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Antonella Ansuini (Fondazione Cariparo
POLICY ESG
“Abbiamo assunto in maniera esplicita una politica di sostenibilità che possa traghettare il nostro patrimonio diversificato verso il Net Zero”
Antonella Ansuini
CIO, FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI PADOVA E ROVIGO
ESPOSIZIONE AI MOTORI DI CRESCITA, PROTEZIONE DEL PORTAFOGLIO DAI RISCHI MACRO E DIVERSIFICAZIONE PER CONSERVARE IL VALORE DEGLI ATTIVI FINANZIARI
Oggi il portafoglio di Fondazione Cariparo è pari a 2,9 miliardi di euro. In 30 anni l’ente ha erogato oltre un miliardo di grants sulle provincie di Padova e Rovigo.
C
onservare il “valore reale” degli attivi finanziari per le generazioni future. È il compito a cui assolvono le fondazioni bancarie in qualità di filantropi e custodi della ricchezza originata dalle banche conferitarie sulla scorta di quanto definito 30 anni fa con la Legge Amato. “L’intento del legislatore è stato quello di separare l’attività filantropica da quella bancaria, assegnando la prima alle fondazioni insieme al pacchetto azionario delle banche, con l’idea che questa dotazione producesse redditi a beneficio della comunità che li aveva generati”, afferma Antonella Ansuini CIO della Fondazione Cariparo, che sottolinea come, in principio, il patrimonio della Fondazione fosse costituito dal 100% delle azioni della Cassa di Risparmio locale: “L’equivalente di 568 milioni di euro investiti, all’epoca, in un unico asset”. Oggi il portafoglio è pari a 2,9 miliardi “e nel frattempo abbiamo erogato sul territorio oltre un miliardo di grants sulle due provincie di Padova e Rovigo”. Poco meno di un terzo (circa il 27%) è ancora investito nella banca, che oggi non è più la Cariparo ma Intesa Sanpaolo (in cui la Cassa di Risparmio è confluita tramite una serie di operazioni di M&A). “Oggi deteniamo l’1,8% del capitale sociale di Intesa Sanpaolo: 780 milioni di investimento strategico” (dati a fine dicembre 2021), mentre i restanti 2,1 miliardi sono investiti “in maniera globalmente diversificata”. Di questi, 170 milioni sono collocati in investimenti illiquidi italiani “ossia le partecipazioni presenti tipicamente in molte fondazioni, la più significativa è in CDP: circa 115 milioni al book value”. I restanti due miliardi compongono il cosiddetto “portafoglio gestito”, costruito secondo una strategia di medio/lungo termine, per potere navigare in sicurezza in tutte le condizioni, e basato su quelli che Ansuini definisce “quattro pilastri”.
I QUATTRO PILASTRI
Nel dettaglio, il primo pilastro è identificabile con i “motori di crescita” e il riferimento, in questo caso, va all’investimento azionario, “sia esso globale, emergente, quotato e non quotato. In termini di peso, oltre la metà del portafoglio è esposta ai motori di crescita, con un 28% circa di azionario quotato e un 22% non quotato”. Secondo e terzo pilastro sono legati alla “necessità di proteggere il portafoglio dai rischi macro economici distruttivi”, identificati nell’inflazione, con la ricerca di un’esposizione obbligazionaria su bond inflation linked e sui real asset; e nella deflazione, per cui “ricerchiamo strumenti finanziari il cui valore cresca in contesti di contrazione economica accompagnata da deflazione; tipicamente obbligazionario sovrano e liquidità”. L’insieme di queste esposizioni si traduce in un target obbligazionario sovrano del 7 per cento. L’ultimo pilastro (“il più difficile da implementare”) ricerca la diversificazione attraverso l’esposizione su fondi hedge, alternativi liquidi, obbligazionario opportunistico e su quelli che Ansuini indica come “diversificatori illiquidi”, ossia “investimenti sui mercati privati non equity”. Dalla somma delle asset class deputate alla diversificazione si ottiene il 35% del portafoglio.
Complessivamente più della metà del portafoglio è investito in alternativi e in questo quadro l’allocazione alla liquidità diventa strategica (tra l’8 e il 10%). Nel quadro generale dell’investimento torna in definitiva, la connessione tra finanza e territorio tipica delle fondazioni bancarie, che si traduce anche in termini ESG nella policy di investimento sostenibile affinata da Fondazione Cariparo nei mesi scorsi. “Abbiamo assunto in maniera esplicita una politica che possa traghettare il nostro patrimonio diversificato verso il Net Zero” spiega Ansuini. A tal fine la Fondazione ha creato il portafoglio sperimentale ‘Lab Portfolio’ “con l’obiettivo di finanziare, attraverso seed e venture capital, business innovativi (e inevitabilmente molto rischiosi) volti ad agevolare la transizione. In questo portafoglio – conclude l’esperta – allocheremo non più del 2% del gestito”.