Fruitbookmagazine TENDENZE BUSINESS
ELNATHEDITORE
Câ€™Ăˆ BISOGNO DI PIU´ EMOZIONE NEL REPARTO L’ortofrutta si vende meno solo perchĂŠ non c’è tempo di prepararla e spesso non è buona o anche perchĂŠ la maggior parte delle catene distributive ha reparti dedicati che sono brutti, tristi e uguali a come erano vent’anni fa? N.14 GENNAIO 2016 TRIMESTRALE
Editoriale |
Eugenio Felice
Gdo e consistency “Mi permetto di segnalare un errore nell’intervista che avete fatto a Rod Hill della Golden Wing Mau sul numero di ottobre di Fm. Quando parla di “consistency” non intende tanto la consistenza o croccantezza della frutta e degli ortaggi. Quel termine in inglese e in particolare nel nostro settore significa continuità sia delle forniture che della qualità. Inglesi e grossi gruppi esteri di norma lamentano la mancanza di consistency sui prodotti italiani in quanto i commercianti fanno qualche consegna e poi cannano la qualità, fanno la cosiddetta “copertina” - bel prodotto negli strati superiori e lo schifo sotto. Meglio avere, per gli esteri, una qualità media buona e costante piuttosto che avere qualità top solo due volte all’anno”. È questa la e.mail che ci è arrivata in ufficio a inizio gennaio. Non si finisce mai di imparare i molteplici significati delle parole. La qualità dell’offerta italiana, del resto, espressa da una produzione ancora troppo frammentata, è forse il primo problema del nostro sistema Paese. Lo ha detto anche Claudio Mazzini, referente nazionale ortofrutta per Coop Italia, al Fresh Retailer dello scorso novembre a Milano: “Si è parlato moltissimo di un aspetto essenziale che è la qualità del prodotto, dimenticando che la qualità si fa in campagna e non nei magazzini. Vige una vecchia regola la dico qua per fare una battuta - la distribuzione ha un flusso teso che è merd-in merd-out, cioè se entra merce di cattiva qualità nei nostri cedi non può che uscire merce di cattiva qualità, facciamo fatica a farla diventare qualcosa di meglio: i fornitori devono lavorare in questa direzione, poi tutto il resto viene di conseguenza. Lo dico perché sono anche agronomo e se si vende meno ortofrutta non è perché la distribuzione non espone bene la merce ma perché per 20 anni si è lavorato male in campagna”. Una mezza verità, a nostro parere, perché dovrebbe essere proprio la distribuzione moderna a indirizzare la produzione, a maggior ragione se quest’ultima è poco organizzata.
N.14 GENNAIO 2016
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Non dovrebbero essere i clienti a dire quello che vogliono e come lo vogliono? Se poi i fornitori vengono sottopagati, come possono investire sulla qualità? Come è possibile che i migliori produttori italiani ricevano più visite dai retailer stranieri che non da quelli nazionali? E a Francesco Pugliese, presidente di ADM e amministratore delegato di Conad, che insiste da tempo sulla necessità di rendere più cool l’ortofrutta che ha un’immagine “sfigata”, replichiamo affermando che, a nostro avviso, ad avere un’immagine “sfigata” sono i reparti ortofrutta della distribuzione moderna, tutti tristi e uguali, con poche eccezioni, distanti anni luce da quelli che si trovano in tutti gli altri Paesi civilizzati. Il modo in cui presenti un prodotto, e non ci riferiamo qui al semplice imballaggio, ha oggi un’importanza determinante. La verità quindi, a nostro avviso, è che se l’ortofrutta italiana ha perso molta della sua competitività negli ultimi vent’anni, le responsabilità sono certamente del mondo produttivo ma forse ancor di più di quello distributivo italiano.
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PAG. EDITORIALE GDO E CONSISTENCY
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IMMAGINI
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BUONE NOTIZIE PER LA PRIMA VOLTA SCENDONO PRESSIONE PROMOZIONALE E MDD RIFLESSIONI PERCHÉ LA MAGGIOR PARTE DEI NUOVI PRODOTTI NON HA SUCCESSO RETAIL ALDI SÜD SBARCA IN ITALIA A VERONA LA TESTA DI PONTE FIERE VERONA, LA FORZA DI FRUIT&VEG SYSTEM È LA RETE INTERNAZIONALE ANALISI LE QUOTE AGGIORNATE DELLA GDO: SETTE CATENE SOPRA IL 5% LA NOTIZIA SFT, SI CHIUDE L’AVVENTURA VALLI TRENTINE. INIZIA L’ERA APOFRUIT TREND VOLETE IL SUSHI FRESCO? ORA LO PREPARANO ANCHE I SUPERMERCATI STRATEGIE LILLO SI RIORGANIZZA, UNA SOLA INSEGNA E VIA LA PAROLA DISCOUNT MULTIMEDIA LE VENDITE ON LINE VALGONO IN ITALIA GIÀ 15 MILIARDI DI EURO L’OPINIONE COME SARÀ IL NUOVO ANNO? TRA FRUTTA COOL E CORAGGIO SCENARI IL CLIMA CAMBIA LA GEOGRAFIA GRANDI INVESTIMENTI NEL KENT INNOVAZIONE CREMA ALLE CIPOLLINE BORETTANE L’INTUIZIONE DI MATTEO FREDDI CRONACA ART. 62, L’ANTITRUST CONDANNA COOP ITALIA E CENTRALE ADRIATICA IL LIBRO L’INTESTINO E L’UMORE SONO FELICI CON LE DRITTE DI UNA 25ENNE CHE SPOT! LA CATENA PIÙ INNOVATIVA? LIDL, CHE PROMUOVE I “SUPERFRESCHI” CONSUMER WATCH ALTROCONSUMO NON HA DUBBI: «NON CREDIAMO IN BIO» INGROSSO ITALMERCATI, ADERISCONO IL CAAB DI BOLOGNA E VERONAMERCATO MARKETING TRE STRATEGIE PER FARE PROFITTI NEL 2016 E NEGLI ANNI FUTURI MENS SANA ARANCE ROSSE, ARANCE BIONDE, BASSA ACIDITÀ. COSA SCEGLIERE?
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64 / CON IL GIOCO I 56 / GDO E FORNITORI: BAMBINI SCOPRONO I MILLE COME MIGLIORARE I RAPPORTI DI FILIERA?
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66 / BIOGRAPHY, UN 72 / VOL SPONSORIZZA PROGETTO INNOVATIVO PER IL CHIEVOVERONA E INVESTE LE MELE BIOLOGICHE VI.P
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N.14 GENNAIO 2016
CONTENUTI
76 / NEW YORK CITY, 82 / RK GROWERS TRA ORTOFRUTTA PROTAGONISTA IMPORT DALLA SPAGNA E CON TANTO SERVIZIO
VENDITE OLTREMARE
MAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Claudio Dall’Agata, Irene Forte, Maurizio Pisani, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi
86 / FRANCESCON, AL 88 / RIJK ZWAAN INVESTE VIA LA QUARTA CAMPAGNA SULL’ITALIA, NUOVA DEL MELONE DEL SENEGAL
TRIAL STATION IN SICILIA
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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa La Grafica Snc - Via A. Volta 29 37030 - Vago di Lavagno (Vr) Carta Tatami 115 gr - Fedrigoni 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero gennaio 2016: 8.000 copie Testata registrata presso il Tribunale di Verona
94 / ARANCE ROSSE, 98 / RETARDER, ECCO ANNATA TERRIBILE, CON LO LE ULTIME SOLUZIONI SPETTRO DELLA SPAGNA
Associato all'Unione Stampa Periodica Italiana
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N.14 GENNAIO 2016
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Ispirazioni Londra, 15 gennaio 2016 Fresh handmade cosmetics. 100 per cento vegetariani e non testati sugli animali. La materia prima? Anche frutta e ortaggi freschi. Parliamo di Lush, l’azienda di cosmetica del momento, che ha puntato tutto su etica e fashion, con negozi che sembrano vendere frutta anzichÊ prodotti di cura e bellezza.
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Juice smoothie? New York City, 2 dicembre 2015 Tanto vanno all’estero quanto poco in Italia. Innocent ha tracciato la strada, continuando ad innovare le referenze, e a ruota sono venuti tutti gli altri. Al New York Produce Show and Conference ne abbiamo visti tanti di juice smoothie, come questi della foto: biologici, mono uso, colorati, intriganti ed emozionali.
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Voglia di novità New York City, 3 dicembre 2015 Visitando i mercatini e i punti vendita di Manhattan abbiamo visto un’enorme varietà di prodotti esposti. Si trova veramente di tutto. Come questi funghi dal colore particolarissimo, chiamati Hon Shimeji, prodotti in questo caso negli Usa e che vanno cotti, come cita il cartellino, per togliere il gusto amaro.
buone notizie |
Marco Zanardi
Per la prima volta scendono pressione promozionale e MDD 18
Si inverte la tendenza che negli ultimi anni ha portato la pressione promozionale ad arrivare al 28,6 per cento. Nel progressivo ad ottobre 2015 scende infatti al 27,8 per cento. In calo anche il fatturato dei primi prezzi delle private label, mentre cresce quello dei prodotti premium e di quelli “green” Iniziamo a disintossicarci? Così recitava la slide sulla pressione promozionale durante l’incontro di fine anno che Conad ha fatto con la stampa. A presentare i dati di un anno ancora in crescita per il secondo retailer nazionale è stato il patron Francesco Pugliese. C’è la consapevolezza ormai che non sono i prezzi bassi a sostenere le vendite, anzi c’è il rischio che il consumatore dia un valore più basso ai prodotti,
leggendo nel prezzo basso una bassa qualità. Lo stesso Pugliese ha riconosciuto che è ora di cambiare strategia. Certo, non è stato un gran calo, dal 27,8 al 28,6 per cento, ma è comunque un segnale, una importante inversione di tendenza. È fondamentale, è stato detto durante l’incontro, passare a logiche di targhettizzazione per premiare i diversi comportamenti di acquisto dei clienti. Crescerà quindi sempre di più la profondità di gamma all’interno del reparto ortofrutta, così come la nascita di nuovi formati distributivi pensati per specifiche fasce di clientela. Il secondo fenomeno di rilievo che ha segnato il 2015, collegato al precedente, è il calo della marca del distributore (MDD), che segna addirittura un -40 per cento nei primi prezzi, mentre crescono dell’11,8 per cento nei prodotti MDD premium e del 9 per cento in quelli MDD “green”, quindi biologici o comunque rispettosi dell’ambiente. In termini assoluti, nel 2015 la MDD scende dal 18,4 al 18,3 per cento.
Pressione promozionale in Italia nella distribuzione moderna
28,6 27,8 27 25,8
2012
2013
2014
2015 (Progr. Ott ‘15)
Fonte: IRI MAGAZINE
N.14 GENNAIO 2016
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riflessioni |
Maurizio Pisani
Perché la maggior parte dei nuovi prodotti non ha successo
Impresa non facile. Le statistiche dicono, infatti, che pochissimi nuovi prodotti di largo consumo hanno successo. La maggior parte di essi fallisce miseramente e scompare dagli scaffali in uno o due anni. Altri vivacchiano senza nemmeno avvicinarsi agli obiettivi che l’azienda si era immaginata. Pochi sopravvivono ed ottengono buoni risultati. Perché? Il problema principale è che spesso i nuovi prodotti vengono lanciati senza adeguate ricerche alle spalle. In molte piccole e medie aziende alimentari, spesso è l’imprenditore che decide se vale la pena produrre ed immettere sul mercato un nuovo prodotto. Sulla base delle sue idee e convinzioni. Che a volte sono azzeccate, ma più spesso no - perché il prodotto deve piacere MAGAZINE
a chi deve acquistarlo, non a lui. Ma anche in aziende più grandi questo fenomeno, a volte, si ripete. Esiste una multinazionale del largo consumo in cui ogni fine anno la sede europea deve mandare al quartier generale in USA una lista di idee di nuovi prodotti per l’anno successivo. Lì, distante migliaia di chilometri, il ceo decide, in base al suo giudizio personale, quali prodotti possono essere lanciati in Europa e quali no. Questo è un caso estremo. Ma senza arrivare a tanto, molte aziende medie e grandi non seguono alcun processo strutturato nell’ideazione e nella scelta dei prodotti da lanciare. Come si dovrebbe procedere, invece? Visto che un nuovo prodotto comporta tanti rischi di fallimento e di spreco di risorse, prima di decidere che fare si dovrebbero investire un po’ tempo e soldi in ricerche di mercato ben strutturate. Le aziende che hanno più successo nell’innovazione lavorano con processi, detti “stage & gate”, dove, come in un imbuto, tante idee di prodotto entrano ma solo pochissime superano le varie fasi di test per arrivare ad essere lanciate sul mercato. Sicuramente, lavorare con processi del genere richiede competenze, tempo e risorse. Certo è molto più facile evitare tutto ciò e basarsi solo sul proprio intuito ed esperienza. Ma, alla lunga, un approccio strutturato che consente di concentrarsi solo su poche iniziative ad alta probabilità di successo vince sempre.
vincitore
del FLIA
A Fruit Logistica si vota l’innovazione dell’anno in campo ortofrutticolo. L’idea è sempre interessante: sappiamo tutti che le innovazioni sono spesso il carburante necessario per alimentare i consumi, in molte categorie. Sicuramente le aziende finaliste hanno di che essere contente: ricevere riconoscimenti di questo tipo fa sempre piacere. Il vero problema, però, sarà tradurre il riconoscimento della giuria di esperti, o dei visitatori, in un successo commerciale
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20
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N.14 GENNAIO 2016
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retail |
Giovanni Turrino
Aldi Süd sbarca in Italia A Verona la testa di ponte 22
Il colosso tedesco della distribuzione, attivo in tutto il mondo, ha varcato le Alpi e ha preso un’intera palazzina uffici presso il Quadrante Europa di Verona, proprio di fronte al Centro agroalimentare, dove hanno sede anche altre società legate alla Germania come Eurogroup (Rewe) e Bellafrut (Lidl). L’ingresso di Aldi promette di rompere gli equilibri di un’area piuttosto affollata. Non si ferma intanto l’espansione in UK dove saranno aperti 80 nuovi store Aldi Süd, come annunciato lo scorso marzo, si appresta ad aprire i primi punti vendita in Italia. Lo farà attraverso la controllata austriaca Hofer, che è responsabile del coordinamento del progetto e che per ora non rilascia dettagli sull’operazione. Il quartier generale di Aldi in Italia sarà a Verona, presso il Quadrante Europa, dove è stata presa in affitto una palazzina di sei piani, in tutto circa 4.800 metri quadrati di uffici. Si prevede che la piena operatività sarà raggiunta il prossimo autunno, intanto è in corso la campagna “acquisti” per reperire le risorse umane e le competenze richieste per l’operazione. Il prossimo passo sarà l’acquisizione di uno o più magazzini per le funzioni logistiche e distributive. Sulla stampa si è parlato in pro MAGAZINE
posito del centro di distribuzione di amaro (Udine) di Coop Carnica ora in liquidazione e del vecchio magazzino della In’s, il discount della Pam, che si trova nel Veneziano. Ma parliamo per ora solo di ipotesi. Ma chi è Aldi? Per chi non lo sapesse è con Lidl il più grande discounter operante in Germania. Il suo fondatore, Karl Albrecht è scomparso nel 2014, ave-va un patrimonio di 18 miliardi di euro - più o meno come il nostro Michele Ferrero - ed è stato definito dalla stampa tedesca come il manager di maggior successo del secondo Dopoguerra. Dopo un litigio con il fratello Theo sull’opportunità di commercializzare tabacchi, è venuta la decisione di dividere l’impero: a Karl è andata la zona Sud della Germania (Aldi Süd), quella che poi ha conosciuto lo sviluppo internazionale maggiore in Australia, Regno Unito e Stati Uniti (l’insegna è Trader Joe’s), e a Theo la Germania Nord e il resto d’Europa (Aldi Nord). L’ingresso in Italia sarebbe in linea con la strategia di espansione attuata dal retailer tedesco per sviluppare nuovi mercati. Tra questi quello cinese, un mercato che Aldi sarebbe sul punto di aggredire. Negli Stati Uniti invece, Aldi prevede di aprire nei prossimi quattro anni 650 nuovi punti vendita, di cui 200 nella sola California. Prosegue la strategia di espansione anche in mercati chiave come l’Australia e il Regno Unito. Nelle terre di Sua Maestà nel solo 2015 Aldi ha aperto 65 nuovi punti vendita e quest’anno ne saranno aperti altri 80. Le catene italiane sono avvisate... N.14 GENNAIO 2016
fiere |
Giovanni Turrino
Verona, la forza di Fruit&Veg System è la rete internazionale 24
Il 16 dicembre a Roma è stata presentata la prima edizione di Fruit&Veg System, nuova rassegna organizzata da Veronafiere e Agrifood Consulting in calendario dal 4 al 6 maggio 2016 nel capoluogo scaligero. La forza della nuova kermesse sta nella rete internazionale di cui è dotata Veronafiere, in grado, per gli organizzatori, grazie alla esperienza di Vinitaly, di attrarre operatori da tutto il mondo interessati all’ortofrutta di qualità del Mediterraneo Dopo che Milano ha parzialmente gettato la spugna - almeno per il 2016, per il 2017 si vedrà - e archiviata la parentesi Fruit Gourmet Expo (che pochi ricorderanno), Verona si mette in gioco con una nuova proposta innovativa. La rassegna è stata presentata a Roma il 16 dicembre, si chiama Fruit&Veg System e si terrà dal 4 al 6 maggio alla fiera di Verona. In attesa di una seria indicazione ministeriale - ma Martina pare decisamente più interessato ad altri settori e alle questioni prettamente politiche - rimane quindi completamente aperta la questione fiere. Nel 2016 in Italia ci saranno quindi tre fiere, questa nuova di Verona a maggio, il Macfrut a settembre e la specializzata Interpoma a novembre. Veronafiere intende sfruttare al massimo la sua rete internazionale MAGAZINE
per dare un respiro globale alla nuova manifestazione. I presupposti ci sono tutti, bisognerà verificare la capacità di persuasione della forza commerciale sugli operatori del settore, perché alla fine le fiere si fanno se ci sono gli espositori, e le aziende italiane sono già impegnate su molteplici fronti, in Italia e all’estero. Ma torniamo a Fruit&Veg System. Intanto non vuole essere la fiera degli espositori italiani ma la fiera del sistema produttivo mediterraneo. Ce lo dice lo stesso pay off: “Mediterranean Nature, World Attitude”. Vuole essere quindi una fiera internazionale, puntando forte anche sull’aspetto dell’innovazione (e non potrebbe essere altrimenti per una fiera). Obiettivo dichiarato per la nuova kermesse è favorire l’incremento di valore dell’intera filiera ortofrutticola, da Sud a Nord, e aumentare la quota di export dei prodotti freschi e trasformati, con una fiera fatta sia di esposizione che di incontri B2B e momenti formativi. L’impegno nei confronti delle aziende italiane quindi è importante, il confronto internazionale dichiarato. Veronafiere può già contare su fiere ed eventi di successo nel settore food - primo tra tutti Vinitaly - riconosciuti a livello internazionale per il loro valore aggiunto. Maggiori dettagli, compresi i costi di partecipazione, si possono trovare sul sito web della rassegna: fruitandvegsystem.com N.14 GENNAIO 2016
analisi |
Marco Zanardi
Le quote aggiornate della GDO: sette catene sopra il 5% 26
Sono Coop Italia, Conad, Selex, Esselunga, Auchan, Carrefour ed Eurospin. Se la prima e le francesi faticano a tenere le posizioni, Conad, Esselunga e Selex continuano a crescere Se consideriamo tutti i canali, compresi i discount, scopriamo che Eurospin, con i suoi mille punti vendita, è il settimo distributore nazionale, non molto distante da Carrefour e con una quota che è quasi il doppio di Lidl e più del doppio di Lillo, la catena nota al consumatore finale per le insegne MD e LD.
La realtà italiana è però particolare e frammentata. Perché dietro ai grandi gruppi spesso ci sono numerose aziende che operano più o meno in autonomia rispetto alle altre che fanno parte dello stesso gruppo. È il caso di Coop Italia, di Conad e ancor più di Selex. La stessa Eurospin si divide sul territorio italiano in cinque società operative. Così come Sma con le insegne Simply fa parte del gruppo Auchan ma fa gli acquisti in modo autonomo rispetto ad Auchan. Nei fatti, quindi, se si è interessati a sapere quali sono i maggiori gruppi di acquisto, si potrebbe scoprire che il primo distributore in Italia, non solo per redditività al metro quadro, alla fine è Esselunga.
QUOTE DI MERCATO IN ITALIA PER CATENA (Rif. 1° semestre 2015) ALTRI
4,1%
DESPAR REWE VEGÈ C3 BENNET CRAI
1,2% 1,3% 1,7% 1,7% 1,9% 2,1%
SUN
2,1%
LILLO
2,1%
EUROSPIN
5,0%
SISA
2,2%
SIGMA
3,4%
ASPIAG
2,2%
AGORÀ
2,4%
LIDL
2,7%
FINIPER
2,8%
PAM
3,1%
SIGMA
3,4%
EUROSPIN
5,0%
CARREFOUR
6,1%
Fonte: NIELSEN - Guida Nielsen Largo Consumo MAGAZINE
COOP ITALIA 14,9%
COOP ITALIA 14,9% CONAD
CONAD
SELEX
ESSELUNGA AUCHAN
11,8%
9,4%
8,8% 7,0%
11,8%
SELEX
9,4%
ESSELUNGA
8,8%
AUCHAN
7,0%
CARREFOUR
6,1%
PAM
3,1%
FINIPER
2,8%
LIDL
2,7%
AGORÀ
2,4%
ASPIAG
2,2%
SISA
2,2%
LILLO
2,1%
SUN
2,1%
CRAI
2,1%
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1,9%
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1,7%
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la notizia |
Giancarlo Sbressa
SFT, si chiude l’avventura Valli Trentine. Inizia l’era Apofruit 28
La Giunta della Provincia di Trento, con delibera del 18 dicembre, ha revocato il riconoscimento di Organizzazione di Produttori (OP) al consorzio Valli Trentine, nato solo due anni fa con la fuoriuscita della cooperativa SFT di Romagnano da La Trentina. Nel frattempo si è dimesso il direttore Paoli, indagato assieme al presidente Coser per truffa e frode. Per la SFT, guidata ora dal romagnolo Enrico Zignani, è iniziata l’era Apofruit Italia e Canova (per il bio) La giovane OP Valli Trentine è venuta meno il 18 dicembre. Senza grandi clamori, il suo destino era già segnato. Il direttore Armando Paoli si è dimesso a novembre ed è ora sotto indagine assieme al presidente Mauro Coser per truffa e frode. Coser è colui che aveva voluto con forza il divorzio dal consorzio La Trentina e la nascita del terzo polo delle mele trentine, con 425 soci, 600 ettari investiti e un output annuale superiore alle 40 mila tonnellate. Dello scorso luglio la notizia dell’ingresso della cooperativa di Romagnano nell’orbita del colosso cesenate Apofruit, interessato in un primo momento più che altro alla produzione di mele biologiche che saranno vendute, dal 2016, attraverso Canova, titolare del marchio Almaverde Bio. MAGAZINE
Rimarranno quindi, almeno per ora, i quattro poli delle mele trentine, con un grande attore, Melinda (raccolto annuo di circa 350 mila tonnellate), e tre realtà minori costituite da La Trentina (70 mila tons), SFT (40 mila tons) e Mezzacorona (25 mila tons), di cui queste ultime legate a doppio filo con l’EmiliaRomagna, aderendo la prima ad Apofruit e la seconda ad Apo Conerpo. Dopo il disastroso divorzio da La Trentina, ora i 430 soci della SFT possono guardare fiduciosi all’accordo con Apofruit, che ha dato il nuovo direttore facente funzioni, il romagnolo Enrico Zignani, e che riguarderà l’intera commercializzazione: dal primo gennaio 2016 infatti le mele convenzionali sono vendute da Apofruit (almeno a livello di fatturazione), mentre di quelle biologiche si occuperà Canova, titolare del marchio Almaverde Bio. Non sarà un lavoro facile per il gruppo cesenate, che ha nel suo dna anche la produzione di mele, ma con quantitativi che ora diventeranno il triplo rispetto a quelli abituali. SFT d’altro canto può vantare la più grande e moderna sala di lavorazione del basso Trentino, a Romagnano, in funzione dal 2012 e costata la bellezza di 38 milioni di euro, con una capacità di confezionamento pari a 200 tonnellate al giorno. Inoltre è in corso il rinnovamento varietale che porterà in pochi anni la varietà Gala ad essere la più raccolta dai soci SFT, con l’inserimento di varietà nuove. Gala che, come sa bene Apofruit, è tra le varietà più richieste sui mercati esteri. Infine, il biologico: SFT ne produce oltre 4 mila tonnellate. N.14 GENNAIO 2016
So
e i i n g a lo i r i l e a t n i i migli i r S o a od o m r i o i p z n mer i a r a g t a n o i l s i g i l lo d i
Sinergie g è il sistema di coltivazione sv sviluppato viluppato pp per p garantire garantir g e la sostenibilità s delle produzioni produzio p oni italiane di eccellenza ancora riconoscibili e renderle renderle an ncora più visibili, riconoscib bili e premianti, premianti, attraverso collaborazioni di filiera. Il suo s marchio marchio è un sigillo vendita, e valorizza il pomodoro pomodoro italiano ndita, a ulteriore ulteriore garanzia di d un prodotto prodotto premium distintivo che italiano di qualità nei punti ve sostenibile, ssano ano e gustoso.
• Sinergie e coniuga qualità de delle elle pr produzioni oduzioni con attenzione alla salute salu ute e all’ambiente futuro migliori pr produzioni • Sinergie e garantisce un futu uro sostenibile alle m oduzioni nazionali • Sinergie e testimonia l’alta qualità q lungo tutta la a filiera • Sinergie e tutela la tipicità de el “Made in Italy” del • Sinergie e soddisfa il gusto dei d consumatori • Sinergie e raf fforza f la fiducia del cliente rafforza
I partners par t ners di Sinergie Sinnerg ie
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trend |
Irene Forte
Volete il sushi fresco? Ora lo preparano anche i supermercati 30
Auchan sta ristrutturando gli ipermercati dando più enfasi ai prodotti alimentari, preparati in molti casi all’interno dello store. È il caso ad esempio del pane, delle mozzarelle e anche del sushi, cui è dedicata un’isola con personale specializzato che lo “cucina” al momento. Una tendenza che prenderà sempre più piede nei punti vendita della distribuzione moderna. Del resto il sushi è un tocca sana per la salute: è naturale, sano, equilibrato, leggero e saziante In alcuni punti vendita della distribuzione moderna le vaschette di sushi fresco - quello che sta nel banco frigo e che scade dopo un giorno - si trovano già da alcuni anni. Esselunga è stata tra le prime. La novità del 2015 è che ora ci sono all’interno degli store delle isole in cui del personale asiatico prepara al momento queste delizie a base di pesce crudo, riso, semi, frutta, ortaggi e soia. Diciamo asiatici perché abbiamo qualche dubbio che siano dei veri cuochi giapponesi: per loro lavorare in un supermercato italiano deve essere come per un cuoco italiano lavorare nei sobborghi di una città sperduta del Guatemala. Ma torniamo alle isole: le propone il format Sapori&Dintorni di Conad - ad esempio nello store di Milano Stazione Centrale - e anche i nuovi ipermer MAGAZINE
cati Auchan, come quello pilota appena inaugurato a Bussolengo, in provincia di Verona. L’idea piace alla clientela, che oltre a fare la spesa si trova la cena alternativa e di qualità bella pronta, senza bisogno di cucinare, fare ordini al telefono o andare al ristorante. Siamo certi quindi che troveremo questa isola, con prodotto preparato direttamente in store, con sempre maggiore frequenza nei prossimi anni. A questo punto possiamo farci una domanda: accattivante e di tendenza, il sushi ha conquistato il palato del mondo occidentale. Ma farà bene anche alla salute e alla forma fisica? L’ingrediente base è il riso, cereale estremamente digeribile e dal basso contenuto calorico, solitamente accompagnato da pesce, crudo o cotto, e verdure cotte al vapore oltre ad alcuni frutti, primo tra tutti l’avocado, considerato un vero superfood. In particolare il pesce, ricco in omega 3, rende questa pietanza un naturale elisir di giovinezza che fa bene al nostro cuore e alle arterie. Condimenti come oli, grassi e sale sono sostituiti dall’aceto di riso e dalla soia che, oltre ad avere proprietà antibatteriche, antiossidanti e depurative, ci aiutano a ridurre le calorie introdotte con il pasto, alleggerendo quindi anche l’ago della bilancia. Il wasabi, la tipica salsa verde che accompagna il sushi ottenuto dalla radice del rafano, una pianta erbacea, è un alimento ricco in vitamina C e dall’importante azione digestiva, così come le alghe marine, e nello specifico l’alga nori, rappresentano un concentrato naturale di sali minerali e vitamine del gruppo A, B e C. Quindi, oltre ad essere un alimento intrigante e per molti delizioso, è sicuramente un prodotto naturale, equilibrato, sano, leggero e saziante. Del resto sarà un caso che l’aspettativa media di vita dei giapponesi è la più elevata al mondo? N.14 GENNAIO 2016
La Coop. VIVO di Cesena è l unica azienda in Europa a produrre oltre 50 varietà di germogli freschi anche biologici, in un unico stabilimento posto a Cesena nella ormai famosa food valley romagnola. L alta qualità e la notevole aumentata shelf-life rispetto al prodotto di importazione hanno fatto dei germogli VIVO un prodotto di vera eccellenza ricercato sui mercati italiani ed esteri per queste sue caratteristiche sia dagli chef che dai gourmet.
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strategie |
Giovanni Turrino
Lillo si riorganizza, una sola insegna e via la parola discount 32
I punti vendita con insegna LD, oggi presenti nel nord Italia, saranno gradualmente ristrutturati e riaperti come MD. Saranno accomunati da un nuovo layout: grandi superfici con ampie vetrate che accoglieranno i clienti e li introdurranno in spazi di vendita razionali e luminosi, dal concept moderno e invitante, il cui fiore all’occhiello sarà l’ortofrutta. E da gennaio le esclusive ricette del noto chef stellato Gennaro Esposito arricchiscono i volantini Lillo Group da gennaio ha cambiato ragione sociale ed è diventata MD Spa. Questa operazione comporta anche una progressiva uniformazione di tutti i punti vendita dell’azienda verso un unico marchio. I punti vendita con insegna LD, che ancora oggi sono presenti nel nord Italia, saranno infatti gradualmente ristrutturati e riaperti come MD, il marchio della buona spesa. Saranno accomunati dal nuovo layout: grandi superfici con ampie vetrate che accoglieranno i clienti e li introdurranno in spazi di vendita razionali e luminosi, dal concept moderno e invitante, il cui fiore all’occhiello sarà l’ortofrutta all’inizio del percorso e i reparti serviti di gastronomia, macelleria e panetteria, che vanno ad aggiungersi alle oltre 2000 referenze a marchio privato di MD, all’insegna dell’alta qualità. Diversi i punti in comune con il gruppo concorrente Lidl, tra cui un’intensa campagna di comunicazione multicanale e la presenza in assortimento MAGAZINE
di una linea premium. MD è oggi uno dei più importanti player della grande distribuzione italiana, ormai lontana dai canoni del discount - nell’insegna che potete vedere qui a lato, infatti, è sparita questa parola - ma sempre più marchio della buona spesa. Attraverso le insegne MD e LD nel 2014 la catena ha realizzato oltre 2 miliardi di euro di fatturato, portando la propria quota di mercato al 15 per cento (secondo player italiano del settore). La storia della società si identifica con quella del suo fondatore, Patrizio Podini, nato a Bolzano, attivo nel mercato della GDO fin dagli anni ’60. Nel 1994 decide di investire nelle regioni del sud fondando MD Discount che fa crescere fino allo “sbarco” sul territorio nazionale con l’acquisto nel 2013 della catena LD Market diffusa al nord e di proprietà del Gruppo Lombardini. Nasce così un player nazionale che oggi conta oltre 725 punti vendita. E per trasmettere il messaggio che da Md si trovano prodotti di qualità, a partire da gennaio MD propone nei volantini destinati ai clienti le ricette di uno dei più famosi cuochi italiani: Gennaro Esposito, chef due stelle Michelin del ristorante Torre del Saracino di Vico Equense, proprio sulla punta della penisola sorrentina. Esposito è famoso per l’attenzione che mette nella ricerca delle materie prime e ha accettato di realizzare delle speciali ricette gastronomiche per MD usando alcuni prodotti in vendita in esclusiva nei punti vendita MD e LD. In tutto le ricette saranno 25, due al mese per tutto il 2016. N.14 GENNAIO 2016
multimedia |
Marco Zanardi
Le vendite on line valgono in Italia già 15 miliardi di euro 34
Nel 2015 gli italiani hanno acquistato beni e servizi su internet per un valore di 15 miliardi di euro (+14,5 per cento rispetto al 2014). Al primo posto c’è il turismo con i classici biglietti aerei, con oltre un terzo della torta, mentre il grocery vale solo 195 milioni di euro, vale a dire un magro 1 per cento Esattamente due anni fa si è iniziato a parlare dello sbarco del servizio Amazon Fresh anche in Europa, dopo i test in alcune grandi città degli Stati Uniti. Parte nel Regno Unito, parte in Germania, parte in Italia. Sì, no, forse. Fatto sta che ad oggi è tutto fermo. Sì, a Milano e alcuni comuni limitrofi è partito a novembre il servizio Prime Now per la consegna entro un’ora o a un orario stabilito anche di prodotti
alimentari, ma mancano al momento i freschissimi. Del resto la vendita e la gestione di questo genere di prodotti non è certo un’impresa semplice. Pare però che il futuro sia segnato e già è previsto che il 2016 sarà l’anno del sorpasso degli acquisti online di prodotti “fisici”, rispetto ai servizi. Acquistare via internet beni e prodotti di uso quotidiano, come alimentari, abbigliamento o biancheria per la casa diventerà un gesto sempre più consueto grazie alle nuove piattaforme e servizi di e-commerce. Anche Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, nella consueta conferenza stampa di fine anno, ha dichiarato che quest’anno prenderà il via un progetto di e-commerce anche per il secondo distributore italiano, pur ammettendo che i retailer “tradizionali” dalle vendite on line non ci guadagneranno, perché ciò che sarà acquistato sul web non sarà comprato nella rete fisica che ha, ovviamente, un costo non indifferente.
L’eCOMMERCE B2C IN ITALIA
I SETTORI DELLE VENDITE ONLINE
Valori delle vendite da siti italiani, in miliardi di euro
Dati 2015 in milioni di euro e var. % sul 2014
15,0 TURISMO
13,1
ABBIGLIAMENTO
11,3 9,6
2.244
INFORMATICA ED ELETTRONICA
8,1 6,6 5,7
5.478
1.990
ASSICURAZIONI
5,8
GROCERY
2008
2009
2010
Fonte: OSSERVATORI.net
MAGAZINE
2011
2012
2013
2014
+26%
+21%
523
+21%
195
ALTRO
+23%
+2%
1.227
EDITORIA
+9%
3.382
+19%
2015 Fonte: OSSERVATORI.net
N.14 GENNAIO 2016
l’opinione |
Claudio Dall’Agata*
36
Cosa ci dobbiamo aspettare dal 2016? È semplice fare i consuntivi. Più arduo delineare gli scenari futuri. Per questo serve strategia. In poche battute mi porto dietro l’idea di un 2015 appena concluso che tra tutti i recenti anni di crisi alle spalle è quello con i maggiori segnali di stimolo per il settore. Sono state tante le idee e le iniziative. Abbiamo messo legna in cascina, ma il 2016, proprio per questo, deve essere l’anno in cui diamo fuoco al camino Certo, se l’obiettivo è rinnovare la capacità competitiva del settore ortofrutticolo italiano la ricetta non è semplice, ma alcuni elementi non possono mancare anche a rischio di ripetersi. Lo hanno detto apertamente tutti, i distributori in primis, che la qualità, la bontà e la genuinità dei prodotti da mission di filiera sventolata ai quattro venti deve diventare un requisito imprescindibile per far riconquistare la fiducia dei consumatori e riprendere quota alle vendite. Al di là delle richieste della GDO, più o meno strumentali, certo è che lavorare sulla qualità può consentire al nostro settore di avere risultati sulla distintività, sulla tipicità, sulle tradizioni. In una parola sull’italianità soprattutto per qualificarsi in export, conquistare nuovi canali, stimolare nuove occasioni di consumo. Se da anni poi si parla di riorganizzazione e aumento della dimensione per mascherare acquisizioni forzate tra cooperative del medesimo colore politico, l’approccio specializzato di prodotto di Opera e Origine è certamente un fatto nuovo e positivo. Il settore poi deve cambiare marcia in comunicazione, in chiave soprattutto consumer. È necessario ragionare sull’utilizzo di nuovi strumenti in una logica che non può limitarsi ad essere autoreferenziale ma deve parlare al consumatore. Lo stesso discorso, e lo dico da anni, vale per le fiere. Bene che si lavori in una logica unitaria con una pianificazione 2016 MAGAZINE
2016
2017, bene che l’internazionalizzazione sia un punto cardine, bene che sia una fiera di filiera. Ma non può essere solo questo: servono servizi, spazi ed iniziative che inizino e stimolino la marcia per la, badate bene, “coolizzazione” della frutta e verdura italiana. Lunelli di Cantine Ferrari docet. Anche nel settore packaging si è investito molto nell’anno appena trascorso. L’ultima testimonianza sono i casi di innovazione sugli imballaggi presentati alla recente fiera Marca di Bologna. Non più imballaggi di trasporto ma confezioni che raccontano il prodotto, ne facilitino l’esposizione a punto vendita, riducano lo spreco e aumentino la shelf-life e integrino al proprio interno gli stessi valori del prodotto che contengono, la sostenibilità prima di tutto. Proteggere meglio costa meno che buttare, per chi produce, per chi distribuisce e per chi consuma. Un esempio? Confezioni che allungano la vita di scaffale del prodotto in vasca refrigerata e nel frigo del consumatore che costano il 20 per cento in più dei tradizionali ma forniscono benefici economici fino a 5 volte superiori in termini di valore intrinseco di prodotto, possibilità di scale di posizionamento di prodotto, marginalità e soprattutto soddisfazione del cliente e quindi fedeltà al prodotto. Produzione e packaging da anni investono in questo e ora la GDO lo sta capendo. E tutto questo vale anche per le confezioni in ortofrutta? Certamente sì. Il Consorzio Bestack ormai 5 anni fa ha iniziato un percorso di ricerca con l’Università di Bologna per il miglioramento della shelf-life di frutta e verdura confezionata in cartone ondulato. Il 2016 sarà l’anno della verità, nel quale metteremo a valore gli studi condotti sul mercato per andare alla ricerca della massima soddisfazione del consumatore. Per questo serve il coraggio, la curiosità e la voglia di investire di tutti, ora anche della GDO. N.14 GENNAIO 2016
*managing director Consorzio Bestack
Come sarà il nuovo anno? Tra frutta “cool” e coraggio
ARANCIA ROSARIA. PERFETTO EQUILIBRIO TRA GUSTO E BENESSERE. Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali
Ricca di antiossidanti contro l’invecchiamento
Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport
Effetti benefici sulla microcircolazione
Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.
Rosaria è l arancia rossa coltivata alle pendici dell Etna da un gruppo di produttori associati secondo rigorose tecniche di produzione integrata. Fresca, succosa, profumata e con la caratteristica pigmentazione rossa : infatti, grazie alla forte escursione termica tra il giorno e la notte, si accelera il processo di pigmentazione che fa diventare rosse le arance e che dà loro un inconfondibile ricchezza organolettica.
scenari |
Marco Zanardi
Il clima cambia la geografia Grandi investimenti nel Kent 38
Frutta tropicale in Sicilia e in Puglia. Mele nel Kent, oltre la Manica. I cambiamenti climatici, se mettono in difficoltà alcune colture, danno anche delle nuove opportunità. La più grande catena distributiva inglese, Tesco, sta sviluppando assieme alla Avalon Produce un progetto sulle mele nel Kent. Già l’anno scorso era arrivata sugli scaffali la Kentish Kiss. Intanto anche le grandi maison francesi dello champagne hanno iniziato ad acquistare vigneti Sfogliamo CorrierEconomia l’11 gennaio e nella pagina dedicata all’industria agroalimentare, in cui si parla dei cinque signori del vino italiano - Antinori, Gaja, Ferrari, Boscaini (Masi) e Cotarella (Falesco) un articolo è dedicato a un fenomeno per certi aspetti sorprendente. Le grandi maison dello champagne stanno acquistando vigneti in Inghilterra, nel Kent in particolare, per il suo clima ideale. Un effetto dei cambiamenti climatici in corso, con una temperatura terrestre che anno dopo anno cresce inesorabilmente, spostando verso nord le regioni ideali per la produzione del celebre spumante e l’attenzione delle blasonate case di produzione francesi. Taittinger, una delle maison più antiche di Reims, fondata nel 1734, è la prima a fare il salto della Manica e a scommettere quasi 6 milioni di euro su 70 ettari di terreno vicino a Canter MAGAZINE
bury, insieme al produttore inglese Hatch Mansfield, per piantare nuovi vigneti di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier, di cui vedremo le prime bottiglie attorno al 2021. Le produzioni a nord della Manica di bollicine per ora sono minuscole, 4 milioni di bottiglie contro le 330 milioni prodotte nello Champagne. Ma la produzione cresce a ritmi esponenziali: i vigneti britannici, in base alle stime della Wine and Spirit Trade Association, hanno raddoppiato la superficie dal 2007 ad oggi, con un altro raddoppio previsto da qui al 2020. Ma passiamo alla frutta. Se in Sicilia e Puglia si inizia a sperimentare e produrre frutta tipicamente tropicale, come banane, mango, avocado e frutti della passione, sempre in Inghilterra cresce e diventa più significativa la produzione di mele, tanto che Tesco, primo retailer nazionale, ha stretto alcuni anni fa un accordo con Avalon Produce per sviluppare varietà nuove da produrre nel Kent. I primi frutti si chiamano Kentish Kiss, già sul mercato, e Cabaret, appena piantata. In questo caso il driver non è solo il clima ma anche la crescente richiesta dei consumatori britannici di acquistare prodotti nazionali. N.14 GENNAIO 2016
innovazione |
Carlotta Benini
Crema alle Cipolline Borettane L’intuizione di Matteo Freddi 40
È l’ingrediente base della cucina di tutto il mondo: cotta o cruda, dà il suo inconfondibile aroma ai piatti più disparati. Tuttavia nessun operatore della filiera, prima d’oggi, aveva pensato di impiegare la cipolla come cosmetico. Dall’intuizione della storica azienda Freddi Ortofrutticoli arrivano le creme alle Cipolline Borettane dell’Emilia, che fanno bene alla pelle e ai capelli. Pensate anche per i reparti ortofrutta della grande distribuzione Quello che non si mangia… oggi si spalma! L’idea è venuta un anno fa a Matteo Freddi, direttore vendite della Freddi Prodotti Ortofrutticoli di Sant’Ilario D’Enza (Re), dal 1926 presente sul mercato degli ortaggi freschi. Pensando a innovazione e valorizzazione delle tipicità locali - filosofia che da quasi un secolo muove l’azienda di famiglia è stata lanciata in via sperimentale una linea di creme per corpo, viso e mani a base di… cipolla. E non stiamo parlando della varietà comune, ma di quella di Borettana, varietà autoctona conosciuta fin dal Medioevo, che cresce nel territorio emiliano, dove grazie ai terreni argillosi questo bulbo cresce con un maggiore contenuto di acqua e risulta più dolce e saporito, ricco di sostanze nutritive benefiche per l’organismo. Il progetto prende vita, nello specifico, dall’incontro con Frescosmesi, giovane start up bolognese nata come spin-off del MAGAZINE
Dipartimento di Chimica Industriale. Grazie a particolari tecnologie sviluppate e brevettate all’interno dell’università, le sostanze attive presenti nelle Cipolline Borettane dell’Emilia vengono estratte naturalmente per ottenere cosmetici dalle proprietà idratanti, antiossidanti e antiradicaliche. “La pelle invecchia di meno, ma le proprietà delle nostre cipolline, ricche di polifenoli e di vitamine C, A ed E, sono incredibilmente preziose anche per la cura dei capelli, grazie a un particolare amminoacido, la cisteina”, spiega Matteo Freddi. “E hanno potere lenitivo e antibatterico”. Insomma, i benefici sono innumerevoli, e non va dimenticata la sostenibilità: per realizzare le creme, infatti, si utilizzano prodotti fuori calibro o segnati. Per cui nulla finisce nella spazzatura. “Siamo un’azienda famigliare, alla continua ricerca di nuove idee e prodotti realmente innovativi in ortofrutta. Sempre fedeli a questa filosofia, negli anni abbiamo lanciato molte specialty onions, ora presenti sugli scaffali e prima sconosciute ai più”. La GDO rappresenta il core business della Freddi, che nel 2015 ha celebrato due importanti anniversari: il cinquantennale dall’ingresso in Coop e il quarantesimo anno di collaborazione con Conad. “Per ora la linea cosmetica non è in commercio - conclude - abbiamo realizzato solo dei campioni per vedere se il prodotto può avere un mercato. Dai test che abbiamo fatto in alcuni punti vendita, abbiamo potuto constatare che ci sono grandi potenzialità nella cosmesi naturale e che questo settore potrebbe aiutare realmente le vendite del reparto ortofrutta, coniugando la bellezza al benessere”. E con marginalità, aggiungiamo noi, certamente interessanti. N.14 GENNAIO 2016
cronaca |
Eugenio Felice
Art. 62, l’Antitrust condanna Coop Italia e Centrale Adriatica 42
È toccato al più grande retailer italiano. L’Antitrust ha dato ragione al fornitore, comminando a Coop Italia e Centrale Adriatica una sanzione amministrativa pecuniaria (simbolica) di 49 mila euro per pratiche scorrette nei confronti del fornitore Celox Trade di Cesena, che nel frattempo ha cessato l’attività. Si tratta della prima violazione dell’articolo 62. La scorsa estate, un’istruttoria su Eurospin si era chiusa con l’archiviazione Secondo l’AGCM le condotte commerciali sleali sono state individuate nell’avere imposto al fornitore Celox Trade sconti contrattuali incondizionati e compensi per attività di co-marketing e per analisi qualitative sui prodotti, ingiustificatamente gravosi per la parte debole del rapporto di fornitura, per avere imposto congiuntamente da parte di Coop Italia e Centrale Adriatica ulteriori sconti extracontrattuali, aggiuntivi rispetto agli sconti contrattuali e legati alla realizzazione del piano promozionale nazionale. In sostanza c’è stato, da parte delle due centrali di acquisto, un abuso della propria posizione di forza commerciale per imporre al fornitore, parte debole del contratto, una serie di sconti e contributi economici eccessivamente onerosi, non proporzionati al rap MAGAZINE
porto in atto tra le parti, che incidono pesantemente sul prezzo di listino concordato”. Coop ha reagito dichiarando illegittimo il provvedimento sanzionatorio e ha annunciato un ricorso urgente al giudice competente. Peraltro nel 2014 l’Antitrust ravvisò che Centrale Italiana (formata da Coop Italia, Sigma, Despar, Gartico e Discoverde) avesse raggiunto in alcuni mercati locali concentrazioni tali da ipotizzare una restrizione della concorrenza. Centrale Italiana decise quindi l’autoscioglimento. Nelle 35 pagine del provvedimento l’Autorità rileva anche che “Centrale Adriatica, attraverso il drastico abbattimento degli ordini, ha cessato di fatto il rapporto con Celox Trade, in assenza di qualunque formale preavviso”. Decisa la reazione di Coop Italia che in una nota sostiene che è “un provvedimento che presenta gravi illegittimità per le carenze nella fase istruttoria, per l’assoluta genericità della motivazione e per la violazione del principio di contraddittorio”. Ancora, secondo Coop Italia “il provvedimento AGCM lede i principi della libera concorrenza. Partendo dal singolo caso analizzato, infatti, si afferma che di per sé le dimensioni di impresa determinano uno squilibrio contrattuale e di conseguenza vengono considerati ingiustificatamente gravosi sconti che sono invece frutto di una libera negoziazione a cui un fornitore può decidere liberamente di aderire o no”. Opposto il giudizio espresso da Centromarca. Il presidente Luigi Bordoni, pur senza entrare nel merito della vicenda, si dichiara colpito dallo spessore dell’analisi e dall’articolazione delle considerazioni svolte dall’Autorità: “l’aspetto più rilevante del provvedimento sta nella necessità di assicurare comportamenti commerciali rigorosi e corretti”. N.14 GENNAIO 2016
Un futuro più sano per tutti
Valori e impegno verso responsabilità globali
gruppoatomix.com
Siamo il primo anello della filiera agro-alimentare e da qui nasce la nostra missione: contribuire a un futuro sano, obiettivo che ci impegniamo a raggiungere ogni giorno. Le nostre varietà, frutto di anni di ricerca, si distinguono per produttività, resistenza e migliore combinazione delle caratteristiche desiderate. Una ricerca che punta all’eccellenza come la linea Sensational Flavours, prodotti dal gusto unico e speciale. Un impegno che dal campo continua anche nella società con Love My Salad, il social network dedicato alle verdure, per condividere la passione per le insalate e mettere in contatto consumatori, chef e professionisti del settore.
Rijk Zwaan Italia s.r.l. Via dell’Industria, 13 40012 Calderara di Reno (BO) Tel. +39 051 729448 Fax +39 051 4149308 rijkzwaanitaly@rijkzwaan.it www.rijkzwaan.it
il libro |
Giancarlo Sbressa
L’intestino e l’umore sono felici con le dritte di una 25enne 44
È straordinario il modo in cui la Enders riesce a spiegare contenuti scientifici rendendoli accessibili a tutti. La sua freschezza e la sua lingua così chiara funzionano decisamente meglio di molti testi illustri di medicina. L’intestino intelligente è un libro per tutti, molto godibile e divertente. Pubblicato nel marzo 2014, con un milione di copie, è stato il libro in assoluto più venduto in Germania. Domanda: siete sicuri di fare la cacca nel modo corretto? Lo ammettiamo, dei tanti libri letti ultimamente sui temi salute, benessere e alimentazione, questo è certamente il più godibile e spiritoso, accattivante fin dalla prefazione, dove l’autrice, la ventenne tedesca Giulia Enders, ci spiega di come sia diventata scienziata dell’intestino per necessità, dovendo curare una terribile malattia della pelle. Un saggio che è diventato il caso editoriale del 2015 in Germania, dove ha venduto più di un milione di copie. I testi sono arricchiti e resi più agevoli dalle illustrazioni della sorella Jill Enders. Protagonista del libro è l’intestino, che come recita il sottotitolo è “l’organo meno conosciuto del nostro corpo”, anche se allena i due terzi del nostro sistema immunitario e possiede il sistema nervoso più esteso del nostro corpo dopo quello del cervello. Le allergie, così come il peso e persino il mondo emotivo di ognuno di noi sono intimamente legati alla pancia. Scrive la Enders nella prefazione: “Durante il primo semestre andai a una festa e mi ritrovai seduta accanto a un ragazzo dal fiato pesantissimo, il peggiore che avessi mai sentito in vita mia. (...) Il giorno dopo era morto. Si era suicidato”. La modalità in cui l’intestino influisce sulla salute e sul benessere delle persone è uno dei campi di ricerca più trascurati dal mondo scientifico ma più importanti del nostro tempo. Con la sua prosa brillante ma sempre accuratamente scientifica, la MAGAZINE
Enders riesce a dimostrare quanto complesso e interessante sia il principale protagonista del nostro apparato digerente. E non ci sono tabù per questa giovane studiosa che parla con la stessa compassata agilità e la stessa spiritosa serietà di cacca e scoregge (esattamente con questi termini) così come di peristalsi e linfonodi, L’intestino Felice, Giulia Enders, emorroidi e diver- Sonzogno, 256 pagine, 16,50€ ticoli. Facciamo un esempio: siete sicuri di sedervi in modo corretto sul water quando dovete fare la cacca? La Enders ci spiega, con la giusta dose di ironia ma in modo scientifico, che la posizione sbagliata è la principale causa di emorroidi, diverticoli e stipsi. Perché oltre a essere un appassionante viaggio fra tessuti, batteri, malattie, test di laboratorio e teorie evoluzionistiche, questo libro è anche ricco di consigli pratici, ben argomentati e spiegati lucidamente e con illustrazioni esplicative, su come mantenere in forma e, appunto, felice il nostro intestino. E gli alimenti? Beh, sono fondamentali. La Enders mette in guardia dal mangiare prodotti farinacei raffinati, perché vengono assorbiti subito dall’intestino. Molto meglio la farina integrale, che costituisce una fondamentale riserva di zuccheri a lungo termine, utile come “combustibile per scaldare le cellule”, riducendo anche la produzione di insulina. E la frutta? Anche in questo caso la Enders dice di fare attenzione, perché mentre le intolleranze al glutine o al lattosio sono più diffuse e conclamate, quella al fruttosio è meno conosciuta, anche se un terzo dei tedeschi ha problemi con questa sostanza. N.14 GENNAIO 2016
che spot! |
Eugenio Felice
La catena più innovativa? Lidl, che promuove “I Superfreschi”
Lidl Italia ha vinto il premio Top Fresh Retailer 2016 nella categoria “la catena più innovativa”. Un riconoscimento che viene dai fornitori di ortofrutta e che va a premiare quella che è forse la catena distributiva più dinamica che ci sia in Italia. Un premio che è finito anche sulle pagine di quotidiani nazionali a inizio anno, a dimostrazione che a questo premio Lidl ci tiene. “Sono molto orgoglioso di ricevere questo premio a nome della mia azienda, Lidl Italia”, ha dichiarato Marcello Candelori, amministratore delegato acquisti Lidl Italia. “Negli ultimi anni abbiamo intrapreso un percorso di profondo rinnovamento che ha come punto cardine l’italianità. Il nostro assortimento è stato completamente rivisto e oggi oltre l’80 per cento dei prodotti a scaffale rappre MAGAZINE
sentano il meglio della gastronomia italiana e regionale. Lo stesso vale anche per il reparto frutta&verdura che negli ultimi anni si è sviluppato molto, passando dal 2010 ad oggi da 70 a 110 referenze, sempre con un 80 per cento di made in Italy. Abbiamo molte novità e ancora tanti progetti da sviluppare, ma siamo sulla strada giusta e questo premio lo dimostra. Ringrazio i nostri fornitori che ci hanno votato, segno che anche i nostri partner hanno percepito questi cambiamenti, così come hanno fatto i nostri clienti”. Proprio a inizio anno è partita anche una campagna tutta dedicata all’ortofrutta e ai più giovani. Caso unico in Italia. Si chiama “I Superfreschi”, durerà dall’11 gennaio al 21 febbraio ed è finalizzata a promuovere i consumi di ortofrutta presso il pubblico dei bambini e, ovviamente, a fidelizzare la clientela. La campagna consiste in un sito web dedicato, uno spot in TV, libri da leggere e colorare, peluche, applicazioni per smartphone e ricette. Praticamente, ogni 180 euro di spesa, aggiungendone 2,99, si potrà avere uno degli otto simpatici peluche. Era stata la stessa Lidl a lanciare in Portogallo nel 2014 questa iniziativa, poi riproposta con successo in altri Paesi europei. L’ultimissima novità è poi la realtà aumentata per avvicinare gli sportivi, con l’applicazione Lidlsportflyer, che vede come protagonisti ancora una volta la frutta e la verdura.
tv della
campagna
Se c’è una catena che più di ogni altra in Italia ha spinto forte sul rinnovamento negli ultimi anni questa è Lidl. Si definisce “supermercato”, ha inserito linee premium, ha rinnovato l’immagine dei punti vendita, fa una massiccia campagna pubblicitaria su ogni canale, sta scoprendo la tecnologia della realtà aumentata. Gode poi di un’ottima reputazione presso i fornitori di ortofrutta, come risulta dall’indagine che ha portato al premio Top Fresh Retailer
Vedi lo spot
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Leggi il QR!
N.14 GENNAIO 2016
consumer watch |
Eugenio Felice
Altroconsumo non ha dubbi: «Non crediamo in bio» 48
I consumatori sono disposti a pagare anche il doppio per i prodotti biologici, nella convinzione che siano più genuini, perché teoricamente privi di pesticidi e altri inquinanti, e che questo mercato sia decisamente più sostenibile. Ma è proprio vero che questi alimenti sono più sicuri, per la salute e per l’ambiente, rispetto ai prodotti tradizionali? Se lo è chiesto Altroconsumo. Le conclusioni lasciano pochi dubbi: “non ci sono differenze rilevanti” E lo dice in modo plateale sulla copertina del magazine uscito a settembre. Con un sottotitolo che spiega: “Le analisi dicono che non sono più nutrienti né più salutari degli altri prodotti”. Un colpo duro per i sostenitori dei prodotti biologici e un serio campanello d’allarme per quanti sono soliti acquistare prodotti che costano anche il doppio di quelli convenzionali. Altroconsumo è la prima e più diffusa associazione di consumatori in Italia e ha come obiettivo principale quello di tutelare i diritti del consumatore e di guidarlo nella scelta dei prodotti. L’inchiesta ha analizzato un centinaio di campioni di frutta e verdura acquistati a Milano e a Roma, in diversi punti vendita. I prodotti presi in esame sono fragole, mele, pomodorini e carote, sia biologici che convenzionali. Il laboratorio si è concentrato sulla ricerca di pesticidi e sui valori nutriziona MAGAZINE
li contenuti, quali sali minerali e antiossidanti. Per quanto riguarda la sostenibilità e l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, l’associazione sottolinea che nella produzione biologica tali sostanze sono soggette a particolari restrizioni, ma non sono del tutto vietate, come si tende a credere. Sono per esempio autorizzate nel caso di coltura a rischio (ad esempio nel caso di piogge). Inoltre, quando si valuta l’impatto ambientale di un prodotto, non è sufficiente considerare solo la coltivazione e i pesticidi, ma è necessario tenere conto anche dell’acqua, dell’energia, delle emissioni di anidride carbonica e del trasporto. E in questo non sempre prodotto bio è sinonimo di frutta e verdura di stagione e a chilometro zero, quindi di maggiore sostenibilità. Scegliere alimenti biologici quindi non ha vantaggi rilevanti per l’ambiente, nonostante queste pratiche di coltura si impegnino a prevenire la perdita della biodiversità e l’impoverimento del suolo. L’altro motivo per cui i consumatori si orientano verso il bio è legato alla salute: questi alimenti sono considerati più ricchi di nutrienti e di conseguenza più salutari. Tale convinzione è supportata da varie ricerche, dalle quali è emerso che, a parità di pianta e di terreno, il contenuto di antiossidanti è maggiore nei vegetali bio. Sarà vero? Altroconsumo è partita dai prodotti realmente presenti sugli scaffali. Il risultato delle analisi è che a livello di composizione nutrizionale tra ortofrutta tradizionale e bio non ci sono differenze rilevanti. Ciò significa che non è il metodo di coltivazione a garantire la qualità del prodotto, ma le caratteristiche genetiche della pianta, il suolo, il clima, le condizioni di trasporto e di conservazione. N.14 GENNAIO 2016
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CHE NE FANNO PARTE. FRUIT&VEG SYSTEM C COINVOLGE OINVOL LGE G GLI
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ingrosso |
Marco Zanardi
Italmercati, aderiscono il CAAB di Bologna e Veronamercato 50
Tra novembre e dicembre Italmercati, la rete di imprese che riunisce i maggiori centri agroalimentari italiani, nata solo 12 mesi fa e presieduta da Fabio Massimo Pallottini, ha accettato le richieste di adesione di Veronamercato e del CAAB di Bologna. Diventano così sette i Mercati rappresentati. Tra le prime azioni concrete il blocco dei pagamenti a Infomercati “per inutilità”. Mercati Associati intanto è sempre più in crisi, si dimette anche la Perbellini Ne abbiamo dato notizia in aprile: i maggiori Mercati all’ingrosso italiani - Roma, Milano, Torino, Napoli e Firenze - hanno deciso, date le loro dimensioni e le esigenze diverse rispetto alla moltitudine di “piccoli” mercati presenti nel nostro Paese, di uscire dalla storica associazione Mercati Associati per fare una nuova rete di imprese chiamata Italmercati. Una realtà dai numeri importanti, considerando che le società che operano all’interno di queste strutture fatturano circa 5 miliardi di euro, numeri che le consentono di farsi sentire anche con i Ministeri competenti. Un peso che ora cresce ulteriormente grazie all’ingresso di Veronamercato e del CAAB di Bologna. Il Centro Agroalimentare di Verona, ad esempio, è il maggiore Mercato all’ingrosso del Veneto, capace di movimentare 430 mila tonnellate di ortofrutta ogni anno, il 50 per cento della quale rivolta ai mercati esteri. Un Mercato dinamico, che recentemente ha ottenuto anche, primo in Italia, le certificazioni Uni En Iso 9001, Uni En Iso 14001 e Bs Ohsas 18001 sui temi MAGAZINE
della qualità, dell’ambiente e della sicurezza. Un know-how e un’esperienza che ora potrà essere condivisa e trasmessa alle altre strutture che fanno parte di Italmercati. Oltre a Verona si è aggiunto il CAAB di Bologna, che presto ospiterà la Fabbrica Italiana Contadina (Fico) voluta da Oscar Farinetti. “L’ingresso del Centro Agroalimentare di Bologna, che si aggiunge a quello recente del Mercato di Verona - ha dichiarato il presidente Pallottini (nella foto sotto) - dimostra una volta di più la bontà dell’azione che stiamo portando avanti, mettendo insieme i principali Centri agroalimentari italiani per lanciare progetti comuni e attuare economie di scala grazie allo strumento della rete di imprese. Con Bologna lavoreremo tra l’altro alla definizione di buone pratiche nel recupero dell’invenduto”. “Abbiamo avviato - ha aggiunto - un modus operandi all’insegna della concretezza, come dimostrano il bando per l’energia che dal 2016 permetterà ai Mercati aderenti un grande risparmio, il protocollo sulla sicurezza alimentare, l’impegno per il riconoscimento dell’esenzione dall’IMU delle aree mercatali per finire con il blocco dei pagamenti a Infomercati per completa inutilità”. N.14 GENNAIO 2016
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marketing |
Maurizio Pisani
Tre strategie per fare profitti nel 2016 e negli anni futuri 52
Per capire cosa funziona e cosa no, più che alle opinioni bisognerebbe sempre attenersi ai fatti, ai numeri, ai trend. Numeri che, certo, vanno interpretati, ma che devono costituire l’elemento da cui partire se si vuole impostare una strategia aziendale che funzioni. E che ci dicono i numeri? Ci dicono che, anche nel 2015, sono cresciuti i prodotti premium, quelli biologici, quelli a valore aggiunto ambientale o sociale, posizionati in una fascia di prezzo alta Ma stanno bene anche quelli di fascia di prezzo basso e di qualità accettabile, mentre soffrono i prodotti medi, quelli che un tempo raccoglievano il grosso delle scelte di acquisto. È il fenomeno della polarizzazione, dei consumi “a clessidra”, in cui si vendono bene sia prodotti cari ma che forniscono un valore percepibile a chi compra, sia prodotti a buon mercato per chi non ha molti soldi da spendere. Fenomeno conosciuto, da tempo. Ma allora perché la maggior parte delle aziende, in ortofrutta e non, continua a produrre prodotti “medi”, lamentandosi poi a fine anno se i conti non tornano? Perchè è più facile continuare a fare le cose come si è sempre fatto. Cambiare è sempre difficile, rischioso, complicato. Questo però è un grande errore, MAGAZINE
che sta alla base di tanti fallimenti aziendali. Perché il mondo esterno cambia, e anche abbastanza velocemente; i consumatori evolvono, modificano le loro preferenze. E le strategie aziendali dovrebbero adattarsi ai cambiamenti. Come muoversi, dunque, per impostare una strategia aziendale vincente per i prossimi anni? Oggi, sempre più, sembra ci siano solo tre modi per sopravvivere e prosperare nel mondo dei prodotti alimentari in futuro. Il primo è sempre lo stesso: avere prezzi più bassi degli altri. Ci sarà sempre richiesta di prodotti di qualità accettabile ai prezzi più bassi possibile. Ovviamente, per vincere in questo modo bisogna avere anche costi più bassi degli altri. Il secondo è più recente, in parte collegato al primo, e ne rappresenta l’evoluzione: diventare un produttore per le private label dei distributori. Questo è, se vogliamo, il solo modo di sopravvivere continuando a fare prodotti di “fascia media”. Per riuscire, ci vogliono flessibilità, grande efficienza produttiva ed economie di scala, buona qualità a costi bassi. Il terzo modo è quello di posizionarsi nella parte alta della clessidra, offrendo qualcosa di diverso, di speciale, di unico, di innovativo, per cui i consumatori finali siano disponibili a spendere di più. Per percorrere questa via, però, ci vogliono competenze forti di marketing, sia nella fase di sviluppo del concetto e del prodotto, che in quella di creazione di una marca. E poi risorse economiche per comunicare al mondo i vantaggi della propria offerta. E questo, sicuramente, rende le cose molto difficili. N.14 GENNAIO 2016
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Marta Baldini (dietista)
Arance rosse, arance bionde, bassa acidità. Cosa scegliere? 54
Meglio le arance rosse di quelle bionde, sono ricche di antiossidanti. Attenzione però, meglio farsi la spremuta in casa e berla subito per evitare l’ossidazione ma, se non siete dei grandi sportivi, è da preferire il frutto intero a fine pasto perché ricco di fibre che limitano l’assorbimento di carboidrati e grassi precedentemente ingeriti. I succhi a bassa acidità? Non ci sono prove dei benefici e le arance solitamente non arrivano dall’Italia ma da Centro e Sud America Le arance appartengono, insieme ai limoni, ai pompelmi e ai mandarini al gruppo degli agrumi. Le arance dolci si possono dividere in due varietà principali: le “rosse” e le “bionde”. Entrambe le varietà hanno un alto contenuto di acqua (compreso tra l’80 e il 90 per cento), pochi grassi e proteine ma molti microelementi: sali minerali e vitamine tra cui la vitamina C (importantissimo antiossidante), la vitamina A e le vitamine dei gruppi B e P. Le arance rosse di Sicilia però, oltre ad avere tutte queste caratteristiche e un sapore molto dolce e gradevole, hanno delle qualità uniche che non si ritrovano in altri agrumi. Il loro caratteristico colore rosso è da attribuirsi alla presenza di sostanze dette antocianine: pigmenti con proprietà importantissime per MAGAZINE
la salute, in quanto, proteggono dall’azione dei radicali liberi (hanno, cioè, proprietà antiossidanti) e quindi dall’invecchiamento cellulare di dna o di lipidi di membrana, prevenendo lo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete, obesità e tumori. Le arance rosse, spiegano i ricercatori, per sviluppare il loro alto contenuto di antocianine hanno bisogno di giorni caldi e notti fredde, soprattutto durante la fase della maturazione. In assenza di queste condizioni climatiche non riescono a produrre una quantità sufficiente di questi composti salutari, e finiscono per somigliare alle comuni varietà di arance bionde. Il clima adatto è quello tipico dell’area del monte Etna, dove appunto vengono coltivati questi frutti. La produzione di arance a polpa rossa è tipica della parte orientale della Sicilia, dove alcune varietà - Moro, Tarocco e Sanguinello - hanno trovato le condizioni ambientali ottimali per esprimere al meglio le loro caratteristiche. Le arance rosse sono quelle da consigliare al momento del consumo, ma è meglio una spremuta o il frutto intero? Una spremuta d’arancia al naturale, consumata entro pochi minuti dalla spremitura per evitare che gli antiossidanti e le vitamine si ossidino, ha un ottimo valore nutrizionale essendo priva di grassi, ipocalorica (circa 80 kcal) e ricca di vitamine, tuttavia, durante la spremitura perde tutte le fibre. Può sembrare un dettaglio di poco conto, invece le fibre, presenti nelle membrane che separano gli spicchi (fibre insolubili) e nella polpa (fibre solubili), rivestono una funzione molto importante a livello intestinale: limitano l’assorbimento degli zuccheri presenti nell’arancia stessa ma anche dei carboidrati e dei grassi che sono stati eventualmente ingeriti in un pasto precedente o appena terminato. N.14 GENNAIO 2016
GDO e fornitori: come migliorare i rapporti di filiera? Un nuovo evento organizzato da Fm per stimolare il cambiamento Eugenio Felice
Foto: NextVideoProduction.com
Inizia con il piede giusto la prima edizione di Fresh Retailer: Show&Conference, il primo evento del genere in Italia, finalizzato a far incontrare i rappresentanti della distribuzione moderna e i fornitori di ortofrutta per confrontarsi sui temi del miglioramento dei rapporti di filiera e delle performance del reparto ortofrutta. Tra i 270 delegati, che da tutta Italia si sono dati appuntamento a Milano venerdì 13 novembre, quaranta sono stati rappresentanti della GDO La nostra testata ha sempre cercato di stimolare il settore a migliorarsi. Questa del resto è la sua missione. Per riuscire meglio nello scopo, abbiamo pensato fosse giunto il momento di organizzare anche un momento di incontro tra la distribuzione moderna italiana e i fornitori di ortofrutta. Lo abbiamo fatto a nostro modo, selezionando i partecipanti e ispirandoci a quanto di meglio in termini di eventi si fa già all’estero o in altri settori. Così è nato il Fresh Retailer: Show & Conference. La formula. Una location esclusiva, le Officine del Volo di via Mecenate, famose per gli studi televisivi dove si registra anche il programma MasterChef, in una zona strategica di Milano, a ridosso della tangenziale Est e a pochi chilometri dall’aeroporto di Linate e dalla stazione ferroviaria. Una con-
ferenza, moderata dal giornalista economico del Corriere della Sera Isidoro Trovato, sui temi del miglioramento dei rapporti di filiera e delle performance del reparto ortofrutta, con relatori qualificati del mondo produttivo, esperti di marketing e distribuzione, e una tavola rotonda con otto rappresentanti della GDO, ai massimi livelli. La consegna dei premi Top Fresh Retailer 2016, ad opera di Francesco Rizzuto, comico di Zelig, che con le sue battute ha saputo coinvolgere e divertire il pubblico, rendendo meno formale il momento. Un’Area Innovazione dove dodici aziende hanno presentato le loro ultime novità. Una cena a chiusura, in piedi, per favorire, come la lunga welcome reception e il coffee break, l’incontro e il networking tra i delegati, con l’accompagnamento di alcuni dei migliori vini italiani, tra cui l’esclusivo Ca’ del
Nelle foto a lato, l’ingresso e la sala biplano delle Officine del Volo, location esclusiva, in via Mecenate a Milano, dove si è tenuta la prima edizione di Fresh Retailer: Show & Conference, il pomeriggio e la sera dello scorso 13 novembre. Hanno partecipato 40 rappresentanti della distribuzione moderna italiana e oltre 230 fornitori di ortofrutta, provenienti da tutta Italia.
MAGAZINE
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Il Fresh Retailer 2015 ha avuto tra i momenti clou la discussione di alcuni temi sollevati dai fornitori. Ad affrontarla, alcuni dei massimi rappresentanti della GDO italiana. Nella foto, da sinistra, Sergio Fessia (Eataly), Giovanni Sansone (Dimar / Selex), Stefano Favari (Auchan), Rossella Brenna (Unes), Claudio Mazzini (Coop Italia), Gianmarco Guernelli (Conad), Giovanni Sansone (Carrefour) e Luigi Lamontagna (Lillo / MD). Al centro il moderatore Isidoro Trovato, giornalista economico di Corriere della Sera e CorrierEconomia.
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Bosco Dosage Zéro Noir Riserva 2006 della linea Vintage Collection, definito le “bollicine dell’anno” dalla Guida Vini d’Italia 2016 del Gambero Rosso. Le prospettive. Per essere la prima edizione non possiamo che essere soddisfatti, soprattutto per il livello dei partecipanti, giunti da tutta Italia, sia del mondo produttivo, che di quello distributivo. Probabilmente siamo riusciti a fare ciò che non era mai stato fatto: mettere insieme sul palco Coop Italia, Conad, Auchan, Carrefour, Selex, Lillo, Unes e Eataly con i loro massimi rappresentanti (foto sopra) a discutere di come migliorare le cose in ortofrutta. Segnaliamo tre dei primi feedback arrivati in redazione. “Un evento di altissimo profilo”, ci ha riferito il responsabile marketing di una delle maggiori OP italiane. “Di solito non partecipo a questo tipo di eventi, quando torno a casa mi chiedo sempre se non ho perso tempo. Fresh Retailer mi è piaciuto, l’ho trovato interessante, alcune relazioni, in particolare quella del professor Tirelli, sono state illuminanti”, ci ha scritto il direttore acquisti di una catena distributiva veneta che ha fatto 300 chilometri in auto per raggiungere Milano. E ancora, il responsabile nazionale di un gruppo distributivo che opera in tutta Italia ci ha scritto: “Volevo complimentarmi per il Fresh Retailer, evento organizzato magistralmente e in una location suggestiva, e ringraziarvi per l’invito MAGAZINE
anche a nome dell’azienda che rappresento. Facilitare incontri tra produttori e GDO è una strada da perseguire per far crescere insieme il comparto ortofrutta. È un evento da ripetere e nel limite del possibile migliorare dal punto di vista dialettico e di confronto”. Mettere insieme 40 rappresentanti della GDO e 230 fornitori ai massimi livelli provenienti da tutta Italia non è certo un’impresa semplice. A questi 270 delegati va il nostro ringraziamento e l’impegno a organizzare per il 2016 un evento ancora più ricco e interessante, con un maggior scambio di idee e opinioni, oltre a un maggior coinvolgimento, durante la conferenza, dei delegati stessi. Abbiamo avuto il sostegno di alcune delle più importanti imprese italiane ed europee del settore, a testimonian-
za che anche in Italia i tempi sono maturi per eventi nuovi, iper qualificati e ben definiti negli obiettivi, che vadano oltre il concetto di fiera, di cui tanto, forse troppo, si dibatte oggi. Spunti. Non ne sono mancati durante la conferenza. Mentre i rappresentanti della GDO erano sul palco, incalzati dalle domande del giornalista Isidoro Trovato, si poteva leggere chiaramente il disappunto sui visi di diversi fornitori, di fronte a dichiarazioni del tipo “il prezzo non è la cosa più importante”, oppure “cerchiamo un rapporto di partnership con i fornitori”, o ancora “è nostra intenzione valorizzare il made in Italy rispetto al prodotto di importazione”. E, a giudicare dalla sentenza dell’Antitrust su Coop Italia e Centrale Adriatica, forse non avevano tutti i torti. Diciamo che almeno c’è una dichiarata volontà, da parte della GDO, a far crescere il reparto ortofrutta,
Il miglior retailer operante in Italia secondo i fornitori di ortofrutta. È questo il premio che la nostra testata ha indetto nel 2015 con l’obiettivo di migliorare i rapporti di filiera e le performance del reparto ortofrutta. Il premio ha cadenza annuale e, data la sua accezione etica, potrà essere “speso” con il consumatore finale, come in questo 2016 sta già facendo Lidl, che si è classificata al primo posto nella categoria “la catena più innovativa”. Una piacevole sorpresa trovare la grafica del premio a gennaio sui maggiori quotidiani nazionali. L’edizione 2017 verrà anticipata dal Fresh Retailer Show&Conference 2016, in programma a Milano venerdì 11 novembre, un evento premium - solo su invito per selezionalre i partecipanti - dove la distribuzione moderna incontra i migliori fornitori di ortofrutta.
N.14 GENNAIO 2016
ultimi anni abbiamo intrapreso un percorso “diNegli profondo rinnovamento. Siamo passati da 70 a 110 referenze nel reparto ortofrutta, l’80 per cento made in Italy. Abbiamo molte novità e ancora tanti progetti in cantiere, ma siamo sulla strada giusta ” Marcello Candelori (amm. del. acquisti Lidl Italia)
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Top Fresh Retailer 2016: le preferenze dei fornitori ortofrutta - TOP 15 GRUPPO DISTRIBUTIVO
SEDE
FATTURATO 2014
N°PDV
GRUPPO:
1
CONSORZIO NORD OVEST
Milano (MI)
2.830.000.000 €
260
COOP ITALIA
2 3
ESSELUNGA
Milano (MI)
7.010.000.000 €
150
ESSELUNGA
CENTRALE ADRIATICA
Modena (MO)
4.790.000.000 €
460
COOP ITALIA
4
CONAD CENTRO NORD
Caprara di Campegine (RE)
1.160.000.000 €
230
CONAD
5
NORDICONAD
Modena (MO)
1.450.000.000 €
460
CONAD
6
PAC 2000A
Ponte Felcino (PG)
2.570.000.000 €
1.120
CONAD
7
ALÌ SUPERMERCATI
Padova (PD)
925.000.000 €
105
SELEX
8
LIDL
Arcole (VR)
3.040.000.000 €
570
LIDL
9
DIMAR
Cherasco (CN)
831.000.000 €
160
SELEX
10
UNICOOP FIRENZE
Firenze (FI)
2.360.000.000 €
105
COOP ITALIA
11
ASPIAG SERVICE
Mestrino (PD)
1.905.000.000 €
585
DESPAR
12
CARREFOUR
Milano (MI)
4.690.000.000 €
1.115
CARREFOUR
13
CIA
Forlì (FC)
1.260.000.000 €
235
CONAD
14
CE.DI. MARCHE
Piane di Camerata Picena (AN)
320.000.000 €
115
SELEX
15
PAM PANORAMA
Spinea (VE)
1.800.000.000 €
480
PAM
dato che si è finalmente accorta di quanto sia oggi strategico per fidelizzare i clienti. È sul reparto dei freschissimi che si gioca il futuro delle catene distributive “tradizionali”. Ma dicevamo, gli spunti. Ciò che più ha colpito la platea sono state le dichiarazioni di Claudio Mazzini, responsabile nazionale ortofrutta di Coop Italia. “La ricetta è semplice - ha esordito - e credo non sia cambiata negli ultimi 30 anni: la qualità giusta, il giusto prezzo, il servizio, l’innovazione, la capacità di fare partnership. Sono queste le leve strategiche che si chiedono ai fornitori. Devo dire N.14 GENNAIO 2016
che oggi si è parlato moltissimo di un aspetto essenziale che è la qualità del prodotto, dimenticando che la qualità si fa in campagna e non nei magazzini. Vige una vecchia regola - la dico qua per fare una battuta - la distribuzione ha un flusso teso che è merd-in merdout, cioè se entra prodotto di cattiva qualità non può che uscire prodotto di cattiva qualità: facciamo fatica a farla diventare qualcosa di meglio. I fornitori dovrebbero la-
vorare in questa direzione, poi tutto il resto viene di conseguenza. Lo dico perché sono anche agronomo e se per 20 anni sono state fatte scelte varietali sbagliate non è colpa della distribuzione che non espone bene il prodotto sul punto vendita. A questo punto abbiamo tutti insieme un compito, quello di riconquistare la fiducia del consumatore, che a differenza degli altri reparti non è a tempo illimitato e va riconquistata ogni volta che il consumatore entra nel supermercato. Dobbiamo poi dare al consumatore il giusto valore per quello che paga”. MAGAZINE
C’è l’assoluta necessità di fare filiera in maniera “efficace tra il mondo produttivo e distributivo per arrivare preparati alle sempre nuove richieste dei consumatori. Nell’era di internet va aumentata la velocità di adeguare l’offerta ” Giuseppe Capaldo (resp. filiera ortofrutta Consorzio Nord Ovest)
60
IL DEBUTTO
FRESH RETAILER
SHOW&CONFERENCE
GUARDA IL VIDEO!
Giuseppe Capaldo, responsabile filiera ortofrutta di Coop Consorzio Nord Ovest, riceve il premio Top Fresh Retailer 2016. Si tratta di una riconferma: aveva già vinto il premio nel 2015. Al centro il comico siciliano Francesco Rizzuto che ha reso meno formale e più divertenti le premiazioni.
“L’innovazione - ha aggiunto Mazzini - nel nostro settore è fondamentale. Per 20 anni l’unica innovazione ricercata è stata quella dei quintali, della resa per ettaro, ottenendo quel flusso teso che spiegavo prima con un francesismo. Ho avuto la fortuna di lavorare tanti anni nell’ortofrutta e poi di lavorare 10 anni fuori per rientrare da qualche mese e devo dire che in nessun altro settore un’azienda farebbe investimenti multimilionari in nuove linee o impianti senza aver coinvolto preventivamente il consumatore cercando di capire quali sono le sue esigenze e cosa cerca da quel frutto. Cosa che nel nostro settore non facciamo. Noi facciamo gli investi MAGAZINE
menti, facciamo il prodotto e poi cerchiamo di trovare il modo che il consumatore lo mangi. Attenzione che non funziona così. Noi dobbiamo girare il binocolo e dire: bene, di cosa hai bisogno tu consumatore? Proviamo a produrtelo. Non il contrario. I discorsi di oggi li sentivo dire che avevo ancora i capelli neri, ora dopo 10 anni sono tornato nel settore ortofrutta e sento dire ancora le stesse cose. Il mio primo obiettivo oggi è proprio questo: vogliamo prima capire di cosa ha bisogno il consumatore e poi glielo produciamo”.
Poca comunicazione. Questo te-ma è stato toccato a più riprese. Secondo Sergio Fessia di Eataly “è il problema più grande che abbiamo. È la cosa che manca di più oggi: bisognerà fare comunicazione in modo incredibilmente diverso e molto più incisivo perché se comunicato e presentato bene un prodotto non ha bisogno di avere tutta quella qualità esterna - non dico di bontà - che si richiede oggi. Il consumatore compra con gli occhi perché di solito non ha altri criteri su cui fare la scelta. Lasciare l’ortofrutta self service non va bene, non è giusto, è il primo motivo per cui si svilisce il prodotto, va invece spiegato che non sono come dei biscotti, sempre uguali, ma sono sempre diversi”. Sulla stessa lunghezza d’onda Rossella Brenna, direttore commerciale di Unes. “La comunicazione è importantissima e anche in questo caso la grande distribuzione in Italia è un po’ arretrata, soprattutto sul settore dei freschi. Noi abbia N.14 GENNAIO 2016
Da diversi mesi il rapporto con i fornitori è cam“biato: via le aste settimanali, ora cerchiamo rapporti di collaborazione di lunga durata con produttori specialisti di prodotto. Filiera corta ed alta qualità, questo cerchiamo, poi il prezzo arriva ” Giovanni Panzeri (direttore freschi tradizionali Carrefour Italia)
62
Giovanni Panzeri, dalla scorsa estate direttore prodotti freschi tradizionali di Carrefour Italia, fotografato all’interno dello store di piazzale Siena a Milano, da pochi mesi convertito in un Market Gourmet, che ha vinto il premio Top Fresh Retailer nella categoria “il format più innovativo”.
MAGAZINE
GIOVANNI PANZERI
ECCO IL CARREFOUR MARKET GOURMET
mo fatto dei test, per vedere quanto incide la bellezza del prodotto sul consumatore, per vedere quanto è vero che il consumatore compra solo con gli occhi, senza guardare il sapore. Abbiamo fatto un esperimento con dei limoni solo di origine italiana, non molto belli nell’aspetto, con un prezzo non proprio conveniente. Abbiamo aumentato le vendite dell’80 per cento, semplicemente facendo un’adeguata comunicazione sull’origine italiana. Queste pillole di informazione non devono essere troppe, in un’area circoscritta, così aiutano il consumatore a fare una scelta consapevole e noi a sostenere una filiera Paese. Stessi ottimi risultati abbiamo avuto con i melograni”.
GUARDA IL VIDEO! I premiati: Coop Consorzio Nord Ovest, Lidl, Carrefour e Conad PAC 2000A. A fine conferenza sono stati consegnati i premi Top Fresh Retailer 2016. Per il secon-
do anno consecutivo la catena che ha preso maggiori preferenze da parte dei fornitori di ortofrutta - la catena con cui tutti vorrebbero lavorare - è stata Coop Consorzio Nord Ovest. Ancora una volta c’è stato un testa a testa con Esselunga, arrivata seconda. Terza nuovamente Centrale Adriatica, a dimostrazione che la decisione dell’Antitrust qualche dubbio può lasciarlo. Novità di quest’anno le categorie speciali. Lidl si è aggiudicata il premio nella categoria “la catena più innovativa”, Carrefour nella categoria “il format più innovativo” con il Market Gourmet, mentre Conad PAC 2000A è arrivata prima nella categoria “la miglior catena del centro-sud Italia”. Riportiamo la dichiarazione di Michele Capoccia della direzione generale di Conad PAC 2000A: “Siamo onorati e piacevolmente sorpresi nonché orgogliosi nel veder riconoscere il nostro impegno nella distribuzione dei prodotti ortofrutticoli. È da tempo che insieme ai nostri fornitori, che ci piace definire partner, ci adoperiamo nella razionalizzazione dei costi di filiera e logistici, ed effettuiamo e condividiamo con loro una pianificazione attenta e precisa delle referenze da commercializzare al fine di migliorare la qualità e la freschezza dei prodotti. Crediamo fermamente che solo innalzando il livello qualitativo, senza perdere di vista la convenienza, possiamo raggiungere i traguardi prefissati”.
N.14 GENNAIO 2016
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I bambini scoprono i segreti delle arance con giochi, colori e letture Eugenio Felice
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Le insegnanti delle scuole di tutta Italia possono richiedere gratuitamente il nuovo kit on-line de Il Giardino delle Arance, campagna giunta alla seconda edizione e promossa da Oranfrizer, Terre e Sole di Sicilia e Giunti Progetti Educativi. L’edizione 2016 si completa di contenuti speciali in tema con le “Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016”, un evento mondiale che è un’occasione unica per diffondere anche tra i bambini il tema della corretta alimentazione associata al movimento. La campagna raggiungerà nel mese di febbraio 1.300 classi di scuola elementare di tutta Italia. Oltre alle speciali attività educative dedicate al movimento e alla sana alimentazione, con il kit si lancia anche il concorso che premierà l’“Arancia Olimpica”: le maestre e gli alunni potranno cimentarsi nella creazione di agrumi sportivi come la velarancia, il mandarinbike, il lemonnuoto. Gli sport andranno reinterpretati in modo “agrumato”. Le cinque opere più belle e innovative riceveranno dei premi speciali. “Per radicare nuovi stili di vita sottolinea Nello Alba, amministratore unico Oranfrizer - bisogna creare chance di confronto con i bambini che siano all’altezza della loro fantasia. Abbiamo creduto molto in questo progetto. Quest’anno con Giunti Progetti Educativi abbiamo fatto un passo avanti, abbiamo pensato di raccontare il mondo dell’arancia e di parlare delle discipline sportive perché muoversi fa bene quanto mangiar sano. Il nostro MAGAZINE
Anche a scuola si parla di arancia: parte la seconda edizione della campagna educativa “Il Giardino delle Arance”, promosso da Oranfrizer, Terre e Sole di Sicilia e Giunti Progetti Educativi che anche quest’anno hanno fatto squadra per raccontare alle nuove generazioni le curiosità di un frutto sano, l’arancia rossa, e non solo. Nello Alba: “Per radicare nuovi e sani stili di vita bisogna creare chance di confronto con i bambini che siano all’altezza della loro fantasia”
modo di coltivare i giardini di arance, limoni e mandarini inoltre richiede tanta passione, impegno quotidiano e rispetto delle regole, tre ingredienti fondamentali con cui anche i grandi atleti ottengono buoni frutti conquistando medaglie d’oro, argento e bronzo”. “Con la prima edizione de Il Giardino delle Arance - spiega Salvo Laudani, marketing manager di Oranfrizer - abbiamo scoperto un mondo ed un modo nuovi di comunicare la meraviglia dell’a-
rancia rossa e degli agrumeti siciliani ai bambini delle scuole elementari ed alle loro famiglie, con un progetto di educazione alimentare studiato apposta per loro. Nel 2016, con l’approssimarsi dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, parlare di benessere includendo il valore del movimento ci è sembrato del tutto naturale, un’estensione di contenuti che associano il valore degli agrumi a quello della pratica motoria, per star bene fin da piccoli”. N.14 GENNAIO 2016
VI.P si racconta al consumatore con BioGraphy Entro il 2018 la produzione bio supererà le 30 mila tonnellate Eugenio Felice
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La VI.P Bio di Laces (Bolzano) è già, con la Biosüdtirol (VOG) di Lana, il più grande produttore europeo di mele da agricoltura biologica, con un output annuale attorno alle 25 mila tonnellate. Un volume importante, destinato a crescere ancora, dato che ai 500 ettari attuali se ne andranno ad aggiungere altri 120 ora in conversione. Eberhofer: “Essere i primi in termini di volumi ci interessa poco, per noi è importante esprimere il massimo della qualità e del servizio” Ci rechiamo in Val Venosta nel mese di ottobre, a raccolto ancora in corso. Siamo in una delle zone più straordinarie d’Europa per la produzione delle mele. Ci troviamo in un ambiente montano, quindi non crescono bene tutte le varietà - Pink Lady per dirne una ma quelle che si coltivano, la Golden Delicious prima fra tutte, raggiungono una qualità eccellente. Una parte significativa delle mele raccolte in queste vallate è biologica, circa il 7,5 per cento del totale, vale a dire oltre 25 mila tonnellate di prodotto. Quando ci congediamo da Gerhard Eberhofer, responsabile vendite di VI.P Bio, abbiamo la sorpresa più bella: nei due plateau che ci vengono consegnati, oltre a delle belle Gala e alle Topaz (varietà bicolore e acidula tipicamente biologica) ci sono anche alcune mele della nuova varietà Natyra. Ha una caratteristica non da poco: come la Bonita, che nel giro di due-tre anni entrerà in assortimento (ora siamo alla fase di impianto), è naturalmente resistente alla ticchiolatura. Un grande vantaggio per il MAGAZINE
produttore, che può usare meno trattamenti, ma anche per l’ambiente e per il consumatore finale. La abbiamo assaggiata, la Natyra, e per quanto non ci riteniamo degli esperti nell’assaggio delle mele, volendo dare le prime impressioni da consumatore finale, possiamo dire che è croccante, decisamente succosa e leggermente acidula. Una mela moderna, il cui futuro però non è ancora certo, al contrario della Bonita, incrocio tra la Cripps Pink e la Topaz, sviluppata in Alto Adige, di cui si metteranno a dimora 50 mila piante nel 2017 in Val Venosta. VI.P e VOG, i due consorzi delle mele dell’Alto Adige, ne hanno l’esclusiva per il biologico fino al 2025. “Noi le inizieremo a piantare nella primavera del 2017”, ci spiega Leonhard Wellenzohn, uno dei 135 produttori di mele biologiche della Val Venosta. Sette ettari a Silandro, ha iniziato nel 1994, tra i primi, a produrre biologico: “Non
Qui sopra Leonhard Wellenzohn, uno dei 135 produttori di mele biologiche della Val Venosta e uno dei testimonial della campagna Biography. Il maso alle porte di Silandro appartiene alla famiglia da 150 anni. I Wellenzohn lavorano secondo un approccio biologico dal 1994 e sono pertanto tra i pionieri della Valle. Nei meleti, 7 ettari, crescono le varietà Golden Delicious, Gala, Pinova, Red Delicious, Kanzi e Topaz.
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produciamo convenzionale, il biologico deve essere una filosofia di vita, non una scelta dettata da ragioni economiche, crediamo fortemente in quello che facciamo”. Ora anche il figlio Hannes lavora a tempo pieno nell’azienda agricola. Siamo a Silandro, a pochi chilometri da dove ha sede VI.P Bio, la cooperativa che si occupa delle mele biologiche. Da queste parti sempre più produttori si stanno convertendo all’agricoltura biologica, N.14 GENNAIO 2016
grazie anche a un mercato che cresce ancora a doppia cifra in diversi Paesi europei. “La varietà che sta dando più soddisfazioni in questi anni - ci spiega Wellenzohn - è la Gala, che oggi vale il 25 per cento della produzione di VI.P Bio, seguita dalla Pinova. Produciamo anche Kanzi, Golden, Topaz, Stark e Braeburn. In generale puntiamo sulle varietà rosse”. Diversi colleghi di Wellenzohn si stanno convertendo al biologico e a Silandro, dove ha i meleti che abbiamo visitato, a ridosso di montagne maestose, ci sono già 30 ettari a biologico tutti uniti in un unico blocco. MAGAZINE
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MELE BIO VAL VENOSTA IN CIFRE
mila tons raccolto 2015
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produttori
1997 25% 534 66% anno di inizio ettari
varietà Gala export
IN VAL VENOSTA
PRODURRE MELE
BIOLOGICHE
GUARDA IL VIDEO! BioGraphy. Leonhard Wellenzohn è uno dei 135 produttori di mele biologiche della Val Venosta. Volete vedere il suo volto? Basta andare al sito dedicato appena lanciato, che fa parte del progetto BioGraphy di Bio Val Venosta, una delle iniziative di comunicazione e valorizzazione del prodotto più interessanti degli ultimi anni nel settore, per far capire e spiegare in modo immediato ed emozionale al consumatore finale l’origine della mela biologica prodotta in Val Venosta e le sue caratteristiche. Ognuno dei 135 produttori bio ha una scheda dedicata con foto, luogo di produzione, informazioni varie, anche di eventuali attività collaterali. BioGraphy colpisce per la sua semplicità di utilizzo: l’etichetta applicata a ogni confezione è personalizzata con il nome di uno dei produttori. Collegandosi al sito biography.vip.coop ed inserendo nella homepage il nome e il cognome del melicoltore, si accede direttamente alla sua scheda. Un pro MAGAZINE
getto innovativo di story telling, tanto che ha già vinto un premio, il Press & Outdoor Key Award. Il progetto è anche protagonista all’interno dei punti vendita di alcune selezionate catene della distribuzione moderna italiana con lo spazio BioGraphy che, attraverso immagini dei contadini venostani, profumi intensi di mela e colori naturali, invita i clienti a fermarsi per l’assaggio. Il consumatore può scegliere la mela più adatta alle sue esigenze di consumo e ai suoi gusti nei differenti formati: il vassoietto da 3-4-6-8 frutti, oppure la nuova cassetta dedicata da 2 e 3 chili con o senza coperchio. Bio in crescita. “Quest’anno il raccolto è stato in linea con quello del 2013 e superiore a quello del 2014”,
ci spiega Gerhard Eberhofer, responsabile vendite di VI.P Bio. “Circa 25 mila tonnellate commercializzabili, con un’elevata qualità. Abbiamo raccolto più o meno 6 mila tonnellate di Gala, una varietà che è cresciuta del 20 per cento rispetto al raccolto 2014 e che rappresenta ormai un quarto del nostro raccolto. I nostri produttori oggi piantano Gala o Pinova, più facili da produrre rispetto alle altre varietà. Abbiamo 500 ettari in produzione e altri 120 in fase di conversione, quindi entro il 2018 dovremmo aumentare i volumi del 20/25 per cento, con un tasso di crescita annuo del 5/10 per cento. Questa tendenza non ci spaventa, anzi, la domanda europea cresce a doppia cifra con punte del 30 per cento in certi mercati importanti N.14 GENNAIO 2016
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SVILUPPO SOSTENIBILE I contenitori di plastica riutilizzabili di IFCO offrono importanti vantaggi ambientali rispetto ai tradizionali imballaggi monouso: Riduzione del potenziale di smog del 53% Riduzione del potenziale di distruzione dell’ozono del 38% Riduzione del potenziale dei gas effetto serra del 51% Riduzione del potenziale di acidificazione (che contribuisce alle piogge acide) del 72% Riduzione del potenziale di eutrofizzazione (provocato dall’eccessiva concimazione) del 81%
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Per il mercato italiano abbiamo le varietà giuste, “un’offerta che dura per 11 mesi all’anno, mele di qualità e il migliore servizio per i rivenditori. Con il nuovo BioGraphy ci aspettiamo di crescere ancora, portando il consumatore finale direttamente nelle nostre vallate ”, Gerhard Eberhofer (VI.P Bio) 70
Mele Bio Val Venosta: assetto varietale ed evoluzione della produzione ALTRO IDARED KANZI TOPAZ FUJI JONAGOLD GOLDEN DELICIOUS
GOLDEN DELICIOUS BRAEBURN
GALA PINOVA RED DELICIOUS BRAEBURN JONAGOLD
RED DELICIOUS
FUJI TOPAZ KANZI IDARED ALTRO
PINOVA
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35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0
Evoluzione della produzione in tonnellate
16.000 7.050
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come la Svezia, dove la quota del bio ha già superato il 10 per cento. In Italia c’è stata un’interpretazione della normativa europea che ha penalizzato la fase della vendita, causando un ostacolo allo sviluppo del bio. Auspichiamo che le MAGAZINE
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cose cambino rapidamente. Anche nel nostro Paese, che rappresenta il 33 per cento delle vendite di mele biologiche venostane, il bio sta aumentando a doppia cifra, di pari passo con la sensibilità dell’opinione pubblica verso i temi della tute-
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la dell’ambiente e della salubrità degli alimenti. Con il progetto BioGraphy contiamo di crescere ulteriormente in Italia, ci sono tutti i presupposti perché ciò accada”.
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VOL Ortofrutta investe a 360 gradi tra calcio, ortaggi e prodotti innovativi Al via una collaborazione con l’Università di Padova per il controllo dei perclorati e le nuove varietà Eugenio Felice
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VOL Ortofrutta, azienda veronese altamente specializzata negli ortaggi, è da questa stagione e per le prossime due sponsor ufficiale dell’A.C. ChievoVerona. Il suo titolare Oscar Sambugaro ci ha spiegato il motivo di questo investimento e le ultime novità di una realtà emergente in grado di fornire il 100 per cento dei suoi prodotti alla grande distribuzione nazionale ed estera, con partner nelle zone più vocate d’Italia. Tra questi c’è anche la Nature di Nardò
ni, Antolini e Mesaroli. C’è infine il Centro Agroalimentare di Verona, che è uno dei maggiori d’Italia, quello che esporta i maggiori volumi di prodotto, con una settantina di aziende che operano al suo interno. Se da un punto di vista logistico e commerciale il capoluogo scaligero rimane una piazza strategica, lo stesso non si può dire per la parte produttiva. A perdere di più, a causa della disorganizzazione, sono stati i comparti delle mele e della frutta estiva, mentre ha guadagnato posizioni il kiwi. Anche il comparto degli ortaggi non ha più lo stesso peso di alcuni decenni fa. C’è però un’azienda che negli ultimi anni ha spinto sull’acceleratore, arrivando a sponsorizzare una squadra di calcio che milita in serie A. È la VOL Ortofrutta di Oscar Sambugaro.
Verona rappresenta storicamente la capitale commerciale dell’ortofrutta, un crocevia da cui passano i prodotti per andare verso il centro, nord ed est Europa. Qui hanno sede numerosi gruppi della distribuzione moderna, a carattere nazionale come Lidl, Eurospin e Aldi, oppure più regionale come Maxi Dì (Selex), Martinelli, Rossetto, Migross e Tosano. Hanno sede grandi aziende con magazzino per la lavorazione o la logistica del prodotto, come Villafrut e Univeg, e agenzie come Bellafrut ed Eurogroup. Ci sono poi società che si sono specializzate in determinati prodotti, raggiungendo dimensioni di rilievo, come Garden Frutta per i piccoli frutti o Ceradini Group per i kiwi o ancora B&B Frutta per le mele e la Geofur per i radicchi. C’è poi la logistica, con Corsi, Zambo-
Da questa stagione VOL Ortofrutta è sponsor ufficiale di A.C. ChievoVerona. Come mai? OS: Per questa stagione e le due successive abbiamo deciso di sponsorizzare l’A.C. ChievoVerona perché riteniamo sia importante oggi sostenere le attività sportive che, assieme ad una corretta alimentazione, permettono di condurre una vita sana. E gli ortaggi, di cui noi trattiamo una quindicina di referenze, con un controllo completo dalla produzione in campo alla consegna al punto vendita, sono l’elemento principe di una dieta sana ed equilibrata, come dichiara l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre ai più illustri medici e nutrizionisti. Ma sarebbe riduttivo limitarsi agli aspetti della salute: bisogna far capire alla gente che gli ortaggi non solo fanno bene ma sono anche buoni. Noi ci impegniamo ogni giorno nella ricerca e selezione di varietà che oltre ad avere le caratteristiche ormai indispensabili in termini di aspetto esteriore e shelf-life, abbiano anche
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Oscar Sambugaro, classe 1964, titolare della VOL Ortofrutta di Arcole,(Verona), azienda altamente specializzata in ortaggi. Il nonno Luigi fondò nel 1935 quello che diventerà uno dei maggiori gruppi ortofrutticoli d’Italia. Da questa stagione VOL Ortofrutta sponsorizza l’A.C. ChievoVerona con contratto triennale.
delle buone caratteristiche organolettiche. È ora in sostanza di elevare l’immagine degli ortaggi, da prodotto “povero” a protagonista della tavola, soprattutto con le nuove generazioni e con il pubblico maschile, tradizionalmente meno sensibili ai temi della cucina. In questa chiave va letta la nostra sponsorizzazione all’Associazione Calcio ChievoVerona, un team giovane, come noi, espressione dello stesso territorio in cui ha avuto inizio l’attività della mia famiglia. VOL è un nome relativamente nuovo per il settore. Ci può descrivere la vostra attività? OS: In realtà la mia famiglia ha a che fare con l’ortofrutta da 80 anni. Fu mio nonno Luigi Sambugaro a costituire nel 1935 una delle maggiori realtà N.14 GENNAIO 2016
imprenditoriali di Verona, con una forte vocazione sugli ortaggi, anche di importazione. VOL Ortofrutta nasce sei anni fa come agenzia per reperire il prodotto secondo le specifiche dei nostri clienti, che sono per la totalità catene della grande distribuzione nazionale ed estera, per poi diventare due anni fa la commerciale delle aziende agricole di nostra proprietà e nostre partner, che si trovano nelle aree più vocate d’Italia. È cambiata la prospettiva, insomma. Il controllo di tutte le dinamiche relative alla produzione è diventato fondamentale per poter controllare gli aspetti qualitativi e soddisfare appieno la clientela. Stiamo ora completando l’ampliamento del magazzino di Arcole, a pochi chilometri dal casello autostradale di Soave - San Bonifacio (Verona). Il magazzino si trova in una zona storicamente legata alla produzione di patate e asparagi, ma in realtà oggi adatta a diverse tipologie di ortaggi. VOL Ortofrutta ha un’alta specializzazione sugli ortaggi, in particolare zucchini, patate, verze, radicchi, cipolle, cavoli, melanzane, cetrioli, meloni e angurie. In certi periodi dell’anno ci troviamo a gestire quindici referenze diverse, che arrivano, come dicevo, o dalle MAGAZINE
Siamo sponsor dell’A.C. ChievoVerona perché vo“gliamo elevare l’immagine degli ortaggi, da prodotto “povero” a protagonista della tavola, soprattutto con le nuove generazioni e con il pubblico maschile, tradizionalmente meno sensibili ai temi della sana cucina ”, Oscar Sambugaro (VOL Ortofrutta) 74
aziende agricole di nostra proprietà o dai nostri partner, produttori selezionati in diverse regioni italiane, che hanno voglia, come noi, di mettersi in gioco, innovando i processi di produzione e condividendo le nostre strategie. Siamo in stretto contatto con le migliori aziende sementiere per trovare le varietà più adatte alle diverse zone di produzione. Abbiamo iniziato anche una collaborazione con il prof. Paolo Sambo dell’Università di Padova per il controllo dei perclorati e lo studio di nuove varietà. Da un anno è entrato a far parte del nostro gruppo un agronomo di grande esperienza che assiste noi e i nostri partner negli aspetti di campagna. Abbiamo messo a punto una macchina efficiente, in grado di rispondere con tempestività a un mercato che cambia velocemente. È per questo che ora trattate anche i melograni? OS: Questo è quello che intendo quando dico che oggi è importante rispondere velocemente alle nuove richieste del mercato. Nel 2015 abbiamo fatto dei test, con ottimi risultati, con alcune catene distributive con i melograni, grazie alla collaborazione con la Nature, una realtà pugliese giovane e innovativa, che produce diverse tipologie di frutta e ortaggi, con un importante programma di investimento sul melograno, sia della varietà Wonderful, che è considerata il top per pezzatura, sapore e colore a livello mondiale, che di altre varietà che Nature produce in esclusiva per l’Italia. I frutteti si trovano in Puglia e in Basilicata. Nel 2016 ci saranno 150 ettari in produzione su un totale piantato di 400 ettari, che saranno in piena produzione tra 2-3 anni. È in corso la programmazione della campagna 2016 e ci sono diverse idee allo studio, come una linea di quarta gamma, con i semi, detti arilli, già pronti da gustare. Il melograno non è infatti un frutto facile da consumare e come tutte le cose nuove va spiegato. Stiamo valutando anche una linea di quarta gamma per le angurie, così da agevolarne il consumo e, sempre con la Nature, stiamo seguendo con attenzione lo sviluppo della frutta esotica nel sud Italia: mango, papaya e frutto della passione possono dare nuove opportunità a tutta la filiera, dal produttore al consumatore. MAGAZINE
Avete sponsorizzato il Fresh Retailer di Milano di novembre. Il tema di fondo è stato il miglioramento dei rapporti di filiera. Cosa ne pensa? OS: Ritengo sia importante trovare dei momenti di confronto tra il mondo della produzione e quello della distribuzione, per capire le esigenze e le necessità di entrambe le parti. Negli ultimi anni il rapporto si è stressato troppo sul prezzo, dimenticandosi di aspetti fondamentali come il sapore, con ripercussioni sui consumi. Fino a qualche anno fa le novità proposte dal mondo della produzione erano considerate più una rogna da gestire solo se necessario che non una opportunità da sfruttare. Dall’altro lato, la distribuzione, che ha il contatto diretto con il consumatore finale, finora non ha svolto quel ruolo di indirizzo della produzione che le dovrebbe competere. Oggi, come è emerso all’evento di Milano, pare esserci la volontà da entrambe le parti di dialogare di più e costruire, insieme, un assortimento allineato alle richieste del consumatore. C’è la consapevolezza che questo sia un settore in grado di dare molte più soddisfazioni ai suoi attori di quelle che ha dato finora.
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New York City, la distribuzione è a tutto servizio Spunti e idee dalla fiera di riferimento della East Coast Eugenio Felice
Si è svolta a Manhattan dall’1 al 3 dicembre la sesta edizione del New York Produce Show and Conference, evento organizzato dalla rivista Produce Business che definire fiera è riduttivo: l’esposizione dura un solo giorno, poi tanto networking e visite guidate. Tra gli oltre 400 espositori, pochissimi europei e solo due aziende italiane: Compagnia Italiana della Frutta e la veronese Ceradini Group, presente per la prima volta. Moltissimi gli spunti e le idee per il mondo del retail Mentre partecipiamo alla colazione di lavoro di mercoledì 2 dicembre - una vera colazione, non un pranzo, essendosi tenuta dalle 7 alle 9 della mattina - assistiamo al video tributo commemorativo per la scomparsa di John McAleavey, ex presidente dell’Eastern Produce Council, che organizza l’evento The New York Produce Show and Conference assieme alla rivista Produce Business, alla preghiera di gruppo per non abbiamo capito bene quale motivo, per finire con l’inno nazionale, toccante, tutti in piedi a guardare la bandiera, mano sul cuore, inno cantato in modo esemplare da Summer Foley, splendida miss Florida Citrus. Tre flash per capire che siamo nei patriottici Stati Uniti, a otto ore di volo dall’Italia, in una Manhattan tutta addobbata a festa per l’ormai imminente Natale. È la prima volta al The New York Produce Show
and Conference, evento giunto alla sesta edizione, dinamico e decisamente efficace. Siamo oltre il concetto di fiera, un passo avanti. La formula è semplice, una cena di apertura informale senza posto assegnato per fare networking, una giornata secca di fiera - anticipata dalla colazione di cui sopra - con più di 400 espositori, con allestimenti semplici e leggeri, per finire con una mezza giornata di visite guidate a scelta tra il porto, il mercato all’ingrosso nel Bronx, i supermercati, i mercati cittadini etc. Tutto a pagamento, del resto parliamo di business. Le fiere gigantesche di tre giorni con stand da 100 mila euro e in certi momenti semi deserte appaiono da qui distanti e obsolete. L’evento quindi funziona. Come ci ha spiegato Furio Mazzotti di Compagnia Italiana della Frutta, presente fin dalla prima edizione,
La foto a lato è stata scattata presso uno store Whole Foods a Manhattan. Al contrario di quello che si pensa la celebre catena americana non vende solo prodotto biologico ma anche convenzionale. Nella foto, scattata il 3 dicembre, è ripreso il banco delle verdure di quarta gamma. Non parliamo quindi di insalate, ma di tutti gli ortaggi: lavati, sbucciati, tagliati, ready to eat.
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Nei migliori punti vendita di Manhattan il cliente viene coccolato con tanto servizio, un assortimento molto ampio e informazioni di ogni genere. Quasi impossibile uscire dal reparto ortofrutta - che è il cuore dei negozi - a mani vuote. La quarta gamma ormai ha superato lo spazio della prima gamma.
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con uno stand affianco e a supporto del distributore locale Trucco, che ha un posteggio nel Mercato ortofrutticolo del Bronx ed è uno dei maggiori - e tra i pochissimi operatori che importa frutta dall’Italia. Quella poca che arriva almeno. “Qui si copre un’area che arriva fino a Chicago - ci dice Mazzotti - parliamo quindi della parte Est degli Stati Uniti. Le catene distributive vengono tutte, anche quelle piccole, che negli Stati Uniti sono tante. Non è che esista solo Walmart. Attenzione però, che per gli italiani è un mercato molto ristretto, qui praticamente arrivano solo i kiwi e gli importatori e distributori in questa parte del Paese si contano su una sola mano”. Come dire: italiani, non fatevi illusioni. In effetti nella visita che abbiamo fatto il giorno seguente, il 3 dicembre, presso alcuni supermer MAGAZINE
cati di Manhattan, di frutta italiana ne abbiamo vista pochissima. Alcuni kiwi di Novafruit, spesso indicati con origini diverse dall’Italia nei cartellini, e giusto alcuni cespi di radicchio nello store di Eataly. Poi basta. Tanto prodotto locale o di importazione dal Sud America. Il programma di visite prevedeva sia dei punti vendita più tradizionali, come Morton Williams e Whole Foods, sia degli store che assomogliano di più a dei moderni mercati rionali, come Garden of Eden e Chelsea Market. In tutti i casi si capisce che la distribuzione da queste parti è decisamente evoluta e ha capito, con grande anticipo rispetto a quella italiana, che il reparto dei freschissimi è cruciale per avere un’offerta competitiva e guadagnarsi la fedeltà della clientela. Le catene si identificano nei
Non esiste solo il PMA Fresh Summit negli Stati Uniti. Tra le fiere dedicate a frutta e ortaggi freschi c’è anche il New York Produce Show and Conference, giunto alla sesta edizione e organizzato dalla rivista Produce Business. Si è tenuto dall’1 al 3 dicembre scorso a New York City. È fiera di riferimento per la costa est degli Stati Uniti. Innovativa la formula: una cena di gala per fare networking, una giornata di esposizione con 400 aziende, un giorno di tour tematici.
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In Europa siamo ancora troppo legati alle vecchie “varietà di mele, mentre qui sia la produzione che la distribuzione sono molto pià avanti e propense a sperimentare con il consumatore. Nel Washington State le Red Delicious stanno andando sotto il 10 per cento ”, Marc Rademacher (Lidl Us) 80
Qui sopra ci troviamo in un punto vendita Whole Foods a Manhattan. I melograni, varietà Wonderful, sono un prodotto di grande succeso, venduto a pezzo. Nel cartellino sono indicate tutte le sue proprietà e viene spiegato come “curarlo”. Nella foto a lato delle mele Grapple, all’aroma di uva, da Garden of Eden a Union Square. Incredibile la moltitudine di varietà diverse di mele che si trovano a New York City, la maggior parte sconosciute in Europa.
reparti ortofrutta e alcune catene hanno già deciso di vendere solo prodotti alimentari. Poi domina il servizio. Nel punto vendita Morton Williams abbiamo contato otto addetti al reparto che tenevano in ordine i banchi, senza contare il personale che non si vedeva che si occupa di preparare la frutta, gli ortaggi, le spremute fresche, etc. Un numero insostenibile, a livello di costo, per la maggior parte dei punti vendita, come ci ha fatto notare il responsabile acquisti di Lidl US, Marc Rademacher, che ha partecipato con noi alla visita. Così come delle perplessità possono destare le piramidi di mele o arance, sicuramente di effetto ma che poco invitano alla “manomissione”. Tolti alcuni eccessi, restano diver MAGAZINE
si spunti di interesse per le catene europee e italiane in particolare. A proposito di servizio, in diversi store abbiamo visto delle vasche self service con frutta di quarta gamma, frutta secca, yogurt e altre guarnizioni, per prepararsi a proprio gusto una vaschetta pronta al consumo. Ancora, oltre all’ormai immancabile banco refrigerato con le vaschette di quarta gamma - abbiamo visto anche dei mandarini sbucciati! - per la prima volta ci siamo accorti di una presenza massiccia di vaschette con gli ortaggi già sbucciati o lavati, tagliati e pronti da consumare come snack o in apposite preparazioni (si veda la foto di apertura dell’articolo). Poi tanto kale, il cavolo nero che negli Usa è diventato un
vero e proprio fenomeno e che a quanto pare sta arrivando anche in Italia (una produzione locale ovviamente, non di importazione). Poi smoothie freschi di tutti i tipi, la miracolosa acqua di cocco, gli snack dolci a base di frutta o ortaggi. I punti vendita poi puntano forte sull’emozione, le frasi ad effetto, le descrizioni ampie sui cartellini, o meglio i cartelloni, per spiegare sia le proprietà benefiche del prodotto che il modo di prepararlo. Finiamo con una tendenza che arriverà presto anche in Europa: i cestini termosaldati al posto di quelli con coperchio. Meno materiale, mono materiale, più personalizzazione grafica.
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Il punto con R K Growers tra varietà innovative e idee per la distribuzione Nuovo accordo per distribuire in esclusiva frutta e verdura disidratate di eccellente qualità Eugenio Felice
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RK Growers fornisce con i suoi prodotti mercati e catene distributive in Italia, in Europa e negli altri continenti. La chiave del suo successo è selezionare dei partner produttori italiani ed esteri di alto profilo e capaci di sviluppare progetti innovativi come le uve senza semi Arra. Se da una parte l’attività di importazione continua a crescere velocemente, lo stesso non si può dire per quella di esportazione. Come ci spiegano Carlo Lingua e Paolo Carissimo Una sede a Saluzzo, una a Genova. In Piemonte viene seguito il mercato europeo, in Liguria i mercati d’oltremare. Quattro i soci di riferimento: due operativi - Carlo Lingua che dirige l’ufficio di Saluzzo e Paolo Carissimo che si occupa di quello di Genova cui si aggiungono Gualtiero e Marco Rivoira, dell’omonimo gruppo piemontese, specializzato in mele, kiwi e frutta estiva. I partner sono alcuni dei migliori produttori del mondo, detentori in alcuni casi di varietà esclusive, in grado di fare la differenza sui mercati, come le uve apirene Arra. RK Growers sviluppa con questi partner dei progetti innovativi per approcciare il mondo della distribuzione in modo moderno e trasparente. Quali sono le ultime novità? Lo abbiamo chiesto a Carlo Lingua e Paolo Carissimo. MAGAZINE
È in corso la campagna di fragole e piccoli frutti di origine spagnola. Come sta andando? CL: La campagna quest’anno è cominciata molto presto, già in dicembre, a causa del clima mite. I prezzi si sono subito contratti anche perché nessuno prevedeva questo inizio e i quantitativi che sono arrivati sul mercato hanno pesato vista la debolezza della domanda. A gennaio la situazione è andata stabilizzandosi con prezzi che si sono attestati su un livello accettabile. A causa delle piogge e dell’umidità si sono verificati alcuni problemi di qualità sulle fragole spagnole, ma non sulla nostra varietà di punta, la Victory, che da subito si è presentata con ottime caratteristiche. È in grado di arrivare fino al mese di luglio. L’innovazione varietale oggi fa la differenza. Italia e Spagna, grandi competitor. Ci può essere un punto di incontro? CL: La Spagna ha fatto passi da gigante in questi anni e per gli italiani deve essere uno stimolo a migliorare e a diventare più competitivi. Gli spazi lasciati vuoti dal nostro Paese li hanno occupati gli spagnoli dimostrandosi veloci e intraprendenti, hanno saputo cogliere senza dubbio le sfide del futuro, più di noi. Gli italiani comunque possono giocarsi N.14 GENNAIO 2016
Foto: NextVideoProduction.com
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Nella foto sopra, a sinistra, Carlo Lingua, classe 1959, nato a Saluzzo (Cuneo), uno dei quattro soci di RK Growers, con Paolo Carissimo, Marco e Gualtiero Rivoira. La foto è stata scattata al Fresh Retailer Show&Conference 2015, evento che ha visto tra gli sponsor proprio RK Growers. Al suo fianco, sulla destra, c’è Isidoro Trovato, giornalista economico del Corriere della Sera. Nella pagina a fianco, in basso, un impianto di uve Arra 15 in piena produzione presso il partner pugliese Facchino.
la partita in futuro, ne sono convinto. I produttori spagnoli andrebbero considerati degli alleati. Come facciamo noi: tra i nostri partner ci sono la Surexport di Huelva per fragole e piccoli frutti e la Primor di Siviglia per la frutta a nocciolo e gli agrumi, aziende leader per quei prodotti. Prevediamo di incrementare i rapporti con la Spagna e per questo dal primo febbraio abbiamo nel nostro staff un nuovo collaboratore spagnolo, Alberto Olivares. Nel 2013, infine, abbiamo costituito proprio con Surexport e la piemontese Ortofruit Italia, la società BerrywayGroup, che fornisce piccoli frutti e fragole tutto l’anno. N.14 GENNAIO 2016
Uve Arra, come è andata la campagna 2015 e quali prospettive di sviluppo ci sono? CL: La nostra partecipata AVI sta facendo un buon lavoro. La scorsa campagna è andata molto bene, abbiamo commercializzato oltre mille tonnellate di uva. In Italia e in Europa la varietà bianca Arra 15 ha avuto un notevole successo: i consumatori hanno potuto apprezzarla e senz’altro questo trend continuerà nei prossimi anni. È una varietà che si è affermata a livello globale, tanto che sono in corso forti investimenti in tutto il mondo. Ottimo riscontro anche per la rossa Arra 19 prodotta sia in Italia che in Spagna, apprezzata in Inghilterra e sui mercati tradizionali. Bene, infine, anche la bianca Arra 11. Il prossimo anno cominceremo a vedere varietà più precoci e tardive, sia bianche che rosse, sulle quali abbiamo grandi aspettative. Riteniamo che il mercato abbia bisogno di uve di alta qualità e pensiamo che il programma delle Arra possa rispondere alle esigenze di questo mercato. Con la collaborazione dei produttori nostri partner riusciremo a posizionarci in questa fascia premium. MAGAZINE
Il made in Italy gioca ancora un ruolo importante “nello scacchiere globale, soprattutto per le mele. La qualità c’è, quello che invece manca a volte sono i quantitativi e la continuità. Il kiwi marchiato italiano negli ultimi 10 anni ha registrato una vera e propria involuzione ”, Paolo Carissimo (Rk Growers)
RK Growers, l’evoluzione del fatturato (x1.000)
80.000 €
69.000 €
60.000
67.000 €
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74.000 €
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Fonte: RK Growers
rino. Quindi, tornando alla domanda, soprattutto per le mele, la produzione italiana ha ancora un ruolo determinante nello scenario globale, anche se non è un lavoro semplice, essendoci tanti produttori, tanti magazzini di lavorazione e interlocutori. Bisogna fare un gran lavoro per arrivare ad avere uniformità nella qualità e continuità nelle forniture, così da soddisfare al meglio i clienti. Sul kiwi invece l’Italia ha perso parte della sua competitività.
Attraverso l’ufficio di Genova diretto da Paolo Carissimo, RK Growers si occupa anche delle vendite oltremare della frutta italiana. Riesce ancora a soddisfare le richieste del mercato globale? PC: La produzione italiana raggiunge delle eccellenze in alcuni comparti in grado di farlo. Mi riferisco alle mele, ai kiwi, all’uva e alle drupacee. Riesce a farlo egregiamente in termini qualitativi, mentre succede che a mancare siano le quantità. Per le uve senza semi, ad esempio, quando ci sono gli standard richiesti c’è anche un prezzo premium e quindi un ritorno positivo per il produttore. Ci vuole però programmazione, non si può improvvisare. Quindi un rapporto stretto e di lungo respiro con il mondo produttivo. Lo stesso vale per le mele e i kiwi. Noi ad esempio siamo riusciti a ricollocare le mele Golden in Medio Oriente, in particolare in Arabia Saudita. Parliamo di centinaia di container inviati. Certo non è facile, la Golden è la mela più prodotta in Italia ma non è facile da esportare. Noi la collochiamo anche in India e Bangladesh. Le mele per il mercato globale sono le varietà rosse. In particolare sulla Gala l’Italia si sta attrezzando, forse più velocemente della Francia, con cloni full color e alto grado zucche-
Ma non abbiamo un primato mondiale sui kiwi? PC: In termini produttivi sì, ma la verità è che nell’ultimo decennio c’è stata un’involuzione del kiwi italiano, inteso come kiwi marchiato made in Italy. Questo da quando una parte crescente del migliore prodotto viene venduto con brand globali. Abbiamo iniziato a esportare kiwi 25 anni fa ma oggi si fa una gran fatica a collocare il prodotto con prezzi e quantità soddisfacenti. La produzione italiana soffre poi di disomogeneità troppo marcate sulla qualità, che ci hanno fatto perdere la credibilità, a vantaggio ad esempio della Francia e anche della Grecia. Positive le iniziative per recuperare terreno, come quella di Origine Group, in cui siamo coinvolti attraverso KiwiUno.
50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0
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Francescon diversifica, tra prodotti del Senegal e progetti ambiziosi Eugenio Felice
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Portare sul mercato europeo meloni con le stesse caratteristiche di quelli prodotti in Italia, in un periodo in cui il prodotto italiano non è presente, da febbraio ad aprile. Un prodotto in controstagione che anticipa e si aggancia a quello italiano. L’idea è venuta a Bruno Francescon diversi anni fa e ora siamo già alla quarta campagna del Senegal. “Quest’anno abbiamo deciso di togliere le mini angurie, che non hanno trovato l’interesse del mercato, per aumentare gli investimenti sui meloni, sia in termini di ettari che migliorando le tecniche di coltivazione, con la previsione di aumentare i volumi del 30 per cento rispetto a quanto abbiamo fatto lo scorso anno. Il potenziale quindi è di 4 mila tonnellate. Dell’assortimento Senegal farà parte anche la zucca, in particolare nella varietà Delica, come negli anni passati. Quindi il lavoro in Senegal si affina e cresce. Del resto il prodotto ha caratteristiche uniche per il periodo, come sanno le catene distributive italiane ed estere con cui abbiamo lavorato finora, che hanno già confermato i programmi per quest’anno, con diverse nuove catene interessate. Al di là del business in senso stretto c’è poi la soddisfazione di fare del bene per la comunità locale, che certamente ne ha bisogno, essendo zone poverissime. Questo non ha prezzo. I meloni saranno inseriti nei progetti solidali di alcune catene nazionali”. Questo il quadro delineato da Bruno Francescon, presidente della omonima OP di Ro MAGAZINE
A metà febbraio prende il via la quarta campagna del Senegal di Francescon. 160 ettari investiti, come lo scorso anno, di cui 130 a meloni e 30 a zucche. Il potenziale per il frutto simbolo della OP mantovana è di 4.000 tonnellate, con una qualità che nulla ha da invidiare a quella del prodotto italiano. Qualità al top avranno anche i mango, che arriveranno da giugno e per tre mesi sempre dal Senegal. Ma il progetto più ambizioso è in Italia e riguarda il mercato delle angurie
digo (Mantova) quando lo abbiamo interpellato per avere qualche dettaglio sulla campagna del Senegal. Quindi l’impegno nel piccolo Paese dell’Africa Occidentale non solo va avanti ma cresce e vedrà a partire dal prossimo mese di giugno l’inserimento in assortimento del mango, nella varietà top, la Kent, che in Senegal esprime una qualità straordinaria. “Siamo già d’accordo con alcune catene di-stributive per fare alcuni contenitori a settimana che in pochi anni
potrebbero diventare centinaia. Anche in questo caso si tratta di un prodotto in controstagione che in quel periodo non è praticamente presente in Europa. Viene staccato dall’albero quasi maturo e in cinque giorni arriva da noi pronto per essere consumato”, ci riferisce Francescon. Il progetto più ambizioso adesso si chiama anguria e riguarda l’Italia. Sono in corso i lavori per realizzare il magazzino dedicato più grande d’Europa. Ne parleremo presto. N.14 GENNAIO 2016
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Rijk Zwaan punta al primato nei semi per ortaggi Il fatturato è più che quadruplicato dal 2000 ad oggi Eugenio Felice
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L’azienda olandese, specializzata nello sviluppo di varietà orticole e nella commercializzazione dei relativi semi, con stazioni di ricerca in tutto il mondo e varietà coltivate in oltre 100 Paesi, ha inaugurato a Santa Croce Camerina, in Sicilia, una trial station permanente per sperimentare nuove varietà di pomodori, zucchini, melanzane, peperoni e cetrioli. Una seconda trial station è attiva a Terracina (Latina). Silvestrelli: “È l’inizio di un progetto importante sull’Italia” Il 13 gennaio Rijk Zwaan ha inaugurato la trial station di Santa Croce Camerina. Ci troviamo in Sicilia, a venti chilometri da Vittoria e dall’aeroporto di Comiso, in quella che è la più importante zona di produzione di ortaggi della Sicilia. Il mare si raggiunge in pochi minuti, la salsedine nell’aria è percepibile. “È l’inizio di un progetto importante sull’Italia”, ha dichiarato Alessandro Silvestrelli, managing director della filiale italiana di Rijk Zwaan, storica azienda sementiera olandese, nata nel 1924 e di proprietà di tre famiglie e degli stessi dipendenti, che negli ultimi anni sta registrando una crescita “impressionante”, come dimostrano gli stessi dati di bilancio: nel 2000 fatturava 80 milioni di euro, nel 2010 230 milioni e nel 2014 340 milioni. In 14 anni il fatturato è più che quadruplicato. Il segreto lo ha svelato lo stesso Silvestrelli: investimenti continui sulle persone e sulle nuove varietà, con un portafoglio prodotti che probabilmente è il più ampio che possa presentare oggi un’azienda sementiera, e una grande MAGAZINE
attenzione alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità e dell’ambiente. Il 30 per cento del fatturato viene investito in ricerca e sviluppo, area che impegna il 40 per cento del personale. Del resto la vita media di una viarietà orticola è di otto anni e per crearne una nuova ci vogliono dai sette agli otto anni. E Rijk Zwaan introduce sul mercato ogni anno circa 150 nuove varietà. La trial station di Santa Croce Camerina è permanente, non si è trattato quindi del classico e frequente open day organizzato in un’azienda agricola per mostrare le ultime novità. Si estende su una superficie di 19 mila metri quadrati con serre di ultima generazione. “Per sviluppare prodotti che rispondano al meglio alle esigenze del territorio - ha spiegato Silvestrelli - ci siamo impegnati localmente con una trial station nel Ragusano. Vogliamo condividere con tutti i nostri clienti, attuali e
Qui sopra una delle serre dedicate ai pomodori all’interno della trial station Rijk Zwaan a Santa Croce Camerina (Ragusa), inaugurata il 13 gennaio. In tutto sono 19 mila metri quadrati e oltre ai pomodori si studiano zucchini, cetrioli, melanzane e peperoni.
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futuri, questo progetto nel quale crediamo fermamente e dal quale prevediamo potranno nascere prodotti sempre più vicini alle richieste del mercato e alle esigenze della produzione”. Un impegno concreto quindi verso i produttori siciliani, che sono giunti numerosi da tutta l’isola, zona di Pachino compresa, per questa inaugurazione, ma anche verso la filiera e la distribuzione perché, come ha sottolineato Paride Zamagna, chain manager di Rijk Zwaan: “oggi più che mai il driver nelle scelte varietali deve essere il consumatore finale”. N.14 GENNAIO 2016
I prodotti sotto la lente nella trial station siciliana sono i pomodori, i cetrioli, i peperoni, le melanzane e i zucchini. Un’altra trial station si trova a Terracina (Latina), altra importantissima zona di produzione di ortaggi. Il programma di sviluppo prevede l’apertura di altre due stazioni, una in Puglia e una nel nord Italia, tra l’Emilia-Romagna, dove ha sede anche Rijk Zwaan Italia, e il Veneto, forte produttore di ortaggi. Il portafoglio prodotti copre ormai l’80 per cento delle specie orticole coltivate nel nostro Paese, che è sempre più strategico per l’azienda sementie MAGAZINE
Rijk Zwaan, l’azienda sementiera in cifre
1924 340
anno di fondazione
milioni il fatturato 2014/15
1.200 100 % 2.500 30 varietà
collaboratori
nazioni
fatturato investito in r&d
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Qui sopra: i mini cetrioli dolci e croccanti, pensati per essere consumati come snack, buccia compresa. A destra dei pomodori mini plum arancioni. Qui sotto: i peperoni Sweet Palermo, dalla forma particolare, buccia sottile e dolcezza elevata. A destra i pomodori Silky Pink dal bel colore rosa.
ra olandese e non a caso a Santa Croce Camerina erano presenti i vertici arrivati da De Lier che, per dimostrare la vicinanza al territorio, hanno fatto i discorsi in lingua italiana, leggendo un foglio, uno sforzo certamente apprezzato dalla platea di produttori. Un’azienda fortemente innovativa, capace di innovazioni disruptive come l’in MAGAZINE
sa-lata Salanova che nel 2006 ha vinto il Fruit Logistica Innovation Award (FLIA) e il peperone Sweet Palermo che colpisce per la forma e la dolcezza, ma capace anche di sviluppare progetti pensati per il consumatore finale come Love My Salad, un sito web pensato per condividere la conoscenza sugli ortaggi ed elevarne l’immagine, con la
consapevolezza che consumare più ortaggi significa vivere una vita più sana. “Sharing a healthy future” è anche il tema centrale della presenza di Rijk Zwaan alla fiera Fruit Logistica. Protagonisti dello stand sia le linee Sansational che le gamme pomodori per finire con la tecnologia Knox che ritarda l’arrossamento fogliare delle lattughe. N.14 GENNAIO 2016
l’inizio di un progetto importante sull’Italia. Do“poÈ Santa Croce Camerina e Terracina, attiveremo altre due trial station. Rijk Zwaan sta vivendo una crescita impressionante, nel 2020 puntiamo a diventare l’azienda di riferimento per le orticole ”, Alessandro Silvestrelli (Rijk Zwaan Italia)
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Rijk Zwaan, l’evoluzione del fatturato (x1.000 €) 350.000 300.000
340.000
250.000 200.000 150.000
230.000
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Fonte: Rijk Zwaan
Knox e quarta gamma. Come abbiamo scritto, Rijk Zwaan non si limita a introdurre nuove varietà di ortaggi ma cerca a 360 gradi soluzioni che possano incrementare le perfomance dei prodotti. Una di queste, una vera innovazione, definita rivoluzionaria dalla stessa società, è il Knox, che rallenta l’imbrunimento delle foglie delle insalate causato dall’ossidazione dopo il taglio. La società olandese ha presentato questa rilevante novità in occasione del Lettuce and Leafy Vegetable Conference che si è svolto ad Antwerp, in Belgio a fine settembre. Knox prolunga la shelf-life di circa due giorni. Secondo la convenience manager Bauke van Lenteren, la so MAGAZINE
cietà risponde così a una delle principali esigenze delle aziende di quarta gamma. “Con Knox - ha spiegato - non è più necessario disporre la lattuga già tagliata in confezioni a basso tenore di ossigeno; ciò permette di ridurre i costi e offre maggiori possibilità di creare mix di lattughe. Si elimina inoltre l’odore sgradevole caratteristico dell’apertura di una confezione a basso tenore di ossigeno”. Knox è anche utile per il resto della filiera. Ad esempio, la durata di conservazione prolungata garantisce ai retailer di aumentare le scorte riducendo i rifiuti. “È ovvio che questi vantaggi comportano anche una migliore esperienza d’acquisto per i consumatori che possono conservare più a lungo la confezione di insalata pronta”, ha aggiunto Van Lenteren. “Prevediamo che Knox porterà ad
una frequenza maggiore degli acquisti e quindi anche del consumo di lattuga”. Rijk Zwaan ha lavorato allo sviluppo di Knox per 10 anni. Il leader di mercato a livello mondiale per la lattuga ha sviluppato un test per valutare se questa caratteristica era presente e l’ha riscontrata in una serra. Il tutto è poi stato confermato da varie prove pratiche e di laboratorio, a seguito delle quali questa peculiarità è stata introdotta il più rapidamente possibile in vari tipi di lattughe mediante incroci. Circa 10 varietà di diversi tipi di lattughe hanno ora questa caratteristica e sono state provate sul campo in collaborazione con aziende di quarta gamma, con risultati positivi. La gamma a base di Knox sarà ora rapidamente ampliata.
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Annata dura per le rosse di Sicilia: c’è pure la Spagna Nei mercati del nord Italia le Tarocco più belle sono spagnole Eugenio Felice
Un’annata tremenda. Non bastavano gli alberi carichi di frutti di medio-piccola pezzatura e il clima mite che fino a tutto dicembre non ha permesso alle varietà rosse di prendere la tipica pigmentazione. È mancata anche la domanda dai mercati del nord Italia e dell’Europa Centrale. Ma la vera preoccupazione, per le aziende del comparto agrumicolo siciliano, è un’altra e si chiama Spagna. Il Tarocco adesso si produce anche lì, con investimenti crescenti e ottimi risultati Mentre percorriamo la statale 194 che collega Catania con Ragusa, la mattina del 13 gennaio, non possiamo fare a meno di notare le arance abbandonate sull’asfalto ai lati della strada, cadute da alberi stracarichi di frutti ancora da raccogliere. Il clima caldo degli ultimi mesi, con temperature anche oltre i venti gradi nei primi giorni dell’anno in Sicilia, hanno favorito la cascola dei frutti e un ritardo nella formazione della tipica pigmentazione. Le arance, in altre parole, fino a Natale e oltre non erano rosse all’interno e fino a metà gennaio erano pochi i frutti che presentavano la colorazione ottimale. In più quest’anno le piante sono cariche di frutti, con pezzature medie più piccole, come nella campagna 2014/15: le arance soffrono infatti come altre specie del fenomeno dell’alternanza, un anno ci sono meno frutti ma più grandi, l’anno dopo
più frutti ma più piccoli. Ne sanno qualcosa i produttori di mele Fuji. Per finire la domanda dal nord Italia e dall’estero, causa clima straordinariamente mite in tutta Europa, è stata fino a metà gennaio piuttosto debole, con ripercussioni negative sulle quotazioni. Il bilancio quindi è estremamente negativo e le prospettive non sono delle più rosee: il rischio è che la campagna si chiuda già nel mese di marzo, per mancanza di prodotto idoneo, come ci ha riferito un operatore. Lo scenario generale, per il settore agrumicolo siciliano, si delinea piuttosto difficile. Tra gli agrumi si salvano solo i limoni, che soffrono comunque la concorrenza turca sui mercati internazionali e quella dell’industria dei succhi e delle essenze che paga il prodotto ben 40 centesimi al chilo. Da quest’anno poi il fenomeno dei furti nei frutte-
Nelle foto a lato, la raccolta di arance Tarocco il 13 gennaio 2016 in zona collinare, nel comune di Francofonte, in provincia di Siracusa. Alcuni alberi raggiungono il secolo di vita. In questo caso il produttore ha venduto a un commerciante i frutti direttamente sulla pianta a 30 centesimi al chilo. Spese di raccolta e trasporto sono quindi a carico del commerciante.
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Dalla scorsa campagna sono apparse nei mercati del nord Italia le prime arance rosse di origine spagnola. Parliamo proprio delle arance Tarocco, con caratteristiche eccellenti in termini di pezzatura, forma e colorazione, sia della buccia che della polpa. Il prezzo? 10/15 cent sopra le arance siciliane.
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ITALIA - Produzione, superfici, import ed export di arance ARANCE
2013
2014
2015
Stime 2013/14
Stime 2014/15
Previsione 2015/16
Area piantata (in ettari)
88.784
86.200
86.372
Area in produzione (in ettari)
87.221
84.530
85.083
1.800.000
1.360.000
1.950.000
155.642
220.000
145.000
1.955.642
1.580.000
2.095.000
117,891
120.300
125.000
1,517,751
1.217.600
1.624.850
320,000
242.100
345.150
1.955.642
1.580.000
2.095.000
Produzione (in tons) Import (in tons) TOTALE OFFERTA (in tons) Export (in tons) Consumo interno fresco (in tons) Industria (in tons) VOLUMI TOTALI (in tons) Fonte: Usda
ti, o “giardini” come li chiamano i siciliani, sono aumentati a dismisura: non più singoli individui che caricano il bagagliaio della macchina per poi vendere i frutti per strada il giorno dopo ma interi camion con manovalanza in nero reclutata all’ultimo momento che di notte fanno razzia di limoni e di giorno vendono all’industria. Anche le altre specie prodotte in Sicilia, in particolare gli ortaggi, stanno vivendo un periodo di sofferenza che in alcuni casi, come quello del pomodoro, è iniziato addirittura 10 anni fa. In questo caso, per il ciliegino che è il simbolo nel mondo del pomodoro siciliano, il problema maggiore si chiama nord Africa. Il Marocco e la vicina Tunisia riescono a fare prodotti di qualità a prezzi estremamente competitivi, la manodopera costa molto meno e le normative sui trattamenti sono meno restrittive. MAGAZINE
Ma torniamo agli agrumi. Abbiamo letto di asettiche analisi svolte dall’altra parte dell’oceano circa le previsioni di produzione agrumicola in Italia (si veda la tabella qui sopra). Valgono quello che valgono, perché poi ci si deve confrontare con il mercato, quindi con la domanda, ed è solo quella che determina l’esito della campagna di un prodotto. L’Asda, il dipartimento di stato americano per l’agricoltura, stima una produzione di arance in Italia pari a 1,95 milioni di tonnellate, in aumento rispetto agli 1,36 milioni della passata campagna (dicevamo il fenomeno dell’alternanza) e anche agli 1,8 milioni della campagna 2013/14. Le esportazioni, in generale, si confermano un flebile
ricordo di ciò che valevano alcuni lustri fa: nella passata campagna l’Italia ha esportato poco meno di 120 mila tonnellate di arance, vale a dire il 6,5 per cento della produzione, e ne ha importate 220 mila tonnellate. Praticamente per ogni arancia che esce dal nostro Paese ne entrano due. Ma che tipo di arance sono? Per lo più arance bionde, anche se dallo scorso anno si è iniziata a vedere nel nord Italia anche qualche arancia rossa di origine spagnola. Sì, avete capito bene. Le arance rosse, che sarebbero tali grazie al microclima straordinario che c’è alle pendici dell’Etna, in realtà sono ora prodotte anche in Spagna, con investimenti ingenti. Parliamo proprio delle Tarocco, commercializzate ad esempio da Anecoop. I frutti che abbiamo visto in fotografia erano eccellenti, per forma, pezzatura e colorazione, sia della buccia che della polpa. Del resto lo sappiamo: quando ci si mettono, gli spagnoli, non scherzano mica. Quindi nei prossimi anni gli operatori siciliani si troveranno a dover affrontare l’ennesimo problema, come se non ce ne fossero già abbastanza. Per gli spagnoli si tratta del resto di diversificare l’offerta, affiancando alle arance bionde quelle rosse. Per gli italiani ci potrebbe essere anche un risvolto positivo: uno degli ostacoli alla sua affermazione non era il fatto che è poco conosciuta? La Spagna, in questo, potrebbe quindi aiutarci.
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il peperone peperone dolce d ce biologico dol bio ologico Al Alce lce N Nero ero
DELICATO DE ELICA A T O DI NOME NO OME E DI D FFATTO AT TTO Ecco la fru Ecco frutta tta e verdura verdura biologica biologic o a Al Alce ce N Nero: ero: la carota carrota Pin zimoonia, ll’avocado ’avocaddo Cr emoso, Pinzimonia, Cremoso, il pomodoro pom p modoro Piccolino Piccolino e mol te altre altre eccellenze. eccelllenze. molte Perché P erché da dare are un nome alla frutta? P Perché erché a noi di Alce Alce N Nero ero piace piace chiamare chiamare le cose cose nel n modo giusto. giusto. e che la bon tà, quella vvera, e a, sia sempr er e più vicin na alle persone che ama ano mang iare sano E ci piac piace bontà, sempre vicina amano mangiare sano,, biolo biologico e con gusto.
alcenero.com alc enero.com
briospa.com briospa.c om
Più freschezza sullo scaffale. Missione possibile Le ultime soluzioni proposte dalla Retarder Eugenio Felice
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Da quando viene raccolta a quando arriva sulle tavole dei consumatori l’ortofrutta viene manipolata, stoccata, confezionata, trasportata. Numerosi passaggi che possono incidere in modo sensibile sulla sua qualità. Diventano quindi fondamentali tutte quelle soluzioni che permettono di mantenerne e controllarne il più possibile la freschezza. Quali sono e cosa comportano? Lo abbiamo chiesto a quella che probabilmente è l’azienda più specializzata in Italia in questo comparto Dal momento in cui viene staccato dalla pianta il frutto non può che peggiorare. Lo stesso vale per l’ortaggio. Certamente non migliora. La soluzione per anni è stata raccogliere il prodotto immaturo, in particolare quelli a più rapida deperibilità, come la frutta estiva. A risentirne sono stati i consumi: difficile comprare qualcosa che non piace, duro come un sasso e insapore. Per questo oggi tutti i distributori sono tornati a chiedere prodotti al giusto grado di maturazione e le qualità organolettiche, per anni dimenticate, sono diventate una discriminante importante. Meglio ancora se la vita a scaffale non è breve. Il tempo che intercorre tra la raccolta e l’effettivo momento di consumo da parte del cliente finale è diventato quindi di fondamentale importanza così come tutte le tecnologie che permettono di migliorare e monitorare la conservazione dei prodotti ortofrutticoli. Stiamo parlando di soluzioni che non lasciano traccia, perché ormai i trattamenti chimici post raccolta sono praticamente banditi, con poche eccezioni. MAGAZINE
C’è un’azienda in Italia che si è specializzata proprio nella ricerca in ogni angolo del globo delle migliori soluzioni per preservare e controllare la qualità della frutta, in questa fase delicata che va dal momento del raccolto a quello in cui arriva sulle tavole dei consumatori. “La manipolazione, la lavorazione, la conservazione e il trasporto, sempre più spesso verso mete lontane, possono incidere in modo determinante sugli aspetti qualitativi della frutta. Per questo, siamo alla continua ricerca di soluzioni, tecnologie e prodotti in grado di coprire tutte le esigenze, siano queste comuni o specifiche per un singolo cliente”, ci riferiscono Aldo e Luca Rivoira, rispettivamente general manager e re-sponsabile vendite di Retarder Srl, azienda di Verzuolo, in provincia di Cuneo, nota al settore ortofrutticolo soprattutto per il granulare che purifica l’aria e per le soluzioni di imballaggio.
Qui sopra la ceratura di mele in un magazzino piemontese. Richiesta all’inizio da alcune zone d’oltremare, come il Medio Oriente, ora la ceratura viene richiesta anche dalle catene europee. Non lascia residui di alcol, è anallergica, aumenta la shelf-life del prodotto, oltre a renderlo più bello. Ora viene utilizzata, in alcuni casi, anche su pesche, nettarine e altra frutta estiva.
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Foto: NextVideoProduction.com
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Ozono ed elettrolisi. In realtà l’azienda fa molto di più. Tra le soluzioni di più recente introduzione presentate anche alla fiera Fruit Logistica dove Retarder è presente per la quarta volta come espositore - ci sono i sistemi di purificazione dell’aria e dell’acqua negli ambienti di lavorazione e stoccaggio: l’ozono e l’elettrolisi. Per queste innovative tecnologie per la disinfezione dell’aria e dell’acqua nelle sale di lavorazione, Retarder ha creato, assieme ad altri imprenditori del settore, una società ad hoc, la Techno3. L’ozono consente di ridurre notevolmente l’impatto di N.14 GENNAIO 2016
funghi, batteri, muffe e lieviti e di conseguenza incrementa la shelflife di frutta e ortaggi senza lasciare alcun residuo, igienizzando e sanitizzando sale di lavorazione ma anche celle frigorifere. L’ozono si può utilizzare anche nei sistemi di irrigazione, dove elimina patogeni, funghi, virus e batteri. L’elettrolisi Gruper (brevettata) è una novità esclusiva nel trattamento delle acque, caratterizzata da un elettrodo ricoperto da diamante che elimina qualsiasi rischio di contaminazione. È un processo chimico-fisico nel quale il passaggio di una corrente elettrica MAGAZINE
Gli assorbitori di etilene Retarder sono un mix di argille e agenti ossidanti (come il permanganato di potassio) non riutilizzabili. Si presentano sotto forma di granuli o pellet da collocare nelle apposite apparecchiature, filtri da trasporto e bustine. L’uso di assorbitori garantisce l’igiene dell’aria trattata, depurandola da microorganismi e sostanze volatili come l’etilene, l’acetaldeide, l’etanolo, il metanolo, che si accumulano negli ambienti di movimentazione e stoccaggio di prodotti ortofrutticoli.
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DA RETARDER
ULTIME SOLUZIONI
DI CONSERVAZIONE
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Aldo Rivoira con il figlio Luca, rispettivamente general e sales manager della Retarder Srl di Verzuolo (Cuneo), che da due anni si è trasferita in un magazzino da 4.400 metri quadri coperti.
causa la scomposizione dell’acqua in ossigeno ed idrogeno gassosi; in questo modo vengono distrutti i contaminanti dell’acqua generando ossidanti (idrossile, ozono, diossido di cloro, perossido). Alcuni vantaggi del sistema sono: il risparmio idrico fino al 50 per cento, ottenuto dal riutilizzo delle acque di processo; l’assenza di residui, come odori o sapori, sulle superfici trattate; non utilizza sostanze chimiche. Frutta e ortaggi, quindi, si mantengono freschi più a lungo, a vantaggio di tutta la filiera. Controllo della catena del freddo. Un’altra esigenza sempre più sentita all’interno della filiera è il controllo della catena del freddo. In particolare dalla distribuzione MAGAZINE
moderna italiana, che solitamente esternalizza la logistica al punto vendita. I mezzi di trasporto mantengono la temperatura richiesta del carico per tutto il tempo? Se la merce arriva al ce.di non conforme è perché è partita dal magazzino del fornitore non conforme o perché qualcosa non ha funzionato durante il trasporto? Quante contestazioni e contenziosi si potrebbero evitare se ci fosse un controllo preciso, puntuale e a costi competitivi? Retarder offre tutta una serie di dispositivi, dai più semplici e meccanici ai più completi e sofisticati, per registrare e monito-
rare la temperatura nelle aree di stoccaggio e nei mezzi di trasporto. Xsense ad esempio consente di avere informazioni sulla catena del freddo e sulla posizione del carico in tempo reale, grazie al trasferimento continuo di informazioni e segnali di allarme. Il sistema è talmente sofisticato che invia automaticamente notifiche di arrivo con punteggi sulla catena del freddo e realizza indicazioni sui potenziali pallet a rischio non appena una spedizione arriva a destinazione. Il granulare, anche in bustina. Tra i prodotti di punta dell’azienda guidata dalla famiglia Rivoira ci sono poi gli assorbitori di etilene, un mix di argille e agenti ossidanti (come il permanganato di potassio) non riutilizzabili, che si presentano sotto forma di granuli o pellet e sono collocati nelle apposite apparecchiature, filtri da trasporto e bustine. L’uso di assorbitori garantisce l’igiene dell’aria N.14 GENNAIO 2016
la lavorazione, la conservazio“neLae manipolazione, il trasporto possono incidere in modo determinante sugli aspetti qualitativi della frutta. Per questo siamo alla continua ricerca di soluzioni, tecnologie e prodotti per migliorarne e controllarne la conservazione ”, Aldo e Luca Rivoira (Retarder) 102
A sinistra delle ciliegie, uno dei tanti frutti che beneficia dei sistemi di purificazione ad ozono o elettrolisi. Se ne occupa la società dedicata Techno3. A destra dei misuratori di temperatura USB che permettono di scaricare e trasmettere subito i dati relativi alla temperatura durante la fase di trasporto.
bar, si mettono - è una delle possibili applicazioni - nei traypack di mele spediti oltremare. trattata, depurandola da microorganismi e sostanze volatili come l’etilene, l’acetaldeide, l’etanolo, il metanolo, che si accumulano negli ambienti di movimentazione e stoccaggio di prodotti ortofrutticoli. I vantaggi sono evidenti: controllo della maturazione e dei livelli di etilene, aumento dei tempi di stoccaggio e conservazione, eliminazione dei microrganismi presenti nell’aria e degli odori, mantenimento della pressione della frutta. Si tratta di una soluzione economica, sicura e facile da usare, che non lascia alcun residuo sulla frutta e gli ortaggi. Le bustine, ad esempio, che assomigliano a quelle dello zucchero del MAGAZINE
Ceratura. I signori di Esselunga si ricordano ancora dello scalpore che suscitò un anno fa il video su YouTube, diventato presto virale, di un signore che raschiava la buccia di una mela rossa - biologica per giunta se ricordiamo bene - ottenendo delle piccole scaglie bianche infiammabili. La colpa veniva data alla cera presente su quelle mele. In realtà se teniamo a casa una mela per alcuni giorni, soprattutto con certe varietà, scopriremo che queste naturalmente diventano unte. La cera non ha colpe, anzi tante virtù e non è un caso che, dopo un certo scetticismo iniziale, ora venga usata con sempre mag-
giore frequenza e su un numero crescente di frutti. Con la cera aumenta la shelf-life, questo ormai è risaputo, tanto che alcuni distributori tedeschi, notoriamente molto attenti alla questione residui, hanno iniziato a richiederla. Poi è certificata antiallergeni e non lascia alcun residuo di alcol. Retarder ha già collocato più di 65 macchine per la ceratura in tutta Italia e il trend è in forte crescita. Queste sono solo alcune delle soluzioni proposte da Retarder, che in realtà propone un ventaglio piuttosto completo di tecnologie nei campi della conservazione, dell’imballaggio e del controllo qualitativo di frutta e ortaggi.
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È operativa la nuova piattaforma logistica di Milano aperta h24 Eugenio Felice
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Cosa può spingere un’azienda altamente specializzata nella frutta esotica e in quella di importazione a investire in una piattaforma logistica nuova di zecca in una zona adiacente all’Ortomercato di Milano? “Siamo in mercato dal 1975 e quindi di ortofrutta che entra ed esce dal mercato ne abbiamo vista tanta”, ci riferisce Alberto Albuzza, titolare con la socia Gianna Mezzetti di Alma Srl. “Abbiamo deciso di fare una piattaforma logistica, nell’area frigo, da anni dismessa, perché secondo noi se ne sentiva la necessità. La sentono gli operatori dell’Ortomercato, come noi, e la sentono i grandi gruppi di produzione esteri, spagnoli e olandesi per fare un esempio, che ora hanno la possibilità di mandare la merce in un unico luogo per poi redistribuirla in modo più efficiente e affidabile ai clienti. La nuova piattaforma ha una superficie coperta di 2 mila metri quadratati, ha 5 ribalte di carico e scarico ed è aperta 24 ore al giorno per tutti i giorni dell’anno. Può sembrare strano ma oggi non c’è nessuno a Milano che fa un servizio del genere. E oggi, a fare la differenza, sono proprio i servizi. Noi offriamo tutti quelli oggi richiesti, come il controllo accurato e periziato della merce, se richiesto. Del resto siamo prima di tutto dei commercianti all’ingrosso con posteggio all’interno dell’Ortomercato. Sappiamo quello che serve, come la puntualità nelle consegne e nelle operazioni di carico e scarico e il rispetto della catena del freddo”. MAGAZINE
Con i primi giorni di febbraio è entrata in piena operatività la nuova piattaforma logistica nell’area ex frigo mercato realizzata dalla società Alma e al servizio sia dell’Ortomercato che di quelle aziende italiane ed estere che hanno bisogno di un appoggio logistico full service per poi redistribuire il prodotto nel centro nord Italia. Tra i plus della nuova struttura da 2 mila metri quadrati c’è l’apertura h24 per 365 giorni all’anno e la possibilità di fare controlli accurati sulla merce
Quando sentiamo al telefono Alberto Albuzza sono le 7.00 della mattina e si trova già a Cesena. “Ho un appuntamento da clienti, mi sono alzato alle 4.00 e sono partito”. Ci aveva parlato della nuova piattaforma pochi mesi prima, con grande entusiasmo, durante una cena informale a Madrid, davanti a un bel piatto di Jamón Ibérico, nei giorni della fiera Fruit Attraction. Attività dura, quella del grossista. E questa rimane l’attività principale di Alma, che è probabil-
mente il migliore interlocutore che si possa trovare in Italia nel caso vi servisse della frutta esotica, di prima o quarta gamma, senza considerare poi il lavoro con il prodotto di importazione. Come sanno bene alcune delle migliori catene distributive del nord Italia, che sono infatti sue clienti. “Certo il lavoro principale rimane quello chiarisce Albuzza - diciamo che ora la logistica non è più un limite ma diventa un vantaggio competitivo. Non solo per noi”. N.14 GENNAIO 2016
[ just business, no bullshit!]
GDO 2016
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Guida alla distribuzione moderna italiana
FOCUS:
ORTOFRUTTA
LE CENTRALI DI ACQUISTO NAZIONALI E REGIONALI
CRAI LANCIA A MARCA LA NUOVA LINEA BIOLOGICA, ANDRÀ IN 3.000 PUNTI VENDITA
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In occasione di Marca 2016, la Fiera dedicata ai marchi privati della grande distribuzione, Crai ha presentato in anteprima la nuova linea biologica a marchio “Crai Bio” e le novità in assortimento per le linee: “Crai Ecolabel”, prodotti certificati Ecolabel per la pulizia della casa, “Piaceri Italiani” la linea premium Crai e per la linea a marchio “Crai”. Tra le referenze bio c’è anche una busta di lattughino di quarta gamma. Crai intende seguire e approfondire i nuovi trend di consumo emergenti e le esigenze di consumatori sempre più attenti alla propria alimentazione. Infatti i consumatori che fanno spazio nel proprio carrello ad alimenti free from sono sempre
LA PATATA DEL FUCINO OTTIENE L’IGP. TORTI: «ALTA QUALITÀ MA ANCHE VOLUMI» “Un riconoscimento importante - ha dichiarato Raffaele Torti, della omonima società commerciale con sede ad Avezzano (AQ) - per un’area di produzione di cui solitamente si parla poco ma che esprime una grande qualità per le orticole, come dimostra anche il riconoscimento IGP di cui può già fregiarsi la
ORTOROMI RENDE L’INVERNO PIÙ PIACEVOLE CON LE NUOVE ZUPPE PRONTE INSAL’ARTE OrtoRomi, cooperativa agricola leader nel settore dell’ortofrutta, non si fa trovare impreparata e si affaccia alla stagione fredda ampliando la linea di zuppe pronte lanciate lo scorso inverno: Minestrone di Verdure, Zuppa Ortolana e Passato di Verdure. A queste 3 classiche ricette in confezione da 620 grammi si aggiungono dunque la Zuppa Toscana e la Delicata di zucca e carote (nella foto). Novità assoluta per la stagione 2015-2016 saranno le zuppe in pratici bicchierini monoporzione da 350 g, disponibili nelle tre ricette: Delicata di Zucca e Carote, Passato di Verdure e Vellutata di Spinaci. Queste nuove confezioni dall’alto contenuto di ser MAGAZINE
più numerosi, anche tra quelli che non hanno specifiche esigenze alimentari dettate da allergie o intolleranze. Oggi il cliente pretende prodotti di qualità, maggior sicurezza, tracciabilità trasparente delle materie prime e servizi eccellenti.
Carota del Fucino. Il terreno, leggero, fresco, di natura prevalentemente limosa, con suoli molto fertili, naturalmente dotati di macro e micro nutrienti, ricchi di sostanza organica e humus, fa sì che il tubero durante la crescita e la raccolta non subisca danni e/o crepe sulla superficie, sviluppando una forma regolare, un’aroma spiccato e una buccia ben aderente alla polpa”. “Il Fucino - continua Torti - rappresenta circa il 10 per cento della produzione nazionale di patate da conservazione. Il raccolto inizia a fine luglio e si protrae fino al 20 ottobre. Poi vengono conservate fino a maggio dell’anno successivo. La maggior parte delle vendite avviene nel centro e sud Italia, da Firenze, Perugia e Ancona in giù, isole comprese. Ora è prioritario procedere alla costituzione di un Consorzio di tutela e valorizzazione”.
vizio sono pensate per chi vuole gustare una zuppa anche fuori casa, ad esempio in ufficio: basta aprire la confezione e metterla 2 minuti in microonde, mescolare, quindi riscaldare altri 2 minuti. La confezione contiene un pratico cucchiaio e, per rendere la zuppa ancora più sfiziosa, anche una bustina separata con croccanti crostini da immergere a piacere nella zuppa calda. N.14 GENNAIO 2016
SINERGIE, AVANTI TUTTA CON IL PROGETTO DEL POMODORO SOSTENIBILE PER LA GDO Dopo il debutto al grande pubblico e la partecipazione al premio Top Fresh Retailer 2015, il pomodoro italiano di qualità, ottenuto nel rispetto delle soluzioni di coltivazione integrata del programma Sinergie, si dota di un nuovo sigillo distintivo che ne attesterà la natura di prodotto autenticamente sostenibile, sano e gustoso. “Sostenibilità garantita da Sinergie” andrà ad affiancare i marchi dei singoli produttori allo scopo di accreditare ulteriormente agli occhi del consumatore finale le garanzie qualitative, di sicurezza e di attenzione all’ambiente che accompagnano le varietà italiane di pomodoro incluse nel sistema di coltivazione Sinergie. Quest’ultimo, infatti, nasce dalla collaborazione tra un gruppo di aziende siciliane di primissimo piano nella coltivazione delle più pregiate varietà di pomodoro, Sata, Siriac e Syngenta. Avviato nel 2009, Sinergie coniuga qualità delle produzioni con attenzione alla salute e all’ambiente grazie alla soluzione di produzione integrata appositamente definita che permette alle aziende agricole di ottimizzare l'utilizzo del suolo e delle risorse idriche e di migliorare l’efficienza del
V OG, A FRUIT LOGISTICA RIFLETTORI PUNTATI SULLA NUOVA VARIETÀ EXTRA SWEET ENVY Il Consorzio VOG partecipa anche quest’anno alla rassegna berlinese dell’ortofrutta. Protagonista Envy, mela innovativa originaria della Nuova Zelanda che spicca per dolcezza, succosità e croccantezza, con un gusto fruttato e aromatico e un’aspetto accattivante grazie alle grandi dimensioni dei frutti e alle eleganti striature rosse della buccia. Nata da un incrocio tra Royal Gala e Braeburn, grazie alle sue caratteristiche organolettiche uniche, Envy ha raccolto sin dai primi assaggi forti consensi N.14 GENNAIO 2016
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processo produttivo. In tal modo, il sistema garantisce non solo l’alta qualità del pomodoro, ma soprattutto la sostenibilità del prodotto a tutela del territorio e della filiera. Grazie a questa convergenza di fattori virtuosi, le produzioni italiane che ottengono il sigillo Sinergie sono pienamente idonee a sostenere un posizionamento premium, andando a soddisfare la domanda di una clientela sempre più attenta a gusto, origine certa e sostenibilità di ciò che acquista. presso i consumatori di numerosi Paesi in tutto il mondo. Questo ha spinto Enza, il distributore e detentore dei diritti sul marchio, a dare il via a un progetto globale di cui VOG è parte integrante. Dal 2012, infatti, il Consorzio si è aggiudicato i diritti di coltivazione di Envy per l’Italia. Le operazioni di messa a dimora delle piante avviate da VOG negli scorsi anni stanno dando oggi i loro frutti, con i primi volumi “commerciali” finalmente disponibili per la vendita: 300 tonnellate per questa stagione, che arriveranno a 5.000 t a piena produttività degli impianti. “Anche quest’anno dedichiamo la nostra partecipazione a Fruit Logistica alla presentazione di questa mela innovativa, che risponde in pieno ai gusti dei consumatori moderni”, ha commentato Gerhard Dichgans, direttore del VOG. “Grazie all’accordo stipulato con Enza, il nostro consorzio è coinvolto in prima linea nello sviluppo del mercato italiano e spagnolo, e nel rifornimento dei mercati nordeuropei, attraverso la partnership con Enza. Fruit Logistica è il palcoscenico ideale per far conoscere questo frutto eccezionale”. Nel corso di questa stagione, VOG ha svolto una serie di iniziative promozionali per proporre Envy a grossisti e supermercati. Si è confermato che la mela è particolarmente apprezzata. MAGAZINE
ZERBINATI A MARCA CON LE INSALATE PRONTE “CHE GUSTO” DEL MASTERCHEF FERRERO
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L’azienda di Casale Monferrato specializzata nella produzione della IV gamma e di piatti pronti freschi ha presentato alla fiera Marca di Bologna la nuova linea di insalate “Che Gusto!”, ideata con il nutrizionista e vincitore di Masterchef 2014 Federico Francesco Ferrero. In anteprima anche la nuovissima linea di piatti pronti freschi “Le Monoporzioni”. “Portiamo in tavola la tua marca con il nostro gusto”: questo il claim con cui Zerbinati si è proposta alla fiera bolognese, comunicando agli stakeholder la continua ricerca dell’alto livello di qualità, all’insegna del made in Italy dei propri prodotti, che parte dall’utilizzo di materie prime certificate.
IMBALLAGGIO PLASTICO PER ALIMENTI: CONAI PREMIA L’IMPEGNO DI NESPAK
Nespak ha partecipato ad un concorso indetto da Conai sul tema della prevenzione, classificandosi prima nel settore “imballaggio plastico per alimenti”, con il Ravipack serie UN in polipropilene, tipico imballaggio per le carote, venduto dal 2013 (prima si chiamava serie U). Attraverso analisi tecniche e strutturali e quindi attraverso ingenti investimenti di stampi, Nespak è riuscita ad ottenere i seguenti vantaggi, votati positivamente dalla commissione Conai: risparmio di materia prima, ottimizzazione della logistica e dei processi produttivi. Il risultato di tanto lavoro, oltre ad avere un minore impatto sull’ambiente, è che i clienti Nespak pagano un più basso contributo Conai sul packaging plastico acquistato. Dal primo gennaio 2015 questo contributo sulla plastica è schizzato da 140 a 188 euro a tonnellata.
POLYMER LOGISTICS, NUOVA IMMAGINE IN LINEA CON L’IMPEGNO PER L’AMBIENTE Durante gli ultimi 20 anni Polymer Logistics ha lavorato allo sviluppo di una sempre crescente e varia gamma di prodotti SRP (Shelf Ready Packaging) e di imballi riutilizzabili multiuso, per soddisfare le necessità dei vari clienti, sempre con un occhio di riguardo all’ambiente. La costante ricerca di miglioramento, impegno per l’innovazione nei prodotti e servizi e la necessità di adattarsi alle crescenti esigenze del settore, hanno spinto l’azienda a realizzare un cambio d’immagine attraverso un nuovo logo che rifletta la sua nuova identità. “Il cambio di logo risponde al desiderio di trasmettere la nostra responsabilità, preoccupazione e rispetto per l’am MAGAZINE
biente”, fanno sapere dalla Polymer Logistics. Il nostro dipartimento ricerca, sviluppo e innovazione ha contribuito al miglioramento della Supply Chain in molti contesti distributivi ed industriali rendendola più produttiva e sostenibile attraverso tre canali: riduzione dei rifiuti grazie all’utilizzo di materie plastiche riciclabili al 100 per cento; risparmio energetico con un ciclo di vita dei nostri prodotti di 10 anni; tutela delle risorse naturali. N.14 GENNAIO 2016
RIPARTE DA FRUIT LOGISTICA LA CAMPAGNA DOLE “MY ENERGY” 2016 Riparte un nuovo anno all’insegna dell’energia per Dole che, dalla privilegiata sede internazionale di Fruit Logistica a Berlino, riallaccia il suo rapporto con i consumatori, dando prosecuzione all’innovativa campagna di comunicazione My Energy, lanciata esattamente un anno fa in anteprima, proprio dallo stesso palcoscenico d’eccezione. Fornendo ispirazione nell’adozione di un corretto e salutare stile di vita, nei prossimi mesi Dole scenderà in campo con numerose attività, focalizzando l’attenzione su ciascuno dei tre elementi del Codice Energetico - alimentazione ricca di frutta e verdura, esercizio fisico, passione - che rappresentano il fulcro attorno al quale ruota tutta la campagna. Oggigiorno ciascuno di noi è in grado di comprendere l’importanza di un regime di vita salutare. E se è vero che volere è potere, la Campagna “My Energy” di Dole puntando su principi semplici ed essenziali, intende educare il consumatore con consigli, spiegazioni e motivazioni, supportandolo ed aiutandolo ad implementare nel suo quotidiano le regole alla base di una vita sana. In modo facile e immediato.
INFIA RADDOPPIA IL SITO PRODUTTIVO, 70 MILA METRI QUADRI COPERTI E TANTA INNOVAZIONE Infia, gruppo romagnolo leader mondiale nel packaging per ortofrutta, fa un ulteriore passo avanti verso l’innovazione e la crescita e investe in maniera importante nello stabilimento produttivo di Bertinoro (FC). L’azienda, presente sul territorio da oltre 65 anni, ha completato l’acquisizione dei vicini spazi “ex Glasspack”, andando così a raddoppiare il sito produttivo definito “Infia 3”, raggiungendo così oltre 70.000
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La Campagna My Energy si basa sui risultati dell’intensa ricerca scientifica condotta presso il North Carolina Research Campus, promossi e raccontati in perfetta chiave edutainment sul sito Dole.it e nella pagina ufficiale di Facebook. La campagna utilizzerà ancora in modo predominante internet.
mq di superficie coperta. In questo spazio, che rappresenta il cuore dell’azienda, si producono PET e RPET, la materia prima da cui nascono gli imballaggi in plastica rigida termoformati per frutta e verdura, che Infia esporta in tutto il mondo. Il gruppo - che conta 420 dipendenti, fra lo stabilimento di Bertinoro, dove ha sede anche la direzione centrale, e quello di Valencia, in Spagna - è infatti presente in tutti e cinque i continenti, in oltre 80 Paesi: produce oltre 3 miliardi di pezzi all’anno attraverso una articolata gamma di prodotti per il mercato ortofrutticolo. Con una filiale commerciale anche nel Regno Unito, oltre che nella Penisola Iberica, dal 2004 Infia fa parte del gruppo Linpac, colosso inglese del packaging alimentare. “Questo nuovo e importante investimento fa parte di quel progetto di crescita già avviato sia negli stabilimenti in Italia che in quelli in Spagna, volto non solo ad aumentare la capacità produttiva dei nostri siti, ma soprattutto a innovare processi e prodotti, coerentemente con il nostro dna aziendale”, dichiara Giuseppe Montaguti, presidente e ad del gruppo. “Sono certo che avrà un’importante ricaduta economica sul territorio, in quanto Infia, esportando oltre l’80% della propria produzione, genera un importante indotto locale”. MAGAZINE
ROSARIA, IN DIECI ANNI È GIÀ LA SESTA MARCA DI FRUTTA PIÙ NOTA AGLI ITALIANI
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10 anni di qualità, di valorizzazione dell’arancia rossa e di successo. Rosaria, il brand dell’arancia rossa commercializzata dall’omonima organizzazione di produttori siciliana, ha festeggiato allo spazio In Kitchen di Milano il suo decimo anniversario. Un momento di celebrazione, ma anche una riflessione sulla situazione attuale, il futuro e le potenzialità dell’arancia siciliana, grazie agli interventi dei parlamentari europei Paolo De Castro e Giovanni La Via; del prof. Fabio Ancarani e della prima diet coach italiana Samantha Biale. L’evento ha visto inoltre la partecipazione speciale di Filippo La Mantia, cuoco stellato simbolo della tradizione siciliana. Non è stata un caso la scelta di celebrare proprio a Milano questa ricorrenza: proprio nel 2005 il capoluogo lombardo vide la prima iniziativa di comunicazione dell’arancia Rosaria, con la partecipazione all’annuale Milano City Marathon. Da allora ad oggi, la marca creata dai fratelli Salvatore e Aurelio Pannitteri per valorizzare la produzione di arance rosse di qualità ha visto crescere l’apprezzamento dei consumatori e la sua presenza sul mercato italiano.
U N VERO BOOM PER I MAESTRI DELLA FRUTTA OLTRE 1.200 FRUTTIVENDOLI IN TUTTA ITALIA Grande successo del progetto Maestri della Frutta che, a due anni dal lancio, tocca quota 1.200 fruttivendoli. La partnership tra Dole, Marlene e Valfrutta ha portato ad un innovativo approccio di filiera, fondato sulla qualità dei prodotti a
MAGAZINE
Grazie alle numerose iniziative di comunicazione e alla qualità del prodotto, Rosaria si è affermata come una marca particolarmente amata dai consumatori di frutta. Lo ha dimostrato la ricerca presentata da Fabio Ancarani: “Dallo studio, Rosaria è risultata al sesto posto assoluto tra le marche citate dai consumatori di frutta. È inoltre emerso che l’80 per cento dei consumatori di arancia rossa sceglie questo frutto in particolare per il suo contenuto di vitamina C, quindi per la salute.
monte e sulla professionalità dei fruttivendoli a valle; il tutto coordinato dagli area manager che, relazionandosi in modo continuativo con i Maestri e i grossisti partner selezionati, hanno consolidato il rapporto di fiducia tra produzione e commercio specializzato. Dieci volte il giro della terra: è il percorso che gli area manager del progetto Maestri della Frutta hanno realizzato fino ad ora per rimanere costantemente in contatto con il club di dettaglianti specializzati. La flotta dei mezzi caratterizzati Maestri della Frutta ha percorso così oltre 400 mila km in 11 regioni, eseguendo più di 10 mila visite ai fruttivendoli del club. Il progetto Maestri della Frutta continua così la sua avanzata nel mondo dell’ortofrutta di qualità, garantendo freschezza e qualità ogni giorno. Maestri della Frutta, il meglio sotto casa, è il circuito nazionale di dettaglianti selezionati e partner di Dole, Marlene e Valfrutta. Questo club esclusivo nasce dalla volontà dei tre grandi marchi di trasferire al consumatore i valori dei propri prodotti con l’aiuto e l’esperienza dei professionisti del dettaglio tradizionale. Nella foto: Ortofrutta Tony e Mina, a Genova, 1200.esimo Maestro della Frutta. N.14 GENNAIO 2016
Scegli un partner
Alegra è l’azienda leader dell’ortofrutta italiana. Con oltre 10.000 produttori associati in cooperative, porta sul mercato una gamma completa di prodotti a filiera corta, controllati dal campo alla tavola. È partner delle grandi insegne della moderna distribuzione internazionale per la realizzazione di private label; garantisce continuità di fornitura e servizi commerciali specializzati, con una presenza in oltre 55 Paesi. Scegli Alegra: professionisti della frutta, partner del mercato. Alegra soc. coop. agricola - Via G. Galilei, 5 - 48018 Faenza (RA) Italy - Tel. +39 0546 624401 - Fax +39 0546 622513 - info@alegrait.com - www.alegrait.com
iFresh |
Giovanni Turrino
Linkedin, i pomodori bio al 50 per cento accendono il dibattito 112
Martedì 25 novembre abbiamo postato su Linkedin, il social network che si rivolge ad una utenza “business”, una foto scattata in un punto vendita Maxi Di a insegna Famila della provincia di Verona. Nella foto si vede una confezione di pomodorini biologici a marca Alce Nero venduti con il 50 per cento di sconto e la dicitura “scadenza breve”, confezionati una settimana prima, il 18 novembre. Può funzionare? Ecco la didascalia alla foto che abbiamo pubblicato su Linkedin: “Foto scattata in un Famila della provincia di Verona. Può funzionare la vendita di prodotto freschissimo decisamente “stanco” con il 50 per cento di sconto? O è controproducente? Biologico per giunta, a marchio Alce Nero”. Potremmo aggiungere, a prescindere dallo stato in cui si trova il prodotto (macchie nere e buccia raggrinzita): ha senso vendere un prodotto premium a metà prezzo? Segnaliamo infine che solo da pochi mesi si può trovare nei Famila Superstore della provincia di Verona l’ortofrutta biologica e che, almeno nel punto vendita visitato, la visibilità è poca e lo spazio dedicato ridotto. Riportiamo qui di seguito i commenti finora pervenuti, sempre su Linkedin. Alfio B.: “In un mondo in cui si guarda solo al prezzo, certo che funziona… anche se fosse per metà marcio! hahaha” Katrin F.: “Evidentemente non fanno gli acquisti correttamente! Prodotto bio, prezzo 2,78€ da scontare del 50 per cento (comunque caro), pomodoro ciliegino raggrinzito e con macchie nere… Direi che “stanco” è un eufemismo! Se la politica di prezzo è fondamentale per il supermercato allora è meglio puntare solo sul convenzionale”. MAGAZINE
Michele A.: “Ottimo controllo qualità Katrin!” Maurizio C.: “Anche se non ce ne è sicuramente bisogno, mi sento di spezzare una lancia a favore del buyer: il prodotto sano sarà stato acquistato correttamente, i costi del bio li conosciamo. Non è certo colpa del buyer, ma una scelta aziendale, scontare il prodotto. Il fatto che non sia più conforme anche per una vendita scontata attiene alla sensibilità di chi espone ed è responsabile del reparto e questo è un limite che un po’ tutti hanno sui punti vendita”. Amel L.: “Bisogna sempre fare un prezzo ragionevole per il prodotto biologico che tenga conto anche della capacità di acquisto e la sensibilità in quella zona al biologico, ma arrivare allo sconto del 50 per cento è troppo. Magari non è fresco… Magari venderlo è meglio che buttarlo nella spazzatura… A questo punro preferirei non toccare la confezione e scrivere un avviso che ci sarà uno sconto alla cassa”. Angelo C.: “Più che stanco, direi distrutto”. Tutte buone considerazioni. Cosa potremmo aggiungere? Qui sembra proprio mancare la rotazione. E se manca può essere che ci sia poca sensibilità in quella zona da parte del consumatore finale ma può anche essere un problema di esposizione non corretta. N.14 GENNAIO 2016
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Frutta e verdura? Felici e soddisfatte solo nelle nostre cassette. Ecco perché produciamo contenitori in plastica per ortofrutta, nei formati standard, speciali e dedicati al settore della “GDO”. Tutti i nostri prodotti sono riciclabili, versatili, sicuri e personalizzabili.
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