglioramento della sicurezza alimentare. Lo spazio espositivo all’Expo racconterà una storia avvincente di eccellenze, ovvero le soluzioni già in atto e le visioni per il futuro”. Ma torniamo alla diffidenza. Come evidenzia un’indagine di Accredia e Censis sulla percezione della sicurezza del cibo FRUITBOOKMAGAZINE
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Sappiamo bene quali sono le esigenze attuali e “future della GDO, soprattutto quella estera. Col passare del tempo, come già sta accadendo, le catene ammetteranno sempre meno residui e ridurranno contemporaneamente il numero dei principi attivi ammessi ”, Leonhard Lösch (Frulana) 36
quotidiano, pubblicata a inizio dicembre, ben il 70 per cento delle famiglie italiane è preoccupata della qualità dei prodotti alimentari e addirittura il 9,3 per cento non acquista certe categorie di frutta e verdura per i timori sulla loro sicurezza. Chiaro quindi che si vada alla ricerca dei prodotti che sulla carta danno maggiori garanzie, come quelli bio. Ed ecco spiegato il dato eclatante sull’andamento delle vendite di questa nicchia: secondo Ismea, nei primi nove mesi del 2013 i consumi domestici presso la GDO di ortofrutta bio sono aumentati del 9 per cento a fronte di un calo dell’1,8 per i prodotti alimentari convenzionali. Tra gli articoli che hanno registrato le migliori performance ci sono le pesche e le mele.
Il biologico quindi sembra essere la risposta alla crescente preoccupazione manifestata dalle famiglie. Ma cosa succede nel mondo produttivo? Si sta adeguando a questa tendenza che sembra ormai irreversibile? In verità, se prendiamo in esame la regina dei frutti, la mela, e guardiamo al maggiore distretto produttivo europeo, quello del Trentino AltoAdige, scopriamo che ci sono solo due delle quattro organizzazioni di produttori, VI.P e VOG, che hanno sviluppato una linea di mele biologiche, con una cooperativa dedicata. Riescono ad esprimere un output annuale di tutto rispetto, nel-
l’ordine delle 20-25 mila tonnellate ciascuna, cifra destinata a crescere nei prossimi anni. Parliamo comunque di un’inezia, l’1,2 per cento della totale produzione nazionale di mele, che a seconda dell’annata oscilla attorno a 2 milioni di tonnellate. VOG peraltro ha appena lanciato sul mercato spagnolo il nuovo marchio Bio Marlene (in Italia continuerà ad utilizzare, per il momento, il marchio Bio Südtirol). Le produzioni biologiche di Melinda e La Trentina sono invece del tutto trascurabili, mentre nel resto d’Italia le produzioni sono piuttosto parcellizzate e l’offerta disorganizzata. Gli investimenti in nuovi impianti e nuove tecniche produttive però non mancano. Ce ne siamo resi conto durante la visita che abbia-
LA DOMANDA DI PRODOTTI BIO ALIMENTARI IN ITALIA PREVISIONE VENDITE 2013 rispetto al 2012 VENDITE TOT.
6,9% 7,7%
Vendite - FOOD Secchi confezionati Freschi confezionati Freschi
9,1%
+6,9%
7,3% 4,2% 3,4% 3,9% 2,5% 2,0%
Vendite - NON FOOD Cura persona Igiene casa Altri prodotti non alimentari
0% 1% 2% 3% 4% 5% 6% 7% 8% 9% 10%
Negozi > 200 mq
+7,6% Negozi < 200 mq
+6,8%
Fonte: Bio in cifre SANA - Nomisma FRUITBOOKMAGAZINE
l N.6 l GENNAIO 2014
Foto: Marco Pitea
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mo svolto a inizio ottobre a Chiopris, in provincia di Udine, presso l’impianto di 18 ettari dell’azienda Frulana di Lana (Bolzano), guidata da Leonhard Lösch. Per chi non la conoscesse, è una di quelle imprese che collegano i magazzini di confezionamento con il cliente finale, quindi con la catena di supermercati o il grande importatore. Un’azienda commerciale in altre parole, costituita nel 1985 e prossima ai trent’anni di attività, una delle migliori che abbiamo in l N.6 l GENNAIO 2014
Italia in questo caso, forte anche di un rapporto ultradecennale con primari distributori austriaci, tedeschi e svizzeri. Lösch sembra non avere dubbi sulla tendenza in atto: “Siamo fornitori della grande distribuzione, soprattutto estera, e sappiamo bene quali sono le loro esigenze attuali e future, in particolare per quanto riguarda i trattamenti in campo e i residui sui prodotti. Col passare del tempo, come già sta accadendo, al fine di salvaguardare la salute dei consu-
Leonhard Lösch, altoatesino, classe 1954, coniugato, due figli. Dopo l’esame di ragioneria nel 1973 ha fatto le prime esperienze nel settore ortofrutticolo lavorando per un anno al mercato di Monaco di Baviera. Nel 1985, a Lana, in zona ad elevata vocazione melicola, ha costituito Frulana, una delle migliori società commerciali che abbiamo oggi in Italia. In azienda lavorano anche la moglie Ruth e i figli Lukas e Andrea.
FRUITBOOKMAGAZINE
Nell’impianto Frulana di Chiopris (Udine) la chimica è ridotta al minimo, tanto che i frutti, una volta raccolti, sono sostanzialmente privi di residui (parliamo dello 0,000...). La protezione dagli insetti dannosi, oltre che da teli a maglia fine che coprono l’intero impianto (anche di lato) nel periodo che va dalla fioritura alla raccolta, è affidata ad antagonisti naturali come le coccinelle. L’unica varietà prodotta, anche per ottimizzare i costi, è la Granny Smith, che ha diversi estimatori oltre confine. Una mela dura, a polpa bianchissima, discretamente acida e dal basso tenore zuccherino. Può infatti essere consumata anche dai diabetici.
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VARIAZIONE DELLE VENDITE 2012 - 2010 PER CATEGORIE DI PRODOTTO NEI NEGOZI SPECIALIZZATI BIO
Negozi > 200 mq
+12,4%
+13,6% Negozi < 200 mq
+14,1% VENDITE TOT.
13,6% 14,5%
Vendite - FOOD Secchi confezionati Freschi confezionati Freschi
17,2% 13,5% 8,1% 9,3% 11,1%
Vendite - NON FOOD Cura persona Igiene casa Altri prodotti non alimentari
6,5% 5,0% 0%
5%
10%
15%
20%
Fonte: Bio in cifre SANA - Nomisma
matori e influenzati da movimenti come Greenpeace o Global 2000, le catene ammetteranno sempre meno residui e ridurranno contemporaneamente il numero dei principi attivi ammessi. Del resto oggi sappiamo quali sono le conseguenze di un singolo principio attivo, ma nessuno sa quali sono gli effetti combinati di più principi attivi, il cosiddetto cocktail. La produzione convenzionale pone delle domande. Ciò non significa che nel medio termine esisterà solo l’agricoltura FRUITBOOKMAGAZINE
biologica, ma che oggi chi produce biologico può guardare al futuro con maggiore tranquillità. Per questo tre anni fa abbiamo deciso di investire in un impianto pilota di mele della varietà Granny Smith, scegliendo quella che per noi è la zona produttiva migliore per questo tipo di varietà, il Friuli. Il clima e la terra riescono a dare ai frutti un elevato grado zuccherino
e caratteristiche generali superiori rispetto alle altre aree di produzione”. In effetti è ancora viva nella memoria di diversi operatori italiani la decisione di Aldi e Lidl, da un giorno all’altro, di ridurre i principi ammessi su diversi prodotti ortofrutticoli. Proprio in Germania il consumo di alimenti bio non cenna ad arrestarsi: secondo le ultime indagini di Ökobarometer, ben il 58 per cento dei consumatori tedeschi acquista sempre o spesso frutta e verdura biologica, che cresce in popolarità soprattutto nella Germania orientale tra i consumatori sotto i 40 anni di età e tra i nuclei familiari composti da una sola persona. Una popolarità che va di pari passo con quella per la regionalità: il 92 per cento degli intervistati ha riferito di preferire gli alimenti prodotti nella propria regione. La preferenza cresce proporzionalmente a età, istruzione o reddito dei consumatori. Per il 77 per cento degli intervistati, infine, la combinazione di biologico e produzione locale è un fattore decisivo al momento dell’acquisto. “In Austria c’è il consumo procapite di prodotto biologico più alto d’Europa. Ci sono alcune catene che tengono per alcune referenze solo il prodotto biologico. Si immagina - ci chiede Lösch - cosa potrebbe accadere se un retailer decidesse di sostituire una referenza convenzionale con una biologica? I fornitori italiani sarebbero pronti a soddisfare la nuova domanda? Non si tratta di fantal N.6 l GENNAIO 2014
potrebbe accadere se un grande retailer, “inCosa Italia o all’estero, decidesse di sostituire una referenza convenzionale con una biologica? I fornitori italiani sarebbero pronti a soddisfare la nuova domanda? Non è fantascienza, potrebbe tranquillamente accadere ”, Leonhard Lösch
Foto: Marco Pitea
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scienza, potrebbe tranquillamente accadere e tenga conto che ci vogliono per legge almeno tre anni per convertire una produzione convenzionale in biologica”. Mentre il titolare di Frulana parla ci troviamo nell’ufficio all’interno del magazzino per lo stoccaggio veloce dei bins. Si tratta del primo edificio in Friuli Venezia Giulia a essere certificato CasaClima. In due anni i pannelli fotovoltaici posti sul tetto hanno permesso di non immettere nell’atmosfera 50 mila chili di anidride carbonica. Adiacente al magazzino c’è poi una vasca stagna di liquame suino, detta “letto svedese”, progettata dallo l N.6 l GENNAIO 2014
Studio Tonero di San Giovanni al Natisone (Udine), che raccoglie le acque di lavaggio degli atomizzatori e della sala trattamenti: l’acqua evapora, i residui dei trattamenti vengono trattenuti dal liquame, neutralizzati, decomposti e trasformati in concime. Qui produzione biologica non significa solo frutti privi di residui ma anche rispetto per l’ambiente e per il personale coinvolto nei processi di raccolta. Ce ne rendiamo conto di persona
mentre facciamo la visita in campo: 208 file lunghe 300 metri, un impianto che si sviluppa sul piano, privo di pendenze, un monoblocco di 18 ettari. Qui l’automazione e la tecnologia, anche con soluzioni sperimentali e innovative, non mancano. Sono un esempio i carri raccolta, sviluppati assieme alla Turrini Franco & C di Spilamberto (Modena). I carri sono alimentati elettricamente - quindi sono silenziosi e non producono emissioni inquinanti - e trasportano su due piattaforme mobili poste a diverse altezze sei bins oltre al personale di raccolta, dieci donne, che in un solo passaggio staccano senza fatiFRUITBOOKMAGAZINE
L’IMPIANTO FRULANA DI CHIOPRIS (UDINE) IN CIFRE ettari mila quintali % biologico in monoblocco potenziale
18 100 208 1 e sul piano
file
da 300 metri
(residuo zero)
sola varietà: Granny Smith
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Reti a trama molto fine proteggono sul perimetro l’impianto nel periodo che va dalla fioritura fino a pochi giorni prima della raccolta. Praticamente una barriera contro gli insetti dannosi, che da terra si alza in verticale fino sopra ai filari dove si trovano i normali teli antigrandine e il sistema di irrigazione soprachioma. In sostanza diventa, per quasi sei mesi l’anno, un ambiente protetto.
ca ed equilibrismi tutti i frutti, compresi quelli destinati all’industria. La raccolta in questo modo è molto più veloce ed efficiente. Un altro esempio sono le reti antigrandine a trama molto fine che proteggono lateralmente l’impianto nel periodo che va dalla fioritura fino a pochi giorni prima della raccolta. Praticamente una barriera per gli insetti dannosi che rende l’impianto, per quasi sei mesi, un ambiente protetto. Mentre camminiamo tra i filari, in mezzo a coccinelle che svolazzano qua e là, Leonhard Lösch ci fa notare il manto erboso sotto alle piante: “Lo tagliamo regolarmente FRUITBOOKMAGAZINE
- ci spiega - mentre negli impianti convenzionali si utilizza l’erbicida, che poi impatta sulla pianta e i suoi frutti. Questa per noi rappresenta una delle voci di costo maggiore, perché ai mezzi meccanici per lo sfalcio si aggiunge la manodopera. Il risultato però c’è. Grazie anche al contributo determinante della stazione meteo e delle numerose sonde nel suolo e fuori suolo che permettono di irrigare e fare trattamenti in modo automatico, mirato nella tempistica e solo quando necessario, otteniamo delle mele che hanno residuo zero e prive delle più comuni fisiopatie. Quest’anno ad esempio non abbia-
10 3ºo
produttivo
anno di vita dell’impianto
mo alcun problema di ticchiolatura perché il programma informatico ha previsto il possibile manifestarsi della malattia, per cui siamo intervenuti tempestivamente. Il sistema soprachioma installato è in grado di trattare l’intera superficie in poco più di un’ora, con i trattori ci vorrebbe mezza giornata, oltre al costo del personale impiegato”. Le piante sono ancora giovani, al terzo anno di vita. La massima produzione si ottiene a partire dal quinto anno. Il raccolto nel 2013 è stato di 220 quintali per ettaro, vale a dire 400 tonnellate complessive per l’intero appezzamento, con un potenziale a pieno regime di 1.000 tonnellate. La combinazione di tecnologia, tecniche all’avanguardia, monovarietà e monoblocco danno alla fine un risultato inatteso e sorprendente. “Una mela sana - dichiara Leonhard Lösch - praticamente priva di residui, prodotta in modo rispettoso dell’ambiente e con costi di produzione vicini al convenzionale. Ma attenzione, per me la sfida non è proporre al consumatore un prodotto biologico vicino al prezzo del convenzionale. La sfida è dare ai nostri figli un frutto sano, prodotto rispettando l’ambiente e i lavoratori, ottenuto sostenendo dei costi che non sono molto superiori rispetto a una produzione convenzionale”. Il biologico a prezzi accessibili sembra quindi non essere più una chimera.
l N.6 l GENNAIO 2014
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Amazon Fresh sta preparando lo sbarco in Europa Grande distribuzione: uno sguardo ai nuovi assetti digitali Irene Pasquetto
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Il vincitore del premio 2013 “Retailer of the year” si appresta ad avviare anche in Europa il suo servizio di consegna a domicilio della spesa, entrando così in diretta concorrenza con le tradizionali catene dei supermercati, che appaiono del tutto impreparate a raccogliere la sfida delle nuove tecnologie legate al Web. La strategia multicanale di Amazon può comportare anche l’apertura di veri e propri punti vendita o l’acquisizione di catene distributive “tradizionali” “La sua strategia è quella di soffocare i mercati attaccando il loro modello di business”. L’accusa, risalente allo scorso novembre, è rivolta a Jeff Bezos, fondatore e CEO di Amazon, e arriva da JeanMarc Mégnin, amministratore delegato di Altavia Shoppermind. Si parla di grande distribuzione, anche alimentare, e Mégnin ha le sue buone ragioni per mettere tutti in guardia. Amazon, il sito di vendita al dettaglio online che dai libri è passato in pochi anni a vendere pressappoco qualunque prodotto a prezzi ipercompetitivi, si è messo da qualche tempo in testa di fare le scarpe anche alla più grande catena di supermercati statunitense, Walmart. Sempre Amazon, vincitore del premio 2013 “Retailer of the year”, mette ora gli occhi sull’Europa: voci interne hanno infatti dichiarato che la company è pronta a consegnare la spesa direttamente a casa ai francesi già dal 2014. Per capire la serietà della questione e le possibili conseguenze destabilizzanti all’interno della GDO tradizionale basti pensare a quanto accaduto al setFRUITBOOKMAGAZINE
tore editoriale: forse ancora non molti sanno che proprio Bezos ha di recente acquistato il Washington Post. Potrà mai Bezos arrivare ad acquistare Walmart, o magari la nostra Esselunga? E soprattutto, a prescindere da Amazon, quanto e come sta cambiando la grande distribuzione organizzata grazie, o a causa, dell’introduzione delle nuove tecnologie digitali? Distribuzione tra realtà e fantascienza. Torniamo al presente per analizzare un quadro della situazione attuale. Per quanto riguarda il futuro della distribuzione, la notizia più scioccante è forse arrivata ancora una volta da Bezos, il quale ha dichiarato lo scorso novembre che entro il 2018 Amazon affiderà a quadricotteri e droni il compito di consegnare ai propri clienti americani i beni acquistati online e tutto nel giro di trenta minuti, praticamente in tempo reale. L’annuncio, fatto in prossil N.6 l GENNAIO 2014
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Secondo fonti interne, Amazon sarebbe pronta a consegnare la spesa direttamente a casa dei francesi già dal 2014
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mità del “Black Friday”, che negli Stati Uniti è giornata di sconti eccezionali pre-natalizi, sa però di trovata mediatica e secondo alcuni esperti, non sarebbe realizzabile nella pratica. Giorgio Ugozzoli, ingegnere italo-argentino fondatore di AeroDron, ha infatti dichiarato al Sole 24 Ore: “A mio avviso non è possibile, non perché il drone non sia realmente capace di fare ciò che viene mostrato nel video di Amazon, il problema è nella gestione tecnica. Come si gestisce uno sciame di droni nei cieli che dovrebbero consegnare dei pacchi? Questa è solo una di tutta una serie di complessità che non possono essere ignorate. Detto ciò, è quindi evidente la volontà di mettere a
segno un colpo mediatico. Non ci sarebbe stato problema se Amazon avesse fatto l’annuncio con un po’ di ironia facendo capire che si tratta di una cosa irreale. Non si può vendere come una cosa quasi fatta a cui manca solo di superare gli ostacoli delle normative”. Realtà o boutade mediatica che sia, non è tardata ad arrivare la risposta di un altro gigante digitale: Google. Se Amazon consegnerà pacchi postali con i droni, Google promette invece di fare ancora meglio: costruirà robot capaci di salire a bordo di una delle sue vetture senza pilota per sostituire i postini nelle consegne. L’uomo dietro il nuovo progetto del colosso del Web è Andy Rubin, fondatore di Android. FRUITBOOKMAGAZINE
Amazon Fresh prevede la consegna a domicilio della classica spesa che viene fatta al supermercato. Il catalogo è ricco di prodotti alimentari freschi, compresa l’ortofrutta. Per ora il servizio è operativo negli Stati Uniti, nelle città di Seattle, Los Angeles e San Francisco. Nel 2014 dovrebbe raggiungere l’Europa e il primo stato in cui sarà operativo è la Francia. I prezzi, considerando il servizio di consegna a domicilio, sono mediamente superiori rispetto ai supermercati tradizionali.
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Rubin, ha rivelato il New York Times, negli ultimi sei mesi ha acquistato in gran segreto sette start-up statunitensi e giapponesi che si occupano di robotica. Nel caso di Google, però, le tempistiche sembrano più credibili, sempre Rubin ha spiegato che saranno necessari almeno una decina d’anni. Strategia multicanale. Se da un lato Amazon sorprende l’opinione pubblica con i droni, nella pratica sembra in realtà puntare ad una strategia multicanale. Come fa notare il New York Times, mentre Walmart compie sforzi da gigante per avanzare nel mondo digitale, Amazon si radica infatti sempre di più in quello “fisico”, aprendo punti di ritiro delle merci e depositi. Il futuro, dunque, parrebbe stare in
un mix dei due business model. E non è tutto, si vocifera che Amazon punti addirittura ad aprire dei veri e propri punti vendita. A lasciare uno spiraglio aperto in questo senso è Roman Voog, CEO di Amazon Francia, il quale ha di recente affermato, incalzato da un giornalista di Libre Service Actualités: “Dobbiamo avere l’umiltà di non dare una risposta definitiva. Quel che è certo è che se il nostro business potesse giovare di un’offerta multicanale, nessuno ci impedirebbe di intraprendere questa strada. Non c’è nessun dogma in Amazon, ma una logica di differenziazione e innovazione. Sicuramente abbiamo ancora molto da
Stati Uniti: le maggiori catene distributive per fatturato (dati riferiti al 2012 e in dollari) AZIENDA Walmart Kroger Target Safeway Ahold Delhaize Whoole Foods SUPERVALU Harris Teeter Roundy’s
INSEGNA Wal-Mart Kroger Target Safeway Giant Food Lion Whoole Foods Save-A-Lot Harris Teeter Pick ‘n Save
Fonti: varie FRUITBOOKMAGAZINE
Vendite (in miliardi) Quota di mercato USA $ 274 25% $ 87 8% $ 72 7% $ 38 3% $ 26 2% $ 19 2% $ 11 1% $9 1% $5 0,5% $4 0,5%
fare online e lo faremo al meglio”. A proposito di spesa online, Amazon sta espandendo il servizio di consegna al dettaglio di prodotti alimentari freschi “Amazon Fresh” da Seattle a Los Angeles e San Francisco. Sempre Voog ha dichiarato sul fatto che Amazon Fresh possa arrivare anche in Francia, ed in Europa, già dal 2014: “Non c'è molta differenza tra i clienti americani e francesi. Tutti hanno bisogno di mangiare e vogliono una vasta gamma di prodotti freschi disponibili lo stesso giorno e ad un prezzo competitivo. Questo è il tipo di modello che richiede l’esecuzione operativa e di investimento. E come al solito, ad Amazon ci accingiamo a sperimentare, imparare, provare a fare meglio e poi vedremo”. Anche in questo caso Amazon dovrà però vedersela con il rivale di sempre, Google, che già da circa un anno ha dato il via al progetto sperimentale “Google Express”. L’azienda californiana è infatti da qualche mese che consegna la spesa a domicilio ai propri dipendenti che resiedono nella Silicon Valley, previa ordinazione online. Un modo come un altro per iniziare a raccogliere dati per un nuovo modello di business. Al momento il gruppo al quale Google si appoggia è la catena “Target discount store”. La via dell’acquisto online di prodotti alimentari freschi resta ad ogni modo un settore in via sperimentale. Il successo non è affatto assicurato: basti pensare a Webvan, uno dei pionieri in questo senso, che fallì nel 2011, l N.6 l GENNAIO 2014
La strategia di Amazon è quella di soffocare i mercati attaccando il loro modello di business. Il più famoso sito di vendita al dettaglio online si è messo da qualche tempo in testa di fare le scarpe anche alla più grande catena di supermercati statunitense, Walmart.
Big Data. Nel frattempo, i padroni della grande distribuzione organizzata tradizionale americana non stanno certo con le mani in mano. Walmart, ad esempio, ha intuito dove sta il segreto del successo nell’era digitale: la raccolta e l’impiego dei dati. L’era digitale, infatti, se da un lato consiste in una sfida quotidiana per stare al passo con i rapidi mutamenti ai quali è impossibile opporsi, offre d’altro canto la possibilità di raccogliere con relativa facilità e velocemente enormi quantità di dati che permettono di studiare nuove strategie per l’intera filiera produttiva e targettizzare l’offerta al dettaglio. Il 90 per cento dei dati esistenti al mondo oggi è stato creato negli ultimi due anni grazie alle tecnologie digitali. È ormai da mesi che Walmart ha lanciato i “Walmart Labs”: laboratori per sviluppatori e data scientist. Walmart ha acquistato quattro aziende, Torbit, OneOps, Tasty Labs e Inkiru, che si occupano di analisi di dati online e di funzionalità dei siti web ed ha assunto 150 dipendenti di Yahoo ed eBay. Secondo il New York Times, Walmart starebbe “facendo di tutto per entrare a pieno titolo nella cerchia elitaria della Silicon Valley”. Su un fattul N.6 l GENNAIO 2014
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Foto: Josh Miller/CNET
oppure a FreshDirect, attivo nell'area di New York, e Ocado Group, che opera in Inghilterra, i quali non hanno conseguito alcun utile l’anno scorso, stando a quanto affermato dall’agenzia di ricerche di mercato Bernstein.
rato totale di 500 miliardi di dollari, Walmart si aspetta entro la fine del 2014 di fatturare 10 miliardi dalle vendite online. Grazie ai dati, ad esempio, Walmart è in grado di prevedere quale tipo di snack i consumatori preferiscono nei periodi dell’anno in cui è previsto l’arrivo di un uragano, e di riempire gli appositi dispenser vicino alle case in base a tale previsione. In Italia. Nella grande distribuzione italiana, nel mentre, c’è chi non sta a guardare. “Le logiche di internet, intese come personaliz-
zazione della promozione, sono ad esempio ben espresse dall’operazione promozionale “Scegli il tuo sconto” di Esselunga. La promozione permette di creare ogni giorno uno sconto su misura, scegliendo sei tra le migliaia di prodotti disponibili”. A spiegarlo è Mauro Loy, ideatore di Big&Small, un ciclo di conferenze pensate per lo studio delle problematiche legate alle Pmi. Loy continua: “Con internet e la partecipazione attiva e senza veli dei consumatori le aziende riescono a conoscere singolarmente i propri interlocutori, modificando, anche in tempo reale, l’offerta da proporre al mercato”. Lo stesso Loy ha presentato lo scorso 26 novembre a Roma “UniFRUITBOOKMAGAZINE
A consegnare i pacchi ai clienti ci penseranno dei mini droni alimentati da otto motori. Il servizio Prime Air di Amazon si trova ancora in fase di sperimentazione e, se le leggi federali statunitensi lo consentiranno, sarà adottato entro i prossimi quattro o cinque anni. I droni dell’azienda di Seattle, controllati da computer a bordo, potranno trasportare in mezz’ora colli pesanti fino a 2,5 chilogrammi, il che rappresenta oggi l’86 per cento delle consegne di Amazon. Potranno coprire zone nel raggio di 16 chilometri dai magazzini in cui vengono preparati gli ordini. In questo modo saranno tagliate le spese e i tempi di consegna.
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ca Italia”, una rete di servizi, particolarmente attenta al digitale e alle nuove tecnologie, che mira ad aiutare le imprese italiane agroalimentari ad ampliare il proprio mercato, sia in Italia che all’estero. Per quanto riguarda l’Italia, ad aver fatto concreti passi in avanti verso le tendenze digital è sino ad ora soprattutto Coop. Il gruppo ha lanciato da qualche settimana un nuovo portale di vendite online. La catena ci è andata cauta, e per ora dà la possibilità di acquistare una selezione di prodotti, 7.000, che il consumatore non può trovare normalmente nei punti vendita. È escluso il food, sicuramente il reparto più difficile da gestire, specialmente per i fresh-product. Anche Esselunga possiede un portale di vendite online ormai “storico”, ma il progetto non subisce alcun restyling da anni e per come è strutturato al momento da un punto di vista tecnico e di “usabilità online” non sarebbe certamente in grado di competere con un retailer che decidesse di investire realmente nella consegna della spesa online. In una recente intervista, il nuovo presidente di Coop Marco Pedroni ha affermato che: “Oggi investire non significa solo aprire nuove strutture di vendita, significa anche aggiornare i negozi esistenti, rinnovare le formule di vendita, adeguarle alle esigenze del mercato moderno, innovare i format, essere attenti all’evoluzione tecnologica e investire anche su di essa”. Chi sarà il primo gruppo FRUITBOOKMAGAZINE
AmazonFresh vs Safeway a San Francisco: prezzi a confronto (periodo della rilevazione: inizio dicembre 2013) ARTICOLO Carne rossa (0,45 kg) Spinaci surgelati Latte Clover biologico Mele Honeycrisp Uova biologiche Banane Coriandolo Carote baby biologiche Fagioli cotti Avocado Hass (2 pezzi) Mozzarella triturata in busta Mancia per la consegna Totale spesa
AmazonFresh $ 8,99 $ 1,28 $ 3,99 $ 1,49 $ 3,99 $ 1,49 $ 0,99 $ 1,49 $ 2,99 $ 2,50 $ 2,69 $4 $ 35,89
Safeway $ 6,05 $ 1,19 $ 4,19 $ 1,26 $ 4,99 $ 2,18 $ 0,50 $ 1,99 $ 2,99 $ 2,50 $ 3,99 $ 31,84
Fonte: Cnet / Sharon Vaknin
in Italia a investire seriamente nella consegna a domicilio e nell’impiego di nuove tecnologie non è ancora ben chiaro, certo qualcosa si sta muovendo e qualcuno ci sta pensando. Su LinkedIn, si chiede sarcastico Daniele Cazzani, responsabile marketing e comunicazione degli Ipermercati Pellicano, a proposito di spesa online e del possibile imminente arrivo in Italia di Amazon Fresh: “La GDO italiana attende e incrocia le dita o pensa di fare qualcosa?”. Volente o nolente, la grande distribuzione organizzata, anche italiana, dovrà fare i conti sempre di più con una strategia multicanale flessibile. Il futuro prospetta non più un modello unico di gestione
della filiera, ma soluzioni differenziate che vanno studiate ed implementate contemporaneamente. Ne è un esempio l’ultimo progetto di Asda (UK): il supermercato ha collaborato con Transport for London per consentire ai consumatori di ritirare la propria spesa, preordinata online, in sei parcheggi della metropolitana di Londra. Non è da escludere che per i grandi gruppi italiani una soluzione potrebbe essere quella di stringere delle partnership con i giganti digitali esteri, non appena questi faranno capolino nella GDO nostrana. E lo faranno.
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Più efficienza al reparto con la micronebulizzazione e il consumatore ringrazia Oltre 250 installazioni in Italia, le prime nel 2002 nei reparti pescheria Eugenio Felice
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La Natural Misting di Milano è specializzata nei sistemi di micronebulizzazione naturale a bassa pressione, un sistema unico per migliorare la qualità dei prodotti freschi grazie al reintegro dell’umidità e alla conseguente riduzione del calo peso. Il prodotto da scartare a fine giornata risulta in alcuni casi dimezzato. Migliorando l’esposizione si stimola l’acquisto di impulso a beneficio della redditività del reparto, con incrementi delle vendite nell’ordine del 15-25 per cento Si può dare più efficienza al reparto ortofrutta della catena distributiva? Si può quindi ottenere una migliore redditività senza andare a toccare i prezzi di vendita o i costi di approvvigionamento? È possibile aumentare i volumi di vendita del reparto e ridurre allo stesso tempo gli scarti a fine giornata? La risposta è sì, se avete installato un impianto di micronebulizzazione naturale, che è in grado di garantire, con investimenti limitati, una migliore qualità dei prodotti freschi, grazie al reintegro dell’umidità e alla conseguente riduzione della percentuale di calo peso. La micronebulizzazione preserva la croccantezza degli ortaggi, soprattutto le insalate e gli ortaggi a foglia, e ne limita l’avvizzimento causato dall’effetto combinato di aria condizionata e illuminazione artificiale. Il risultato è un prodotto visibilmente più bello, dai colori brillanti, un prodotto sano, in grado di catturare l’attenzione dei consumatori finali. Potrebbe sembrare una soluzione avveniristica, apparentemente complicata, invece rappreFRUITBOOKMAGAZINE
senta oggi la nuova frontiera per ridare efficienza al punto vendita, una soluzione su cui stanno puntando con convinzione alcune primarie catene distributive nazionali, come Auchan, Pam e Bennet. I primi sistemi di micronebulizzazione li avevamo visti alla fiera Sial di Parigi nel 2006. Sicuramente di impatto, con quella nuvola di microparticelle di acqua nebulizzata a intervalli di tempo regolari sopra i prodotti. Ma quali sono i vantaggi di questa tecnologia e come funziona? Lo abbiamo chiesto a Diego Stefani, responsabile tecnico e commerciale di Natural Misting, azienda di Milano specializzata nella micronebulizzazione dei prodotti freschi, con oltre 250 installazioni all’attivo in Italia tra reparti ortofrutta e pescheria di supermercati e ipermercati. “La micronebulizzazione aiuta i nostri clienti - spiega - a migliorare la conservazione dei prodotti freschi in modo completa-
Questo sistema rappresenta la nuova frontiera per accrescere l’efficienza e migliorare l’aspetto del punto vendita, una soluzione su cui stanno puntando con convinzione alcune primarie catene distributive nazionali, come Auchan, Pam e Bennet
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mente naturale, nebulizzando solo acqua potabile, purificata da filtri meccanici e membrana a osmosi inversa. Abbiamo iniziato ad utilizzare questa tecnologia dieci anni fa nei reparti pescheria dei nostri clienti, riscontrando notevoli effetti positivi. In seguito l’applicazione del sistema è stata estesa anche al settore dell’ortofrutta grazie anche ad un interesse sempre più crescente da parte delle catene distributive”. Di cosa si tratta. È una tecnologia a bassa pressione, sviluppata inizialmente dalla società statunitense Miatech, di cui Natural Misting è distributore esclusivo per l’Italia e la Svizzera dal 2002. È una tecnologia semplice e flessil N.6 l GENNAIO 2014
bile, considerato che si possono escludere i singoli ugelli (quando il prodotto esposto non richiede la nebulizzazione) e soprattutto è adattabile senza problemi a tutti i tipi di esposizione (le barre di erogazione, lunghe 120 centimetri, possono essere appese al soffitto o agganciate alle strutture esistenti). Non sono necessari, in altre parole, interventi invasivi sul layout del reparto, basta solo una presa di corrente, un rubinetto d’acqua potabile e uno scarico. L’installazione è eseguita direttamente dalla Natural Misting. È poi una tecnologia verde, che ri-
chiede pochissima acqua grazie al funzionamento a bassa pressione (un sistema di 6 metri lineari consuma in media nelle 24 ore solo 20 litri d’acqua) e poca energia elettrica, lavorando in bassa tensione a 24 Volt. È infine una tecnologia che costa poco, se guardiamo ai benefici che il suo utilizzo può dare. “Abbiamo calcolato - afferma Stefani - che in un periodo che va da sei a dodici mesi viene recuperato l’intero investimento solo con il recupero sul calo peso nelle referenze nebulizzate. Ma sarebbe riduttivo parlare solo di calo peso. I benefici della micronebulizzazione naturale sono sostanzialmente tre: migliore aspetto qualitativo dei prodotti orticoli, migliore conservazione dell’umidità e del peso FRUITBOOKMAGAZINE
Non è solo una questione di mantenimento del“l’umidità e del peso: la micronebulizzazione rende attraente l’intero reparto, esaltando la naturale brillantezza dei colori e la vitalità dei prodotti. Aumenta la redditività favorendo l’acquisto di impulso e la fidelizzazione del cliente ”, Diego Stefani 50
MICRONEBULIZZAZIONE E RIDUZIONE DEGLI SCARTI Esposti LATTUGA CAROTE INSALATA PREZZEMOLO
LATTUGA CAROTE INSALATA PREZZEMOLO
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SENZA NEBULIZZAZIONE Scartati pezzi 5 pezzi pezzi 6 pezzi pezzi 6 pezzi pezzi 5 pezzi
% 50 60 60 50
CON SISTEMA DI MICRONEBULIZZAZIONE Esposti Scartati pezzi 1 pezzi pezzi 0 pezzi pezzi 2 pezzi pezzi 1 pezzi
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naturale del prodotto, riduzione fino al 50 per cento del prodotto da scartare a fine giornata. Non è quindi solo una questione di mantenimento dell’umidità e del peso: la micronebulizzazione rende attraente l’intero reparto, esaltando la naturale brillantezza dei colori e la vitalità dei prodotti esposti. Aumenta la redditività favorendo l’acquisto di impulso e la fidelizzazione del cliente, che percepisce la cura e l’attenzione dedicata ai prodotti freschi. Per essere concreti, nei punti vendita dove è stata installata, l’incremento delle vendite del reparto ortofrutta è stato del 15-25 per cento”. Il gioco alla fine è semplice. La micronebulizzazione permette di ridurre mediamente del 50 per cento il naturale calo peso di diverse referenze. Parliamo soprattutto di ortaggi a foglia, come le FRUITBOOKMAGAZINE
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La micronebulizzazione proposta da Natural Misting si differenzia dagli altri sistemi presenti sul mercato per la tecnologia a bassa pressione sviluppata inizialmente dalla società statunitense Miatech, di cui Natural Misting è distributore esclusivo per l’Italia e la Svizzera dal 2002, anno in cui sono state fatte le prime applicazioni nei reparti pescheria di alcuni supermercati e ipermercati.
MICRONEBULIZZAZIONE: SU QUALI PRODOTTI FUNZIONA SI ANICE ASPARAGO RAVANELLI BROCCOLI CAVOLINI DI BRUXELLES CAROTE CAVOLI BIETOLE CICORIA CIPOLLE
PORRI INSALATE SENAPE VERDE RABARBARO RAPA SVEDESE SPINACI RAPE CRESCIONE FOGLIAME VARIO
varie tipologie di insalate, chiaramente è lì che i benefici sono maggiori. Per avere un quadro completo invitiamo a leggere la tabella di questa pagina. Non si applica invece alla frutta e ad alcuni prodotti orticoli come pomodori, patate, cipolle, funghi e zenzero. Un altro importante vantaggio, che si traduce in una migliore conservazione dei prodotti, è la riduzione della temperatura superficiale dei prodotti nebulizzati (avete presente la sensazione di freddo quando uscite dalla doccia?), calcolato in circa 6 gradi. Ma il personale del reparto sarà in grado di governare questa tecnologia? “Il nostro intervento - sostiene Stefani - comprende anche la formazione degli addetti che possono in autonomia e senza difficoltà regolare i tempi di funzionamento e decidere quali referenze nebulizzare, in base al display di vendita. Il sistema è semplice nel l N.6 l GENNAIO 2014
OPZIONALE CARCIOFI CAVOLFIORI GRANOTURCO PANNOCCHIE MELONE MELANZANE CIPOLLINE PEPERONI ZUCCA FAGIOLINI
suo funzionamento oltre ad essere affidabile. Il personale apprezza la riduzione delle operazioni di cernita e mondatura dovute alla riduzione degli scarti, inoltre i prodotti possono essere lasciati sugli espositori anche durante le ore di chiusura. Ovviamente ci occupiamo anche dell’assistenza e della manutenzione delle apparecchiature”. Come cambierà il reparto. L’immagine dell’addetto che gira tra i banchi e le isole - ma la stessa cosa succede nei negozi specializzati con il piccolo nebulizzatore manuale per “rinfrescare” lattughe, radicchi, carote e affini sembra quindi essere destinata a diventare solo un ricordo, almeno per le strutture di media e grande metratura come supermercati e ipermercati. Non ha dubbi Stefani: “Nel giro di tre-cinque anni il reparto ortofrutta è destinato a cambiare se vuole diventare più efficiente e performante, oltre a ga-
NO CIPOLLE SECCHE FUNGHI POMODORI PATATE AGRUMI FRUTTI VARI FRUTTI DI BOSCO ZENZERO
rantire ai consumatori prodotti freschi come appena raccolti. Ritengo che rimarranno le tradizionali isole per la frutta, mentre per gli ortaggi si andrà verso un’esposizione nel murale refrigerato integrata con la micronebulizzazione naturale. Il reparto sarà attrezzato con banchi frigo aperti per il fogliame affianco a banchi chiusi per i prodotti di quarta e quinta gamma. La micronebulizzazione permette, con l’utilizzo di elementi naturali e soluzioni a ridotto dispendio energetico, di migliorare in modo sostanziale la conservazione dei prodotti freschi e di ridurre drasticamente gli sprechi”. E la grande distribuzione, di questi tempi, aggiungiamo noi, non può non essere sensibile a questi temi. Non solo GDO. Natural Misting propone soluzioni per migliorare la conservazione dei prodotti freschi anche agli operatori della logistica e ai magazzini dotati di celle frigo e sala lavorazione di proFRUITBOOKMAGAZINE
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Nel giro di pochi anni il reparto è destinato a “cambiare se vuole diventare più efficiente e performante. Ritengo che rimarranno le tradizionali isole per la frutta, mentre per gli ortaggi si andrà verso un’esposizione nel murale refrigerato integrata con la micronebulizzazione ”, Diego Stefani 52
Nella foto qui sopra un murale refrigerato e nebulizzato all’interno di un punto vendita Pam, una delle catene che sta investendo maggiormente in questi sistemi. In fondo si possono vedere i frigo con le porte per i prodotti di quarta e quinta gamma. Un’esposizione che diventerà sempre più frequente.
dotti di prima e quarta gamma. “Proponiamo al settore agricolo afferma Stefani - sistemi di controllo di umidificazione che permettono di raggiungere un livello di umidità relativa fino al 95 per cento, riducendo del 50 per cento l’avvizzimento dei prodotti conservati. Anche in celle con temperature vicine allo zero, come per pere e mele, grazie a particolari iniettori termoriscaldati, i nostri sistemi garantiscono che l’umidità preimpostata non crei accumuli d’acqua e ghiaccio. Questi sistemi riducono la disidratazione dei prodotti e la perdita di peso dovuta soprattutto alla refrigerazione, migliorando la conservazione degli alimenti stoccati e i margini di profitto. Proponiamo poi una soluzione per abbattere l’etilene e la carica batteriFRUITBOOKMAGAZINE
ca all’interno degli ambienti, il nuovo e rivoluzionario Bio Turbo, che nel 2013 ha già dato ottimi risultati dove installato, come all’OPO Bellaguarda di Viadana (Mantova). La macchina può filtrare e ripulire fino a 6.000 metri cubi di aria in sole ventiquattro ore e rimuovere contemporaneamente all’etilene anche batteri, spore e muffe. Bio Turbo utilizza una tecnologia di filtraggio ad ozono, ma a differenza degli altri sistemi presenti sul mercato l’ozono circola solo all’interno dell’unità e non viene rilasciato nell’ambiente. Questa caratteristica unica di Bio Turbo permette di raggiungere due importanti vantaggi: l’alta concentrazione di ozono permette un utilizzo più efficace, garantendo un risultato migliore contro l’e-
tilene, i batteri presenti nell’aria e le spore di muffe; l’ambiente è completamente sicuro, visto che l’ozono prodotto non è mai liberato nell’ambiente di lavoro e non verrà mai a contatto con gli esseri umani. Bio Turbo permette, con estrema semplicità e convenienza, di garantire le migliori condizioni di conservazione per i prodotti nelle celle e nei depositi ortofrutticoli, preserva la qualità e la freschezza dei prodotti conservati, riduce la quantità di scarti fino al 25 per cento, aumenta la shelf-life e di conseguenza migliora la redditività nelle fasi di stoccaggio. È uno strumento sicuro e rispettoso dell’ambiente, che richiede poca manutenzione”.
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La perfetta simbiosi tra natura e tecnica abita in Val Venosta In queste valli si trova la struttura per mele più grande d’Europa Eugenio Felice
Foto: Marco Pitea
La cooperativa Mivor di Laces ha il primato europeo sia per quantità di mele lavorate, 80-85 mila tonnellate a campagna, sia per la tecnologia adottata, con un magazzino automatico da 18.500 bins. Ci troviamo in provincia di Bolzano, in ambiente di montagna. Qui le mele sono prodotte fino a 1.100 metri di altitudine ed esprimono la migliore qualità oggi disponibile sul mercato. Alle varietà classiche si affiancheranno sempre di più quelle club, come Envy e Ambrosia Se chiedete a un pugliese o a un siciliano, oppure a un lombardo o a un veneto, o ancora a un emiliano o a un laziale, a quale marca e quale luogo pensano quando si parla di mele, sicuramente vi risponderanno Melinda e Val di Non. In effetti il consorzio che ha sede a Cles, sulle montagne trentine, è stato il primo a investire in modo cospicuo sulla marca. Un’anomalia in quegli anni, in un settore che al massimo comunicava al trade. Addirittura è nato prima il marchio Melinda, nel 1989, poi il consorzio vero e proprio, otto anni più tardi. La realtà guidata da Luca Granata ha avuto l’intuizione e il merito di essere stata la prima a comunicare direttamente al consumatore finale e il risultato è che oggi, sul mercato italiano, Melinda è saldamente la regina delle mele. Ma è anche la mela migliore? Perché non sempre il prodotto più pubblicizzato è anche il migliore, basta vedere la pasta Barilla, oggettivamente inferiore rispetto a molte altre paste pur essendo un monumento nazionale famoso in tutto il mondo.
In realtà c’è una mela che non ha nulla da invidiare a Melinda se non il nome. Forse nemmeno quello, perché Melinda è forte in Italia, dove vende il 75 per cento delle sue mele, ma all’estero non si può certo considerare una marca affermata. La mela di cui stiamo parlando viene prodotta in Val Venosta da sei cooperative riunite nel consorzio VI.P (una settima cooperativa si occupa della produzione estiva di fragole e verdure, in Val Martello). Ci troviamo quindi in Alto Adige. Anche in questo caso la varietà di gran lunga più prodotta è la Golden anche se c’è un progressivo spostamento verso varietà rosse o bicolori, più richieste sui mercati internazionali. Dicevamo nulla da invidiare, sì, perché a livello qualitativo qui siamo al top, con mele di montagna prodotte da 500 fino a 1.100 metri di altitudine, con tecniche agronomiche adottate dai 1.750 soci rispettose dell’ambiente, con magazzini di conservazione e confezionamento che sono i migliori e più evoluti d’Europa, probabilmente del mondo. L’organizzazione poi è centraFRUITBOOKMAGAZINE
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La Mivor di Laces è la più grande delle sette cooperative della VI.P. La struttura si sviluppa su una superficie di 12 ettari. La capacità massima raggiunge le 85 mila tonnellate, valore che ne fa il più grande stabilimento per le mele a livello europeo. All’interno si trova anche il magazzino automatico da 18.500 bins. Un altro magazzino automatico si trova alla cooperativa Texel di Naturno e un terzo è in fase di costruzione alla Geos di Silandro. I magazzini automatici per la frutta si contano in Italia sulle dita di una mano.
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VI.P: i mercati di vendita nel periodo gennaio - maggio 2013 1% 1% 1% 1% 4% 7% 57% 7%
10%
10%
Italia 57% Nord Africa 10% Germania 10% Penisola Iberica 7% Scandinavia 7%
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Europa Orientale 4% Europa Occidentale 1% Russia 1% Sud Europa 1% Medio Oriente 1%
lizzata in tutte le funzioni chiave negli uffici di Laces della VI.P. Ancora, i volumi sono di tutto rispetto, con un raccolto 2013 che è stato di quasi 360 mila tonnellate. Certo in ambiente di montagna i costi salgono rispetto alla pianura (non si possono usare ad esempio i carri raccolta) e non tutte le varietà vengono bene, per questo in Val Venosta non si producono Granny Smith, Pink Lady, Modì o Fuji (solo modeste quantità in quest’ultimo caso). La qualità però che viene espressa dalle Golden così come dalle Red Delicious e dalle Gala - i tre cavalli di battaglia della VI.P - non è seconda a nessuno per colore, croccantezza e sapore. La conservabilità poi è ottimale: i frutti crescono in montagna più lentamente e questo comporta una struttura cellulare compatta, adatta alla lunga conservazione. Inoltre è l’organizzazione del mondo melicolo più giovane, dinamica e smart. Lo si può riscontrare dal modo di comunicare. Per rendervene conto è sufficiente visitare il prossimo ottobre Fruit Attraction, l’unica fiera in cui i consorzi del Trentino Alto Adige si presentano singolarmente. Oppure, se non volete attendere ottobre (la fiera comunque merita un viaggio), chiudere questa rivista e osservare la forza comunicativa della retro copertina. Il mercato. “Entriamo sul mercato con la Gala a metà settembre, poi a ottobre è la volta delle Golden e delle Red Delicious. Il picco l N.6 l GENNAIO 2014
VI.P IN CIFRE
7 1750 360 4 raccolto 2013
l N.6 l GENNAIO 2014
Val Venosta, Amélie Bio Val Venosta, Crocville
altitudine massima
mercati serviti
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“Sulle varietà - aggiunge - stiamo procedendo a un rinnovamento progressivo. Abbiamo raccolto in questa campagna 1.000 tonnellate di mele Kanzi, tra pochi mesi pianteremo i primi alberi di Ambrosia, grazie all’accordo raggiunto con Rivoira, e proseguono gli impianti di Envy. Siamo poi all’interno del consorzio NovaMela per arrivare nel medio termine a produrre le prime mele a polpa rossa. In generale vedo nei prossimi anni uno spostamento verso varietà gestite attraverso i club, per fare innovazione, tutelare la produzione e cercare di intercettare nuovi consumi. Dal punto di vista del miglioramento genetico credo che la tipologia bicolore sia quella con le maggiori prospettive”.
Fabio Zanesco nasce nel 1979 a Torino. Trevigiano di adozione, si è laureato nel 2003 in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Dal 2004 ha lavorato ad Assomela per poi passare nel 2007 alla VI.P col ruolo di responsabile commerciale. Parla fluentemente cinque lingue.
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dei volumi lo abbiamo nei mesi che vanno da febbraio a maggio. Con le Golden siamo in grado di coprire 11/12 mesi, sia con prodotto convenzionale che biologico”, ci riferisce Fabio Zanesco, dal 2007 responsabile commerciale della VI.P. “Per il futuro - continua - sono ottimista. La popolazione mondiale continua a crescere così come il tenore di vita in diverse aree del mondo e noi abbiamo tutti i requisiti per poter cogliere le nuove opportunità. Molti parlano della Polonia come minaccia per gli anni a venire ma non farei allarmismi: è sicuramente un competitor, soprattutto su certi mercati limitrofi come quello russo, e lo sarà sempre di più, ma manca uno standard qualitativo omogeneo e attori che possano esprimere volumi importanti di produzione. Noi ci abbiamo messo 60/70 anni per arrivare dove siamo, siamo un modello cooperativo difficilmente replicabile, dove anche il socio che ha solo mezzo ettaro usufruisce della nostra consulenza e dei nostri servizi, così da esprimere una qualità in linea con la nostra produzione”. Il mercato italiano assorbe tra il 50 e il 55 per cento delle mele prodotte. “Parlando di volumi - spiega Zanesco - il nostro interlocutore più importante è la GDO con il 65 per cento delle vendite. Altri mercati per noi importanti sono la Germania, la Scandinavia e la Spagna. Aumenta poi il peso dell’extra Europa, in particolare Nord Africa, Medio Oriente e Russia”.
linee di prodotto
1100 50º
metri
Foto: Marco Pitea
mila tons
melicoltori
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cooperative
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In Alto Adige si produce una delle mele club più apprezzate dai consumatori europei. Si tratta della mela Kanzi, prodotta e commercializzata in Italia dai consorzi VOG e VI.P. Il raccolto quest’anno è stato di 5.100 tonnellate, il 10 per cento della quantità prevista in Europa per il 2013/2014. L’Italia è la terza area di produzione europea di Kanzi dopo Germania e Olanda. Ad accompagnare le vendite è ora in corso un’intensa campagna di comunicazione on e offline.
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PRODUZIONE DI MELE IN ALTO ADIGE dati in tonnellate
Fonte: Assomela
VARIETÀ Golden Delicious Red Delicious Morgenduft Gala Winesap Granny Smith Jonathan Gloster Idared Jonagold Elstar Braeburn Fuji Cripps Pink Altre SOMMA Cascoli TOTALE
2011
%
2012
427.902 107.755 12.001 157.460 7.867 64.340 51 115 2.106 12.900 602 82.175 64.364 48.481 21.993 1.010.112 170.879 1.180.991
42,36 10,67 1,19 15,59 0,78 6,37 0,01 0,01 0,21 1,28 0,06 8,14 6,37 4,80 2,18 100% 14,47 10,93
387.585 80.157 12.309 143.278 4.353 48.623 38 130 1.989 8.215 360 64.983 48.774 38.828 21.311 860.933 83.252 944.185
Mivor: un colosso. L’esperienza sensoriale più piacevole e inaspettata che abbiamo fatto nel 2013 si è svolta all’interno del magazzino automatico della Mivor, la più grande delle sette cooperative della VI.P. Un magazzino automatico lo avevamo già visto alla Cafa di Merano (cooperativa in questo caso aderente al consorzio VOG). Altrettanto impressionante anche se più piccolo: alla Cafa la capacità è di 7.500 bins contro i 18 mila della Mivor. Ebbene, a Laces è successo quello che non era accaduto a MeFRUITBOOKMAGAZINE
%
2013
405.290 45,02 99.920 9,31 9.887 1,43 141.695 16,64 5.963 0,51 57.211 5,65 18 0,00 92 0,02 2.373 0,23 10.942 0,95 402 0,04 67.957 7,55 60.503 5,67 38.408 4,51 30.295 2,48 930.956 100% 173.006 8,82 -20,05 1.103.962
% 43,53 10,73 1,06 15,22 0,64 6,15 0,00 0,01 0,25 1,18 0,04 7,30 6,50 4,13 3,25 100% 15,67 16,92
rano: siamo potuti entrare all’interno del magazzino e, più ancora dei movimenti automatici e dell’altezza vertiginosa (un’idea si ha osservando la foto di apertura dell’articolo che si riferisce proprio al magazzino della Mivor) ci ha impressionato l’intensità del profumo fresco di mela che si poteva respirare. Un profumo naturale e privo di chimica. I magazzini automatici nel mondo della frutta si contano sulle dita di una mano. Ce ne sono quattro in Alto Adige - oltre a Cafa e Mivor, anche Texel
(VI.P) e Fruchthof Überetsch (VOG) - un quinto è in corso di costruzione alla Geos (VI.P) mentre sarà la volta di Rivoira in Piemonte nel 2015. Ma non è solo il magazzino automatico che fa della Mivor il più grande stabilimento d’Europa per la lavorazione delle mele. Ecco i numeri da primato: la superficie occupata è di 11 ettari, 85 mila tonnellate è la capacità massima, la calibratrice di ultima generazione ha 10 corsie e 66 canali di uscita (nella foto della pagina a fianco) e fa 60 foto per frutto con 45 fotocamere per selezionarlo, 16 le linee di confezionamento per il prodotto convenzionale. Non mancano tunnel di ceratura, pallettizzatori automatici e pannelli solari sulla copertura. Per finire con le celle che utilizzano la DCA (atmosfera dinamica controllata), tecnologia che permette di conservare a lungo la frutta senza utilizzare i trattamenti post raccolta. “È il magazzino più grande e più avanzato d’Europa”, ci comunica il responsabile marketing della VI.P Michael Grasser, che ci ha accompagnato nella visita. “Questo per noi è un motivo di soddisfazione, che ci pone delle sfide. Come possiamo migliorare ancora? Non possiamo andare a cercare soluzioni nel nostro settore, siamo già noi il punto di riferimento. Ma non possiamo nemmeno stare fermi. Per questo guardiamo ad altri settori che presentano delle analogie, come quello delle uova, un prodotto alimentare fresco e delicato proprio come le mele”. l N.6 l GENNAIO 2014
Per il futuro sono ottimista. La popolazione “mondiale cresce e non mancano le economie emergenti. Sta solo a noi saper cogliere le nuove opportunità. La Polonia è un competitor, ma manca ancora di attori importanti e di uno standard qualitativo omogeneo ”, Fabio Zanesco
Foto: Marco Pitea
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Segmentazione: bio e Crocville. La VI.P è l’organizzazione melicola che più di ogni altra ha intrapreso con decisione la strada della segmentazione. Ha lanciato nel 2012 la linea Crocville per i più giovani, con spot televisivi ad hoc, attività in-store, un sito internet dedicato e tanti gadget. Ha poi una produzione biologica di tutto rispetto. “Il raccolto quest’anno è tornato su livelli normali, attorno a 23 mila tonnellate”, ci comunica Gerhard Eberhöfer, responsabile del settore bio. l N.6 l GENNAIO 2014
“Prevediamo che la nostra produzione cresca del 3-4 per cento l’anno, in linea con l’andamento medio del mercato europeo. L’Italia è per noi il mercato principale, con il 35 per cento delle vendite. Il paniere varietale vede una predominanza di mele rosse e bicolori, la Golden incide nel biologico solo per il 40 per cento. La qualità è in linea con il convenzionale, a partire dall’aspetto estetico. Questo del resto è quello che vuole il consumatore finale. Il mercato italiano cresce ma è ancora lontano da altri Paesi
europei. In Germania la quota di mercato del bio è attorno al 5 per cento, mentre il Italia siamo vicini al 2 per cento. È vero che nel 2004 eravamo all’1 per cento, quindi in 10 anni è praticamente raddoppiata. Perché ci sia un vero cambio di passo bisognerebbe che le referenze biologiche fossero messe dalla distribuzione moderna a fianco di quelle convenzionali. Se vengono lasciate in un corner non funzionano”.
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Più estero e frutti di bosco per il distretto di Huelva Archiviata una delle peggiori campagne di sempre causa maltempo Steven Maxwell
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I coltivatori nella zona più importante d’Europa per la produzione di fragole dicono che tutti gli indicatori risultano positivi per la stagione 2014, durante la quale il settore spera di riprendersi da una difficile campagna 2013, rovinata da un clima piovoso e freddo che ha condizionato sia la produzione che i consumi. Quasi 7 mila gli ettari investiti a fragole mentre prosegue il boom dei frutti di bosco con 2.500 ettari. L’Italia si conferma terza destinazione estera Durante i primi mesi del 2013 la Spagna meridionale ha sofferto una prolungata ondata di intense piogge che hanno compromesso le prospettive per la campagna delle fragole nella provincia di Huelva, il maggior centro di produzione di fragole d’Europa. “Intense piogge e umidità hanno contrassegnato l’andamento dell’ultima campagna, durante la quale la produzione è calata del 10 per cento” afferma Rafael Domìnguez, direttore generale di Freshhuelva, l’associazione onubense dei produttori ed esportatori di fragole spagnole. Sebbene egli affermi che sia impossibile dare un’indicazione sui probabili volumi produttivi della campagna appena iniziata, spiegando che fattori atmosferici nel corso della stagione potrebbero ancora segnare il risultato finale raggiunto dal settore, Domìnguez sostiene che finora i segnali appaiono positivi. In termini di qualità, secondo Domìnguez i coltivatori si aspettano che sia la più alta possibile: “Noi abbiamo bisogno di pioggia durante l’autunno, in modo che le piante possano radicare e FRUITBOOKMAGAZINE
crescere come dovrebbero”. Se ciò avverrà resta da vedere, dato che Freshuelva - nelle sue stesse previsioni per la stagione 2014 - ha rivelato che caldo e siccità nella Spagna meridionale durante la semina hanno portato alla morte di numerose piante, che non avrebbero potuto resistere alla differenza di temperatura fra i vivai e le zone di crescita. Domìnguez afferma che un modo per risolvere tali problemi potrebbe essere una migliore fornitura d’acqua a Huelva da parte delle altre regioni del Paese, benché non vi siano finora indicazioni che tale richiesta del settore stia per essere accolta. “Stiamo lottando per una falda acquifera in superficie nella provincia di Huelva che assicurerebbe ai coltivatori di questa regione di non soffrire più di carenza d’acqua per l’irrigazione”, afferma Domìnguez. A dispetto di ciò, Freshuelva rivela che sono stati piantati il 16 per cento di ettari in più di lamponi, l N.6 l GENNAIO 2014
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Il settore si sta facendo strada in Oriente e in America Latina, dove ha spedito nel 2013 more, mirtilli e fragole
l N.6 l GENNAIO 2014
more e mirtilli rispetto alla stagione precedente, con un incremento totale di superficie di 2.520 ettari. Nel caso delle fragole la superficie totale è aumentata del 2 per cento per 6.980 ettari. I coltivatori spagnoli di solito cominciano il raccolto delle primizie alla fine di dicembre e, sempre a seconda del tempo, finiscono la stagione a maggio o giugno, esportando immediatamente tutta la frutta raccolta. Il settore ogni anno produce in media 280 mila tonnellate, di cui l’80 per cento viene esportato, soprattutto in Germania, Francia, Regno Unito e Italia. Ad ogni modo, lungi dall’adagiarsi sugli allori, Domìnguez spiega che Freshuelva e i suoi coltivatori con-
sociati hanno tratto vantaggio nell’importare frutti di bosco dalla Russia e dagli altri paesi dell’est Europa. È ugualmente significativo, egli afferma, che il settore si stia facendo strada in Asia, avendo spedito via nave more e mirtilli a Paesi come Singapore e Malesia, mentre ha ottenuto le prime esportazioni in America Latina, la stagione scorsa, grazie al produttore associato Grufesa che ha spedito fragole a Panama. D’accordo con il direttore generale di Grufesa, Carlos Cumbreras, la spedizione via aerea ha avuto luogo in aprile e rappresenta una svolta significativa sia per l’azienda che per il settore. In seguito a tale risultato, Cumbreras dice che FRUITBOOKMAGAZINE
LA PRODUZIONE DI FRAGOLE A HUELVA ( ANDALUSIA ) mila ettari mesi di fornitura di superficie % raccolto 2013 ( dicembre - giugno )
7 -10 o 280 4º
per maltempo
mila tonnellate a campagna
mercato estero più importante è l’Italia
7 80º
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Grufesa nutre grandi speranze per la prossima stagione. “Le nostre aspettative per la stagione sono sempre molto alte e perciò dobbiamo chiedere di più a noi stessi per raggiungerle”, afferma. “Come ogni anno, il nostro impegno in questa campagna è offrire una fragola senza eguali, caratterizzata sia dalla qualità che dall’essere sana, sicura e sostenibile per la natura. Questo è il nostro obiettivo ed è per questo che noi siamo esperti di fragole”. Grufesa comincia la raccolta a dicembre quando appaiono le prime fragole della stagione, con Cumbreras entusiasta di sottolineare che questo processo - che dura fino a giugno - è portato avanti con la maggior cura possibile e in accordo con gli standard FRUITBOOKMAGAZINE
GlobalGAP e produzione integrata. In linea con gli altri produttori di frutti di bosco della regione, Cumbreras ammette che Grufesa ha sperimentato una delle più difficili stagioni durante il 2013 con la frutta che ha subito le conseguenze delle avverse condizioni del tempo, mentre le esportazioni sono state influenzate dal freddo in tutta Europa: “Il consumo nei mercati internazionali in cui esportiamo ha subito una contrazione in seguito al clima eccessivamente rigido e questi due fattori hanno condotto a risultati inferiori a quelli auspicati”.
% della produzione viene esportata
I principali mercati d’esportazione di Grufesa comprendono Germania, Portogallo, Austria, Svizzera, Svezia, Francia e Italia, sebbene esporti anche nel Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Olanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Belgio, Polonia e Russia. Ad ogni modo Cumbreras ammette che rimangono alcuni ostacoli da superare nel settore della fragola spagnola nel suo complesso per ottenere una crescita nelle esportazioni. “La sfida principale è mostrare ai mercati che le fragole spagnole hanno un grande valore aggiunto, che manca negli altri produttori ed esportatori, il cui solo vantaggio competitivo è l’abbattimento dei costi” sostiene. “Il settore della fragola spagnola deve focalizzarsi sulla differenziazione e per farlo dobbiamo continuare a fornire ulteriore valore aggiunto tramite qualità, innovazione e attenzione all'ambiente. La sfida, pertanto, consiste nel continuare ad offrire un prodotto unico/inimitabile attraverso un processo di miglioramento ed un’innovazione costanti. Cumbreras afferma che la sostenibilità e la sicurezza alimentare sono stati di particolare importanza per Grufesa nei tempi più recenti, con l’azienda che ha attuato il programma Bayer Crop Science’s Food Chain Partnership, per un periodo di tre anni al fine di fornire ai consumatori ulteriore garanzie di qualità e sicurezza. Infatti, egli sostiene che il 100 per cento dei 440 ettari piantati da Grufesa per la nuova stagione hanno ora l N.6 l GENNAIO 2014
Fréson de Palos, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di fragole, prevede di superare in questa campagna le 70 mila tonnellate, di cui almeno 9 mila destinate all’Italia, in sensibile aumento rispetto alle 7 mila dell’anno scorso, nel periodo che va da gennaio a giugno.
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FRÉSON DE PALOS GUARDA LO SPOT DI
istituito nuovi controlli relativi a insetti nocivi e malattie quali conseguenze del programma. Come Grufesa, Fréson de Palos, che segue il modello-Huelva, è fiducioso riguardo un deciso miglioramento della campagna delle fragole, se il tempo rimarrà benevolo per i mesi e le settimane a venire. “Siamo fiduciosi che ci sarà un volume simile a quello dell’ultima stagione, ma con una qualità migliore rispetto al 2013, quando intense piogge e umidità causarono problemi alla produzione in vari momenti della campagna” afferma il responsabile marketing dell’azienda Jaime Zaforas. “Lo stato attuale della nostra produzione è imbattibile, e suggerisce ottime condizioni per l’inizio di una buona stagione 2014.” La stagione delle fragole di Fréson de Palos comincia per davvero ogni dicembre con piccole quantità destinate al mercato locale, le prime esportazioni cominciano a gennaio e vanno avanti fino all’ultima setl N.6 l GENNAIO 2014
timana di maggio o la prima di giugno, con la ditta che normalmente esporta 33 mila tonnellate di frutta. “Il nostro giro d’affari è molto stagionale, con tutte le vendite concentrate in un totale di soli cinque mesi, al di fuori dei quali noi continuiamo a lavorare senza sosta sulla valutazione della stagione precedente e la pianificazione della campagna successiva”, spiega Zaforas. Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Portogallo costituiscono i mercati principali di Fréson de Palos e il centro delle esportazioni, sebbene l’azienda continui a studiare possibilità
in altre potenziali destinazioni. Come Cumbreras, Zaforas è ottimista circa le future prospettive per il settore della fragola spagnola, per quanto egli affermi che i coltivatori devono stare attenti a non perdere la loro posizione leader nei mercati più importanti. “La Spagna - aggiunge Zaforas - è il maggior produttore di fragole in Europa e deve affermare tutta l’esperienza e la professionalità che ha consentito al settore di raggiungere questa posizione, per contrastare i volumi in crescita provenienti da altri Paesi esportatori che non hanno ancora completamente conquistato la fiducia dei mercati”.
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Nasce Berryway Group il nuovo protagonista di fragole e frutti di bosco Eugenio Felice
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Un nuovo importante interlocutore per la grande distribuzione, oltre alla trentina Sant’Orsola e alla veronese Garden Frutta. Quest’ultima, tra l’altro, è anche il maggiore importatore italiano di piccoli frutti e distributore dell’americana Driscoll’s che a sua volta è il più grande produttore mondiale di berries con siti produttivi in diverse aree del mondo, compresa l’Europa e il Nord Africa. Berryway Group nasce dall’unione della OP piemontese Ortofruit Italia, che conta tra i suoi prodotti di punta proprio i piccoli frutti, della spagnola Surexport, una delle maggiori realtà iberiche per fragole e piccoli frutti, con produzioni anche in Marocco che permettono di ampliare il calendario di offerta, e di RK Growers, altra realtà piemontese con forti legami con il mondo produttivo e una grandissima expertise commerciale, con clienti in ogni parte del mondo. La nuova realtà è stata presentata all’ultima edizione di Macfrut lo scorso ottobre e si rivolge per ora al mercato italiano, sia al canale della grande distribuzione organizzata che al canale tradizionale composto da grossisti e negozi specializzati. La forza e unicità del progetto sta nell’essere un network internazionale di produttori in grado di fornire per 365 giorni l’anno fragole, mirtilli, lamponi, more e ribes di varietà esclusive, selezionate per rispondere ai requisiti di sapore da una parte e shelf life dall’altra. Un modello imprenditoriale diffuso quindi, una filiera di FRUITBOOKMAGAZINE
La nuova realtà ha sede in Piemonte ed è formata da Ortofruit Italia, Surexport e RKGrowers. La parte più innovativa del progetto sta nel riunire sotto un’unica cabina di regia e un unico marchio la produzione spagnola, marocchina e italiana di fragole, mirtilli, lamponi more e ribes di varietà esclusive, disponibili per dodici mesi grazie alla continuità e alla tipicità creata sul calendario stagionale dai vari territori coinvolti. Ottima l’accoglienza da parte del trade italiano produzione geo-integrata con una rete commerciale unificata che valorizza tipicità e stagionalità dei singoli territori coinvolti, che ottimizza la logistica e consente un controllo scrupoloso di tutti i passaggi della filiera a salvaguardia della freschezza e della sicurezza dei prodotti. Il trade italiano ha accolto con entusiasmo il nuovo interlocutore, come ha spiegato Carlo Lingua: “Berryway Group risponde alle attuali esigenze dei distributori: innanzitutto siamo produttori, siamo ben organizzati, abbiamo un calendario che copre i dodici mesi, facciamo innovazione di prodotto, abbiamo una logistica efficiente. L’asse Cuneo-Huelva fa capo a una collaborazione in atto da diversi anni, che ha permesso di avallare nel tempo un’ottima sinergia professionale”.
“È un progetto di filiera integrata”, afferma Romualdo Riva, che per Berryway Group segue i rapporti con la grande distribuzione italiana. “Rappresenta un contributo inedito all’innovazione nel retailing e nella comunicazione ver-
so il consumatore finale, abbattendo le diseconomie di scala, oggi diffuse nel settore dei piccoli frutti, a vantaggio di un’ottimizzazione dell’organizzazione di tutta la filiera. La nostra forza sta proprio nell’essere molto più che semplici produttori”. l N.6 l GENNAIO 2014
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Aumenta la shelf life con il nuovo film Carton Pack A Berlino con il nuovo contenitore iPET-Tray Eugenio Felice
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L’azienda di Rutigliano (Bari), dopo il lancio di un film che permette di aumentare la durata dei prodotti, con grandi risultati soprattutto nella quarta gamma, si presenta alla fiera Fruit Logistica con un contenitore rivoluzionario in PET, dal peso ridotto (-50 per cento rispetto allo standard) e costituito per l’80 per cento da materiale riciclato. I costi si abbattono a fronte di un appeal che invece è molto elevato perché richiama al tatto e alla vista i contenitori ecologici in cartone Il film CPFresh della Carton Pack ha vinto l’Oscar Macfrut 2013 nella categoria packaging e materiali di imballaggio. La tecnologia CPFresh permette di autoregolare la respirazione del prodotto, mantenendo invariata la qualità fino al consumo. Attraverso un sistema di micro-foratura al laser i film e gli accoppiati scambiano ossigeno e umidità per un valore preciso che evita l’ossidazione del prodotto fresco estendendo la shelf-life. Le principali caratteristiche sono così riassumibili: è ampiamente adattabile in funzione del prodotto e delle condizioni di lavorazione; permette di conservare inalterato il gusto originale dei prodotti freschi; raggiunge elevate performance anti-fog; garantisce al produttore alimentare l’eliminazione di costi connessi ai resi. Il risultato è una durata maggiore sul punto vendita e presso il consumatore finale. Nelle vetrine dello stand Carton Pack alla fiera cesenate si potevano osservare le bobine di questo film e capirne quindi l’utilizzo. Questa tecnologia permette ad esempio alle insalate di FRUITBOOKMAGAZINE
quarta gamma di raggiungere mete lontane come la Russia e quindi, nei fatti, di ampliare i propri mercati. Carton Pack da oltre 40 anni sviluppa tecnologie e prodotti per l’imballaggio per il settore alimentare e ortofrutticolo offrendo un’ampia gamma di soluzioni adatte alle diverse esigenze. È un’azienda tutta italiana, con sede a Rutigliano, nel distretto dell’uva da tavola e del pastificio Divella, a poche centinaia di metri da alcune piattaforme della grande distribuzione. È un’azienda molto dinamica e vivace, che proprio negli ultimi anni ha accresciuto la sua quota di mercato nel settore ortofrutticolo nazionale ed estero, distinguendosi per i prezzi competitivi e le soluzioni tecnologiche innovative. L’amministratore Gianni Leone ha svolto un sapiente lavoro di reclutamento di manager competenti che ha permesso all’azienda di fare un salto di qualità e di poter affrontare i mercati esteri.
Carton Pack presenterà tutte le linee di prodotto con particolare attenzione a iPET-Tray. Si tratta di un’alternativa conveniente rispetto ai tradizionali contenitori in PET standard per frutta, verdura e quarta gamma, rispetto ai quali pesa il 50 per cento in meno, consentendo un considerevole abbattimento sui costi. iPETTray è costituita per l’80 per cento da materiale riciclato: questo assicura un bassissimo livello di impatto ambientale.
“Il trend del settore imballaggi dichiara Massimiliano Persico, responsabile marketing dell’azienda dallo scorso anno e originario di Treviso - è assolutamente positivo oggi, in controtendenza con la media congiunturale economica del nostro Paese. Ritengo che un motivo possa essere l’ampio margine di sviluppo per soluzioni di imballaggio adatte alle incalzanti esigenze di tutela del prodotto, di eco-compatibilità dei materiali e di efficienza nel riciclo degli stessi. Alla Carton Pack certamente non abbiamo un atteggiamento attendista per l’anno appena iniziato: l N.6 l GENNAIO 2014
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stiamo guardando allo sviluppo di interessanti mercati esteri che potrebbero essere strategicamente utili a bilanciare qualche rallentamento nel medio lungo termine a livello nazionale”. Effettivamente Carton Pack non manca di partecipare alle fiere di settore, dalla più importante Fruit Logistica a quelle più periferiche come il Fresh Produce Ukraine. Proprio a Berlino l’azienda pugliese presenterà quest’anno il nuovo iPET-Tray. Si tratta di un’alternativa conveniente rispetto ai tradizionali contenitori in PET standard per frutta, verdura e quarta gamma. Viene prodotta utilizzando un materiale innovativo a base di PET. La struttura dei contenitori raggiunge pesi specifici molto contenuti (-50 per cento rispetto ai classici contenitori in PET), le caratteristiche funzionali e meccanil N.6 l GENNAIO 2014
che sono identiche a quelle dei classici contenitori in PET, richiedendo tuttavia il 40 per cento in meno di materia prima per la produzione (ciò consente un abbattimento consistente dei costi). iPETTray è fatta per l’80 per cento da materiale riciclato: questo assicura un bassissimo livello di impatto ambientale. Il contenitore ha un eccezionale appeal che lo assimila ai contenitori ecologici in carta o cartone ed è caratterizzato da una superficie molto morbida, adatta a riproduzioni grafiche personalizzate. Infine, la struttura molecolare interna le conferisce leggerezza e isolamento termico.
Il nuovo contenitore iPET-Tray ha un peso più basso del 50% rispetto agli altri contenitori, è fatto per l’80% di materiale riciclato e assicura un elevato isolamento termico
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Arriva SormaBag, la rete di impatto che fa risparmiare Tanti i vantaggi rispetto alla classica rete, a partire dai costi Eugenio Felice
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Il gruppo di Cesena, dopo il lancio dell’Ecopunnet, un cestino retinato monomateriale che ha avuto un ottimo riscontro nel 2013, introduce quest’anno un imballaggio flessibile per agrumi (ma non solo) in grado di rispondere al meglio alle attuali esigenze del mercato: è bello, funzionale (aumenta anche la shelf life dei frutti), monomateriale, ma soprattutto costa meno rispetto alla classica rete e permette quindi dei risparmi al magazzino di confezionamento Il 2013 è stato un anno importante per il Gruppo Sorma, la maggiore realtà italiana specializzata nella progettazione e realizzazione di macchinari per il confezionamento della frutta e degli ortaggi, presente in 45 Paesi nel mondo. Oltre a festeggiare le 40 candeline, ha presentato un prodotto rivoluzionario, l’Ecopunnet, un cestino retinato monomateriale che piace ai confezionatori, perché la nuova macchina FLW aumenta di molto la produttività del magazzino, riducendone al contempo i costi, e piace alla GDO perché oltre ad essere attraente è monomateriale e quindi completamente riciclabile. “Nel corso del 2013 - fanno sapere dalla società - sono state installate 85 macchine dalla Sicilia al Piemonte, un’impresa titanica resa possibile dalla capillarità e competenza della nostra divisione tecnici”. Sorma può contare oggi su 350 dipendenti in Italia e altri 300 divisi tra Spagna, Francia, Turchia, Olanda, Germania e Stati Uniti. Quattro i siti produttivi per le macchine (Italia, Spagna, Germania e Turchia), altrettanti i siti FRUITBOOKMAGAZINE
produttivi per i materiali della divisione Netpack (Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti). Il SormaBag. Lo scorso ottobre a Madrid, all’ultima edizione di Fruit Attraction, nell’ampio stand della Sorma, era esposta anche una nuova confezione, un imballaggio flessibile rivolto soprattutto agli agrumi. “I produttori spagnoli - riferiscono dalla società - hanno accolto con favore il nuovo prodotto, tanto che in alcuni casi, di loro iniziativa, hanno invitato i loro clienti presso il nostro stand per vedere dal vivo e toccare con mano la nuova confezione. Stiamo testando da alcuni mesi in un magazzino dell’Emilia-Romagna che lavora a pieno ritmo la nuova macchina BSH, con risultati molto positivi. Allo stesso tempo stiamo producendo i materiali, che in questo caso sono la rete estrusa e il film plastico. Da febbraio saremo pronti per installare le macchine
L’Ecopunnet, fotografato in questo caso alla fiera Macfrut di Cesena lo scorso settembre, è un cestino retinato monomateriale che ha riscosso un notevole successo nel suo anno di lancio, il 2013, con circa 85 installazioni della macchina dedicata, denominata FLW, in altrettanti magazzini di diverse regioni italiane, dalla Sicilia al Piemonte. Il nuovo Sormabag non è altro che un Ecopunnet senza cestino.
su larga scala e per questo lo stand di Fruit Logistica quest’anno sarà dedicato proprio alla nuova confezione”. Il SormaBag sostanzialmente è un Ecopunnet senza il cestino. È nettamente superiore alla rete tradizionale perché riduce i costi e l’utilizzo di materiale, senza compromettere la produttività del magazzino e migliorando sia l’aspetto estetico, che la shelf life dei frutti che, infine, l’impatto ambientale essendo completamente riciclabile. Ma andiamo con ordine. La macchina FLW ha una produttività analoga a quelle tradizionali l N.6 l GENNAIO 2014
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ma richiede minori e più veloci fermi macchina. Consuma infatti meno materiale, perché l’imballaggio ha meno materiale, soprattutto film, tanto che il SormaBag da chilo pesa 5 grammi contro i 7,4 grammi della rete tradizionale da chilo. Per il film inoltre c’è una sola bobina contro le due bobine della macchina retinatrice tradizionale. La rete poi è estrusa e non tessuta, con il vantaggio di dare più luminosità al prodotto. Per passare all’aspetto più evidente: nel SormaBag il film è meno della metà rispetto alla rete tradizionale, la banda è su un solo lato e comprende anche il manico. Una delle due basi del manico è riservata alle informazioni variabili, che oggi anche per disposizioni normative sono sempre più numerose. Ancora: la confezione è composta solo da materiale plastico e l N.6 l GENNAIO 2014
quindi è completamente riciclabile, mentre nelle reti tradizionali viene incollata una etichetta di carta con i dati variabili. Questo aspetto piacerà quindi alla grande distribuzione e al consumatore finale, così come piacerà loro anche la maggiore shelf life, grazie alla aerazione superiore permessa dalla ridotta superficie del film, e l’apertura easy open: non servono più le forbici per aprire la rete, bastano le mani, una soluzione ottimale per consumare il prodotto anche fuori dall’ambiente domestico. Insomma, i presupposti ci sono tutti per bissare il successo dell’Ecopunnet.
Oltre a essere monomateriale, il SormaBag è easy open, per aprirlo bastano le mani. La ridotta superficie del film consente una maggiore aerazione e quindi shelf life
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40 frutti per cassa grazie al vassoio alveolato Nespak Una confezione funzionale a basso costo che migliora la shelf life Eugenio Felice
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Nella classica cassetta 40 x 60 monostrato possono trovare spazio 40 frutti grazie al vassoio alveolato da quattro frutti proposto dalla Nespak. Una soluzione intelligente e a basso costo, che permette alla catena distributiva di segmentare la sua offerta e ridurre gli scarti a fine giornata, al consumatore di fare un acquisto veloce con un packaging che oltre a proteggere i frutti migliora anche la conservazione grazie a una serie di accorgimenti come il fondo a microcelle In un articolo sul nostro sito internet fruitbookmagazine.it abbiamo inserito il vassoio alveolato da quattro frutti in linea progettato dalla Nespak tra le più interessanti novità per i buyer della distribuzione moderna presenti al Macfrut. La serie TU in realtà non è una novità assoluta, perché già presentata nel 2012 sempre in occasione della fiera di Cesena. Ma poco importa. Si tratta di un vassoio da quattro pezzi in linea, meccanizzabile e a basso costo. Risponde alle attuali esigenze dei consumatori che vogliono fare acquisti più frequenti ma con scontrino medio più basso. Grazie a una serie di accorgimenti migliora la shelf life dei frutti. Altro vantaggio, dentro alla classica cassetta 40 x 60 ci stanno 10 vassoi flowpaccati, filmati o retinati - per un totale di 40 frutti di calibro A nel caso delle pesche oppure 70/75 o 75/80 nel caso delle mele. Più frutti per vassoio significa ottimizzare gli spazi e ridurre i costi logistici e l’impatto ambientale. Il vassoio permette tra l’altro di segmentare e differenziare l’offerta FRUITBOOKMAGAZINE
sulla base del valore percepito per sostenere e stimolare i consumi. “Sul mercato italiano - spiega Alberto Maso, direttore vendite Italia, settore ortofrutta, di Nespak sta andando bene anche se un po’ sotto le aspettative, a causa principalmente di due motivi: il primo riguarda l’automatizzazione del riempimento, in quanto sono necessarie alcune modifiche alle attuali macchine presenti nei magazzini di confezionamento, costi non facili da sostenere in questo periodo; la seconda è la resistenza all’innovazione della GDO italiana che, per poter mantenere più fornitori in concorrenza fra loro con gli stessi prodotti, frena le nuove proposte dei più innovativi”. Il gioco è semplice: per la maggior parte delle referenze le catene tengono mediamente tre fornitori che devono confezionare il prodotto allo stesso modo. è quindi la catena alla fine che decide se un determinato imballaggio va bene o meno.
La serie TU è stata pensata per contenere quattro pesche di calibro A, da sempre difficili da collocare sul mercato, e per le pesche piatte disposte “di taglio” come fossero biscotti. In raltà questo formato si è diffuso anche per altri frutti come mele, kiwi, cachi, etc.
“Inizialmente - dichiara Maso abbiamo studiato la serie TU per quattro pesche di calibro A, da sempre difficili da collocare sul mercato e per le pesche piatte disposte “di taglio” come dei biscotti. In realtà questo formato si è diffuso anche per altri prodotti come i cipollotti freschi, i pomodorini ramati o le erbe aromatiche, anche se noi insistiamo sul potenziale utilizzo con i quattro frutti a peso garantito di pesche, mele e kiwi, o con cinque o sei frutti di susine, clementine, ancora kiwi, ecc. Nespak, con le società del gruppo Guillin, lo propone chiaramente l N.6 l GENNAIO 2014
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anche all’estero dove, come spesso accade già da anni, è stato accolto con maggiore entusiasmo grazie ad una maggiore sensibilità alle novità in linea con le nuove esigenze del mercato e all’attenzione per il contenimento dei costi logistici. Riguardo ai canali di vendita, questo vassoio potrebbe trovare un utilizzo anche nel normal trade, anche se qui la sfida è sicuramente un pò più dura in quanto i presupposti di un acquisto self service non esistono, mentre permangono quelli relativi alla praticità. Per esempio in questo canale sono molto utilizzati i cestini “aperti” spesso con il manico. Quindi un piccolo contenitore, molto economico, può facilitare la vendita di alcuni prodotti come pomodorini ramati, quattro pesche mature, quattro cachi, pesche piatte, ecc.”. Parlando di vassoio ci viene natul N.6 l GENNAIO 2014
rale pensare a un confronto con quelli in cartoncino da quattro o sei frutti. “Partendo dall’assunto osserva Maso - che nessun materiale utilizzato nel packaging presenta dei vantaggi in assoluto, quelli relativi al modello TU in polipropilene sono il minor costo; il fatto che sia impermeabile all’umidità; nella versione per quattro frutti il fondo possiede delle microcelle che catturano l’acqua di condensa che evita l’eventuale formazione di muffe; la miglior logistica grazie al maggior numero di pezzi a parità di volume e poi chiaramente il polipropilene è totalmente riciclabile e a basso impatto”.
All’estero, come spesso accade, questo vassoio è stato accolto dalle catene distributive con maggiore entusiasmo grazie a una maggiore sensibilità alle novità
FRUITBOOKMAGAZINE
Shelf life dell’ortofrutta, il cartone ondulato vince sulla plastica riutilizzabile Il ruolo degli imballaggi nel food waste Eugenio Felice
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Durante un convegno a Macfrut 2013 organizzato da Bestack è stata presentata una ricerca dell’Università di Bologna sul rapporto tra imballaggi che contengono la frutta e la shelf life di quest’ultima. La professoressa Lanciotti e il suo team non hanno dubbi: “La frutta va a male prima se confezionata nella plastica, il cartone invece assorbe i batteri”. Occorre a questo punto approfondire la ricerca ampliando il campo a un numero maggiore di prodotti orticoli e frutticoli È impressionante quanto è emerso dalla ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna, sotto la guida della professoressa Rosalba Lanciotti: la frutta confezionata in imballaggi di cartone ondulato, le classiche padelle monostrato o doppio strato, ha una shelf life significativamente superiore rispetto alla stessa frutta confezionata negli imballaggi di plastica riutilizzabili a sponde abbattibili. La ricerca ha preso in esame uno dei frutti più sensibili alle varie fasi di lavorazione e conservazione, le pesche: in questo caso il consumatore finale ha fino a tre giorni in più per consumare i frutti se l’imballo utilizzato è stato di cartone ondulato. Diciamo fino a tre giorni in più perché dipende molto anche dalle condizioni esterne che hanno impattato sui frutti nelle fasi di confezionamento prima, trasporto ed esposizione sul punto vendita dopo. Se in queste fasi si è lavorato bene il vantaggio si riduce. L’approccio e l’ambito della ricerca sono assolutamente innovativi in FRUITBOOKMAGAZINE
quanto indagano, per la prima volta, cosa succede dopo l’atto di vendita al consumatore e cosa accade al prodotto tra le mura domestiche. Il primo passo per una eventuale politica di customer satisfaction. Le pesche confezionate in cartone ondulato durano effettivamente di più a casa del consumatore finale perché il grado di contaminazione dei frutti è più basso. In altre parole la frutta si mantiene buona più a lungo, il consumatore ha più tempo per mangiarla e questo si dovrebbe tradurre in un minore spreco, cioè in una più bassa probabilità che quei frutti finiscano nel bidone dell’umido. Un aspetto molto importante oggi, sia economicamente che eticamente. La scelta del tipo di imballaggio, quindi, può fare la differenza, almeno queste sono le evidenze dello studio presentato lo scorso settembre in occasione di Macfrut nel corso di un workshop dal titolo “Imballaggi & Shelf Life: implicazioni microbiologiche e ripercussioni economiche per l’ortofrutta”. Lo studio, promosso da Bestack,
consorzio non profit di ricerca che raggruppa nove soci e rappresenta oltre il 95 per cento della produzione italiana di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta, indaga proprio questo, ovvero l’interazione fra imballaggio e prodotto contenuto, al fine di garantire la migliore shelf life dei prodotti ortofrutticoli e mantenere elevati gli standard di igiene e sicurezza alimentare. L’obiettivo dell’equipe universitaria era valutare le interazioni tra diverse tipologie di imballaggi e prodotto contenuto. In particolare, lo studio ha confrontato l’effetto che hanno sulla shelf life delle pesche gli imballaggi in cartone ondulato monouso certificati Bestack (BQA) rispetto alle cassette di plastica riutilizzabili a sponde abbattibili (RPC). Premessa fondamentale al nuovo studio sono stati i risultati ottenuti nei due anni precedenti di ricerca e presentati nel 2012, sempre alla fiera Macfrut. Potremmo così sintetizzarli: maggiore contaminazione degli imballaggi in plastica riutilizzabile rispetto a quelli in cartone (anche per questi attenziol N.6 l GENNAIO 2014
La ricerca svolta dall’Università di Bologna ha preso in esame uno dei frutti più sensibili alle varie fasi di lavorazione e conservazione: le pesche. In questo caso il consumatore finale ha fino a tre giorni in più per consumare i frutti se l’imballo utilizzato è stato di cartone ondulato.
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PLASTICA RIUTILIZZABILE VS CARTONE MONOUSO challenge test sulla shelf life
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
SHELF-LIFE PER PRODOTTI IN RPC (ore) 109 111 95 95 94 99 91 94 92 80 83 92 121 104 143 49 66 102 98 81
SHELF-LIFE PER PRODOTTI IN CARTONE (ore)
INCREMENTO DI SHELF-LIFE (ore)
TEMPERATURA (°C)
141 148 139 151 118 132 117 138 126 133 116 144 149 134 167 121 129 140 155 139
32 37 44 56 24 33 26 44 34 53 33 52 28 30 24 72 63 38 57 58
9 9 9 9 19 19 19 19 14 14 14 14 14 14 4 24 14 19 9 9
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RUN
TEMPO DI NUMERO COMMERCIALIZZAZIONE DI LESIONI (ore) 29 58 29 58 29 58 29 58 43,5 43,5 14,5 72,5 43,5 43,5 43,5 43,5 43,5 58 58 29
1 1 3 3 1 1 3 3 2 2 2 2 0 4 2 2 2 0 0 0
Fonte: Università di Bologna
ne alle modalità di stoccaggio); la popolazione microbica degli imballaggi è risultata essere costituita prevalentemente da microrganismi che, pur non costituendo un pericolo per la salute del consumatore, sono in grado di alterare il prodotto; gli imballaggi in plastica riutilizzabile delle tipologie più sporche già visivamente, hanno evidenziato una frequente contal N.6 l GENNAIO 2014
minazione da parte di microrganismi indicatori di contaminazione fecale; i test effettuati inoculando negli imballaggi un ceppo non patogeno di E. coli hanno indicato che la probabilità di trasferimento del microrganismo alla frutta è maggiore nel caso della plastica riutilizzabile rispetto al cartone certificato Bestack in tutte le condizioni adottate.
La ricerca. La filiera ortofrutticola presenta molteplici e diverse variabili, per questo la ricerca ha previsto condizioni iniziali di igiene identiche per il cartone monouso certificato Bestack e le plastiche riutilizzabili, per poi inoculare in entrambe le tipologie di imballaggio la medesima quantità di microrganismi degradativi, questo per valutare l’effetto di imballaggi FRUITBOOKMAGAZINE
I dati sullo spreco alimentare in Italia sono piuttosto allarmanti, come ha evidenziato una ricerca di Waste Watcher - osservatorio istituito da Last Minute Market - pubblicata lo scorso ottobre: lo spreco domestico vale 8 miliardi di euro e in testa ai prodotti più buttati c’è proprio l’ortofrutta, assieme ad altri freschissimi come pane, latticini e affettati. Interessante la risposta che viene data dai consumatori sulla causa dello spreco: frutta e verdura non durano, vanno a male troppo in fretta e così finiscono nella spazzatura.
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diversi sul prodotto contenuto a parità della medesima contaminazione. Il piano sperimentale ha previsto diversi casi di temperatura di conservazione lungo la supply chain, di numero di lesioni e di ore di commercializzazione e ha misurato il tempo che impiegavano le pesche, confezionate in cartone BQA e RPC, per raggiungere livelli di contaminazione batterica che non consentivano più di commercializzare il prodotto, in altre parole shelf life o vita di scaffale della frutta. Tra i tanti casi analizzati - considerando condizioni più favorevoli rispetto a quelle che quotidianamente riscontriamo nei supermercati - la ricerca dimostra che le pesche confezionate nel cartone ondulato hanno una shelf life superiore del 20 per cento rispetto a quelle imballate in plastica RPC: il che si traduce in un giorno in più a disposizione del consumatore. E in casi di mantenimento non ottimale della catena del freddo (quindi con temperature più elevate), il dato raddoppia, con una differenza tra le due tipologie di imballaggio superiore ai due giorni. Una delle motivazioni risiede nelle caratteristiche diverse dei materiali: il cartone ondulato BQA è un materiale naturale, per sua natura poroso, ed è in grado quindi di intrappolare e “assorbire” i microrganismi degradativi. La plastica invece è un materiale di sintesi quindi più scivoloso, tale da favorire una migrazione maggiore di microrganismi verso frutta e verdura contenute in quanto, nel conFRUITBOOKMAGAZINE
fronto, sono un substrato preferibile da colonizzare. Senza spingersi in complicati calcoli empirici sulla quantità di pesche che eviterebbero di essere sprecate se tutte fossero imballate in cartone ondulato, risulta comunque chiaro che il consumatore ha più tempo a disposizione per consumare le pesche acquistate se esse sono confezionate in un imballaggio in cartone ondulato certificato Bestack, e il prodotto ha anche un livello qualitativo più elevato. C’è quindi differenza nel periodo complessivo di conservazione della frutta tra i due tipi di imballaggio, ma in entrambi i casi il momento di depauperamento del prodotto avviene a casa del consumatore e non sul punto vendita, prima nel caso degli RPC, dopo se confezionati in cartone BQA. Per questo sono trascurabili i dati di prodotto buttato o invenduto sui punti vendita. Perché il fenomeno non è visibile nel punto vendita, non riguarda la fase di vendita ma la soddisfazione del cliente. Customer satisfaction. È noto che la logistica di rifornimento nella GDO è governata dalla velocità di rotazione del prodotto e dalla redditività garantita da quest’ultimo a metro quadro, e non dalla soddisfazione del consumatore: ma se quest’ultima diventasse sempre più una finalità di chi offre frutta e verdura, allora pensare a quali tipologie di imballaggi preferire per migliorare la shelf life dei prodotti ortofrutticoli e la loro qualità
potrebbe essere un elemento strategico su cui investire, e anche un importante elemento di comunicazione. Scrivere in un negozio o un supermercato che l’ortofrutta venduta dura un giorno in più, oltre che un eccezionale elemento di segmentazione dell’offerta, sarebbe un elemento di immediata comprensione e di grande attrattività per il consumatore. La ricerca ha tenuto conto anche dell’alveolo che, a detta della professoressa, è sì una barriera ma non stagna in quanto presenta dei fori (di alcuni millimetri) che lasciano passare con facilità i microrganismi (che si misurano in micron), movimento favorito dall’effetto biosol (condensa che si forma con le diverse temperature), creando quindi un ambiente fertile per il moltiplicarsi dei batteri. Ripercussioni economiche. Quelli del settore, però, lo sanno bene: la frutta è già stata venduta nell’arco di tempo teorico per raggiungere il limite di shelf life. Ed è qui che sta il vero problema, ha spiegato il professor Roberto della Casa, chiamato a tradurre il possibile miglioramento della shelf life del prodotto in termini commerciali lungo la filiera, dalla produzione al consumo. “Se il consumatore si trova un frutto che gli va a male dopo poche ore che lo ha portato a casa si disaffeziona e non lo compra più”, ha spiegato il docente di Marketing. Dalla ricerca è emerso comunque che le pesche confezionate nel cartone hanno una shelf life l N.6 l GENNAIO 2014
L’approccio e l’ambito della ricerca sono partico“larmente innovativi in quanto indagano, per la prima volta, cosa succede al prodotto dopo l’atto di vendita al consumatore, tra le mura domestiche. Il primo passo per una eventuale politica di customer satisfaction ”, Claudio Dall’Agata (Bestack) 75
PLASTICA RIUTILIZZABILE VS CARTONE MONOUSO challenge test con Saccharomyces cerevisiae (contaminazione deliberata) RUN 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
CARICO RILEVATO NEI PRODOTTI IN RPC (Log UFC/frutto)
CARICO RILEVATO NEI PRODOTTI IN CARTONE (Log UFC/frutto)
4,2 15.842 cellule 4,5 4,3 4,6 5,2 5,3 5,3 5,8 4,7 4,6 4,3 5,4 4,4 4,7 4,4 5,6 5,0 5,9 4,7 4,5 794.328 cellule
2,8 631 cellule 3,0 3,0 3,1 2,9 3,0 3,2 3,3 3,4 3,2 3,3 3,5 3,4 3,6 2,8 4,0 3,3 3,1 3,0 2,9 1.259 cellule
>
TEMPERATURA (°C) 9 9 9 9 19 19 19 19 14 14 14 14 14 14 4 24 14 19 9 9
TEMPO DI NUMERO COMMERCIALIZZAZIONE DI LESIONI (ore) 29 58 29 58 29 58 29 58 43,5 43,5 14,5 72,5 43,5 43,5 43,5 43,5 43,5 58 58 29
1 1 3 3 1 1 3 3 2 2 2 2 0 4 2 2 2 0 0 0
Fonte: Università di Bologna
superiore a quelle confezionate negli imballi di plastica riutilizzabili a sponde abbattibili di 1-3 giorni a casa del consumatore, a seconda di altre variabili quali mantenimento della catena del freddo, tempo di commercializzazione e numero di lesioni. E questo indipendentemente da come il consumatore porta casa il prodotto, in quanto il processo di marcel N.6 l GENNAIO 2014
scenza inizia nel confezionamento e continua fino a casa del consumatore. “Si badi bene - ha spiegato Claudio Dall’Agata del Consorzio Bestack - che tale differenza non è visibile agli operatori del settore in quanto le differenze non sono percepibili né nel magazzino di confezionamento, né nei cedi né nei punti vendita ma solo a casa del consumatore. Si tratta quindi
di un beneficio al consumatore in termini di servizio, uno strumento di segmentazione dell’offerta e di innalzamento della qualità. Fino ad oggi nessuno si è preoccupato di ciò che accade a casa del consumatore. Se il prodotto si mantiene buono o no. Del post vendita come nel caso delle auto per misurare il grado di soddisfazione. L’utilizzo dell’imballo in cartone, come eviFRUITBOOKMAGAZINE
La ricerca ha tenuto conto dell’alveolo che è sì una barriera ma non stagna, in quanto i suoi fori lasciano passare con facilità i microrganismi, movimento favorito dall’effetto biosol (condensa che si forma con le diverse temperature), creando quindi un ambiente fertile per il moltiplicarsi dei batteri.
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LA SINTESI: Shelf life in giorni calcolata sulla base delle quantità di ufc di degradativo: Pseudomonas - Marcescenza Cartone
RPC
(log 10^7 ufc per frutto)
Differenza in GG Cartone su RPC
8
3,5
3,0
7
2,6
6
2,3
2,4
5
Giorni
1,8
2,0
4
1,4
1,8 3
Dopo ulteriori 48 h - tempo medio di permanenza a pdv
2,5
2,4
2,2
2,2
1,5
1,3
1,5
1,4
1,4
1,3
1,6 1,0
1,2
2
1,1
1,0
Giorni di Differenza
Periodo rimanente in GIORNI di perfetta shelf life a casa del consumatore
3,0
1,0 0,5
1
Dopo 24 h dal confezionamento 0,0
0
11
2
3
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5
6
7
8
9
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Fonte: Università di Bologna
denzia la ricerca, significa poter allungare la shelf life del prodotto maturo e quindi a ritroso poterlo raccogliere a uno stadio di maturazione superiore e quindi proporre al consumatore un prodotto più gustoso, più buono”. Come ha fatto notare Roberto della Casa, si tratta di una ricerca FRUITBOOKMAGAZINE
fatto “in vitro” e come tale non può rispecchiare al 100 per cento la realtà delle cose. È però una ricerca importante perché svolta da un organismo indipendente che ha impiegato tre anni per arrivare a queste evidenze. I risultati richiedono ora ulteriori approfondimenti al fine di costituire solide pre-
messe scientifiche per orientare l’innovazione e sviluppare imballaggi che siano un reale strumento, non solo di trasporto, ma di sostegno e valorizzazione dell’ortofrutta italiana nell’arena competitiva internazionale.
l N.6 l GENNAIO 2014
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Gli imballi in plastica riutilizzabili riducono la perdita di prodotto lungo la supply chain Eugenio Felice
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Buone notizie per gli utilizzatori delle cassette in plastica riutilizzabili a sponde abbattibili (RPC). Questi imballaggi comportano infatti un rischio di danneggiamento minore rispetto a quelli in cartone. È questa una delle evidenze emerse da uno studio condotto nel maggio 2013 dall’organizzazione tedesca “Stiftung Initiative Mehrweg” (la Fondazione dei sistemi di imballaggi riutilizzabili), assieme all’Istituto Fraunhofer di Dortmund e al gruppo di lavoro Cold-Chain Management dell’Università di Bonn. Si è calcolato che lungo tutta la supply chain fino all’utente finale, viene danneggiato circa il 4 per cento dei prodotti contenuti negli imballaggi a perdere e circa lo 0,1 per cento di quelli riutilizzabili. Una trasposizione sulla situazione attuale del mercato in Germania dimostra che in caso di utilizzo esclusivo di confezioni a perdere, verrebbero danneggiati circa 36 mila tonnellate di frutta e verdura per un valore di mercato di circa 68 milioni di euro. In caso di utilizzo esclusivo di confezioni riutilizzabili, la perdita si aggirerebbe invece attorno a 1.100 tonnellate per un controvalore di mercato di circa 2 milioni di euro. La ricerca è stata condotta allo scopo di ridurre le perdite di prodotti alimentari dovute a danneggiamento in quanto in Germania è un tema di grande attualità, anche a seguito del film Taste the Waste (letteralmente, assaggia i rifiuti), un documentario del 2010 sulla distruzione globale del cibo. FRUITBOOKMAGAZINE
Un recente studio tedesco ha misurato il tasso di danneggiamento degli imballaggi nel percorso che fanno dal magazzino di confezionamento fino al punto vendita delle catene distributive. Emerge così che il 4 per cento delle cassette a perdere viene danneggiato contro lo 0,1 per cento delle cassette in plastica riutilizzabili. Il danneggiamento ha poi conseguenze sulla qualità dell’ortofrutta contenuta. L’imballaggio più delicato si è dimostrato quello in cartone ondulato Lo studio ha rilevato come il danneggiamento dell’imballaggio inizia già nel trasporto dal magazzino di confezionamento al cedi della catena distributiva (primo livello della distribuzione) e poi prosegue nel trasporto dai cedi ai punti vendita (secondo livello della distribuzione). Nel primo livello la ricerca ha riscontrato un tasso di danneggiamento quasi nullo (0,02 per cento) per le cassette in plastica riutilizzabili, dello 0,8 per cento per gli imballaggi a perdere monouso e, all’interno di questa categoria, l’imballaggio più delicato si è dimostrato quello in cartone ondulato (corrugated cardboard), a causa principalmente della sua insufficiente stabilità, con un tasso di danneggiamento del 2,5 per cento. Nel secondo livello della distribuzione, si è rilevato, a prescindere
dal tipo di imballaggio, un tasso di danneggiamento molto più elevato, dovuto soprattutto ai pallet disomogenei, fatti cioè con differenti tipi di imballaggio, che vengono preparati nei cedi per poi inviarli nei singoli punti vendita. Enorme
in questa fase la differenza nel tasso di danneggiamento: solo dello 0,1 per cento per gli RPC contro il 3,3 per cento degli imballi a perdere monouso. I danni agli imballaggi hanno poi, evidentemente, delle ripercussioni sulla qualità di frutta e ortaggi. l N.6 l GENNAIO 2014
Foto: Marco Pitea
Bollini sempre più richiesti, a breve anche compostabili Italia prima in Europa nell’utilizzo dei bollini Eugenio Felice
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Entro l’autunno sarà disponibile anche per i confezionatori italiani il bollino compostabile sviluppato da Sinclair su richiesta di Zespri. Il labelling non conosce crisi ed è sempre più utilizzato, perché permette di comunicare direttamente al consumatore un marchio, un luogo di origine, una particolare promozione. Comunicare oggi significa anche rassicurare un consumatore sempre più diffidente e sensibile al tema della sicurezza alimentare Qualcuno potrebbe pensare che non succeda molto di nuovo nella bollinatura della frutta, ma alla Sinclair questo non potrebbe essere più sbagliato. Ci sono infatti numerosi progetti in fase di sviluppo e nuove tendenze continuano ad emergere. Per esempio l’idea di utilizzare il bollino applicato sulla frutta per comunicare il luogo di origine potrebbe non essere così nuova; comunque questa tendenza è oggi di grande attualità. Se la bollinatura della frutta può essere vista semplicemente come un requisito imposto dal cliente o dalla normativa, è spesso utilizzata come mezzo efficace per promuovere il marchio, per ottimizzare il processo di check-out delle catene distributive (etichette con bar code o PLU) e per comunicare la zona di origine. Un sondaggio condotto a inizio 2013 dall’Organizzazione dei Consumatori Europei ha rivelato che c’è un crescente interesse a saperne di più circa l’origine degli alimenti che si trovano in commercio. Il 70 per cento delle persone intervistate ritiene che l’origine sia un driver importante FRUITBOOKMAGAZINE
nelle decisioni di acquisto. Lo stesso sondaggio ha indicato che tra il 70 e il 90 per cento dei consumatori vuole sapere l’origine dei prodotti della frutta e degli ortaggi così come del pesce e dei latticini. “È negli ultimi tre anni che è cresciuto in modo consistente all’interno dell’Unione Europea l’utilizzo di bollini che comunicano il luogo di origine, trend che può essere in parte una conseguenza dell’allarme creato dai recenti scandali alimentari”, dichiara Paola Verzello, responsabile commerciale per l’Europa di Sinclair, azienda americana leader mondiale nei sistemi di bollinatura della frutta. “Il settore e specialmente i nostri clienti sono molto interessati agli aspetti della sicurezza alimentare. Se comunicare il luogo di origine attraverso il bollino serve a rassicurare il consumatore, allora tutti lungo la filiera ne traggono beneficio”. I bollini con l’indicazione del luogo di origine sono sempre più l N.6 l GENNAIO 2014
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I bollini, ultra sottili in polietilene, possono essere rimossi in modo veloce e facile grazie al sistema esclusivo Tab-Lift
l N.6 l GENNAIO 2014
utilizzati in Europa dai confezionatori di cetrioli, come nei casi di Franken-Gemüse in Germania e di Concombre de France Group in Francia. In Italia le organizzazioni melicole del Trentino Alto-Adige VOG, VI.P e Melinda hanno deciso di inserire nel bollino, assieme al loro marchio, anche l’indicazione dell’IGP o della DOP. Ad ogni modo la sicurezza alimentare rimane la priorità e per questo sempre più confezionatori di frutta nel mondo stanno scoprendo i benefici di utilizzare il bollino ultra sottile in polietilene piuttosto del tradizionale bollino di carta. Paola Verzello spiega in proposito che “il materiale plastico utilizzato nei bollini Sinclair è superiore
rispetto alla carta perché non assorbe l’umidità e rispetta in pieno la normativa circa la food safety, sia per quanto riguarda il materiale che per l’inchiostro e la colla. Abbiamo poi un grande vantaggio rispetto agli altri bollini presenti sul mercato: il sistema esclusivo Tab-Lift che permette di sollevare e rimuovere il bollino con estrema semplicità e velocità”. Non solo bollini. Parlare solo del bollino però è riduttivo: oltre al materiale Sinclair fornisce anche un’ampia gamma di macchine per la bollinatura, adatte alle più svariate esigenze e con una caratteristica comune: i bollini sono applicati ai frutti in modo veloce, deliFRUITBOOKMAGAZINE
kiwi
frutta estiva
agrumi
meloni/angurie
N O V I T À
mele
IL BORSINO DEL LABELLING SECONDO SINCLAIR pomodori cuore di bue pere cetrioli noci esotico
Foto: Andrea Felice
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Nel settore meloni e angurie, Agricola Don Camillo è stata la prima azienda a installare una Sinclair. Sulla destra un bollino Marlene (VOG) con QR Code per scaricare l’applicazione per smartphone.
cato e igienico. “I nostri sistemi di bollinatura permettono di applicare i bollini in tutte le fasi della lavorazione, dalla calibratura al fine linea di confezionamento, sia sul prodotto sfuso che in vassoio”, evidenzia Paola Verdello. “Non andiamo da un cliente per proporgli una macchina, andiamo dal cliente per capire quali sono le sue esigenze e se abbiamo la macchina giusta per lui. Ogni magazzino di confezionamento ha le proprie specificità che il nostro team è in grado di analizzare attentamente per fornire la soluzione più adatta o addirittura - come succede spesso - ideando soluzioni ad hoc e su misura per soddisfare le particolari esigenze di lavorazione del cliente”. FRUITBOOKMAGAZINE
Il primato dell’Italia. Sul mercato italiano Sinclair si appoggia da trent’anni alla Sorma, gruppo di Cesena con una grandissima esperienza in fatto di macchine per la lavorazione della frutta e di materiali. I suoi tecnici forniscono assistenza e formazione con continuità e tempestività. I magazzini dedicati si trovano a Cesena e a Bolzano. Quello italiano è il mercato più importante d’Europa per Sinclair. “È il mercato più evoluto”, sottolinea Paola Verzello. “Se all’estero in alcuni casi il bollino viene considerato ancora più che altro come un costo da sostenere se richiesto dal cliente, per gli operatori italiani è invece un elemento di branding, un modo per dare riconoscibilità ai propri prodotti, so-
prattutto quando si tratta di alta qualità, selezione o particolari varietà. Nonostante la crisi, l’Italia per Sinclair è ancora un mercato in crescita, perché i bollini vengono sempre più usati su frutti o ortaggi che fino a poco tempo fa li utilizzavano poco o per nulla. Penso ai kiwi, agli agrumi, alle pere, alla frutta estiva o ad alcuni ortaggi come pomodori, cetrioli e cipolle, o ancora alle noci e alla frutta esotica. Sulle mele siamo stabili, semplicemente perché sul mercato è difficile trovare una mela senza il bollino, è il frutto con cui siamo partiti. Se l’Italia è il mercato più importante ce ne sono altri che si stanno sviluppando rapidamente, come la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Croazia e la Serbia. Quest’ultima è la nuova frontiera per le mele, grazie a condizioni pedoclimatiche estremamente favorevoli”. Il primo bollino compostabile. Sinclair ha sviluppato su richiesta di Zespri il primo bollino compostabile applicabile alla frutta. Si l N.6 l GENNAIO 2014
A partire dall’ultimo trimestre del 2014 il primo “bollino compostabile al mondo, che abbiamo sviluppato su richiesta di Zespri, sarà disponibile anche in Europa. Un prodotto innovativo, ecofriendly e soprattutto resistente ai vari passaggi lungo la filiera ”, Paola Verzello (Sinclair)
La marchiatura laser: una nicchia. Lo scorso 3 giugno un regolamento dell’Unione Europea ha dato il via libera alla marchiatura laser dei frutti e le prime applicazioni si sono già viste nel corso dell’estate. Tra i primi a credere in questa soluzione il giovane Oscar Zerbinati, che ha collocato nel suo magazzino di Sermide una macl N.6 l GENNAIO 2014
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Foto: Marco Pitea
decompone in 22 settimane ed è realizzato in acido polilattico (PLA) derivato da risorse rinnovabili. Sono stati necessari quattro anni per superare le numerose difficoltà tecniche e raggiungere questo risultato. La sua prima applicazione è avvenuta nel 2013 su 5 milioni di kiwi della linea biologica Zespri. Ora i tempi sembrano maturi anche per il mercato italiano. “A partire dall’ultimo trimestre del 2014 sarà disponibile anche in Europa”, annuncia Paola Verzello. “Una volta superate le sfide tecniche di questo materiale ci siamo scontrati con una disponibilità di materia prima insufficiente a soddisfare la domanda globale. Questo è il motivo principale per cui non possiamo accontentare da subito i nostri clienti. Dovranno aspettare ancora pochi mesi, ma l’attesa sarà ripagata da un prodotto innovativo, ecofriendly e soprattutto affidabile. Il bollino è stato progettato per resistere ai diversi passaggi lungo la filiera, in modo da degradarsi al momento opportuno. Chiaramente è compatibile con tutte le macchine Sinclair”.
Paola Verzello, responsabile commerciale Sinclair per l’Europa, ed Enrico Campana, responsabile tecnico e commerciale della divisione italiana di Sinclair, che opera all’interno di Sorma Group.
china laser che marchia con un codice unico ogni melone. Sul sito dell’azienda è possibile risalire a diverse informazioni sul frutto tra cui il giorno della raccolta. “Non rientra nei progetti in fase di sviluppo”, commenta Paola Verzello. “La marchiatura laser dei frutti può andare bene per produzioni di nicchia ma è incompatibile con magazzini che lavorano grandi volumi di prodotto. Parliamo in sostanza di due cose diverse. In particolare la questione grafica: un bollino può avere una definizione di gran lunga superiore, oltre ad essere colorato, l’impatto sul pro-
dotto è quindi molto superiore con il bollino. È vero invece che anche Sinclair si sta muovendo sulla stampa laser. Abbiamo già installato infatti in alcuni magazzini che lavorano grandi quantità di prodotto e che hanno diverse linee di prodotto, delle stampanti laser che in frazioni di secondo stampano i dati variabili sui bollini applicati con macchine interfacciate e sincronizzate alle alte velocità delle calibritrici. Il bollino in questo caso è già prestampato, vengono aggiunti i dati variabili - non solo alfa numerici, ma anche immagini o foto - senza rallentare i processi di lavorazione e a una definizione altissima”.
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SELEZIONI ITALIANE DI PIZZOLI: LE PATATE MIGLIORI NEL SACCHETTO SALVAFRESCHEZZA
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Il sacchetto di carta salvafreschezza della nuova linea Selezioni Italiane di Pizzoli è stata una delle novità più interessanti dell’ultima edizione di Macfrut. La nuova referenza Pizzoli accoglie le varietà migliori di patate, coltivate negli areali produttivi più vocati, spazzolate, non lavate e confezionate in un innovativo sacchetto di carta salvafreschezza. Il processo di spazzolatura del prodotto, unitamente alle proprietà della carta, consente di mantenere intatte tutte le qualità del prodotto, un vantaggio concreto per il consumatore e per le aziende della distribuzione. Tale processo riduce inoltre gli sprechi di acqua per un più attento rispetto dell’ambiente.
ORTOROMI È L’UNICA AZIENDA ITALIANA A PROPORRE I RADICCHI IGP DI QUARTA GAMMA I Radicchi IGP di quarta gamma (lavato e pronto da gustare) firmati da OrtoRomi sono una referenza esclusiva ad alto contenuto di servizio, imbustato in un pack raffinato, con elementi che richiamano l’oro, per evocare la preziosità e l’eccellenza del prodotto. In particolare, il Radicchio rosso tardivo di Treviso IGP, detto “fiore d’inverno”, nasce da una lunga lavorazione: quando il Consorzio di tutela dà il via alla commercializzazione del radicchio, dopo la seconda brinata invernale, il prodotto viene raccolto dal campo, legato e messo a “riposare” in acqua. Il processo di trasformazione del radicchio, nel gergo tecnico “fase di forzatura-imbianchimen-
LENI’S, NUOVO SITO INTERNET PER IL MARCHIO DELLE MELE TRASFORMATE DI VOG PRODUCTS È on-line da metà novembre il nuovo sito www.lenis.coop, attraverso cui scoprire l’offerta di frutta trasformata del brand degli specialisti dei trasformati di mela del Trentino Alto Adige. Una veste grafica leggera e fiabesca, che rimanda a un mondo genuino, autentico e fatto di cose semplici, come i prodotti Leni’s. Sono questi i FRUITBOOKMAGAZINE
to”, si conclude in acqua, non nel campo: proprio così il radicchio assume il tipico colore vinoso che lo contraddistingue dagli altri ortaggi. La linea Radicchi IGP comprende diverse referenze d’eccellenza per la IV gamma, già lavate e pronte da gustare o cucinare: dalla grigliata al radicchio all’insalata al radicchio variegato di Castelfranco IGP, alla deliziosa ciotola “Cuor di gusto” con radicchi IGP, noci e grana.
tratti principali del nuovo sito web. Navigando fra le pagine di questa nuova piattaforma, gli utenti potranno esplorare l’universo di Leni’s, i suoi attuali prodotti (la spremuta 100 per cento mela e le fettine di mela rossa e gialla in buste da 80 grammi), oltre che mettersi in contatto con l’azienda e scoprire le ultime novità nella sezione news. “Il nostro nuovo sito è come un libro che racconta una storia, quella fatta di passione, autenticità e genuinità del nostro marchio Leni’s”, ha commentato Klaus Gasser, direttore di VOG Products. “Abbiamo scelto uno stile in linea con il posizionamento del brand e dei suoi prodotti, che contengono tutto il gusto e la qualità delle mele del Trentino Alto Adige”. Leni’s è un marchio di VOG Products, la realtà leader in Europa nel settore dei prodotti trasformati a base di mela. l N.6 l GENNAIO 2014
DOLE FRESH FRUIT EUROPE HA FESTEGGIATO I 150 ANNI DI ATTIVITÀ AD AMBURGO Nel 2013 Dole Fresh Fruit Europe ha festeggiato i suoi 150 anni di commercio di frutta ad Amburgo. Con numerose attività, l’azienda ha fornito una panoramica sul suo lavoro, sulla sua storia e ha puntato i riflettori sulla sede di Amburgo, il primo tassello dell’attività europea della multinazionale nel lontano 1863 e ancora oggi la sua sede europea. In “Fruit Love”, un volume che celebra i 150 anni di attività ad Amburgo (in edizione limitata), non si racconta solo la storia di una società che è cresciuta da piccola impresa commerciale di frutta quale era fino all’attuale multinazionale, ma si spiega nel dettaglio anche la catena di produzione glo-
P RONTE AL DEBUTTO LE NUOVE CASSE “RATTAN” SVILUPPATE DA POLYMER LOGISTICS
bale. Per celebrare l’anniversario l’azienda ha anche rivisitato i suoi siti web aziendali e ha lanciato sul mercato 50 milioni di stickers con un design retrò sulle banane (nella foto). Il sito include ora una serie di informazioni sulla sede europea, una versione digitale del libro celebrativo e un concorso con in palio dieci viaggi nella città anseatica.
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Tra le novità più interessanti dell’ultimo Macfrut, ancora in versione di prototipo, le nuove casse proposte da Polymer Logistics (nella foto il modello esposto a fine settembre) hanno fatto bella mostra di sé allo stand Eurepack affianco al Roll ‘n’ Pall, altra novità - un carrello con funzioni di pallet - che ha vinto peraltro l’oscar Macfrut nella categoria logistica. Le nuove casse a sponde abbattibili “Rattan” hanno due punti di forza: il design dalle finiture sofisticate che riproducono l’effetto naturale delle ceste di vimini e l’apertura e chiusura Active Lock molto più agevole e pratica rispetto allo standard di settore. “Siamo ancora in fase di test ma stiamo parlando di una novità dirompente per il mercato”, ha dichiarato Alberto Lucchese, sales and business development manager di Polymer Logistics Italia.
PARTE COL PIEDE GIUSTO IL NUOVO CONSORZIO DEL RADICCHIO DI VERONA IGP Dopo alcuni anni di sostanziale inattività del precedente Consorzio di Tutela, l’OP Geofur, l’unica finora autorizzata a confezionare radicchio di Verona IGP, ha deciso di prendere l’iniziativa e di costituire un nuovo consorzio di valorizzazione, presieduto da Cristiana Furiani, che ha già raccolto numerosi produttori e interessato una superficie di oltre 130 ettari. Il riconoscimento con decreto ministeriale è arrivato lo scorso 27 novembre. Il radicchio di Verona è un superfood, come il mirtillo o il melograno, ricco di proprietà benefiche. Tra i radicchi è quello che esprime, assieme a quello tardivo di Treviso, le migliori qualità organolettiche. l N.6 l GENNAIO 2014
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OPERATIVO IL MAGAZZINO ALL’AVANGUARDIA CHE LONGOBARDI HA REALIZZATO IN AUSTRALIA
Sorge a sud di Melbourne e sta lavorando a pieno regime l’impianto che occupa la superficie di due campi da calcio che la Longobardi di Lana (Bz) ha realizzato seguendo tutte le varie fasi, dalla progettazione alla messa in opera. Solo per il trasporto del materiale sono stati necessari ed imbarcati 50 container. “Questo è uno dei più grandi impianti che le nostre officine abbiano mai prodotto”, ha commentato l’amministratore delegato Robert Longobardi. L’impianto è capace di lavorare fino a 20 tonnellate l’ora di mele sfruttando 52 canali su acqua. L’impianto è completo di sistema integrato di gestione dei cassoni, dal loro lavaggio ai sistemi di palettizzazione e depalettizzazione automatica per arrivare ai sofisticati sistemi di svuotamento in acqua. Sono 4 le linee di confezionamento, dotate anche di tunnel di ceratura.
GRANDE SUCCESSO PER I MELONI FRANCESCON GRIFFATI CON I PUFFI VENDUTI IN ESSELUNGA
sonalizzato. Per i punti vendita della grande distribuzione è previsto anche del materiale promozionale ad hoc, come un simpatico totem dove i più piccoli possono misurare la loro statura. Un esempio di segmentazione che finalmente sta prendendo piede anche nel settore ortofrutta, ad opera in questo caso del maggiore produttore italiano di meloni, protagonista nel 2013 di un’importante attività di importazione dal Senegal di meloni via aerea nel periodo marzo-aprile, attività che sarà potenziata quest’anno. Destagionalizzazione e segmentazione, prendendo come presupposto la qualità, sono le linee guida su cui si svilupperà l’azione di Francescon nei prossimi anni. Sia il vassoio “puffoso” che le immagini legate all’attività di importazione facevano bella mostra di sé allo stand della OP mantovana all’ultima edizione di Macfrut.
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L’idea di Francescon è quella di lanciare un melone retato egalizzato da un chilo inserito in una confezione in cartoncino personalizzata che contiene un magnete con un personaggio dei Puffi in omaggio. Le confezioni, contenenti un singolo frutto, sono clusterizzate con 11 pezzi contenuti in un cartone 40x60 anch’esso per-
IL 70 PER CENTO DELLE FAMIGLIE ITALIANE È PREOCCUPATO DI CIÒ CHE FINISCE NEL PIATTO Oltre 4 milioni di famiglie italiane (il 16 per cento) si dicono preoccupate per la qualità degli alimenti acquistati abitualmente. Il numero sale fino a quasi il 70 per cento se si considera anche chi si dichiara abbastanza preoccupato. È il risultato di un’indagine Accredia e Censis sulla percezione della sicurezza del cibo quotidiano di cui hanno dato ampio risalto i quotidiani nazionali a dicembre. Spulciando i dati più in profondità si capisce come la distanza - concreta, culturale o data da una scarsa informazione - sia il motivo principale della preoccupazione. Dallo studio emerge poi che il discount è il format distributivo che dà meno fiducia. FRUITBOOKMAGAZINE
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CPR SYSTEM RINNOVA IL SITO DI CASEI GEROLA NEL 2014 NUOVO CENTRO LAVAGGIO A LATINA CPR System, l’azienda leader italiana degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili e riciclabili, investe sulla crescita ampliando lo stabilimento attivo dal 2007 a Casei Gerola, in provincia di Pavia. Uno stabilimento all’avanguardia, già dotato delle tecnologie più avanzate del settore, con una capacità di lavaggio a pieno regime di 4 mila casse all’ora e attrezzato con un sistema robotizzato di asciugatura delle casse a “centrifuga” unico in Europa (si veda in proposito anche la foto di pagine 12 e 13). L’inaugurazione del rinnovato stabilimento è avvenuta lo scorso 20 settembre alla presenza di istituzioni e soci della cooperativa. L’ampliamento prevede circa 3.500 metri quadrati di spazio aggiuntivo in grado di stoccare 5 mila pallet. Dallo scorso novembre è anche operativa una macchina che si occupa specificatamente del lavaggio di pallet e minibins (nella foto a lato). Nel complesso la superficie coperta è ora di quasi 9 mila metri quadrati. “Lo stabilimento di Casei Gerola - ha dichiarato il direttore Monica Artosi - ha superato in breve tempo i 50 milioni di movimenti effettuati. Con l’ampliamento siamo in grado di
NASCE IL CLUB CANDONGA PER VALORIZZARE UNA DELLE MIGLIORI FRAGOLE ITALIANE “Alle adesioni arrivate finora ne seguiranno molte altre: il successo del club Candonga è quello di un’intera squadra che vuole valorizzare e proteggere le sue eccellenze. Non basta il miglior manager per vincere: in momenti come questo, in cui il mercato è alle prese con le flessioni generalizzate dei consumi, si vince insieme”. Conclude con queste parole Carmela Suriano, general manager di Planitalia, il convegno di presentazione del Club Candonga che si è tenuto il 16 dicembre a Scanzano Jonico, nel cuore del Metapontino, in Basilicata, zona ad elevata vocazione per la fragolicoltura. l N.6 l GENNAIO 2014
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migliorare il livello di servizio e l’efficienza, due elementi questi che guidano e orientano da sempre le scelte dell’azienda”. Oltre alle tariffe, che sono le più basse del mercato, CPR System può contare su 14 piattaforme logistiche distribuite su tutto il territorio nazionale, di cui 3 sono anche centri di lavaggio. Il 2014 vedrà l’apertura del nuovo centro di lavaggio di Latina e l’ampliamento del sito di Gallo di Ferrara, oltre al potenziamento del settore delle carni.
Il club unirà numerosi produttori e distributori sotto un unico marchio e un’unica filosofia: quella della produzione di qualità legata ad una uniformità delle tecniche produttive, della tutela dalle contraffazioni e della promozione dell’eccellenza. Tutte le aziende produttrici, oltre al packaging esclusivo Candonga, potranno scegliere di affiancare il proprio marchio a quello di “Candonga”, quindi un sistema uni-forme, che offre la possibilità di scelta, a garanzia di qualità e riconoscimento immediato. La fragola Candonga, quasi inspiegabilmente, raggiunge il culmine della sua prelibatezza quando viene coltivata nel Metapontino. “Il 50 per cento della produzione europea di questa fragola è in Italia, ma ancora non ci riusciamo a spiegare il perché delle particolari proprietà organolettiche e del sapore marcato della Candonga coltivata nel Metapontino”, ha detto compiaciuto Iván Leache, commercial manager di Planasa, intervenuto alla serata. A curare la nuova identità visiva della Candonga è l’agenzia di comunicazione Mario Matera Group di Andria. Il nuovo si-to candonga.it si apre con lo spot a cui ha dato la voce Maria Vittoria Felli, doppiatrice di diverse star del panorama internazionale tra cui Nicole Kidman e Michelle Pfeiffer. FRUITBOOKMAGAZINE
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Irene Pasquetto
QuiCibo, la App per la vendita diretta di prodotti agroalimentari 88
Le App, applicazioni per smartphone e tablet, con tematiche alimentari sono sempre più diffuse ed evolute. Centinaia di applicazioni aiutano i consumatori a scegliere cosa portare in tavola. Anche in Italia le App alimentari abbondano. Tra queste ce ne è però una che si distingue per il servizio davvero innovativo che offre. Si chiama “QuiCibo” ed è stata ideata da due trentenni veronesi Lo scopo di “QuiCibo” è quello di mettere in contatto la domanda e l’offerta di prodotti tipici agroalimentari. L’applicazione, ideata da Marco Gramulato e Nicola Galetto, è arrivata tra i progetti finalisti a livello nazionale al concorso “Ripartiamo dalle idee”, promosso dal Corriere della Sera in collaborazione con l’Università Bocconi di Milano e tra i primi 3 progetti finalisti del concorso “Rebound” bandito da Confindustria Padova. Ne hanno parlato parecchio i media nazionali, e all’estero addirittura Forbes, la famosa rivista americana di business e finanza. Marco ci spiega come funziona: “È una sorta di social network, dove le aziende agricole che producono e vendono prodotti enogastronomici e agroalimentari possono costruirsi gratuitamente un profilo per descrivere la propria storia e i prodotti, inserire foto e notizie, geolocalizzarsi sul territorio e quindi dare la percezione al consumatore non solo del prodotto ma di tutte le fasi di produzione. Ogni azienda agricola può attivare un ecommerce direttamente sulla sua pagina profilo e da lì vendere direttamente i suoi prodotti”. Mentre Nicola aggiunge: “QuiCibo è prima di tutto un sito che contiene informazioni utili ai consumatori che vogliono acquistare un determinato prodotto tipico, informazioni che fanno fatica a reperire e che non si trovano normalmente su Internet”. FRUITBOOKMAGAZINE
Fm: c’è in QuiCibo un tentativo di scavalcare, almeno in parte, la distribuzione tradizionale e di sviluppare un rapporto diretto tra produttore locale e consumatore? Nicola: “No, in realtà noi crediamo che siano possibili delle collaborazioni con la GDO. Partiamo dal presupposto che i prodotti tipici delle aziende agricole non sono di solito venduti nei supermercati tradizionali. Grazie a QuiCibo, però, un Esselunga, ad esempio, potrebbe aprire dei corner dedicati ai prodotti tipici a “kilometro zero” e pubblicizzarne la presenza sul nostro sito-social network”. Fm: QuiCibo è stato paragonato a TripAdvisor, come mai? Nicola: “Perché abbiamo sviluppato la possibilità per i consumatori di recensire il prodotto tipico una volta provato. Il fatto che l’utente lasci dei commenti funziona anche come una forma di selezione naturale basata sulla qualità del prodotto e sulla professionalità dell’azienda”. Fm: cosa ne pensate del “Kilometro Zero”? Marco: “Credo che il vero valore del Kilometro Zero stia nel concetto di produzione propria, ed è quello che ci interessa. Il fulcro è quindi la vicinanza tra chi produce e chi compra, sia essa fisica o virtuale poco importa, vogliamo far conoscere chi produce e come si produce”. Fm: cosa vedete nel futuro di QuiCibo? Marco: “Mi piacerebbe rappresentare il bello dell’Italia. La tendenza è parlare dei problemi, mentre ci dovremmo cercare di focalizzare sulle cose positive: se abitassimo altrove avremmo altri benefici ma non potremmo godere delle eccellenze del nostro territorio. Già che siamo qui, perché non godercele ogni giorno a casa?” l N.6 l GENNAIO 2014
Facciamo di tutto per contenere
il loro entusiasmo.
Frutta e verdura? Felici e soddisfatte solo nelle nostre cassette. Ecco perché produciamo contenitori in plastica per ortofrutta, nei formati standard, speciali e dedicati al settore della “GDO”. Tutti i nostri prodotti sono riciclabili, versatili, sicuri e personalizzabili.
Ecoplastica, il frutto dell’esperienza.
via Rosario Livatino, 2 - 84083 Castel San Giorgio (SA) - Italy - www.ecoplastica.it - info@ecoplastica.it