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Fusioni e acquisizioni bancarie, rischi e opportunità per le SGR italiane
FUSIONI E ACQUISIZIONI BANCARIE I RISCHI E LE OPPORTUNITÀ PER LE SGR ITALIANE
Economie di scala per un asset manager vuol dire ridurre le fee dei servizi e incrementare la qualità dei prodotti. Tuttavia, in Italia non mancano le criticità, un fenomeno ancora troppo circoscritto ai confini nazionali che potrebbe limitarne i benefici.
GIANLUCA SERAFINI
“Le integrazioni in Italia puntano a migliorare la competività dei servizi ai clienti in un mercato, oramai, completamente aperto ai big player internazionali”. “Il processo di consolidamento delle SGR italiane è strettamente connesso agli avvicendamenti degli operatori della distribuzione bancaria di cui fanno parte”.
EMILIO FRANCO
Amministratore Delegato Mediobanca SGR
Il fenomeno delle fusioni e acquisizioni bancarie è un trend in atto già da tempo, che sta portando al consolidamento del sistema finanziario italiano. Da un lato il prolungato contesto di bassi tassi di interesse ha creato forti pressioni sui ricavi, dall’altro c’è una premura da parte del regolatore europeo a stimolare la concentrazione delle banche, alla stregua di quanto accaduto negli Stati Uniti. A ciò si aggiungono gli investimenti in tecnologia o gli adeguamenti normativi che vanno ad intaccare la redditività del business, rendendo necessarie e indispensabili economie di scala per la generazione di ritorni futuri. Questa tendenza ha inevitabilmente delle implicazioni per l’industria dell’asset management italiana, abbiamo indagato sui rischi e le opportunità con quattro CEO di SGR italiane in una tavola rotonda virtuale organizzata da
FundsPeople.
La strada per le banche italiane è ben segnata, la loro più grande sfida è quella di ottimizzare i costi e recuperare i margini, “non è più valido l’enunciato ‘too big to fail’, che oggi viene sostituito dal ‘too small to survive”, ha commentato Gianluca Serafini, amministratore delegato e direttore generale di Fideuram AM SGR.
La tendenza alla concentrazione è diventa quindi una questione di sopravvivenza, in cui i piccoli player avranno difficoltà ad andare avanti, questo vale anche per il mondo dell’asset management. “Gli operatori di media grandezza soprattutto esteri sono costretti a rifondare il proprio modello di business, oppure a cercare siner-
L’AGGREGAZIONE DELLE SGR ITALIANE È LA CONSEGUENZA DEL CONSOLIDAMENTO DELLE BANCHE CHE LE DETENGONO, NON NASCE QUINDI DA UNA NECESSITÀ DI ARRICCHIRE LA GAMMA PRODOTTI
STEFANO GIULIANI
Amministratore Delegato BancoPosta Fondi SGR
“Ci sono differenze sostanziali a seconda del target di clientela con cui la casa di investimento si confronta, se private o retail”.
gie societarie con altri player che abbiano servizi complementari”, aggiunge. Secondo l’amministratore delegato, le integrazioni in Italia puntano in particolare a migliorare la competitività interna dei servizi ai clienti in un mercato, oramai, completamente aperto ai big player internazionali.
Operatori di mercato più grandi hanno costi marginali più bassi che permettono loro di ridurre le fee dei servizi, tuttavia il consolidamento delle SGR in Italia è principalmente una conseguenza della concentrazione di chi le detiene, ovvero le banche. “Il processo di consolidamento delle SGR italiane è strettamente connesso agli avvicendamenti degli operatori della distribuzione bancaria di cui fanno parte. Logiche ben diverse, quindi, rispetto a quanto sta accadendo nel resto dell’Europa e in USA dove il fenomeno nasce dalla necessità di arricchire la gamma prodotti o di incrementare la capacità di raccolta. La tendenza alla concentrazione in Italia apre due scenari: da un lato le economie di scala migliorano la redditività e potenzialmente la qualità delle strategie offerte ai clienti, dall’altra le banche distributrici proprietarie dei gestori aumentano il loro potere contrattuale, alzando ulteriori barriere all’entrata sui loro canali”, ha sottolineato Emilio Franco, CEO di Mediobanca SGR. “Ma la maggiore criticità legata al consolidamento a livello domestico è che questo rimane circoscritto ai confini nazionali, senza la capacità di crescita all’estero alla ricerca di conquistare non solo la scala ma anche nuovi mercati”, prosegue il manager.
Alessandro Marchesin, CEO di Sella SGR, ha fatto notare come la forte
ALESSANDRO MARCHESIN
Amministratore Delegato Sella SGR
“La forte integrazione della filiera del risparmio gestito ha consentito di internalizzare i ricavi, ma ha creato anche barriere di entrata”. “È necessaria una crescita dell’industria italiana dell’asset management attraverso l’internazionalizzazione e creando alleanze con terze parti”.
SIMONE ROSTI
Responsabile Italia Vanguard
integrazione della filiera del risparmio gestito abbia consentito di internalizzare i ricavi, ma abbia creato anche barriere di entrata. “Rispetto agli asset manager italiani, i player internazionali, soprattutto i primi sbarcati in Italia e forti in termini di brand, strategie di gestione e marketing, hanno potuto beneficiare di importanti economie di scala”, ha chiosato il CEO. Importante elemento competitivo e di differenziazione del servizio, soprattutto per le SGR italiane, è la ricerca di soluzioni dedicate alle reti. Entra in gioco, quindi, un tema di product governance, che assume un ruolo essenziale e decisivo per lo sviluppo di prodotti di investimento adeguati.
Ci sono differenze sostanziali a seconda del target di clientela con cui la casa di investimento si confronta, gli approcci sono differenti nel caso di clienti private o retail. A evidenziare questo aspetto è Stefano Giuliani, CEO di BancoPosta fondi SGR. “Non si può ignorare il governo dei processi di investimento, il ruolo della gestione attiva non può ancora esser messo ai margini, per determinate tipologie di clientela è fondamentale nella costruzione dei loro portafogli”, ha affermato Giuliani. BancoPosta Fondi SGR ne è un esempio; è stata fatta la scelta strategica di mantenere l’SGR nel gruppo come supporto alla rete di promotori. “In Italia ci sono poche realtà che possono aspirare alla struttura di un asset manager globale, il resto sarà destinato a far parte del ciclo di M&A”, conclude.
Le dinamiche di integrazione del sistema bancario e, quindi, del mondo asset management, stanno accelerando, poiché vi è un’esigenza da parte dell’industria del risparmio gestito di specializzarsi ed essere sempre più competitiva. Ciò nonostante, è tuttora assente un provider italiano di prodotti passivi e indicizzati. “Uno dei benefici principali di questo fenomeno è la specializzazione su determinati mercati e asset class, ma esistono anche rischi legati alla riduzione degli operatori e della sovrapposizione dell’offerta nel mercato domestico”, spiega Simone Rosti, responsabile di Vanguard Italia. “Ritengo, pertanto, che sia necessaria una crescita ed espansione dell’industria dell’asset management italiana attraverso l’internazionalizzazione e creando alleanze con terze parti all’estero”, conclude Rosti.