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Previdenza complementare, la sostenibilità del sistema sociale nel medio-lungo periodo
La costruzione di un sistema previdenziale moderno ed efficiente deve necessariamente passare attraverso un sistema misto, parte a ripartizione e parte a capitalizzazione. La previdenza complementare assume quindi una centralità strategica sia sotto il profilo delle adesioni sia in termini di accumulo di risparmio previdenziale.
Le proiezioni di lungo termine dell’andamento di contributi e prestazioni nel nostro Paese hanno evidenziato che la costruzione di un sistema previdenziale moderno ed efficiente deve necessariamente passare attraverso un sistema misto, parte a ripartizione e parte a capitalizzazione, in cui alla copertura di base standardizzata e con forti connotazioni solidaristiche, tipica della previdenza obbligatoria, debba aggiungersi una componente complementare, aggiuntiva e flessibile nonché meno sensibile ai cambiamenti demografici ed economici attraverso il metodo della capitalizzazione.
La previdenza complementare ha quindi assunto una centralità strategica sin dalla riforma delle pensioni realizzata con la L. n. 335/1995 e l’esperienza fino a qui condotta dal sistema del secondo pilastro è stata positiva, sia sotto il profilo delle adesioni che in termini di accumulo di risparmio previdenziale.
La relazione annuale presentata dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) il 10 giugno 2022 ha messo in evidenza che, a fine 2021, il totale degli iscritti alla previdenza complementare è di 8,8 milioni, in crescita del 3,9% rispetto all’anno precedente, di cui 3,4 nei fondi negoziali, 1,7 nei fondi aperti e 3,4 milioni ai Pip nuovi.
Anche la gestione finanziaria dei fondi pensione ha prodotto risultati nel complesso positivi, tenuto conto che, considerando gli ultimi dieci anni, il rendimento medio annuo dei fondi pensione negoziali è stato del 4,1 per cento, quello dei fondi pensione aperti il 4,6% e quello dei PIP “nuovi” di ramo III il 5%, a fronte di una rivalutazione media annua del TFR non conferito ai fondi pensione dell’1,9 per cento.
Peraltro, il sistema dei fondi pensione ha sopportato bene il periodo pandemico e ha continuato a mostrare una resilienza di fondo anche a fronte dell’evento bellico in corso.
A LUNGO TERMINE
Sotto altro aspetto, i fondi pensione possono investire il risparmio previdenziale accumulato attraverso strumenti a lungo termine che riescano a generare, oltre al rendimento finanziario, anche ricadute dirette sul territorio, sia in termini sociali, per fronteggiare l’emergenza demografica con un welfare più efficiente e inclusivo che, al contempo, per finanziare l’economia nazionale, facendosi promotori di un circolo virtuoso teso alla crescita economica e delle prospettive occupazionali.
IL RENDIMENTO MEDIO ANNUO DEI FONDI PENSIONE NEGOZIALI È STATO DEL 4,1%, QUELLO DEI FONDI PENSIONE APERTI DEL 4,6 % E QUELLO DEI PIP DI RAMO III DEL 5%
Uno dei vantaggi più evidenti offerti dal sistema di previdenza complementare a capitalizzazione risiede nella possibilità di sfruttare le caratteristiche dell’investimento finanziario. L’investimento a lungo termine, che dovrebbe rappresentare la scelta di elezione per il giovane lavoratore, consente di accompagnare una minore volatilità ad una maggior redditività, posto che, i rendimenti potrebbero far lievitare il montante accumulato, in virtù della crescita esponenziale all’aumentare della durata.
In questo senso, ricordiamo la grande iniziativa di sistema avviata da Assofondipensione con Cassa Depositi e Prestiti e Fondo italiano di investimento per la costituzione di una piattaforma finalizzata all’investimento dei fondi pensione negoziali in fondi di private equity, debt, ad impatto sociale, proprio con l’obiettivo di favorire la diversificazione/ decorrelazione del rischio di portafoglio da un lato e il sostegno all’economia, all’occupazione e alla coesione sociale del Paese dall’altro.
Tuttavia il sistema può e deve crescere ancora di più perché copre oggi solo un terzo della popolazione attiva, con una concentrazione maggiore di aderenti nelle classi di età centrali (34-54 anni) e poco diffusa ancora tra gli under 34 e con una maggiore diffusione territoriale nell’Italia settentrionale, dove si registrano più della metà delle adesioni totali.
ALFABETIZZAZIONE
Dopo quindici anni dalla prima campagna istituzionale a livello nazionale del 2007, occorre ripensare ad un intervento significativo e strutturale per favorire l’alfabetizzazione previdenziale e finanziaria dei lavoratori, nel rispetto del principio della volontarietà della scelta, introdurre ulteriori incentivi fiscali e una tassazione di vantaggio sugli investimenti qualificati.
Come Assofondipensione chiediamo pertanto al regolatore politico una rinnovata attenzione sulla previdenza complementare e sulla necessità di un suo potenziamento non più differibile, in particolare per le giovani generazioni, al fine di assicurare un’integrazione significativa del tasso di sostituzione che si prevede che, nel 2070, per i dipendenti privati raggiungerà, complessivamente inteso tra previdenza complementare e obbligatoria, un valore pari all’80,4%, rispetto al 70,4% della sola previdenza obbligatoria.
L’OPINIONE DI
OPHÉLIE MORTIER Chief Sustainable Investment Officer, DPAM
ENGAGEMENT PER UN IMPATTO CREDIBILE
Agli albori degli investimenti sostenibili l’esclusione era tra le strategie più utilizzate. Abbiamo ben presto compreso quanto la realtà richiedesse un approccio più comprensivo e lungimirante per supportare lo sviluppo responsabile anche delle aree geografiche e dei Paesi meno rappresentati. Ora che approcci come il best in class e best effort sono dominanti, è fondamentale adottare metriche di valutazione ben sviluppate e forti prese di posizione. Gli indici di rating ESG sono per noi un punto di partenza dal quale sviluppare un’analisi più approfondita. Se l’obiettivo è duplice - ricercare investimenti di qualità e influenzare il cambiamento del mondo nel suo complesso - diventa importante saper individuare e premiare i “nuovi arrivati sulla scena della sostenibilità”, aziende e governi che, seppur spesso esclusi dagli indici, hanno compiuto notevoli progressi in termini di sviluppo sostenibile. Pensiamo ad esempio al forte impegno di DPAM nelle interazioni con i Paesi per quanto riguarda gli investimenti in obbligazioni governative, un’importante classe di attivi non coperta dagli investitori. Il nostro obiettivo principale con questi attori è essenzialmente la sensibilizzazione, un’attività per noi estremamente importante: solo così infatti è possibile promuovere attivamente lo sviluppo di nuove best practices.