Fm ottobre 2014

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Fruitbookmagazine IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS

ELNATHEDITORE

L’IMBALLAGGIO E´SOLO UN COSTO, NE SIETE SICURI? Il confezionamento è nato prima di tutto per esigenze logistiche e di protezione. Oggi può essere un importante strumento di valorizzazione per stimolare i consumi, una carta ancora poco sfruttata dalla GDO N.9 l OTTOBRE 2014 l TRIMESTRALE


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Editoriale

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Eugenio Felice

Calo dei consumi, solo colpa della crisi? Per la prima volta dagli anni ’50 l’Italia è in deflazione. Un -0,1 per cento nel mese di agosto che resterà nella storia, una tendenza che riguarda città importanti come Milano, Bologna e Genova. La differenza è che nel 1959 l’economia galoppava a ritmo sostenuto e la disoccupazione praticamente non esisteva, mentre oggi le imprese chiudono e le famiglie non arrivano alla fine del mese. Coldiretti ha subito denunciato un andamento shock per frutta e ortaggi, con prezzi in flessione nel secondo trimestre del 2014 rispettivamente di un -8 e un -12 per cento, con gli acquisti alimentari che sono tornati indietro di 33 anni, al 1981, a “causa della crisi”. Quindi i prezzi scendono vertiginosamente ma anche i consumi, come rilevato dal CSO, flettono di anno in anno: sono calati in Italia da 9,5 a 7,8 milioni di tonnellate dal 2000 al 2013, pur a fronte di un aumento nello stesso periodo del numero dei nuclei familiari (da 20,6 a 24,2 milioni di unità). Quindi la crisi dei consumi di ortofrutta è partita molto prima del declino economico dell’Italia, iniziato nel 2008. Eppure la sensibilità verso il mangiar sano e le tematiche ambientali è in continua crescita, come dimostra l’impennata dei consumi di prodotto biologico (+17,3 per cento nei primi 5 mesi del 2014). C’è evidentemente qualcosa che non funziona. Come commentava Sebastiano Barisoni di Radio 24 il 12 settembre, l’ortofrutta ha una domanda anelastica rispetto al prezzo. Tradotto: se scende il prezzo delle mele o dell’insalata, la gente non ne compra di più. La verità, a nostro avviso, è che l’offerta di ortofrutta in Italia non si è adeguata all’attuale stile di vita dei consumatori. Negli ultimi 20 anni è più o meno rimasta immutata. Si produce e si immette sul mercato, mentre si dovrebbe dare all’acquirente un prodotto che vada a soddisfare pienamente le sue esigenze di consumo. Si offrono prodotti che non sanno più di nulla perché staccati dalla pianta con troppo anticipo, presentati in modo triste e con pochissime informazioni, come tristi sono i reparti ortofrutta della grande distribuzione. Pochissime le eccezioni. Per anni ci si è concentrati solo sul prezzo e questo è stato il risultato. Che sia ora di svegliarsi?

l N.9 l OTTOBRE 2014

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FRUITBOOKMAGAZINE


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PAG. EDITORIALE 3 CALO CONSUMI, COLPA DELLA CRISI? IMMAGINI

CONTENUTI

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BUONE NOTIZIE WAITROSE SELEZIONA DIDONNA PER BIODIVERSITÀ E SOSTENIBILITÀ RIFLESSIONI IL NOSTRO ARTICOLO SU LIDL FA ARRABBIARE PIÙ DI UN FORNITORE RETAIL TRENTINO, AL GRUPPO POLI LA MAGGIORANZA DI ORVEA FIERE ASIA FRUIT LOGISTIVA CRESCE DEL 30 PER CENTO. L’ANNO DEGLI INDIANI ANALISI NON ERAVAMO FUORI DALLA CRISI? NEI PRIMI 8 MESI GDO A -1,8% TREND LIDL STRAVINCE SU FACEBOOK 1 MILIONE DI FAN (COOP 13 MILA) STORE CHECK SIMPLY, UNA PROMESSA MANTENUTA MANCA SOLO UN PO’ DI CREATIVITÀ LA NOTIZIA CHIQUITA, UNA CORDATA BRASILIANA TENTA LA STORICA SCALATA IL DETTAGLIO VENDITA DIRETTA AGRICOLTORI, TUTTO RESTA COME PRIMA INNOVAZIONE MINGUZZI E ZANI SCOMMETTONO SULLE NUOVE SUSINE METÌS MERCATI BELLINI: «MELE DI ALTA QUALITÀ, MA NON SARÀ FACILE COLLOCARLE» LO STUDIO UNA RICERCA IN NORVEGIA RIVELA: L’85% DELLA FRUTTA HA PESTICIDI MARKETING CHECK-UP VAL VENOSTA, LA CROCCANTEZZA PER DISTINGUERSI DALLE ALTRE MELE MENS SANA INSALATE IN BUSTA: BUONE E SANE MA ATTENTI ALLA CONSERVAZIONE

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PANORAMA

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iFRESH GROW THE PLANET, LA PIATTAFORMA CHE VI FÀ DIVENTARE COLTIVATORI

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42 / SIETE SICURI CHE L’IMBALLAGGIO SIA SOLO UN COSTO?

PLASTICI FATTI AD ACQUA

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50 / APOFRUIT, 54 / PASSA ATTRAVERSO IL CAMPIONE DELLA FRUTTA LA SFT IL RILANCIO DELLA ESTIVA FA ROTTA VERSO KIWI E UVE APIRENE

MELICOLTURA TRENTINA DI PIANURA

38 40

60 / LA RUSSIA CHIUDE 62 / RK GROWERS, LE FRONTIERE E L’EUROPA IMPORTANTE ACCORDO VA IN ECCESSO D’OFFERTA. TEMPI DURI PER LE MELE

l N.9 l OTTOBRE 2014

48 / AMB LANCIA DEI RIVOLUZIONARI FILM

CON ZESPRI PER MALESIA, INDONESIA E SINGAPORE FRUITBOOKMAGAZINE

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ELNATHEDITORE

64 / NASHI, UNA REALE 68 / LE CASSETTE IN OPPORTUNITÀ PER PLASTICA MONOUSO 6

LA PRODUZIONE ITALIANA IL CASO TRYBECA

GARANTISCONO IGIENE E RISPETTANO L’AMBIENTE

72 / TOSANO APRE IL NONO IPERMERCATO E

78 / È ORMAI LA CINA IL PRINCIPALE MERCATO

RAFFORZA IL LEGAME CON VERONAMERCATO

PER GLI ESPORTATORI MESSICANI DI BERRIES

80 / BANABAY CRESCE 81 / DELOITTE NON IN EUROPA E IN ASIA. 150 CERTIFICA IL BILANCIO

CONTAINER A SETTIMANA È L’OBIETTIVO PER IL 2015

FRUITBOOKMAGAZINE

FRUTTITAL. ORSERO: «IL RILANCIO È INIZIATO»

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7 59 31 25 53 23 2 1 III 37 41 4 61 87 17 49 21 33 39 II 35 15 29 19 77 IV 71

l N.9 l OTTOBRE 2014


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L’università Londra, 5 giugno 2014 Eccoci all’università della distribuzione organizzata. La private label di Tesco fa scuola: imballo emozionale, prezzo chiaro e invitante (“solo” 90 pence), marchio di garanzia rassicurante (Nurture), indicazioni sulla conservazione (temperatura ambiente), sulla preparazione (vanno lavati) e sull’uso (snack).



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Pesche amare Bussolengo (VR), 10 settembre 2014 Siamo a pochi passi dal mercato alla produzione di Bussolengo, comune confinante con Pescantina. Teli antigrandine sopra, peschi appena tagliati sotto. Vicino impianti nuovi di kiwi, l’unica coltura che da queste parti, pur vessata da batteriosi e moria, riesce ancora a dare soddisfazione ai frutticoltori.




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L’organizzazione Hong Kong, 4 settembre 2014 Ci troviamo allo stand della Zespri, alla fiera Asia Fruit Logistica. In un grande schermo vengono proiettate le pubblicità che stanno andando in onda nelle televisioni asiatiche. L’attenzione è tutta sulla salute. Un esempio? Un solo kiwi della varietò gialla Sungold ha le proprietà nutritive di dieci mele.


buone notizie |

Eugenio Felice

Waitrose seleziona Didonna per biodiversità e sostenibilità 14

Una delle maggiori catene distributive operanti nel Regno Unito, punto di riferimento per la qualità dei prodotti e l’esposizione impeccabile, ha selezionato l’azienda agricola Badessa del Gruppo Didonna come “demonstration farm” per la categoria “biodiversità”. L’azienda sarà protagonista di un video che metterà in rilievo le azioni e le iniziative intraprese ai fini della tutela della biodiversità e della sostenibilità, per “ispirare” anche gli altri fornitori Il Gruppo Didonna ha fatto la storia dell’uva da tavola in Puglia. Con sede a Rutigliano, nel Barese, fu fondata nel 1965 per sviluppare ulteriormente l’attività di coltivazione e commercializzazione dell’uva da tavola, che ebbe inizio nel 1930. Da molti anni l’azienda vede nel Regno Unito uno dei mercati di vendita più importanti e, non a caso, Raffaella Didonna (foto a lato), responsabile qualità e marketing del gruppo, è stata tra i pochi italiani presenti con stand alla prima edizione della fiera London Produce Show & Conference, lo scorso giugno. E proprio da uno dei principali distributori del Regno Unito, quest’estate, è arrivata la lettera che notificava il riconoscimento di azienda modello, o meglio “demonstration farm”, per l’azinda agricola FRUITBOOKMAGAZINE

Badessa. “È evidente - scrive nella lettera Alan Wilson, responsabile aspetti tecnici e agronomici di Waitrose - che la Vostra azienda abbia una posizione di leadership nel campo della biodiversità e siamo dunque lieti di approvvigionarci di generi alimentari freschi da Voi”. Il progetto “Demonstration Farm” di Waitrose è parte integrale dell’impegno profuso dal retailer nel campo della sostenibilità. Le imprese selezionate diventano modelli “di best practice” per un arco di due anni, nei quali sono chiamate a svolgere diverse attività che possano ispirare anche altri fornitori della filiera ortofrutticola a seguire le loro orme virtuose. L’azienda agricola Badessa, ad esempio, sarà protagonista di un video che metterà in rilievo le azioni e le iniziative intraprese ai fini della tutela della biodiversità e della sostenibilità. Tanta la soddisfazione per la famiglia Didonna. Raffaella ha dichiarato: “Questo riconoscimento testimonia la capacità del nostro gruppo di guardare avanti, cercando di precorrere i tempi e le esigenze del mercato, e premia il nostro costante impegno in termini di innovazione. Se la scelta di introdurre in coltivazione le uve apirene ha costituito uno dei passi pionieristici che Didonna ha compiuto in passato, oggi siamo attivi nella tutela della biodiversità e della sostenibilità intese non solo come rispetto per la varietà delle forme vegetali ed animali autoctone del nostro territorio, ma anche come recupero delle testimonianze architettoniche e paesaggistiche pugliesi”. l N.9 l OTTOBRE 2014



riflessioni |

Eugenio Felice

Il nostro articolo su Lidl fa arrabbiare più di un fornitore 16

L’articolo su Lidl pubblicato sul numero di luglio di Fm, nella rubrica store check curata da Maurizio Pisani, esperto di marketing alimentare, non ha trovato d’accordo più di un fornitore. Precisiamo quindi che l’articolo non intendeva giudicare la qualità intrinseca dei prodotti in vendita, in termini di salubrità o caratteristiche organolettiche, ma solo l’esposizione degli stessi all’interno del punto vendita, nello spirito stesso della rubrica store check

boriamo con Lidl, in Italia e in Europa, soddisfatti dalla regolarità degli ordini, dall’estrema trasparenza dei listini e dei programmi di fornitura. Confronto ad inizio stagione, dialogo serrato nel rispetto dei ruoli e pochi fronzoli, quantità posta a disposizione di settimana in settimana e si va! Nulla di paragonabile alle aste capestro poste in essere da chi agita la sua italianità creando confusione e gestendo dei banchi d’ortofrutta con parametri qualitativi da Paese emergente. Non mi riferisco a Coop e Conad, del resto Vi consiglio di restare entro le nostre mura cittadine per i relativi riscontri. Sulla qualità: capitolati e certificazioni - queste sì che sono imposte - non sono paragonabili a quanto richiesto da alcun gruppo italiano, Coop Italia compresa che serviamo da anni. Il limite sui residui di fitofarmaci, parametro qualitativo chiaro e non certo interpretabile, progressiva introduzione dell’imballo in cartone esclusivo Lidl, collocano l’azienda tra i veri protagonisti del panorama distributivo italiano. Del resto gli incrementi a doppia cifra del primo semestre parlano da soli. Mi fermo e faccio un invito sereno e pacato: cercate che ogni articolo sia sintesi di conoscenza e reale approfondimento. Ne abbiamo tanto bisogno”.

La lettera del fornitore. “Buon pomeriggio, solo qualche riflessione sull’articolo relativo a Lidl. Credo opportuno nel periodo di crisi che oramai viviamo da alcune stagioni ponderare ogni notizia o riflessione evitando valutazioni superficiali e conclusioni affrettate (...). Siamo preoccupati dalla stagnazione dei consumi, da una concorrenza sempre più feroce di realtà emergenti e, permettetemi, da una tal confusione che ci stordisce. Intratteniamo rapporti di proAccettiamo di buon grado l’invito e ringraziamo chi grammazione colturaci ha scritto perché siamo convinti che solo con la crile e fornitura con le tica si possa migliorare. Riportiamo la letteprincipali insegne dira pressoché integralmente stributive nazionali, | Maurizio Pis perché riteniamo abcrediamo sia strateani bia più di uno spunto gia vincente che ha interessante. Per quel permesso ad oggi di che riguarda poi l’arcrescere in fatturaticolo su Lidl, ci sembra to garantendo ai Il tenta a questo punto doveroso nostri associati li- è uno detiivocadi riposiziona mento si d res di Lidl chiarire che nella rubriquidazioni digni- decsisaanmti degli ultiimmiaterketing più E in or in e tofrutt n m te p i. Perch tefondam contro verità, a? A dire la qu ca store check curata da tose pur conside- che c entali del m una delle le é va biamen esto drastico to di i dic c g position camLidl n he una arketing: que gi on in Maurizio Pisani non si rando una con- leca è assoceiata lla v (perlom si coglie gr g di eno nel anché a qualcolta che una far cam tato, in lo stor m o b s a a ia re , p intende giudicare la quatrazione a livello arto ortofr re idea alla è impossib no). N Via Ortles a vision utt Milaige es sta sia che la frutt interes a di Lidl sem nte. Il rea espo di qual lità intrinseca dei prodotti di prezzi che ta sveere s m b a it ra en to à te infe rso una non se pe riore ri nsibilconcorr ualità srò da quella s spet en ma solo l’esposizione degli perdura da an- mata dagli ultqim uperiore pinconosci ti che vengo to ai uti com no rii spo dec cati”. Questo e “supermer stessi all’interno del punto ni; da alcune imUnpoa ssvoiblta che una mar t pubblicitari lano. Ma, stesso tempo, n ile far ca è as quella non si ello cambiar sociata spinta nota e idea a qual vendita. stagioni collaverso lità de cosa, è alla ge la qu clam n

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l N.9 l OTTOBRE 2014



retail |

Giovanni Turrino

Trentino, al gruppo Poli la maggioranza di Orvea 18

Il gruppo Poli ha acquistato a inizio luglio il 50 per cento di Orvea, piccola catena di supermercati che fa capo alla famiglia Bertoldi, per 30 milioni. Da anni Orvea versava in difficoltà, con bilanci in rosso e alcune chiusure. Per ora, fa sapere Poli, sarà mantenuta l’insegna Orvea e rimarranno distinte le proposte commerciali. Possibile chiusura del magazzino di Lamar (Tn), che diventerebbe un doppione, con possibile esubero per 70 dipendenti Orvea è una delle più piccole catene distributive nazionali. Conta 11 negozi e circa 400 dipendenti. La crisi degli ultimi anni ha portato fatturati in calo e risultati d’esercizio in rosso. Dall’anno scorso gli azionisti - la famiglia Bertoldi - avevano deciso di cercare dei compratori. Riguardo al valore dell’acquisizione, in luglio la testata del territorio, L’Adige, aveva segnalato: “L’offerta d’acquisto supera i 30 milioni di euro, ma Poli è già presente nella compagine sociale di Orvea con il 17,8 per cento del capitale, a cui si aggiunge un azionista alleato per un totale di oltre il 23 per cento. Quindi l’effettivo esborso, in caso di acquisizione del 100 per cento delle quote azionarie, sarebbe inferiore, vicino ai 24 milioni”. Richiesto dall’Adige di un commento FRUITBOOKMAGAZINE

alla notizia dell’offerta di Poli, il presidente di Orvea Giacomo Bertoldi aveva risposto: “Non abbiamo nulla da dover e poter comunicare. Se ci fossero eventuali trattative concluse avreste una nostra comunicazione ufficiale”. Che poi è arrivata. Dopo qualche anno di difficoltà, segnato anche da alcune chiusure come quella di San Pietro in Cariano (Verona), il gruppo Orvea è dovuto quindi correre ai ripari, benché il fatturato nel 2013 sia cresciuto. “Anche a seguito della scomparsa del fondatore e azionista Aldo Bertoldi, si è perfezionato un cambio di proprietà”, ha dichiarato il 5 luglio scorso Giacomo Bertoldi, che manterrà la carica di presidente. La novità è che ora il controllo della società è del gruppo Poli. “Le due aziende sfrutteranno tutte le sinergie disponibili per rendere più efficiente la propria filiera distributiva”, incidendo dunque - riporta il quotidiano Trentino - su costi di relazione e gestione così da proporsi sul mercato con prezzi più convenienti. Rimarranno distinte le insegne e anche le proposte commerciali, ma l’operazione rappresenta nei fatti l’unione tra due concorrenti, e su questo dovrà esprimersi l’Antitrust. Ora ad essere preoccupati sono i sindacati, che temono tagli al personale, come sempre succede nelle aggregazioni aziendali. A rischio ci sarebbero i 70 dipendenti tra amministrativi e addetti del magazzino di Lamar di Gardolo (vicino a Lavis, a nord di Trento): nell’ottica di una razionalizzazione, Poli già dispone di un proprio magazzino e di un suo apparato amministrativo. l N.9 l OTTOBRE 2014



fiere |

Eugenio Felice

Asia Fruit Logistica cresce del 30 per cento. L’anno degli indiani 20

Più di 8 mila visitatori provenienti da 64 Paesi hanno partecipato all’ottava edizione di Asia Fruit Logistica, la più importante fiera asiatica. La crescita è stata del 24 per cento, un trend che rispecchia anche la crescita nel numero di espositori, ben 480 da 38 differenti Paesi (+28 per cento), e nella superficie espositiva (+25 per cento). A detta degli organizzatori è comunque la qualità dei visitatori che ha decretato il successo della manifestazione “Questa è la migliore fiera cui abbiamo mai partecipato”, ha dichiarato Jeff Scott, a capo della Australian Table Grape Association. “Abbiamo avuto un traffico senza tregua al nostro stand e ogni visitatore che è venuto era un buyer già acquisito o potenzialmente nuovo. Abbiamo avuto visite da praticamente ogni Paese asiatico, ed è grandioso che quasi 80 produttori di uva da tavola siano venuti qui dall’Australia”. La Cina rimane il maggiore espositore di Asia Fruit Logistica, con 94 aziende, mentre l’Italia ha confermato la seconda posizione con 40 aziende. Seguono l’Australia (34 aziende, +54 per cento rispetto al 2013), l’Egitto (31 aziende, +47 per cento) e gli Stati Uniti (30 aziende). Tutto il Sud America è cresciuto di oltre il 60 per cento, la Nuova ZelanFRUITBOOKMAGAZINE

da del 100 per cento, il Giappone del 75 per cento, la Turchia del 50 per cento mentre Olanda e India hanno fatto segnare un +40 per cento. In effetti l’India è stata molto presente anche tra i visitatori, in cerca di kiwi e soprattutto mele, come hanno confermato le aziende italiane espositrici. Il nostro Paese ha visto un numero di espositori, 40, eguale al numero dello scorso anno, anche se in effetti è aumentata la superficie espositiva, un caso su tutti, la Unitec di Ravenna (calibratrici). L’Italia ha confermato la sua presenza a macchia di leopardo e disorganizzata, con stand sparpagliati per tutta la fiera, in alcuni casi fin privi di grafiche alle pareti, anche se lo stand Italy del CSO ha fatto il suo dovere riunendo numerose aziende di peso. Da segnalare la voglia di emergere di alcune aziende di Verona, presenti per la prima volta con stand, come APO Scaligera, Adfruit, Bissolo Gabriele Trade, Morando Trading, che si sono aggiunti ai “veterani” Ceradini Group e European Fruit Group. La massiccia presenza italiana comunque non rispecchia la reale (e scarsa) presenza dell’ortofrutta nostrana in Asia. A Hong Kong il giorno precedente l’inizio della fiera, il 2 settembre, è stato dedicato all’Asiafruit Congress. Circa 400 i delegati, molto interessanti gli argomenti trattati e non trascurabile la possibilità di fare incontri concreti con buyer dell’area durante le varie pause caffè e la cena di gala. Tre soli i delegati italiani, lo 0,75 per cento del totale: chi scrive, Giordano Giardi di NCX Drahorad e Giulia Montanaro di Assomela. Gli operatori italiani quindi confermano un certo snobismo per convegni e congressi, come se sapessero già tutto e non avessero bisogno di aggiornarsi sulle ultime novità o sull’andamento dei mercati. Per noi sono occasioni mancate. l N.9 l OTTOBRE 2014



analisi |

Marco Zanardi

Non eravamo fuori dalla crisi? Nei primi 8 mesi Gdo a -1,8% 22

Nella settimana dal 4 al 10 agosto le vendite della grande distribuzione hanno fatto registrare un rosso record del 4,85 per cento, secondo le rilevazioni fornite da Nielsen. Continuano a guidare i ribassi il Sud (-6,39) e il Nordest (-5,49). Da inizio anno il calo complessivo a livello nazionale ha raggiunto il -1,74 per cento. Maglia nera si confermano l’area 4 (Meridione) con un -2,78, seguita dall’area 2 (l’ormai ex ricco Nordest) con un -2,17

infatti registrato la nona settimana consecutiva di calo del fatturato: secondo i dati Nielsen, dal 4 al 10 agosto la GDO ha visto scendere le proprie vendite del 4,85 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un vero record negativo. L’ultima lettura positiva risale a metà giugno, quando iniziarono i Mondiali di calcio in Brasile. Il rosso da inizio anno è così salito a quota 1,74 per cento e, procedendo di questo passo, la soglia del -2 per cento non è poi così lontana. Nella settimana in esame spicca il crollo del Sud, che sembra aver completamente esaurito l’effetto traino delle ferie estive. Dal 4 al 10 agosto Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia hanno lasciato sul terreno il 6,39 per cento e dal 1 gennaio il calo è del 2,78 per cento. Non è andata molto meglio al Nordest, l’altra macroarea che sta vivendo un 2014 nero: la perdita settimanale è stata del 5,49 per cento e il bilancio dall’inizio dell’anno è un pesantissimo -2,17 per cento. È stata una settimana da dimenticare anche per il Nordovest e per il Centro, che hanno perso rispettivamente il 3,92 e il 4,71 per cento. Da inizio anno l’area che va meglio è, a sorpresa, il Centro, con un -1,35 per cento.

Non più tardi di aprile il governo guidato da Renzi aveva annunciato una crescita annua del PIL nazionale dello 0,8 per cento. In agosto la doccia fredda, con un primo trimestre chiuso a -0,1 per cento e il secondo chiuso a -0,2 per cento: l’Italia è in recessione tecnica. E il sistema distributivo nazionale nello stesso periodo cosa ha fatto? È andato molto peggio. Nella settimana 32 (la prima piena di agosto) ha

Il trend dei fatturati per area a parità di negozi Iper + Super + Liberi servizi 100-399 mq + Discount + Specialisti drug Trend a valore verso anno precedente Settimana 32

Prog. Agosto 2014

Prog. Anno 2014

(04 Ago.-10 Ago. 2014) (28 Lug.-10 Ago. 2014) (30 Dic. 2013-10 Ago. 2014) AREA 1 • Piemonte/Valle d’Aosta/Liguria/Lombardia AREA 2 • Emilia Romagna/Veneto/Trentino A.A./Friuli V.G. AREA 3 • Toscana/Umbria/Marche/Lazio/Sardegna AREA 4 • Abruzzo/Molise/Puglia/Basilicata/Campania/Calabria/Sicilia

- 3,92

- 3,78

- 1,42

- 5,49

- 5,57

- 2,17

- 4,71

- 4,07

- 1,35

- 6,39

- 6,21

- 2,78

TOTALE

- 4,85

- 4,60

- 1,74

Fonte: Nielsen FRUITBOOKMAGAZINE

l N.9 l OTTOBRE 2014



trend |

Irene Forte

Lidl stravince su facebook 1 milione di fan (Coop 13 mila) 24

Lidl Italia supera un milione di fan su facebook, dopo essersi piazzata ottava tra i brand italiani con la maggior crescita di “like” nel corso del 2013. Tra le maggiori insegne della GDO operanti in Italia è di gran lunga la più seguita sul più popolare tra i social network: Coop Italia ha 13 mila fan, Conad e Auchan 140 mila, Esselunga 16 mila, Carrefour 73 mila, Eurospin 30 mila. Il primato è anche europeo, dove Lidl Germania ha oltre 1,8 milioni di fan Questa volta non parleremo, in questa rubrica sulle tendenze, di un frutto o un ortaggio che sta registrando consumi in crescita sul mercato italiano. Abbiamo deciso di dedicare questa pagina al rapporto che le catene distributive hanno con uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi anni, i cosiddetti social network, di cui il re incotrastato è facebook. Ebbene, bastava cliccare il sito di Lidl Italia nel mese di agosto per scoprire quanto gli investimenti del secondo discounter italiano per elevare la sua immagine stiano portando buoni frutti. Nella homepage appariva infatti un ringraziamento l’immagine sopra a quel milione e passa di italiani che hanno deciso di seguire Lidl nel più popolare dei social network mondiali. La sorpresa è che Lidl è la sola catena diFRUITBOOKMAGAZINE

stributiva che si stia muovendo con decisione in questa direzione, dato che le altre non raggiungono un decimo dei fan, compresa la concorrente diretta Eurospin, che in Italia lo ricordiamo è il primo discounter in termini di fatturato e numero di punti vendita (circa mille). La decisione di investire su facebook arriva chiaramente dalla capogruppo, che infatti tiene il primato, in termini di fan, a livello europeo. Secondo le ultime rilevazioni di metà agosto, Lidl Germania ha infatti oltre 1,8 milioni di fan, mentre Tesco ne ha quasi 1,5 milioni, Asda 1,36 milioni, Carrefour ne ha “solo” 275 mila, Auchan 480 mila, Mercadona 345 mila. Solo per citare i più grandi. Il primato mondiale? Beh quello spetta a Wal-Mart, che stravince con quasi 35 milioni di fan. Praticamente “straccia” tutti gli avversari. Ma torniamo all’Italia. Facendo una breve ricerca si scopre un notevole ritardo. Nella top ten delle insegne infatti, a parte Lidl, solamente Auchan e Conad superano i 100 mila “like”, precisamente 140 mila. La numero uno Coop ha solo 13 mila fan, poco sotto Esselunga che ne ha 16 mila. Carrefour ne ha 73 mila, Eurospin 30 mila, Unes 65 mila, MD Discount 25 mila. Insegne come il Famila (Selex) non hanno nemmeno una pagina ufficiale, nel sito non si trova alcun riferimento ai social network. l N.9 l OTTOBRE 2014



store check |

Maurizio Pisani

Simply, una promessa mantenuta Manca solo un po’ di creatività 26

Una buona strategia di marketing parte sempre dal posizionamento che è, in sostanza, una promessa fatta ai potenziali clienti circa i benefici che si possono attendere acquistando prodotti o servizi di una certa marca. Promessa che deve essere, ovviamente, interessante per chi acquista e che poi qui sta il difficile - deve anche essere mantenuta, nel tempo. Siamo partiti da questa considerazione perché la promessa di Simply, in effetti, è forte Una promessa che sembra particolarmente interessante, soprattutto a chi vive e fa la spesa in città: in un mondo (e in un Paese come il nostro, aggiungiamo) dove tutto è molto, troppo complicato, promettere semplicità è sicuramente un’ottima base di partenza. Il claim “Simply. Semplice è la vita” è ben chiaro, a questo proposito, su tutto il bello che dovrebbe aspettarsi chi fa acquisti in un punto vendita Simply. Quanto poi un supermercato possa veramente semplificare la vita a chi va a fare la spesa (e quindi, quanto Simply possa mantenere la sua promessa) è però tutto da capire. Tra i vari “driver” di semplicità che Simply indica sul sito, in effetti, alcuni non sembrano particolarmente originali (la prossimità ai centri città, ad esempio, che non è certo esclusiva di Simply, o la professionalità e la cortesia del personale, che dovrebbe essere una cosa scontata, o anche il fatto di proporre dei prodotti a private label, offerti ormai da ogni supermercato). Comunque sia, a livello di reparto ortofrutta la promessa di semplicità appare pienamente mantenuta (perlomeno nel punto vendita visitato, in via Tibaldi, a Milano). L’esposizione è ordinata, quasi geometrica; le offerte ben evidenziate con cartelli molto visibili. Tanti manifesti ben posizionati sottolineano poi l’italianità dei prodotti, a rassicurazione di chi acquista, per semplificare ulteriormente il processo di acquisto. FRUITBOOKMAGAZINE

Per alcuni prodotti più di nicchia (avocado, mango, ecc.) si trovano anche dei bei cartellini che raccontano qualcosa sul prodotto e su come consumarlo. Ottima cosa, questa, e siamo sicuri che impatti in senso positivo sulle vendite di queste referenze. I prodotti più di servizio, come quelli di quarta gamma, sono esposti all’ingresso del punto vendita, per consentire un acquisto rapido a chi cerca qualcosa di veloce per pranzo. Le spremute sono giustamente all’interno di questa area, e non nel banco latticini come si vede ancora spesso in altre catene di supermercati e dove pochi consumatori si ricordano di cercarle. Sono anche presenti, poi, alcune delle marche di riferimento nell’ortofrutta, soprattutto tra l’offerta di mele. E anche questo, se vogliamo, semplifica la vita di chi compra, visto che una delle ragioni d’essere delle marche è proprio quella di rassicurare chi compra circa la qualità del prodotto sottostante. Insomma, nulla da dire: la semplicità è ovunque, e la promessa di Simply è pienamente mantenuta: fare la spesa, qui, perlomeno nell’ortofrutta, è davvero molto semplice. Pure troppo, forse, potremmo però aggiungere. Infatti sembra manchi qualcosina, alla fine, nel reparto ortofrutta di Simply: uno spunto originale nel display, un merchandising particolarmente attraente, un’esposizione particolare. Tutto in effetti sembra molto ordinato, ma anche un po’ monocorde. Un po’ come una squadra di calcio forte, compatta, che si muove bene insieme, ben coordinata, ma a cui manca la punta di diamante, il giocatore estroso che salta l’avversario, esalta gli spalti e permette di andare in goal più facilmente. Eppure basterebbe poco: un pizzico di creatività in più forse, in un’esposizione comunque ben bilanciata e strutturata, sarebbe proprio una gran bella ciliegina sulla torta. l N.9 l OTTOBRE 2014


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Le foto di questa pagina sono state scattate nel punto vendita Simply di Via Tevere a Verona, in zona industriale. In generale abbiamo notato una grande attenzione per il prezzo, evidenziato bene ovunque, con slogan del tipo “costano meno, per sempre”. Grande attenzione anche per la provenienza, con le bandierine delle nazioni poste sopra i cartellini dei prezzi, e la stagionalità della merce, con grandi manifesti a indicare la “selezione di stagione”. Buono l’assortimento di prodotto biologico (qui sopra) ed esotico (qui sotto un avocado della varietà più pregiata, la Hass, pronto per essere consumato). Ampio frigo per la quarta gamma, con anche alcuni succhi di frutta freschi.

l N.9 l OTTOBRE 2014

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la notizia |

Giancarlo Sbressa

Chiquita, una cordata brasiliana tenta la storica scalata 28

La notizia è arrivata in agosto: le banane Chiquita potrebbero diventare brasiliane. A tentare il colpo è il gruppo sudamericano Cutrale, colosso mondiale dei succhi di frutta, insieme al fondo Safra, anche questo brasiliano e in mano a uno degli uomini più ricchi del Paese, Joseph Safra. I brasiliani hanno messo sul piatto 610 milioni di dollari e si accollerebbero i debiti. Il 14 agosto il cda di Chiquita ha respinto l’offerta. Ma i brasiliani non mollano L’offerta di acquisto brasiliana valuta circa 1,25 miliardi di dollari la multinazionale basata a Charlotte, in North Caroline. Cutrale e Safra hanno offerto 13 dollari per ogni azione Chiquita, pari a un premio del 29 per cento rispetto ai valori di Borsa di venerdì 8 agosto. La reazione del mercato il lunedì successivo è stata immediata: il titolo Chiquita ha subito fatto un balzo del 31 per cento a 13,19 dollari a New York, segno che gli operatori apprezzano l’ipotesi. La mossa potrebbe far sfumare il progetto di fusione con la concorrente irlandese Fyffes che era stata presentata nel marzo scorso al mercato. Non a caso sul listino di Londra Fyffes ha chiuso le contrattazioni con un calo del 12,5 per cento. L’operazione con Fyffes consentirebbe a Chyquita, che negli ultimi FRUITBOOKMAGAZINE

anni è in difficoltà per un enorme indebitamento, di spostare il quartier generale in Irlanda e ottenere vantaggi fiscali. L’ipotesi, legata alla fiscalità più bassa, non è piaciuta però in America. Di recente il Congresso Usa si è infatti schierato contro le unioni che permettono ai gruppi americani di lasciare il Paese e stabilirsi là dove le tasse sulle imprese sono più favorevoli. Ma torniamo all’offerta dei brasiliani. Chi sono gli offerenti? Cutrale controlla più di un terzo del mercato da 5 miliardi di dollari del succo d’arancia e ha attività globali anche per mele, pesche, limoni e semi di soia. La fusione con gli americani porterebbe a evidenti sinergie e vantaggi commerciali. Joseph Safra, a cui fa capo l’omonima società d’investimento, è invece il secondo uomo più ricco del Brasile. La risposta di Chiquita non si è fatta attendere: il consiglio di amministrazione, riunitosi il 14 agosto, ha respinto l’offerta di acquisizione brasiliana, giudicata “inadeguata”, e dichiarato di voler procedere con il piano di fusione con l’irlandese Fyffes. La reazione dei brasiliani non si è fatta attendere. Non hanno alcuna intenzione di recedere e hanno subito annunciato che metteranno in atto “tutte le soluzioni alternative” per convincere gli azionisti di Chiquita a spingere il board del gruppo a rivedere la posizione sulla loro proposta. La battaglia non sarà breve, visto che i manager di Chiquita devono fronteggiare due veri colossi. L’accordo con Fyffes, da 1,07 miliardi di dollari, permetterebbe al gruppo congiunto di diventare la compagnia numero uno al mondo di banane, con una quota del 28 per cento. Attualmente Chiquita ha una quota globale del 22 per cento, Dole Foods del 26 per cento, Del Monte del 15 per cento e Fyffes del 6 per cento. l N.9 l OTTOBRE 2014



il dettaglio |

Irene Forte

Vendita diretta agricoltori, tutto resta come prima 30

Alla fine ha prevalso il buonsenso ed è stata stralciata, a fine luglio, la norma che prevedeva l’estensione agli agricoltori della vendita diretta al di fuori della propria azienda agricola. Tutto invariato invece per i cosiddetti Farmer’s Market, regolamentati a parte e in modo diverso a seconda del Comune di appartenenza, che continueranno ad esistere. Per i commercianti, già alle prese con regole sempre più stringenti, finalmente una boccata di ossigeno “Le buone ragioni hanno prevalso su un’ipotesi scellerata che era quella di ‘legalizzare’ la possibilità per gli agricoltori di fare i commercianti senza le regole del commercio. Una contraddizione stridente, un paradosso che, in una situazione in cui la crisi ancora persiste, avrebbe danneggiato e messo in seria difficoltà le piccole imprese della distribuzione commerciale”. È il commento di Dino Abbascià, presidente della Federazione italiana dettaglianti alimentari (Fida), all’indomani dello stralcio della norma dal DL competitività che prevedeva l’estensione agli agricoltori della vendita diretta al di fuori della propria azienda e al di fuori dei Farmer’s Market che hanno una specifica regolamentazione a seconda del Comune di FRUITBOOKMAGAZINE

appartenenza. “Fida e Confcommercio - aggiunge Abbascià - hanno costruito analisi e posizioni tali per cui l’emendamento è stato ritirato e questo, oltre a dimostrare il successo dovuto all’impegno e alla costanza dell’attività sindacale della Federazione e della stessa Confederazione, è anche e soprattutto una conferma di quello che da sempre riteniamo debba essere un requisito della buona politica, ovvero il dialogo. Che vuol dire semplicemente capacità da parte del Governo di ascoltare più posizioni e prendere decisioni per il bene del mercato e dell’economia reale”. Gli agricoltori hanno già a disposizione, per la vendita diretta, oltre alla propria azienda, anche i Farmer’s Market che, secondo le ultime rilevazioni Coldiretti, stanno andando molto bene. Sono aumentati infatti del 67 per cento gli acquisti degli italiani in questi mercati, in netta controtendenza con l’andamento negativo dei consumi alimentari, in calo del 4 per cento nel 2013 a causa della crisi. Nei mercati degli agricoltori hanno fatto la spesa nel 2013 15 milioni di italiani con un aumento del 25 per cento in un solo anno ma ad aumentare notevolmente è stato anche il valore medio degli acquisti. La vendita diretta dai produttori agricoli è l’unica forma di distribuzione commerciale in crescita sostenuta, con un fatturato complessivo stimato in 1,5 miliardi di euro nel 2013. Sono oltre 1.200 i mercati in tutte le regioni grazie alla fondazione Campagna Amica promossa dalla Coldiretti che ha coinvolto 28mila agricoltori. l N.9 l OTTOBRE 2014


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innovazione |

Eugenio Felice

Minguzzi e Zani scommettono sulle nuove susine Metìs 32

Si tratta di una famiglia di varietà selezionate in California negli anni ’50 dalla polpa consistente e dai grandi brix elevati (da 16 in sù), con buccia di diversi colori - rossa, nera, gialla o tigrata - e polpa rossa o gialla. Si tratta di varietà club, un incrocio tra susina e albicocca, disponibili da giugno a novembre. In Italia possono essere prodotte e commercializzate, in imballaggi esclusivi, dai soci delle OP romagnole Minguzzi e Granfrutta Zani Anche le susine hanno il loro club varietale, si chiama Metìs e in realtà si tratta di una famiglia di varietà, con diversi colori sia nella buccia che nella polpa, ma con alcune costanti, come il grado brix elevato, la polpa consistente e succosa, la lunga conservabilità. Metìs significa meticcio, misto in lingua francese, con riferimento proprio ai diversi colori che possono avere i frutti. La gestione del club in Europa è in mano a Star Fruits, mentre la produzione e la commercializzazione è affidata alla spagnola Royal, alla francese Blue Whale e alle italiane Minguzzi e Granfrutta Zani. Le varietà furono selezionate in California da Glen Bradford e sono un incrocio tra susine e albicocche, anche se sia nell’aspetto che nella consistenza e sapore sembrano in tutto e per tutto delle susine. FRUITBOOKMAGAZINE

Una volta a regime Minguzzi e Granfrutta Zani dovrebbero garantire una disponibilità continuativa di prodotto da giugno a novembre. “Quest’anno, a livello commerciale - ci spiega Giancarlo Minguzzi commercializzeremo poco più di 100 tonnellate, i volumi aumenteranno di anno in anno, man mano che andranno in piena produzione i circa 200 ettari che sono previsti nell’arco dei primi tre anni. Questa per noi e Granfrutta Zani è una campagna di test, ci siamo concentrati sul mercato nazionale e su alcuni mercati esteri, come Regno Unito, Scandinavia, Germania e Austria. I primi riscontri sono molto positivi con quotazioni superiori del 50 per cento rispetto alle altre susine. Un differenziale che chiaramente andrà riducendosi nei prossimi anni con l’aumentare della produzione. Credo che a regime si attesterà attorno al 30 per cento. Con Metìs garantiamo frutti dalle ottime caratteristiche organolettiche e dalla lunga conservabilità, in un periodo piuttosto ampio e con un’immagine ben riconoscibile e molto colorata, tutti aspetti che dovrebbero gratificare sia i consumatori finali che i distributori”. La produzione è concentrata per ora in Emilia-Romagna, con Minguzzi che entro tre anni avrà a dimora 70 ettari, mentre Granfrutta Zani avrà altri 120 ettari circa. Investimenti sono in corso anche in Spagna e Francia. “La produzione a club - continua Minguzzi - ci permette di controllare la produzione e la fase commerciale, dando uno standard qualitativo omogeneo. La vedo come la strada oggi più sicura per uscire dalle continue crisi di mercato di cui sta soffrendo da ormai troppi anni la produzione ortofrutticola nazionale ed europea”. E dopo il debutto all’ultima edizione di Fruit Logistica, Metìs è stata protagonista anche al Macfrut. l N.9 l OTTOBRE 2014



mercati |

Eugenio Felice

Bellini: «Mele di alta qualità, ma non sarà facile collocarle» 34

Il raccolto è iniziato a fine luglio nel Veronese con la varietà Gala. Il clima piovoso e fresco di questa estate ha portato a un livello qualitativo eccellente dei frutti. I quantitativi sono previsti in aumento di circa il 15 per cento anche per le altre varietà di punta, tra cui la Granny Smith. È però sul fronte commerciale che ci sono delle preoccupazioni, come ci spiega Gianluca Bellini, responsabile commerciale di APO Scaligera Sono iniziati l’ultima settimana di luglio i primi stacchi della varietà Gala presso l’APO Scaligera di Santa Maria di Zevio, una delle realtà di punta della frutticoltura veronese, con un fatturato annuale sui 45 milioni di euro e un output di mele pari a 12 mila tonnellate. Le previsioni parlano di un aumento dei quantitativi pari al 15 per cento rispetto alla passata campagna, anche per le varietà Golden Delicious, Granny Smith, Morgenduft, Stark e Fuji. La qualità è ottima, come non si vedeva da anni: le temperature fresche di giugno e luglio, gli sbalzi termici tra il giorno e la notte, le piogge frequenti, hanno dato ai frutti pezzatura e soprattutto colore. Il Veneto, così come l’Emilia-Romagna, sono le prime regioni italiane a raccoFRUITBOOKMAGAZINE

gliere le mele, con un anticipo di circa due settimane rispetto al Trentino Alto Adige. Il Veronese, in particolare, può vantare una Granny Smith di eccellente livello qualitativo. Se qualità e quantità soddisfano, ci sono delle preoccupazioni sul fronte commerciale, come ci spiega Gianluca Bellini, responsabile commerciale di APO Scaligera, intervistato a inizio agosto: “Ci sono tutte le condizioni perché questa sia una stagione difficile, sia per le mele che per le pere. Il raccolto europeo è previsto in 12 milioni di tonnellate, con produzioni abbondanti in tutti i principali Paesi produttori ad eccezione della Francia. Per la Polonia si parla addirittura di 3,5 milioni di tonnellate. Crescono inoltre, in qualità e competitività alcuni Paesi, come la Serbia. Intanto alcune cooperative in Alto Adige hanno ancora discrete giacenze di magazzino da collocare”. “Anche sul fronte delle vendite - continua Bellini - ci sono delle criticità. C’è l’instabilità politica di alcuni importanti mercati di sbocco, come il nord Africa. C’è la recente chiusura del mercato russo, tra i maggiori importatori mondiali di mele e pere. Anche il Sud America è meno vicino: nella passata campagna Spagna e Francia sono state molto aggressive e hanno sottratto quote di mercato all’Italia, in particolare in Brasile. In nord America i quantitativi inviati per ora sono solo simbolici. In più ci sono le industrie di trasformazione con i magazzini pieni. Per tutti questi motivi è ragionevole aspettarsi che questa sia una delle campagne più difficili degli ultimi anni per le mele italiane”. l N.9 l OTTOBRE 2014


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Giovanni Turrino

Una ricerca in Norvegia rivela: l’85% della frutta ha pesticidi 36

Ha fatto sensazione in Norvegia il rapporto dell’Autorità per la sicurezza alimentare (FSA) che ha evidenziato una percentuale elevatissima di frutta venduta nei supermercati e contenente residui chimici. A preoccupare sono gli effetti di lunga durata dei cosiddetti cocktail, di cui non si conoscono gli effetti. Intanto l’EFSA ha rivelato che ben il 61 per cento degli alimenti analizzati conteneva una percentuale di residui oltre i limiti di legge Un nuovo report di FSA e Bioforsk ha rivelato che l’85 per cento della frutta e dei piccoli frutti messi in vendita negli store norvegesi contiene residui di pesticidi. Il trend non è positivo, dato che il report dell’anno scorso indicava una percentuale del 74 per cento. Ciò equivale a un incremento di ben il 13 per cento in dodici mesi. Negli ortaggi la percentuale è ben inferiore e pari al 58 per cento (1.152 campioni analizzati) anche se in aumento rispetto al 55 per cento del 2012 e al 50 per cento del 2011. Un trend quindi che potremmo definire quantomeno preoccupante. Residui chimici sono stati trovati anche nella frutta biologica e negli alimenti per neonati. L’FSA (Food Safety Authority) ha ammesso che non c’è ancora abbastanza conoscenza su quanto sia presente la chimica nella nostra vita quotidiana FRUITBOOKMAGAZINE

e come un cocktail chimico possa interagire con il nostro corpo. Le autorità norvegesi hanno trovato insalate contenenti 50 differenti residui, nell’uva da tavola ce ne erano 41, nei pomodori 39, nelle ciliegie 34 e nelle fragole 31. Pesche e nettarine ne contenevano 30 e avanti così per una moltitudine di altri frutti e ortaggi. La conoscenza delle conseguenze dell’uso di prodotti chimici sulla salute umana e sull’ambiente è tutt’ora insufficiente e un numero crescente di persone chiede a gran voce una maggiore ricerca sugli effetti di questi cocktail, anche a lungo termine. Nel report pubblicato in luglio dall’FSA norvegese due campioni di fragole provenienti dal Belgio sono risultati positivi a 12 differenti tipi di pesticidi. In generale i piccoli frutti monitorati sono risultati contaminati da numerosi prodotti chimici. Anche l’uva passa ha registrato la presenza dello stesso numero di pesticidi, così come il tè verde della Cina. È bene precisare che un certo numero di residui sono ammessi e anche entro certi limiti. In taluni casi però questi limiti sono stati superati. In 449 campioni, sui 1.152 analizzati, di prodotti sia di origine norvegese che di importazione, almeno un principio attivo è stato rilevato. Interessante anche un altro dato: in generale sono stati rilevati 137 differenti pesticidi nei prodotti di importazione e 32 in quelli norvegesi. Tra i principi attivi più frequentemente trovati ci sono il boscalid e il pyraclostrobin, dei funghicidi di uso comune su frutta e ortaggi. Anche l’ultimo rapporto dell’EFSA, pubblicato a luglio, non dà segnali positivi. Oltre il 61 per cento degli alimenti analizzati conteneva una percentuale di residui oltre la soglia di legge. Tra i cibi più contaminati il peperoncino del Vietnam, il melograno e le lenticchie della Turchia, le arance dell’Uruguay e l’ananas del Ghana. l N.9 l OTTOBRE 2014



marketing check-up |

Maurizio Pisani

Val Venosta, la croccantezza per distinguersi dalle altre mele 38

Uno dei principi base del branding è la differenziazione. Cioè, ogni marca dovrebbe cercare di farsi percepire dai consumatori a cui si rivolge come diversa (e, ovviamente, migliore) delle marche con cui compete. Diciamo dovrebbe, visto che spesso, in tutti i settori, tante marche si dimenticano di questa regola base. Oppure se ne ricordano, ma cercano di differenziarsi su fattori che, in realtà, non interessano a chi deve acquistare i prodotti Ad evidenza, differenziarsi è tanto più difficile quando i prodotti concorrenti sono simili tra loro, il caso tipico dei mercati ortofrutticoli. Prendiamo, ad esempio, il mercato delle mele, dominato in termini di conoscenza di marca dal leader Melinda, storicamente tra i maggiori investitori in pubblicità dell’intero comparto ortofrutticolo. Un mercato, cioè, con un leader chiaro, definito, ben presente nella mente dei consumatori. Come provare a differenziare una marca, in un mercato di questo tipo? Per avere speranze di successo ci vuole di sicuro una scelta forte, un posizionamento deciso, efficace, che porti la marca in un territorio ben distante da quello della marca leader Melinda, nella mente delle persone a cui ci si vuole rivolgere. FRUITBOOKMAGAZINE

Guardando alla comunicazione di VI.P, sembra che l’azienda abbia deciso di puntare tutto sulla “croccantezza”, ben comunicata, anche a livello sonoro, ed usata come filo conduttore di tante attività promozionali dell’azienda, incluso il lancio di una linea di mele per bambini denominata appunto “Crocville” (ottima idea: finalmente il concetto di segmentazione applicato ad una categoria ortofrutticola!). Il che è assolutamente giusto: scelta un’idea differenziante, è fondamentale che ogni attività di comunicazione punti a rafforzare proprio quell’idea. Inoltre, altro aspetto positivo, la comunicazione VI.P è sempre caratterizzata da un’esecuzione brillante, con spot di livello elevato, ben progettati e ben realizzati. Una domanda sorge spontanea, però: il concetto di “croccantezza” è sufficientemente forte da spostare le preferenze di acquisto? O da convincere chi compra che sia giusto spendere di più per una mela targata VI.P? Visto dall’esterno, qualche dubbio c’è. È così importante, per chi acquista, che la mela “crocchi”? In realtà, in materia di marketing (che è molto più una scienza che un’arte) questi dubbi individuali non contano, contano solo le opinioni dei consumatori, sono solo loro che ogni giorno, con i loro comportamenti, potranno dare la vera ed unica risposta a questa domanda. Certo è che, comunque, VI.P ha il grande merito di aver cercato un posizionamento differenziante per la propria marca ed aver investito per comunicarlo ai consumatori. Tanto di cappello, in un mondo in cui la maggior parte delle aziende non ci prova neppure. l N.9 l OTTOBRE 2014



mens sana |

Marta Baldini (dietista)

Insalate in busta: buone e sane ma attenti alla conservazione 40

Le insalate in busta sono particolarmente apprezzate dai consumatori per la loro praticità e dai nutrizionisti per la loro qualità: confezionate subito dopo essere state raccolte, mantengono il loro gusto e la loro freschezza. Attenzione però alla conservazione, meglio consumarle a breve distanza dall’acquisto, perché c’è una perdita progressiva delle sostanze antiossidanti. Bene le insalate arricchite in ciotola, sono un pasto completo e sano L'assunzione di frutta e verdura è alla base di un’alimentazione sana ed equilibrata; tuttavia, le esigenze della vita moderna costringono spesso a dei ritmi frenetici, che rendono difficile dedicare il giusto tempo alla preparazione di verdure e frutta fresca da servire in tavola. Per soddisfare le esigenze alimentari dei consumatori e ovviare alla mancanza di tempo, il mercato offre da anni alimenti pratici, che possono essere serviti in tavola senza lughe preparazioni. Per quanto riguarda il settore ortofrutticolo, ci sono i prodotti di quarta gamma, lavati, puliti, mondati, tagliati e confezionati, pronti per il consumo. Attenzione, però. Per garantire la qualità e la sicurezza delle insalate pronte è necessario, secondo uno studio dell’Università di Torino, rispettare la catena del freddo, solo FRUITBOOKMAGAZINE

in questo modo si evita la formazione di un’alta carica batterica (indicatore della freschezza del prodotto). La catena del freddo deve essere mantenuta anche dal consumatore, che deve fare attenzione affinché il prodotto rimanga fuori dall’ambiente refrigerato il minor tempo possibile: durante la spesa è quindi opportuno mettere nel carrello l'insalata in busta alla fine e, nel trasporto del prodotto fino a casa, è consigliabile utilizzare le buste refrigerate. Da un punto di vista nutrizionale, gli ortofrutticoli di quarta gamma hanno un ruolo importante nel favorire una dieta sana ed equilibrata. L’Inran afferma che non si evidenzia alcuna sostanziale differenza tra prodotto fresco sfuso e confezionato, sottolineando anzi come il contenuto di vitamina C (ottimo antiossidante) nel fresco confezionato, dopo una settimana, risulti quasi il doppio rispetto alla verdura non confezionata. Questi dati sono stati registrati solo nei prodotti conservati in modo ottimale e nel rispetto dei tempi di scadenza. In tutte le insalate confezionate e non, si può verificare una perdita progressiva dal giorno della raccolta delle sostanze antiossidanti (fattori di protezione cellulare contro l’azione dei radicali liberi), come vitamine, o flavonoidi, fondamentali nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative. Importante è consumarle subito e conservarle bene. Ultime arrivate tra gli ortofrutticoli di quarta gamma sono le insalate arricchite in ciotola che contengono il condimento pronto per essere aggiunto e una varietà di altri ingredienti, come le olive, il formaggio, il tonno, il prosciutto, la frutta secca. È bene ricordare che un pasto a base di insalata mista con frutta secca (due pugnetti, fonte di ferro, selenio, calcio), prosciutto, formaggio condita con limone e olio di oliva è un pasto completo pieno di energia e salute. l N.9 l OTTOBRE 2014




Siete sicuri che l’imballaggio sia solo un costo? La nostra intervista ad Alberto Maso di Nespak Eugenio Felice

Abbiamo intervistato il direttore commerciale Italia settore ortofrutta di Nespak, azienda leader negli imballaggi in plastica termoformati e numero uno al mondo negli alveoli, perché siamo convinti che la confezione sia lo strumento principe per ridare all’ortofrutta il suo corretto valore. La confezione vuol dire protezione, ma anche e soprattutto valorizzazione attraverso le informazioni e le emozioni della grafica Tutti sanno che l’Italia è il più grande produttore europeo di ortofrutta. È un dato storico, solo in anni recenti insidiato dalla Spagna, che in effetti è già il primo esportatore. Non tutti sanno però che anche le più grandi aziende di macchinari per la lavorazione e il confezionamento della frutta si trovano in Italia - Sorma e Unitec per citare le più grandi - così come le aziende che producono imballaggi. Un dato su tutti: Infia, Nespak e Ilip tengono da sole tra il 70 e l’80 per cento del mercato degli imballaggi in plastica termoformati per ortofrutta. Un primato unico insomma, che prima ancora che all’Italia appartiene a una regione, l’Emilia-Romagna, dove probabilmente è nata la frutticoltura in senso industriale, a cavallo tra le due guerre mondiali. Ed è proprio a Massa Lombarda, in provincia di Ravenna, che ci

rechiamo a inizio agosto. Abbiamo appuntamento con Alberto Maso, direttore commerciale Italia settore ortofrutta di Nespak. Passiamo lo stabilimento della Yoga, oggi in mano a Conserve Italia, e il navigatore ci porta in via Damano, una strada stretta che corre in parallelo a filari di alberi da frutta. La percorriamo fino in fondo ed eccoci arrivati, a due passi dalla stazione ferroviaria. Non è un caso. La Nespak sorge in quella che era la sede dell’azienda Martelli, che nel secolo scorso esportava via treno frutta in tutta Europa. Un’azienda florida, con un ufficio di rappresentanza a Parigi. I fratelli Martelli si resero conto che era necessario proteggere la frutta durante il trasporto e così divenne realtà la divisione imballaggi. Il primato negli alveoli. “Furono loro a creare l’alveolo termoforma-

La foto a fianco è stata scattata nello stabilimento di Agrintesa a Bagnocavallo (Ravenna). Una macchina della Frutmac confeziona le pesche calibro A nei vassoi della serie TU della Nespak. Ogni vassoio alveolato tiene quattro frutti in linea, così che nella cassetta ci possano stare 10 confezioni per un totale di 40 frutti. Oltre alla funzione protettiva, la serie TU ottimizza quindi la logistica, mentre la macchina della Frutmac consente un risparmio nella manodopera.

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I numeri del Gruppo Guillin (di cui fa parte Nespak)

500 1o 17 +6000 oltre

milioni

di Euro di fatturato

società

in Europa

al mondo referenze imballi ortofrutta

44

to”, ci dice Alberto Maso. Correva l’anno 1955 e ancora oggi le macchine brevettate in quegli anni sfornano milioni di alveoli. Le abbiamo viste in azione, appaiono come delle gigantesche ruote di ferro, sembrano pezzi di archeologia industriale ma sono ancora oggi tanto efficienti e produttive da essere preferite a macchinari più moderni. Alcune si trovano ancora funzionanti anche negli Stati Uniti. Nespak è oggi l’azienda numero uno al mondo negli alveoli plastici termoformati e fa parte del gruppo francese Guillin, che fattura annualmente oltre 500 milioni di euro ed è specializzato in packaging per prodotti alimentari. Nespak è una delle quattro unità produttive dedicate all’ortofrutta. Le altre si trovano nel Regno Unito (Sharpak), in Francia (Dynaplast) e in Spagna (Veripack). FRUITBOOKMAGAZINE

2000 1992

negli alveoli

Plastiche sì, bioplastiche no. “Far parte di un gruppo - spiega Maso per noi significa poter offrire alla filiera ortofrutticola la più ampia gamma possibile di imballaggi in plastica termoformati. Abbiamo oltre 6 mila referenze a stock e possiamo realizzare in tre settimane un imballaggio personalizzato secondo le specifiche del cliente. Qui a Massa Lombarda produciamo imballaggi in polipropilene (PP) e in polistirolo espanso (PSE). Negli altri stabilimenti del gruppo si lavora anche il polietilene tereftalato (PET). Tutti materiali altamente riciclabili, con caratteristiche diverse per rispondere a esigenze diverse. Il polipropilene ad esempio è altamente mec-

dipendenti di NESPAK

anno di acquisizione

canizzabile. Proponiamo anche l’R-PET, un materiale che deriva in buona parte dalla plastica riciclata e a sua volta completamente riciclabile. L’impatto ambientale è ridotto in questo caso ai minimi termini. Abbiamo invece abbandonato l’acido polilattico (PLA), perché costa molto di più del PET, non dà benefici reali al consumatore finale e se avvenisse una conversione totale a queste bioplastiche in Italia si dovrebbe coltivare a mais praticamente tutta la superficie agricola nazionale. L’impatto ambientale sarebbe in questo caso devastante. C’è poi l’aspetto etico: la FAO condanna apertamente l’utilizzo delle derrate agricole e/o la sottrazione di terreni agricoli per destinazioni non alimentari. Il motivo di tale posizione è molto semplice: nel 2014 muoiono per malnutrizione ancora milioni di persone”. Il ruolo dell’imballaggio oggi. La crisi di quest’estate per le pesche e nettarine deve far riflettere. Il sistema ormai è superato: si produce e si immette sul mercato. È ancora la quantità disponibile che determina le quotazioni più che la qualità in un’ottica da consumatore. Un esempio sono i cestini da chilo, presenti in ogni punto vendita ma ormai anacronistici. “La via prioritaria per segmentare l’offerta - sostiene Maso - è la confezione, che deve passare da semplice strumento di protezione a strumento di valorizzazione. È la confezione che può dare valore l N.9 l OTTOBRE 2014


La via prioritaria per segmentare l’offerta è la “confezione, che deve passare da strumento di protezione a strumento di valorizzazione. È la confezione che può dare valore aggiunto al prodotto. Bisogna poi uscire dalla logica del peso per passare a quella di porzione ”, Alberto Maso (Nespak) 45

aggiunto al prodotto, avvicinandolo maggiormente alle reali esigenze del cliente. Parliamo ad esempio di giusta quantità, di maggiori informazioni sul prodotto, di origine, di giusta conservazione, di miglior utilizzo, ecc. L’aspetto della protezione durante il trasporto, in questo caso, passa in secondo piano. Bisogna uscire anche dalla logica del peso per passare a quella di porzione, come già da anni si fa nel Regno Unito. Prendiamo l’esempio della quarta gamma: se diciamo al consumatore quanto costa al chilo quella insalata pronta faremmo sicuramente più fatica a venderla, soprattutto se la mettiamo a fianco di quella di prima l N.9 l OTTOBRE 2014

Alberto Maso, classe 1962, nato a Medicina (Bo), sposato e padre di tre figli, si laurea in Scienze Agrarie con specializzazione in Economia ed Estimo all’Università di Bologna. Lavora alla Nespak dal 2000, per i primi 4 anni come area manager Italia ed estero e poi come direttore vendite Italia. Prima di Nespak ha lavorato 9 anni come sales manager presso Apo Conerpo.

gamma; se invece gli diciamo che con 1,20 euro a busta gli diamo due porzioni di insalata già pronta da mangiare il discorso cambia completamente. Così dovrebbe essere anche per la frutta fresca. Sono convinto che segmentare e differenziare l’offerta sulla base del valore percepito dal consumatore finale sia la strada maestra per sostenere e stimolare i consumi di frutta e ortaggi e l’imballaggio, in questa partita, gioca un ruolo fondamentale”.

Deve costare poco. Si sa, l’imballaggio viene visto prima di tutto come un costo e in tempi di crisi questo aspetto incide. Oggi, a parte il vecchio cestino da chilo, quasi tutte le confezioni hanno bisogno di un elevato livello di manodopera, che si traduce in costi molto elevati. “Non c’è dubbio - dichiara Maso - che la soluzione stia oggi in una confezione che abbia una bassissima incidenza, in termini di costi, rispetto all’ortofrutta che contiene. Mentre quest’estate FRUITBOOKMAGAZINE


A fianco lo stabilimento di Massa Lombarda (Ra) della Nespak, azienda che dal 1992 fa parte del gruppo francese Guillin, specializzato nel packaging per prodotti alimentari, con oltre 6 mila referenze di imballi per ortofrutta. La Nespak fu fondata nel 1955 dai fratelli Martelli, tra i primi e più grandi commercianti di frutta dell’Emilia-Romagna a quel tempo. Sulla sinistra si vedono le rotaie: la frutta veniva infatti caricata sui treni assieme a dei blocchi di ghiaccio e partiva verso diverse destinazioni in Europa. Oggi nel sito di Massa Lombarda si producono imballaggi plastici termoformati in polipropilene (PP) e in polistirolo espanso (PSE).

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Fatturato per metro quadrato delle maggiori catene italiane (Rif. giugno 2013) GRUPPO COOP ITALIA CONAD SELEX COMMERCIALE ESSELUNGA GRUPPO AUCHAN GRUPPO CARREFOUR ITALIA SPA EUROSPIN SIGMA GRUPPO PAM DESPAR SERVIZI LIDL ITALIA SISA FINIPER

n pdv

mq

quota di mercato

stima fatturato

scartamento quota di mercato

redd. Mq

1559 2916 2193 143 1666 1105 908 2492 886 1204 564 1510 273

1801723 1690450 1644321 417380 1348653 964018 678353 961881 621081 714791 434551 634315 395030

13,63% 10,84% 8,32% 7,96% 7,25% 5,75% 4,50% 3,85% 3,49% 3,48% 3,35% 3,00% 2,52%

€ 12.666.869.212,51 € 10.077.826.015,60 € 7.731.813.472,73 € 7.401.607.768,57 € 6.737.107.128,54 € 5.339.611.165,01 € 4.549.366.556,52 € 3.618.136.287,55 € 3.240.997.322,34 € 3.238.116.170,61 € 3.112.000.554,54 € 2.788.951.012,13 € 2.344.618.485,59

-1,58% -0,27% 0,24% 0,07% -0,47% -0,72% 0,92% 0,11% 0,12% -1,19% 0,90% 0,01% -0,43%

€ 7.030,42 € 5.961,62 € 4.702,13 € 17.733,50 € 4.995,43 € 5.538,91 € 6.706,49 € 3.761,52 € 5.218,32 € 4.530,16 € 7.161,42 € 4.396,79 € 5.935,29

Fonte: Gdonews - Tutte le merceologie, non solo ortofrutta

siamo nella situazione assurda che un chilo di pesche costa meno di un chilo di imballaggio. È evidente che le cose non funzionano. Ridurre sensibilmente il costo della confezione è possibile solo se la stessa è meccanizzabile, quindi se l’operazione di riempimento viene svolta da una macchina, efficiente e performante, così come il riempimento della cassetta e la successiva pallettizzazione. Parliamo di un progetto complesso, che coinvolge magazzini ortofrutticoli, aziende di packaging e aziende costruttrici di macchine automatiche. Meglio poi se la confezione riesce a dare anche dei vantaggi logistici, oltre ad assolvere le funzioni di protezione e valorizzazione dei prodotti. Un progetto praticabile, come dimostra la serie TU”. FRUITBOOKMAGAZINE

La serie TU. Una confezione funzionale, a basso costo, che migliora la shelf life dei prodotti e la logistica dal magazzino di confezionamento al punto vendita della grande distribuzione. È questa la serie TU di Nespak, un vassoio alveolato da quattro pezzi in linea presentato a Macfrut nel 2012 e oggi adottato in diverse parti d’Europa, Italia compresa. Pensato per contenere quattro pesche di calibro A, pezzatura di non facile collocamento sul mercato, si presta in realtà a diversi tipi di frutta e ortaggi. La caratteristica più eclatante è che nella classica cassetta monostrato 40 x 60 possono trova-

re spazio 40 frutti in 10 confezioni da 6/700 grammi. È di soli 8 grammi il peso. Una soluzione intelligente, che permette alla catena distributiva di segmentare l’offerta e ridurre gli scarti a fine giornata, ma soprattutto una soluzione a basso costo, perché completamente meccanizzabile. Anche per il consumatore non mancano i benefici: oltre a proteggere i frutti migliora infatti la conservazione grazie a una serie di accorgimenti come il fondo a microcelle che raccoglie l’umidità in eccesso e ritarda l’eventuale formazione di muffe. La confezione come strumento di vendita. “Oggi - continua Maso bisogna ragionare in termini di unità di vendita a peso egalizzato, con confezioni slegate dai vecchi sistemi a chilo e funzionali a quell N.9 l OTTOBRE 2014


Il packaging non deve essere considerato un “costo ma uno strumento di vendita, necessario per uscire dalla logica del prezzo. Ai buyer bisogna fare delle proposte dettagliate e convincenti, con tanto di prezzo consigliato che dia anche alla distribuzione la giusta marginalità ”, Alberto Maso lo che chiede il consumatore, con costi produttivi e logistici sostenibili e un impatto ambientale ridotto ai minimi termini. Il packaging non deve essere considerato un costo ma uno strumento di vendita. Oggi i buyer sono molto più propensi di un tempo ad accettare nuove proposte. Certo bisogna andare da loro per fare un’offerta dettagliata e convincente, con tanto di prezzo consigliato che dia la giusta marginalità anche al distributore. È noto a tutti che in Italia c’è una catena di successo che, costruendo negli anni un forte rapporto di fidelizzazione con i propri clienti, vende quasi l’80 per cento dell’ortofrutta confezionata. Tutta l’attenzione che oggi viene data al fattore prezzo è sbagliata e non corrisponde alla realtà. L’acquirente vuole prima di tutto un prodotto buono e funzionale alle sue esigenze di consumo. Questo spiega come mai da alcuni anni gli ipermercati, sinonimo di libero servizio e prezzi bassi, sono in difficoltà, mentre crescono i negozi di vicinato”. Nuove tendenze. Nel recente viaggio che abbiamo fatto nel Regno Unito, oltre ad avere la conferma che buona parte del prodotto in vendita è confezionata, ci siamo accorti che sta prendendo sempre più piede il termosaldato, una pellicola flessibile che viene appunto “saldata” sopra il vassoio o cestino. “Da noi è molto usato nei salumi preconfezionati e nella pasta fresca - spiega Maso - mentre nell’orl N.9 l OTTOBRE 2014

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Delle pere argentine vendute da Tesco in uno store del Regno Unito. Sono confezionate in un vassoio di polistirolo con un coperchio rigido. La confezione permette di proteggere i frutti, di poterli offrire al giusto grado di maturazione, di fornire informazioni preziose e un “vestito” attrattivo.

tofrutta le potenzialità sono ancora inespresse. La termosaldatura costa dieci volte di meno rispetto a un coperchio tradizionale, pesa infatti 1 grammo contro i 10 del coperchio classico, è altamente personalizzabile con grafiche e informazioni, permette l’impilabilità delle confezioni e ha il vantaggio dell’inviolabilità, nel senso che non si può aprire e chiudere”. Nel Regno Unito ci siamo sorpresi nel vedere tanta frutta di quarta gamma in esposizione nelle varie catene distributive, tema di coper-

tina del numero di luglio di Fm. Maso, sull’argomento, non pare avere dubbi: “La quarta gamma di frutta è un prodotto stagionale, funziona d’estate e fa fatica nel canale retail a causa delle rotazioni elevate che richiede e di una qualità della frutta non sempre in linea con le aspettative dei clienti. Vedo invece uno sviluppo interessante nel canale ho.re.ca. e nel concetto di snack. Pensate a un centro divertimenti come Gardaland: secondo voi non funzionerebbe una confezione come il nostro Distripack con coperchio apri e chiudi con all’interno frutta fresca già pronta al consumo?”

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Dalla Amb packaging i nuovi film plastici green realizzati con l’acqua Giancarlo Sbressa

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Produrre film plastici destinati al packaging di alimenti con una rivoluzionaria tecnologia ad acqua, che elimina l’utilizzo di solventi, mantiene invariati costi e tempi di produzione e garantisce la totale preservazione degli alimenti dalla migrazione di sostanze indesiderate. L’azienda friulana Amb, dopo aver annunciato lo sviluppo di questo sistema alla fiera internazionale Interpack a Düsseldorf nel maggio scorso, si appresta ora ad avviare un nuovo stabilimento da 2.000 metri quadrati nel Nordest dell’Italia destinato interamente alla produzione water-based, un progetto realizzato con la collaborazione di primari partner internazionali come BASF e Dow Chemical. Amb sarà la prima impresa ad utilizzare tale tecnica in Europa e i nuovi impianti entreranno a regime nel 2015. Tutto questo grazie ad un investimento di 5 milioni di euro. Il nuovo stabilimento si andrà ad aggiungere a quello già esistente a San Daniele del Friuli, in provincia di Udine, che conta circa 200 dipendenti e che ha consentito ad Amb di consolidarsi negli ultimi anni come una realtà importante del settore, soprattutto all’estero dove l’azienda realizza il 75 per cento del suo fatturato, che nel 2013 ha raggiunto i 69,8 milioni di euro, in aumento del 40 per cento rispetto al 2010. L’azienda ha ora deciso di fare da apripista nel settore del confezionamento degli alimenti cercando, grazie alla tecnologia water-based, di conciliare esigenFRUITBOOKMAGAZINE

L’azienda friulana ha sviluppato una nuova tecnologia ad acqua, presentata a maggio alla fiera Interpack di Dusseldorf, che elimina l’uso di solventi per produrre pellicole “verdi” per uso alimentare, azzerando così il rischio di rilascio di sostanze tossiche. A questa tecnologia, che ha conquistato commesse dai big europei e destinata a produrre film per prodotti premium come quelli biologici, sarà completamente dedicato un nuovo stabilimento di 2.000 metri quadrati ze produttive, sostenibilità ambientale e quadri normativi sempre più restrittivi in materia di imballaggio. L’eliminazione dei solventi, che prima di questa novità potevano al massimo essere ridotti dopo il confezionamento, ma mai completamente tolti, garantirà la totale preservazione dalla migrazione di sostanze indesiderate mantenendo inalterata la qualità del prodotto, con un vantaggio competitivo importante soprattutto per quelle aziende che propongono alimenti basati su ingredienti di qualità superiore, come quelli biologici. Anche per quel che riguarda le esigenze grafiche o stilistiche dei produttori alimentari non vi saranno differenze: dai colori ai disegni, tutto resterà estremamente versatile e modificabile. Non a caso Amb, che

lavora con grandi aziende del comparto alimentare, si è ulteriormente convinta della bontà dell’investimento dopo l’ottimo riscontro

ricevuto dai propri clienti durante le fasi di studio preliminare del progetto. “Non abbiamo risposto a un obbligo di legge, ma elaborato una risposta a un cambiamento globale in materia di sostenibilità ambientale, portando la tecnologia ad acqua nel settore della plastica, dove non era ancora diffusa”, ha commentato il presidente e amministratore delegato Bruno Marin. l N.9 l OTTOBRE 2014



Apofruit Italia, il campione della frutta estiva fa rotta verso kiwi e uve apirene La nostra intervista a Ilenio Bastoni, nuovo direttore generale di Apofruit Italia Eugenio Felice

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Durante la fiera Asia Fruit Logistica, che si è tenuta a inizio settembre a Hong Kong, abbiamo avuto l’occasione di intervistare Ilenio Bastoni, nuovo direttore generale di Apofruit Italia, che a luglio ha preso il posto di Renzo Piraccini, un manager di alto profilo cui si devono molti dei risultati raggiunti dal gruppo con sede a Cesena. Oggi Apofruit è una delle più grandi cooperative italiane, con un fatturato 2013 di 208 milioni di euro Siamo ormai a settembre, come è andata la campagna estiva? È stata una delle più difficili degli ultimi anni, condizionata dal maltempo che ha avuto due effetti: ha causato una riduzione dei consumi e ha influenzato negativamente la qualità della frutta. L’anticipo produttivo in diverse zone ha causato poi una sovrapposizione che in alcuni casi ha congestionato i mercati. Guardando alle singole specie, non sono andate bene le pesche e le nettarine, come accade da alcuni anni a questa parte, in particolare le medio tardive; si sono salvate invece le ciliegie, le albicocche e l’uva da tavola. La chiusura del mercato russo ai prodotti ortofrutticoli comunitari ha poi fatto svanire le speranze per un finale di campagna in recupero. FRUITBOOKMAGAZINE

Che effetti sta avendo per voi il bando russo? Il mercato russo, prima della chiusura, rappresentava per noi il 2 per cento delle esportazioni. Per Apofruit non è stato quindi, fino ad oggi almeno, un mercato rilevante, né come volumi né a livello di specie. È un mercato molto competitivo che coglie le opportunità o le necessità del mondo produttivo. È difficile pianificare un’attività regolare con la Russia: possono movimentare volumi importanti ma sono particolarmente attenti al posizionamento del prezzo. In realtà quello che preoccupa di più del bando russo sono le ripercussioni indirette, soprattutto per certi prodotti come mele e pere: sul mercato europeo dobbiamo confrontarci oggi con nuovi competitor, particolarmente aggressivi, a partire dalla Polonia. Quali sono le specie su cui puntate di più? Siamo una cooperativa di primo livello, il nostro compito è prima di tutto salvaguardare il reddito dei nostri soci, presenti in l N.9 l OTTOBRE 2014


APOFRUIT ITALIA in cifre regioni anno di nascita produttive

42% 1960 7 3327 182 208 fatturato con

estero

dal Veneto alla Sicilia

mila tons

produzione conferita nel 2013

diverse regioni italiane, dal Veneto alla Sicilia. In quest’ottica il kiwi è, per noi, una specie strategica: dal tradizionale Hayward alla più nuova varietà SunGold di Zespri contiamo di raggiungere complessivamente nei prossimi tre anni una produzione di 50 mila tonnellate. Oltre al kiwi stiamo investendo sulle uve apirene del Metaponto, un prodotto che registra volumi in crescita e che negli anni sta dando una remunerazione adeguata ai soci grazie a varietà esclusive che possono soddisfare i mercati globali e che sono in grado di sostenere viaggi oltremare, anche a lungo raggio. A proposito di kiwi, in questi anni si è parlato molto di batteriosi, l’allarme è rientrato? Diciamo che la malattia ha cambiato il modo di produrlo e ha ridisegnato la geografia delle zone di produzione. È sempre stata una specie poco impegnativa, che richiedeva pochi interventi: la potatura, l’irrigazione, qualche trattamento e la raccolta. Ora va seguita con più attenzione, come le altre specie fruttifere, tipo le pomacee. Con la batteriosi si può convivere, è decisiva la fase di prevenzione. Tutto questo si traduce in maggiori costi di produzione. È poi cambiata, dicevo, la geografia, perché la batteriosi è più difficile da controllare al Nord, a causa del clima più favorevole allo sviluppo della PSA, mentre è di più semplice gestione al Centro-Sud, grazie al clima più asciutto. La regione per noi più importante, a livello di superficie investita, è il Lazio, a seguire l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Basilicata.

Nella foto della pagina a fianco, sul lato sinistro, Ilenio Bastoni, dallo scorso luglio nuovo direttore generale di Apofruit Italia. 40 anni, coniugato, tre figli e un curriculum che sottolinea ad ogni passaggio una crescita avvenuta tutta all’interno della cooperativa, Bastoni ha preso il posto di Renzo Piraccini (a destra nella foto), ora vicepresidente di Cesena Fiera. Nell’altra foto un plateau della linea premium Solemio, la declinazione asiatica del brand Solarelli.

l N.9 l OTTOBRE 2014

milioni di euro il fatturato 2013

soci

Frutta estiva, quale la sua ricetta per uscire dalle continue crisi di mercato? Bisogna distinguere una situazione generale di crisi, soprattutto per pesche e nettarine, da una più particolare in cui dei produttori hanno deciso di puntare sull’innovazione, in termini varietali, in termini di pezzatura, in termini di tecniche agronomiche e di raccolta, conseguendo risultati economici soddisfacenti. Una raccolta più accurata permette ad esempio un minor danneggiamento dei frutti, la possibilità di staccarli a un più avanzato stato di maturazione. C’è spazio a mio avviso per una peschicoltura “di precisione”. I mercati sono sempre più esigenti, aumentano i competitor, la verità è questa: la produzione italiana è in calo e probabilmente su alcune aree continuerà a ridimensionarsi nei prossimi anni, ma a livello quantitativo, non in termini di qualità. Politica di marca, attenzione all’innovazione, nuovi mercati: sono questi i nostri cavalli da battaglia. C’è chi indica nei club varietali la via per mettersi al riparo dalle crisi dei mercati. Cosa ne pensa? I club vengono costituiti per gestire l’innovazione varietale, per tenere sotto controllo sia la produzione che la vendita, così da programmare la produzione sulla base della domanda attesa nei diversi mercati di sbocco. In questo senso sì, sono una strada da percorrere. Come Apofruit Italia facciamo parte di diversi club, tra cui Pink Lady e Modì per le mele, siamo partner di Zespri per la varietà SunGold, abbiamo alcune varietà di uve apirene di fascia premium della SunWorld, della International Fruit Genetics (IFG) e della Special New Fruit Licensing. Ci troviamo a Hong Kong, la più importante porta di accesso all’Asia. È un mercato rilevante per voi? Quest’anno faremo per la prima volta un test per l’uva da tavola senza semi a Hong Kong. Abbiamo il prodotto giusto, la città assorbe ingenti volumi di uva di importazione, siamo convinti che ritagliarci uno spazio di mercato dipenda solo da noi. Guardando al continente, svolgiamo un lavoro in crescita con il kiwi, venduto dalla passata campagna con il FRUITBOOKMAGAZINE

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Il kiwi per noi è una specie strategica, dal tradi“zionale Hayward alla più nuova varietà SunGold di Zespri, contiamo di raggiungere nei prossimi tre anni una produzione di 50 mila tonnellate. Oltre al kiwi stiamo investendo sulle uve apirene del Metaponto con buoni risultati ”, Ilenio Bastoni (Apofruit) 52

APOFRUIT ITALIA, I PRINCIPALI PRODOTTI DELLA CAMPAGNA 2013 PRINCIPALI PRODOTTI APOFRUIT ITALIA

ALTRI + INDUSTRIA NETTARINE

UVA SEEDLESS MELONI KAKI CILIEGIE FRAGOLE CLEMENTINE ALBICOCCHE CIPOLLE

KIWI SUSINE

MELE PERE

(TONNELLATE)

NETTARINE KIWI PERE PATATE PESCHE MELE SUSINE CIPOLLE ALBICOCCHE CLEMENTINE FRAGOLE CILIEGIE KAKI MELONI UVA SENZA SEMI ALTRI E PRODOTTI INDUSTRIALI

33.000 32.000 19.000 16.000 15.000 12.300 9.000 6.500 5.500 4.200 3.900 3.300 2.200 1.800 1.600 16.800

PESCHE PATATE

marchio Solemio in sostituzione di Solarelli. Il nuovo marchio, studiato apposta per questo mercato, nei colori e nella fonetica, è certamente una carta importante. Quest’anno dovremmo aumentare del 30-40 per cento i volumi, grazie agli investimenti che abbiamo fatto negli ultimi quattro anni in produzione, con un programma volto ad aumentare la sostanza secca e lo standard qualitativo in modo da soddisfare il mercato asiatico, che gradisce un frutto dall’elevato grado brix, dal colore chiaro e dalla forma regolare. L’anno scorso abbiamo inviato oltre 90 container, in questa campagna potremmo superare i 120. Le pere, tra problemi di conservazione e debolezza della domanda, sono un prodotto in difficoltà. Sì, i consumi sono scesi sensibilmente nel nostro Paese, anche a causa di una qualità offerta al consuFRUITBOOKMAGAZINE

matore spesso insoddisfacente, e anche i mercati esteri hanno rallentato. È una specie su cui c’è stata negli ultimi 20 anni pochissima innovazione, con poche eccezioni, come la Falstaff, l’Abate rossa sviluppata dal CRA su cui anche Apofruit ha investito e che sarà diffusa commercialmente con la formula del club. L’Abate è un prodotto tipicamente italiano e non dovrebbe nemmeno essere considerata una pera a livello commerciale, ma un prodotto a sé, una nicchia che per poter approcciare nuovi mercati deve prima di tutto essere fatta conoscere per farne apprezzare le proprie caratteristiche. La prima campagna statunitense ha dato risultati sotto le aspettative, anche perché non si è tenuto conto di questo aspetto.

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SFT guida il rilancio della melicoltura nel basso Trentino Una cooperativa da oltre 40 mila tonnellate di mele Eugenio Felice

Questa è la terza campagna per il nuovo stabilimento di Romagnano della Società Frutticoltori Trento (SFT). La cooperativa all’inizio dell’anno è uscita dal consorzio La Trentina e ha costituito la OP Valli Trentine. Un piano quinquennale di rinnovo varietale porterà la Gala a superare la Golden e l’inserimento di nuove varietà per allineare l’offerta alle richieste dei mercati esteri, cui è già rivolta il 55 per cento della produzione. Cresce intanto l’incidenza del prodotto biologico

A Romagnano il nuovo stabilimento. Mentre ci troviamo nell’ufFRUITBOOKMAGAZINE

ficio di Armando Paoli, responsabile vendite della Società Frutticoltori Trento (SFT), negli ultimi giorni di agosto, alcuni camosci stanno passando sul crinale della montagna che sovrasta Romagnano, comune a pochi chilometri dall’uscita autostradale di Trento Sud. “A volte scendono fino a valle”, ci dice un viticoltore impegnato nel diradamento delle viti in preparazione della vendemmia, “sarà una delle peggiori degli ultimi anni, a causa delle continue piogge”, ci spiega. Il suo vigneto si trova su una piccola altura proprio di fronte al nuovo stabilimento della SFT, una struttura imponente che si estende su un’area di 42 mila metri quadrati, capace di lavorare con le sue due calibratrici della francese Mafroda - lo sottolineiamo solo perché da queste parti solitamente si vedono solo macchine della Longobardi - e le otto linee di confezionamento completamente automatizzate oltre 40 mila

A LIVELLO DI VARIETÀ LE TROVI SU

In Trentino Alto-Adige si trova il distretto melicolo più importante d’Europa. Qui il mondo cooperativo ha raggiunto la sua massima espressione, con decine di migliaia di piccoli produttori che conferiscono a decine di cooperative, riunite a loro volta in consorzi. Quelli di peso, quelli storici, sono quattro: il VOG di Terlano che rappresenta la produzione dell’Alto Adige ad esclusione di quella della Val Venosta, dove si trova un altro consorzio, la VI.P di Laces; in Trentino c’è Melinda che raccoglie la produzione melicola della Val di Non e della Val di Sole, mentre a fondo valle si trova La Trentina. Al di fuori di queste grandi organizzazioni, ci sono la neonata OP Valli Trentine, fuoriuscita a inizio anno da La Trentina; la Mezzacorona di San Michele all’Adige, aderente ad APO Conerpo, a sua volta uscita alcuni anni fa da La Trentina, per finire con l’unico privato, Clementi, con stabilimento a Laives (Bolzano).

LE PREVISIONI

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fruitbookmagazine.it

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tonnellate di mele l’anno. Al suo interno si trovano 70 celle ad atmosfera dinamica per una capacità di immagazzinamento pari a 23 mila tonnellate, in grado di conservare i frutti per oltre 12 mesi. Nel vicino stabilimento di Volano, completamente rinnovato di recente, possono essere conservate altre 13 mila tonnellate di mele, rendendo così la cooperativa autosufficiente. I soci sono 550 per 650 ettari di meleti che si estendono su un’area che va da Trento nord a Rovereto sud. Ci sono anche 20 ettari a kiwi e 15 a ciliegie. La produzione quest’anno è superiore all N.9 l OTTOBRE 2014

la media degli ultimi anni, come nel resto del nord Italia, e dovrebbe attestarsi su 44 mila tonnellate di mele, 600 di kiwi e 150 di ciliegie. Tutto il prodotto viene lavorato nello stabilimento di Romagnano, operativo dal 2012 e costato 38 milioni di euro e quattro anni di lavori. Al suo interno si trovano due calibratrici, una per il prodotto convenzionale, derivante al 100 per cento da produzione integrata, l’altra per il prodotto biologico, che sta diventando sempre più popolare tra i soci, con una incidenza già attorno al 10 per cento dei volumi totali, grazie al crescente successo FRUITBOOKMAGAZINE


SFT dispone dal 2012 di un nuovo magazzino per la conservazione e la lavorazione delle mele che insiste su un’area di 42 mila metri quadri e dotato delle ultime tecnologie, come la DCA (atmosfera dinamica) che permette di conservare i frutti per 12 mesi, e due calibratrici della francese Mafroda, una per le mele convenzionali, l’altra dedicata alla linea biologica, capaci di selezionare fino a 200 tonnellate di frutta al giorno. Nella foto a lato si vede la macchina per il controllo della qualità interna ed esterna dei frutti.

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PROGNOSFRUIT, PREVISIONI DI RACCOLTO 2014 DI MELE IN EUROPA EU - 28 Tons x 1.000 Austria Belgio Croatia Rep. Ceca Danimarca Francia Germania Grecia Ungheria Italia Lettonia Lituania Olanda Polonia Portogallo Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Regno Unito TOTALE

Cons 2008

Cons 2009

Cons 2010

Cons 2011

Cons 2012

Cons 2013

Prev. 2014

169 336

189 344

169 288

199 305

157 26 1.528 1.047 231 583 2.164 34 74 375 3.200 245 459 42 60 528 18 201 11.477

145 24 1.651 1.071 224 514 2.237 13 74 402 2.600 274 379 48 56 470 18 212 10.945

103 21 1.579 835 254 488 2.179 12 46 334 1.850 251 423 32 66 486 20 214 9.650

79 20 1.701 953 305 301 2.293 8 49 418 2.500 265 412 33 73 507 17 226 10.664

157 220 59 118 18 1.169 972 242 750 1.939 9 39 281 2.900 221 351 36 45 391 14 162 10.093

155 220 96 121 23 1.576 804 236 585 2.122 15 40 314 3.170 284 367 42 56 464 17 204 10.909

188 301 62 116 24 1.487 1.036 231 780 1.388 12 27 350 3.540 264 285 45 68 446 16 225 11.893

Fonte: WAPA

presso il grande pubblico, soprattutto oltre confine. “Anche se ricorda Paoli - dal punto di vista della salubrità, la produzione integrata è pari a quella biologica”. Pur non essendo dotato di magazzino automatico, lo stabilimento di Romagnano può essere considerato tra i più grandi e moderni in Italia per la lavorazione delle mele. Golden giù, Gala sù. Il raccolto è iniziato in agosto con la varietà Gala, mentre a inizio settembre è stata la volta delle Golden DeFRUITBOOKMAGAZINE

licious. Altre varietà di peso sono Red Delicious, Morgan, Granny Smith, Pink Lady e Fuji. “Siamo ancora sbilanciati sulle Golden”, ci confessa Armando Paoli, responsabile vendite della SFT. Un problema comune a tutto il Trentino Alto-Adige. La Golden da queste parti è come l’uva Italia in Puglia, difficile per i frutticoltori lasciare una varietà che conoscono ormai alla perfezione e che finora ha sempre dato buoni risultati economici. “È in atto - aggiunge Paoli un piano di rinnovo varietale della durata di cinque anni che andrà a

modificare in modo sostanziale il paniere varietale della SFT per rispondere nel modo migliore alle attuali e future esigenze di mercato, così da continuare a garantire un reddito adeguato ai nostri soci. La Golden rappresenterà circa il 25 per cento della nostra produzione. La Gala diventerà il nostro cavallo di battaglia con il 30 per cento, grazie anche a nuovi cloni dalle caratteristiche superiori. La Red Delicious si fermerà al 15 per cento, così come la Fuji. La Granny, che qui raggiunge alti standard qualitativi, sarà intorno al 7 l N.9 l OTTOBRE 2014


Il Gruppo SFT in cifre ettari

550 650 44 200 36 2 soci

mila tons

capacità celle conservazione

a mele

stabilimenti

Volano e Romagnano

mila tons

raccolto mele 2014

tons

al giorno capacità confezionamento

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Foto: Marco Pitea

Armando Paoli è direttore generale e responsabile commerciale della Società Frutticoltori Trento (SFT) di Romagnano, nata dalla fusione delle cooperative a sud di Trento Sav Frutta, Cofrut di Matterello e SOA di Aldeno. Nato a Trento il 28 marzo 1964, sposato e padre di due figli, Paoli lavora da 30 anni nel mondo della cooperazione e negli ultimi 18 quale direttore generale della SFT.

per cento. La parte residuale saranno Morgan, Pink Lady e le nuove varietà, come Modì e altre ora in fase di sperimentazione o impianto. Abbiamo acquisito i diritti di produzione in Europa e commercializzazione in Europa, Nord Africa e Medio Oriente di una nuova varietà a buccia rossa sviluppata dall’Istituto agrario di San Michele all’Adige - continua Paoli - si chiama FEM-8 (acronimo di Fondazione Edmund Mach, ndr), anche se il suo nome commerciale, ora allo studio, sarà evidentemente diverso. La stiamo mettendo a dimora, ha ottime caratteristiche organolettiche, con una dolcezza elevata bilanciata da note acidule, ha conservabilità elevata, una bella forma conica e un l N.9 l OTTOBRE 2014

colore molto attraente, un rosso che tende al rosa. È una varietà precoce, si raccoglie subito dopo la Gala, e si presta molto bene anche alla produzione biologica”. Non si può certo dire che la melicoltura che funziona, in Trentino, sia solo Melinda e la SFT sta lì a dimostrarlo. In realtà quanto a tecnologie di conservazione e lavorazione delle mele e a offerta varietale, la SFT teme pochi confronti in Italia. Ce ne siamo accorti quando abbiamo terminato la visita allo stabilimento di Romagnano e Paoli ci ha consegnato una cassetta di mele Gala. Ebbene, il colore, scuro e uniforme su tutti i frutti, ma anche la forma, le facevano apparire simili alle Red Delicious. Davvero niente male.

Una parte del magazzino di Romagnano della SFT è dedicato alla linea biologica che cresce anno dopo anno

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ancora sbilanciati sulla Golden, un proble“maSiamo comune a tutto il Trentino Alto-Adige, ma è in corso un programma di rinnovo varietale che andrà a modificare in modo sostanziale la nostra offerta. La Gala, grazie anche ai nuovi cloni, sarà il nostro cavallo di battaglia ”, Armando Paoli (SFT) 58

Nel corso del 2013 SFT ha costituito il consorzio Valli Trentine e dal gennaio 2014 è uscita dal consorzio La Trentina di cui era anche la cooperativa più grande, rappresentando circa il 40 per cento della sua produzione. Non si esclude comunque un ritorno al passato, con nuove regole, che potrebbe coinvolgere anche la cooperativa Mezzacorona. Nella foto a lato la nuova varietà FEM-8.

Italia, Nord Africa e Medio Oriente. Da un punto di vista commerciale la SFT vende il 55 per cento della sua produzione all’estero, in particolare in Nord Africa, in Medio Oriente e in Russia. L’Italia costituisce comunque il primo mercato di sbocco, con il 45 per cento delle vendite. “L’embargo della Russia quest’anno sarà un problema, non possiamo che sperare che finisca presto”, dice Paoli, che oltre a essere direttore generale della SFT, ne sovrintende anche le funzioni commerciali. “La stagione - spiega - si preannuncia difficile, in tutta Europa c’è tanto prodotto mentre si riducono i mercati di sbocco. Le prime settimane di agoFRUITBOOKMAGAZINE

sto scontano già questa situazione, con una domanda molto debole e la distribuzione che cerca di approfittarsene chiedendo prezzi bassi. Sarebbe opportuno iniziare ad approcciare i mercati asiatici, ma dovremmo farlo tutti insieme, presentandoci in modo unitario, perché l’area da servire è molto vasta. Ci vorranno alcuni anni perché abbiamo bisogno delle giuste varietà, per ora siamo ancora troppo sbilanciati sulle mele gialle mentre là sono richieste quelle rosse”.

Prima di congedarci facciamo un giro in uno dei due punti vendita della SFT rivolti al pubblico, posto proprio all’ingresso dello stabilimento. Al suo interno si trovano tutti i prodotti agroalimentari espressi da questo territorio: latte e formaggi, vino, speck e ovviamente le mele, anche nella versione succo da bere. Sui manifesti e sugli imballaggi delle mele campeggia la bella grafica della OP Valli Trentine, con l’immagine fresca e stilizzata delle montagne che fanno da cornice a queste vallate. Si dice, da queste parti, che presto le cooperative melicole trentine di fondo valle potrebbero trovare una nuova coesione, un ritorno al passato, nell’interesse di tutti i produttori, per affrontare meglio le sfide future, con nuovi rapporti di forza, che rispecchino le dimensioni dei soggetti coinvolti. I prossimi mesi dovrebbero dare delle risposte. Tutti gli aggiornamenti li trovate su fruitbookmagazine.it

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Detomi: «Conseguenze disastrose se l’embargo russo andrà avanti» Eugenio Felice

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“Putin fa sul serio, ci sono controlli strettissimi sia alla frontiera che nei punti vendita. I camion che tornano indietro sono niente rispetto a quelli che non partiranno”, ci spiega Renato Detomi della European Fruit Group, società commerciale basata a San Giovanni Lupatoto (Verona), a pochi giorni dall’annuncio dell’embargo. “Devo dire che ce lo aspettavamo continua - quando abbiamo saputo delle sanzioni che gli Usa e a ruota l’Unione Europea avevano inflitto alla Russia. Il problema è che le conseguenze le sta pagando l’Europa e sembra che a Bruxelles non se ne siano ancora accorti. La Federazione Russa andrà a rifornirsi in Asia e in altre aree del mondo, creando un grande disequilibrio in Europa. Mancando un importante mercato di sbocco ad andare in difficoltà è prima di tutto il mondo produttivo. Pensiamo alla Polonia: quest’anno ha un importante aumento produttivo e solitamente manda 500 mila tonnellate di mele in Russia. Ora dovrà ricollocarle in Europa. Ci sono purtroppo tutte le condizioni perché questo embargo lasci il segno, e se dovesse durare effettivamente un anno e oltre le conseguenze sarebbero drammatiche”. Ogni anno, per il tramite di European Fruit Group, svariate migliaia di camion partono dalle regioni italiane più vocate per raggiungere ogni angolo della Russia. La società scaligera conta in loco tre centri per il controllo e la rilavorazione, a Mosca, Krasnodar e FRUITBOOKMAGAZINE

La European Fruit Group di San Giovanni Lupatoto (Vr) è la società del settore ortofrutticolo che ha i maggiori rapporti con la Federazione Russa. Secondo Renato Detomi, che guida il gruppo assieme ai figli Nicola e Martina, la soluzione può essere trovata solo se l’Unione Europea accettasse di fare un passo indietro nello scontro “muscolare” con il Cremlino. “Al World Food di Mosca - ci dice - noi ci siamo, come espositori, come facciamo dal 1999” negli Urali. È stata la prima società italiana ad esporre alla fiera World Food Moscow, nel lontano 1999. “Gli unici europei eravamo

pronti alla ripartenza, l’embargo non può durare all’infinito, non è nell’interesse dell’Unione Europea e nemmeno della Russia”. “Per noi

noi e una società spagnola”, ricorda Renato Detomi (a destra nella foto sopra), affiancato da diversi anni ormai dai figli Nicola (a sinistra) e Martina. “Sicuramente saremo presenti anche quest’anno alla fiera - precisa - per trovarci

non è una catastrofe - conclude lavoriamo da anni con Asia, Nord Africa e Medio Oriente. Siamo poi una commerciale, quindi possiamo rifornirci anche in zone diverse dall’Italia, per salvaguardare i rapporti con i retailer russi”. l N.9 l OTTOBRE 2014



Zespri si affida agli italiani per penetrare il Sudest asiatico Il ‘colpaccio’ di RK Growers L’accordo riguarda il kiwi prodotto in Italia per i mercati di Singapore, Malesia e Indonesia Eugenio Felice

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Durante la fiera Asia Fruit Logistica di Hong Kong abbiamo intervistato Paolo Carissimo, socio fondatore con Carlo Lingua, Marco e Gualtiero Rivoira, di RK Growers, azienda commerciale che porta e valorizza la frutta italiana (ma non solo) nei quattro angoli del globo. Un’azienda con un forte legame con il mondo produttivo e coinvolta in alcuni progetti importanti come quelli della mela Ambrosia, delle uve apirene Arra e dei piccoli frutti e fragole Berryway Forti della vostra esperienza internazionale, come vedete il grado di competitività dell’ortofrutta italiana? Ritengo che la nostra competitività sui mercati internazionali sia sempre più rimessa alla nostra capacità di saper essere in linea con quelle novità a livello varietale che realmente possono garantire quantità di prodotto con buone o possibilmente grandi qualità gustative e aventi le specifiche adatte a una lunga conservazione e ai giorni o settimanne richiesti dai trasporti via mare. Le scelte diventano molto complicate e richiedono i lunghi tempi richiesti dal settore agricolo per ottenere validi risultati, comportando inevitabili rischi e forti investimenti. Ci siamo visti spesso a Mosca, quanto è importante per voi il mercato russo? Abbiamo un ufficio di rappresentanza proprio nella capitale da molti anni, è uno strumento per seguire da vicino i clienti e più recentemente i rapporti con i supermercati locali. In relazione alla situazione creatasi con l’embargo russo, mi ricollego alla domanda precedente per evidenziare come le conseguenze di detto embargo possano indirettamente causare un forte danno alle nostre produzioni specializzate per il potenziale reindirizzo sui nostri mercati tradizionali di enormi volumi di produzioni destinate al mercato russo, non selezionate e con mediocri stanFRUITBOOKMAGAZINE

dard qualitativi, con origine in Paesi europei in cui i costi di produzione differiscono molto dai nostri. L’arrivo di grandi quantità di prodotti a basso costo trascinerebbe inevitabilmente i valori di mercato verso il basso e le ripercussioni sarebbero molto serie per tutti gli operatori. Siamo andati anche quest’anno alla fiera World Food anche se solo in visita, al fine di incontrare di persona i vari clienti e per poter meglio analizzare l’attuale difficile situazione. Siete coinvolti nel progetto Ambrosia, che in Italia viene venduta in esclusiva da Esselunga. Piace anche all’estero? Ambrosia è una mela che piace, in Italia e all’estero. Nei Paesi d’oltremare gli ottimi risultati in esportazione dello scorso anno hanno portato ad un incremento dei programmi per la nuova stagione. Le destinazioni del Sudest asiatico come Singapore, Malesia e Indonesia sono molto interessati alla nostra varietà e ciò ci permette anche di penetrare con la Gala e la Granny in questi mercati tradizionalmente in mano ai produttori di mele americani e francesi. La mela italiana per certi aspetti è l’ultima arrivata, quindi non è facile ritagliarsi nuove fette di mercato, ma le prospettive ci sono. Forte interesse ci perviene anche dai nostri clienti di kiwi italiano in Cina e a Taiwan, ma l’attuale assenza di protocollo l N.9 l OTTOBRE 2014


La competitività della produzione italiana sui “mercati internazionali è rimessa alla sua capacità di proporre novità a livello varietale che garantiscano quantità di prodotto, grandi qualità gustative e lunga conservabilità per poter affrontare viaggi oltremare ”, Paolo Carissimo (Rk Growers)

fitosanitario per le mele è tuttora un blocco penalizzante per noi. Avete costituito AVI con il socio Storelli nel 2009, come procede lo sviluppo delle varietà Arra? Direi molto bene, poiché trattandosi di nuovissime varietà senza semi anche le fisiologiche e necessarie occasionali pause di percorso dovute all’adattamento dei protocolli di produzione al nostro territorio non hanno influito sull’ottima ricezione da parte dei mercati del primo reale quantitativo di prodotto di Arra 11 e Arra 15 lo scorso anno. Il prossimo anno entreranno in produzione altri 40 ettari circa e potremo contare su volumi che ci permetteranno di definire interessanti programmi con la grande distribuzione europea. Ritenete che la scelta di costituire un club legato a specifiche nuove varietà sia importante per mettersi al riparo dalle crisi di mercato? Non necessariamente di default, perché l’appartenenza a un club varietale ha valore se studiata e inserita in una precisa strategia commerciale dell’azienda con precisi obiettivi circa la distribuzione geografica interessata alle caratteristiche proprie di ciascuna cultivar. Trattandosi di prodotti esclusivi gestiti e commercializzati da uno o pochi operatori, non c’è possibilità di confusione per il consumatore e la gestione uniforme del marchio a livello mondiale ne garantisce e assicura una peculiarità distintiva.

Nella foto della pagina a fianco, sulla sinistra, Paolo Carissimo, presidente e amministratore delegato di RK Marketing prima e poi di RK Growers. Sposato, tre figli, dopo la laurea in Legge ha lavorato tre anni presso uno studio legale marittimo a New York per poi affiancare il padre Cesare, pioniere nelle esportazioni oltremare legate al gruppo e alla famiglia Rivoira sin dalla fine degli anni ’60. Gli uffici di RK sono a Saluzzo (Cuneo) per i mercati italiano ed europeo, e a Genova per i mercati d’oltremare. Il legame è forte sia con aziende di produzione italiane che spagnole. Da quattro anni RK segue gli acquisti per la Iberiana Frucht di Valencia che è di proprietà del gruppo tedesco Markant.

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La GDO, che tende a privilegiare la private label, non dovrebbe contrastare lo sviluppo dei club? Per le catene della grande distribuzione abbiamo studiato soluzioni di packaging personalizzate concordate con i loro uffici marketing in cui comunque rimane ben evidente il logo distintivo della varietà esclusiva in uniformità con le linee guida di marketing concordate dagli appartenenti al club a livello mondiale. L’anno scorso avete lanciato un nuovo progetto per i piccoli frutti, Berryway Group, come sta andando? Stiamo preparando un dettagliato piano di azione a partire dal 2015 con il completamento dell’organico di personale specializzato che sarà concentrato sulla distribuzione alla GDO di piccoli frutti su 12 mesi con prodotto nazionale, spagnolo ed importato. L’aspetto dell’innovazione sarà molto importante: il nostro staff di agronomi sta già lavorando alla sperimentazione di nuove varietà di mirtilli e lamponi che potrebbero essere disponibili nel 2016. Siete appena stati all’Asia Fruit Logistica, novità sul fronte asiatico? L’Asia Fruit Logistica, dove eravamo presenti anche quest’anno con stand, cresce sensibilmente ogni anno e richiama sempre più operatori da tutto il mondo anche se la presenza asiatica è dominante. Ritengo sia oggi un importante punto di incontro per discutere e analizzare tutti i programmi oltremare verso l’Asia. Oltre alla Cina cui purtroppo possiamo accedere solo con i kiwi, l’India, la Malesia e l’Indonesia sono per noi mercati in grande sviluppo. Durante la fiera di Hong Kong abbiamo finalizzato con Zespri International un accordo che prevede che RK Growers sia l’unico promotore e distributore del kiwi Zespri prodotto in Italia nei mercati di Singapore, Malesia e Indonesia, Paesi dal grande potenziale, nei quali affiancheremo alla distribuzione dei kiwi Zespri quella di mele e drupacee prodotte in Italia, sia convenzionali che biologiche.

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Il nashi non è più un’avventura, ma una realtà Dopo gli insuccessi degli anni ’90 torna alla ribalta il nashi Eugenio Felice

In un periodo in cui molti frutticoltori del centro-nord Italia non sanno su quali specie puntare, tra crisi della frutta estiva e batteriosi del kiwi, c’è un’azienda piemontese, la Trybeca, che riesce a produrre con eccellenti standard qualitativi un frutto straordinario per qualità organolettiche, aspetto esterno e tenuta alla lunga conservazione. Parliamo del nashi, una pera asiatica che numerose aziende europee avevano provato a coltivare nelli anni ’90 e poi abbandonato Troppo difficile da produrre e lavorare. Questo è stato il problema, ci riferisce Giovanni Oderda mentre ci mostra una foto dell’azienda francese Blue Whale, rinomata nel mondo per le sue mele (e, aggiungiamo, per la bellissima campagna pubblicitaria), in cui si vedono dei nashi dentro una confezione di legno. La foto è un po’ sbiadita, risale ai primi anni ’90, un periodo in cui molti dei più grandi produttori europei avevano provato a investire sul nashi - la pera asiatica - ma senza ottenere i risultati sperati in termini di colore, forma, sapore. Per giunta il frutto una volta staccato dalla pianta non maturava più, quindi andava raccolto al giusto grado di maturazione con un problema non di poco conto: l’epidermide molto sottile e la polpa ricca di acqua e quindi tenera pur se croccante mal sopportava la lavorazione meccanizzata. Il processo di calibratura era quindi impraticabile, almeno con la tecnologia del tempo. Un frutto quasi ingestibile insomma dalle grandi cooperative o gruppi privati. Così la coltura è stata abbandonata.

Non da tutti però: nel mondo qualcuno ha insistito nell’affinare le tecniche di produzione e nella ricerca di varietà adatte a soddisfare i gusti di un mercato sempre più globalizzato. Negli Stati Uniti, nello stato del Maryland, si trova la Kingsbury’s Orchard, un’azienda che proprio nel mese di settembre raccoglie le mele Honeycrisp, le più apprezzate e care sul mercato nordamericano, e le pere asiatiche appunto. In Italia solo una azienda è riuscita in questa impresa. Parliamo della Trybeca di Centallo, paesino della provincia di Cuneo, condotta da Giovanni Oderda, oggi 75 anni, e dai figli Fabrizio e Sabrina. Uomo di grande cultura, frutticoltore appassionato, Giovanni fu tra i primi a piantare i kiwi oltre 40 anni fa, nel 1972. “Nessuno li chiamava così ci dice - allora venivano chiamati solo actinidia”. Il nashi in Italia: 1988. L’attività, in realtà, era nata alla fine degli anni ’60 con le nettarine. Nel 1982 iniziarono gli investimenti nelle susine Angeleno. Ma è il 1988 che FRUITBOOKMAGAZINE

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I nashi Trybeca sono venduti in plateau di cartone dalla grafica appena rinnovata, ogni frutto con il suo bollino. Il confezionamento viene fatto manualmente per evitare danneggiamenti. Tre le varietà, due coreane e una giapponese, tutte royalty free. Il raccolto è iniziato nel mese di settembre, il prodotto sarà disponibile fino ad esaurimento, verosimilmente a febbraio. I frutti non hanno bisogno di trattamenti chimici per la conservazione, solo di celle frigo.

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segna la vera svolta. “Un amico qualche anno prima portò un frutto dal Giappone, cercammo le piante e iniziammo la sperimentazione”, ricorda Giovanni. “All’inizio fu una vera moda. Tutti ci si buttarono, ma ben presto dovettero mollare. Un po’ perché le varietà migliori non sono riusciti a testarle, un po’ perché non avevano il know-how necessario. Come dico sempre, nessun terreno è adatto al nashi se non sai coltivarlo, ma tutti sono adatti se lo sai coltivare”. Giovanni ricorda anche che non è stato semplice convincere sé stesso e la famiglia che quella era la strada giusta, pur con la consapevolezza che si tratta di un frutto straordinario, perché buono da mangiare, molto salutare (adatto anche ai diabetici), a residuo zero e in grado di reggere la lunga conservazione. “È un frutto che nasce in Giappone - ci spiega - su terreni vulcanici, diversi rispetto ai nostri. Ci vuole la giusta combinazione di sostanze, come zolfo, potassio, magnesio, boro, azoto e fosforo, perché la pianta cresca sana e dia frutti con le giuste caratteristiche in termini di forma, colore, consistenza, conservabilità”. Mentre Giovanni parla ci troviamo nel frutteto vicino al magazzino per la conservazione e il confezionamento dei nashi. Gli alberi assomigliano a dei meli, hanno un aspetto molto sano. Tra i rami si vedono queste palle gialle aranciate, di aspetto estremamente elegante e gradevole. “È la varietà Try - ci riFRUITBOOKMAGAZINE

ferisce Giovanni - che fa circa il 40 per cento della nostra produzione. Poi ci sono la Dely che fa un altro 40 per cento e la Plumpy per il restante 20 per cento. Sono tutte e tre varietà libere da royalty”. Sul terreno l’erba cresce rigogliosa, non viene usato nessun diserbante, solo lo sfalcio meccanico. Il diradamento è manuale. Reti antigrandine piane e ben tirate coprono gli alberi e dei palloni sul perimetro tengono lontani gli uccelli. È in corso la raccolta, qui si usano solo le cassette, i cassoni comprometterebbero la qualità dei frutti. Un’opportunità da cogliere. “Coltivare nashi - afferma Giovanni ormai non è più un’avventura, è una realtà e rappresenta una grande opportunità per il comparto ortofrutticolo nazionale. Ci abbiamo messo 25 anni a imparare a produrlo bene, ma non dimentichiamo che in Nuova Zelanda ci hanno messo 50 anni a imparare a fare bene i kiwi. Non vogliamo tenere il know-how per noi, siamo aperti a collaborare con quanti vogliano iniziare a produrre questo fantastico frutto”. Rientriamo nel magazzino, qui non ci sono calibratrici automatiche ma solo delle linee di confezionamento rigorosamente manuali. Donne esperte con grembiule, cuffia e guanti prendono i frutti dalle casse e con delicatezza li mettono nelle cassette di cartone, appena rinnovate. Ogni frutto ha il suo bollino, dalla grafica moderna e attraente, con ben evidenziato l’indirizzo web.

TRYBECA in cifre

25 3 0 40 650 6

anni

di esperienza sul nashi

varietà

Try, Plumpy, Dely

residui

sui frutti

ettari investiti

tonnellate

mesi

di disponibilità (settembre-febbraio) l N.9 l OTTOBRE 2014


che la distribuzione non è ancora capillare, “daDato questa campagna è possibile acquistare online i nashi così da riceverli a casa. È un frutto poco conosciuto, dovrebbe essere interesse del distributore promuoverlo, ma sembra mancare questa consapevolezza ”, Fabrizio Oderda (Trybeca) 67

“Quest’anno dovremmo raggiungere una produzione di 650 tonnellate - dichiara Fabrizio Oderda mentre l’obiettivo a due/tre anni è di arrivare a 1.000 tonnellate. Per fortuna l’estate fresca e piovosa non ci ha penalizzato: il nostro nashi ha tenuto bene, in questo momento il frutto presenta un colore vivo con una punteggiatura evidente, un buon sapore e una polpa consistente. La pezzatura è uniforme e superiore alle scorse stagioni. Se il tempo ci avesse favorito, il frutto sarebbe stato ancora superiore”. Il mercato di sbocl N.9 l OTTOBRE 2014

Una sapiente selezione varietale e una corretta tecnica di coltivazione, affinata in 25 anni di esperienza, permette di ottenere nashi dalle ottime caratteristiche qualitative e con residui pari a zero.

co principale per questo frutto è l’Italia, anche se l’interesse dall’estero è crescente e lo scorso anno è stato fatto un discreto lavoro con Israele. La nuova campagna porterà anche una novità: per assecondare le richieste dei consumatori finali è possibile fare gli acquisti online con consegna diretta tramite corriere. “Ancora la distribuzione non è capillare - riconosce Fabrizio - e chi non li trova nei negozi o nei supermercati ci scrive

per sapere dove poterli acquistare. Da oggi potrà riceverli direttamente a casa sua”. E dato che le novità vanno fatte conoscere, vengono incluse delle locandine informative nelle spedizioni. “Anche se, purtroppo - chiude Fabrizio - non vi è ancora una presa di coscienza che permetta al distributore di rendersi conto che promuovere il nashi è anche nel suo interesse”.

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Cassette monouso igiene garantita a tutela della salute La nostra visita allo stabilimento campano della Ecoplastica Eugenio Felice

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Ci sono catene distributive in Italia che hanno sposato il ciclo chiuso e virtuoso delle cassette a perdere: sono la PAC 2000A (Conad) e la Multicedi (Sigma). In realtà abbiamo scoperto che il sistema non è molto diverso da quello delle casse riutilizzabili a sponde abbattibili, con una sostanziale differenza: le casse non vengono lavate ma rigenerate, tutte quante, a una temperatura di 240 gradi che ne garantisce la massima igienicità, come richiesto dal DM 299/2005 “L’imballaggio vale un tesoro. Dai rifiuti nuovi prodotti green”. Così titolava lo scorso maggio un articolo sul Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, pubblicato su Affari&Finanza di Repubblica. Nel commentare i risultati del 2013, Valerio Gualerzi sottolineava come siano enormi i vantaggi della filiera del riutilizzo di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro. Sono proprio queste ultime quattro voci ad avere i numeri più rilevanti, come si può vedere dal grafico a lato. In particolare, il riciclo della plastica nel nostro Paese è valso lo scorso anno poco più di 2 milioni di tonnellate, mentre la carta è andata oltre i 4 milioni. Più riciclo, occupazione in crescita e maggiore salvaguardia dell’ambiente: la relazione sulla gestione che accompagna il bilancio del Conai fotografa in modo chiaro i vantaggi della filiera del recupero dei rifiuti di imballaggio. Nel complesso sono state recuperate 8,74 milioni di tonnellate su un totale immesso al consumo stimato in 11,4 milioni di tonnellate. Un sistema che, nonostante la crisi, nel FRUITBOOKMAGAZINE

corso del 2013 ha confermato i suoi numeri positivi, migliorandoli leggermente. Un comportamento virtuoso, quello messo in moto dalla filiera del trattamento dei rifiuti, che permette al sistema Italia di evitare importazioni di materie prime vergini e di risparmiare sui consumi di energia nel processo produttivo grazie all’utilizzo delle materie prime seconde anziché delle materie prime vergini.

Riciclo, tutti i numeri del Conai Dati 2013, in migliaia di tonnellate ACCIAIO ALLUMINIO

435 67,5 4.200

CARTA LEGNO PLASTICA VETRO

2.456 2.043 2.190

Fonte: Conai - Consorzi di Filiera l N.9 l OTTOBRE 2014


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L’impegno di Coca Cola. La responsabilità ambientale è un tema sempre più caro alla popolazione mondiale e per questo Coca Cola ha stabilito che entro il 2020 tutte le bottiglie di plastica della celebre bevanda saranno fatte con il 30 per cento di materiali di origine vegetale. Non solo, il colosso americano è stato il primo a introdurre bottiglie di plastica riciclata e sta investendo massicciamente in strutture di riciclaggio per garantire che i propri imballaggi siano raccolti, riciclati e riutilizzati. E nel settore ortofrutticolo italiano cosa succede? Ci sono sostanziall N.9 l OTTOBRE 2014

mente tre tipi di imballaggio: quelli in cartone monouso, quelli in plastica monouso e quelli in plastica riutilizzabili a sponde più o meno abbattibili. Questa ultima tipologia, relativamente recente, è andata incontro a un crescente successo, di pari passo con la crescita della grande distribuzione, cui è sostanzialmente rivolta. La differenza rispetto ai monouso è che in questo caso l’imballaggio non viene avviato a riciclo a fine utilizzo ma viene mandato - con le “sponde” piegate in modo da ridurne l’ingombro - in un centro lavaggio per l’opportuna sanificazione priFRUITBOOKMAGAZINE


non è stata facile. Ritagliarsi uno spa“zioL’impresa in un mercato occupato dalle aziende internazionali di pooling è stato impegnativo e stimolante insieme. Alla fine, però, ha vinto la convinzione che l’imballaggio a perdere possa meglio tutelare la salute dei consumatori e rispettare l’ambiente ” 70

A sinistra il reparto ortofrutta di un punto vendita a insegna Conad con le cassette monouso della Ecoplastica. A destra delle cassette appena rigenerate nello stabilimento di Castel San Giorgio (Salerno). Nella pagina precedente: cassette in polipropilene (PP) in versione “compattata” fotografate nel piazzale della Ecoplastica, appena arrivate da una piattaforma della Cedof. Saranno granulate e poi rigenerate a una temperatura di 250 gradi circa.

ma di essere rimesso sul mercato. In effetti una parte delle catene distributive operanti in Italia ha deciso di sposare il sistema chiuso del riutilizzabile. Il leader di mercato è CPR System, una cooperativa di cui fanno parte sia confezionatori che distributori come Coop e Conad, con costi di gestione decisamente competitivi, anche perché, tra un ciclo e l’altro, non tutte le cassette vengono lavate (la percentuale di lavaggio è poco sopra il 50 per cento). Plastica monouso, garanzia di igiene, riciclabile al 100 per cento. Per capire meglio come funziona il sistema del Conai, o meglio della filiera della plastica, che fa capo al Conip, siamo andati a Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, presso lo stabilimento della Ecoplastica, una delle aziende più FRUITBOOKMAGAZINE

importanti del settore, che da diversi anni, in collaborazione con altre due aziende campane, la Agricola Imballaggi e la Campania Plastica, lavora con la grande distribuzione, in particolare con la Cedof, azienda controllata da PAC 2000A, catena associata a Conad e operante in Umbria, Lazio, Campania e Calabria, e con la Multicedi di Pastorano (Ce), catena aderente a Sigma con oltre 300 punti vendita concentrati in Campania. Come funziona, dicevamo, il sistema? In effetti è semplice: le cassette a perdere vengono consegnate ai confezionatori, i quali le riempiono e le inviano alle piattaforme della grande distribuzione. Da lì prendono la strada dei vari punti

vendita. Una volta utilizzate, tornano nelle piattaforme dove si trovano dei compattatori che le pressano in modo da ridurne il volume e l’incidenza del costo di trasporto per essere poi avviate ad un processo di estrusione che le ritrasforma in materia prima seconda poi utilizzata nuovamente dai produttori di cassette. Un ciclo virtuoso quindi, definito dal Conip “usa e recupera”, che assomiglia in parte a quello delle cassette riutilizzabili, con la sostanziale differenza che qui le cassette non vengono semplicemente lavate ma completamente rigenerate a una temperatura di 250 gradi circa, dando quindi piena garanzia non solo della rintracciabilità dei materiali utilizzati (art. 17 del Regolamento CE 1935/2004) in tutte le fasi per facilitare il controllo, il ritiro dei prodotti difettosi, le informazioni l N.9 l OTTOBRE 2014


Una cassetta appena rigenerata per la Cedof (Centro Distribuzione Ortofrutta), società controllata da PAC 2000A, catena distributiva associata a Conad e operante tra Umbria, Lazio, Campania e Calabria. La Cedof ha scelto il colore verde, ma in effetti le cassette possono essere di diversi colori e le referenze, considerando anche i diversi tipi e formati di cassette, sono circa 300.

ai consumatori e l’attribuzione delle responsabilità, ma dando garanzia anche della massima igienicità come richiesto dal DM 299/2005 che individua particolari materiali per la fabbricazione di casse che, essendo destinate a venire a contatto diretto con i prodotti ortofrutticoli, siano capaci di offrire ai consumatori sicura igienicità ed informazioni accurate e non ingannevoli. Le cassette derivano al 100 per cento da materia-

le riciclato e sono a loro volta totalmente riciclabili. “L’impresa non è stata facile”, commentano i titolari. “Ritagliarsi uno spazio in un mercato occupato dalle aziende internazionali di pooling è stato impegnativo e stimolante insieme. Alla fine, però, la convinzione che l’imballaggio a perdere possa meglio tutelare la salute dei consumatori e rispettare l’ambiente si è consolidata nelle coscienze di quanti conoscono le difficoltà di

lavare e sanificare, così come si conviene, le casse già utilizzate”. Dallo stabilimento della Ecoplastica vediamo uscire dei camion, i pallet sono stati completamente cellophanati così da proteggere le cassette dagli agenti esterni, polvere compresa. Lasciamo la Campania con una convinzione: in fatto di igiene, l’imballo monouso vince su quello riutilizzabile.

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Lo strano caso di Tosano, cresce negli ipermercati con tanto food ed etnico A fine luglio ha aperto il nono ipermercato a Vago di Lavagno (Verona) costato 50 milioni Eugenio Felice

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Una delle più piccole catene distributive italiane cresce nonostante la crisi in un canale, quello degli ipermercati, che da anni sta vivendo una fase di contrazione. La ricetta è semplice: ampiezza e profondità dell’assortimento, con tanto di prodotti etnici, prezzi convenienti, un’offerta pensata anche per il catering, molto food e un reparto ortofrutta tenuto come una boutique, con tanti addetti al reparto. Strategico il rapporto con Veronamercato per l’approvvigionamento Tra i problemi nazionali, si sa, c’è la polverizzazione del mondo produttivo. Una polverizzazione che crea inefficienze e disorganizzazione. Una polverizzazione che contraddistingue anche il sistema distributivo. Ci ricordiamo ancora quando, alcuni anni fa, Marco Varalta di Commerciale Brendolan oggi MaxiDì, oltre 300 punti vendita e oltre un miliardo di euro di fatturato - diceva durante un convegno organizzato da Veronamercato che loro, rispetto ai grandi retailer europei, erano dei microbi. “In Italia - spiegava - la grande distribuzione non esiste”. Proprio Verona è l’emblema di questo fenomeno. Qui le grandi catene legate al mondo della cooperazione, Coop e Conad, non hanno attecchito. Esselunga ha due punti vendita, Auchan uno solo (più quattro Simply), Carrefour è completamente assente. Finiper ha fissato la sua bandierina qualche anno fa, con un punto vendita a insegna Iper a San Martino Buon Albergo. C’è qualche Pam e qualche Despar, tra cui l’Eurospar Premium di via Manin che nel 2013 ha vinto FRUITBOOKMAGAZINE

il premio Retail Award nella categoria “store design”. Proliferano i discount, da Eurospin a Lidl, da Prix Quality a Dpiù: la crisi si fa sentire anche qui, nel ricco Nordest. I veri protagonisti però sono loro, le catene distributive locali, che fanno capo alle famiglie Brendolan (insegne Galassia, Famila e Dpiù), Mion (insegne Migross ed Eurospin), Rossetto, Martinelli e Tosano. Ci sono poi dei casi limite, microscopiche catene sconosciute anche a buona parte dei veronesi, come i supermercati Grisi (di cui non abbiamo nemmeno trovato un sito internet) e Sa.ma. Frutta che ha un solo supermercato e una manciata di negozi specializzati. Se Brendolan rimane il più grande, affiliato a Selex di cui il patron Dario è anche presidente, e i Mion hanno scommesso con lungimiranza nel canale discount con Eurospin, di cui sono soci assieme ad altre tre famiglie legate alla distribuzione, va detto che anche Rossetto, Martinelli e Tosano hanno saputo rinnovarsi e non hanno fermato lo sviluppo della pur piccola

Verona spicca per la frammentazione del sistema distributivo, in mano in buona parte a cinque famiglie: Brendolan (MaxiDì associato a Selex), Mion (Migross ed Eurospin), Rossetto, Martinelli e Tosano

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rete. Martinelli ha aperto due anni fa uno store a San Pietro in Cariano facendo chiudere in pochi mesi l’Orvea che si trovava a poca distanza. Rossetto ha aperto nel novembre del 2013 il ventiduesimo punto vendita a Sant’Ambrogio di Valpolicella. Tosano ha aperto a fine luglio a Vago di Lavagno il nono ipermercato, mentre solo un mese prima aveva aperto a Castiglione delle Stiviere (Mantova). Tosano, nove ipermercati, molto food. L’azienda di Cerea, presente tra le provincie di Verona, Vicenza e Mantova, il 24 luglio ha aperto il nuovo ipermercato di Vago di Lavagno. Si tratta del nono punto vendita per una realtà che, nonostante la crescita lenta ma costante che ha vissuto, rimane a conduzione completamente familiare. Il cda, infatti, è presieduto dal fondatore Anerio Tosano e ha come l N.9 l OTTOBRE 2014

unici componenti la moglie e i due figli. Il nuovo ipermercato copre una superficie di 6 mila metri all’interno di uno stabile costruito ex-novo con un investimento complessivo di circa 50 milioni di euro. “Si tratta per noi di un impegno importante - afferma Tosano - perché ci permette di arrivare nell’Est veronese ma nel contempo di restare vicini alla nostra sede centrale”. Proprio quella della logistica è d’altro canto una delle caratteristiche che maggiormente vengono curate dalla Supermercati Tosano. “Considerato che da sempre noi vendiamo quasi esclusivamente alimentari e che puntiamo molto sui prodotti freschi è importante non avere grandi distanze da percorrere per rifornire nella maniera più adeguata i punti vendita”, continua il presidente. “Questo ci consente di mantenere i costi dei trasporti entro limiti accettabili e ci

permette anche di contare su dipendenti che conosciamo bene. Volendo coniugare qualità, prezzo e servizio, insomma, proprio la vicinanza è un elemento fondamentale”. Un elemento che, però, non impedisce al gruppo di Cerea di continuare a diventare più grande. Partito con un supermercato nel paese in cui ancora ha la propria sede, ha poi aperto sette ipermercati. Che sono tali perché coprono una superficie superiore ai 2.500 metri quadrati. Attualmente i dipendenti del gruppo sono 1.200, ai quali si aggiungono i 150 del punto vendita di Lavagno, mentre il giro d’affari per il 2014 dovrebbe attestarsi, secondo le previsioni, sui 450 milioni di euro. “Anche se - non nasconde Tosano per avere la conferma dell’attendibilità di quest’ultimo dato sarà necessario attendere i risultati dei primi mesi di apertura dei due nuovi ipermercati”. FRUITBOOKMAGAZINE


Il nuovo ipermercato di Vago di Lavagno copre una superficie di 6 mila metri all’interno di uno stabile costruito ex-novo con un investimento complessivo di circa 50 milioni di euro che insiste su un’area di 30 mila metri quadri. “Si tratta per noi di un impegno importante ha dichiarato Anerio Tosano durante l’inaugurazione - perché ci permette di arrivare nell’Est veronese ma nel contempo di restare vicini alla nostra sede centrale di Cerea”.

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Il nono ipermercato del gruppo è anche uno fra i più grandi: 30 mila metri quadri di superficie occupata, 10 mila quella coperta di cui 6 mila destinati alla vendita e 4 mila come magazzino. Nell’Iper Tosano lavorano 150 persone, dalle 8.30 alle 21 nei giorni feriali e dalle 8.30 alle 20 nei festivi. “Una apertura sofferta - ha ammesso Tosano durante l’inaugurazione perché contrastata in tante maniere da chi teme la nostra concorrenza. Siamo venuti in casa altrui e arrivarci non è stato facile. Qui abbiamo intenzione di rimanere e lavorare offrendo prodotti di qualità ed a prezzo conveniente”. Il riferimento è all’Iper del centro commerciale Le Corti Venete, poco distante, e all’Eurospin che nella stessa zona tiene un punto vendita, la sede centrale e un enorme magazzino altamente automatizzato. Un concetto chiaro hanno espresso i dirigenti ai dipendenti: “Siamo un’azienda di vendita e possiamo vivere solo se vendiamo”. Il ruolo di Veronamercato. Pochi lo sanno, ma Tosano ha la superficie più grande all’interno della galleria del Centro agroalimentare di Verona. L’ultimo ampliamento risale all’inizio dell’anno, quando è stato preso in concessione uno stand di 270 metri quadri (pertinenze comprese) adiacente agli altri. Ampliamento giustificato dalle nuove aperture. In tutto sono ora 2.500 metri quadrati. Questa struttura non viene usata per la FRUITBOOKMAGAZINE

vendita, non si tratta infatti di attività commerciale, ma assolve a funzioni logistiche. Circa l’80 per cento dell’ortofrutta venduta da Tosano arriva infatti da questa piattaforma, dove lavorano tre compratori. Una parte importante dell’ortofrutta viene acquistata all’interno del Mercato, una parte arriva direttamente dai magazzini di confezionamento dei fornitori. In questo modo Tosano riesce a limitare i costi di trasporto per approvvigionare i punti vendita. Veronamercato in effetti è una delle poche strutture mercatali in Italia che riesce ancora a fare un lavoro significativo, per quanto in calo, con la distribuzione organizzata. Subito fuori dal Mercato si trova peraltro anche la nuova piattaforma di Migross. Catering ed etnico. Tosano cresce con il canale ipermercato: questa già rappresenta una notizia considerando il contesto nazionale. È fortemente focalizzato nel food, e questa è già un’altra caratteristica distintiva. Ma nella visita che abbiamo fatto presso il nuovo punto vendita di Vago di Lavagno ci siamo accorti di altre due caratteristiche. La prima è che strizza l’occhio ai cash & carry: già nella homepage del sito internet si legge: “Perché fare la spesa da noi conviene anche ai gestori di bar e ristoranti? Accettiamo i buoni pasto, abbiamo confezioni dedicate con prodotti di ottima qualità, abbiamo un assortimento di prodotti specializzati, abbiamo prezzi l N.9 l OTTOBRE 2014


Supermercati TOSANO in cifre

450 9 1970 3 50 1350 ipermercati

milioni

stima di fatturato 2014

province coperte

di proprietà

milioni

investimento per l’iper di Vago

anno

di fondazione

dipendenti

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Nella pagina a fianco, foto centrale, il tongua, frutto grande come una zucca e dal colore verde sbiancato, di cui non abbiamo trovato traccia sul web. I prodotti etnici, come il platano, fanno parte dell’assortimento di Tosano.

imbattibili”. E, aggiungiamo noi, ci sono anche le casse dedicate al “catering”. L’altra caratteristica è la presenza di prodotti che vanno a soddisfare clienti di altre culture. Come, ad esempio, le carni macellate secondo tutte le indicazioni islamiche, oppure, restando nel reparto ortofrutta, prodotti che non hanno nulla a che fare con lo stile di consumo occidentale come i platani (le banane da cuocere) o il tongua, un frutto incredibile, che non avevamo mai visto, una specie di zucca grande come una anguria di colore verde sbiancato. La nostra visita. La promessa di Tosano è chiara ma per nulla semplice: “qualità e prezzo”, attraverl N.9 l OTTOBRE 2014

so la filiera corta e i limitati costi di trasporto. Siamo stati nel nuovo iper di Vago a pochi giorni dall’apertura e a fine agosto. Entrambe le volte in giorno feriale, in orario a cavallo del pranzo quando solitamente l’afflusso è minimo. Entrambe le volte abbiamo constatato un buon afflusso di clientela. L’ingresso non lascia dubbi su quale sia il richiamo maggiore, con scatoloni impilati uno sull’altro stracolmi di prodotti in offerta e una moltitudine di cartelloni rossi con l’indicazione di “offerte strepitose” e “offerte bomba”. L’impressione è quella di entrare in un discount di 10 o 15 anni fa. Superato l’ingresso si apre il reparto ortofrutta. Partiamo subito col di-

re che, tra le cose che più ci hanno colpito ci sono l’ampiezza e profondità dell’assortimento - parlando di ortofrutta - e la quantità di addetti al reparto. Oltre ai frutti più strani che evidentemente si rivolgono a un pubblico di immigrati, ci sono una moltitudine di varietà diverse di frutta e ortaggi. Dalle mele Pink Lady ai kiwi Zespri biologici (una vera rarità), dalla frutta di quarta gamma fornita da Spreafico ai tramezzini freschi Dimmidisì, dai meloni gialli all’uva seedless, e avanti così per arrivare ai funghi porcini freschi. Di punti vendita della distribuzione organizzata nazionale ne abbiamo visitati tanti ma una simile varietà non l’avevamo mai vista. FRUITBOOKMAGAZINE


Non siamo da Waitrose, questo è sicuro. In effetti Tosano assomiglia, nel reparto ortofrutta, più a un negozio specializzato, senza tanti fronzoli ma con tanta concretezza e ampiezza di gamma, quasi un suk con i suoi tanti prodotti etnici. Tosano funziona, sì, per un motivo: sa fare meglio degli altri

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Prezzi competitivi, con le isole del tutto a 1 euro, per arrivare al caso limite delle angurie a 20 centesimi al chilo. Merce nell’imballo del fornitore, in alcuni casi in bins, come per alcuni tipi di mela. Quasi tutto è venduto sfuso, con alcune indicazioni sulla preparazione per i frutti meno comuni, e l’indicazione chiara che la frutta viene pesata in fondo al reparto su un bancone specifico. Sui cartellini è indicata sempre la seconda categoria, qualcuno dice per evitare “rogne” con l’Agecontrol. Come in quasi tutti i punti vendita del Veronese le pesche sono soprattutto spagnole, pur essendo in pieno svolgimento la campagna del prodotto di origine locale, che fa numeri di tutto rispetto, attorno alle 50 mila tonnellate. L’altro aspetto che balza agli occhi, dicevamo, è la quantità di personale impiegato nel reparto. Ne abbiamo contati cinque più due alle bilance. La merce viene continuamente sistemata nei banchi, tutto è ordinato, i frutti che iniziano a evidenziare segni di cedimento vengono subito tolti. Ci siamo sorpresi nel vedere un addetto che toglieva un bel po’ di banane perché iniziavano ad avere qualche lieve segno di imbrunimento. Ma torniamo al banco frigo della quarta gamma: ai prodotti cui resta una scadenza di due/tre giorni viene applicata un’etichetta con ben evidenziato -50 per cento: un buon incentivo a non prendere le confezioni che scadono più tardi. Abbiamo acquistato della frutta e alcuni ortaggi, anche mezza paFRUITBOOKMAGAZINE

paya ripiena di mirtilli giganti già lavati, riscontrando una qualità tutto sommato soddisfacente. Le uniche delusioni sono venute da una confezione di pomodori datterini che, pur presentandosi bene, avevano un grado brix del tutto inadeguato, e delle pesche a pasta bianca di origine spagnola, belle ma dure come sassi, senza sapore. Quindi prodotti da prezzo sì, ma anche prodotti di fascia premium, a prezzi competitivi. “Tosano e Martinelli - ci dice un operatore di Veronamercato - sono le catene nostrane che stanno performando meglio. Rispetto ai vari Migross, Rossetto e Brendolan, hanno capito che investire sul personale è strategico, in tutte le fasi, da quella degli acquisti a quella del personale addetto al reparto. Quando hai un prodotto altamente deperibile come l’ortofrutta non puoi pensare di gestirla come fosse il reparto della carne o dei latticini, riempiendo lo scaffale quando

ormai è vuoto”. E sarà un caso ma pochi giorni prima della visita a Tosano eravamo stati in un Famila trovando delle mele vendute in plateau in stato pietoso, con vistose marcescenze e in una confezione mancava pure un frutto. Quindi, per chiudere, non siamo da Waitrose, questo è sicuro. In effetti Tosano assomiglia, nel reparto ortofrutta, più a un negozio specializzato, senza tanti fronzoli ma con tanta concretezza, quasi un suk con i suoi tanti prodotti etnici. Tosano funziona, sì, per un semplice motivo: sa differenziarsi dagli altri ma soprattutto sa fare meglio degli altri, avendo capito che non è solo con un assortimento basico e con il prezzo che oggi si conquistano i clienti. Un vero “microbo” della distribuzione organizzata italiana riesce non solo a resistere ma addirittura a crescere grazie alle lacune degli altri distributori che gravitano nella zona, che sicuramente non resteranno a guardare senza reagire.

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Il Pepe erone Dolcce Italiano o

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DISPONIBIL E DISPONIBILE

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Il Messico si conferma gigante dei piccoli frutti e guarda a Oriente Il prossimo anno si prevede che la produzione di mirtilli sia raddoppiata Steven Maxwell

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Il Messico si conferma leader mondiale per le more di alta qualità, esportate soprattutto in Nord America. Crescono prepotentemente i mirtilli, che nella sola regione del Jalisco saranno piantati su una superficie di 4 mila ettari nel 2015. È ora in dirittura di arrivo un protocollo di intesa con la Cina, promosso dalle autorità del Messico, che rappresenterà una svolta epocale per il settore. L’Asia ma anche il Medio Oriente sono indicati come principali mercati target Nell’ultimo anno abbiamo assistito ai primi segnali di quello che potrebbe essere un impercettibile cambio di rotta per il settore dei piccoli frutti del Messico. Nonostante la lunga tradizione di esportazione verso i propri vicini nordamericani, gli Stati Uniti e il Canada, il settore - in linea con il governo messicano - guarda sempre più all’Estremo Oriente come un’area fondamentale per la futura crescita delle esportazioni. Effettivamente, sia il settore che le autorità hanno investito ingenti risorse e tempo in sforzi tesi ad aprire il mercato cinese ai piccoli frutti messicani, e le due parti si trovano ora nella fase conclusiva delle trattative per un nuovo protocollo d’intesa per favorire le esportazioni in Cina. La sottoscrizione di tale protocollo potrebbe segnare una svolta epocale nel settore messicano dei piccoli frutti, che finora ha sempre considerato come mercati tradizionali di esportazione gli Stati Uniti e il Canada. Per Berries Paradise, il maggiore produttore del settore che esporta già volumi considereFRUITBOOKMAGAZINE

voli di mirtilli, more e lamponi nel Nord America, in Asia e in Europa, la Cina è un mercato che presenta un enorme potenziale per i coltivatori messicani. “Il Messico è attualmente in trattative per siglare un protocollo che ci consentirà di esportare piccoli frutti in Cina, generando in tal modo nuove opportunità commerciali”, afferma María Luisa González della Berries Paradise. Secondo la González, questo ottimismo in relazione alle esportazioni si fa sentire in un momento in cui il mercato messicano dei piccoli frutti è generalmente in crescita e ottiene i maggiori riconoscimenti sui mercati internazionali. Ciò varrebbe a suo dire soprattutto per i mirtilli, una categoria che sta registrando una crescita sorprendente anno dopo anno. Stando alle cifre ufficiali fornite dal Governo messicano, la produzione di mirtilli in Messico è aumentata dell’87 per cento que-

Nell’ultimo anno la Berry Lovers ha investito in nuove varietà, piantando 100 ettari della nuova cultivar di mirtilli Biloxi e 10 ettari di lamponi Amira. Ha poi in programma l’avvio della produzione di more biologiche e lancerà presto una nuova linea premium

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st’anno rispetto al 2013, e ci si attende un’ulteriore crescita nell’anno a venire. “Oggi in Messico si contano circa 2 mila ettari di piantagioni di mirtilli, concentrate principalmente negli Stati di Jalisco e Michoacán”, sottolinea la González. “Si spera che nel Jalisco la produzione possa raggiungere i 4 mila ettari entro il prossimo anno, confermando la regione come il primo produttore di mirtilli del Messico”. Per quanto riguarda le attività della Berries Paradise, invece, la González afferma che la società esporta ogni anno in tutto il mondo circa 4.000 tonnellate di more, mirtilli e lamponi e che, nella stagione in corso, è prevista l’esportazione di 2 milioni di cartoni da 2 kg di piccoli frutti. Nel corso di un l N.9 l OTTOBRE 2014

anno di intenso lavoro, la Berries Paradise ha focalizzato i propri sforzi sul consolidamento a tutto campo della società, introducendo un nuovo team commerciale, ammodernando le sue strutture e assicurandosi la base finanziaria necessaria per sostenere la futura crescita. Questo lavoro ha compreso anche la coltivazione di lamponi biologici e lo sviluppo e la produzione di nuove varietà di lamponi in collaborazione con selezionatori di fama internazionale. La Gonzàlez continua sottolineando come la Berries Paradise abbia anche compiuto notevoli progressi con una delle proprie varietà di lamponi, Adelita, che - sostiene - è stata riconosciuta come la migliore varietà prodotta dalla società, oltre a essere una varietà che sta riscuotendo crescenti successi in tutto il mondo.

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BanaBay, il nuovo player di banane e ananas punta a 150 container a settimana Continua l’espansione internazionale della società basata a Birmingham Eugenio Felice

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Una compagnia che unisce la produzione di banane top di gamma in Ecuador con una rete commerciale internazionale sempre più radicata nei mercati chiave. BanaBay è riuscita in meno di due anni a ritagliarsi uno spazio importante tra i player delle banane, con volumi in crescita vertiginosa. Solo nei primi quattro mesi dell’anno i container spediti a settimana sono passati da 20 a 53 e a metà anno erano già 70. Ora il marchio inizia a farsi conoscere anche in Italia BanaBay abbiamo iniziato a conoscerla su facebook, dove è particolarmente attiva. È una realtà giovane, nata alla fine del 2012 e con capitale misto ecuadoregno e inglese. Il core business sono le banane di alta qualità, vendute nelle linee convenzionale, biologico e fairtrade. Se la produzione è in Ecuador, gli uffici centrali sono a Birmingham, nel Regno Unito. Uno stand, allegro e colorato, era presente anche all’ultima edizione di Asia Fruit Logistica. Proprio in Cina, nella megalopoli di Shanghai è appena stata inaugurata una nuova filiale che seguirà da vicino un mercato che assorbe già il 50 per cento delle vendite e che ha dimostrato un grande interesse per il brand. “È una mossa estremamente importante per noi - ha dichiarato a Hong Kong l’amministratore delegato Mark O’Sullivan - perché è un’area dall’enorme potenziale. Negli ultimi 12 mesi abbiamo acquisito cinque clienti strategici in sei nuovi porti in Cina e ci aspettiamo di inviare 150 container di banane a settimana entro la fine del prossimo anno”. FRUITBOOKMAGAZINE

In effetti la crescita della nuova compagnia ha del sorprendente. Solo nel corso dei primi quattro mesi del 2014 una serie di nuovi contratti ha permesso a BanaBay di aumentare il numero di container spediti a settimana da 20 a 53, equivalenti approssimativamente a 5,7 milioni di banane. Dalla sua apparizione a Fruit Logistica lo scorso febbraio BanaBay ha incrementato i clienti in Europa, con nuovi contratti in Italia, Polonia e Grecia. Significativo l’incremento in quest’ultimo Paese dove vengono spediti ad oggi 10 container a settimana. Nel resto del mondo la compagnia è entrata nel mercato cinese e in quello del nordamerica e ha aumentato i volumi con la Nuova Zelanda. In tal modo è stato raggiunto l’obiettivo di metà anno di 70 container a settimana. “La forte crescita nei volumi non sembra terminare - ha aggiunto O’Sullivan - e contiamo di raddoppiare entro la fine dell’anno”. l N.9 l OTTOBRE 2014


Le banche nell’azionariato GF Group? Sarebbe questa secondo Il Secolo XIX la naturale conclusione della ristrutturazione del debito da 245 milioni del gruppo controllato dalla famiglia Orsero. Nel frattempo la società di revisione Deloitte & Touche non ha certificato il bilancio 2013 della Fruttital, la società impegnata nel business chiave dell’importazione e distribuzione della frutta, che ha chiuso l’anno fiscale in rosso di 8,8 milioni di euro.

”Sì, l’obiettivo per fine anno è di arrivare a 150 container a settimana”, ci riferisce Alessia Pilade, business development manager durante la fiera Asia Fruit Logistica, lo scorso settembre. Allo stand, l’unico di una compagnia di banane che abbiamo notato in fiera, si respira un’aria positiva, il gruppo è appena nato e in piena espansione, c’è tanta voglia di fare. Ci sorprende l’età media dello staff, piuttosto bassa, non che sia una lacuna, tutt’altro. La stessa responsabile italiana che lavora direttamente da Birmingham, con laurea magistrale e stage a Parigi presso la camera di commercio italiana, è approdata a BanaBay senza precedenti esperienze nel settore. Ma ha già raccolto i suoi frutti: tra gli altri, in Italia è stato stretto all’inizio dell’anno un accordo commerciale con un maturatore di Brescia. È stato il primo ma non sarà l’ultimo nel nostro Paese. “Il nostro core business - ci spiega - sono le banane di alta qualità, in grado di sopportare una lunga conservazione, proposte anche nelle linee biologico e fairtrade. È vero, l’Europa sta perdendo in competitività, per noi la Cina rappresenta già il primo mercato di sbocco, ma ciò non vuol dire che non investiremo in Europa e in Italia. Il nostro obiettivo è far conoscere il brand presso i consumatori, partendo dai più piccoli, abbiamo infatti in corso diversi programmi con le scuole. Nel bacino del Mediterraneo rivestono un ruolo per noi già molto importante sia la Lil N.9 l OTTOBRE 2014

Come specificato da una nota della società, è in corso il rilancio del gruppo di Pietra Ligure, che prevede una ricapitalizzazione, la dismissione delle attività non strategiche e un nuovo amministratore delegato dopo che, lo scorso novembre, Antonio Orsero aveva lasciato ogni carica all’interno del gruppo, ora guidato dalla sorella Raffaella. Obiettivo prioritario rimane lo sviluppo del marchio F.lli Orsero, nato nel 2012 dopo il divorzio da Del Monte.

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Da sinistra: Megan Dunmore, responsabile pubbliche relazioni di BanaBay, David Guo della nuova sede operativa di Shanghai e Alessia Pilade, responsabile sviluppo del business. Foto scattata a HK.

bia che la Turchia. Un’altro mercato su cui stiamo investendo sono gli Stati Uniti, che serviamo attraverso la sede di Atlanta dallo scorso maggio”. E proprio al PMA di Anaheim in California BanaBay farà il suo debutto fieristico sul mercato americano il prossimo ottobre, proponendo tutto il suo assortimento, composto anche di ananas di alta qualità, e ponendo l’attenzione su quello che probabilmente è il suo maggior punto di forza, oltre ad affidabilità, flessibilità e convenienza: non è solo un distributore ma anche un produttore in quella che è riconosciuta come l’area a maggiore vocazione per le banane, l’Ecuador.

BanaBay ha appena aperto una filiale a Shanghai. La Cina assorbe già il 50 per cento delle vendite

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IN SPAGNA PESANTE RIDIMENSIONAMENTO DELLE SUPERFICI INVESTITE A FRAGOLE: -15%

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È di tanto la riduzione attesa delle superfici a fragole per il 2015 in Spagna rispetto al picco della campagna 2013. Già nella scorsa stagione l’area era diminuita del 2 per cento, passando da 7.515 a 7.330 ettari, secondo i dati forniti dal ministero all’Agricoltura. Per la stagione alle porte, come ha riportato la rivista Merdados a fine agosto, si parla di un possibile crollo della superficie che porterebbe il totale a circa 6.400 ettari, cioè al valore registrato durante la campagna 2011. Il direttore di Freshuelva, Rafael Dominguez, non è ancora in grado di fornire i dettagli sull’esatto numero di ettari che andranno persi; tuttavia, è sicuro che la superficie coltivata

DA CARREFOUR ACQUISTI GLI ANANAS F.LLI ORSERO E LI PORTI A CASA GIÀ TAGLIATI F.lli Orsero, nell’ambito di un restyling Carrefour sul territorio nazionale, supporta un servizio al consumatore assolutamente innovativo che ha preso il via a settembre dal market di P.zza Gramsci a Milano. Per la prima volta, nel reparto del fresco ortofrutta, sarà possibile ricevere consigli sulla scelta del migliore Ananas Fratelli

BONDUELLE PRESENTA LA NUOVA GAMMA PRIMIZIE DI STAGIONE IN VERSIONE INVERNALE Bonduelle rinnova la gamma Primizie di Stagione, appositamente pensata per l’inverno. Articolata su due referenze e con prezzo di 1,99€, i mix pak choi, radicchio variegato e songino e acetosella verde, barbabietola e songino, la gamma Primizie di Stagione rispecchia l’impegno di Bonduelle nel rinnovare l’assortimento nel fresco confezionato pronto al consumo, anticipando l’evoluzione nelle esigenze dei consumatori con proposte fortemente distintive nel packaging ed esclusive dal punto di vista agronomico e degli accostamenti tra varietà. Il richiamo alla naturalezza, con il recupero della semplicità e della genuinità delle verdure delicatamente racFRUITBOOKMAGAZINE

non supererà i 7.000 ettari. Vista la difficoltà a fare nuovi investimenti, Rafael Domínguez è convinto che le cooperative e i produttori dovranno ridurre le superfici coltivate mentre quelli in possesso di maggiori margini d’azione effettueranno azioni di diversificazione mediante l’introduzione di altri prodotti agricoli, che siano piccoli frutti o drupacee.

Orsero qualità “extra sweet” e farsi preparare e pulire il frutto appena scelto da personale dedicato a disposizione dei clienti. La preparazione al consumo e la scarsa conoscenza del prodotto sono infatti oggi i principali ostacoli alla sua vendita; la presenza di personale che effettua sul momento lavorazioni ad hoc e che è in grado di dare precise indicazioni circa la stagionalità e le peculiarità della frutta esposta rappresenta sicuramente un’inedita soluzione per ovviare a questo problema. L’azienda ligure ha così fornito al punto vendita una macchina taglia ananas manuale personalizzata F.lli Orsero che il personale Carrefour utilizzerà durante la giornata, per offrire un servizio di taglio “a cilindro detorsolato” e di lavorazione in vaschetta partendo da un prodotto scelto in area vendita e lavorato sul momento.

colte nell’orto e trattate con ogni cura è enfatizzato con efficacia dall’innovativa confezione che accoppia plastica e carta. Il lancio della nuova gamma sarà supportato da un codino nazionale che accompagnerà la programmazione della striscia di intrattenimento “Dal fatto al piatto” e della rubrica “A spasso nell’orto” sulla Web TV Bonduelle, affiancato da azioni specifiche sulla pagina Facebook. l N.9 l OTTOBRE 2014


A CONAD GLI ULTIMI 50 SUPERMERCATI BILLA CONCENTRATI NELL’AREA NORDEST

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A inizio settembre Il gruppo Conad ha acquisito dalla tedesca Rewe 50 punti vendita Billa nel Nordest. “L’acquisizione - afferma l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese - consente di rafforzare la presenza in un’area nella quale siamo tradizionalmente poco presenti, e dare in tal modo continuità al piano di sviluppo aziendale”. Alla fine di giugno i tedeschi avevano dichiarato di voler lasciare il segmento dei supermercati in Italia. In un primo pacchetto avevano ceduto 53 negozi a Carrefour, per lo più in Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta. Ora Rewe resta nel nostro Paese solo nel canale discount con l’insegna Penny Market.

G ULLINO INVESTE NEL MULTIMEDIALE VIDEO AZIENDALI E UN VERO “MOVIE”

Gullino Import Export da sempre ha avuto un’altissima vocazione alle esportazioni. Con Apofruit Italia è oggi il più grande confezionatore italiano di kiwi. Ultimamente, pur senza perdere di vista i mercati esteri, sta tornando a investire sul mercato distributivo italiano, con un’attenzione particolare alla comunicazione. Quest’estate ha presentato il nuovo Dorelì a Milano, un kiwi precoce a polpa gialla e residuo zero della varietà Soreli, sviluppata dall’Università di Udine. Al nuovo prodotto è dedicato un mini sito e una pagina facebook, mentre nel sito gullino.it c’è una sezione multimediale in cui si possono vedere video aziendali e un vero e proprio movie da 30 minuti dal titolo “Il furto della passione”, un modo nuovo e divertente di presentare l’azienda, un caso unico in Italia per il settore, cui va tutto il nostro plauso.

DELFANTI TRADE SI PRESENTA A MACFRUT CON LA CIPOLLA BORETTANA PELATA Delfanti Trade, presente al Macfrut dall’edizione 2003, si presenta quest’anno con uno stand rinnovato e più ampio dedicato alla sua gamma di aglio, cipolle e scalogno, composta da prodotti tradizionali piacentini oltre ad un’attenta selezione delle migliori proposte internazionali. Inoltre, approfitta dell’occasione cesenate per presentare la sua ultima e più interessante novità: la cipolla borettana pelata. Non mancherà poi lo scalogno piacentino, che è stato protagonista assoluto della prima sagra a lui dedicata a Castelvetro Piacentino dal 5 all’8 settembre: l’evento ha visto la partecipazione di numerosi ospiti, tra cui il noto gourmet Edoardo Raspelli. l N.9 l OTTOBRE 2014

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PERÙ, RACCOLTO DI UVA DA TAVOLA ANCORA IN CRESCITA, SARÀ DI 470 MILA TONNELLATE

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Tre anni fa a una cena informale a Hong Kong con un importatore giordano ci siamo sentiti dire: “Con il kiwi voi italiani siete veramente bravi, anche con le mele, ma per l’uva da tavola i numeri uno sono i peruviani, fanno una Red Globe che è la fine del mondo”. E non c’è solo la qualità, ma anche la quantità: si stima che la produzione di uva in Perù aumenterà fino all’8 per cento quest’anno, raggiungendo le 470 mila tonnellate. Di fatto, la produzione è aumentata del 10 per cento durante i primi sei mesi dell’anno grazie alle maggiori superfici coltivate. Negli ultimi anni, l’aumento delle superfici ha riguardato soprattutto la regione della Piura.

SUPERA UN MILIONE DI VISUALIZZAZIONI IL VIDEO DOLE SUL PERCORSO DELLE BANANE

Supera un milione di visualizzazioni su YouTube il video di Dole che spiega il percorso che ogni banana affronta dal momento in cui viene raccolta fino al momento della spedizione. Il video è stato girato in un’azienda agricola produttrice di banane in Costa Rica. I frutti vengono raccolti a mano ancora verdi per essere maturati direttamente nei mercati di consumo in ogni parte del mondo. La raccolta viene fatta sei giorni la settimana, i caschi di banane sono condotti al centro di confezionamento mediante un sistema di traino sospeso, spinto da un asino. Qui, le banane vengono lavate e controllate, poi provviste di un’etichetta, tagliate in cluster e trattate per favorire una conservabilità maggiore. Infine, sono confezionate nelle scatole di cartone e nel giro di due o tre ore dalla raccolta sono pronte per essere spedite.

INSAL’ARTE SALE SUL TRENO EXPOEXPRESS 12 TAPPE PER FAR CONOSCERE IL NUOVO BRAND È iniziato con la tappa di Padova di venerdì 12 settembre il viaggio di Insal’Arte a Expo 2015. Il brand di insalate fresche è a bordo dello specialissimo treno ExpoExpress che toccherà varie stazioni d’Italia per far conoscere da vicino l’attesa Esposizione Universale di Milano. Ben 12 tappe vedranno protagonista Insal’Arte che, nella carrozza dedicata al food fornirà gli ingredienti principali per la realizzazione di stuzzicanti ricette con coinvolgenti show cooking. Un’occasione speciale e unica per far conoscere Insal’Arte e i suoi prodotti, coltivati e confezionati dall’azienda OrtoRomi, da sempre attenta alla genuinità e freschezza delle proprie referenze. FRUITBOOKMAGAZINE

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VALFRUTTA LANCIA CORNELIO, PEPERONE TIPICAMENTE ITALIANO DISPONIBILE PER 12 MESI Italiano al 100 per cento, buccia sottile, polpa dolce, soda e croccante, pochi semi e soprattutto grande versatilità in cucina e alta digeribilità. Sono queste le caratteristiche distintive di Cornelio, marchio registrato di una nuova gamma varietale di peperone distribuito da Valfrutta Fresco la cui fase di vendita è iniziata in fase test nel nostro Paese all’inizio dell’estate presso alcune primarie realtà distributive e commerciali, con risultati molto interessanti sia dal punto di vista dell’accettazione iniziale da parte del consumatore, sia per la crescita registrata nelle vendite. Cornelio è un progetto che nasce grazie alla stretta collaborazione di tre partner: l’azienda sementiera Enza Zaden che ha curato la selezione varietale, licenziata dopo anni di studi e sperimentazione, alcuni produttori partner di Valfrutta per la coltivazione - in questo caso due importanti aziende agricole in provincia di Ragusa e le società Alegra e Valfrutta per tutti gli aspetti legati alla vendita e al marketing del prodotto, del quale ha l’esclusiva commerciale per l’Europa partendo da un prodotto al 100 per cento italiano per caratteristiche e produzione.

L’IMBALLAGGIO PUÒ CREARE VALORE NEL PUNTO VENDITA? BESTACK DICE LA SUA A MACFRUT Durante la rassegna cesenate nello stand di Bestack - Consorzio nazionale dei produttori di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta - va in scena l’iniziativa “Un Cartone per Cappello”: un contest fotografico in salsa cartoon dedicato alla stagionalità di frutta e verdura, alla valorizzazione di tipicità e provenienza e al ruolo delle confezioni, in collaborazione con Valfrutta Fresco, SG Marketing e BaMa Consulting.

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“Abbiamo scelto di inserire Cornelio nella nostra gamma di prodotti - afferma Stefano Soli della direzione commerciale e marketing di Valfrutta Fresco - perché, pur in un momento difficile per l’economia e il comparto ortofrutticolo come quello attuale, lo riteniamo un progetto innovativo per proporre in chiave moderna un prodotto della tradizione italiana come il peperone, in particolare quello della tipologia corno di toro. Sul mercato nazionale ed europeo, in effetti, oggi non c’è un peperone tipicamente italiano, disponibile per tutti i 12 mesi, che abbia caratteristiche tali da renderlo facilmente riconoscibile e che ne permettano la valorizzazione in chiave commerciale. Noi crediamo che Cornelio possa rappresentare tutto questo e colmare così questa lacuna”.

“Proporremo un’esposizione futuristica, ricercata, esuberante, pensata per i punti di vendita di domani, per dare uno spunto di riflessione agli operatori specializzati”, spiega Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack, che aggiunge: “Se si richiede cultura a chi acquista, è richiesto altresì a chi produce e commercializza la capacità di comunicare e informare lavorando anche sulle modalità espositive e scegliendo imballaggi e confezioni più idonee. Da tempo in Italia non si lavora a sufficienza sull’innovazione espositiva. Confezioni dedicate all’esposizione, cross merchandising con prodotti diversi, comarketing anche floreale, layout e display innovativi, attenzione all’illuminazione, pendenze espositive che minimizzino i costi di riassortimento e la quantità di prodotto a mq, accostamenti e contrasti cromatici: sono tutti aspetti a cui prestiamo forse non troppa attenzione, certamente meno rispetto ad altri Paesi”. “Gli imballaggi in cartone - conclude Dall’Agata - hanno infinite combinazioni cromatiche che possono valorizzare al meglio il prodotto contenuto, oltre ad essere le confezioni più ergonomiche, rinnovabili, riciclabili al 100 per cento, monouso e con totale garanzia di igiene. Gli imballaggi quindi dovrebbero diventare sempre più strumento di veicolazione e ripensamento delle modalità di offerta”. FRUITBOOKMAGAZINE


NUOVI PRODOTTI E NUOVE STRATEGIE DI COMUNICAZIONE PER SOLARELLI DI APOFRUIT

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Nella gamma già ampia della marca (pesche, nettarine, kiwi, pere, limoni, arance, ciliegie, mele, albicocche, fragole, carote, meloni, pomodori, radicchi) vengono inseriti nuovi prodotti e vengono messe in campo nuove strategie di comunicazione indirizzate sia al consumer che al trade. I due nuovi impegni a favore del brand trovano stimolo dal buon andamento commerciale che ha caratterizzato i prodotti Solarelli pur in un momento di grave difficoltà del settore ortofrutticolo, riferita in particolare alla campagna estiva. “Il fatturato sviluppato dai prodotti a marchio Solarelli fino alla fine del mese di agosto registra una tenuta sul mercato nazionale e un aumento del 20 per cento sul mercato estero - evidenzia, infatti, Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit. Un successo dovuto innanzitutto alla riconosciuta qualità dei prodotti da parte dei consumatori ma anche alle strategie di comunicazione che hanno privilegiato la politica di marca, sempre efficace quando definisce e contrassegna le caratteristiche di un prodotto generalmente indifferenziato come l’ortofrutta. Questa buona accoglienza da parte dei consumatori

A MACFRUT LO STAND POLYMER LOGISTICS È DEDICATO ALLE NUOVE CASSETTE WOOD EFFECT Polymer Logistics dedica lo stand alla fiera Macfrut al lancio dell’esclusiva cassetta Wood Effect confermando così il proprio impegno per l’innovazione nell’ambito degli imballaggi RRP (Retail Ready Packaging). La cassetta Wood Effect è ideale per i retailers che vogliono conferire un aspetto fresco e naturale ai propri punti vendita ed è destinata a rivoluziona-

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ci ha portato ad allargare la gamma Solarelli con l’inserimento di due nuovi prodotti: la patata di Bologna DOP proveniente dai nostri soci emiliani, e i piccoli frutti, come lamponi e mirtilli, provenienti dai nostri produttori della Romagna e del Metaponto”. Ad ulteriore rafforzamento della politica di marca, la strategia di comunicazione delle caratteristiche di qualità e provenienza dei prodotti Solarelli si arricchisce di nuovi canali. “Già da qualche tempo - ricorda Gianluca Casadio, responsabile marketing di Apofruit - Solarelli ha una pagina Facebook così che i consumatori possano acquisire informazioni sui prodotti e possano interagire con la produzione. Inoltre è stato aggiornato il sito web del brand con una pagina espressamente dedicata ai dettaglianti ortofrutticoli che veicolano Solarelli ai propri clienti”.

re l’immagine dei reparti ortofrutta: il fascino ed il calore del legno abbinati alla sicurezza ed all’igiene della plastica. Il mercato ha ben recepito le potenzialità dell’imballo riutilizzabile e in particolare della linea Wood Effect. Un crescente numero di retailer si sta interessando alle nuove cassette: sono in corso diversi progetti pilota in tutta Europa e negli Usa in primarie catene distributive. La nuova cassetta Wood Effect rappresenta l’opportunità per i retailers di migliorare drasticamente l’in-store marketing e il display rispetto all’utilizzo delle tradizionali cassette, migliorando quindi il market feel. Inoltre, per i retailer che usano cassette in legno, la nuova soluzione rappresenta una soluzione eco-sostenibile e offre significativi vantaggi in termini di igiene e robustezza. Con l’esclusivo sistema di apertura “Active-Lock” è inoltre richiudibile e impilabile per ottimizzare lo spazio sul mezzo di trasporto. “Se i retailers sono veramente intenzionati ad offrire ai propri consumatori un aspetto market-fresh, allora devono trovare un’alternativa alle generiche cassette di plastica che predominano nei reparti ortofrutta”, commenta Paolo Proto, direttore commerciale Polymer Logistics Italia. “Siamo convinti che, se i retailers investiranno nelle cassette Wood Effect, noteranno un drastico aumento nelle vendite”. l N.9 l OTTOBRE 2014



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Irene Pasquetto

Grow the Planet, la piattaforma che ti fa diventare coltivatore 88

La nuova piattaforma online aggrega e aiuta le persone a coltivare le piante, con il focus (per il momento) su quelle edibili: frutta, verdura e aromatiche. È composta da varie applicazioni: un social network dove l’utente può fare domande ed interagire con altri utenti, uno spazio Wiki dove imparare tecniche e trucchi, Coltiva dove si può pianificare l’orto e ricevere dei consigli specifici, per finire con un eCommerce Ne parliamo con il fondatore e CEO di Grow The Planet Gianni Gaggiani, che ha fatto della passione per le piante e la natura una start up dall’elevato potenziale che lavora già con importanti retailer. . Parlaci un po’ della tecnologia che sta alla base della piattaforma. Un aspetto interessante riguarda la geolocalizzazione dei nostri utenti in modo tale che il sistema possa adattare i diari di coltivazione in base alla zona climatica di ogni singolo utente, per esempio: oggi l’algoritmo di Grow the Planet consiglia a Palermo qualcosa di diverso da quello che consiglia a un utente di, che so, Vancouver (siamo internazionali anche in questo, avendo mappato l’80 per cento delle aree coltivabili del pianeta), proprio perché tra le due città ci sono differenze climatiche che non permettono l’uniformità dei consigli; grazie a questo metodo riusciamo a generare dei diari di coltivazione molto più utili per i nostri utenti. Come vi siete evoluti ad eCommerce? Abbiamo iniziato a uscire con prodotti marchiati Grow The Planet per venire incontro e assecondare il trend dei nostri utenti, sempre più “urbanizzati”. All’inizio della nostra avventura l’utente medio di Grow The Planet rispecchiava lo scenario ideale che si può avere (ormai ingenuamente) dell’ortista, ovveFRUITBOOKMAGAZINE

Gianni Gaggiani è il fondatore e ceo di Grow the Planet, una piattaforma che sta già dialogando con la GDO

ro casa in campagna con orto a fianco; man mano che siamo cresciuti è aumentato in modo esponenziale il numero di utenti che vivono in città fino al sorpasso e al distacco di questi ultimi nei confronti degli utenti che vivono in campagna. Questo significa che sempre più persone che vivono in città vogliono cimentarsi con questa magnifica passione, a prescindere dal poco spazio e dal poco tempo a disposizione, una tendenza questa troppo bella per non aiutarla, nel nostro piccolo, con prodotti studiati ad hoc per un’utenza urbanizzata come Erbizia, kit con dentro tutto quello che ti serve per iniziare subito a coltivare le tue erbe aromatiche, ovviamente con integrato l’ausilio di Grow The Planet. In che modo la cultura dell’orto fai da te e del biologico si relaziona con la GDO e i fruttivendoli? Questo è un tema delicato al quale però siamo molto interessati. Fino a ieri, si sa, la GDO non era molto sensibile a certi argomenti ma oggi, e per fortuna, le cose stanno cambiando velocemente e sempre più aziende, anche i colossi della grande distribuzione, si stanno muovendo per rendere la propria filiera, e il proprio impatto, sempre più sostenibile per l’ambiente; certo, c’è ancora tantissimo da fare e siamo solo all’inizio ma, come si suol dire, meglio tardi che mai. Da parte nostra lavoriamo già con diverse e importanti realtà: Alce Nero, Coop, Ikea solo per citare le principali. E stanno arrivando altre opportunità. Per i fruttivendoli di quartiere ci stiamo attrezzando, sarà il prossimo grande step di Grow The Planet. l N.9 l OTTOBRE 2014


Facciamo di tutto per contenere

il loro entusiasmo.

Frutta e verdura? Felici e soddisfatte solo nelle nostre cassette. Ecco perché produciamo contenitori in plastica per ortofrutta, nei formati standard, speciali e dedicati al settore della “GDO”. Tutti i nostri prodotti sono riciclabili, versatili, sicuri e personalizzabili.

Ecoplastica, il frutto dell’esperienza.

via Rosario Livatino, 2 - 84083 Castel San Giorgio (SA) - Italy - www.ecoplastica.it - info@ecoplastica.it


I colori del nostro raccolto. Tante sfumature, sapori e aromi. Le mele dell’Alto Adige/Südtirol si distinguono per il vasto assortimento varietale, perché qui abbiamo la mela giusta per ogni gusto. Dalla coltivazione alla raccolta fino al confezionamento e alla consegna, i rigorosi controlli eseguiti dal VOG garantiscono la massima qualità delle mele dell’Alto Adige.

Via Jakobi 1/A, I-39018 Terlano (Südtirol), Tel. +39 0471 256 700, Fax +39 0471 256 699, e-mail: info@vog.it, www.vog.it


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