È L’ANNO DELLA SOSTENIBILITA´ MA CHI LA PAGA? Insalata di finocchio e arancia bionda. Con qualche mirtillo, alchechengi, prezzemolo riccio e agretto per aggiungere sapori e aromi. La sfida della sostenibilità si vince solo con prezzi alla produzione più elevati IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS
ELNATHEDITORE
N.30 l GENNAIO 2020 l TRIMESTRALE
Editoriale
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Eugenio Felice
Sostenibile. Ma a che prezzo? “La Distribuzione Moderna vuole essere un forte propulsore dello sviluppo sostenibile del Paese, anche attraverso ciò che viene fatto con la marca del distributore - MDD. Ci siamo quindi rivolti alla filiera per stimolare comportamenti etici e responsabili, in linea con la nostra visione e con le nuove esigenze dei consumatori. A partire dal 1° gennaio 2021 a tutti i fornitori agricoli diretti della distribuzione sarà richiesta l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Non solo: anche i partner della MDD, lungo la loro filiera di approvvigionamento, saranno chiamati a far sì che i propri fornitori agricoli siano iscritti alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Firmato: la Distribuzione Moderna al completo. Questa è la maggiore novità emersa ad inizio anno, in occasione della fiera Marca che si è svolta a Bologna il 15 e 16 gennaio. Ma come? Si sono chiesti molti operatori del settore ortofrutticolo. Ci vengono già richieste numerose certificazioni e rispetto di capitolati, e ora anche questa? Non è in fin dei conti un doppione del GlobalGAP Grasp che già prende in esame la salute e la sicurezza dei lavoratori? E ancora: chi dovrà pagare questo ennesimo balzello? Lo stesso rigore sarà richiesto anche ai fornitori esteri o solo agli italiani? Da una parte produrre rispettando le regole è diventato sempre più complicato e oneroso, dall’altra la grande distribuzione pare essere in grado di comunicare solo con sconti e sottocosto. Dove sta l’etica quando vendi un ananas prodotto in Costa Rica a 0,49 centesimi al chilo? O quando prendi le zucchine dalla Spagna ogni volta che costano meno rispetto all’Italia? La lista delle pratiche quantomeno discutibili che mette ogni giorno in atto la distribuzione moderna è piuttosto lunga ma non cadremo nell’errore di ripeterci. Tanto è questione non nuova. Tutto insomma oggi pare ruotare attorno alla parola sostenibilità. Un termine un po’ vago, tanto che la stessa Distribuzione Moderna con l’aiuto di The European House Ambrosetti, ha sentito la necessità di darne una definizione che ha illustrato al convegno inaugurale di Marca 2020. In sostanza occorre evitare la sovrapposizione del concetto l N.30 l GENNAIO 2020
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di sviluppo sostenibile con l’attenzione all’ambiente: una definizione di sistema della sostenibilità deve considerare in modo integrato gli aspetti economici, sociali e ambientali. Con la consapevolezza che - è stato ribadito durante il convegno - il consumatore inizia ad essere disposto a pagare di più per prodotti più sostenibili. L’importante è che la distribuzione moderna capisca che per alimentare una produzione sostenibile ci vuole un giusto reddito. Mentre da anni in Italia succede il contrario, con il risultato che il tessuto produttivo si sta disgregando. Mentre i massimi esponenti della distribuzione moderna stavano preparando discorsi e presentazioni in vista di Marca, arrivava la risposta della Commissione Europea all’interrogazione fatta dall’europarlamentare Mara Bizzotto con oggetto “Perdita di competitività della produzione ortofrutticola italiana a causa del dumping nel costo del lavoro agricolo in UE”. Sapete cosa dice la risposta? Che signori (e signore) - tutto ruota attorno alle organizzazioni di produttori (OP), per cui sono previste numerose forme di sostegno. In altre parole è ora che la produzione si concentri, non solo con le carte ma nei fatti, perché quando si parla di costi, piccolo non è sinonimo di bello.
FRUITBOOKMAGAZINE
PAG. EDITORIALE SOSTENIBILE. MA A CHE PREZZO?
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IMMAGINI
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24 BUONE NOTIZIE ONU: 2021 ANNO INTERNAZIONALE DELLA FRUTTA E DELLA VERDURA 26 RIFLESSIONI FRUTTA NELLE SCUOLE, UN DISASTRO FINANZIA LA PRODUZIONE GRECA 28 MERCATI - ARANCE ROSSE, LA CAMPAGNA SARÀ CORTA MA LA QUALITÀ È MOLTO ELEVATA 30 FIERE POMODORO, AVOCADO, SPEZIE... NEL 2020 UN MACFRUT PIÙ RICCO 32 INNOVAZIONE COSMIC CRISP DEBUTTA IN USA LA MELA STELLARE SUBITO FAMOSA 34 MARKETING SOSTENIAMO IL FUTURO LAVORANDO SUL CONCETTO DI “NOI” COLLETTIVO 36 STRATEGIE H2ORTO, POMODORO SOSTENIBILE 12 MESI L’ANNO IN SERRE HI-TECH 38 FRAMMENTI ESSELUNGA, ANCHE LE CLEMENTINE NELLA LINEA “RESIDUO ZERO” 40 ANALISI VERONA, BILANCI TRA ALTI E BASSI ECOR NATURASÌ PERDE 29 MILIONI 42 SCENARI DESPAR PREMIUM, LE VENDITE AUMENTANO A DOPPIA CIFRA 44 NEURONEWS EMOZIONARE E COINVOLGERE PER CREARE UN’ESPERIENZA DI BRAND 46 PRODOTTI DOLCE LUCANO, IL “FINOCCHIO PERFETTO” DA GUSTARE CRUDO SOLUZIONI 48 SINCLAIR ECOLABEL, L’ETICHETTA COMPOSTABILE FINALISTA AL FLIA ORGANIC 52 NATURASÌ RILEVA PIACERE TERRA IL RETAILER BIO DI SCOTTI E POZZI TERRITORI 56 L’ORTO DI ELEONORA, ATTESA PER LA CAMPAGNA DI ANGURIE E MELONI PRODOTTI 58 FINOCCHIO PAOLILLO, UN VIAGGIO SENSORIALE. NUOVE PROPOSTE IL LIBRO 60 L’INCREDIBILE POTERE DEL DIGIUNO INTERMITTENTE PER VIVERE IN SALUTE ECCELLENZE 62 ROSARIA CI RACCONTA LE ORIGINI DELL’ARANCIA CON L’ELEFANTE LIO MENS SANA 64 AVOCADO, PRO E CONTRO DEL FRUTTO PIÙ “IN” DEL MOMENTO PANORAMA
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CONTENUTI
74 / A MILANO ARRIVA 66 / UNA NUOVA ERA FOODY. IL PROGETTO È PER LE MELE BIOLOGICHE IN VAL VENOSTA
ANACRONISTICO?
78 / SOTTO NATALE 82 / LA PRIVATE LABEL L’ANANAS VA IN CROCE A CRESCE E VUOLE 0,49 EURO AL CHILO
ESSERE SOSTENIBILE
88 / UN SACCO GREEN: 90 / TRASPARENZA, PACK “RESPONSABILE” ETICA, AMBIENTE: I NUOVI PER LE INSALATE DIMMIDISÌ DRIVER D’ACQUISTO
FRUITBOOKMAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Carlotta Benini, Salvo Garipoli, Alice Gelmetti, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Matteo Sgaravato, Giovanni Turrino, Marco Zanardi
94 / FITÒ FOODTURE A 96 / TIRAPELLE G.&D., MARCA FRESH: COME NUOVA LINEA DI CAROTE A INNOVARE LE ORTICOLE?
RESIDUO ZERO
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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Grafiche Artigianelli Srl - Via E. Ferri 73 25123 - Brescia (Bs) Carta GardaPat 115 gr - Lecta 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero gennaio 2020: 8.000 copie
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A tutto servizio Bologna (BO) 16 gennaio 2020 Non saremo ai livelli del Regno Unito, ma cresce anche in Italia la private label nella quarta gamma di frutta. Conad e Coop, per citare i retailer leader per quota di mercato, hanno inserito di recente una linea di frutta tagliata e pronta al consumo. Intanto si lavora a imballaggi apparentemente piĂš green...
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Foody Milano (MI), 20 dicembre 2019 Finalmente partono i lavori per realizzare Foody, il nuovo centro agroalimentare di Milano. Un investimento da oltre 100 milioni di euro entro il 2022. Il progetto di riqualificazione partirà proprio dalla costruzione del nuovo padiglione dedicato all’ortofrutta, moderno e innovativo, e di una piattaforma logistica dedicata.
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Raddoppio Roma, 15 gennaio 2020 Sono terminati i lavori di ampliamento del magazzino di Battaglio, con sede presso il CAR di Guidonia Montecelio. Inaugurata nel 2015, la struttura di 12 mila mq è stata realizzata per completare, con la sede di Torino, la distribuzione a livello nazionale servendo prevalentemente le regioni del Centro-Sud.
buone notizie |
Giancarlo Sbressa
Onu: 2021 anno internazionale della frutta e della verdura 24
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato a fine dicembre risoluzioni che designano il 2021 come anno internazionale della frutta e della verdura, il 21 maggio come giornata internazionale del tè e il 29 settembre come giornata internazionale della consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari. Le risoluzioni sono state adottate a seguito delle richieste avanzate dalla conferenza della FAO (Food and Agriculture Organization) “Senza un’alimentazione sana, non possiamo sperare di porre fine alla malnutrizione e non potremo sconfiggere la fame se non arginiamo le perdite alimentari. Sottolineando il valore della frutta e della verdura, e i danni causati dalle perdite e dagli sprechi, l’Onu ha compiuto un passo decisivo per promuovere sistemi alimentari più equi, più verdi ed efficienti”, ha dichiarato Maria Helena Semedo, vicedirettore generale per il clima e le risorse naturali della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura). “Onorare il tè è un doveroso tributo alle legioni di piccoli agricoltori che aiutano a produrre quella che è la bevanda preferita nel mondo, dopo l’acqua stessa”. FRUITBOOKMAGAZINE
Altre risoluzioni, adottate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono state incentrate sui progressi e sulle sfide legate all’agricoltura, alla sicurezza alimentare e alla nutrizione, allo sviluppo sostenibile della montagna, al ruolo della tecnologia agricola, all’importanza delle fibre naturali per i mezzi di sussistenza e l’ambiente, e sulla necessità di sconfiggere la povertà rurale. Come analizzato attentamente dalla FAO, le perdite e gli sprechi alimentari producono notevoli emissioni che aggravano la sfida del cambiamento climatico e le conseguenze sulla sicurezza alimentare. Per quanto riguarda l’anno internazionale della frutta e della verdura, il Cile è stato un fautore, avendo dedicato un anno alla promozione di questi prodotti che hanno qualità nutrizionali ben note e contribuiscono alla prevenzione delle malattie non trasmissibili. FAO e Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandano che gli adulti consumino ogni giorno almeno 400 grammi di ortofrutta per prevenire le malattie croniche non trasmissibili, comprese le carenze di micronutrienti, il cancro, il diabete e l’obesità, nonché contrastare le carenze di micronutrienti. La promozione dei prodotti freschi si adatta bene anche all’obiettivo di rafforzare il ruolo di piccoli agricoltori e famiglie contadine, favorendo inoltre opzioni di mercato più ampie per milioni di famiglie rurali. Va infine menzionata la parità di genere, dato il ruolo di primo piano delle donne sia nella produzione che nel consumo di frutta e verdura. l N.30 l GENNAIO 2020
riflessioni |
Eugenio Felice
Frutta nelle Scuole, un disastro Finanzia la produzione greca 26
In realtà non è una grande notizia: la burocrazia statale non aiuta le imprese. E in questo caso nemmeno i bambini ad apprezzare l’ortofrutta. Il programma Frutta nelle Scuole, finanziato dal ministero delle Politiche Agricole, anche nel 2020 si dimostra un autentico flop. Frutta dura come un sasso e fuori stagione, sotto calibro e per giunta anche di origine straniera come nel caso dei kiwi greci distribuiti nelle scuole pugliesi. Come buttare milioni di euro... Il tam tam è scoppiato sui social nella prima metà di gennaio. Riportiamo a lato lo screenshot di due diversi post pubblicati su Linkedin, il social più apprezzato dai professionisti. In uno si vede una foto con susine (fuori stagione) poco più grandi di una moneta da 50 centesimi e delle pere dure come sassi, con un testo accompagnatorio che recita: “Può essere che qualche figlio vostro il 13 gennaio abbia mangiato questa frutta? Il miglior modo per azzerare i consumi di frutta”. Con tanto di faccine arrabbiate. Nel secondo post c’è una foto di kiwi con l’etichetta completa, in cui si legge chiaramente il calibro 67-85 grammi e l’origine Grecia. Il testo accompagnatorio recita: “Vado a prendere i bimbi a scuola e negli zaini trovo la sorpresa! Kiwi origine Grecia... di calibro che sfiora la terza scelta! Mi chiedo se in Italia sia così complicato dare calibri piccoli ai bambini nelle scuole ma con prodotto italiano! Siamo davvero ridicoli! Frutta nelle Scuole... valorizziamo l’import: questo dovrebbe essere lo slogan! Pazzesco e vergognoso!”. Peraltro nell’etichetta dei kiwi c’è scritto prima categoria. Abbiamo chiesto agli operatori del settore e 67-85 grammi non dovrebbe nemmeno esistere, essendoci la seconda categoria nella finestra 65-70 grammi e la prima da 70 grammi in su. Al di là dei formalismi, è paradossale che il ministero delle FRUITBOOKMAGAZINE
Politiche agricole guidato dalla sindacalista Teresa Bellanova - oggi, tra qualche mese non si sa - finanzi (anche) la produzione greca quando il tessuto produttivo italiano si sta disgregando anche e soprattutto per mancanza di competitività nei confronti proprio di altri Paesi che hanno costi di produzione, in particolare della manodopera, molto più bassi. Come nel caso del kiwi greco. Siamo il più grande produttore di kiwi del mondo escludendo la Cina dove in teoria la produzione sarebbe disorganizzata, ma in realtà oggi è sempre più competitiva - e dobbiamo dare ai nostri figli i kiwi di origine greca? Lo Stato e la distribuzione moderna chiedono sempre più trasparenza e sostenibilità e poi troviamo etichette incomplete (le susine da dove arrivano? Non si sa, non sono nemmeno nominate in etichetta...) con prodotto coltivato chissà dove e con migliaia di chilometri macinati prima di arrivare inutilmente nelle cartelle dei bambini? l N.30 l GENNAIO 2020
mercati arance |
Marco Zanardi
Rosse, la campagna sarà corta ma la qualità è molto elevata 28
La campagna 2020 è caratterizzata da volumi ridotti per il frutto simbolo della Sicilia, la arancia rossa prodotta alle pendici dell’Etna. Non troveremo quindi i frutti fino a maggio come nelle annate più cariche, ma in compenso la qualità è eccellente, in particolare per la varietà principe, il Tarocco Ippolito. Abbiamo fatto il punto con Vincenzo Di Pasquale della Di Pasquale Ortofrutta che opera da tre generazioni per valorizzare i migliori prodotti siciliani è il frutto simbolo della Sicilia e nasce alle pendici dell’Etna, il più alto vulcano attivo d’Europa. Un frutto unico, che in altre parti del mondo stanno provando a coltivare ma con risultati poco convincenti, perché le condizioni pedoclimatiche in cui cresce in Sicilia sono difficili da riprodurre. Stiamo parlando della arancia rossa, che dal mese di gennaio entra nel pieno della campagna commerciale. La tipica pigmentazione rossa della polpa si manifesta quando si accentua l’escursione tra il giorno e la notte. Quindi solitamente bisogna aspettare almeno il mese di dicembre. “Quest’anno la campagna sarà più corta - ci spiega Vincenzo Di Pasquale, responsabile commerciale della Di Pasquale Ortofrutta di Delia (Caltanissetta) FRUITBOOKMAGAZINE
- essendoci meno frutti sulle piante. In compenso la qualità è molto elevata, per colorazione e per pezzatura, in particolare per il Tarocco Lempso e per il Tarocco Ippolito, che è la varietà principe, racchiudendo in sé il meglio dell’arancia rossa, con la sua pigmentazione molto intensa, la dolcezza superiore e l’elevata presenza di antocianine”. “Donnalia - aggiunge Vincenzo Di Pasquale - si conferma sempre più un brand legato al territorio raccontando e proponendo prodotti che abbiano la massima espressione siciliana, con l’impegno di offrire al consumatore un prodotto che abbia constantemente un’alta qualità organolettica. Investiremo molto nei prossimi anni sull’arancia rossa, un frutto che ha spazio per crescere in Italia e all’estero. Novità di quest’anno è il co-branding con il Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP. Inoltre stiamo lanciando la vendita online con un pack specifico con l’obbiettivo di raggiungere le zone dove ancora non siamo presenti attraverso la distribuzione”. La Di Pasquale Ortofrutta opera da tre generazioni nel settore ortofrutta ed è impegnata direttamente in produzione. Nel 2017 ha dato vita al brand Donnalia per valorizzare i migliori prodotti siciliani, come albicocche, pesche, uva da tavola, fichi d’India e arance. Anno dopo anno, oltre all’impegno sugli aspetti produttivi e di marketing, stanno aumentando gli investimenti in comunicazione a sostegno del brand, utilizzando sia mezzi convenzionali che digital, come i social network. La scorsa primavera è stato aggiornato il sito: donnalia.com l N.30 l GENNAIO 2020
fiere |
Giovanni Turrino
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Tra le novità della 37esima edizione di Macfrut c’è il giorno di apertura, il 5 maggio, che per la prima volta è un martedì. Poi ci sarà il Salone Spices& Herbs Global Expo, il primo padiglione interamente dedicato al mondo delle spezie, erbe officinali ed aromatiche, con un Osservatorio mondiale su spezie ed erbe officinali, la prima volta che accade in Europa. E ancora, Sardegna Regione partner e il focus internazionale in Asia “sulla via di Marco Polo” Macfrut 2020 guarda al futuro: ai nuovi mercati, alle nuove tendenze di consumo. A pochi mesi dall’edizione numero 37, la fiera internazionale dell’ortofrutta si presenta con numerose novità. La prima è rappresentata dalla data. Ospitata sempre alla Fiera di Rimini, per la prima volta Macfrut aprirà i battenti il martedì in data 5 maggio, per chiudere nella giornata di giovedì 7 maggio 2020. Un’altra novità è rappresentata dal Spices & Herbs Global Expo. Di fatto un nuovo padiglione interamente dedicato al mondo delle spezie, erbe officinali ed aromatiche. è la prima volta in ambito europeo di un evento dedicato a questo settore in grande fermento, punto di incontro globale tra produttori, tecnici, ricercatori, traders e trasformatori. Accompagnato da un programFRUITBOOKMAGAZINE
ma di eventi e ospiti internazionali, il Salone sarà un’occasione unica per espositori e visitatori di accrescere le conoscenze e sviluppare una rete di contatti mondiali. E a conferma della centralità del focus, Ismea presenterà in fiera un Osservatorio mondiale sulle spezie e le erbe officinali mettendo a sistema una miriade di dati ad oggi senza una sintesi capace di fotografare nella sua completezza il settore. è la prima volta che avviene in Europa, con Macfrut a fare da apripista. “Macfrut è il risultato di un grande gioco di squadra”, ha affermato Renzo Piraccini, presidente di Macfrut. “Da cinque anni innovazione e internazionalizzazione sono le parole chiave della fiera, che ricordo, è la fiera più internazionale d’Italia con il 25% di presenze straniere. Tra le novità c’è un padiglione dedicato a spezie ed erbe officinali, settore che a livello mondiale vale 8 miliardi di euro, con una crescita annuale del 4-6%. Non è un progetto una tantum ma sarà annuale”. Due novità che si innestano su un evento fieristico consolidato, sempre più piattaforma di business per l’intera filiera ortofrutticola. Tra gli eventi confermati ci sarà il focus sulla frutta esotica con la terza edizione del Tropical Fruit Congress in questa edizione dedicato all’avocado. Altra novità è l’International Tomato Contest, il campionato mondiale del pomodoro con i player del settore, produttori e ditte sementiere, e il simposio mondiale della fragola che si chiuderà in fiera il 6 maggio. Partner internazionale di questa edizione sarà l’Asia. Più precisamente, “Frutta e spezie sulla via di Marco Polo”, con i riflettori puntati sui mercati emergenti dell’Asia. Infine, la regione partner sarà la Sardegna. l N.30 l GENNAIO 2020
Foto: NextVideoProduction.com
Pomodoro, avocado, spezie... Nel 2020 un Macfrut più ricco
innovazione |
Valentina Bonazza
Cosmic Crisp debutta negli Usa La mela stellare subito famosa 32
Cosmic Crisp, la nuova mela sviluppata dalla Washington State University, ha debuttato a dicembre negli Stati Uniti con 3.200 tonnellate. Ne hanno parlato tutti i media, compresi quelli generalisti, anche in Italia. Un caso senza precedenti. Ha pezzatura grande, lenticelle bianche, struttura soda e croccante, un gusto eccezionale, è succosa e lenta a imbrunire quando tagliata, si conserva per 12 mesi. I consorzi VOG e VIP hanno un programma di 500 ettari La Cosmic Crisp è una mela dal marchio registrato sviluppata dalla Washington State University - WSU. Ha debuttato ufficialmente nel mese di dicembre negli Stati Uniti con un volume di 3.200 tonnellate. Cosmic Crisp è frutto di oltre venti anni di ricerche e innesti, le prime ricerche infatti risalgono al 1997. Varietà rossa, la Cosmic Crisp è un incrocio tra Enterprise e Honeycrisp, la varietà di mela di maggior successo negli Stati Uniti da molti anni a questa parte. Il suo nome è dovuto alle lenticelle chiare presenti sulla superficie della mela, che assomigliano a delle stelle nello spazio (rosso). La conservabilità è eccezionale, si parla di oltre 12 mesi se conservata nelle celle frigorifere in atmosfera controllata. FRUITBOOKMAGAZINE
Questa mela gode dei più grandi investimenti che si siano mai visti su una singola varietà di mela. Come ha riportato il Post, lo Stato di Washington ha finora speso 10 milioni di dollari per il marketing della nuova Cosmic Crisp, confidando in questo modo di attirare l’attenzione dei consumatori e favorire da subito le vendite. Le prime piantagioni di Cosmic Crisp sono state realizzate nello Stato di Washington nel 2017, con ordini successivi per un totale di più di 12 milioni di alberi. Si stima che finora siano stati piantati oltre 13 milioni di meli Cosmic Crisp e, come ha riportato La Repubblica, gli agricoltori confidano di raggiungere nel 2020 circa 21 milioni di scatole (ognuna ha un peso di 18 o 21 chili). E in Italia? Da anni i consorzi altoatesini VOG e VIP stanno seguendo il lavoro di ricerca della WSU e il programma di breeding del team diretto da Bruce Barrit. Quando si è presentata l’occasione di siglare un accordo di esclusiva per la nuova varietà WA38, i due consorzi altoatesini non hanno esitato un solo momento. Così, dal maggio 2016, VOG e VIP detengono i diritti esclusivi di produzione e commercializzazione della varietà e dell’utilizzo del brand Cosmic Crisp per l’Unione Europea, l’Europa Orientale e i Paesi mediterranei. Nella primavera 2019 sono stati messi a dimora i primi impianti commerciali, tranche iniziale di un progetto ambizioso di 500 ettari totali. I primi test sul mercato nazionale si svolgeranno nell’autunno 2020, per poi proseguire con crescenti volumi commerciali dalla campagna 2021-22. l N.30 l GENNAIO 2020
marketing |
Salvo Garipoli*
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Il sostegno alle comunità e più in generale ai territori, la tutela delle risorse ambientali e l’attenzione allo spreco alimentare, la promozione del benessere fisico e psichico, così come l’esigenza di trasparenza e consapevolezza connotano in maniera concreta il tema dello sviluppo economico sostenibile. Se ne è parlato nel corso della fiera Marca Fresh, il 16 gennaio, durante il workshop “Ruolo dell’innovazione sostenibile per il consumatore italiano” La fotografia che il Belpaese ci mostra è quella di una società che fa della sostenibilità il proprio habitus vivendi. Tre evidenze statistiche, fonte Nomisma, ci dicono infatti che è pari al 61% la quota di italiani disposti a modificare le proprie abitudini per ridurre l’impatto ambientale; arriva a toccare il 24% la percentuale di consumatori che giudica l’acquisto di food uno shopping sostenibile solo se garantisce un giusto reddito al produttore; e ancora l’88% dei consumatori nazionali giudica sostenibile un’azienda sulla base della propria capacità di dare informazioni trasparenti ai suoi clienti. Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione culturale dell’acquisto e del consumo. In questo contesto sono tre le parole chiave che guideranno in maniera sempre più rilevante l’azione delle aziende sostenendone i business: •La prima, novità; all’interno di un mercato sempre più globale e sensibile, le aziende devono farsi interpreti delle nuove istanze consumer attraverso perFRUITBOOKMAGAZINE
corsi facilmente intercettabili fuori e dentro il punto di vendita. •La seconda, organizzazione; in maniera consistente le realtà produttive, dei servizi e in generale il trader devono trovare il modo più opportuno per diventare partner credibile a sostegno della propria strategia e della reputazione aziendale. Non basta vendere, è necessario coinvolgere il cliente intermedio nel processo di selezione e proposizione dell’offerta in vendita. •L’ultima, sintesi sostanziale delle prime due, è innovazione; oggi, più che mai, dobbiamo ripensare modelli e processi di approccio al business orientati al mercato attivando energie, sinergie e nuove competenze funzionali al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Quelli descritti sono tre elementi imprescindibili che ci restituiscono il senso del futuro basato sul concetto di NOI collettivo, driver utile a identificare e qualificare concretamente l’offerta ortofrutticola agli occhi del consumatore a partire dalla capacità di raccontarne i valori. Solo così saremo in grado di generare valore incrementale in vendita, posizionamento distintivo agli occhi del cliente e vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. l N.30 l GENNAIO 2020
*direttore operativo SG Marketing
Sosteniamo il futuro lavorando sul concetto di NOI collettivo
strategie |
Irene Forte
H2Orto, pomodoro sostenibile 12 mesi l’anno in serre hi-tech 36
Da Fresh Guru ad H2Orto. Il gruppo Fri-El, tra i principali produttori italiani di energia da fonti rinnovabili, ha svelato a Marca Fresh l’innovativo progetto di economia circolare applicata alla produzione di pomodori in serre tecnologiche che consentono di produrre 365 giorni all’anno sfruttando il calore generato da impianti a biogas. Alessio Orlandi: “Abbiamo 12 ettari di serre nel ferrarese e 220 km di luci led per poter produrre anche in inverno” Il gruppo Fri-El, uno dei principali produttori italiani di energia da fonti rinnovabili, è stato protagonista, attraverso la case history H2Orto, di Marca Fresh. Lo scorso 16 gennaio, il direttore commerciale di Fri-El Green House Alessio Orlandi ha raccontato l’esperienza di economia circolare applicata alla produzione di pomodori in serre tecnologiche. Tutto nasce dalla volontà del Gruppo Fri-El di trovare un modo per non disperdere il calore generato dai propri impianti a biogas. Il gruppo ha quindi investito nella realizzazione, nella zona di Ostellato (Ferrara), di serre tecnologiche per la produzione di pomodori, che vengono riscaldate con l’acqua calda dell’impianto a biogas adiacente. “Abbiamo così creato - spiega Alessio Orlandi - un sistema che ci consente di rendeFRUITBOOKMAGAZINE
re produttivi i siti per 365 giorni l’anno. Attualmente siamo dotati di 12 ettari di serre e di 220 km di luci led che ci permettono di produrre in inverno”. “In questo modo - aggiunge - recuperiamo energia preziosa e diamo contestualmente vita a un ciclo virtuoso che fa bene all’ambiente e ai nostri pomodori”. Il progetto è ambizioso, l’azienda intende espandersi e ampliare la gamma di prodotti. I benefici della produzione idroponica riguardano sia l’ambiente che la salubrità del pomodoro acquistato dal consumatore finale. Per quanto riguarda il primo aspetto, il modello di produzione impiegato permette di utilizzare molto meno terreno rispetto alle coltivazioni tradizionali in campo (un ettaro di serra idroponica produce lo stesso quantitativo di ortaggi che si otterrebbero in circa 10 ettari di coltivazioni tradizionali). Inoltre, a differenza di quanto avviene “in pieno campo”, questo tipo di produzione prevede impianti di irrigazione che assicurano alle piante il giusto quantitativo di acqua e che recuperano l’acqua piovana, evitando al massimo gli sprechi. Infine, il riscaldamento necessario per i mesi invernali è garantito dall’impianto a biogas, alimentato da sottoprodotti di origine agricola che, alla fine del loro impiego, vengono trasformati in concimi. “In sintesi - afferma Orlandi - risparmiamo il 70% di superficie, il 70% di acqua e utilizziamo un modello di produzione che sfrutta l’economia circolare”. “La nostra è una vera “bontà sostenibile”, come ci piace affermare, in quanto i nostri pomodori sono coltivati in ambiente controllato e sono buoni sempre, grazie al clima ideale delle nostre serre. Anche il packaging che abbiamo scelto è riciclabile e sostenibile, inoltre diamo lavoro a 129 giovani, orgogliosi di far parte di questo progetto”, conclude Orlandi. l N.30 l GENNAIO 2020
frammenti |
Carlotta Benini
Esselunga, anche le clementine nella linea “Residuo Zero” 38
Coltivate nella Piana di Sibari con metodi produttivi rispettosi dell’ambiente e della salute, le clementine a residuo zero - coltivate su 100 ettari - sono state la novità autunno-invernale di OP Agricor - Gallo, società cooperativa di Corigliano Calabro (Cosenza) leader nella produzione e commercializzazione di agrumi e drupacee. Le abbiamo trovate nella linea Naturama di Esselunga, primo gruppo distributivo ad aver sposato il progetto della O.P. calabrese Vengono coltivate dagli anni Trenta nella Piana di Sibari, culla naturale per questi agrumi, che grazie all’escursione termica e alla particolare esposizione al sole solo in questo territorio sviluppano caratteristiche organolettiche uniche. Di colore arancio vivo, profumate, hanno una polpa succosa e aromatica che, ogni anno, conquista i consumatori di tutta Italia: sono le clementine calabresi, fiore all’occhiello di OP Agricor Gallo, società cooperativa con sede a Corigliano Calabro (Cosenza). Le clementine le abbiamo trovate e acquistate in Esselunga. Spiccavano sui banchi grazie a una dicitura sulla confezione che ha attirato la nostra attenzione: “Residuo Zero”. è infatti questa una delle FRUITBOOKMAGAZINE
novità autunno-invernali della linea Naturama, il brand di Esselunga dedicato ai prodotti a filiera controllata, coltivati in modo etico e sostenibile, con un uso responsabile degli agrofarmaci e in assenza di trattamenti in post raccolta. Da ottobre, appunto, la linea si è arricchita delle clementine a residuo zero, coltivate con metodi naturali che assicurano un prodotto finale con residui di fitofarmaci inferiori al limite di misurabilità (0,01 mg/kg). “Questo prodotto - si legge sul sito di Esselunga - è ottenuto mediante un sistema di gestione dell’azienda agricola che utilizza quanto più possibile mezzi naturali e meccanismi di regolazione dell’ecosistema, riducendo al massimo il ricorso a pesticidi con l’obiettivo di garantirne l’assenza sul prodotto finito. Numerosi controlli in campo e prove di laboratorio a garanzia del residuo zero”. “Il progetto è iniziato la scorsa primavera quando i nostri soci, oltre alla linea biologica, hanno deciso di scommettere anche sulla produzione a residuo zero. Siamo partiti con le albicocche, commercializzate sempre in Esselunga con la linea Naturama, quindi nell’autunno il progetto si è allargato alle clementine e alla melagrana”, spiega Natalino Gallo, presidente di OP Agricor. Oltre che nella produzione e commercializzazione di agrumi, infatti, la OP calabrese è leader anche delle drupacee, in particolare le varietà rosse, e conta una produzione significativa anche di melagrane. “Esselunga è fra i nostri clienti la catena che si è mostrata più attenta a questo progetto”, conclude Natalino Gallo. l N.30 l GENNAIO 2020
analisi |
Marco Zanardi
Verona, bilanci tra alti e bassi Ecor Naturasì perde 29 milioni 40
Nel 2018 continua la crescita per i gruppi distributivi con sede nel Veronese, con un fatturato aggregato che si avvicina a 11 miliardi di euro. Il campione di crescita è Tosano. Ecor Naturasì registra un rosso di 29 milioni
Con il suo più 11 per cento nel 2018, Tosano svetta per il secondo anno consecutivo come il gruppo distributivo con il maggiore tasso di crescita del fatturato. Bene anche Lidl, Migross e Spesa Intelligente. Tra i gruppi ortofrutticoli primeggia Eurogroup (acquista per Rewe), mentre manca dall’elenco Bellafrut (legata a Lidl) non essendo società di capitali.
VERONA - LE AZIENDE TOP PER VOLUME D’AFFARI GRUPPI DISTRIBUTIVI 1 2 3 4 5 6 7 8
LIDL ITALIA Srl SPESA INTELLIGENTE Spa (Eurospin) MAXI DI Srl (Selex) SUPERMERCATI TOSANO CEREA Srl ROSSETTO TRADE Spa MIGROSS Spa SUPERMERCATI MARTINELLI Srl ECORNATURASI’ Spa
FATTURATO 2018
FATTURATO 2017
VAR. % 2018/2017
UTILE 2018
VAR. % 2018/2017
4.329.400.781 2.085.251.115 2.056.189.879 871.102.206 494.349.528 414.171.079 340.093.503 307.875.687
3.990.457.941 1.992.287.301 1.986.780.967 782.346.980 480.735.681 392.814.110 336.109.143 300.504.042
8,49% 4,67% 3,49% 11,34% 2,83% 5,44% 1,19% 2,45%
127.199.210 78.193.200 33.813.235 31.109.299 10.100.262 23.456.328 6.301.471 -28.930.893
28,96% 15,08% 52,74% -13,44% -26,00% 24,29% 12,18% -
274.328.956 156.622.074 88.738.020 62.336.032 50.929.807 48.590.092 48.011.724 38.401.625 38.773.790 38.781.510 24.836.602 27.404.619 26.551.296 22.980.772 21.143.807 21.455.776 19.078.814 20.012.822 18.418.852 16.443.801 17.968.698 17.408.235 20.078.343
-2,95% -8,30% 4,17% 11,32% 30,05% 12,30% 5,99% -0,66% -4,05% -6,76% 20,37% -6,71% -3,59% -0,42% 1,23% -1,90% 5,80% -9,98% -4,03% 3,45% -6,31% -3,42% -19,75%
2.222.758 2.744.586 623.192 485.969 1.129.561 154.654 -397.053 882.763 18.010 277.420 806.536 343 375.381 279.707 97.747 160.606 45.783 182.789 977 44.507 63.554 136.660
-27,86% 9,14% 58,41% 50,64% 24,51% -31,99% -34,47% -31,70% 98,04% -19,54% -0,74% -27,35% -89,25% 13,48% -43,02% -65,11% -66,63% 94,07% -48,71% -64,69%
GRUPPI ORTOFRUTTICOLI - TOP 23 PER FATTURATO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
EUROGROUP ITALIA Srl GREENYARD FRESH ITALY Srl BERTI GROUP Spa VILLAFRUT Srl ALIFRESCA ITALY Srl GARDEN FRUTTA Srl BRIO Spa APO SCALIGERA Sca BRUNO Srl CONS. ORTOFR. PADANO SAC CAMPINA VERDE ITALIA SRL GRUPPO NAPOLEON Spa OP NORDEST Sca PERUSI Srl EUROVERDE Srl FRUTTA C2 Spa EUROPEAN FRUIT GROUP ITALY Srl B&B FRUTTA SRL VOL ORTOFRUTTA Srl OP GEOFUR Sca DOLCEFRUTTA GROUP SRL PRIMO MATTINO BARATELLA Spa KINGFRUIT Srl
266.244.934 143.628.451 92.434.559 69.390.430 66.233.041 54.566.091 50.886.498 38.149.331 37.204.902 36.160.924 29.894.760 25.564.820 25.597.918 22.883.879 21.403.500 21.049.045 20.184.651 18.014.657 17.676.280 17.010.320 16.834.514 16.812.747 16.111.951
Fonte: L’Arena FRUITBOOKMAGAZINE
l N.30 l GENNAIO 2020
scenari |
Eugenio Felice
Despar Premium, le vendite aumentano a doppia cifra 42
La private label Despar Premium, inserita in assortimento da Aspiag Service nel 2017, sta registrando performance molto positive. Nicola Faccio: “Si tratta di eccellenze alimentari riconosciute con IGP e DOP, oppure di prodotti con qualità e caratteristiche distintive”. Ora è nel vivo la campagna agrumi. Angela Affortunato: “Con le clementine Despar Premium abbiamo raddoppiato i volumi rispetto al 2018, le arance hanno un’incidenza già del 20-25%” In Italia la private label - o marca del distributore ha raggiunto nel 2019 il 19,9% con la prospettiva di raggiungere il 25% nel 2025. Valori ancora bassi se consideriamo che la media europea è del 30% con punte del 50%. Va detto che, se consideriamo i casi specifici, ci sono anche in Italia gruppi con un’incidenza della private label più significativa. è il caso ad esempio di Aspiag Service, concessionaria Despar per il Triveneto e l’Emilia Romagna, con un fatturato 2018 di 2,25 miliardi di euro. In questo caso la marca del distributore in ortofrutta vale ben il 43% ed è in continua espansione, grazie all’inserimento negli ultimi anni di linee specifiche che vanno a soddisfare le più svariate esigenze. Come Despar Premium, che in ortofrutta ha esordito nel 2017. “Despar Premium in ortofrutta significa eccellenze alimentari riconosciute con Igp e Dop oppure prodotti con qualità e caratteristiche distintive”, ci spiega Nicola Faccio, area manager acquisti frutta e verdura Aspiag Service. “La linea Premium ci sta dando molte soddisfazioni su tutti i settori che gestiamo, quindi sia sulla frutta e verdura fresca sia sui radicchi di quarta gamma sia sulla frutta secca: l’incremento è a doppia cifra. Oltre ad avere nuovi consumatori abbiamo riscontrato da parte di moltissimi clienti la volontà di scegliere un prodotto di maggior valore commerciale rispetto al prodotto di filiera”. FRUITBOOKMAGAZINE
Nel 2019 la linea Despar Premium è stata composta da: arancia rossa di Sicilia Igp con la varietà Tarocco, arancia di Ribera Dop con la varietà Washington Navel, pera dell’Emilia Romagna Igp con le varietà Abate e Williams, clementina di Calabria Igp, pesca gialla di Romagna Igp, nettarina gialla di Romagna Igp, melone mantovano Igp, asparago verde di Altedo, cipolla dolce di Montoro Igp, radicchio rosso di Verona Igp in busta di quarta gamma, radicchio di Chioggia Igp in busta di quarta gamma e radicchio vartiegato di Castelfranco Igp, sempre in busta di quarta gamma. Ora siamo nel pieno della campagna agrumi. “La campagna clementine - ci riferisce Angela Affortunato, category manager Frutta di Aspiag - è andata bene, abbiamo avuto un incremento superiore al 15% nel totale, un dato quasi raddoppiato sulle clementine Igp Despar Premium rispetto al 2018. La qualità è sempre stata buona fino all’epifania, momento di cambio per noi: dopo quella data abbiamo scelto di terminare con il clementino comune e di continuare la stagione solamente con il clementino Nova di origine siciliana. Anche per le arance i risultati della linea Despar Premium sono molto positivi: le Tarocco Igp sono diventate il 25% del mondo arance rosse, le Washington Navel Dop di Ribera sono diventate il 20% delle arance bionde vendute in stagione, le clementine di Calabria Igp sono diventate il 15% delle clementine vendute in stagione”. l N.30 l GENNAIO 2020
neuronews |
Matteo Sgaravato*
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Quanto vale un’esperienza? Quanto può incidere nel processo decisionale di acquisto? Quanto può influenzare la percezione di un prodotto oppure di un brand? Perché il cliente dovrebbe scegliere me? Ecco come sviluppare il “marketing esperienziale”, per coinvolgere il consumatore portandolo ad attribuire al brand un legame personale che diventa esso stesso un valore aggiunto rispetto alle alternative proposte dalle aziende competitor Si sa, un’esperienza vale molto più di mille parole, anche quando si tratta di processi di vendita e di acquisto. Il consumatore infatti non è sempre guidato dalla razionalità nelle sue scelte, ma è più spesso influenzato da fattori emotivi. Per questo, nello sviluppo di una strategia di marketing e comunicazione, è importante focalizzarsi non solo sui contenuti che si vogliono trasmettere, ma anche e soprattutto sulle modalità attraverso cui devono essere trasmessi. In questo un supporto neuroscientifico si rivela fondamentale, perché permette, in seguito a un’accurata analisi del target di riferimento e degli obiettivi che si vogliono raggiungere, di ideare e realizzare una strategia di marketing mirata e realmente efficace - che tenga conto dell’aspetto psicoFRUITBOOKMAGAZINE
logico ed emozionale. Sempre più spesso si sente parlare di “marketing esperienziale”, riferendosi a un approccio che mette al centro non tanto il prodotto, ma l’esperienza del consumatore, la sua connessione con il brand, il suo coinvolgimento diretto nelle situazioni di acquisto. Il cliente deve avere la sensazione di “vivere” il brand, anche se si tratta di commodity: l’impatto ottenuto sarà potenzialmente molto più incisivo della classica comunicazione pubblicitaria. Come è possibile mettere in pratica una strategia di questo tipo? Le strade sono diverse: si possono ipotizzare esperienze legate alla percezione sensoriale, esperienze che suscitano sentimenti ed emozioni, esperienze che coinvolgono i processi cognitivi o derivanti da interazioni e relazioni sociali, o ancora esperienze che spronano il consumatore ad agire assumendo determinati comportamenti o stili di vita. L’importante è coinvolgere il consumatore portandolo ad attribuire al brand un legame personale, che diventa esso stesso un valore aggiunto rispetto alle alternative proposte dalla concorrenza. Ragionando in particolare sul settore ortofrutticolo, ogni marchio, sia esso legato a un punto vendita o a uno specifico prodotto, deve porsi la seguente domanda “Perché il cliente dovrebbe scegliere proprio me?” Freschezza dei prodotti? Concept innovativo nella presentazione della merce? Informazioni dettagliate sull’origine dei prodotti? Particolari proprietà organolettiche? Una volta identificati i propri punti di forza - senza dare nulla per scontato - dovrà trovare il modo di esternarli attraverso azioni e strumenti comunicativi ben strutturati, che vadano a coinvolgere ed emozionare il cliente, spiegando e valorizzando al tempo stesso il brand. l N.30 l GENNAIO 2020
*amm. delegato Sgaravato Srl
Emozionare e coinvolgere per creare un’esperienza di brand
prodotti |
Carlotta Benini
Dolce Lucano, il “finocchio perfetto” da gustare crudo 46
Il finocchio perfetto? È croccante, profumato, colpisce alla vista per il suo colore bianco brillante e conquista il palato, grazie a un perfetto equilibrio fra dolcezza e presenza di anetolo. Tutte queste caratteristiche, secondo uno studio effettuato con spettroscopia Nir, si possono riscontrare nel finocchio coltivato nel Metapontino, dove oggi è nato il nuovo brand Dolce Lucano, che promette di conquistare tutti, consumatori e grande distribuzione Croccantezza, profumo intenso, gusto di impatto, con persistenza di queste sensazioni al palato anche dopo il morso: sono queste le caratteristiche che hanno conquistato i consumatori durante i panel del finocchio Dolce Lucano, la novità di OP Primo Sole che ha fatto il suo debutto sui banchi della Gdo lo scorso novembre. Tutto nasce da un “sogno nel cassetto”, quello di Giuseppe Appio, amministratore della OP di Montescaglioso (Matera), da tempo alla ricerca del “finocchio perfetto”, in grado di conquistare i consumatori grazie a caratteristiche organolettiche superiori. A dare concretezza al suo sogno sono state le figlie Francesca e Rosangela Appio, che hanno preso in mano il progetto e dato vita al nuovo brand, “Dolce Lucano” appunto. FRUITBOOKMAGAZINE
Il claim che lo accompagna dà indicazioni chiare al consumatore su come apprezzare al meglio le caratteristiche di questo ortaggio dal colore brillante: “Gustalo Crudo”. La fase intermedia del progetto è stata la realizzazione di uno studio comparativo durante il quale è stata messa a confronto la qualità del finocchio raccolto in Basilicata con quella dell’ortaggio proveniente da altre zone vocate, attraverso la spettroscopia Nir. Ne è emerso un maggior contenuto di grado brix e di anetolo nel finocchio coltivato nel Metapontino. “Inoltre nel finocchio lucano si riscontra anche un maggiore equilibrio fra queste due proprietà: caratteristica, questa, che restituisce al palato il gusto migliore”, precisa Francesca Appio, responsabile amministrativa e della comunicazione di OP Primo Sole. Sono state quindi testate diverse varietà di finocchio coltivato nel Metapontino, selezionando quelle migliori e adatte a coprire tutta la campagna, che va da ottobre a maggio. I primi riscontri dal debutto in Gdo sono positivi. “Vogliamo far sì che questo prodotto di alta gamma conquisti un posizionamento premium sui banchi del supermercato”, aggiunge. Ora la commercializzazione si concentra sul mercato italiano, ma l’obiettivo futuro è quello di far scoprire le caratteristiche uniche di questo finocchio anche ai consumatori esteri. Il packaging di Dolce Lucano è green: un vassoio in cartoncino 100% riciclabile e biodegradabile, chiuso da un flowpack in PLA con etichetta anch’essa in bioplastica compostabile. l N.30 l GENNAIO 2020
soluzioni |
Massimiliano Lollis
Sinclair EcoLabel, l’etichetta compostabile finalista al FLIA 48
Sinclair EcoLabel è tra i dieci finalisti del premio Fruit Logistica Innovation Award 2020 (FLIA). La nomination per questa soluzione di packaging “minimal” è stata conferita per l’importanza che un’etichetta completamente compostabile riveste per i clienti e per il settore dell’ortofrutta in generale. Il bollino è certificato come compostabile dall’organismo indipendente TÜV Austria nell’ambito delle certificazioni OK compost Industrial e Seedling “Siamo davvero lieti di essere stati nominati per il Fruit Logistica Innovation Award 2020”, afferma Colin Woodward, ceo e presidente di Sinclair. “è un riconoscimento per il nostro impegno nello sviluppo di soluzioni di etichettatura sostenibili per il settore ortofrutta. Ogni giorno collaboriamo con confezionatori, retailer e associazioni di categoria come Freshfel e PMA per assicurare una produzione sostenibile continua e per fornire soluzioni di etichettatura compostabili”. La prima Sinclair EcoLabel è nata nel 2008, ma è nel 2014 che il prodotto è stato lanciato sul mercato in quanto bollino con materiale compostabile certificato. Era solamente l’inizio: l’obiettivo successivo sarebbe stato quello di produrre un’etichetta per l’ortofrutta che fosse compatibile con le norme alimentari e compostabile e che, allo stesso tempo, potesse ottenere la certificazione per tutti i componenti dell’etichetta: dal materiale di base agli adesivi, senza dimenticare gli inchiostri. Nel giugno 2019 è stata lanciata la nuova Sinclair EcoLabel con certificazione indipendente OK Compost Industrial e Seedling per l’intera costruzione. Per ottenere la certificazione OK Compost Industrial e Seedling, la nuova Sinclair EcoLabel ha dovuto superare ben quattro test: l’analisi dei metalli pesanti e del fluoro, la prova di biodegradazione, quelFRUITBOOKMAGAZINE
la di disintegrazione e l’analisi di tossicità vegetale. Il fatto che Sinclair EcoLabel abbia ottenuto la certificazione con successo prova le sue qualità di sostenibilità. I test hanno infatti dimostrato che il bollino di Sinclair si disintegra in sole 12 settimane e si degrada nell’ambiente in 180 giorni per poi diventare parte del suolo utilizzabile.
“Sinclair EcoLabel - spiega Duncan Jones, direttore marketing di Sinclair - è unica nel suo genere, in quanto tutti i suoi componenti sono compostabili e certificati: ciò significa che ogni componente si disintegra e si degrada nell’ambiente senza alcun impatto ambientale avverso. Lo sviluppo di Sinclair Ecolabel continuerà nel 2020 con la ricerca sul compostaggio domestico e un’analisi del ciclo di vita del prodotto”. Azienda con sede a Fresno (California) e Norwich (Inghilterra), Sinclair oggi ha 10 impianti di produzione per l’etichettatura in tutto il mondo e le sue soluzioni sono presenti in oltre 50 Paesi. Le etichette Sinclair, incluse le opzioni compostabili certificate, sono uniche essendo costituite da materiale micro-sottile, sicuro per l’uso alimentare e pienamente conforme ai requisiti FDA e UE. L’esclusiva funzione Sinclair Tab-Lift permette di rimuovere i bollini dalla frutta in modo semplice e veloce, e senza strappi. Così come la sua tecnologia di etichettatura, anche il servizio clienti di Sinclair è leader nel suo genere. l N.30 l GENNAIO 2020
trend |
Valentina Bonazza
La pausa pranzo si fa sempre più pratica, light, bio e veloce 50
Pasti light, bio e veloci. Questo il quadro delle pause pranzo emerso dalla ricerca condotta da Nomisma per l’Osservatorio Buona Pausa Pranzo di CIRFOOD e presentata il 4 dicembre a Milano. Gli abitanti del Belpaese risultano sempre più attenti a scelte salutistiche e green: dalla mensa aziendale al pranzo ordinato su internet e consegnato in ufficio, oggi la pausa pranzo è guidata dalla praticità. Quanto dura? Raramente più di 40 minuti Le pause pranzo degli italiani? La preferenza è per pasti leggeri (38%), bio e con poche calorie. Il 70% del campione esprime un alto gradimento per la ristorazione aziendale, apprezza soprattutto la cortesia degli addetti e raramente vi dedica più di 40 minuti. Questo è quanto emerge dalla ricerca condotta da Nomisma per l’Osservatorio Buona Pausa Pranzo di CIRFOOD sulle abitudini degli italiani in pausa pranzo su un campione di 1.200 persone tra lavoratori e studenti di età compresa tra i 18 e i 55 anni, che fanno pausa pranzo fuori casa regolarmente almeno 2/3 volte a settimana. Tra i fattori più caratterizzanti il tempo: la pausa pranzo fuori casa - sia per studenti che per lavoratori - non dura più di 40 minuti. Un lavoratore su 5 pasteggia in meno di 20 minuFRUITBOOKMAGAZINE
ti. Lo stesso vale per gli studenti, tanto che il 19% impiega meno di 20 minuti per la pausa pranzo fuori casa e il 52% tra i 30 e i 40 minuti. Avere un servizio di ristorazione aziendale permette di concedersi più tempo, tanto che il 59% afferma di dedicare dai 30 ai 40 minuti alla pausa. Il 75% degli studenti mangia a casa, ma è comunque alta la percentuale di chi afferma di consumare 2/3 volte alla settimana il pasto sul luogo di studio. Per quanto riguarda i lavoratori, il 43% dichiara di pranzare in ufficio almeno 2/3 volte alla settimana, mentre il 45% rientra a casa. I dati della ricerca parlano chiaro, gli italiani prediligono i pasti cucinati e portati da casa (65% dei lavoratori e 78% degli studenti) o acquistati già pronti come insalatone, zuppe e panini (52% dei lavoratori e 53% degli studenti). Per il 21% dei lavoratori è diffusa l’abitudine di ordinare online e ritirare il pasto con modalità take-away - soluzioni determinate spesso dall’assenza di un servizio di ristorazione aziendale. Grande interesse anche per le caratteristiche degli ingredienti: materie prime da filiere tracciate e controllate, a Km zero o bio. Forte interesse anche per i superfood e per l’impatto ambientale collegato alla produzione delle pietanze. La cucina tradizionale italiana resta universalmente la più apprezzata da oltre il 90% del campione, anche se sta crescendo la preferenza per il gusto orientale, al top tra le preferenze in fatto di piatti etnici, seguita dalla cucina greca e da quella latina. Ultima la convenienza - intesa come possibilità di fruire di formule vantaggiose, come menù a prezzo fisso - che non rappresenta il criterio guida prioritario ma un aspetto complementare, interessando il 12% degli studenti e l’8% dei lavoratori. l N.30 l GENNAIO 2020
organic |
Eugenio Felice
NaturaSì rileva Piacere Terra, il retailer bio di Scotti e Pozzi 52
NaturaSì rileva i negozi Piacere Terra, dislocati soprattutto in Lombardia (14 pdv su 19). Si chiude così l’avventura nel retail biologico delle famiglie Scotti (riso) e Pozzi (uno dei 4 soci Eurospin). Gli ultimi bilanci disponibili del gruppo che ha sede a Milano parlano di una perdita crescente (2,5 milioni nel 2018) pur a fronte di un fatturato in progressiva espansione (12,7 milioni nel 2018). Il biologico a prezzi democratici è economicamente sostenibile? Vita dura per i piccoli. Nella distribuzione moderna italiana continua il processo di concentrazione, dopo la clamorosa operazione Conad - Auchan. In questo caso si tratta della giovane catena di negozi specializzati nel biologico a insegna Piacere Terra. Un’insegna che si è fatta conoscere in particolare in Lombardia, dove ha sede l’azienda e dove si trovano 15 dei 19 punti vendita esistenti, tutti di metrature contenute (non superiori a 500 metri quadrati). La missione di Piacere Terra era rendere il biologico democratico, come evidenziato dal pay off: “bio, piacere per tutti” (poi diventato “cibo per piacere”). Una sfida nata da solidissime origini, avendo tra i soci e nel management le nuove generazioni della famiglia Scotti, leader in Italia FRUITBOOKMAGAZINE
nella produzione e lavorazione del riso, e la famiglia Pozzi, che è tra i quattro soci storici di Eurospin, leader in Italia nel canale discount con oltre 1.100 punti vendita. Questo il messaggio che è stato pubblicato a inizio gennaio nel sito web e nella pagina Facebook di Piacere Terra: “A domani insieme a NaturaSì. Nei prossimi mesi i punti vendita Piacere Terra cambieranno d’abito adottando una nuova veste, quella di NaturaSì. Abbiamo trovato un alleato con cui rafforzeremo i nostri valori e siamo felici di coinvolgerti in questa realtà che renderà ancora più forte l’attenzione nei confronti dell’agricoltura sostenibile, nei confronti dell’ambiente ed il territorio. Ti aspettiamo in negozio per scoprire il vasto assortimento di prodotti provenienti dall’ecosistema NaturaSì”. Secondo gli ultimi dati presentati lo scorso settembre al Sana di Bologna da Nomisma, il biologico nel nostro Paese nel 2018 ha movimentato 4.089 milioni di euro, il 5,3% in più rispetto al 2017. Per quanto riguarda il retail, i negozi bio specializzati dal 2010 sono cresciuti del 16.5%. Di fronte a questi numeri positivi, come si può spiegare la scomparsa di Piacere Terra? Con il contesto competitivo degli ultimi anni: il biologico si trova ormai diffusamente anche nel retail tradizionale, i prezzi sono sempre più “democratici” e i margini sempre più risicati. Nel 2017 Piacere Terra ha registrato perdite per 2,13 milioni di euro su un fatturato di 10,77 milioni, nel 2018 perdite per 2,50 milioni di euro su un fatturato di 12,69 milioni. l N.30 l GENNAIO 2020
retail |
Giancarlo Sbressa
Metro Italia a 1,73 miliardi Alleanza con Gruppo VéGé 54
Sembrano ormai un lontano ricordo le proteste dei lavoratori fuori dai punti vendita Metro di alcuni anni fa. Oggi il colosso dei cash&carry vede crescere le vendite e solo in Italia nell’anno fiscale 2018/2019 ha raggiunto 1,73 miliardi di euro, grazie a una crescita costante dei consumi fuori casa. Dal primo gennaio 2020 è operativa anche l’alleanza con il Gruppo VéGé guidato da Giorgio Santambrogio che ora può vantare una presenza in tutti i formati Con un fatturato di 1,73 miliardi di euro nell’anno fiscale 2018/2019, Metro Italia conferma la solidità della propria strategia commerciale, sempre più focalizzata sul settore Horeca (hotel, ristoranti, catering), dove registra un incremento complessivo delle vendite dell’1,4%. Metro Italia cavalca il trend positivo del mercato dei consumi fuori casa, che risulta essere tra i più promettenti e rilevanti del Paese e che, da dati TradeLab, rappresenta il quinto in Europa, per un totale di oltre 80 miliardi di euro all’anno. Dal punto di vista dei canali di vendita, Metro Italia è in grado di offrire ai professionisti della ristorazione e dell’ospitalità la possibilità di scegliere, in modo integrato, tra diverse modalità di acquisto in funzione delle specifiche esigenze: dal Food Service Distribution (FSD) al Cash & Carry. La continua crescita e i risultati del canale FSD, con un fatturato di 276 milioni di euro, rafforzano la scelta strategica dell’azienda. “Nell’anno fiscale appena terminato abbiamo registrato risultati positivi, seppur in un mercato in continua trasformazione - commenta Tanya Kopps, amministratore delegato di Metro Italia -. Questo conferma che la strada intrapresa per diventare il partner d’elezione dei professionisti Horeca è quella vincente”. “Attraverso una politica commerciale integrata a 360 gradi, che parte dai bisogni dei FRUITBOOKMAGAZINE
clienti professionali, siamo in grado di realizzare soluzioni uniche e distintive, da quelle più tradizionali alle più innovative - continua Tanya Kopps -. Per il 2020 continueremo a guidare i professionisti della ristorazione e dell’ospitalità nella trasformazione digitale della loro attività, anche attraverso un team di esperti a disposizione dei clienti per selezionare le migliori soluzioni. Inoltre, ci focalizzeremo sullo sviluppo di un approccio omnicanale che consenta ai clienti la massima agilità nei propri acquisti, in base alle diverse necessità”. I solidi risultati raggiunti da Metro Italia sono in linea con l’andamento positivo delle vendite di Metro Wholesale e della holding Metro Ag. Secondo i risultati finanziari annuali 2018/19 di Metro Ag pubblicati l’11 dicembre 2019, il segmento di attività all’ingrosso (Metro Wholesale) costituito dai canali Cash & Carry e Food Service Distribution (FSD), ha registrato una crescita delle vendite omogenee del 2,4%, per un totale di 29,9 miliardi di euro. Il 2020, infine, si è aperto con un’importante novità: Gruppo VéGé e Metro Italia hanno annunciato di aver stretto un’alleanza focalizzata sul mercato dei consumi fuori casa, che nel 2018 hanno rappresentato il 34,3% dei consumi alimentari complessivi. l N.30 l GENNAIO 2020
territori |
Carlotta Benini
L’Orto di Eleonora, attesa per la campagna di angurie e meloni 56
Alte le aspettative per la nuova stagione di angurie e meloni di Sardegna, un’isola nota ai vacanzieri ma anche una terra dove il clima, la composizione peculiare del terreno, ricco di potassio, e le acque cristalline restituiscono a questi prodotti caratteristiche organolettiche uniche. Per Agricola Campidanese, prima realtà ortofrutticola sarda, il 2020 si prospetta come l’anno delle conferme e degli sviluppi per i prodotti estivi a marchio L’Orto di Eleonora “Abbiamo già effettuato gli impianti, se non ci saranno imprevisti climatici, contiamo di iniziare la raccolta delle prime varietà intorno al 15 di maggio”: è ottimista per la nuova stagione di meloni e angurie Salvatore Lotta, responsabile commerciale di Agricola Campidanese, OP con sede a Terralba (Or) e soci nelle zone più vocate della Sardegna. L’azienda punta molto sulla campagna delle produzioni estive, tanto da avere investito su un ulteriore ampliamento delle superfici. Eleonora, l’anguria Sugar Baby di formato midi e senza semi, elegante e dalla buccia scura, ha una produzione che quest’anno sarà intorno ai 150 ettari. “Stiamo lavorando su nuove tipologie di seme, in collaborazione con due case sementiere, per ottenere un prodotto sempre più performanFRUITBOOKMAGAZINE
te in termini di qualità e di shelf life”, sottolinea Lotta. Eleonora si troverà sui banchi della Gdo locale e nazionale sia con il brand L’Orto di Eleonora che con la marca privata delle diverse insegne partner della OP sarda. Per Gavina, l’anguria piccola e dolcissima, senza semi, si confermano gli ettari dello scorso anno, circa 80-90 saranno quelli in produzione. “Anche in questo caso stiamo investendo in innovazione varietale - prosegue -, ma la qualità di Gavina, con il suo grado brix e la sua croccantezza unica, è già una certezza”. In crescita anche le superfici destinate a Majores, il melone “piccolo nelle dimensioni e gigante nel gusto”, a polpa bianca, croccante e dolcissima. Data la richiesta, specie dal Nord Italia, sono stati triplicati i volumi: quest’anno si arriverà a 70 ettari. Infine c’è Corallo (nella foto, sulla splendida sabbia di Is Arutas), il melone tipo Piel de Sapo ma con la polpa arancione, premiato con una medaglia d’oro al Macfrut Innovation Award 2019. “La strategia promozionale che abbiamo portato avanti nella scorsa stagione si è rivelata vincente - rivela Lotta - Nel 2020 cercheremo di consolidare questo successo mirando a conquistare una fetta sempre più ampia di consumatori”. Gli ettari destinati a questo prodotto sono circa 30, in linea con la campagna 2019. Il mercato di riferimento per i prodotti estivi de L’Orto di Eleonora è la grande distribuzione, quella sarda, quella nazionale e anche quella europea. “Da quest’anno abbiamo intenzione di stringere rapporti anche con alcuni partner dei mercati all’ingrosso - conclude -. E poi c’è il mercato estero, in continuo fermento: con Gavina siamo presenti da tempo in Albert Heijn, ora anche per Eleonora e Corallo si prospetta un’apertura verso l’Europa”. l N.30 l GENNAIO 2020
percorsi |
Carlotta Benini
Finocchio Paolillo, un viaggio sensoriale. Nuove proposte 58
Un percorso emozionale attraverso i cinque sensi partendo dal gusto, con le dolci proposte del pastry chef Antonino Maresca, dall’olfatto con le essenze al finocchio, anche edibili, per arrivare al tatto con la linea cosmetica Foen. È l’innovazione il motore della Paolillo Srl, azienda salernitana che ha saputo fare di questo bianco ortaggio un prodotto di charme. L’ultima novità svelata alla fiera berlinese Fruit Logistica è il finocchio in versione disidratata Un viaggio alla scoperta del finocchio, un ortaggio dalle “umili origini” che oggi, grazie anche al lavoro di alcune grandi aziende del settore, è diventato un prodotto tanto versatile quanto innovativo. Protagonista in cucina, sia crudo che cotto, speciale come ingrediente nella pasticceria, rivoluzionario se applicato alla cosmetica: è così che Paolillo Srl ne ha saputo fare un prodotto di tendenza. L’azienda di Eboli (Salerno) specializzata in finocchio fresco tutto l’anno ha proposto a Fruit Logistica 2020 un percorso emozionale attraverso i cinque sensi. Durante la tre giorni berlinese, nello spazio espositivo della OP Apoc (Padiglione 4.2 - stand B12), le preparazioni curate dal pastry chef Antonino Maresca hanno conquistato i palati dei visitatori e degli operatori del settore. “Abbiamo messo a punto alcune novità gourmet come il Panettone FRUITBOOKMAGAZINE
con finocchio Paolillo candito, limone, gianduia e crema spalmabile al finocchio e cioccolato fondente al 70%. O come il Cioccolatino con cremino alla nocciola, finocchio liofilizzato e finocchio croccante”, ci spiega Mariapia Paolillo, responsabile amministrativa della Paolillo Srl e titolare dell’azienda campana insieme ai fratelli Ciro e Sabato. Novità assoluta anche per il finocchio disidratato, uno snack gustoso e salutare ideale anche per decorare varie preparazioni, messo a punto dall’azienda di Eboli sempre in collaborazione con lo chef Maresca. Si tratta di chips croccanti 100% al naturale, ideali da accompagnare con la confettura extra di finocchio e mela biologica del Trentino proposta da Paolillo. Uno snack spezza-fame per regalarsi un momento di benessere dal dolce profumo di anetolo, disponibile in pack dimostrativi da 50 e 100 grammi. Le chips di finocchio disidratato Paolillo sono arrivate in finale al Premio Danila Bragantini 2020, il riconoscimento istituito dall’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta dedicato ai prodotti e alle soluzioni più innovative in ambito ortofrutticolo. A Fruit Logistica 2020 l’atmosfera nello stand della Paolillo era fragrante grazie alle essenze al finocchio diffuse nell’aria, comprese quelle edibili: gli assaggi di pasticceria infatti erano impreziositi dal profumo alimentare al finocchio dolce di Antonella Bondi, nota per le sue fragranze alimentari e commestibili. Nello stand non è mancato inoltre uno spazio dedicato alla linea cosmetica Foen a base di finocchio, preziosa per la pelle e per il corpo, vincitrice peraltro del Premio Danila Bragantini 2019. l N.30 l GENNAIO 2020
il libro |
Giancarlo Sbressa
L’incredibile potere del digiuno intermittente per vivere in salute 60
Nel 2013 con “La Dieta Fast” il dottor Michael Mosley ha fatto conoscere al mondo l’incredibile potere del digiuno intermittente, avviando una vera e propria rivoluzione nel campo dell’alimentazione e della salute. In questo ultimo libro, combinando le più recenti scoperte scientifiche in ambito nutrizionistico, inclusa la Time Restricted Eating, è riuscito a creare un programma dietetico, facile da seguire e adattabile ai diversi obiettivi, bisogni e motivazioni La sua dieta si fonda su un numero magico: 800 calorie al giorno, una quantità sufficientemente alta per essere gestibile e sostenibile, e al contempo abbastanza bassa per innescare una serie di cambiamenti metabolici fondamentali. Un metodo per perdere peso, migliorare l’umore e ridurre la pressione sanguigna, l’infiammazione e gli zuccheri nel sangue. Con sfiziose ricette studiate per il pubblico italiano, a basso contenuto di carboidrati, in stile mediterraneo e con menu specifici e ben equilibrati. Il volume pubblicato in Italia nel mese di gennaio 2020 è definito il libro di salute più atteso dell’anno. Ma chi è il dottor Michael Mosley? Prima di lavorare alla BBC come produttore e presentatore di documentari scientifici, ha esercitato presso il Royal Free Hospital di Londra. Una volta scoperto di essere affetto da diabete di tipo 2 (la forma di diabete più diffusa), ha dedicato la vita a trovare una cura alternativa rispetto a quella convenzionale costituita da farmaci, trovandola proprio nella dieta. Oggi è una delle voci più autorevoli nel campo della nutrizione. Ha avuto numerosi riconoscimenti fra cui la nomination a “Medical Journalist of the Year” da parte della British Medical Association. Dalle ricerche più avanzate nel campo della nutrizione e della biologia, Mosley ci svela con un linguaggio diretto ed accessibile un metodo all’avanFRUITBOOKMAGAZINE
guardia che unisce i benefici della restrizione calorica, il digiuno intermittente, la dieta mediterranea, la chetosi alimentare. Il risultato? Una dieta flessibile che consente di dimagrire velocemente, in salute, senza il periocolo di recuperare i chili persi. La dieta prevede: fase 1, 800 rapida (800 calorie al giorno per 12 settimane al massimo); fase 2, “800 calorie”, Michael Mosley, 224 pagine, Vallardi Editore, nuova 5:2 (800 ca- 16,90€, pubblicato il 16-01-20 lorie 2 giorni alla settimana, negli altri 5 giorni si può mangiare normalmente); fase 3, mantenimento 6:1 (800 calorie 1 giorno alla settimana, alimentazione libera gli altri 6 giorni). La chiave di volta insomma non sarebbe solo il mangiar sano - nella dieta frutta e soprattutto verdura hanno un ruolo fondamentale - ma la restrizione calorica alcuni giorni la settimana e in particolare il digiuno che avrebbe un formidabile effetto terapeutico, da praticare giornalmente: dovremmo infatti far passare almeno 12 ore tra la cena e la colazione. Si tratta di un metodo efficace non solo per perdere peso, ma anche per depurare l’organismo e ridurre le infiammazioni che sono alla base di numerose malattie. Questo regime dimagrante è una variazione della dieta “Fast” - molto popolare nel Regno Unito - che ha avuto il potere di scalzare e superare la dieta “Dukan”, resa celebre da Kate Middleton che decise di seguirla poco prima delle nozze con il principe William. Parliamo di 6-8 chili solo nelle prime due settimane. Una dieta che promette di mantenervi in forma (e in salute) per sempre. l N.30 l GENNAIO 2020
eccellenze |
Giovanni Turrino
Rosaria ci racconta le origini dell’arancia con l’elefante Lio 62
La nuova campagna di Arancia Rosaria, iniziata a dicembre sulle reti Mediaset, sulle emittenti radio Mediamond, RTL e sui circuiti cinema delle catene UCI, Moviemedia, e The Space, ha raggiunto da gennaio anche la RAI, sia tv che radio, e Sky, terrestre e satellitare. Un investimento importante da parte della OP catanese, per un marchio sempre più popolare tra i consumatori, con uno spot che scava nel significato della parola arancia con l’elefante di nome Lio La campagna continuerà con la pianificazione nelle sale cinematografiche fino alla fine di aprile. “La nuova campagna, affidata a una agenzia importante come il Gruppo Roncaglia di Roma, vuole segnare un deciso cambiamento rispetto al passato della nostra strategia di comunicazione, emancipandosi da una visione troppo tradizionale della Sicilia pur facendo un chiaro riferimento al territorio di origine”, afferma Aurelio Pannitteri, presidente di OP Rosaria. Infatti, lo spot scava nel significato della parola arancia recuperando il simbolo di una città che dà il nome alla Piana che rappresenta il cuore della produzione agrumicola siciliana e italiana. Per la campagna di Rosaria è stato ideato un personaggio, un elefante di nome Lio, vero protagonista dello spot, che prende spunto dal complesso monumentale che si trova in piazza Duomo a Catania, la Fontana dell’Elefante, costituita da un FRUITBOOKMAGAZINE
elefante in basalto nero con in groppa una colonna in stile egizio. L’elefante, retaggio forse dei tempi di Annibale, diventato poi il simbolo della città, è chiamato dai catanesi confidenzialmente u Liotru, da cui il nomignolo Lio del personaggio. Ma c’è di più: l’origine della parola arancia è arabo-persiana e a sua volta deriva dal sanscrito il cui significato è “frutto preferito dagli elefanti”. Pochi in Italia lo sanno ma gli elefanti vanno davvero pazzi per le arance, portate in Sicilia dagli arabi. Ecco i presupposti del personaggio animato dello spot, simpatico ma dispettoso, goloso di arance, che mangia a profusione seduto comodamente davanti alla televisione di un salotto in cui inaspettatamente si trova sorprendendo i padroni di casa che si chiedono, di ritorno dalla spesa, dove siano finite le
arance: “Tesoro, ma non le abbiamo prese le arance?” chiede lui, “Guarda in salotto” risponde lei. E in salotto c’è Lio che se ne mangia una dietro l’altra. Sulla base di questa nuova impostazione sono in via di adeguamento anche il sito internet e i social media. “Oltre a questo - sottolinea il presidente Pannitteri - Fruit Logistica sarà per noi la ribalta per presentare le novità anche a livello produttivo”. l N.30 l GENNAIO 2020
mens sana |
Alice Gelmetti (dietista)
Avocado, pro e contro del frutto più “in” del momento 64
L’avocado, originario dell’America Centrale, negli ultimi anni ha incontrato un successo straordinario. Pochi sanno che è il frutto che contiene più proteine, oltre ad avere pochissimi zuccheri: ne contiene 2 grammi su 100 mentre la banana arriva a 14-15 grammi. Ricco di grassi buoni, i famosi Omega 3, l’avocado ha anche un grande apporto calorico: uno solo di questi frutti ci dà l’energia di un abbondante piatto di pasta, quindi occhio a non esagerare! L’avocado, frutto dell’omonima pianta esotica originaria dell’America centrale, gode oggi di una popolarità altissima e sempre più entra nei carrelli degli italiani e nei piatti delle cucine più raffinate. Il merito del suo successo è sicuramente la versatilità della sua pasta “burrosa” che permette a chef più e meno esperti di utilizzarlo per ripieni, salse o come coloratissimo accompagnamento di piatti elaborati. Ma che proprietà ha questo frutto? In primis va detto che purtroppo l’avocado è un frutto molto calorico, quindi attenzione ad utilizzarlo in quantità industriali! Le calorie derivano dal suo alto contenuto di grassi, principalmente Omega 3, quelli presenti anche nel pesce. Questi lipidi vengono utilizzati ogni giorno da chi ha problemi cardiovascolari per i loro poFRUITBOOKMAGAZINE
tenti effetti preventivi e curativi nei confronti di queste fastidiose malattie. Essi infatti abbassano il colesterolo cattivo (LDL), a favore del colesterolo buono (HDL). Una dose di avocado giornaliera (circa 60 grammi) come l’olio d’oliva, il pesce, la frutta secca e gli altri grassi buoni, favorisce quindi l’abbassamento della pressione arteriosa, il rischio di infarti, ictus, trombi ed emboli. Tre le altre cose, nella composizione dell’avocado troviamo inoltre un’ottima fonte di proteine - è il frutto che ne contiene di più -, vitamine (A, B1-B2 e B6, D, E e K), con importanti funzioni antiossidanti, emollienti e preventive nei confronti di importanti malattie come l’Alzheimer e sali minerali come il potassio, utile per gli sportivi ma anche efficace nella prevenzione di artrite reumatoide, diabete, infiammazioni e insonnia. Da sottolineare poi il fatto che a differenza di altri frutti l’avocado contiene pochi zuccheri (meno di 2 grammi per 100 grammi a differenza della banana ad esempio che ne ha almeno 14-15 grammi), rientrando a pieno titolo ammissibile in una dieta per diabetici o per chi soffre di glicemia alta. Insomma l’avocado gode di innumerevoli proprietà nutrizionali che lo rendono un alimento inseribile in qualsiasi dieta. Ha però degli effetti collaterali da non sottovalutare! Il primo sicuramente è il già citato apporto calorico alto: contiene infatti circa 270 kcal ogni 100 grammi di prodotto. Considerando che in media un avocado intero pesa circa 300 grammi, uno di questi frutti ci dà l’energia di un abbondante piatto di pasta: sono i grassi contenuti ad aumentare le sue calorie, rendendole doppie o triple rispetto ad altri frutti (ad esempio la banana ne ha 89 per 100 grammi, la mela 56). l N.30 l GENNAIO 2020
Una nuova era per le mele bio in Val Venosta Il nuovo stabilimento dedicato della Cooperativa Juval Eugenio Felice
Foto: NextVideoProduction.com
La campagna 2019-2020 segna un cambiamento logistico strategico fondamentale per le mele biologiche della Val Venosta: si tratta della nuova struttura di lavorazione presso la Cooperativa Juval di Castelbello, in cui si va ora a concentrare l’intera produzione bio di VIP, di cui finora si era occupato lo stabilimento di Laces. Il bio è in forte espansione, con una prospettiva di crescita in Val Venosta che nel 2021 porterà a 1.000 ettari coltivati e 50 mila tonnellate di prodotto
Dal 1° settembre scorso si è aperta una nuova era per la lavorazione delle mele biologiche in Val Venosta. “Un cambiamento logistico strategico fondamentale - ci spiega Eberhöfer, direttore vendite Bio Val Venosta -: nella nuova struttura di lavorazione della Cooperativa Juval di Castelbello si concentra da questa campagna l’intera produzione biologica di VIP di cui fino alla scorsa estate si era occupato lo stabilimento di Laces”. Una produzione bio che vede un +20% rispetto al raccolto 2018 grazie all’aumento degli areali coltivati a biologico. La resa per ettaro rimane pressoché la medesima della precedente raccolta e la pezzatura è medio piccola. Qualità e colore sono ottimi. Il biologico è in
forte espansione, con una prospettiva di crescita in Val Venosta che nel 2021 porterà a circa 1.000 ettari coltivati e 50 mila tonnellate di prodotto. “Numeri importanti, prosegue Eberhöfer, che hanno reso necessario il passaggio ad una Cooperativa dedicata che va nella direzione della massima professionalizzazione della nostra organizzazione nella pianificazione e lavorazione del prodotto biologico con le ultime tecnologie disponibili: il nuovo magazzino automatico bio di Juval ci fornirà ingenti vantaggi in termini di velocità di risposta alle richieste del mercato e di qualità del servizio per il cliente”. Di seguito alcuni importanti dati tecnici da evidenziare: capacità di cernita di 18 tonnellate/ora; capacità di confezionamento di 28 tonnellate/ora; magazzino automatico refrigerato a scaffalatura verticale con capacità di stoccaggio di 18
Nella foto il cestino 100% cartone “assemblato” meccanicamente all’interno della Cooperativa Juval in Val Venosta. Lo stabilimento si trova a Castelbello (Bolzano) e dalla campagna 20192020 è l’unico dedicato alle mele biologiche prodotte in Val Venosta. Rappresenta oggi la più grande e avanzata centrale ortofrutticola in Europa per le mele biologiche.
FRUITBOOKMAGAZINE
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VIP - Il nuovo stabilimento Bio alla Juval di Castelbello (BZ)
18 30
tons / ora capacità di cernita
anni di esperienza
28 40
18 % 100
tons / ora capacità di confezionamento
mila tons raccolto 2019
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mila bins. “L’insieme di questi nuovi investimenti e della conseguente riorganizzazione dei processi ci permetterà di raggiungere già da questa stagione una serie di obiettivi strategici per VIP, tra i quali: miglioramento qualitativo nella geFRUITBOOKMAGAZINE
stione delle mele grazie al magazzino automatico (FIFO, “First In, First Out”) mantenuto a temperatura costante, che garantisce tra l’altro la visione complessiva delle certificazioni disponibili tra cui Bioland o Demeter; sicurezza del
mila bins magazzino automatico
produzione bio lavorata alla Juval
prodotto e disponibilità per 12 mesi con continuità garantita; migliore lavorazione/impacco delle mele, attraverso 12 linee all’avanguardia; aumento della capacità di lavorazione e della flessibilità; possibilità di utilizzare imballi innovativi, tra cui i vassoi monomateriale; miglior servizio e rapidità di reazione agli andamenti di mercato. Queste scelte nascono dalla volontà di garantire il miglior prodotto possibile a clienti e consumatori - sottolinea Eberhöfer - e vanno di pari passo con la nostra responsabilità sociale nei confronti dei produttori della nostra valle ai quali vogliamo dare un futuro sostenibile, per loro stessi e per i loro figli”. “Per quanto riguarda i volumi produttivi in Val Venosta - spiega Fabio Zanesco, direttore commerciale di VIP - a fronte di una previsione iniziale in linea con il 2018, la raccolta finale complessiva si è assestata su 350 mila tonnellate lorde, con una crescita di circa il 5% per le mele da tavola rispetto alla stagione precedente. Un leggero aumento dovuto all’ottimo accrescimento delle varietà Golden e Pinova nelle ultime settimane pre-raccolta, che si è registrato in particolare nella parte più alta della Val Venosta dove si segnalano ottime pezzature che ci consentiranno una gestione regolare del decumulo. Per quanto riguarda le rosse/bicolori, come Gala, Red Delicious e Kanzi, si segnala una produzione minore del potenziale a causa dei calibri più piccoli dovuti l N.30 l GENNAIO 2020
L’insieme di questi investimenti e la conseguente “riorganizzazione dei processi ci consentono di of-
frire il miglior prodotto possibile a clienti e consumatori e vanno di pari passo con la nostra responsabilità sociale verso i produttori della Valle ”, Gerhard Eberhöfer (dir. vendite Bio Val Venosta)
Foto: NextVideoProduction.com
Nell’immagine a fianco, a sinistra, il direttore vendite Bio Val Venosta Gerhard Eberhofer. A destra il direttore commerciale VIP Fabio Zanesco. La foto è stata scattata lo scorso dicembre nel rinnovato stabilimento della cooperativa Juval di Castelbello. Nella pagina a fianco la sala per la cernita delle mele e il magazzino automatico da 18 mila bins. Lo stabilimento si trova a un’altitudine di 600 metri sul livello del mare. Leggendo con il vostro smartphone il QR code qui sotto potete vedere il nostro video con le interviste ai due dirigenti VIP.
VIP BIO / JUVAL
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l N.30 l GENNAIO 2020
all’andamento climatico della primavera 2019. Ambrosia presenta invece una pezzatura ottimale che ci permette di mantenere le giacenze in equilibrio e servire tutti i mercati con molta soddisfazione. Qualità e colore sono molto buoni e questo ci rende ottimisti per la campagna in corso. Ricordo che quella del 2018 è stata la peggiore campagna del decennio per i produttori. La produzione biologica registra volumi in aumento del
20% grazie ai nuovi impianti che hanno terminato la conversione. La disponibilità per 12 mesi, che è parte fondante del nostro piano strategico, sarà quindi garantita a livello di servizio per i nostri clienti”. Sostenibilità rimane una parola chiave per le cooperative melicole della Val Venosta. “Quando si parla di soddisfare al meglio le esigenze della distribuzione - afferma Martin Pinzger, direttore generale VIP - elevando la qualità del servizio e fornendo allo stesso tempo al consumatore risposte sicure, sane e genuine, Mela Val Venosta è FRUITBOOKMAGAZINE
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Nella foto a lato il nuovo magazzino automatico da 18 mila bins della Cooperativa Juval a Castelbello (BZ), in Val Venosta. Dallo scorso settembre lo stabilimento è interamente dedicato alle mele biologiche, che finora erano state lavorate a Laces. Il 10% della produzione venostana è oggi biologica: le superfici coltivate raggiungeranno i 1.000 ettari nel 2021. Il nuovo stabilimento è all’avanguardia in Europa per tecnologia e flessibilità di lavorazione. Nella foto sotto, che abbiamo scattato lo scorso dicembre, la sala confezionamento da 12 linee.
Foto: NextVideoProduction.com
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presente. A noi piace definirla il “Paradiso delle Mele”, dove produzione integrata e produzione biologica hanno in comune i valori e i saperi di un territorio che si conferma vocato ad una coltivazione sempre più sostenibile. è dal 2017 - sottolinea Pinzger - che in Val Venosta è iniziata un’adesione volontaria da parte dei contadini ad abbandonare l’utilizzo dei diserbanti nella produzione delle nostre mele: nel 2018 il 26,5% del raccolto era ottenuto senza erbicidi, nel 2019 le superfici “senza utilizzo di diserbanti” sono aumentate, con una previsione di crescita costante FRUITBOOKMAGAZINE
nei prossimi 5 anni. Salvaguardia dell’ambiente - conclude Pinzger -, delle persone e rispetto per le generazioni future, sono i valori fondanti di Mela Val Venosta”. Mela Val Venosta si conferma partner affidabile, in grado di offrire una produzione di altissima qualità ottenuta nel rispetto della natura e con l’impegno di continuare a ridurre l’impatto sull’ambiente in ogni fase o processo della filiera. Una scelta etica, un impe-
gno sociale a lungo termine. All’interno dello stabilimento della cooperativa Juval, ad esempio, è stata installata una linea Frutmac (foto di apertura dell’articolo) per offrire un vassoio di cartone monomateriale da 4 e 6 frutti, una confezione al 100% senza plastica, già in commercio su alcune linee di prodotto. Nel caso delle confezioni bio, si dà risalto al progetto BioGraphy, con cui il consumatore può risalire alla zona di provenienza delle mele e “vedere” dove e da chi il frutto è stato coltivato.
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Mele, l’annata è scarica ma i prezzi sono solo mediocri. Il settore adesso si interroga Irene Forte
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Il 14 gennaio scorso il Comitato Marketing di Assomela ha esaminato le giacenze e l’evoluzione delle vendite dall’inizio della stagione e nel mese di dicembre. La produzione italiana totale nel 2019 è stata di 2.095.586 tonnellate, del 7% inferiore a quella dello scorso anno, mentre la produzione di mele destinate al mercato fresco è tra le più basse di sempre con 1.726.512 tonnellate, inferiore di ben il 13% rispetto alla media dei tre anni precedenti (escludendo la produzione “anomala” del 2017). Il mese di dicembre ha fatto registrare vendite certamente vivaci, con un venduto superiore alle 165.000 tonnellate e un’evoluzione positiva in tutte le regioni di produzione. Per tutte le varietà principali si registrano trend di vendita soddisfacenti: per la Golden la giacenza è la più bassa dell’ultimo decennio (escludendo ovviamente il gennaio 2018) e dell’8% inferiore a quella dello stesso periodo dello scorso anno, per la Red Delicious le giacenze non raggiungono le 125.000 tonnellate (quasi il 25% inferiori a quelle dello scorso anno) e le vendite, molto spedite in dicembre, sono state superiori alle 26.000 tonnellate. Per la Gala, la cui produzione nel 2019 è paragonabile a quella del 2018, la giacenza è in linea con la media degli anni precedenti. Per la Granny Smith si registrano al 1° gennaio giacenze a 65.000 tonnellate, tra le più basse registrate negli ultimi anni. Buona FRUITBOOKMAGAZINE
La campagna melicola 2018-2019 è stata una delle peggiori di sempre in termini di remunerazione per i frutticoltori. I grandi volumi in produzione in tutta Europa hanno penalizzato i prezzi. La musica è cambiata in questa campagna, con un raccolto più contenuto in tutta Europa: in Italia il volume di mele destinato al mercato fresco è di 1,72 milioni di tonnellate, tra i più bassi di sempre. I prezzi? Nonostante ciò, sono stati solo mediocri nella prima parte della campagna ASSOMELA - raccolto e giacenze - mele destinate al mercato FRESCO Totale prod. immagazzinata
GIACENZE AL
RACCOLTO 2019
01/01/2020
(tonnellate)
(tonnellate)
1.258.289
922.601
Veneto
75.585
39.403
Lombardia
19.576
8.907
Emilia Romagna
124.848
82.192
Piemonte
171.383
99.937
Campania
40.000
10.000
Friuli
36.831
19.520
1.726.512
1.182.560
Trentino-Alto Adige
TOTALE ITALIA
performance anche per la varietà Fuji, con vendite superiori alle 12.000 tonnellate nel mese di dicembre e stock decisamente al di sotto della media delle ultime stagioni. Per tutte le altre varietà, tra cui in modo particolare le varietà club, i piani di decumulo procedono fluidi così come inizialmente previsto. Valutando dunque le condizioni di gennaio del mercato italiano ed europeo, sia negli altri
Paesi produttori che nei Paesi tradizionalmente importatori di mele italiane, si confermano buone prospettive per uno sviluppo positivo delle dinamiche di mercato e delle quotazioni. Sul fronte dei prezzi, gli operatori lamentano valori mediocri e poca vivacità, nonostante questa sia una annata di “scarica”, a causa di un mercato globale in cui è ormai la domanda a determinare il prezzo. l N.30 l GENNAIO 2020
A Milano arriva Foody. Il progetto è anacronistico? Oltre 100 milioni di investimento per il centro agroalimentare Eugenio Felice e Carlotta Benini
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Dopo 20 anni di progetti presentati e lasciati sulla carta, il nuovo Ortomercato di Milano è realtà. La struttura di via Lombroso gestita da Sogemi si chiamerà “Foody”, un nuovo polo agroalimentare che guarda al futuro e ai modelli più efficienti del settore. Il piano di riqualificazione, che sarà completato entro il 2022 con un investimento di 100 milioni, partirà dalla costruzione del nuovo padiglione Ortofrutta comprensivo di mercato ortofrutticolo e di piattaforma logistica Chi ci è stato, chi lo ha frequentato, sa di cosa stiamo parlando. L’Ortomercato di via Cesare Lombroso a Milano è stato per decenni l’emblema della pubblica amministrazione che in Italia non funziona. Un Ortomercato fatiscente, nella città più importante del nord Italia. Servizi sanitari da terzo mondo, muletti con motore a scoppio (inquinante) che si muovono veloci tra cataste di frutta e verdura, piccioni che trovano riparo (e defecano) sulle volte di cemento. Per non parlare di tutte le questioni aperte legate alla criminalità organizzata e del suo ultimo direttore generale, Stefano Zani, arrestato per corruzione (mentre scriviamo ai domiciliari). Otto piani di sviluppo presentati negli ultimi due decenni e mai approvati, progetti di restyling dei più ambiziosi rimasti alla fine solo sulla carta: che il 2020 sia l’anno della svolta per l’Ortomercato di Milano? Sogemi, la società che gestisce il centro agroalimentare di via Lombroso, ha infatti presentato prima delle festività natalizie “Foody - Mercato agroalimentare FRUITBOOKMAGAZINE
di Milano”, un progetto che darà un nuovo volto al mercato ortofrutticolo milanese, tra demolizioni e riqualificazioni. Un progetto che si preannuncia tanto innovativo, quanto indispensabile: oggi la struttura dell’Ortomercato, infatti, dimostra tutti i suoi anni (54): in alcuni padiglioni piove dentro, nonostante i lavori di messa in sicurezza realizzati nell’ultimo periodo. Foody - il nome è un omaggio alla mascotte di Expo 2015 - verrà realizzato entro il 2022 con un investimento di oltre 100 milioni di euro. Il progetto, già annunciato nel 2018, e quindi approvato alla fine dello stesso anno, ora passa alla fase attuativa grazie all’aumento di capitale di 273 milioni di euro formalizzato a novembre scorso. “Un evento eccezionale e decisivo per le sorti di Sogemi - si legge in una nota veicolata dalla società - che per conto del Comune di Milano gestisce i mercati all’in-
Il rendering del nuovo Foody è stato presentato poco prima dello scorso Natale alla presenza del sindaco di Milano Giuseppe Sala. Tra le prime opere ci sarà il Nuovo Padiglione Ortofrutta comprensivo di una piattaforma logistica.
l N.30 l GENNAIO 2020
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grosso della città: 49 milioni di euro per cassa e 224 milioni di euro in natura attraverso il conferimento da parte dell’azionista Comune di Milano della proprietà fondiaria e immobiliare del comprensorio agroalimentare”. Il piano di riqualificazione partirà dalla costruzione del Nuovo Padiglione Ortofrutta (NPO) comprensivo del mercato ortofrutticolo e di una piattaforma logistica dedicata, area che sarà completamente rinnovata secondo logiche di efficienza e sostenibilità con 114 grossisti e 97 produttori locali. Il progetto prevede anche un rinnol N.30 l GENNAIO 2020
vato Palazzo Affari, che seguirà una progressiva riqualificazione per divenire un polo per aziende e professionisti italiani e internazionali che operano nella filiera agroalimentare, offrendo spazi lavorativi di smartworking e co-working. “Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a una progressiva perdita di competitività a causa di piani di sviluppo mai approvati (8 in 20 anni) e dell’assenza di adeguati investimenti per una struttura
costruita nel 1965 e ormai inefficiente - afferma nella nota Cesare Ferrero, presidente di Sogemi -. I mercati di Madrid, Parigi, Barcellona, con volumi di transazioni superiori a 2 miliardi di euro, ci dimostrano il potenziale di queste strutture strategiche per il commercio, l’approvvigionamento e la distribuzione alimentare delle grandi città. Abbiamo perso molto tempo, ma il nostro potenziale di crescita può ancora esprimersi appieno”. La struttura di via Lombroso, già oggi tra i più grandi e importanti mercati all’ingrosso di tutta EuFRUITBOOKMAGAZINE
Lo scorso autunno Sogemi si è presentata con un “progetto mai condiviso con gli operatori e con in
mano le carte da firmare. La nuova piattaforma logistica si presenta come una struttura anacronistica e poco funzionale. Non è stata nemmeno prevista la catena del freddo ”, Alberto Albuzza (Al.Ma.) 76
Da destra, Alberto Albuzza, titolare di Al.Ma. assieme a Gianna Mezzetti (al centro). A sinistra il sales manager Claudio Gorini. La società è specializzata in frutta d’importazione e frutti di bosco.
ropa, attualmente è composta da quattro mercati: Ortofrutta, Ittico, Fiori e Carni. Con oltre 1 miliardo di euro all’anno di merci scambiate, 10 milioni di consumatori serviti e un fatturato di 14 milioni di euro, ora “cambia marcia guardando proprio ai modelli virtuosi”, si legge sempre nella nota di Sogemi. Non è propriamente d’accordo con quest’ultima affermazione Alberto Albuzza, direttore generale della società Al.Ma. (azienda presente da oltre 20 anni all’Ortomercato, leader nell’importazione e nella distribuzione di frutta esotica e piccoli frutti), ex presidente di Ago e oggi consigliere dell’Associazione commercianti del Mercato di Milano (Acmo). “Chi progetta un FRUITBOOKMAGAZINE
nuovo mercato dovrebbe guardare al futuro, non al passato: non mi pare invece che ci sia questa visione in Sogemi”, esordisce Albuzza, facendo riferimento al progetto della nuova piattaforma logistica presentato agli otto principali operatori dell’Ortomercato - quelli potenzialmente più interessati a investire e acquisire spazi nella nuova struttura - “solo a ottobre scorso”, a distanza di oltre un anno dal primo tavolo di discussione. “C’eravamo lasciati con Sogemi con la promessa di risentirci nei primi mesi del 2019, ma nessuno
si è fatto più vivo, fino a quando lo scorso autunno la società si è presentata con un progetto mai condiviso con nessuno di noi operatori e con in mano le carte da firmare”, prosegue Albuzza. La nuova piattaforma logistica si presenta come una struttura “anacronistica e poco funzionale”. La struttura, vista sulla carta, è rialzata da terra di 1,5 metri, con una pendenza difficile da gestire per le merci in uscita. “Non è stata nemmeno prevista la catena del freddo”, chiosa il consigliere di Acmo. Va da sé che, a ottobre scorso, nessuno degli otto big dell’Ortomercato convocati da Sogemi ha firmato il contratto. Si continuano a fare le cose senza interpellare i diretti interessati: questo è l’annoso problema che grava sulle sorti dell’Ortomercato, secondo Alberto Albuzza. “Il nuovo progetto di riqualificazione non tiene conto delle esigenze di noi operatori, non è efficiente e denota inoltre una scarsa conoscenza del settore ortofrutticolo - conclude -. Le nostre obiezioni non riguardano l’impegno economico chiesto da Sogemi, ma i contenuti. Per la prima volta in Acmo e Ago ci troviamo tutti d’accordo: se al progetto verranno apportate delle modifiche che tengano realmente conto delle nostre esigenze, allora continueremo a essere interessati. Diversamente guarderemo altrove, a progetti alternativi al di fuori dell’Ortomercato”.
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Sotto Natale l’ananas va in croce a 0,49 €/chilo: il sottocosto è efficace? Se non costa niente non c’è il rischio che non valga niente? Eugenio Felice
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Negli ultimi anni, tra operatori della filiera ortofrutticola, sempre più spesso ci si trova per capire come rilanciare un settore che, nonostante le raccomandazioni di medici, nutrizionisti e dietiste, fa fatica a mantenere le posizioni, dovendosi confrontare con un consumatore sempre più diffidente e desideroso di cibo comodo, buono e veloce. Lo chiamano “convenience” nel mondo anglosassone. Si parla di filiere etiche, di tornare al gusto, di progetti sostenibili... ... di prodotti sempre più privi di chimica (leggi “residuo zero”). Quando però arrivano le ricorrenze, come il Natale, molti gruppi distributivi sembrano riaprire i manuali del bravo venditore di vent’anni fa e tracciano la strategia commerciale puntando unicamente sul sottocosto e le super offerte. E in croce, in questo mite e grigio Natale 2019, ci è andato l’ananas importato via mare, con un prezzo che da Bennet ha raggiunto il (dis)valore record di 0,49 euro al chilo. And the winner is… Bennet! Durante le festività da poco trascorse, i più attenti si saranno accorti tra spot radio - quello di Eurospin ad esempio - e volantini vari che l’ananas è stato temporaneamente “immolato” tra i prodotti civetta. Quelli che dovrebbero accendere la lampadina nella tua testa e darti un motivo per andare in quel determinato supermercato a fare la spesa, perché venduto con un super sconto, praticamente sottocosto. Ma chi è Bennet? Il gruppo distributivo lombardo - dal 1 genFRUITBOOKMAGAZINE
naio parte del Gruppo VéGé - da 55 anni presidia il canale ipermercati (ne conta oltre 60) e centri commerciali nel Nord Italia (in particolare Nord Ovest), con un fatturato attorno agli 1,6 miliardi di euro. Come potete vedere dalla copertina del volantino della pagina a lato, l’ananas è stato venduto dal 19 al 31 dicembre nella sua rete al prezzo record (in negativo) di 0,49 euro al chilo. Prendiamo il caso di Bennet, perché eclatante, ma il sottocosto “estremo” sull’ananas ha riguardato durante le feste diversi gruppi distributivi. Anche da Esselunga si trovava con sconto del 50% a 0,65 euro al chilo (rilevazione fatta a Verona il 29 dicembre 2019). Partiamo da questa che potremmo definire a tutti gli effetti una notizia (il prezzo record da Bennet), per fare qualche breve riflessione. Innanzitutto il sottocosto è ad oggi una politica commerciale non vietata dalle normative comunitarie, anche se diversi politici, a partire dal vicepresidente della commissione agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro, hanno
Bennet da oltre 55 anni è leader nel settore degli ipermercati (oltre 60) e dei centri commerciali nel Nord Italia, in particolare Nord Ovest. Nasce nel 1964 a Como per iniziativa di Enzo Ratti. Impiega oggi oltre 7.000 dipendenti e fattura circa 1,6 miliardi di euro. Dal 1° gennaio 2020 è entrato a far parte del Gruppo VéGé. Il retailer lombardo conta anche più di 30 Bennet Drive a conferma di una forte attività in ambito e-commerce e, in particolare, click and collect. Altri punti di forza sono il fresco e il non food, sul quale la catena ha puntato, in controtendenza rispetto ai competitor. Il compratore di riferimento per l’ortofrutta è Stefano Broggi.
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Un frutto non è una commodity. Un ananas non è una confezione di Gocciole Pavesi. Nè un ammorbidente Vernel. Se trovo un frutto a un prezzo da fame, semplicemente penso che non sia buono o pieno di pesticidi o ancora il risultato di uno sfruttamento. Insomma non mi convince e non lo compro.
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più volte paventato la possibilità di farla rientrare tra le pratiche commerciali “sleali” e c’è una discussione in corso per limitarne l’uso. Nel marasma di una politica inconcludente, corrotta, incerta e ostacolante con cui da anni ogni azienda deve confrontarsi, il sottocosto rimane una pratica commerciale ampiamente diffusa nel mondo della grande e media distribuzione italiana. Una cosa comunque va chiarita: il sottocosto sempre più spesso viene “assorbito” dallo stesso distributore, come in questo caso specifico dell’ananas, che è stato pagato correttamente al fornitore. Quindi Bennet ci ha perso un tanto al chilo. Ma quanto? Diciamo che il prezzo di acquisto corretto di un gruppo distributivo del Nord Italia per un ananas che arriva dal Costa Rica via nave è di 80/85 centesimi al chilo (0,50/0,55 euro per il produttore + 0,25/0,30 euro per il trasporto). Parliamo di prezzo all’ingrosso, quindi di prezzo di cessione del fornitore / importatore al distributore in questo periodo dell’anno (ma mediamente per l’ananas è uguale nel corso di tutto l’anno). Che il distributore si chiami Bennet o Esselunga, il prezzo di cessione per remunerare correttamente la filiera più o meno è quello. Quindi Bennet in questo caso ci perde almeno 30 centesimi al chilo sul prezzo di acquisto dell’ananas, cui vanno aggiunti i suoi costi per vendere l’ananas al consumatore finale. A questo punto le domande sono: il sottocosto è in l N.30 l GENNAIO 2020
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una pratica che mortifica il lavoro e la dignità di “chiè produce. Non può esserci oggi nessun fine che
giustifica a tavolino una perdita economica in un’attività commerciale. Il cliente si fidelizza con la qualità e il gusto di un prodotto, non con il sottocosto ”, Domenico Oriolo (resp. commerciale Coop Agrusib)
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La foto a lato è stata scattata nell’Esselunga di Corso Milano a Verona lo scorso 29 dicembre 2019. Gli ananas erano messi subito dopo l’ingresso, a un prezzo di 0,65 euro al chilo, con uno sconto indicato dal cartellino del 50%. Il sovra cartellino indicava invece uno sconto del 30% mentre nel volantino distribuito nello stesso negozio lo sconto indicato per gli ananas era del 40%. Insomma una comunicazione poco chiara. Infine, non sappiamo se sia stata una coincidenza, ma dalle 4 cassette da 7 frutti (2 cassette sopra e 2 sotto) mancava solo un ananas.
ortofrutta una politica commerciale efficace? Il consumatore finale siamo veramente convinti che sceglierà di fare la spesa da Bennet perché potrà portarsi a casa un ananas quasi regalato? L’ananas è un prodotto che fa presa sul consumatore finale? Hard Times. Senza cadere in luoghi comuni o facili moralismi qualsiasi sottocosto non è rispettoso nei confronti della filiera che ha prodotto quel bene di consumo (…); la grande distribuzione ha uno strapotere / tiene per il collo i fornitori della filiera agricola (…); la società del consumismo in cui viviamo ci ha abituato a prezzi FRUITBOOKMAGAZINE
stracciati ma ciò nonostante siamo sempre insoddisfatti per ciò che ancora non abbiamo (…) - ci pare comunque che nel 2020 incentivare la vendita di un prodotto come l’ananas, che viene dall’altra parte del mondo e di cui spesso negli ultimi anni si è parlato in termini di sfruttamento del lavoro e degli ecosistemi, unicamente con la leva del prezzo, sia la scelta forse più facile e scontata ma certamente non la più efficace e razionale. A meno che lo scopo non sia semplicemente far vedere che nel punto
vendita ci sono articoli a prezzi stracciati, sapendo già che le perdite saranno limitate perché i volumi non particolarmente significativi. Un frutto non è una commodity. Un ananas non è una confezione di Gocciole Pavesi. Nè un ammorbidente Vernel. Se trovo un frutto a un prezzo da fame, semplicemente penso che non sia buono o pieno di pesticidi o ancora il risultato di uno sfruttamento. Qualcosa insomma non mi convince e non lo compro. Perché ricordiamoci che molti studi oggi ci insegnano che non è il prezzo il primo driver di acquisto in ortofrutta.
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La private label cresce e vuole essere sostenibile La MDD permette un risparmio di 2,8 miliardi di euro l’anno Valentina Bonazza
L’MDD - marca del distributore - sostiene una filiera di fornitura di oltre 1.500 aziende con le quali intrattiene relazioni solide e durature e ha registrato nel 2019 un fatturato da 10,8 miliardi. La quota di mercato è al 19,9% e arriverà al 25% nel 2025. Il convegno d’apertura di Marca 2020 ha visto protagonista l’impegno del mondo della distribuzione sul fronte della sostenibilità, con la richiesta alle imprese agricole di iscriversi entro il 2021 alla “Rete del lavoro agricolo di qualità” Sono due i grandi temi che hanno fatto da padroni al convegno inaugurale a Marca 2020, moderato dal conduttore di Sky Tg24 Andrea Bignami, che ha visto la partecipazione di ospiti di primo piano come Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere e presidente di Granarolo, Giorgio Santambrogio, presidente di ADM e Ad del Gruppo VéGé, Alessia Morani, sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico, e Valerio De Molli, managing partner & Ceo di The European House - Ambrosetti, che ha presentato lo studio completo. Dei risultati ne hanno poi discusso in una tavola rotonda Enrico Giovannini, professore di economia e statistica all’Università di Roma Tor Vergata e portavoce ASviS (alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) in collegamento video, Marco Pedroni, presidente Coop Italia, Francesco Pu-
gliese, Ad Conad, e Maniele Tasca, direttore generale Selex. I lavori sono stati conclusi da Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, intervenuta in video-conferenza, al termine della quale è stato annunciato il progetto che vede l’impegno attivo della distribuzione moderna per una “filiera responsabile”, attraverso la richiesta alle imprese agricole di iscriversi alla Rete del lavoro agricolo di qualità. L’esposizione dettagliata del position paper di The European House -Ambrosetti “Il contributo della marca del distributore alla sfida dello sviluppo sostenibile e del Paese” è stato il primo tema centrale, che ha evidenziato come la distribuzione moderna è già da tempo impegnata nel campo della sostenibilità ambientale e sociale e sta sviluppando nuovi progetti. “La sostenibilità economica viene
Sempre più marchio del distributore anche in Italia. Nella foto a lato le vaschette di frutta di quarta gamma, lavate, tagliate e pronte al consumo, che Conad ha recentemente inserito nel suo assortimento. L’Italia è ancora molto indietro nella private label, con una quota del 19,9% nel 2019, rispetto ad altri Paesi europei che arrivano vicino al 50% e alcuni anche oltre.
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La marca del distributore si conferma un attore chiave caratterizzato da grande vitalità e notevole resilienza anche nel 2019. Il fatturato ha raggiunto 10,8 miliardi di euro lo scorso anno con una crescita di più di tre volte superiore rispetto a quella dell’industria alimentare italiana negli ultimi 17 anni.
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considerata una premessa fondamentale per la transizione verso modelli di sviluppo sostenibili da un punto di vista sociale e ambientale. In quest’ambito, la marca del distributore si conferma un attore chiave caratterizzato da grande vitalità e notevole resilienza anche nell’anno 2019. Il fatturato ha raggiunto 10,8 miliardi di euro nel 2019 con una crescita di più di tre volte superiore rispetto a quella dell’industria alimentare italiana negli ultimi 17 anni. Anche la quota di mercato è cresciuta passando dall’11,3% nel 2003 al 19,9% nel 2019 e un ulteriore aumento è previsto nei prossimi anni: le nostre stime prevedono che la quota di mercato della marca del distributore raggiungerà quasi il 25% nel 2025 - ha dichiarato Valerio De Molli, managing partner & Ceo di The European House-Ambrosetti -. Non solo. La marca del distributore contribuisce anche alla sostenibilità economica dei consumatori. I prodotti a marca del distributore hanno consentito di risparmiare 2,8 miliardi di euro all’anno (circa 110 euro annui a famiglia), pari a circa il 50% delle risorse stanziate per il reddito di cittadinanza nel 2019”. La sostenibilità è riconosciuta come strategica per il settore, tanto che ne ha definito obiettivi specifici (come ad esempio la riduzione della plastica, la diminuzione delle emissioni, la tutela del benessere animale, la tracciabilità della filiera nei prodotti a marca del distributore), ha creato posizioni FRUITBOOKMAGAZINE
manageriali dedicate e la filiera viene costantemente stimolata a muoversi in questa direzione. Inoltre, è uno dei pochi settori che impattano, direttamente o indirettamente, su tutti i 17 Sustainable Development Goal (SDG) della Agenda 2030 delle Nazioni Unite. “La Gdo ha un ruolo cruciale per raggiungere l’obiettivo 12 della Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, cioè modificare i modelli di produzione e di consumo nella direzione di una maggiore qualità - ha spiegato in video-conference il professor Giovannini -, ma anche del rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Spero che quest’anno sempre più produttori e distributori contribuiscano ai ‘Saturdays for future’, finalizzati proprio a stimolare tale cambiamento”. L’altro grande tema, di cui sentiremo parlare nei prossimi anni, riguarda un progetto al quale il settore ha dichiarato di partecipare in chiusura del convegno. Una proposta concreta che vede la distribuzione moderna unita e parte attiva nella creazione di una “filiera responsabile”, assumendo un profilo etico capace non solo di incidere sulla filiera stessa ma anche di avere una ricaduta sul consumatore caratterizzata da trasparenza e responsabilità. Infatti, “a partire dal 1° gennaio 2021 a
tutti i fornitori agricoli diretti della distribuzione sarà richiesta l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Non solo: anche i partner della MDD, lungo la loro filiera di approvvigionamento, saranno chiamati a far sì che i propri fornitori agricoli siano iscritti alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Mondo delle imprese e istituzioni insieme dunque per cambiare le cose. Infatti, la “Rete del lavoro agricolo di qualità” nasce con l’obiettivo di porre un argine al fenomeno del caporalato in Italia nel settore dell’agricoltura, come strumento di contrasto allo sfruttamento di operai e braccianti agricoli, spesso collegato a organizzazioni criminali. Di fatto, la “Rete del lavoro agricolo di qualità” è un organismo, promosso dal Mipaaf e istituito presso l’INPS, che si concretizza in un elenco “certificato” di imprese agricole - a seguito di apposita domanda presentata “volontariamente” dalle stesse all’INPS - in regola con le disposizioni in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e valore aggiunto, utile per orientare le imprese acquirenti nella scelta dei propri fornitori e per indirizzare l’attività di vigilanza nei confronti delle realtà non appartenenti all’elenco. Si tratta così di un ulteriore impegno assunto dalla distribuzione moderna nell’ambito della responsabilità sociale, dopo la sottoscrizione nel 2017 di un protocollo di intesa con il ministero delle Politiche agricole alimentari e forel N.30 l GENNAIO 2020
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stali per promuovere percorsi che favoriscano, nella filiera agricola e agroalimentare, trasparenza, equità, legalità e rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dal contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura e dal divieto delle aste online al doppio ribasso. l N.30 l GENNAIO 2020
La dichiarazione di questa nuova responsabilità sociale è stata fatta, alla presenza della ministra Bellanova, congiuntamente da tutti i rappresentanti della distribuzione moderna: Giorgio Santambrogio (presidente di ADM), Marco Pedroni (presidente di Coop
Italia), Francesco Pugliese (Ad di Conad), Claudio Gradara (presidente di Federdistribuzione): “La distribuzione moderna vuole essere un forte propulsore dello sviluppo sostenibile del Paese, anche attraverso ciò che viene fatto con la marca del distributore. Ci siamo FRUITBOOKMAGAZINE
Il tema del lavoro in agricoltura è estremamente “critico. Per questo abbiamo assunto l’impegno di
lavorare, a partire dal 2021, solo con fornitori agricoli che ci assicurino queste condizioni attraverso l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità ”, ADM - Associazione Distribuzione Moderna
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quindi rivolti alla filiera per stimolare comportamenti etici e responsabili, in linea con la nostra visione e con le nuove esigenze dei consumatori. Il tema del lavoro in agricoltura è estremamente critico: occorre prendere iniziative per garantire legalità e rispetto dei contratti. Per questo abbiamo assunto l’impegno di lavorare, a partire dal 2021, solo con fornitori agricoli che ci assicurino queste condizioni attraverso l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Sarà necessario impegnarsi a fondo, da parte nostra e dei nostri fornitori ma anche da parte delle istituzioni, che devono aiutarci rendendo semplice e veloce l’iscrizione delle imprese agricole alla “Rete del lavoro agricolo di FRUITBOOKMAGAZINE
qualità”. Siamo convinti che lavorando insieme, imprese e istituzioni, si possano ottenere risultati importanti, per sconfiggere una piaga che affligge il nostro Paese”. Ma cos’è sostenibilità per la Gdo attraverso la MDD? ADM - Associazione Distribuzione Moderna ha individuato una propria definizione, condivisa con The European House - Ambrosetti: esprime la volontà di essere di indirizzo per lo sviluppo sostenibile del Paese, di avere rapporti costruttivi con i fornitori per metterli nella condizione di fare investimenti in logica di sostenibilità, con la finalità di
divenire essi stessi più sostenibili e di offrire prodotti coerenti con le nuove esigenze dei consumatori, generando in questo modo una filiera responsabile e attivando un circolo virtuoso da cui tutti, imprese, cittadini e società, traggano beneficio. La relazione con i fornitori è quindi la chiave di volta per la sostenibilità della marca del distributore. Per questo non saranno più definiti “copacker” ma “MDD partner”. Una questione solo apparentemente semantica, ma in realtà di sostanza. Perché è di autentica partnership che stiamo parlando, finalizzata al successo di entrambe le parti per portare vantaggi al consumatore.
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“Un Sacco Green”: è il nuovo packaging plastic free per le insalate DimmidiSì Irene Forte
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Una grafica chiara, evocativa e virata su codici colore che rimandano al mondo della sostenibilità, per un nuovo pack plastic free che segna l’avvio di un importante progetto di responsabilità sociale da parte de La Linea Verde, azienda di Manerbio (Bs) leader della quarta gamma e dei piatti pronti freschi. A Marca, la kermesse dedicata alla private label che si è svolta a Bologna il 15 e 16 gennaio, l’azienda della famiglia Battagliola ha presentato infatti Un Sacco Green, la gamma di insalate fresche in busta proposte a marca DimmidiSì nella nuova confezione biodegradabile e compostabile. Caratterizzata da un sub-brand forte e didascalico, in quanto focalizza l’attenzione sul progetto più che sulla referenza, la nuova busta, grazie all’innovativo materiale bioplastico biodegradabile e compostabile di cui è fatta, ha un aspetto lattiginoso che spicca a scaffale. Questa evidente differenziazione comunica da subito al consumatore che la confezione va raccolta nell’umido di casa e poi differenziata nell’organico: dopo il trattamento di smaltimento diventerà, infatti, compost, ovvero concime. Un Sacco Green gioca, quindi, anche un ruolo educativo, dialogando costruttivamente con i consumatori e chiamandoli all’azione: la catena virtuosa iniziata dall’azienda, infatti, si chiude solo se anche loro smaltiranno correttamente la confezione. Perché l’ambiente ha bisogno della collaborazione di tutti. FRUITBOOKMAGAZINE
La Linea Verde ha presentato alla fiera Marca di Bologna le prime insalate DimmidiSì nel nuovo packaging biodegradabile e compostabile. Si tratta di una busta in bioplastica, smaltibile nell’organico, che spicca a scaffale grazie anche alla comunicazione sul packaging che invita i consumatori ad essere per primi virtuosi in fatto di raccolta differenziata. Non un semplice lancio di un prodotto, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti da parte dell’azienda di Manerbio (Bs)
“La nuova busta è il manifesto del nostro Dna di azienda ‘un sacco green’, che da sempre coltiva rispetto, naturalità e genuinità; un’impresa fondata da agricoltori che hanno trasferito a tutti i collaboratori un forte amore per la terra, oltre che una continua tensione verso l’innovazione che oggi passa attraverso la proposta di un nuovo packaging sostenibile - ha spiegato Andrea Battagliola, di-
rettore generale La Linea Verde -. Gli obiettivi che ci siamo impegnati a raggiungere nell’ambito della Responsabilità Sociale d’Impresa, come una filiera agricola ancora più virtuosa, una maggiore efficienza energetica e un più elevato risparmio idrico, il sostegno a progetti sociali e packaging sempre più sostenibili, sono centrali nella scelta degli investimenti che faremo d’ora in poi”. l N.30 l GENNAIO 2020
Trasparenza, etica, ambiente: i nuovi driver d’acquisto Se ne è discusso alla prima edizione di Marca Fresh Valentina Bonazza
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Un’indagine condotta su 17 attori della Gdo italiana, a confronto sul futuro del reparto ortofrutta, rivela che le insegne sono sempre più orientate ad arricchire i propri assortimenti con prodotti a residuo zero, da filiere etiche e ridotto impatto ambientale, con grande attenzione per tipicità e localismo e per i packaging riciclabili e compostabili. Se ne è parlato lo scorso 15 gennaio alla prima edizione di Marca Fresh a Bologna Fiere, in un workshop organizzato da SgMarketing La prima edizione di Marca Fresh, lo spazio espositivo inserito all’interno di Marca by Bologna Fiere dedicato ai freschissimi e in particolare all’ortofrutta, si è aperta ufficialmente mercoledì 15 gennaio con il workshop curato da SgMarketing dal titolo:“Il ruolo dell’innovazione sostenibile per il consumatore italiano e le strategie del trade a sostegno delle performance del reparto ortofrutta”. L’evento è stato presentato e guidato da Salvo Garipoli e Raffaello Bernardi, rispettivamente direttore e senior consultant di SgMarketing, e ha avuto per ospiti tre rappresentanti del mondo della grande distribuzione: Claudio Mazzini, responsabile commerciale settore freschissimi di Coop Italia, Giovanni Panzeri, direttore MDD di Carrefour Italia e Gregorio Martelli, direttore acquisti del Gruppo Gabrielli. La sostenibilità - come emerso durante il convegno - non è più tema appannaggio di alcuni target di popolazione. I consumatori, anche quelli italiani, iniziano a prestare molta attenzione, in occasione FRUITBOOKMAGAZINE
degli acquisti, alla riduzione dell’uso della plastica e degli sprechi in generale, all’uso responsabile delle risorse, alla filiera tracciabile. Questi elementi configurano, se considerati nella loro interezza, non un semplice “comportamento”, bensì un nuovo stile di vita, al punto che “In Italia - spiega Salvo Garipoli - il 61% dei consumatori dichiara di essere disposto a cambiare le proprie abitudini di acquisto per ridurre l’impatto sull’ambiente, il 24% valuta l’acquisto di food sostenibile se garantisce un giusto reddito al produttore e l’88% dei consumatori giudicano l’azienda sostenibile se dà informazioni trasparenti ai suoi clienti (fonte Nomisma 2019)”. Se la ricerca di sostenibilità diventa il valore da perseguire, è facile immaginare che il consumatore, nelle sue scelte d’acquisto, si rivolga e premi quelle aziende che si comportano in modo coerente con questa filosofia. E lo faccia parten-
La tavola rotonda al convegno inaugurale di Marca Fresh lo scorso 15 gennaio cui hanno partecipato, da sinistra, Gregorio Martelli di Magazzini Gabrielli, Claudio Mazzini di Coop Italia e Giovanni Panzeri di Carrefour Italia.
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do proprio dall’ortofrutta: “Se osserviamo i consumi alimentari in prospettiva, fra tre anni il consumatore acquisterà maggiormente, rispetto a quanto fa adesso, legumi e pesce, diminuendo panificati, pasta riso, salumi, carne bovina. Al centro di questa ‘rivoluzione alimentare’ vi sono frutta e verdura, con le fonti proteiche vegetali che vengono preferite a quelle animali”. Come cambierà dunque il reparto ortofrutta? A triangolare il nuovo approccio alla sostenibilità, che passa attraverso gli acquisti e il mondo della produzione, sarà il l N.30 l GENNAIO 2020
punto vendita della grande distribuzione. Per comprendere come le insegne si stiano posizionando, SgMarketing Lab ha condotto una indagine su 17 attori della grande distribuzione italiana, che si sono confrontati sul futuro della gestione del reparto ortofrutta. “Le insegne affermano di voler prendere in considerazione con sempre maggior forza elementi quali, tra gli altri, i prodotti a residuo zero, quelli da filiere etiche, quelli a ri-
dotto impatto ambientale - spiega Raffaello Bernardi - e richiedono maggiore proattività ai propri fornitori nel proporre anche in autonomia innovazione sostenibile di prodotto”. Per quanto riguarda, invece, gli ambiti di intervento, la strategia attuale delle catene distributive prevede una focalizzazione prioritaria sui prodotti locali e regionali (importanza 8,5 su scala 1-10), i packaging riciclabili e compostabili (8,4) e le tipicità dei territori (7,7). Segmentazione ma soprattutto coerenza e costanza nel mantenere la promessa qualitativa che è espresFRUITBOOKMAGAZINE
La nostra private label premium Fiorfiore negli “ultimi anni è triplicata e sapete qual è il suo unico
limite? Avere il prodotto sempre buono nei tempi e nelle quantità che ci servono. L’ennesima innovazione varietale non sappiamo dove metterla ”, Claudio Mazzini (resp. com. freschissimi Coop Italia)
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La linea Naturama di Esselunga risponde in modo chiaro ai desiderata dei consumatori finali e lo comunica nel migliore dei modi. Esselunga è stata anche la prima a scommettere sul residuo zero.
sione del posizionamento aziendale”: con queste parole Claudio Mazzini punta il dito sulla qualità del prodotto che non va mai dimenticata anche nel processo innovativo, e prosegue “bisogna gestire gli assortimenti in maniera chiara e coerente, non appoggiandosi alla logica dell’abbiamo sempre fatto così, ma innovando avendo ben presente gli spazi dei punti vendita e gli interessi dei consumatori. Prendiamo l’esempio della nostra private label premium Fiorfiore: è triplicata negli ultimi anni e sapete qual è il suo unico limite? Avere il prodotto buono nei tempi e nelle quantità che ci servono. Abbiamo devastato l’ortofrutta negli ultimi anni. Bisogna che parliamo nello stesso linguaggio: l’ennesima inFRUITBOOKMAGAZINE
novazione varietale non sappiamo dove metterla. Le mele nuove che sono in arrivo nei prossimi anni dove le mettiamo? Questa è una questione che va affrontata - sottolinea Claudio Mazzini - considerate che oggi il 50% delle mele che vendiamo sono ancora Golden. Voi ci dite che non ascoltiamo, ma fate lo sforzo di innovare veramente”. Giovanni Panzeri ha sintetizzato le strategie di Carrefour: “Stiamo implementando progetti di sostenibilità a 360°, integrati e multisettoriali: dall’enfatizzazione del prodotto sfuso, al sostegno di progetti trasversali come quello che
coinvolge gli apicoltori che producono il loro miele in frutteti di nostri produttori, un esempio concreto di sostenibilità e biodiversità”. Il localismo è invece centrale nelle strategie di Magazzini Gabrielli, “Il nostro assortimento punta molto sul prodotto locale che diventa elemento di distintività anche nella nostra comunicazione aziendale. Selezioniamo i prodotti in base anche ai nostri punti vendita: non possono essere presenti in tutti i punti vendita gli stessi prodotti. Fondamentale, inoltre, è anche il rapporto di fiducia che instauriamo con i nostri partner”, ha dichiarato Gregorio Martelli. Le insegne dunque chiamano, il mondo della produzione risponderà? L’approccio sostenibile porta con sé un valore aggiunto, che i retailer sono invitati a comunicare in modo corretto al consumatore finale, in modo che questo sia disposto a sostenerlo, anche economicamente, e a procedere all’acquisto. “È però opportuno verificare di volta in volta la reale efficacia di mercato delle innovazioni introdotte, grazie a una collaborazione fattiva con la produzione nell’implementazione di test commerciali mirati”. In questa nuova visione, in cui organizzazione e innovazione devono camminare di pari passo per accompagnare la sostenibilità, risulta fondamentale intercettare adeguatamente le istanze dei consumatori da parte di retailer e produttori.
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Fitó Foodture a Marca Fresh: come innovare la filiera delle orticole? Valentina Bonazza
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Alla prima edizione di Marca Fresh, lo spazio riservato alle novità del comparto dell’ortofrutta posizionato all’interno di Marca by Bologna Fiere 2020, era presente anche la multinazionale spagnola Semillas Fitó, azienda nata nel 1880 a Sant Martí de Provençals a Barcellona, ora giunta alla quinta generazione e tra i leader nelle sementi e nel breeding varietale. Nel 2017 Semillas Fitó ha creato la Fitó Foodture, divisione formata da un team multidisciplinare, dedicato a sviluppare nuovi concept per nuovi consumatori che si dimostrano essere più consapevoli, esigenti ed attenti. Fitó Foodture (nome nato dalla crasi tra food e future) si propone così di promuovere l’innovazione lungo tutta la catena delle orticole, dal prodotto al consumatore finale. Ogni progetto Foodture si fonda sulla ricerca della massima sostenibilità possibile allo stato attuale, focalizzandosi su tre macro aree: innovazione e sviluppo, infatti le nuove varietà introdotte devono soddisfare uno standard elevato di tolleranze e resistenze a stress biotici e abiotici così da ridurre i costi di gestione, migliorare la gestione delle risorse (come acqua e suolo) e innalzare la sicurezza alimentare; il posizionamento, tramite un’attenta analisi di mercato e delle sue esigenze per salvaguardare il buon esito economico del progetto e, infine ma non ultime in ordine di importanza, la logistica e il packaging, che sono anche le due aree che vengono FRUITBOOKMAGAZINE
Crü è una zucchina striata adatta al consumo crudo. Essentia un pomodorino a forma di cuore. Monterosa vanta una gamma di ben quattro colori. Finggerino si rivolge al finger food. Sono degli esempi di come Fitó Foodture, la divisione della multinazionale sementiera spagnola Semillas Fitó, nata con l’obiettivo di sviluppare nuovi concept, ha creato dei prodotti che diventano brand, per far breccia nel consumatore finale, senza trascurare la creazione di valore per tutta la filiera
considerate attentamente in fase di studio e selezione dei partner in produzione per avere un gestione ottimale dei prodotti e del loro confezionamento al fine di ridurre l’impatto sull’ambiente. Esempi concreti sono stati esposti a Marca Fresh, in collaborazione con i partner in produzione: Crü, la zucchina striata adatta alle ricette del raw food dalla quale è nato un vero e proprio manifesto
che fa leva sulle peculiarità salutistiche del consumare cibo crudo; Essentia, il pomodorino a forma di cuore, croccante, gustoso e di colore rosso intenso; Monterosa, pomodoro insalataro disponibile in diversi colori tra cui il cioccolato; Fingerrino, il pomodoro adatto al finger food. Per Crü e Essentia il partner produttore è la siciliana Colle D’Oro, per Monterosa è la veronese Farmers Group. l N.30 l GENNAIO 2020
Tirapelle G. & D., nuova linea di carote a residuo zero, coltivate in Italia Il consumatore chiama, la filiera risponde Eugenio Felice
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Il 2020 si apre con una novità importante per l’azienda veronese Tirapelle G. & D. Srl, specializzata nella selezione, lavorazione e commercializzazione di carote coltivate nelle zone più vocate d’Italia. Si tratta della linea a residuo zero, vale a dire con residui di fitofarmaci di sintesi chimica inferiori al limite di misurabilità (0,01 mg/kg). La linea è proposta con un imballaggio eco-friendly con indicazione chiara per il consumatore finale sul corretto smaltimento dei materiali Tra le tendenze degli ultimi anni a livello di consumo c’è una crescente attenzione della popolazione al mangiar sano. Un’attenzione che spiega la crescente affermazione del biologico e che spiega la comparsa, negli ultimi 12 mesi, dei primi prodotti ortofrutticoli a residuo zero. Parliamo quindi di prodotti che, una volta messi in vendita, presentano residui di fitofarmaci di sintesi chimica inferiori al limite di misurabilità, che è fissato in 0,01 milligrammi per chilo. Si tratta in sostanza di frutti od ortaggi privi di chimica, o pesticidi per usare un termine più familiare al consumatore finale. Un messaggio estremamente diretto e di facile comprensione per quella che oggi è ancora a tutti gli effetti una super nicchia di mercato, cui in particolare la distribuzione moderna sta guardando con grande attenzione. Per cogliere nuove opportunità e allo stesso tempo per soddisfare i clienti più esigenti, la Tirapelle G. & D. Srl - azienda di Terrossa di Roncà (Verona) specializzata nella selezione, lavorazione e commerFRUITBOOKMAGAZINE
cializzazione di carote coltivate nelle zone più vocate d’Italia - ha inserito nel proprio portafoglio prodotti la nuova linea di carote a residuo zero. Il certificato del CCPB - organismo che, come si legge nel suo sito internet, certifica prodotti biologici ed eco-sostenibili in tutto il mondo - è stato emesso il 10 gennaio 2020 e, nello specifico, attesta che le carote sono conformi alla norma tecnica DPT 10 rev. 02, “Prodotti agricoli ed agro-
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alimentari vegetali con abbattimento del 100% dei residui massimi ammessi di fitofarmaci”. Il progetto è il risultato di un lavoro iniziato nel 2018 che ha visto in primo luogo la ricerca, attraverso specifiche analisi, dei terreni più adatti allo scopo, continuando con la stesura di un disciplinare ad hoc per andare poi, in un continuo confronto con i produttori, ad adottare le tecniche colturali migliori per raggiungere l’obiettivo. Le carote della linea residuo zero, così come quelle biologiche e quelle da produzione integrata, vengono coltivate in Italia, in diversi areali per avere una continuità di fornitura per 12 mesi all’anno. La l N.30 l GENNAIO 2020
nuova linea viene proposta con un vassoio in cartoncino politenato certificato FSC in cui viene bene evidenziato sia che si tratta di carote a residuo zero coltivate in Italia sia, cosa non scontata, il modo in cui smaltire correttamente l’imballaggio. Il vassoio viene chiuso con un film plastico oppure in acido polilattico (PLA), a seconda delle richieste della clientela. Si tratta quindi di un packaging sostenibile, che dialoga costruttivamente con i consumatori chiamandoli all’azione, perché solo con il loro
impegno la confezione potrà essere smaltita nel modo corretto e l’ambiente essere salvaguardato. Le carote, una volta raccolte, vengono portate nello stabilimento di Terrossa di Roncà - ci troviamo nella parte est di Verona, sul confine con Vicenza - per essere prima controllate attraverso analisi che vengono svolte da laboratori esterni certificati, poi lavorate e confezionate. Proprio la parte dello stabilimento dedicata in modo esclusivo alle carote è stata soggetta a un totale riammodernamento nel 2018, con progettazione e direzione lavori che sono stati seguiti dall’ing. Tirapelle Zeb. L’area occupa oggi una superficie coperta di FRUITBOOKMAGAZINE
Il progetto è il risultato di un lavoro iniziato nel 2018 che ha visto prima la ricerca dei terreni più adatti allo scopo, continuando con la stesura di un disciplinare ad hoc per andare infine, in un continuo confronto con i produttori, ad adottare le tecniche colturali migliori per raggiungere l’obiettivo.
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1.650 metri quadrati ed è dotata delle più moderne tecnologie: due sale adiacenti, una dedicata a lavaggio, spazzolatura, selezione e calibrazione delle carote, l’altra dedicata al confezionamento secondo le sempre più specifiche esigenze dei gruppi distributivi italiani ed esteri. L’automazione è spinta in tutti i processi, dal controllo peso di ogni singola confezione fino alla reggiatura dei pallet passando dall’etichettatura alla FRUITBOOKMAGAZINE
pallettizzazione. L’elevato livello tecnologico è affiancato dalla professionalità e dall’esperienza del personale, per garantire i massimi standard di qualità e servizio alla clientela. La Tirapelle G. & D. Srl nasce nella metà degli anni ’50 per volontà dei fratelli Giuseppe e Dino Tirapelle. Dopo la seconda generazione, costituita da Silvano e Attilio, si è affiancata in anni recenti la terza, rappresentata da Mattia e Licia. Da oltre vent’anni il core business dell’azienda veronese sono le carote, di origine italiana e disponibili per 12 mesi all’anno,
cui si aggiungono angurie, pesche, nettarine, prugne e susine in estate, orticole come coste, sedano e catalogna in inverno. Per soddisfare appieno la clientela, costituita da gruppi distributivi nazionali ed esteri, l’azienda da sempre investe sul controllo dell’intera filiera produttiva, sia in produzione che in stabilimento. A sottolineare questa attenzione ci sono alcune delle più importanti certificazioni di settore ottenute dall’azienda: GlobalGAP, Grasp, IFS, QS, biologico, Qualità Verificata, Residuo Zero.
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Fresón de Palos diversifica. Italia mercato chiave Oltre 80 mila tonnellate di berries commercializzate nel 2019 Giovanni Turrino
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È il marchio dei piccoli frutti, fragole in particolare, più conosciuto in Europa. Un esempio straordinario di cosa sia in grado di fare la Spagna. Santa María de la Rábida Sca a Huelva ha commercializzato da sola oltre 80 mila tonnellate di berries nel 2019. E l’Italia rappresenta uno dei mercati di sbocco più importanti. Quali sono i programmi per il 2020? Ci rispondono il direttore marketing Jaime Zaforas e la responsabile commerciale mercato italiano Rocio García Peña Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di Santa María de la Rábida Sca. Si trova a 2.070 chilometri di distanza da Milano. 19 ore e 35 minuti secondo Google Maps. Huelva è in una delle zone più remote d’Europa, è una grande distesa di serre in cui si coltivano fragole e piccoli frutti, a ridosso dell’oceano Atlantico. Da questa piccola zona della Spagna partono nel periodo che va dall’autunno alla primavera decine e decine di camion ogni giorno che vanno a rifornire supermercati e fruttivendoli di tutta Europa. E sapete chi è il maggior produttore della zona? La cooperativa Santa María de la Rábida, conosciuta con il marchio Fresón de Palos. Di seguito la nostra intervista al direttore marketing Jaime Zaforas e alla responsabile commerciale per il mercato italiano, Rocio García Peña. Come è andata la campagna 2019 e quali sono i piani per il 2020? Nella campagna del 2019 la nostra produzione ha superato le 80 mila tonnellate di fragole e piccoli frutti. È stata una stagione caratterizFRUITBOOKMAGAZINE
zata da un’eccellente qualità dei frutti ma con un calo dei prezzi rispetto alla precedente. Abbiamo iniziato il 2020 con volumi leggermente inferiori rispetto allo scorso anno, sebbene prevediamo di recuperare e ottenere una produzione complessiva sugli stessi livelli. La stagione delle fragole finirà a giugno e andrà in parallelo con la stagione dei lamponi, che si sviluppa praticamente per 10 mesi, quella dei mirtilli inizia a fine gennaio mentre la mora inizierà nel mese di marzo. In merito alle varietà, continuiamo a scommettere su un mix di cultivar autoctone di Huelva, affiancate da altre accuratamente selezionate e sviluppate in America. Negli ultimi anni avete diversificato la produzione: da specialisti delle fragole a specialisti di piccoli frutti. Qual è la strategia in atto in Fréson de Palos? Il nostro obiettivo è mantenere la leadership nella fragola, diversificando nel resto dei piccoli frutti, seguendo il ritmo del consumo reale del mercato. Dopo meticolose
Fresón de Palos si posiziona nel top of mind della categoria berries, essendo il marchio più venduto sugli scaffali in Europa. Fa capo a Santa María de la Rábida Sca e nel 2019 ha commercializzato da sola oltre 80 mila tonnellate di fragole e piccoli frutti. Per avere un ordine di grandezza, considerate che l’Italia intera non esporta all’anno più di 16-18 mila tonnellate di fragole.
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analisi possiamo dire che ci aspettiamo che la crescita in questo senso sarà piuttosto sostenuta: abbiamo una gamma completa per soddisfare i nostri clienti e crescere insieme a loro. Siete stati sempre molto attenti alla valorizzazione del prodotto e del brand attraverso la comunicazione. Quali attività avete previsto per il 2020? Negli ultimi anni stiamo svilupl N.30 l GENNAIO 2020
pando campagne per incoraggiare abitudini di vita sane attraverso il consumo di piccoli frutti. Ad esempio fare attività sportiva e avere un comportamento responsabile nei confronti dell’ambiente. Per rendere il linguaggio più accessibile e familiare utilizziamo dei personaggi di fantasia, come i Puffi e Peter Rabbit (di Sony Pictures) e potenti marchi legati allo sport come la National Basket Association - NBA, raggiungendo riconoscimenti internazionali nelle competizioni sulla pubblicità negli ambiti della salute e dell’alimentazione. Il marchio Fresón de Palos si FRUITBOOKMAGAZINE
Puntiamo a mantenere la leadership nella fragola “diversificando nel resto dei piccoli frutti. L’Italia è
tra i nostri mercati più importanti: anno dopo anno notiamo una crescente collaborazione in particolare con i professionisti della distribuzione moderna ” Jaime Zaforas (dir. marketing Fresón de Palos)
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mo lanciato una linea di imballaggi secondari che sostituisce la plastica con il cartone.
A sinistra Jaime Zaforas, direttore marketing di Fresón de Palos, assieme a Rocio García Peña, responsabile commerciale per il mercato italiano. La foto è stata scattata a Fruit Attraction 2019.
posiziona ad esempio nel top of mind della categoria, essendo il marchio più venduto sugli scaffali in Europa. Con questo tipo di campagne stiamo intercettando un target sempre più giovane di consumatori, accompagnandolo per tutta la vita con una soluzione di cibo salutare. Potremmo dire che con queste attività Fresón de Palos, pur essendo percepito come un marchio familiare e tradizionale, è ora più giovane che mai. In questa direzione continueremo a lavorare nel 2020. Packaging: è forse oggi il tema su cui è più attento il consumatore europeo e la distribuzione. Qual è la vostra posizione in merito? Sono allo studio delle soluzioni ecofriendly particolari? FRUITBOOKMAGAZINE
La sostenibilità e l’impatto ambientale sono una priorità per la nostra organizzazione e non potrebbe essere altrimenti data la crescente sensibilità dei consumatori su questo tema. Produciamo in maniera sostenibile, ottimizzando al massimo il consumo d’acqua nell’irrigazione e utilizzando le tecnologie più avanzate e a minore impatto ambientale. Sono delle priorità anche la gestione dei residui fitosanitari e il consumo minimo di energia nei processi di lavorazione. Per quanto riguarda i materiali logistici, utilizziamo i pallet più sostenibili e, in riferimento al confezionamento, abbia-
Veniamo al mercato italiano: come sta evolvendo, anche nel confronto con gli altri Paesi che servite? L’Italia è storicamente uno dei nostri mercati più importanti, essendo tra le nostre prime quattro destinazioni, in termini di volumi assorbiti e fatturato. Il nostro prodotto da anni viene accolto molto bene nel vostro Paese e continuiamo a consolidare il lavoro commerciale stagione dopo stagione. È un mercato che è in grado di valorizzare la nostra qualità, la nostra capacità produttiva e il nostro modo di soddisfare il servizio richiesto dai clienti. Ci impegniamo per essere un punto di riferimento nel settore delle fragole e dei piccoli frutti e anno dopo anno notiamo una crescente collaborazione con gli operatori italiani, in particolare con i professionisti della distribuzione moderna.
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Veronamercato, si lavora alla nuova piattaforma logistica da 30 mila mq Cresce la funzione logistica di uno dei maggiori centri agroalimentari del Nord Italia Eugenio Felice
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Accelera sullo sviluppo il Centro agroalimentare di Verona, che è tra i più importanti del Nord Italia quanto a movimentazione di ortofrutta. Mentre sono in via di completamento le ultime opere strutturali sul Mercato ortofrutticolo, si lavora alla piattaforma logistica da 30 mila metri quadrati che sorgerà in un’area adiacente al Mercato. Andrea Sardelli: “È un investimento che si stima superiore ai 13 milioni di euro, offrirà servizi logistici avanzati per l’esportazione” Veronamercato si rinnova, ponendo in essere una strategia di sviluppo basata su investimenti e promozione. Gli investimenti strutturali, tettoie di copertura e tamponamenti, controllo accessi e illuminazione pubblica, realizzati nel corso del biennio 2018-2019, hanno avuto un impatto positivo fondamentale per lo sviluppo del Centro agroalimentare che risulta essere sempre più attrattivo nei confronti delle imprese commerciali e di logistica, non solo locali ma anche nazionali. Coperture e tamponamenti sono serviti per fidelizzare il rapporto tra Veronamercato e operatori acquirenti di provenienza locale, interregionale ed estera appartenenti alle categorie del piccolo dettaglio e dell’ingrosso. Il Mercato ortofrutticolo di Verona si conferma inoltre, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale, un fondamentale punto di riferimento per gli acquisti della GDO: le cinque principali insegne della distribuzione locale utilizzano gli spazi assegnati per organizzare le consegne presso i propri FRUITBOOKMAGAZINE
punti vendita, distribuiti su un vasto territorio interregionale. La conversione dei posteggi di vendita siti alle estremità nord e sud del Mercato, in spazi di logistica, inoltre (foto sotto), ha consentito a varie aziende operanti nel settore Ho.re.ca. di ottimizzare la raccolta, la conservazione e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli in ambito cittadino e provinciale. Questo lavoro importante incentrato sul servizio alla clientela ha
Veronamercato Spa è una società consortile per azioni costituita nel 1989 a maggioranza pubblica con la partecipazione di componenti private. Ha realizzato il Centro Agroalimentare di Verona, ne è proprietaria e lo gestisce direttamente. Il Centro Agroalimentare è stato finanziato con la Legge Finanziaria n.41/86. Nella foto a lato l’area di sviluppo che ospiterà un magazzino da 30 mila metri quadri.
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influito positivamente sul lato dell’offerta. Tra gli addetti ai lavori a livello nazionale è, infatti, consolidata la consapevolezza del ruolo strategico di Veronamercato: nel Mercato ortofrutticolo i recenti bandi per l’assegnazione di posteggi di vendita e di logistica sono andati tutti a buon fine. Ad oggi sono ben sette le imprese concessionarie la cui proprietà appartiene a compagini societarie in ambito nazionale extra territorio locale. Delle 430 mila tonnellate movimentate, il 40% è destinato all’esportazione, il 40% è acquistato dalla GDO, il 15% da imprese grossiste e il rimanente 5% dal piccolo dettaglio e Ho.re.ca. “Numeri importanti - conferma il presidente Andrea Sardelli - che sottolineano la capacità di Veronamercato di vincere le sfide in un comparto sempre più competitivo l N.30 l GENNAIO 2020
e globalizzato. Siamo la struttura che vanta il miglior trend di crescita a livello nazionale. E questo perchè sappiamo sfruttare al meglio la location del Centro all’interno del Quadrante Europa, primo interporto d’Europa. Veronamercato conferma, così, la sua capacità di essere piattaforma ideale per l'esportazione di prodotti non solo per i mercati tradizionali, come quelli della Germania e del Nord-Europa, ma anche in quelli emergenti dell'Europa dell’Est, dei Paesi arabi e del mondo asiatico”. Veronamercato ha creato, del resto, un vero e proprio polo dell’agro-alimentare: ospita la Borsa Merci della Camera di Commercio, un settore ittico, tre importanti
agenzie di intermediazione commerciale di prodotti agroalimentari, ribadisce il proprio ruolo strategico, assieme a molte imprese concessionarie, nella fiera più importante a livello mondiale, la Fruit Logistica di Berlino, e persegue un’importante attività promozionale all’estero anche in ambiti diversi. È inoltre interessante evidenziare come il Centro agroalimentare di Verona sia oggetto di visita di molte delegazioni di operatori e di rappresentanti di istituzioni internazionali. “La visita delle numerose delegazioni estere - sottolinea il presidente Andrea Sardelli - è il risultato che premia l’impegno di Veronamercato nel perseguire una politica di promozione all’estero del Centro agroalimentare e del Mercato ortofrutticolo in particolare. È proprio in chiave export FRUITBOOKMAGAZINE
550 430
92 56 450 2003
Veronamercato - i numeri del Centro Agroalimentare di Verona mila mq mercato ortofrutta
mila mq di superficie mila tons movimentate all’anno
milioni di euro fatturato
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Da sinistra: il presidente di Veronamercato Andrea Sardelli e il direttore generale Paolo Merci.
che la società sta ragionando sul modo migliore per valorizzare l’area di sviluppo ancora libera all’interno del Centro. Sicuramente l’intervento più importante dopo la realizzazione del Mercato agroalimentare, sia per le dimensioni previste dell’edificio, circa 30 mila metri quadrati coperti, sia per il costo previsto per l’investimento che si stima superiore ai 13 milioni di euro. Tra le varie ipotesi, la più funzionale pare essere infatti l’insediamento di servizi logistici avanzati per l’esportazione soprattutto per la valorizzazione dei prodotti agricoli del territorio”. A tale proposito il Cda si è attivato con varie iniziative per pubblicizzare la nuova piattaforma tra FRUITBOOKMAGAZINE
cui la pubblicazione di una manifestazione di interesse sui principali media locali e nazionali e la sua presentazione alla fiera Fruit Logistica di Berlino nel mese di febbraio 2020. “Sempre in chiave promozionale spiega il direttore Paolo Merci - la società ha realizzato ex novo il sito internet aziendale che riporta le principali informazioni sulla governance, la sezione su trasparenza e privacy, i servizi erogati, canoni e tariffe, listino prezzi e statistiche, nonché una mappa con la geo-localizzazione dei posteggi
concessionari mercato ortofrutticolo
inizio attività
di vendita del Mercato e l’elenco degli operatori. Ricordo infine come Veronamercato sia l’unica società privata in controllo pubblico che dispone di un sistema di gestione certificato qualità, ambiente, sicurezza e prevenzione della corruzione”. “Il Consiglio di amministrazione precisa inoltre Sardelli - ha approvato il nuovo business plan che prevede il completamento degli interventi strutturali e di manutenzione per il prossimo biennio 20202021 e rappresenta una situazione economico-patrimoniale-finanziaria molto positiva per i prossimi cinque anni”. “Purtroppo - agginge Merci - è anche doveroso evidenziare come la situazione generale dell’ortofrutta italiana stia attraversando un momento di grande difficoltà, aggravata dalla presenza del noto insetto cimice asiatica, che pone seri interrogativi sul futuro del comparto. Inoltre, con riferimento all’ortofrutta locale, va ricordato che in origine il Mercato di Verona era soprattutto un mercato alla produzione. Poi, nel corso degli anni, si è sviluppato fortemente diventando quel fondamentale snodo ortofrutticolo internazionale commercialelogistico dei nostri giorni, ma con l’ortofrutta locale in sensibile calo e le importazioni in forte aumento. Servono pertanto iniziative volte a determinare una profonda riorganizzazione strutturale, aggregativa e promozionale della filiera”.
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LO SNACK SECONDO DOLE? COPPETTE DI FRUTTA FRESCA PRONTE ALL’USO
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Dole, uno dei maggiori produttori e distributori al mondo di frutta e verdura fresche di alta qualità, costantemente impegnato nella ricerca e nell’educazione del consumatore a una sana e corretta alimentazione, propone tre prodotti che incontrano le esigenze di tutti, grandi e piccini. Quasi 200 grammi di frutta raccolta a piena maturazione e immersa in succo di frutta pastorizzato, senza zuccheri aggiunti e senza coloranti. Una scelta comoda e salutare che corrisponde al quantitativo di frutta di una porzione giornaliera, che soddisfa il palato e si può consumare ovunque - grazie alla forchettina inserita sotto il coperchio. Dole Ananas Tropical Gold, Frutti Tropicali (un mix di ananas, papaya gialla e papaya rossa) e Pesca sono un’ottima fonte di idratazione, vitamine, sali minerali e fibre. Una merenda gustosa, da mangiare e da bere, che permette una ricarica energetica e una pausa leggera e sfiziosa e, grazie alla praticità della confezione, rende ancora più facile integrare la frutta nel proprio regime alimentare.
ORTOROMI PER LA SCUOLA: NUOVO PROGETTO DI ORTOROMI DEDICATO AGLI STUDENTI OrtoRomi, tra i top player del mercato ortofrutticolo, propone alle scuole del Veneto un’occasione per entrare in contatto con la sua realtà e approfondire la conoscenza delle tematiche ad essa correlate grazie al progetto OrtoRomi per la scuola. OrtoRomi oggi si rivolge direttamente ai bambini, che saranno i futuri responsabili acquisto di domani, nella con-
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Le coppette 100% frutta Dole sono collocate all’interno dei punti vendita nel reparto ortofrutta o gastronomia, con un prezzo di vendita consigliato al pubblico inferiore a 2 euro: tre referenze che aiutano a mantenere uno stile di vita sano e fare il pieno di vitamine e fibre in qualsiasi momento della vita frenetica d’oggi. Dole Food Company Inc. è uno dei maggiori produttori e distributori al mondo di frutta e verdura fresche di alta qualità. La storia di Dole inizia nel 1851 e prosegue agli inizi del novecento con James Drummond Dole che, sulla promessa “qualità, qualità e ancora qualità”, fondò la Hawaiian Pineapple Company, dedita alla coltivazione degli ananas.
sapevolezza che l’educazione alimentare deve essere insegnata quanto prima attraverso una corretta informazione che aiuti a conoscere gli alimenti e loro proprietà così come l’importanza della filiera. Per questo, OrtoRomi ha deciso di proporre agli alunni del secondo triennio delle scuole primarie un percorso di scoperta non solo dell’azienda, ma anche di tutte le tematiche legate alla coltivazione degli ortaggi, al fine di raccontare ai più piccoli cosa significhi nutrirsi con alimenti sani e lavorare nel rispetto della natura. Alle scolaresche viene offerta la possibilità di raggiungere, con l’Ortobus messo a disposizione dall’azienda, e visitare la sede aziendale di Borgoricco per comprendere come funziona una parte del processo di produzione e di essere accolte presso l’Azienda agricola Corradi a Marcon (Ve) o l’Azienda agricola Bovo a Boara Polesine (Ro). I bambini vengono quindi coinvolti attivamente nei divertenti laboratori didattici organizzati per loro e sono proprio le insegnanti, a seconda del percorso formativo, a scegliere di approfondire alcuni temi. Con questo progetto, iniziato con le prime adesioni a fine novembre 2019 e che ha già ricevuto numerose prenotazioni, OrtoRomi diventa parte attiva nella diffusione di una corretta cultura dell’alimentazione e dell’industria alimentare. l N.30 l GENNAIO 2020
TRASPORTO SU GOMMA, SVOLTA SOSTENIBILE PER LIDL CON I PRIMI MEZZI A BIOMETANO Sono stati presentati il 22 gennaio presso il centro logistico di Somaglia (LO) i cinque nuovi mezzi alimentati a biometano della flotta Lidl, realizzati grazie alla collaborazione con Iveco, LC3 Trasporti ed Edison. Si tratta di una novità assoluta in Italia per il settore del retail e della grande distribuzione organizzata che dimostra ancora una volta la concretezza dell’impegno di tutti i partner coinvolti sul tema della sostenibilità ambientale. Pietro Rocchi, amministratore delegato vendite e logistica Lidl Italia così ha commentato l’impegno di Lidl a favore di una logistica sempre più green: “Siamo molto orgogliosi di essere la prima azienda retail italiana a impiegare i nuovissimi mezzi alimentati a biometano, un combustibile che promuove un modello economico fondato su sostenibilità e circolarità delle risorse. Come obiettivo di lungo periodo, vogliamo gradualmente passare da un trasporto principalmente basato su combustibili fossili, a combustibili alternativi a emissioni ridotte di CO2, come il biometano e il gas naturale liquido (LNG), che già impieghiamo con una nutrita flotta.
KANZI, IN PALIO UN ANNO DI MUSICA GRATIS PER I CONSUMATORI ITALIANI
Un anno per ascoltare gratis tutta la propria musica preferita. È il premio messo in palio dalle mele Kanzi che dal 1 gennaio fino al 30 aprile offrono la possibilità di vincere 25 abbonamenti annuali al servizio di streaming musicale Deezer. L’iniziativa è organizzata dal club varietale GKE con i Consorzi VOG e VI.P che gestiscono la commercializzazione l N.30 l GENNAIO 2020
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Il percorso di Lidl per una logistica più sostenibile è cominciato nel 2015, quando abbiamo presentato i primi camion alimentati a LNG. Da quel momento abbiamo raggiunto risultati molto positivi: nonostante la crescita costante della nostra attività e l’apertura di circa 40 nuovi punti vendita l’anno, siamo riusciti a ridurre le emissioni di CO2 del 5,2%, vale a dire 620.000 tonnellate di emissioni evitate. Ringrazio i nostri partner in questa iniziativa: LC3, Iveco ed Edison con i quali condividiamo valori e impegno per la sostenibilità”.
della mela in Italia. Partecipare è semplice: basta acquistare le mele dal gusto straordinario, registrarsi sul sito web www.kanziapple.com/win/ e caricare una foto dello scontrino relativo alla spesa nella quale è stato effettuato l’acquisto di Kanzi. Al termine dell’iniziativa, verranno estratti 25 fortunati vincitori dell’abbonamento annuale a Deezer. Ogni scontrino caricato vale come una partecipazione, per cui più mele Kanzi si acquistano più aumentano le possibilità di vincere. Dopo la sponsorizzazione della maratona DeeJay Ten a Milano e Roma, la mela Kanzi torna quindi con un’iniziativa dedicata al suo target di riferimento: un pubblico dinamico, curioso, moderno e amante della musica. “L’iniziativa ci consente di rafforzare il posizionamento della mela Kanzi, dal momento che il tema della musica è perfettamente in linea con il consumatore tipo”, ha dichiarato Hannes Tauber, responsabile marketing di VOG. “Grazie alla sua unicità, la mela Kanzi sta raccogliendo sempre più apprezzamento da parte dei consumatori - ha aggiunto Benjamin Laimer, referente marketing di VI.P - con questo concorso valorizzeremo anche la fedeltà alla marca, dal momento che più mele si comprano, maggiori sono le possibilità di ricevere un premio”. FRUITBOOKMAGAZINE
ORTOLANA, A FRUIT LOGISTICA 2020 IL NUOVO MARCHIO PER I CIPOLLOTTI PREMIUM
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OrtoPremium è il nuovo marchio con il quale l’Ortolana propone la sua selezione oro di uno dei prodotti più tipici del territorio agricolo dove opera l’azienda. L’agro nocerino-sarnese, in provincia di Salerno, dove i cipollotti vengono coltivati da secoli e dove hanno caratteristiche organolettiche e di sapore decisamente uniche e particolarmente ricercate nei mercati europei. Proprio per le particolari qualità di questo prodotto l’Ortolana ha deciso di creare una linea dedicata in grado di valorizzare, anche attraverso un packaging dedicato, la bontà dei cipollotti di qualità superiore coltivati e selezionati. A Fruit Logistica 2020 non ci saranno solo i cipollotti OrtoPremium. L’Ortolana, che negli anni è divenuta un punto di riferimento dell’ortofrutta italiana, porterà con i suoi altri marchi di prodotto (Miss Natura, GustoFresco e VerdiGiorni), il risultato della grande passione che ogni giorno mette in campo. Presso lo stand sarà possibile avere informazioni sulla produzione e commercializzazione di cipollotti, finocchi, ravanelli, scarola, lattuga Trocadero, carote, cavolfiore, cavo-
ITALIAN FRUIT VILLAGE, LA NOVITÀ DI FRUIT LOGISTICA 2020 È IL PADIGLIONE 6.2 Il successo dell’Italian Fruit Village all’edizione 2019 di Fruit Logistica, ha portato la direzione della fiera ad accettare la proposta del consorzio Edamus di realizzare un nuovo padiglione italiano nella hall 6.2 del principale appuntamento internazionale dedicato al settore dell’ortofrutta. Nel padi-
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lo rapa, rape bianche lunghe e tonde, rucola, baby insalate e angurie. Tutti prodotti che l’Ortolana produce e distribuisce nei mercati nord europei. La gestione della logistica è, infatti, un altro fiore all’occhiello de l’Ortolana. L’attenta e professionale gestione dei trasporti, le consente di svolgere le operazioni di raccolta, lavorazione carico e consegna nei mercati Nord Europei in 48/60 ore, servendo prodotti sempre freschi e certificati secondo standard internazionali (GlobalGap, Grasp, Brc Food e Ifs Food).
glione 6.2 sono state spostate importanti realtà associative come le organizzazioni melicole del Trentino - Alto Adige e AOP Uno Lombardia all’interno del quale espongono La Linea Verde e Bonduelle Italia. La forza dell’Italian Fruit Village sta nella sua formula innovativa. Non una semplice collettiva di aziende ortofrutticole e OP provenienti da diverse regioni italiane, ma un vero e proprio villaggio dotato di tutti i comfort e di una sua agorà per agevolare l’incontro con i buyer nazionali e internazionali. Un’area d’incontro e di scambio di buone pratiche con focus anche sulla GDO e sulle politiche europee di settore, capace di coinvolgere i principali attori istituzionali della filiera agricola. Un luogo di networking e approfondimento, una vera e propria piazza, come da tradizione italiana, dove incontrarsi per dare il via a proficue relazioni commerciali, scoprire nuovi prodotti e canali distributivi, privilegiando le relazioni umane. L’area live del Village, opportunamente attrezzata con un ristobar e uno spazio showcooking, vede impegnati lo chef stellato Gennaro Esposito e il pluripremiato maestro pasticciere Sal De Riso i quali realizzeranno momenti di promozione e degustazione per espositori e visitatori. l N.30 l GENNAIO 2020
CHERRY VISION 3.0 DI UNITEC: SCELTA VINCENTE PER L’AUSTRALIANA BACKCREEK ORCHARD La tecnologia Unitec spalanca le porte della distribuzione e funge da marchio distintivo di qualità omogenea garantita nel tempo. Anche in Estremo Oriente: ne sono testimonianza le parole di Stuart e Michelle Walton, titolari della centrale ortofrutticola australiana BackCreek Orchard, che hanno raccontato i motivi alla base della scelta di investire nella tecnologia Cherry Vision 3.0 di Unitec per la lavorazione e la classificazione della qualità delle loro ciliegie”. Perché abbiamo scelto Unitec? - dichiarano - Inizialmente ad averci colpito è stato il servizio ricevuto: ogni domanda che facevamo otteneva una risposta, rapida e tempestiva! Il motivo principale della scelta è stata certamente la tecnologia, e il fatto che tutta la produzione sia realizzata internamente, niente che venisse da un agente esterno. Inoltre, sapevamo che Unitec dispone di un ottimo servizio di assistenza in Australia: ha una filiale a Melbourne, quindi avevamo molta fiducia nell’impegno dell’azienda nei nostri confronti e nella manutenzione della macchina”. Stuart Walton aggiunge poi un altro fattore che ha giocato un ruolo importante nella scelta: i numerosi e concordi feed-
back positivi ricevuti dai titolari delle centrali ortofrutticole con cui si è confrontato: “Gli altri proprietari o installatori in Australia con cui ci siamo confrontati hanno confermato tutti la stessa cosa! Hanno detto che il servizio è buono, che il supporto è buono, e questo ci ha convinto. E i risultati di l N.30 l GENNAIO 2020
questa scelta non si sono fatti attendere!”. Michelle Stuart spiega che la tecnologia Cherry Vision 3.0 di Unitec funge da vero e proprio marchio di riconoscibilità qualitativa tra i distributori: “Cherry Vision 3.0 - precisa - ci ha aperto la strada con tantissimi supermercati e agenti. Ci bussano alla porta perché sanno che la tecnologia è valida e vogliono la nostra frutta!”. Cherry Vision 3.0, infatti, ha permesso a
BackCreek Orchard di ottenere ciliegie caratterizzate da estrema omogeneità qualitativa all’interno di ogni confezione e tra una confezione e l’altra: classi di ciliegie di qualità coerente all’interno di ogni fornitura e nel tempo. Cosa che è esattamente ciò che i distributori e i consumatori finali desiderano trovare. Questa uniformità qualitativa, difficilmente immaginabile senza una tecnologia quale Cherry Vision 3.0, è dovuta alla capacità di questo sistema di classificare la qualità delle ciliegie con grande affidabilità e precisione, secondo una molteplicità di parametri l’uno indipendente dall’altro: qualità esterna, morbidezza, assenza o meno di gambo, oltre ai più classici calibro e colore. E se questo è importante per quanto riguarda il mercato interno, lo è ancora di più per il mercato d’esportazione, specie in Paesi che hanno standard qualitativi altissimi come l’Estremo Oriente. I benefici che Cherry Vision 3.0 ha portato a BackCreek Orchard vanno ancora oltre al miglioramento della brand reputation, al raggiungimento del vantaggio competitivo e all’arrivo a mercati di destinazione particolarmente redditizi. Cherry Vision 3.0, infatti, grazie al suo grado di automazione, ha portato anche a notevoli risparmi in termini di costi di manodopera e a un decisivo aumento dell’efficienza produttiva. FRUITBOOKMAGAZINE
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Carlotta Benini
Arancia Rossa di Sicilia IGP, più tutela con il bollino hi-tech 112
Il Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP lancia il progetto Rouge - Red Orange Upgrading Green Economy, che dal raccolto 2019/2020 offre soluzioni di tracciabilità smart grazie a una piattaforma digitale ad hoc basata su tecnologia blockchain. La piattaforma nasce per tutelare l’Arancia Rossa di Sicilia IGP da contraffazioni, salvaguardare le esportazioni e comunicare direttamente al consumatore finale L’Arancia Rossa di Sicilia IGP adesso è protetta dalle contraffazioni anche grazie alla tecnologia blockchain, che garantisce l’autenticità e integrità del frutto in Italia e all’estero. Un bollino tecnologico che racconta l’origine e le caratteristiche del prodotto, facilita le procedure doganali e monitora le condizioni e la temperatura delle arance durante il trasporto per garantire ovunque un frutto di eccellenza. Il Consorzio di tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP si è fatto infatti promotore del progetto Rouge - Red Orange Upgrading Green Economy, che dal raccolto 2019/2020 offre soluzioni di tracciabilità smart grazie a una piattaforma digitale ad hoc, che è stata realizzata da Almaviva ed è basata su tecnologia blockchain, su modelli di agricoltura 4.0 e sui principi della green economy per la tutela di produttori e consumatori. Il progetto è stato presentato l’11 dicembre dal Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. “Le arance sono un’eccellenza del made in Italy: oltre il 50% della produzione totale nazionale viene dalla Sicilia - ha affermato Giovanni Selvaggi, presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP -. Contraffazioni e frodi rappresentano un danno per il consumatore e una perdita per i produttori. La piattaforma nasce per tutelare l’Arancia Rossa di Sicilia IGP e l’esportazione di FRUITBOOKMAGAZINE
questo prodotto unico al mondo che nel 2019 si è fatto apprezzare anche sul mercato cinese”. I principali vantaggi derivanti da Rouge sono il miglioramento delle operazioni di controllo e quindi della tutela della denominazione insieme alla lotta alla contraffazione, la semplificazione degli adempimenti burocratici e la diminuzione della documentazione cartacea, la riduzione degli errori di imputazione dei dati, il monitoraggio del settore da parte dell’Amministrazione e la possibilità di attuare strategie di promozione dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP sui mercati nazionali e internazionali. “Attraverso un bollino TAG/NFC apposto sulla cassetta di frutta e sofisticati sensori che verificano le condizioni di viaggio, come l’umidità e la temperatura, l’App permette di monitorare il campo di produzione grazie a un sistema di geolocalizzazione della mappa fornita dalla pubblica amministrazione, la data del raccolto, le modalità di conservazione e di distribuzione - dichiara Fulvio Conti di Almaviva -. Il consumatore può così conoscere tutta la storia di ogni singola confezione di Arancia Rossa di Sicilia IGP attraverso il proprio smartphone”. Il progetto unisce le competenze del Crea, che raccoglie ed elabora dati di produzione, dell’Università di Catania che sviluppa modelli economici rispetto ai dati raccolti sul campo a supporto delle decisioni di produzione, del Consorzio e dei soci che tracciano il precorso delle produzioni e di Almaviva quale partner tecnologico. l N.30 l GENNAIO 2020