Gabriele Sannino
Fuga dall’Euro Come emanciparci dalla morsa della BCE
Fuoco Edizioni
Š Fuoco Edizioni - www.fuoco-edizioni.it Stampa Universalbook - Rende (CS) 1^ Edizione Settembre 2014 ISBN 97-88897363-96-5 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
Dedicato a Melissa, la cui vita è appena sbocciata. Con la speranza che il mondo in cui vivrà domani sarà migliore di quello attuale, perché è a questo che servono le nostre vite, a migliorare noi stessi ma soprattutto le condizioni di chi verrà dopo di noi. Il tuo già affezionato zio Gabriele
«Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se sei in grado di controllare il significato delle parole, puoi controllare le persone che devono usare quelle parole.» Philip K. Dick «Il linguaggio politico è concepito in modo che le menzogne suonino sincere e l’omicidio rispettabile, e per dare una parvenza di solidità all’aria.» George Orwell «L’ignoranza può anche sembrare estasi… ma solo per poco.» David Icke «Il benessere della gente è sempre stato l’alibi dei tiranni, e ha l’ulteriore vantaggio di fornire ai servitori della tirannia una buona coscienza.» Albert Camus
PARAMETRI SITUAZIONE ITALIANA: - Debito pubblico italiano: 133% del PIL (Prodotto Interno Lordo) pari a più di 2.100 miliardi. - PIL -1,7% nel 2013 (-2,4% nel 2012) pari a una cifra superiore ai 1.500 miliardi. - Debito privato delle famiglie, Stato, imprese e banche circa 5.000 miliardi (350% del PIL) - Disoccupazione totale: 12,5%. - Disoccupazione giovanile: oltre il 40%. - Ammortizzatori sociali: 80 miliardi erogati dall’INPS a partire dall’inizio della crisi nel 2008. - Costo della politica: 23 miliardi. - Costo inefficienze Pubblica Amministrazione: 73 miliardi circa. - Costo della corruzione: 60 miliardi - Sofferenze bancarie: circa 135,5 miliardi. - Potere di acquisto delle famiglie: -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4.000 Euro a famiglia. - Presti delle banche alle imprese: -5% su base annua.
Prefazione
Ho conosciuto Gabriele Sannino nel 2013 in occasione di un convegno che avevo organizzato nel mio Comune trattante la tematica de “I segreti del debito pubblico”. Da subito ho compreso che Sannino, ragazzo dallo spiccato senso intuitivo, aveva capito e mi stava facendo vedere l’altra faccia del sistema economico. Per anni il mio Comune (Resana, in provincia di Treviso) è stato un’eccellenza sotto molti punti di vista: economico, sociale, imprenditoriale e via dicendo. La crisi degli ultimi anni, però, si è dimostrata e si sta dimostrando una vera e propria emorragia inarrestabile: quasi il 20% della popolazione attiva non riesce più a trovare lavoro, alcune delle maggiori aziende del territorio sono state acquisite da grandi gruppi stranieri e/o hanno delocalizzato, mentre i piccoli artigiani sono stritolati dalla stretta del credito e così via. Ho voluto organizzare incontri “informativi” con la popolazione per dar modo a tutti i miei concittadini di comprendere le vere cause di questa “crisi” creata ad arte, anziché credere nelle “verità di Stato” e nella falsa realtà economica dettata dai media tradizionali. Noi pubblici amministratori, infatti, a questo punto, siamo dei “boia” – o come qualcuno più delicatamente preferisce chiamarci degli esattori – solo ed esclusivamente per conto dei poteri forti. Ovvero quelli che creano la moneta all’origine. Se ricordate, anni fa un gelato costava 100 lire, oggi invece costa 1 euro, il che equivale a circa venti volte di più! Se la moneta è quella di
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allora, vuol dire che la massa monetaria circolante è insufficiente. Da qui la necessità di emettere nuova moneta per far ripartire realmente l’economia: fare diversamente vuol dire essere soggetti a fortissime restrizioni e a ricatti economici di vario genere. Ma se la moneta nasce come un debito a monte, ecco che diventa un problema anche a valle, dove ci troviamo esattamente noi amministratori di piccoli e grandi realtà territoriali. In pratica, siamo come degli equilibristi che cercano di camminare su una fune sopra un burrone… di cui non si vede il fondo! Non è un caso che ormai, sempre più spesso, si è concordi nel dire che siamo nel pieno della terza guerra mondiale, fatta non più di bombe e fucili, ma di economia, finanza e moneta. Quello che sta succedendo oggi è ben spiegato da Gabriele, che ringrazio di cuore per avermi fatto capire che è responsabilità di ognuno di noi impegnarci per far cambiare le cose. Non deleghiamo ad altri le nostre responsabilità. Noi in fondo siamo il nostro problema, ma anche la nostra soluzione. Loris Mazzorato
Imprenditore e attualmente sindaco di Resana (Treviso). Un sindaco che si è paragonato a un boia, costretto a eseguire ordini. Questo suo modo di vedere e denunciare questo sistema “fallito” gli è costato la “sedia”. I suoi cittadini lo hanno voluto nuovamente a capo del suo comune, e ora come non mai sta lottando per difendere il popolo della sua comunità. Speriamo altri sindaci lo seguano.
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INTRODUZIONE
Il mondo è sull’orlo dell’abisso per via della nostra avidità e stupidità, in sostanza per la nostra ignoranza. Nel presente crediamo di essere uomini e donne evoluti, istruiti, intelligenti, ma mentalmente siamo ancora primitivi e gretti, egoisti e tremendamente superficiali, e i risultati si riflettono da ogni punto di vista: economico, sociale, ambientale, civile e culturale. Manchiamo proprio della saggezza che deriva dalla vera cultura; inoltre, siamo ancora convinti che tutto si possa risolvere automaticamente affidandoci a questo o a quel capo politico, o peggio ancora grazie ai freddi e cinici numeri della matematica economica, impostati su delle lancette… che stanno per darci una sonora e ripetuta levata. L’attuale crisi è psicologica prima che economica: è proprio la nostra apatia, la nostra indifferenza a permettere a pochi uomini di manipolarci ogni giorno attraverso informazioni distorte e di parte; è la nostra rassegnazione che permette un sistema occulto di potere dove un banchiere crea denaro dal nulla, ce lo addebita, mentre il politico di turno – a libro paga, probabilmente, proprio del primo – si arrabatta in sempre più nuove tasse e manovre per “restare nei conti”. Finché tutti noi rimarremo passivi e accetteremo questi soprusi – in primis la mancata proprietà popolare della moneta – non potremo che subire un processo graduale quanto inarrestabile di schiavitù, che un giorno arriverà in tutta la sua possanza senza che ce ne saremo neanche accorti, tanto ne saremo assuefatti. L’economia attuale, artificiale e artificiosa, sta portando al collasso la
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nostra società, e la ricompensa dei pochi sarà una terribile sciocchezza se paragonata alle crisi civili, culturali e ambientali che da qui a poco si mostreranno nella loro interezza. Quando arriverà il momento in cui ci saranno bancarotte dappertutto – e si griderà al “si salvi chi può” – sarà già pronto dietro l’angolo un vero e proprio modello di dittatura globale, e ciò per contenere gli stessi popoli insorti, i quali saranno, con tutta probabilità, bollati dai media come “terroristi” o simili, permettendo a chi ci ha portati fino a quel punto, allo stesso “sistema” in pratica, di usare tutte le armi convenzionali e non per reprimere il dissenso. Se tutto questo può sembrare apocalittico, guardatevi intorno: la nostra economia mondiale si basa non su una vera ricchezza, ma sul DEBITO contratto dai cittadini, che dalle banche ricevono “soldi” promettendo in cambio interessi che semplicemente non esistono, più della moneta stessa. Si calcola che il 35-40% dei prezzi delle merci che acquistiamo è costituito da interessi. Più questi aumentano, più trasferiamo ricchezze – le nostre ricchezze – verso il sistema finanziario tout court. È attraverso gli interessi che “dinastie finanziarie” come i Rothschild sono diventate padroni del Pianeta! Quanto potrà durare questa giostra infernale? Dato che basiamo le nostre vite e tutto ciò che realmente conta – i nostri affetti, la nostra evoluzione personale – su un castello di carte, ne deriva che il nostro modello di pensiero e di vita ne sarà inevitabilmente sconvolto, in un modo che attualmente neanche immaginiamo (almeno non tutti). Quando l’importanza dell’uomo prevarrà su quella del finto denaro e del fatuo potere che esso comporta, allora potremmo assistere a ciò
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cui tutti noi dovremmo essere testimoni, ovvero un giubileo mondiale in cui ogni debito venga cancellato. Un nuovo assetto economico mondiale è ancora possibile, ma deve avere come sottostante psicologico solo ed esclusivamente il benessere dell’uomo, prendendo le distanze una volta e per tutte da disvalori legati alla materialità che portano l’essere umano ovunque, tranne che verso una felicità autentica e duratura. È lecito immaginare, dunque, un mondo dove il lavoro non schiavizzi più l’uomo come adesso, il quale a fine giornata ha esaurito tutte le sue energie fisiche e mentali per dei quattrini che i banchieri creano in un battibaleno con un clic di computer. Un mondo dove il lavoro sia commisurato a una sorta di “spirito di servizio nei confronti del prossimo”, dato che la tecnologia farà presto capolino in tutte le nostre professioni, operando al posto nostro. Ma non solo, spero anche in un mondo dove ognuno di noi, oltre a sentirsi utile nei confronti degli altri con la propria attività, abbia un reddito di cittadinanza da parte dello Stato, dato che la moneta sarà solo ed esclusivamente di nostra proprietà (quindi non nascerà come un debito comprensivo di interessi come accade oggi). Ciò ci permetterà di vivere in un modo davvero dignitoso, coltivando i nostri talenti e i nostri affetti, al fine di esplorare il nostro lato umano, oggi del tutto alienato e confinato dagli attuali e stupidi meccanismi socio-finanziari. La vita che viviamo non è l’unica possibile: è solo quella che sperimentiamo, credendo che sia l’unica “reale” perché “è sempre stato così”. Un antico adagio indiano afferma in modo perentorio “sbrighiamoci a rallentare”: niente di più attuale, se ci pensate bene. In un contesto culturale, umano, ed economico simile, non può
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esserci spazio per la globalizzazione e l’appiattimento dell’uomo. Piuttosto, ci sarà spazio per ogni forma di diversità pronta a integrarsi, pur mostrando le sue caratteristiche e le sue specifiche peculiarità, dato che la natura umana e del creato si basa proprio su questi principi. Ecco perché l’attuale moneta unica europea – l’Euro – non è più sostenibile: in un mondo dove le diversità economiche devono diventare ricchezza per tutti, essa rimane una moneta calata dall’alto, dai poteri bancari – quelli che ancora si definiscono “forti” – una moneta cioè che non tiene conto delle specifiche economie delle nazioni che l’hanno adottata, e che – dato che è una moneta-debito – non potrà mai essere ripagata verso chi l’ha “emessa”. Ogni Paese, in base alle sue potenzialità economiche, ha diritto a gestire una propria moneta – che sia più o meno rilevante – che gli permetta di gestire i vari cicli economici che via via si possono presentare. Se una moneta però è privata ed emessa col contagocce, allora le crisi e i cicli economici diventano posticci – come accade adesso con la BCE – visto che si possono creare cortocircuiti come quelli attuali che servono solo a depredare i popoli. L’Euro è una moneta che fa gli interessi esclusivamente dell’alta finanza, niente di meno niente di più. La differenza tra “espansione” economica e “crisi o depressione” sta proprio nella quantità di denaro che viene messa in circolazione. E anche se gli strapagati economisti vi diranno il contrario, e cioè che il tutto fa parte di una sorta di “ciclo naturale”, le cose non stanno affatto così: trattasi solo di un modo per conquistare il mondo piano piano per tenerlo in pugno. L’uscita da questi meccanismi infernali sta non solo nella fatidica sovranità monetaria, ma anche nel ripudio del debito,
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come vedremo nelle pagine che seguono. Attualmente l’Argentina, checché “giornalisti” ed “economisti” ne dicano male – ovviamente, la maggior parte di loro o sono ignoranti dei processi di creazione della moneta o sono intellettuali organici al sistema – sta combattendo come una leonessa per questi due obiettivi (sovranità monetaria e ripudio del debito), nel primo caso nazionalizzando la propria banca centrale e stampando moneta, nel secondo adendo alla giustizia internazionale che però l’ha obbligata a pagare in parte il suo “debito”. Il punto è che sta gestendo male proprio la cosa più importante, la sovranità della moneta, in quanto sta stampando troppo denaro che sta gonfiando i venti dell’inflazione e ingrossando le fila dei corrotti all’interno del suo stesso governo. Tra sussidi generalizzati, spesa pubblica compulsiva, corruzione e clientelismi insomma, questo splendido esempio di opportunità di riscatto per i popoli di tutto il mondo sta andando letteralmente in fumo. In buona sostanza, non si può passare dalla sovranità bancaria della moneta alla sovranità politica della moneta: il sistema così non cambierà mai, perché i politici, come i banchieri, sono uomini talmente attratti dalle sirene del potere che possono inquinare qualunque processo democratico, se a “loro” conviene. La proprietà della moneta, dunque, come ho già ribadito nei miei precedenti libri, va affidata solo ed esclusivamente alla collettività, la quale, con lo spirito di servizio che deve contraddistinguere ciascun lavoro del “domani”, dovrà occuparsene con turnazioni a tempo determinato. Il Presidente Abramo Lincoln – uno dei pochi leader a mettersi contro il cartello bancario mondiale stampando i cosiddetti greenbacks,
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in pratica moneta nazionale – fu bersaglio del quotidiano londinese Times (controllato ancora oggi dai Rothschild) che riportò la seguente terribile frase: «Se questa malefica strategia finanziaria, che ha le sue origini nel Nord America, perdurerà e metterà radici, allora il governo fornirà il proprio denaro senza alcun costo. Estinguerà completamente i propri debiti. Avrà tutto il denaro necessario per portare avanti il proprio commercio. Diventerà prospero come mai accaduto nella storia dei paesi civilizzati di tutto il mondo. Questo Governo deve essere distrutto o distruggerà ogni nazione sulla faccia della terra.» Dobbiamo uscire dall’Euro, per riprenderci una sovranità che ha avuto, purtroppo, almeno fino a questo momento, alterne fortune nella storia del mondo, ma che potrà darci intense e durature soddisfazioni.
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CAP. 1 PERCHĖ USCIRE DALL’EURO
“L’alta marea solleva tutte le barche” J.F. Kennedy
La moneta unica europea ha così tante contraddizioni che non basta un libro per elencarle. Quello che però è importante capire, prima di ogni cosa, è che l’Euro è una divisa troppo forte per la nostra economia, specie dopo una crisi che dura ormai da sei anni e che – se non si uscirà dall’Eurozona, come vedremo – durerà ancora molti anni. Il fratello di John Fitzgerald Kennedy, Robert, durante la campagna elettorale per le presidenziali del 1968, parafrasando lo scrittore George Bernard Shaw, era solito affermare: «Certe persone vedono le cose così come sono e si domandano perché. Io sogno cose che non sono state mai e mi chiedo semplicemente perché no?!» Nel 2002 quanto entusiasmo c’era da parte dei media e dei giornali per l’introduzione della moneta “Euro”! Interi programmi televisivi e dettagliati inserti giornalistici non facevano altro che tessere le lodi di questo futuro prodigio economico, un miracolo che ci avrebbe reso più ricchi e soprattutto più uniti visti i nostri trascorsi bellici continentali. All’epoca, fior di politici e giornalisti non facevano altro che parlare di pace perpetua (in realtà lo fanno ancora adesso) poiché la moneta unica sarebbe stata il collante perfetto che avrebbe legato le economie dei Paesi della neonata “Unione Europea”. Saremmo diventati una volta e per tutte gli “Stati Uniti d’Europa”: mai più guerre, mai più atrocità,
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