Dizionario dell'abbraccio

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Afro Somenzari

Dizionario dell’abbraccio

Tavole di Antonio Marras Premessa di Francesca Alfano Miglietti

Copyright © FUOCOfuochino 2018

FUOCOfuochino


LA VIA DELL’ABBRACCIO Il sole che poche ore fa schiacciava le cose sotto la sua luce dritta e bianca, si accinge a inondare l’orizzonte occidentale dei più vari colori. Nei moti della sua agonia certi spiriti poetici troveranno delizie nuove, scopriranno abbaglianti colonnati, cascate di metallo fuso, paradisi di fuoco, uno splendore triste, la voluttà del rimpianto, tutte le magie del sogno, tutti i ricordi dell’oppio. E il tramonto gli apparirà, in effetti, come la meravigliosa allegoria di un’anima colma di vita, che cala dietro l’orizzonte con una stupenda provvista di pensieri e sogni. Charles Baudelaire

A volte tra sogno e immaginazione non esiste molta differenza... Bachelard direbbe che in quell’istante rêve e rêverie si fanno luoghi dell’anima confluenti e ineffabili. Per Bachelard la rêverie è quella sospensione appena un po’ malinconica e struggente che, durante il giorno, ci prende quasi improvvisamente e ci sospende dal presente delle ore che passano e ci consegna ad una specie di assenza di tempo come invasi dai ricordi, da un profumo lontano, da una sensazione di… Bachelard dice che non c’è dolore, nella rêverie, semmai una leggera malinconia e una infinita consonanza col mondo e con il cosmo, lontana dal presente e diversa dai nostri sogni notturni (dal rêve) e dai nostri incubi peggiori, troppo vicini al nostro giorno dopo giorno. Talvolta, quello stato di sospensione dal mondo si fa acuminato e si spezza tra le mani. Quella dolorosa vicinanza alla vita rafforza l’istinto all’abbraccio, alla sua quietezza, alla propria storia, alle proprie disperazioni, alla propria ricerca, dall’abbraccio nascono quei pensieri che fanno sentire di es5


sere in un cielo più largo, di respirare una visione maggiore, di uscire dalla rigidezza del pensiero diurno… Nessuna trascendenza, nessuna salvezza, nessun romanzo (ma molto di romanzesco). Afro Somenzari compila un dizionario sentimentale in cui ogni voce è dotata d’un senso: esso nasce, si sviluppa e muore: segue cioè una strada che può sempre essere interpretata come una causalità o una finalità: come in una storia d’amore, in cui è Altro il vero soggetto. Da quando la vita si è allontanata dagli individui, la dialettica reale-immaginario diviene un discorso sempre più complicato… sottratta l’idea di un luogo, conscio o inconscio, in cui si annidano le ragioni, i significati, i meccanismi di pensiero. Il rapporto se e l’altro, secondo la quale un insieme di parole, di concetti o di segni vale e significa quanto più è improbabile e inatteso: che la verità, in altri termini, non è mai verosimile. I tentativi di scoprire le infinite molteplicità dell’immaginario alla ricerca dell’algoritmo nascosto sono forse una disposizione degli umani probabilmente già narrata qualche milione di volte, verso ogni tipo di trasformazione, dove le potenziali capacità di pensiero esistono avulse da qualsiasi genere di sistema imposto o ereditato. Per Afro Somenzari l’immaginario copre perfettamente il reale e questa rimessa in discussione provoca un dileguarsi dei canoni, l’ibridazione dei codici, l’andirivieni della luce ambigua degli eventi ai luoghi oscuri della loro formazione e del loro disfarsi che porta la sua ricerca verso il diritto di nascita di ogni produzione dell’immaginario. L’arte per definizione va oltre la distinzione tra reale e immaginario, che, come dice Blanchot, è un “come se”, e che a sua volta l’antitesi tra verbale e transverbale, centro esplicito della dimensione ‘fantastica’. Per penetrare nell’assoluto di tutti i relativi occorre la distanza, la consapevolezza di un vuoto che è anche il principio della fondazione di un senso. È così, dunque, che le pagine di questo “Dizionario dell’abbraccio” divengono unità provvisorie, blocchi precari di differenze, contenitori mutevoli di pratiche discorsive aperte, ritmate da una diversa logica poetica. La dia-

lettica alterata delle dicotomie luce/ombra, uomo/donna, realtà/immaginazione, progresso/stasi, fanno dell’abbraccio una fuga verso un flusso temporale diverso, un espediente per far scattare l’estraniamento, il tentativo di una storia umana de-alienante. La dissoluzione del tempo… scompare il dispositivo di effetto “naturale”, che lascia al suo posto il suggerimento di mixare le differenze, facendo dilagare l’orizzonte estetico nei territori più impraticabili, nelle culture più atipiche: un abbraccio. La potenza della poesia è costituita dall’indipendenza dalla regola, la sua esistenza pretende l’eclissi provvisoria delle varie facoltà che consentono la vigilanza della coscienza – la volontà, il discernimento, la capacità di analizzare – la poesia si dimette dalla volontà. Per Afro il tema dell’abbraccio si presenta, innanzitutto, come una fusione di forme, in equilibrio non sul filo di rasoio della ragione, ma sul doppio supporto, della ragione e del sogno, la capacità di riuscire, dunque, a “tenere il sogno tra le mani”, la possibilità di varcare la soglia.

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Francesca Alfano Miglietti


Dizionario dell’abbraccio

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A Abbandóno Niente di più strappalacrime dell’abbraccio dell’addio, saluto ultimo prima di una partenza, disperato, se la stessa ha connotati di sola andata. (“… Addio ancora una volta! No nessun bacio d’addio. Nemmeno sulla fronte… e nemmeno sulla mano. Tutto cominciò dalla mano. Dio sia con voi!”. E se ne andò. Ella tese le braccia verso di lui, vinta dal dolore…). Thomas Mann, L’eletto, Mondadori, 1972. Abbassato Azione a scopo di adulazione o richiesta di perdono, in ginocchio l’abbraccio consiste nel cingere l’altro alle gambe. (… Buttatosi in ginocchio, piangendo, la afferrò alle gambe in una presa da lottatore, stringendo con tutta la forza che aveva. Lei era scoppiata in una sorda risata, con le mani cercava di issarlo, voleva che si alzasse ma lui continuava una nenia insulsa, inoltre teneva affondato il viso nell’inguine di lei, ne sentiva il profumo e premeva il naso fino a soffocare…). Orazio Mittona, Monologo di un cannibale, Taglietti di Lambrate, 1963. Abbordàggio, a fine di. Questo tipo di abbraccio deve essere leggero e quasi disimpegnato per cui si agirà con circospezione, ponendo di lato il braccio attorno al fianco dell’altro nel tentativo mascherato o arrischiato di entrare in rapporto. (… – Ti venga la gobba! cosa ti salta in mente? – sbottò Miriam scansandolo e dirigendosi verso le amiche. La musica in sala era insopportabile, lei riuscì a raccontare di quel tale che aveva cercato di abbracciarla con un sorriso ambiguo dal quale si era puntualmente ritratta…). Antonio Capruto, Asinò Royal, Toni Negri Press, 1987. 10

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Abbracciatutto Di persona che si occupa di tutto, arraffone che pur di dedicarsi all’abbraccio agisce su piante, automobili, fino ai televisori, qualche volta su persone. In politica l’abbraccio è prova di grande abilità nel trattare con gli altri, avendo di mira il proprio vantaggio. (… Il sindaco ha questa mania di abbracciare tutti in segno di amicizia e solidarietà. Il sospetto, nato da molto, è che quando si avvicina per abbracciarti e pronuncia frasi tipo: “Te atzé al me om!” è la volta buona che sei fregato…). AA.VV. Un sindaco dispotico e diabetico, La bega sückéra Editrice, 1996. Abbràccio Atto che consiste nell’attrarre una persona (abbracciato) fra le proprie braccia (abbracciante). Di tipologia complessa e variegata, generalmente è associato a dimostrazione di affetto per lo più propedeutico a una effusione di tipo amichevole e anche a scopo sessuale, rituale, di gruppo. Talvolta è inteso in senso contrario al motivo per il quale viene effettuato, cioè può essere traditore o che assume forti tinte di imbroglio o a intenti infidi, di interesse, inoltre è previsto anche a cose e oggetti per averli a sostegno. Per es. a un albero galleggiante mentre si sta per affogare a fine di salvataggio. (… Annamaria la vedevo nei dintorni della stazione sempre abbracciata a qualcuno con una o più valige in mano, o a qualcuno con una cartella gonfia o dei pacchi. E vedevo che gli si stringeva addosso con quella passione con cui si era stretta a me; e lo chiamava Paolo come aveva chiamato me, con quelle frasi commosse sulla lunga attesa, sul suo pensiero fisso d’amore per lui…). Ermanno Cavazzoni, Cirenaica, Einaudi, 1999.

prerogativa di ordine morale o economico, quindi, qualunquisticamente parlando, a perdita di poltrona. (… Il Re aveva appoggiato la sua mano sulla spalla del governatore. Con un sospiro gemette, i cavoli che gli erano stati offerti durante la cena gli procuravano devastanti dolori all’addome. Ma lui era il Re e non aveva nessuna intenzione di farsi scappare la seppur minima scoreggia…). Adriano Lana, Menù dei ministeri, Schifane Editrice, 1955. Abusivo (o irregolare). Di sorpresa e veloce in lazzo, scherzo nei confronti dell’abbracciato che, per motivi salutistici o psicologici, non ama il contatto. (… Non dormiva ormai da settimane. Il suo volto era seminato di croste, alcune vomitavano pus. Emanava un tanfo orribile e sull’impermeabile cominciavano ad apparire chiazze verdi di muschio. Dall’altra parte della strada una voce chiamò il suo nome. Terrorizzato all’idea di incontrarlo cercò di fuggire, ma Antonio lo raggiunse e, con un gesto fulmineo, lo abbrancò…). Ludovico Bibionella, Il verde del lampione, Grand Hotel et des Palmes, 1980.

Abdicazióne, per. Casi rarissimi si sono verificati in occasioni altrettanto straordinarie. L’abbraccio per abdicazione non è mai possibile tra politici poiché consiste nella rinuncia a un diritto, a un privilegio, a una

A C (con un braccio solo). Quasi come l’abbraccio aristocratico solo che invece della mano su un fianco viene usato un solo arto superiore che cinge la schiena dell’altro. Apparentemente questo uso può dare motivo di sufficienza tuttavia molto dipende dalla potenza sprigionata. Regole ed eccezioni hanno sempre creato un gran casino. (… Quel Duilio mi stava sui maroni in modo spropositato… Era un culo e a me i gaiöla non sono mai piaciuti… Qualcuno potrebbe dire – che cazzo sei andato a fare in quel posto lì, se non sei frocio? – E a te che minchia te ne fotte? risponderei. Intanto che questo dialogo sarebbe potuto andare avanti per un tempo universale, quel Duilio non si avvicina e mi cinge con un braccio di lato, la mano scivola piano

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lungo il mio fianco come fosse roba sua…). Argia Pinedine, La tristezza del celibe, Edizioni dello sfintere, 1969. Accadèmico Gesto di rispetto e qualche volta di ammirazione elargito dal preside o decano della facoltà agli studenti più meritori al termine della discussione di laurea. (… Ricordo il giorno in cui mi abbracciò. I miei genitori piangevano come grillotalpa, intorno oltre all’aria di festa si respirava una specie di mortifero gas, quello che esce dai tubi di scappamento, solo che eravamo in un’aula magna e non a un concerto…). Dario Glemma, Polli in amore, Rumorlandia, 1983. Accidentale (o incidentale). Accade in momento di bisogno di abbrancare al fine di non rovinare a terra. Non sempre l’abbracciato gradisce, in questo caso allarga le braccia e lascia cadere il poveretto, si tratta di lieve omissione di soccorso non punibile dalla legge. Sono stati provati casi in cui, colui che cade, lancia maledizioni a lucchetto. (… Appena uno inciampa, l’altro s’arresta. Invece di soccorrerlo lo lascia rovinare a terra. La paura del contagio è fortissima, l’eczema all’ordine del giorno…). Franci Clausi, Breve storia dello sputo, Buttafuori Editori Associati, 1978. Adulatóre In uso presso persone che amano lusingare a cagione di prestazioni eventualmente sessuali ma anche di tipo petting, gioco del dottore, sesso morbido, ecc. Tra i più interessanti tipi di abbraccio, produce sull’altro una fusione di stati d’animo tra i quali il fascino e la seduzione. Se il maliardo però è sprovveduto diventerà oggetto di risa e la sua malizia operativa perderà la propria credibilità. Seduttore, che suscita con determinato proposito e in persone dell’altro sesso, una attrazione viva o addirittura irresistibile. Lusinghiero, che suscita un motivato compiacimento estensibile al futuro. Che induce più o meno 14

fallacemente a credere o sperare. (… Joseph con tono flemmatico proseguì: “Sotto forma di nube cercava di agguantare con la mano destra il fianco della giovane che, estasiata, aspettava le mosse. Lui con boccuccia di fumo stava per avvicinarsi alle labbra di lei ormai in visibilio”. Antonov si alzò di scatto e urlò con tutto il fiato che aveva in gola: “Ma questo è un dipinto del Correggio, come si chiama? Ah! sì, Giove e Io”…). Lunella Catto, Residuati collosi dopo l’orgasmo, Stazioni d’Acqua, 1962. Affaticato Dovuto a prolungato esercizio lavorativo o sportivo, l’abbraccio risulta poco intenso e offre la sensazione di totale mancanza di desiderio, stanchezza o pigrizia. (… Il lavoro è durissimo. Torno a casa la sera che non so più neanche dove sono. La stanchezza assume le sembianze di una medusa che mi palpeggia ovunque. Questa sera mia moglie mi aspetta con la cena in tavola, mi accoglie con gentilezza ma io non sento niente, ho voglia solo di dimenticare. Mia moglie allora si schermisce e mi manda a cagare sulle ortiche…). Libero Coiraghi, La lince di Moncalieri, Le Orecchie, 1978. Afferrato Non compreso tra gli abbracci classici, denota la presa stretta effettuata con le braccia e con notevole forza al fine di vincere e abbattere l’avversario, a scopo di vittoria. (… Avevano giocato alla lotta, Miles si era stirato un braccio e Adelmo mostrava fiero contusioni sul viso e alle gambe. Quando tornarono a casa i due fratelli furono dapprima battuti dalla madre e subito dopo molestati dal padre, che non era proprio un uomo ispirato…). Elsa Nottelupo, Il sumo nuoce gravemente alla salute, Vallemozza, 1995.

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Affettuóso Abbraccio accompagnato da sentimento, meno intenso dell’amore e più regolato della passione, tuttavia può avvenire trasformazione di affetto in amore, impossibile il contrario, quindi spesso è meglio lasciare le cose come stanno, dando libero sfogo a una sincera tenerezza. (… A quel punto sentì premergli contro le palpebre un fiotto di lacrime bollenti. Se la prese in braccio e nascose il volto nei lunghi capelli scuri della sorella. La tenne abbracciata a lungo…). Catherine Dunne, La moglie che dorme, Guanda, 2002. Allacciato In auge presso amanti tendenti a pratiche di sesso estremo (salto con l’asta, lancio di grubbe, uso di socomina, ecc.). Spesso si legano a turno con corde o catene a scopo di esercizi sadomaso. (… Prima della pratica sessuale i due partecipanti fanno la doccia insieme e si pisciano addosso, poi si cospargono a vicenda di olio frusto e si battono con borse d’acqua calda o con rami secchi di salice. La pelle arrossisce e ciò li erotizza moltissimo, allora con carta vetrata o lime di ferro si grattano fino a farsi sanguinare che è una cosa che li manda in calore sfrenato. A questo punto la copula dovrebbe essere d’obbligo, invece i due si infilano aghi nelle orecchie e si versano cera bollente di candela negli ombelichi…). Carlo Trespoli, Appunti di sesso a manetta, Polimarchi, 1999. Allégro Azione vivace, che induce a pensare a brio e spensieratezza di qualità spontanea, invidiabile per certi aspetti. (… Nella tradizione popolare si associa l’allegria alla assenza di problemi, tuttavia l’argomento è delicato, la persona allegra non è necessariamente senza disagi, anzi non lo da a vedere e soprattutto non se ne da pena. Solo nel silenzio della propria anima egli stesso conosce il proprio sentimento, o no?…). Desiderio Lagada, Discorso ai letterati impazienti, Irpef, 1977. 16

Amaro Mossa tra ex amanti. In questi l’abbraccio è leggero, la stretta lenta o molle e senza implicazioni per non dare all’altro l’impressione di volerci provare ancora. (… “Buon anno, Luisa”. Lo aveva detto con convinzione ma non completa per non apparire né troppo distante ma nemmeno vicino. “Buon anno a te”. Rispose lei con l’inflessione della voce simile a quella di un fruscio di pagine…). Verusca Fossola, L’amante di pomice, La più piccola editrice, 2001. Amichévole Di breve durata, in genere in uso tra amici di lunga data. Nel caso di amici che si vedono dopo tanto tempo la durata può prolungarsi, ma non più di tanto per non dare adito a sospetti o ambiguità. (… Tutti protestavano allegramente. Sandra e Olga si beccavano in continuazione e lo scherzo stava andando avanti un po’ troppo. La cameriera portò in tavola l’arrosto il cui taglio era stato fatto da mano esperta. Sandra cercò un coltello mentre Olga aveva portato il bicchiere alle labbra quando un rivolo di vino le uscì di lato e andò a irrigarle il petto. Sandra le si avventò contro e la abbracciò fraternamente…). Oscar Polini, Morsa da viaggio, Datela coi fori Ed., 1958. Amoróso Impresa di amanti che si amano e per il cui motivo si allacciano in abbracci estenuanti e infiniti, edulcorati ma appassionati con notevole capacità di vicendevole convinzione. (… La neve è più sensuale del sole. Il freddo ci fa venir voglia di andare a letto e abbracciare la persona che amiamo. Lo dicono le nostre tradizioni. E lo dice anche la demografia. La neve la sa lunga. Il bel tempo invece fa calare le nascite…). Jim Crace, La città dei baci, Guanda, 2006.

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Amplèsso Completo abbraccio, senza infingimenti né storture, prevede passione e abbondante salivazione da parte di entrambi, l’accoppiamento sessuale non è previsto senza abbraccio. Sporadici casi si sono verificati in cui durante l’azione sessuale i due componenti, previo accordo, abbiano rinunciato all’uso degli arti superiori. (… Poco prima, mentre si abbandonavano freneticamente all’amore, quei rumori arrivavano sino a loro fondendosi con i loro corpi, la loro saliva, il loro sudore, con il candore del ventre di Andrée e il colore più scuro della pelle di lui, con la losanga di luce che tagliava in due la stanza, con l’azzurro delle pareti, un riflesso danzante sullo specchio e l’odore dell’albergo…). Georges Simenon, La camera azzurra, Adelphi, 2003. Aristocràtico Sostenuto, nobile. In genere si svolge tra simili quindi interdetto alla maggioranza. Consiste nell’appoggiare dolcemente una sola mano sul fianco dell’altro apportando con decisione una lieve pressione. In uso anche presso i diplomatici, eseguito con tatto e finezza necessari per condurre accortamente un affare o per trattare questioni delicate. Può essere effettuato anche con eccessivo riserbo o ostinata cautela. Anche riferito a una particolare accentuazione degli apparati formali o dell’ufficialità, a volte di una gravità dignitosa ma eccessiva, sostenuta o addirittura maestosa. (… Il momento era carico di solennità. Golijadkin sentiva che l’effetto non poteva mancare. In piedi, con gli occhi modestamente abbassati, stava attendendo l’abbraccio di Olsufij Ivànovic’…). Fëdor Dostoevskij, Il sosia, BUR, 1993.

con qualche pennellata di rame ai capelli, o un tocco languido alle cosce, abbracciate al divano di raso viola. Sul volto, violenti colpi di azzurro e cremisi per fare risaltare gli occhi e laggiù, nel nido, un candido nero d’avorio…). Milos Polpote, Saggio sul busto, Le carte di Marte, 1929. Assènte Di diversa natura può essere identificato nella mancanza della persona da abbracciare o nel mancato abbraccio della persona presente. (… A lungo andare però mi sono reso conto che il telefono non basta a tenere viva una storia d’amore. Dopo tanto parlare sentivo il desiderio di abbracciare Elisabetta, di toccarla e farle qualche carezza, di infilarmi dentro al letto con lei, ma questo non era possibile, temeva di essere spiata, diceva che il marito era gelosissimo e probabilmente la faceva pedinare…). Luigi Malerba, Testa d’argento, Arnoldo Mondadori Editore, 1988. Avvinghiato Manovra oltremodo forzosa, talvolta dettata da bramosia eccessiva al fine di tenersi a contatto con corpi od oggetti. (… Restavamo avvinghiati alle frasi e ai cuscini, straniti dallo sforzo comune di farci felici…). Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, Corbaccio, 1992.

Armònico Azione in simbiosi con la natura e l’universo mondo, ma anche tra uomo e donna eseguito con ricercatezza a fine di dimostrazione di stile o grazia. (… Fosse stato pittore l’avrebbe ritratta alla Derain o alla Kirchner,

Avviticchiato Lo stesso che avvinghiato, la differenza risiede nell’uso di una mano per avvolgere e stringere tenacemente la vita della donna, mentre l’altra va in cerca di palpeggio a più riprese e lungo un certo tratto. Praticato in passato nelle discoteche quando erano ancora in uso i balli lenti. Generalmente l’esecuzione di questa azione risultava disgustosa e rozza, nella maggior parte dei casi l’abbracciante veniva: a) allontanato in modo netto e sbrigativo, b) preso a schiaffi, c) colpito con ginocchio agli organi genitali.

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(… L’uomo veniva allontanato in malo modo, con insulti consoni al suo portamento. In effetti, così facendo, si precludeva qualsiasi possibilità di un, seppur improbabile, rapporto futuro…). Franco Portinato, Dal lemma alla fiamma ossidrica, Töt a Post Editrice, 1965. A U (con entrambe le braccia) complementare dell’abbraccio a C. Anche in questo caso la stretta più o meno forte denota un significato evidente di desiderio o indifferenza. (… A furia di tentennamenti, dubbi e ritrosie si era creata in lui una totale confusione e, dopo qualche attimo di smarrimento, si chiedeva dove fossero finiti i suoi effetti personali. Lei, per niente sorpresa, lo prese tra le braccia con passione e lo baciò sulle labbra fino a fargli gonfiare le gengive…). Ferruccio Carpa, Lo svezzamento dell’arcangelo Gabriele, Un libro basta, 1978.

che s’ispessisce come una ciabatta di pezza sopra un termosifone, almeno così si dice…). Ercole Guasti, Ma… Gli Stercomanni?, Never & Never, 1977. Bacio sulla guancia, con. Azione che spinge al contagio. L’approssimarsi dei volti obbligano in certo qual modo al bacio. Si può abbracciare baciando una sola volta, due, tre e più, in questo caso si va per le lunghe col rischio di annullare l’effetto primario. (… Il fumo di una sigaretta, il tintinnare segreto di un braccialetto e la musica di Nick Drake, struggente e affascinante. In cucina Gianni, vicino all’acquaio, era pronto a buttarsi sopra i piatti bisunti. Lea al suo fianco aveva cercato di baciarlo ma lui sulle prime si era scostato quasi si fosse accorto di aver dimenticato qualcosa. Le labbra di Lea si appoggiarono delicatamente sulla guancia di Gianni il quale chiuse gli occhi e l’avvolse tra le sue braccia…). Giansanto Perdieri, Come si monta un bollitore da tè, Caragno, 2002.

Bacio di lingua, con. Previsto il suo uso in casi di rapporti intimi o al di là della tenerezza. L’abbraccio con bacio di lingua è comune presso tutti i consorzi umani, raramente negli animali, mai nel regno vegetale, almeno che Giacinto sappia. (… Quando due esseri umani si congiungono, si dice che si accalorino smodatamente e che la salivazione aumenti di dieci volte, anche. Si dice che poi si facciano delle carezze, si allaccino in abbracci estenuanti e si bacino anche in bocca, quasi sempre con uso della lingua

Bacio sulle labbra, con. Abbraccio con aggiunta di dimostrazione di sentimento delicato e intimo oltre l’affetto ma al di qua di un sentimento più profondo. Atto sostanzialmente informale ma che può produrre conseguenze oltremodo spiacevoli o al contrario sviluppare desideri reconditi. (… Edith entrò nella stanza e disse: “Domattina andrò dal dottor Crawford. Mi sembra che stia proprio succedendo qualcosa là sotto”. “Fortuna schifosa”, disse James. Lei restò in piedi, scrollando la testa. Quando James le si avvicinò per prenderla tra le braccia, lei si coprì gli occhi e si appoggiò a lui. “Edith, carissima Edith”, disse James Packer. Si sentiva goffo e terrorizzato. Restò lì in piedi, sorreggendo più o

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meno con le braccia sua moglie. Lei si protese verso di lui e lo baciò sulle labbra, e poi gli augurò la buona notte...). Raymond Carver, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, Garzanti, 1998. Ballàbile movimento libero o indotto dalle regole del ballo, il condizionale non è in discussione, infatti non trattandosi di un verbo, il problema non sussiste. (… Loro si gettavano nelle braccia delle belle brasiliane, alte come pertiche e pressoché nude, e cantavano e ballavano…). Pier Vittorio Tondelli, Un week-end postmoderno, Bompiani, 1990. Borséggio, con. L’atto con aggiunta di movimento lesto e leggero al fine di estrarre portafogli od oggetti dalle tasche del malcapitato. Anche a fine di rapina. (… Un amico? E che amico! Dopo il liceo ci eravamo frequentati per qualche tempo, si era trasferito a sud. Due giorni fa lo incontro e lui mi abbraccia come se ci fossimo lasciati ieri. Che faccia tosta ho pensato, però è simpatico. Così consideravo quel tipo fino a quando mi sono accorto che la mia cipolla d’oro era sparita…). Paul Dressex, Racconti di fate, Fichi secchi, 1992 (Trad. di Aldo Scoponno). Brusco Gesto sbrigativo per nascondere un discreto imbarazzo, tuttavia l’azione conferma ciò che si sarebbe voluto celare. (… All’emporio c’erano un paio di persone, che mio padre smetteva di servire appena il tempo di abbracciarmi brusco…). Annie Ernaux, Il posto, L’Orma Editore, 2014.

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C Caldo Nel momento dell’abbraccio la passione si sprigiona spingendo i ferormoni a bollire fisicamente e spiritualmente, talvolta con conseguenze associate a rapporti più intimi. (… Ogni volta che usciva dalle sue braccia, René cercava su di lei le tracce di un dio…). Pauline Réage, Histoire d’O, Bompiani, 1971. Carézza, con. Atto affettuoso a dimostrazione di amorevolezza o di benevolenza accompagnato più comunemente dal palmo della mano lisciato delicatamente sulla guancia. (… Quando il corpo di Bee si scalda al suo gemere di piacere: l’acqua che scivola gelata sulla loro pelle è essa stessa come una carezza. L’abbraccia stretta, strofina lentamente il pube contro quello dell’amica…). Emmanuelle Arsan, Emmanuelle, Tascabili Bompiani, 1990. Chi molto abbraccia poco stringe. Modo di dire diretto a chi nulla conclude per troppo desiderio alterato da effetti morbosi di concupiscenza multipla e continuativa. (… E non che Antonio fosse tanto impaziente di possederla, ma solo in letto quando la stringeva nuda fra le braccia solo in quei brevi minuti si calmava completamente l’inquietudine maledetta che quella ragazzina gli aveva messo in corpo…). Dino Buzzati, Un amore, Mondadori, 1963.

(… Di tutto il suo progettare e lavorare sul sottile strato di menzogne, aveva creato un paradiso di circostanze che pareva di abbracciarle, ogni qualvolta egli si concedeva di riferirle verbalmente, tuttavia quella sera, Dalton, il suo amico più fedele lo aveva contraddetto portando prove inconfutabili sull’esistenza del mito di Muhr…). Giorgio Gorante, Il mitico Muhr, I Pirenei, 1936. Còllo Azione fulminea in cui con una mano si stringe il collo dell’abbracciato in evidente dimostrazione di affetto se la pressione è lieve, al contrario di intenzione al male se la pressione è molto forte, al limite della sopravvivenza. Affettuoso gesto di buttare le braccia al collo intrecciando le dita sulla nuca. (… Parlava da padrone, con le sopracciglia aggrottate, e Léa, che il bagliore di quegli occhi riaperti all’improvviso metteva a disagio come una lampada accesa bruscamente, alzò le spalle e depose un bacio sulla fronte vicinissima. Lui le allacciò le braccia al collo e la attirò a sé…). Colette, Chéri, Adelphi, 2005.

Ciambèlla Con le braccia a cerchio senza toccare l’altro. Scherzoso e controverso modo di comunicare un desiderio sotto forma di gioco per non imbarazzare l’altro.

Compassionévole Gesto di chi si muove facilmente a compassione per le condizioni pessime in cui viene a trovarsi l’abbracciato. A volte non necessariamente è benevolo, quindi, se nasconde secondi fini, è da ritenersi interessato. (… La nonna era una vecchietta imbacuccata in uno scialle nero, che veniva tutti i giorni a prendere il nipotini, ma solo perché gli voleva bene, per prendergli il visetto tra le mani e baciarlo sulla fronte, non per accompagnarlo per la strada, perché era lui, piuttosto, che accompagnava lei, e le offriva la spalla perché vi appoggiasse la mano; e a vederli andar via, lui piccolo ancora, lei divenuta piccola come lui, pensavo, con una stretta al cuore, a quel cielo cui erano tanto vicini tutti e due…). Giovanni Mosca, Ricordi di scuola, BUR, 1994.

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Comunicativo L’uso di questa pratica può essere di natura verbale o non verbale. Si presta a esprimere con chiarezza e abbondanza di argomenti. Verbale: con uso di parole oltremodo chiare, non verbale: con uso di pressioni decise nei punti che l’interessato ritiene più consoni a un determinato risultato. (… “-A colui ch’è dotato di sublime intelligenza e ha il potere di abbracciare col pensiero tutta l’eternità e l’universalità degli esseri, stimi tu che la vita umana possa sembrar gran cosa? -Impossibile,- disse quegli. -Dunque, a un uomo siffatto anche la morte non sembrerà cosa tremenda. -No, indubbiamente”). Marco Aurelio, I ricordi, Einaudi, 1968. Conciliatóre Di solito avviene dopo un litigio per l’intervento di una terza persona che si propone di appianare contrasti e cercare di fare tornare in buoni rapporti i due litiganti. (… All’improvviso arrivò veloce una macchina della polizia, frenò curvando e si fermò davanti al cancello col lampeggiante acceso. Dietro c’erano la macchina di mamma e quella di papà. Erano arrivati di corsa tutti insieme, per me. I poliziotti cominciarono a farmi delle domande, mentre mamma mi abbracciava e piangeva, mi baciava come non aveva mai fatto, inginocchiata davanti a me, e mi accarezzava i capelli. Papà mi sgridava e sbuffava, ma era contento che fossi tornato a casa sano e salvo…). Guido Conti, La palla contro il muro, Guanda, 2007.

cavano il suo ventre. Fingendo di dormire cambiò posizione per eliminare ogni difficoltà, e allora sentì la mano senza la benda nera tuffarsi come un mollusco cieco fra le alghe della sua ansia. Anche se fingevano di ignorare ciò che entrambi sapevano, e quello che ognuno sapeva che l’altro sapeva, da quella notte rimasero vincolati da una complicità inviolabile…). Gabriel Garcìa Màrquez, Cent’anni di solitudine, Feltrinelli, 1973. Connivènte Gesto condotto con tacito consenso all’eventuale svolgersi di un evento infausto, come rapina, pestaggio, scippo, tortura, fino all’omicidio. Chi tace acconsente e chi mente è un connivente, dunque in presenza di abbraccio dopo il delitto la connivenza è da definirsi completa e accettata. (… Dopo il primo colpo, Jean si avvicinò e sparò ancora all’addome della vittima che gemeva e si divincolava come presa da scosse elettriche. Jean sembrava indifferente all’agonia di quel povero meccanico che fremeva in un lago di sangue, poi disse a Kurz di venire a vedere. Dietro di lui l’amico tedesco guardava la scena, ma stava male, aveva la nausea e prese a vomitare. Allora Jean, con fare da smargiasso, lo prese sottobraccio e gli disse che adesso erano davvero inseparabili, uniti per sempre in quella barbarie…). Giuseppina Nagni, Gli orologici, Edizioni del Calcagno, 1984.

Confortante Durante la manovra l’abbracciante aiuta in tono consolatorio con parole di incoraggiamento l’abbracciato a svolgere una determinata azione. (… Sentì le dita di Amaranta come lombrichi caldi e ansiosi che cer-

Contagióso Secondo studi recenti effettuati presso l’Università di Chiogoz, è stato provato in modo inconfutabile che l’abbraccio porta con sé una specie di virus, una sorta di infezione affettiva che si propaga in modo continuo o ripetuto. (… Il professor Nardazzi prese il microfono e cominciò a parlare con voce stentorea: “Se sui treni della metropolitana guardiamo una persona e questa ricambia lo sguardo, non lo farà una seconda volta. Perché? paura, indifferenza o chissà che altro. E perché non ci

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abbracciamo? Forse temiamo di essere scambiati per romantici o sentimentali, mentre il gesto stesso porta con sé un valore aggiunto, curioso e contagioso”. Il discorso durò veramente poco, il tempo di uno sbadiglio o di una frenata, alla fine tutti i ragazzi presenti si abbracciarono come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma anche come se l’avessero scoperto solo in quel momento. Non ci avevano mai pensato, tutto qui…). Alessandro Riporti, Il martirio di Santa Bernarda, Frattaglie Edizioni, 1990. Convenzionale La mancanza di spontaneità è la base di questo tipo di abbraccio. Esso dovrà mostrare freddezza e non partecipazione, privo di naturalezza e originalità, insomma conforme a una tradizione ufficialmente accettata o tollerata. (… Era stata una cerimonia squallida e senza entusiasmi, il luogo freddo, scelto appositamente per dimostrare l’assoluto rifiuto per qualsiasi accordo, emanava una sorta di ombra malvagia. Ciò nonostante al suono del gong i due si erano abbracciati con una sufficienza che dava il voltastomaco…). Furio Densiti, Il paziente insicuro, Carbüru Edizioni, 1921.

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pancia in giù. Colette si lasciò accarezzare, e poi il lieve peso del corpo di lui che premeva la sua schiena, abbracciandola, le diede i brividi…). Valentina Fortichiari, Lezione di nuoto, Guanda, 2009. Delittuóso Doloso, colposo costituisce tendenza all’omicidio eseguito in modo che non trapeli nessun indizio atto a condurre l’autorità inquirente alla identificazione del colpevole. (… La trasse a sé abbracciandola con passione mentre violentemente le conficcava un cacciavite a stella nella nuca…). Celso Narbini, Le estreme notti del Commissario Verme, Le Floppe Ed. 1998. Difésa, di. In questo mondo occorre prestare attenzione a proteggersi e a salvaguardare direttamente la propria persona fino a respingere abbracci che siano ritenuti oltraggiosi o che non rispettino situazioni chiare e leali. (… Dissi a Felix che Gabi mi era rimasta fedele dopo l’accaduto. Fu il secondo adulto, dopo la mamma di Chaiim, a giungere sul luogo del delitto. E lì, nel vedermi coperto di sangue e fango, ammutolito dalla paura, mi abbracciò, dicendo: “Non preoccuparti, ti difendo io da papà”…). David Grossman, Ci sono bambini a zigzag, Arnoldo Mondadori Editore, 1996.

Delicato Movimento propedeutico a qualcosa di più concreto, per esempio a un dono o a una sorpresa. Consigliabile comunque poiché delicatezza e sobrietà danno sempre una piacevole sensazione di leggerezza che non nuoce nemmeno se la situazione prende un’altra piega. (… Bertrand la spinse delicatamente su un fianco e lei si ritrovò a

Dispersivo Azione che sciupa in certo qual modo l’uso delle proprie forze e del proprio tempo, come di uno che ha fretta e non si vuol curare più del necessario ad affrontare un abbraccio ritenuto magari impegnativo. Anche distaccato, con emergente privazione della partecipazione affettiva condita con dissimulazione. Operazione a favore della cancellazione di un qualsiasi contatto.

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(… Aurelio aveva cambiato umore, quella sera sul suo volto i colori mutavano come un semaforo. Si era rivolto a Daniele, l’aveva sfiorato con un braccio poi gli si era avvicinato all’orecchio sussurrando che non poteva andare con lui quella sera, che doveva andare da Milena e poi a fare visita a sua madre, poi ancora a fare il bucato e magari a casa avrebbe letto un libro e mangiato qualcosa…). Renzo Manico, Morte in cartolibreria, L’oro del rene, 1956. Dóppio Gesto che quantifica e ingrandisce due volte la normale procedura. Si verifica nei casi in cui l’abbracciante non sia convinto di aver usato il giusto riguardo nel primo abbraccio e così si permette di ripeterlo, magari con più enfasi a dimostrazione di affetto sincero. Va considerato anche come manifestazione celata di falsità o ipocrisia (doppiezza). (… Tutto considerato non era poi così male quel doppiopetto, disse la marsina rivolta al frac abbandonato su una sedia…). Lella Brodola, Breve storia dell’abito da Carlo Magno a Carlo Marx, Ed. Mondane, 2001.

E Enèrgico Azione dotata di una certa forza, dal carattere non quantificabile, ma provvista di una buona dose di potente capacità anche inaspettata riferibile ad entrambe le parti che potrebbero essere sorprese più o meno piacevolmente. (… Olimpia lo teneva serrato con un’energia imprevedibile in quelle grosse braccia di burro. Antonia accorse a liberarlo. Olimpia prote30

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stò che così non valeva. Finse di abbandonare la presa, ma prima di rialzarsi scattò ancora in avanti, abbrancò i calzoncini di lui, tentò di abbassarli…). Ernesto Ferrero, L’anno dell’indiano, Einaudi, 2001 Equìvoco Provocato da uno scambio fortuito di elementi, associato ad errori di interpretazione o valutazione, si presta a essere interpretato in diversi modi, dall’ambiguo al falso con sospetto di dubbia moralità. (… – Su, non piangere – fece Celso mentre cercava di trarla a sé. – Tu non capisci, non sai cosa mi stia capitando – sussurrò Diana tirando su col naso e rimandando la mossa. – Forse, il fatto è che le rondini non sono ancora tornate –, concluse Celso, ignaro di un’onda gigantesca che da lì a poco li avrebbe travolti…). Lao Pettine, Storia del rombo, Agnovegna Editrice, 1937. Esagerato Spesso vistoso e risonante eccede i limiti del buon senso e del gusto, privo di stile, enfatico talvolta implica un’idea di banale e ostentata noncuranza. Chi agisce con un’importanza non motivata alle proprie azioni insistendovi con ostinazione. (… Dopo Moravia racconta che hanno cominciato a chiacchierare e pian piano sono andati lungo il treno fino all’ultimo vagone dove c’era un terrazzino. Poi Moravia racconta che il treno scodinzolava in mezzo a una campagna brulla e polverosa, fitta di cactus, e che hanno fatto all’amore lì sul terrazzino in mezzo agli scossoni del treno. Moravia dice che era una donna più che matura e lui l’abbracciava e sentiva la sua carne molle e sgonfia che si spostava stranamente sullo scheletro. Quindi sul terrazzino alla fine di quel treno, mentre che attraversavano lo stato dell’Arkansas, dovremmo immaginarci che Moravia era là in piedi che trombava questa donna tedesca somigliante a Goering…). Daniele Benati, Opere complete di Learco Pignagnoli, Aliberti Editore, 2006. 32

Esclusivo Unico nel suo genere, che presuppone piena e unica pertinenza rivolta all’interessato, anche originale cioè privo di corrispondenza o affinità. (… Aborriva i contatti, soprattutto fisici. Se incontrava un amico si scostava e faceva un cenno con la mano, non accarezzava mai un gatto o un cane, ma quando Guglielmo suonò il campanello di casa sua, andò in estasi, lo pervase un formicolio diabolico e sotto le ascelle il sudore buttava come un rubinetto…). Dimmo Abbotto, La purga, BEA (Buttafuori Editori Associati), 1984. Espansivo Moto con capacità di dilatarsi e diffondersi alla persona abbracciata dimostrando inclinazione alla manifestazione sincera e cordiale dei propri pensieri. Festoso, allegro e distinto da una diffusa o vivace giocondità. (… Maicol e Zönnifers scesero dal calcinculo con le orbite fuori di testa, i capelli irti per il vento e la sottana di lei era sporca di unto di garage. Maicol abbracciò Zönnifers con tutta la sua forza, ridendo e facendo il verso del gufo…). Valentino Loso, Sotto la doccia con Zönnifers, Usberghi, 1972. Etèrno Azione estesa nel tempo senza principio né fine, spesso associata all’estremo saluto, la morte, e in senso religioso alla vita ultraterrena. (… Il freddo della stanza lo fece rabbrividire. Con cautela si infilò sotto le coperte, a fianco della moglie. Uno alla volta, tutti sarebbero diventati ombre. Meglio passare nell’altro mondo con animo forte, nel pieno di una passione, piuttosto che svanire e avvizzire malinconicamente con gli anni. Pensò a quella donna che gli giaceva a fianco, che per tanti anni aveva tenuto chiuso nel suo cuore il ricordo degli occhi del suo innamorato mentre le diceva che non desiderava vivere…). James Joyce, I morti, Passigli Editori, 1987. 33


F Feticista Gesto di persona affetta da sintomi non gravi di passione nonostante sia considerata una anomalia del comportamento sessuale per cui, l’attrazione erotica risulta limitata all’abbraccio di un particolare fisico o addirittura a un oggetto appartenente alla persona amata. (… Un calzino penzolava dalla spalliera del letto, l’altro infilato sotto il cuscino. Nella stanza c’era una puzza come di piedi non lavati da un mese. Lacci da scarpe, canottiere inzaccherate di sugo rappreso, mutande con bolletta, camice con aloni gialli sotto le ascelle. Tutto lì dentro aveva puzzo di rancido, di stantio e ci sarebbe voluto parecchio tempo per sistemare tutto e a modo. Ezio, entrando vide il reggiseno di Laura appoggiato di traverso su una sedia, scavalcò il letto e d’un balzo si avventò su di esso e lo strinse a sé aspirando il vago sapore di latte che emanava…). Romano Romanon, Molto sudore per nulla, Scancelli, 1988. Fianco Si poggiano delicatamente le mani sui fianchi dell’altra persona dimostrando delicata tenerezza, senza timore di essere scambiato per timidezza o falsità. (… Eravamo abbracciati di fianco nel nostro incastro di amanti, ma nessun gesto confondeva i sensi spingendoli all’amore…). Erri De Luca, In alto a sinistra, Feltrinelli, 2005.

la Grotta Azzurra, ho notato un pezzo di donna mezzo ubriaca. E quella donna è quella che attendo in questo momento, mentre ascolto Blue Sky, e che sta per tornare a sedersi alla mia destra e a circondarmi il collo con le sue braccia”…). Jean-Paul Sartre, La nausea, Einaudi, 1947. Flessuóso Delineato secondo un agile alternarsi di morbide curve. (… Di queste belle ondeggianti forme dunque è composto il corpo umano, e le quali per le varie situazioni l’una con l’altra divengono più intricatamene piacevoli, e formano un continuo ondeggiamento di forme che s’intrecciano l’una dentro l’altra…). William Hogarth, L’analisi della bellezza, SE, 1989. Fratèrno Se si pensa a Caino e Abele, questo tipo di abbraccio è contrario al senso comune, tuttavia può essere considerato anche tra persone di ambo i sessi che tengano fra loro un rapporto di affetto domestico e familiare. (… -A la Salina i dis amur ad fradèi amur ad curtèi. -Anche che a Cavaléra me nonu al geva atzé…). Valeriano Bongio, Parabole materiche, Morsetto Elevatore, 2003.

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Finto (o finta d’abbraccio). Atto presentato, eseguito o sostituito a scopo simulatorio o anche esclusivamente dimostrativo. Incline o diretto a ingannare, mediante un atteggiamento o un comportamento mentito e insincero. Anche artificioso, complicazione voluta e affettata di un gesto che dovrebbe essere invece spontaneo e naturale. (… Mi dissi: “La terza sera, mentre entravo in un dancing chiamato

Gagliardo Abbraccio che denota grande energia e vitalità associata a fermezza e sicurezza in modo di dimostrare l’assoluta determinazione del gesto privo di timori o incertezze. (… Ricordo soltanto che correvo come chi è in preda al panico, ora trasportando Clara fra le braccia, ora sorreggendola insieme a Nor-

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thmour, ora confusamente contendendoci il possesso di quel caro fardello…). Robert Louis Stevenson, Il padiglione sulle dune, Einaudi, 1973. Garbato Mossa di gradevole correttezza, accompagnata da delicatezza, moderazione, associata anche a desiderio di apparire misurato e dignitoso. Leggero, facile nel movimento, effettuato con scioltezza e abilità innata. (… Non disse niente prima di tornare di sopra / ma la gentile stretta alle spalle che mi diede la disse lunga. / E uscendo di casa sentimmo la sua chitarra / mentre lui apriva la mente-miniera di testi d’amore. / Fuori, io e Michael sceglievamo un paio delle fanatiche / dei Beatles più carine e in fretta le portavamo al pub). Roger McGough, Eclissi quotidiane, Medusa, 2004. (Trad. di Franco Nasi). Giocóso Azione tendente al disorientamento basato sull’intenzione di mettere l’abbracciato in condizione di stallo, stupore o nella peggiore ipotesi, di annichilimento. Sono giochi definiti celibi che apparentemente non hanno significato ma sottendono alla necessità di una più approfondita indagine. (… Mi ha salutato più volte con tenerezza, è tornata indietro dalla porta ed è venuta a baciarmi, poi lo ha fatto di nuovo, ridendo, come se fosse un gioco ma non lo era nemmeno per lei, quando mi ha abbracciato e alla fine dell’abbraccio mi ha fatto una carezza…). Francesco Piccolo, La separazione del maschio, Einaudi, 2008.

va appoggiarsi a un bastone. Nel salone gli accademici aspettavano l’inizio dell’impegno che avrebbe dovuto svolgersi alla presenza del Principe Miguel Lopis de Arciulla. Dopo alcune ore arrivò un araldo con la comunicazione che il Principe non avrebbe potuto partecipare a causa di un forte attacco di gotta. In sua vece venne nominato il Granduca Paolino da Senigallia il quale, dopo avere letto tutto il papiro, abbracciò il Conte con un certo disagio poiché la sua bocca emetteva un disgustoso olezzo di vino misto a carne andata a male…). Taormino Maralde, Il club delle parrucche rosse, Gruppo Elettrogeno Creativo, 1985. Giustificativo Atto con approvazione di riconoscimento opportunistico allo scopo di ottenere un compenso alla propria convenienza morale o di fatto. (… “Ah, mio Papa”, diceva agitandosi come un’ossessa. “Mio caro Papa, su fottimi, dai… fammi godere… Non ho che quindici anni, amico mio, vedi? Sì, non ho che quindici anni… senti come galoppo? Vai, vai, piccolo cherubino, tu mi ridai la vita… fai proprio un’opera pia…”. “Tra l’una e l’altra di queste tenere esclamazioni, la Dupuis baciava il suo campione, lo stringeva, lo mordicchiava con i due unici denti cariati che le restavano nella bocca”…). Denis Diderot, Thérèse Philosophe, Basaia, 1984.

Giuraménto, con. Operazione solenne in presenza di pubblico ma anche privatamente rivolta a un impegno assunto con la testimonianza di persone fisiche o giuridiche. (… Il Conte Julius Pota era ubriaco al punto che per proseguire dove-

Gruppo, di. Sorta di abbraccio globale o insieme di elementi che formano un intrico di braccia o gambe al fine di manifestazione di affetto, anche di ammucchiata. Abbracciatona, ciò che si ritiene un utile e vicendevole abbracciamento di più persone. Estensione di amicizia o affetto tra persone dello stesso sesso o di sesso diverso fra loro. (… Sul Cours, in piena luce solare, onesti contadini cercavano gli abiti che avevano gettato lontano da sé negli eccessi dell’orgia, donne morigerate cercavano i loro mariti e figli, persone del tutto estranee

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fra loro si staccavano orripilate da abbracci più che intimi, conoscenti, vicini, coniugi d’un tratto si trovavano l’uno di fronte all’altro in una nudità estremamente penosa, davanti agli occhi di tutti…). Patrick Süskind, Il profumo, TEA, 2006.

I Illusòrio Abbraccio al limite dell’inganno o di false apparenze. Risultato di azione che porta a suscitare speranze fallaci, che induce facilmente in errore e invita irresistibilmente a credere o sperare il falso. (… Con loro si trovava una sua cugina che durante i primi giri, disperata di vedersi negletta dai ballerini, aveva accettato un paio di volte di andare con lui, ragazzo dai pantaloni corti. Ma aveva ballato di malagrazia, con un viso lungo e pieno di scontento; e Agostino, sebbene assorto a sorvegliare i propri passi, si era presto accorto di questo sdegnoso e per lui poco lusinghiero stato d’animo. Tuttavia l’aveva invitata una terza volta, e si era molto stupito di vederla ad un tratto sorridere e alzarsi sollecitamente dandosi con le mani un colpo alla gonna spiegazzata. Soltanto, invece di corrergli tra le braccia, la cugina lo evitava e andava incontro ad un giovane che al di sopra della spalla di Agostino le aveva rivolto un cenno d’invito…). Alberto Moravia, Agostino, Bompiani, 1987. Imbarazzante Segno che presenta disagio o implica difficoltà. Messa in crisi, ostacolo di molestia o disturbo più o meno facilmente superabili. (… Così se rivado ai tempi delle mie disgrazie, mi pare a volte di sentire quei sette o otto parrucconi incipriati ai quali debbo le mie pene, l’uno appena uscito dal letto di una ragazza onesta che sta rovinando, 38


l’altro dalle braccia della moglie di un amico, questo qui sgattaiolato via, vergognoso, da un vicolo cieco dove guai se l’avessero visto fare ciò che ha fatto…). De Sade, Opere scelte, Feltrinelli, 1967. Immaginàrio Movimento a volte lento che non trova corrispondenza con la realtà. Puro frutto di fantasia o immagini correlate ad essa, di carattere altamente ipotetico, talvolta indispensabile. (… Vi è nel letto, calmo come acqua verde, un ondeggiare di braccia distese; o piuttosto non sono braccia, ma le due parti della chioma, che vegetano sulla morte. E il centro della chioma s’incurva secondo una cupola e ondeggia secondo il cammino della sanguisuga…). Alfred Jarry, Gesta e opinioni del Dottor Faustroll Patafisico, Mondadori, 1976. Incàuto Moto riluttante e audace che trascura possibile rischio o pericolo anche esiziale. (… Mi sveglio per l’improvviso silenzio. Il treno è fermo a una stazioncina sconosciuta. Il nonno prepara, con mille gesti inutili, il pasto del nipotino irrequieto che la nonna tiene in piedi presso il finestrino. Thermos, zucchero, tovagliolo, tazza cambiano continuamente posto. Nonno: “Sta’ fermo, dove vuoi andare? Non vedi che è buio fuori? Fuori c’è il lupo… che ti mangia. Se caschi, qui in stassione non c’è il dottore”. Nipotino: “Non c’è il dottore?”. Nonno: “No, non c’è”. Nipotino: “E l’imbulansa?”. Nonno: “Neanche l’imbulansa. Se caschi muori”. Nipotino: “E poi?”. 40

Nonno: “E poi sei morto”. Nipotino: “E poi?”. Nonno: “E poi vai al cimitero”. Nipotino: “E poi?”. Nonna (abbracciando teneramente il nipotino): “E poi ti mettono sotto terra”.). Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, Ponte alle Grazie, 2000. Indifferènte Passaggio che ostenta mancanza assoluta di partecipazione o di interesse. Di persona che abbraccia per mancanza di volontà o stanchezza, di solito per scarsa considerazione dell’altro o per stato di depressione, inerzia o di accidia. Anche ciondolante a braccia molli penzolanti e oziose. (… All’inizio la cosa più difficile per Alice fu maneggiare il suo fenicottero: le riuscì di tenere serrato abbastanza agevolmente il corpo sotto al braccio, lasciando le zampe penzoloni, ma in generale, quando gli aveva fatto tendere bene il collo ed era sul punto di colpire con la testa il porcospino, quello si girava a guardarla in faccia con un’espressione talmente stupita che lei non poteva fare a meno di scoppiare a ridere…). Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, Einaudi, 1978. Infantile Atto di cui si possono individuare due significati: il primo che presenta una sconcertante stupidità, il secondo che denota un sentimento leggero e dolce associato alla tenera età in cui le coccole sono assolutamente necessarie. Nell’innamorato si può evidenziare la figura del giovane Eros, un bambino col membro eretto. (… Tuttavia, nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l’indistinta sensualità dell’abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l’adulto si sovrappone al bambino 41


e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità…). Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi, 1979. Iniziàtico Generalmente attinente all’iniziazione religiosa o a sette, con aggiunta di preziose oscurità o eccesso di cerimonie al punto da risultare incomprensibile o ridicolo per la maggioranza. (… In quel momento della sua vita, e con tutta la forza della sua giovane anima, ella abbracciò un credo che le imponeva la più fanatica e ferma sincerità. Gli antichi Vandamm avrebbero potuto applaudirla, o avrebbero potuto giudicare eccessivo il suo codice; loro avevano accettato di correre dei rischi, quand’era necessario, e ben sapevano che nel commercio è pericoloso schivare il pericolo…). Karen Blixen, Racconti d’inverno, Bompiani, 1985.

K Kamasutra Il secondo capitolo del più antico testo indiano sull’amore sessuale è dedicato all’abbraccio che esprime il reciproco amore di un uomo e di una donna che si siano accoppiati ed è di quattro generi: toccante, penetrante, strofinante e premente. (… Quando un uomo e una donna si amano molto e, indifferenti al disagio o al dolore, si abbracciano quasi volessero entrare l’uno nel corpo dell’altro, sia che la donna sieda in grembo all’uomo o gli stia di fronte o giaccia su un letto, si dirà che l’abbraccio è come un “miscuglio di latte e acqua”…). Vatsyayana, Kamasutra, Mondadori, 1979. 42

L Lànguido Per alcuni l’abbraccio di questo tipo non è privo di fascino poiché dettato da sentimentalismo affettato. Generalmente è interpretato come risultato di sdolcinata stanchezza o debolezza che induce a un abbandono opaco e stupito. Sdolcinata e stucchevole effusione al limite del sopportabile. Gesto dettato dal desiderio di abbandonarsi o svenire. (… Come desidero abbracciarvi per sentire il rumore delle onde, il soffio del vento d’aprile e le vostre morbide labbra. Come sento questi sentimenti così il mio cuore s’abbandona al vostro volere, accoglietemi dunque o dea, o gettatemi nelle fauci della solitudine. Comunque sia, il mio soffrire o piacere saranno sempre ai vostri piedi poiché io vi amo come… come… come il sale…). Natalino Uopo, Tex Willer a Reggio Emilia, Rumorlandia, 1980. Laterale Capita a tutti di essere immortalati dall’obiettivo mentre si abbraccia di lato una persona appartenente al proprio o all’altro sesso. (… A braccia nude, fianco a fianco, tiravano i solchi, sarchiavano, potavano; per venire a capo dei compiti che si imponevano, riducevano al minimo il tempo dei pasti; ma a godersi il panorama non rinunziavano: il caffè lo andavano a prendere sul poggetto…). Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet, Einaudi, 1982. Leccato Associato all’adulazione questo atto è sconveniente e sgradevole perché denota anche golosità. Volgarmente si può fare scorrere la lingua lungo il bordo dell’orecchio dell’abbracciato provocando in esso disgusto o piacere a seconda dei casi. (… Giorgio stava mangiando avidamente con le mani un lesso di zampone. L’unto gli colava sulla barba, beveva come un pozzo lascian43


do sul bicchiere aloni di grasso schifoso. Gina, accanto a lui si schermiva poi svenne quando lui, in un momento di euforica baldanza l’afferrò per le spalle e le diede una leccata viscida all’orecchio destro che venne ricoperto da una bolla trasparente e brodosa che esplose, invischiandole l’intero volto…). Lucilla Pelandroni, La cucina della Tavola Rotonda, Stazioni Coperte, 1997. Lieve Fatto sta che la timidezza gioca scherzi inusuali per cui il desiderio si accende ma non è ancora definitivo, ossia lo è ma abbisogna di successive mosse, insomma va da se che poi si raccontano storie d’amore che hanno fatto clamore, poi ci sono quelle delle quali nessuno ne parla e forse è meglio. (… Egli fece di nuovo l’atto di attrarla a sé, ma solo con un lieve moto muscolare del braccio, perché temeva di mostrarsi insaziabile. E allora sentì il corpo di lei che gli si abbandonava e ancora una volta la chiuse tra le braccia e le sue labbra premettero le labbra di lei…). Jack London, Martin Eden, BUR, 1997. Lèsto (o abbreviato). L’abbraccio lesto si verifica in particolari situazioni con prontezza e sveltezza riconducibili sia alla fretta che a un funzionale o opportuno impiego del tempo. Speditamente frettoloso, denota necessità o desiderio di fare presto. Azione compiuta in modo rapido e inconsueto che talvolta implica un’idea di sufficienza o di trascuratezza. Anche sciolto, disinvolto con l’idea di una agevole possibilità di movimento franco e spedito. (… Sentii che se l’urto tamponante o tamponato, o prima l’uno e poi l’altro, ci fosse stato il mio braccio non sarebbe stato sufficiente a trattenerla, e lei avrebbe violentemente battuto la testa nel cristallo anteriore, fracassandolo e sfracellandosi. Sentii, con lo stesso braccio votato all’impotenza, che lei non aveva allacciato la cintura di sicurezza, e mi 44


rimproverai amaramente di non averglielo suggerito. Sentii nel braccio incordato, contratto, già dolente, in due punti, calde e delicate morbidezze, fervide e quiete convessità…). Roberto Piumini, Le virtù corporali, Einaudi, 1997. Lunàtico Il chiaro di luna è da sempre oggetto di immaginazioni e fantasticherie, vi sono esempi di omicidi, suicidi, ululati di licantropi ecc., poi vi sono casi di deliquio, desideri inespressi, cinture slacciate e dolci effusioni. (… Tornando a casa in carrozza sotto il chiaro di luna, quando dall’alto di una collina scorsero la città immersa in una luminescenza argentea, Veronica, estasiata, li abbracciò entrambi. Fu un momento di felicità, incoscienza e totale abbandono…). Sándor Márai, Le braci, Adelphi, 1998.

M Malizióso Gesto dettato da furberia associata a vivacità, l’abbraccio malizioso è supportato da una compiaciuta partecipazione a quanto è comunemente inteso come sconveniente. (… Buckingham: Il Lord Mayor è già qui, sottomano, coi suoi. Ostentate una certa riluttanza: non lasciatevi abbordare se non dopo vive insistenze. Procurate di tenere in mano un libro di preghiere e di entrare con un prelato a dritta e uno a manca, monsignore; ché su questa base io terrò una diffusa omelia: non siate troppo facilmente arrendevole alle nostre suppliche. Fate la casta vergine: dite sempre di no e pigliate sempre…). William Shakespeare, Teatro, Einaudi, 1960.

Luttuóso In genere si effettua al termine di un funerale, con effetto di tormento e angoscia per partecipazione ai parenti della scomparsa della persona cara. Si tratterà di un abbraccio tenero senza imprimere forza, a volte solo appoggiando le mani sulle spalle dell’abbracciato pronunciando parole stereotipe sfruttando a man bassa tutti i luoghi comuni possibili. (… Kathe e Jim erano nel sudario dell’acqua, non abbracciati, eccezionalmente, ed erano morti perché si erano sciolti da quell’abbraccio. Ritrovarono i corpi impigliati nei cespugli di un isolotto sommerso dall’inondazione. Jules li accompagnò da solo al cimitero… Le ceneri furono raccolte in due urne, e riposte in un loculo che venne sigillato. Fosse stato solo, Jules le avrebbe mischiate. Kathe aveva sempre desiderato che le sue fossero gettate al vento dall’alto di una collina. Ma non era permesso…). Henri-Pierre Roché, Jules e Jim, Adelphi, 1995.

Massàggio, con. In uso tra persone che intrattengono un rapporto di amicizia, amoroso, non legale né di ordine amministrativo. Sintomatico di benevolenza e affetto a volte vigoroso inteso in senso di protezione o a causa di temperatura esterna vicina o sotto lo zero. Anche a stantuffo ossia goffo movimento scherzoso che simula il movimento dell’organo di una motrice che scorre con velocità nell’interno di un cilindro, ricevendo e trasmettendo la spinta di un fluido. (… Prona sul lettino, Zoraide avvertiva un formicolio alle spalle. Dentro di sé sapeva che la guarigione era ancora lontana. Entrò il terapista e subito si diffuse in aria un profumo di gelsomino. Prese un boccetto, ne versò il liquido su una mano e cominciò a strofinarsi i due palmi. Appoggiò delicatamente le mani sulla schiena di Zoraide la quale si sentì rabbrividire fino all’ultimo pelo. Il terapista fece scivolare le sue braccia sotto le ascelle di lei e con tatto cominciò a massaggiarle i seni…). Salomé Bertella, Il piacere del resto, La Casa del Belga, 1993.

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Matèrno Affettuoso atto tra madre e figlio riferito soprattutto alla sfera fisiologica e affettiva, anche inteso come premura o dedizione estrema, accompagnata da costante dolcezza. (… Penetrando nella terra, nell’utero di Ge, quella rugiada aveva generato il bambino serpente. Atena lo sollevò dalla terra nelle sue braccia di vergine. Ma non poteva abbracciarlo come tutte le madri. Atena era più di una madre. Il suo primo gesto verso il bambino fu quello di cingergli il collo con una catenella d’oro, che custodiva due gocce del sangue di Medusa: una uccideva, l’altra guariva…). Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia, Adelphi, 1988. Mèsto Movenza che implica tristezza improntata a sentimenti di contenuto dolore e rassegnazione, che porta malinconia. (… Piango per tutto: la perdita del grembo, la morte della mano che qualcuno mi tendeva, le braccia che ignoravo come mi abbracciavano, la spalla che non potrei mai avere…). Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine, Feltrinelli, 1995. Mìstico Gesto riferito a rapporti per lo più spirituali o ideali, connesso a esperienze o fatti riconducibili all’ambito dei misteri della religione. (… Le forme dell’universo sensuale / partecipano della volontà ostacolo. / Le forme mistiche / senza l’intelligenza / come le matematiche / sono l’una tra le braccia dell’altra…). Francis Picabia, Poesie e disegni della figlia nata senza madre, Einaudi, 1990.

rino culla, sopra la forte groppa, / Nuda e fanciulla, Europa che col candido braccio / Stringe il collo nerboruto del Dio che immerso freme…). Arthur Rimbaud, Opere, Feltrinelli, 1975. Morbinóso Dato che conosco personalmente lo scrittore sono autorizzato da egli stesso a fornire il suo numero di cellulare cosicché, chi fosse interessato, potrebbe farsi spiegare questo lemma direttamente da lui. (… E dal momento preciso che Dante Bonifazzi lo ringraziava per aver raccolto la sua preghiera che invece Zuckermann cercava di smarcare, era ritornato proprio quel languore là insieme al sollievo e al pensiero riposante del prossimo abbraccio, e siccome l’origine dei problemi è sempre in una stretta nicchia temporale, come dice Sogliani, proprio in quella nicchia Zuckermann aveva detto di sì a Bonifazzi o forse non l’aveva detto ma lo aveva lasciato intendere, e non c’era più maniera di tornare indietro perché Bonifazzi era già per strada…). Paolo Colagrande, Senti le rane, Nottetempo, 2015.

Mìtico. È una storia lunga come la quaresima e solo chi ne approfondisce l’essenza e i significati può parlarne con cognizione di causa. Qualcuno come Calasso, magari. (… Lungo gli azzurri fiumi arrossa il muschio oscuro. / Giove tau-

Morsa Azione di costrizione data la situazione inesorabilmente coatta, simbolicamente riferito all’attrezzo da lavoro che consente di bloccare il pezzo sottoposto a lavorazione. (… In un valzer di giravolte, una sera il signor Andrea scantonò fuori dal salotto azzurro nel salotto rosso completamente buio. Teneva la manina nella sua, sotto la vita, vicino al suo corpo, in basso all’inguine, dove Sonia sentì qualcosa di gonfio, solido, un oggetto piacevole e prensile. Il signor Andrea tratteneva la manina coprendola con la sua e la stringeva ancora più forte a sé, tremava un poco in tutto il corpo sempre sorridendo in modo rassicurante…). Francesca Sanvitale, Madre e figlia, Einaudi, 1980.

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N Narcòtico Abbraccio che induce a sonnolenza, anche che apporta sopore, torpore. Motivo di assopimento o deliquio per l’intelligenza o la coscienza. (… Frattanto i sintomi che accompagnavano il mio caso nelle prime sei settimane dell’esperimento erano questi: enorme irritabilità ed eccitazione di tutto l’organismo; la vitalità e sensibilità dello stomaco, in particolare, erano tornate in pieno, ma spesso tra grandi dolori; continua inquietudine, giorno e notte… la mascella inferiore sempre gonfia; la bocca piena di ulcere…). Thomas de Quincey, Confessioni di un oppiomane, Einaudi, 1973. Negàto Indica una sorta di sottrazione penosa o forzata, comunque riconducibile al rifiuto lecito e legittimo dell’abbraccio. (… Faceva caldo. Schnee leggeva la lettera che le aveva spedito sua madre. Harald fece per parlare. Poi si voltò a guardare un gruppo sanguigno. Dallo stagno emergevano tubetti di colla e grattugie arrugginite. Bambini allegri correvano sull’erba. Quando Harald ritirò lo sguardo per abbracciarla, Schnee era scomparsa…). Helmut Kindering, Harald e Schnee, La Casa di Helga, 1966. Nervóso Nonostante le apparenze questo genere di abbraccio nasconde una instabilità emotiva che porta a comportamenti ostili, di risentimento che tuttavia non sono gravi tanto da essere considerati patologici e spesso portano al risanamento dei contrasti. (… “Hai ragione. Riconosco i miei pregiudizi. Mai dare nulla per scontato”. Lei mi cinge la vita con un braccio. “Soprattutto chi ami” mi fa. Ci guardiamo. Ci baciamo. Ci abbracciamo. “Mi spiace per ieri, non volevo fare scenate. È solo che quella tua vecchia fiamma… 50

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Non so perché, mi ha fatto innervosire”…). Giuseppe Culicchia, Un’estate al mare, Garzanti, Milano, 2007. Notturno Temi scottanti per chi ha problemi di morale, comprensione e condivisione, per gli altri invece, quelli liberi di comprendonio posseggono il passepartout per convogliare i propri piaceri a una lettura sana ed evocativa. (… Dunque troverei un marinaio, e la cosa durerebbe tutta la notte. Dormirebbe, mi piacerebbe dormire tra le sue braccia, ma faremmo l’amore fino all’alba. Ciò che manca ai guanciali sono le braccia…). Tony Duvert, Recidiva, traduzione di Alberto Guareschi, Pratiche, Parma 1977; traduzione di Angelo Morino, ES, Milano 1994. Nudo Che prevede la completa privazione delle vesti per lo più in corrispondenza di una condizione o situazione particolare. Essenziale ed efficace in uso per rapporti sessuali ma anche in senso di rudezza (nudo e crudo). (…Vivremo lontano in un calore da serra dove la nudità selvaggia diverrà abitudine automatica, saremo assolutamente soli (niente servitù), non vedremo nessuno, saremo soltanto noi due, in un’eterna nursery, e così si darà il colpo di grazia a qualsiasi rimasuglio di pudore…). Vladimir Nabokov, L’incantatore, Guanda, 1987.

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O Occasionale Azione riconducibile a uno o più motivi indiretti o fortuiti, anche abbracciare per cogliere e trarne profitto. (… Brahe mise in moto, cinse col braccio il sedile accanto come se ci fossero le spalle di qualcuno. Si voltò per fare marcia indietro; uscì dalla villa accelerando, dondolando sulle sospensioni…). Daniele Del Giudice, Atlante occidentale, Einaudi, 1985. Occulto Anche assente o nascosto. Gesto mantenuto al di là delle comuni possibilità di intuizione, considerazione, comprensione. Sottratto alla vista, associato a pratiche di eventi correlati a supposta esistenza di esseri superiori o forze misteriose. (… Svegliati, Maldoror! Il fascino magnetico che ha pesato sul tuo sistema cerebrospinale, per tutte le notti di due lustri, ora svanisce. Si sveglia come gli è stato ordinato, e vede due forme celesti scomparire nell’aria, con le braccia allacciate. Non tenta di riaddormentarsi…). Lautréamont, I Canti di Maldoror, Feltrinelli, 1968. Originale Contrario all’ordinario questo abbraccio mostra notevoli capacità creative e inventive, tendenti al peculiare, con intento di evitare riproduzioni o alterazioni. (… Gli abitandi di Sgniphrintz, in Polonia, mostrano originalità perfino negli abbracci, infatti si abbracciano di schiena portando le dita incrociate sul petto o sul ventre dell’altro…). Laura Sangrilli, Moschee blindate, Fumoir del Teatro, 1980.

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P Pace, di. Atto che determina la cessazione delle ostilità. Può svolgersi tra militari, ma anche tra amici che hanno avuto una discussione, o tra amanti a guisa di riconciliazione. (… Il signore che, in frack, è sul podio, avrebbe potuto interporre i suoi buoni uffici e la sua autorità per sedare tanto tumulto: e invece si sbracciava ad esacerbarlo, incurante degli insegnamenti del Vangelo e del progressivo rammollimento cui le parti inamidate della persona venivan soffrendo…). Carlo Emilio Gadda, La Madonna dei Filosofi, Einaudi, 1973. Passionale Spesso riconducibile alla sfera erotico-sentimentale, a torto interpretato in contrasto con il galateo, al fine di una comunicazione indubbia nell’ambito del rapporto affettivo. Generalmente non tiene conto del fattore razionale, dell’obbligo all’obiettività ed è contrario alla tenuta dell’ordine costituito. (è durato così poco ti ricordi la tovaglia a fiori rossi il bicchiere che sapeva d’uovo l’acquazzone improvviso i campi arruffati e vetrosi gli archi di pietra serena il giornale sulla testa ingoiavi frutti di mare gonfi di pomodoro il fango dentro le scarpe di tela l’odore aspro di menta pestata il nostro abbracciarci insaziabile la lite nell’ascensore 54

la buccia di cocomero sul davanzale ti ricordi / il fresco delle lenzuola la finestra aveva una cresta di stelle arancioni soffrivo di mal di pancia la tua testa di ragazzo mi pesava sul petto ti ricordi / è durato così poco ma dura ancora). Dacia Maraini, Mangiami pure, Einaudi, 1978. Premeditato Riflesso amoroso, commerciale, politico, mafioso o militare inerente al proposito di commettere un abbraccio a scopo di trarne vantaggio. (… Stringeva fra le braccia la donna alla quale poteva dare tutto se stesso per sentirsi inesauribile: - sul cui seno l’attimo dell’ultimo abbandono e quello del rinato desiderio confluivano in uno solo d’inattesa delizia dell’anima…). Arthur Schnitzler, Il ritorno di Casanova, Adelphi, 1975. Primo Conosciuto in tutto il mondo quello tra Adamo ed Eva con le conseguenze del caso. Pare che la storia della mela faccia bruchi da tutte le parti e che invece i due da principio scambiandosi complimenti, finirono con l’abbracciarsi e commettere l’atto d’amore così come oggi lo si riconosce. Riferito anche alla madre che abbraccia l’essere appena nato. (… “Come conigli correranno gli anni / perché io tengo stretto fra le braccia / il Fiore delle Età, / e il primo amore al mondo”.). Wystan Hugh Auden, La verità, vi prego, sull’amore, Adelphi, 1995. Procura, per. Caso in cui una persona conferisce a un’altra il potere di rappresentarla ai fini dell’atto. Si sono verificate occasioni durante le quali l’abbraccio per procura sfocia in relazioni amorose, naturalmente 55


all’insaputa del mandante della commessa. Come per il rapporto epistolare è possibile anche l’abbraccio per corrispondenza, pregando una persona di usare abbraccio a un’altra attraverso telegramma, lettera, telefonata o e-mail ecc., purché esso venga effettuato secondo le modalità specificate nella missiva. (… Provò l’irresistibile tentazione di stringerla a sé, ma non poteva, lei non era lì. Allora telefonò a Roger chiedendogli di andare a casa di Angelica e di abbracciarla per lui. Roger non se lo fece ripetere e corse, corse, corse fino a perdere i sensi…). Lucio Foma, Omicidi di cassa, Tolla Ed., 1962. Prolungato Condotta allungata in senso temporale oltre il tollerabile, atto che può durare anche ore o giorni. (… Disse con labbra tremanti: “No… sua no… no… no… mia… mia…” e tentò di abbracciare la fanciulla, sconvolto dal nudo collo e dalle forme squisite che si intuivano sotto una fine batista. L’infelice gettò un grido. Ma lui le afferrò la gola con tutte e due le mani, ripetendo con tono terribile: “No… non sua… mia… mia…”. Le sue dita strinsero a lungo e non si allentarono che dopo la morte. Poi si gettò con violenza sul suo cadavere…). Raymond Roussel, Locus Solus, Einaudi, 1975. Pudico Situazione imbarazzante nella quale i due vorrebbero agire ma non riescono, bloccati da timidezza o scarsa intraprendenza scambiate per senso di superiorità come sottintendere: io potrei ma non voglio. Finisce così che entrambe la parti escono insoddisfatte e resta quel sapore di indefinito, un po’ come affetti da sindrome di Stendhal. (… Trovai un’altra ragazza della mia età press’a poco la quale senza farsi neanche tanto pregare venne in camera mia e si tolse il vestito e poi si ficcò sotto le coperte del letto a una piazza e mezza con la sottoveste e tutto il resto si capisce e non ci fu verso di convincerla 56

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a togliersi nessun indumento serio come mutandine e reggiseno, lei disse che mi voleva tanto bene e le bastava starmi vicino e io figurarsi se avevo il coraggio di forzare una così controversa virtù, rimanemmo lì nel letto abbracciati come due angioletti diciamo pure e poi se ne andò…). Giuseppe Berto, Il male oscuro, Rizzoli, Milano, 1973. Pungènte Accompagnato da satira verbale può impressionare o disturbare in modo intenso o penetrante, riguarda sia la sfera di ordine affettivo che quella delle azioni. (… Adolfo entrò in ferramenta e chiese tre etti di salamandre. Il commesso stupito mandò a chiamare il titolare il quale disse: “Mi dispiace signore, le salamandre sono finite, abbiamo solo caimani e iguana rossi”. Adolfo sentì una rabbia crescente salire alla gola, un fremito alla braccia e il desiderio fortissimo di menare i pugni. Prima di svenire maledì l’autore di questo libro che rifiutò di inserire un suo lemma nel dizionario…). Roddie Lombari, Fenomeni psichiatrici incomprensibili, Vene Varicose Editrice, 1967.

di uno scopo di lavoro professionale. (… “Vorrei che tu mi capissi” disse Fabri, “Io sono dottore commercialista, non sono in grado di abbracciare questa causa”. “E io allora? che sono odontotecnico specialissimo, che dovrei fare, eh? cosa mi consigli?”. “Beh!”, sussurrò Fabri, “Fagli ponti d’oro”…). Dedalo Papponi, Custer-Maometto, l’impossibile carteggio, Unti & Santi, 1979. Quèrulo Generalmente attribuito a persona, abitualmente pronta a lagnarsi per qualunque motivo, che abbraccia con accompagnamento di lamento o nenia. Presso Gallipoli anche di suono o di voce che somigli a lamento pietoso o melodioso. (… Col che è scoppiata in pianto; mi ha buttato le braccia al collo, e singhiozzava e gemeva; guardava fuori dalla finestra, mormorava: “Piove, piove senza remissione, il cielo è tutto chiuso; piove… Ma qui, non lì per amor di Dio; cattivo, questo non dovevi farmelo…”). Tommaso Landolfi, Le più belle pagine, BUR, 1989.

Qualìfica, con. Gesto inconfutabile durante il quale le due persone oggetto dello stesso, si presentano e autodefiniscono in base alle proprie mansioni, aspetti morali e intellettuali, all’attività svolta o al livello di rendimento lavorativo o sportivo. Anche abbracciare una professione, c’è gente che per ottenere un posto di lavoro è disposta a fare di tutto e a qualsiasi prezzo. Atto espresso con totale dedizione al conseguimento

Quotidiano Abbraccio che avviene o si fa ogni giorno, praticato sovente da persone intimamente vicine, ma anche affettuosamente tra amici. Interpretato anche come avvenimento usuale o ordinario. Abituale, di chi pratica l’atto in modo frequente anche con le stesse persone del proprio o dell’altro sesso più volte al giorno senza scopi secondi, solo per il piacere del contatto fisico. (… Lo scherno non lo sfiorava nemmeno, lo pigliavano in giro ma non se ne curava, in un certo modo sentiva che un senso di superiorità cresceva dentro di lui. Provava più passione per un caldo abbraccio o per una delicata pressione su un bicchiere che per tutto il resto dell’universo…). Rossana Pipi Panzi, Gli abbagli di Fatima, Saunieres les Papiers, 1977.

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R Rabbióso Colpo violento e improvviso portato da persona incollerita, congestionato gesto dettato da sentimento improntato al sopruso. Anche di sforzo intenso teso al conseguimento di un proposito. (… La portai e la tirai fino a metà del tunnel. E là, tutt’a un tratto, le sue urla furono soffocate dal rombo di un treno che passava sopra le nostre teste. L’aria e il terreno vibravano insieme. Ci mise molto a passare. Le tenevo ferme le braccia, ma lei non faceva resistenza, il fracasso l’aveva sopraffatta. Quando l’ultima eco si spense, disse con voce piatta: -Voglio la mamma-. Mi tirai giù la lampo dei pantaloni. Non sapevo se in quel buio poteva vedere cosa si stava protendendo verso di lei. -Toccalo,- le dissi, scotendola lievemente per una spalla. Non si mosse, così la scossi ancora. -Toccami, su. Sai cosa intendo, no?- Era così semplice, quello che volevo. Questa volta la scossi più forte, con tutt’e due le mani, urlando…). Ian McEwan, Primo amore, ultimi riti, Einaudi, 1979. Riconosciuto Parlare di Campana senza aver fatto gargarismi e disinfettato bene la bocca è come fare una doccia di sabbia per cui non avendo niente da dire, lo sto dicendo e questo basti. (… Ci incontrammo nella circonvallazione al mare. La strada era deserta nel calore pomeridiano. Guardava con occhio abbarbagliato il mare. Quella faccia, l’occhio strabico! Si volse: ci riconoscemmo immediatamente. Ci abbracciammo. Come va? Come va? A braccetto lui voleva condurmi in campagna: poi io lo decisi invece a calare sulla riva del mare…). Dino Campana, Canti Orfici, Vallecchi, 1985. 60

Ridondante. Non che ve ne sia bisogno tuttavia le parole aiutano, si parla e si parla poi si finisce coll’abbracciarsi, baciarsi e tutto ciò che ne consegue secondo un sano mescolamento delle carni. (… Entrammo in un motel e per quattro dollari circa prendemmo una piccola, comoda stanza con bagno, doccia, asciugamani e tutto il resto. Ci abbracciammo forte. Parlammo a lungo, conversazioni serie, e poi bagni e poi ancora a discutere di tutto prima con la luce accesa e poi con la luce spenta…). Jack Kerouac, Sulla strada, Mondadori, 2001. Riflessivo (a se stesso). L’atto si rivolge in tutto o in parte sul soggetto medesimo. Anche di abbraccio che viene da persona che eccelle in ponderatezza. (… “Brutto maiale!” era l’epiteto più gentile col quale lo avevano apostrofato. Qualche volta la gente restava stupita oppure lo scansava. Altre volte sorrideva divertita. Ogni sera estraeva da un cassetto un taccuino e annotava quanti uomini, donne e bambini aveva abbracciato. Erano azioni, in verità che non avevano alcun significato se non quello di una sorta di considerazione nel confronto degli altri e di affermazione nel rispetto di se stesso, in fondo una attività di carattere sociale. La notte del giorno che non riuscì ad abbracciare nessuno, si mise a letto, abbracciò se stesso, e si addormentò…). Filippo Irmano, L’androgino inquieto, I libri del Conto, 1977. Rìgido Gesto dettato da una accentuata severità anche eccessiva col risultato di dimostrare scarsa inclinazione al rilassamento. L’abbraccio rigido reca scarse possibilità di rapporti futuri piuttosto mostra scarsa propensione alla morbidezza morale e intellettuale. (… Si avvicinò alla zia e l’abbracciò, e la signora Touchett che, come regola generale, non invitava le carezze né ne godeva, si arrese per un 61


momento a quest’abbraccio, alzandosi quasi per riceverlo. Ma era rigida e aveva gli occhi asciutti; la sua faccia pallida e penetrante aveva qualche cosa di terribile…). Henry James, Ritratto di signora, Einaudi, 1982. Ripetuto Esecuzione rinnovata con frequenza più o meno accentuata, ma di solito di numero rilevante. Frequentemente motivato dallo scarso risultato che ci si era prefissati nella realizzazione del precedente, ritenuto quindi insufficiente o irregolare. (… Lo svolgimento della festa proseguiva garbato e senza punte degne di nota. La musica a basso volume permetteva quasi di ascoltare il dialogo di persone distanti alcuni metri. Era proprio una festa tranquilla, decorosa. L’unico su di giri era Lépore che continuava ad abbracciare la piccola Katya. Si staccava per guardarla dal basso all’alto tenendola per le mani, alzava gli occhi al cielo, esclamava frasi sdolcinate e la riabbracciava con impeto crescente. Lei si guardava attorno con aria di supplica, nella ricerca disperata di qualcuno che le fosse venuta in aiuto…). Vittore Ceppi, Dal viola al rosso senza passare dal via, Edizioni di Sponda, 1950. Rozzo Applicazione rustica, priva di garbo e di scarsa educazione e cultura fra il ruvido e lo zotico, associata a scortesia scabra e greve, talvolta sentita anche come offensiva. (…- Non ha ancora capito quello che le ho detto? Se ne vada, non faccia lo scemo, o le butto tutto per aria. Non verrò più qui, - dice Fiore, e si alza bruscamente; si svincola dall’abbraccio e rovescia per terra Antoine con una spinta…). Goffredo Parise, Il ragazzo morto e le comete, Einaudi, 1972.

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S Sacerdotale da quando è cominciata l’ambiguità di comportamento, col pretesto della fede e carità e speranza, i preti assottigliano sempre più il limite tra amore cristiano e amore carnale. (… C’era un partigiano qui, biondo, robusto e irascibile; finita la guerra, finite le allegre “azioni” si lamentava che don Giocondo gli facesse accoglienze troppo calorose, pretendendo quando si trovavano di abbracciarlo come per zelo di pastore, e baciarlo sulla guancia…). Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, Feltrinelli, Milano, 1963. Sguardo, abbraccio con. Gesto che consente di guardare negli occhi o in direzione delle labbra la persona prima o dopo l’abbraccio, indifferentemente. Atto visivo destinato a comunicazione non verbale di un sentimento o manifestazione di affetto. In alcuni casi l’osservazione può mostrare rapidità o sommarietà dipendente dalla situazione più o meno favorevole. (… Il grande prato rotondo è circondato da un viale dove i magnifici ippocastani vanno anch’essi due a due producendo salutari ombre, e nel mezzo in numero infinito s’aggirano le coppie. Stretti uno all’altro, le mani avvinte e la vita intrecciata ad esse, le teste unite, una sull’altra le bocche sussurrano e sorridono alla felicità dell’amore, si fissano nelle pupille per bramosia di potersi penetrare, possedere. Nessuno pone attenzione a quanto gli accade intorno, due occhi non sanno vederne che altri due…). Aldo Palazzeschi, Il codice di Perelà, Arnoldo Mondadori Editore, 1974. Sincéro Manifestazione spontanea corredata di commozione leale e dignitosa che produce effetto di tenerezza e felicità. (… Annina ebbe un attimo di incertezza. Quell’abbraccio forte e com63


mosso le era sembrato sincero, e più di tutto il suo sguardo, subito pronto a riconoscere in lei un riparo dai tumulti della notte…). Frediano Sessi, Alba di nebbia, Marsilio, 1998 Slanciato Entusiasmo misto a gioia è questo tipo di abbraccio il quale spesso lascia interdetto l’abbracciato, stupito e incapace alla reazione benevola o meno che sia. (… Gli si precipitò incontro per la discesa, gli saltò quasi addosso e Donatella vide che Mariolino la sollevava da terra e l’abbracciava e la baciava con slancio…). Giorgio Scerbanenco, Mio adorato nessuno, Rizzoli, Milano, 1995. Smarriménto, di. Movimento in cui avviene una sorta di privazione più o meno prolungata di coscienza o della lucidità mentale. A seguito di un confuso turbamento causato da una affezione intensa come la sorpresa o il dolore. A volte riferito anche all’orgasmo o a uno stato apprensivo. (… E tornano le due donne di Kupjansk: Tania, con la sua dolcezza di morente e l’ardore della febbre, Lyda, nel calore e nello smarrimento di un abbraccio appassionato, profondo. Non poteva che essere unico, come è stato…). Mario Spinella, Lettera da Kupjansk, Arnoldo Mondadori Editore, 1987. Soprannaturale Opposto a materiale questa azione è difficilmente accessibile alle capacità umane di comprendere o di concepire. Si allude in pratica all’abbraccio con la realtà immateriale o con il prodigioso. Appartenente alla sfera del divino e trascendente, di ordine superiore e spirituale. (Ma per questo senso di vita noi esultiamo anche se il pianeta, ecco, fragorosamente esplodendo si sparge per gli spazi celesti e spare; noi non più attaccati alla miseria delle vili lamentazioni 64

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guardiamo a vita e a morte col cuore ebbro di chi il vino ha tracannato della gioia. Ragno e mosca, e stella e vento e boato di vulcano, e tanto spazio è in noi e l’infinito oceano d’occhi, quelle stelle che vanno e vengono trillando nelle notti degli usignoli. Dunque madre, non piangere se il figlio canta e leva e affonda nel suo petto il suo coltello. Dunque madre, rallegrati siccome quand’ero bimbo e correvo negli orti a braccia aperte per cingere universi in poco e nulla di spazi e di farfalle.). Umberto Bellintani, E tu che m’ascolti, Arnoldo Mondadori Editore, 1963. Sospéso Atto in certo senso disagevole o sofferto per stato di ansia o incertezza. Spesso è supportato dall’idea di stare in posizione sollevata rispetto al terreno, aumentando in tal modo la sensazione di precarietà, fragilità e instabilità. (… I capelli umidi e arruffati s’intrecciavano tra loro, tanto ch’era impossibile distinguere la capigliatura di una pescatrice da quelle delle sue vicine. Due donne stavano abbracciate per riscaldarsi. Tutte avevan la pelle d’oca, e nella luce troppo vivida del sole anche i loro nudi corpi abbronzati sembravano bianchi, dando l’impressione di un mucchio di pallidi cadaveri d’annegati…). Yukio Mishima, La voce delle onde, Feltrinelli, 1982.

un reato. Circospetto, di chi vive e opera con cautela anche eccessiva, preoccupazione ombrosa e paurosa. (… Come il marinaio dato come disperso in mare, che ricompare anni dopo, senza che i suoi concittadini lo riconoscano perché si è lasciato crescere la barba, e i capelli gli si sono fatti bianchi, e rimane a rabbrividire nella neve, fuori della sua vecchia stamberga. E poi si avvicina furtivamente per guardare attraverso le finestre ghiacciate, e vede la sua beneamata moglie, ancora giovane e senza rughe, che abbraccia allegramente il suo nuovo marito e il loro bambino…). Susan Sontag, Il kit della morte, Einaudi, 1973. Sproporzionato Abbraccio dissimmetrico e disarticolato rispetto alle coordinate cartesiane o riferito alle parti che costituiscono il tutto. (… La principessa, scansandolo andò a sbattere la fronte sullo spigolo del caminetto. Il nano dalle braccia troppo corte cercò di sollevarla ma lei ricadde con frastuono essendo alta più di due metri, pesando centotrenta chili ed essendo affetta da zugnite contagiosa e plurima…). Ornella Delli, Manuale delle devianze, Vulve fulve Ed., 1977.

Sospettóso Manovra portata con una diffidenza timorosa, a dimostrare inclinazione più o meno motivata. Anche con consapevole individuazione che l’altro sia responsabile di un male o più particolarmente di

Straordinàrio Condotta superlativa, che eccede i limiti del normale, eccezionale rispetto alla prassi dell’ordine consueto. Qualitativamente esorbitante e fortemente rilevante. (… Non diversamente si sarebbe comportato Romeo se avesse avuto tra le braccia Giulietta; e Leandro con Ero, Paolo con Francesca, Jaufré Rudel con l’amore lontano…Ciò che Enrico provava per quel pane era lo stesso sentimento che dalla notte dei tempi aveva ispirato i sogni dei poeti, le melodie dei musicisti, che gli artisti avevano rappresentato in mille modi e in mille forme e lui così si addormentò sorridendo, stringendosi così forte contro il petto l’amore ritrovato. Felice, quanto un uomo su questa terra può esserlo…). Sebastiano Vassalli, L’oro del mondo, Einaudi, 1987.

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Stretto Secondo la scala Winston Wilson questo tipo di abbraccio occupa il posto n. 23. Il punteggio va da 1 (leggerissimo) a 30 (omicida) ed è stato inventato dai due scienziati statunitensi nella prima metà del Novecento. (… S’incontrarono a metà del corridoio tra il banco e i tavolini e allora lui la strinse tra le braccia. Si tenevano stretti tutti e due, tanto stretti quanto possono stringersi due persone, e lui la baciava e lei lo baciava e gli stringeva le braccia con le mani…). Ernest Hemingway, Isole nella corrente, Oscar Mondadori, 1974. Stritolante Moto violento tendente a fracassare le ossa dell’abbracciato in pezzi minutissimi mediante forte pressione. Metodo usato in genere per mettere a tacere ciò che non si riesce con argomentazioni verbali. (… Sembrava così dolce e tenero il mio Duilio, lo chiamavo così, anche in famiglia perché il suo vero nome è Caio, non un granché, comunque. Insomma era gentile e di grande comunicativa, mi portava a ballare e al cinema e mi toccava tra le gambe. Io da principio lo lasciavo fare poi, quando una sera accompagnandomi a casa, mi aveva abbracciato talmente forte da incrinarmi tre costole… Decisi che era l’uomo per me…). Marco Diano, Giochiamo al dottore?, Provacitu Ed., 1968.

T Tàcito Trattasi di abbraccio silenzioso, mancante di espressione verbale, associato a indizi che possono celare altri sentimenti come la passione, la delicatezza o l’amore. 68

(… Col rumor della voce noi vogliamo creare fra noi quel che non è quando taciamo non sappiam che dirci ed apre degli abissi quel silenzio. Allacciarci non giova con le braccia se distinti restiamo ai nostri occhi…). Camillo Sbarbaro, L’opera in versi e in prosa, Garzanti, 1985. Tènero Manovra che dimostra una particolare grazia. Talvolta con impressione incline alla commozione e all’indulgenza, ad affetti delicati e gentili. Riferito ad affetto reciproco tra l’amoroso e il galante, prodotto da un sentimento che dimostra una forte partecipazione affettiva o una spontanea reazione impetuosa o condiscendente. (… Non durò neanche due minuti, forse neanche uno, ma fu duro e commovente. Alla fine, aveva lo sguardo torbido, sembrava vicino alle lacrime, e sorrideva. Gli sorrisi anch’io e poi lo cullai come un bambino piccolo, l’abbracciai e lo baciai finché potei, prima di rendermi conto che eravamo chiusi lì dentro già da un pezzo e dovevamo uscire…). Almudena Grandes, Troppo amore, Guanda, 2004. Tèrgo Alle spalle e di sorpresa può essere interpretato come scherzo o come offesa, data la posizione dell’abbracciato. (… Per aver di lui amico la considerazione gioco forza non gli restò che allacciarsi alle spalle come di chi dover non sia cagione di sentimento in specie di fumana…). Serse Andone, Viva la noia!, Fondazione Arthur Cravan, 1943.

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Tìmido Operazione talvolta manifestata con inadeguatezza con un senso di incompiutezza. L’abbraccio è incline a dimostrare impressione o paura ma anche a una sensazione di timore, disagio, pudore o soggezione. Impaccio o esitazione nel comportamento. (… Dopo una settimana, rincontrammo Marcella, per la strada. Era così timida e ingenuamente devota che appena ci vide arrossì con violenza tale che spinse Simona ad abbracciarla con una tenerezza sconosciuta…). Georges Bataille, Storia dell’occhio, Gremese Editore, 1980. Tormentàto Gesto di cortesia, sufficientemente spontaneo e desideroso di positivo risultato. La situazione, essendo delicata, è tale da considerare azione al limite del conforto per un migliore stato d’animo dell’abbracciato. (… Non mi viene nulla da dirgli. Gli stringo le spalle con un braccio. Lui tormenta l’erba con un rametto e continua a piangere. Però il suo pianto si è stabilizzato, adesso, in una voce precisa, sottile, un iiiihh sfinito che sta rimpiazzando il rivolo quasi esaurito delle lacrime…). Michele Serra, Cerimonie, Feltrinelli, 2002. Tortura Gesto affine alla molestia di natura acuta o straziante, che porta dolore fisico. Talvolta attenuato nel senso di cruccio o fastidio. Oppure interpretato come segno di impossibilità ad agire, esprime anche difficoltà nelle scelte. (… Portava tra le braccia una bambina di circa tre mesi, che ammiccava e cercava di allontanare il visino dalla luce troppo forte del giorno, perché fino a quel momento la vita non le aveva mostrato che il grigio crepuscolo di un sotterraneo, o qualche altro oscuro recesso della prigione…). Nathaniel Hawthorne, La lettera scarlatta, Garzanti, 1975.

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Traditore Azione lusinghiera in cui si viene meno a un impegno assunto con profonda sfumatura di biasimo. Nel rapporto la delusione in rapporto alle aspettative e ai desideri. Giuda, malia che cela l’inganno. (… La prima volta che la baciai fu in quel suo frusciante vestito da sposa; ma in seguito non voleva più saperne. E pur tuttavia credo che già fra le braccia di mio padre pensasse a me. Certo, non può esserle successo molto di frequente. Lui non era già più nella sua epoca d’oro, e lei lo tradiva con cocchieri e lustrascarpe…). Frank Wedekind, Il vaso di Pandora, Adelphi, 1982.

U Unilaterale Non corrisposto, gesto di riluttanza dell’abbracciato nei confronti di chi agisce. (… Si era allontanato brevemente dal luogo in cui avevano avuto il primo appuntamento. Gisella non era più venuta da allora, era morta. Con lo sguardo fisso vide tra i passanti il suo fantasma. Le corse incontro per abbracciarla. Nel momento rapido di quel gesto folle si rese conto che l’aria si era fatta più leggera e sul fondo del cielo il suo volto gigantesco si faceva nitido tra nubi cariche di tempesta e ampi spazi blu oltremare…). Filippo Resdòri, Persistenza dell’annientamento, Morsetto Elevatore, 1963. Untuóso A contrario dell’urbano il tipo untuoso è prodotto da una eccessiva manifestazione di affetto per cui ne viene un abbraccio negletto, con adesioni viscide e un po’ fastidiose. (… Costretta nell’abbraccio di quell’essere insignificante si lasciò 71


andare allo schifo. Aveva i capelli unti e grassi, un misto di burro rancido e brillantina, la sua pelle emanava un sudore acido e stomachevole, dalle orecchie uscivano lunghi peli lucidi e impataccati, ma ciò che più suscitava ribrezzo era il suo modo di parlare molle e sugnoso, viscido e oleoso come l’albume dell’uovo o la bava vischiosa della lumaca…). Walter Scusoni, Gott mit Unt, Zangetto Editore, 1962. Urbano A contrario dell’untuoso il tipo urbano è di origine amichevole ma non troppo. Si compie in genere con persone con le quali si hanno rapporti rapidi o sporadici. Non è da attribuire a significati reconditi né a doppio senso, è così e basta! (… In sacrestia abbracciai il fratello della mia sposa, Vaclav, che avevo visto una volta sola, due anni prima, e mi trovai davanti a sua moglie: mi trovai finalmente davanti a Anna. Abbracciai anche lei…). Mario Soldati, La sposa americana, Arnoldo Mondadori Editore, 1977. Urgènte Risultato di trattenuta frenesia per un tempo prolungato in cui il desiderio accumulato deve trovare sfogo, in alcuni casi ne consegue un goffo gesto che potrebbe essere confuso per troppa ingenuità. (… Ha in braccio il bambino. Istintivamente, gli posa sulla fronte una mano per quietarlo. Ssh-Ssh. Tiene il bambino, ma vorrebbe tenere la moglie. Ma non può tenere il bambino e tenere la moglie, se lascia il bambino per tenere la moglie, la moglie può prendere il bambino. Fa qualche passo avanti. Posa il bambino sulla ribalta abbassata di uno scrittoio di palissandro, lontano dalla portata della moglie e del cane che potrebbe morderlo. Va a sedere sul divano, solleva il volto di sua moglie, la stringe a sé, comincia a dirle cose straordinarie: “Sei tu la mia bambina. La mia bambina sei tu…”). Graham Swift, Il paese dell’acqua, Garzanti, 1986. 72

V Verbale In uso soprattutto fra notabili in genere o fra persone che si occupano di burocrazia, affari legali o commerciali. Si potrà assistere alla scena di due che si avvicinano al punto che un abbraccio ci potrebbe anche stare tuttavia non avviene, invece di forzare il gesto, si limitano a verbalizzare in modo che essi preferiscono dirlo piuttosto che farlo. (… L’avvocato Tirimpe stava correndo verso il suo ufficio in cui lo attendevano due usurai, un maniscalco e una sarta. In senso opposto anche il notaio Gussaghi mostrava dall’andatura di avere una certa fretta, lo aspettava un rogito e due passaggi di proprietà. Quando si incontrarono proprio sotto la statua di Frate Loppio l’avvocato Tirimpe alzò la mano e disse: “Ti abbraccio” e il notaio Gussaghi: “Anch’io”…). Mario Turgido, Quanto mangiano i Ministri?, I Palpabili, 2003. Volgare Disdicevole condotta durante la quale ci si lascia andare a gesti inconsulti atti ad indisporre l’altro, con smanacciate e palpeggiamenti alle parti intime a mo’ di scherno. (… Nel trarla tra le sue braccia le diceva sconcerie e oscenità di ogni genere. Ogni tanto bestemmiava mentre la toccava ovunque con fare grezzo e meschino. Era un uomo rozzo, villano, primitivo e selvatico, affetto da ritardo mentale associato a una totale mancanza di istruzione…). Michele Glicerina, Barbiere di mare, Cioca in sli grati, 1970.

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Z Zoòfilo Contraddistinto da un atteggiamento di affetto e protezione per gli animali. (… L’aveva confermato in amicizia, dopo aver abbracciato Klein, il suo Lupino del Gigante. Si era lasciato andare a effusioni e coccole da far invidia a Vanio e Antonella quando limonavano nel buio della cantina…). Marino Tonelli, Storia di Sastri, Bruno Mensari Editore, 1977.

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Elenco autori, titoli e case editrici Thomas Mann, L’eletto, Mondadori, 1972 Orazio Mittona, Monologo di un cannibale, Taglietti di Lambrate, 1963 Antonio Capruto, Asinò Royal, Toni Negri Press, 1987 AA.VV. Un sindaco dispotico e diabetico, La bega sückéra Editrice, 1996 Ermanno Cavazzoni, Cirenaica, Einaudi, 1999 Adriano Lana, Menù dei ministeri, Schifane Editrice, 1955 Ludovico Bibionella, Il verde del lampione, Grand Hotel et des Palmes, 1980 Argia Pinedine, La tristezza del celibe, Edizioni dello sfintere, 1969 Dario Glemma, Polli in amore, Rumorlandia, 1983 Franci Clausi, Breve storia dello sputo, Buttafuori Editori Associati, 1978 Lunella Catto, Residuati collosi dopo l’orgasmo, Stazioni d’Acqua, 1962 Libero Coiraghi, La lince di Moncalieri, Le Orecchie, 1978 Elsa Nottelupo, Il sumo nuoce gravemente alla salute, Vallemozza, 1995 Catherine Dunne, La moglie che dorme, Guanda, 2002 Carlo Trespoli, Appunti di sesso a manetta, Polimarchi, 1999 Desiderio Lagada, Discorso ai letterati impazienti, Irpef, 1977 Verusca Fossola, L’amante di pomice, La più piccola editrice, 2001 Oscar Polini, Morsa da viaggio, Datela coi fori Ed., 1958 Jim Crace, La città dei baci, Guanda, 2006 Georges Simenon, La camera azzurra, Adelphi, 2003 Fëdor Dostoevskij, Il sosia, BUR, 1993 Milos Polpote, Saggio sul busto, Le carte di Marte, 1929 Luigi Malerba, Testa d’argento, Arnoldo Mondadori Editore, 1988 Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, Corbaccio, 1992 Franco Portinato, Dal lemma alla fiamma ossidrica, Töt a Post Editrice, 1965 Ferruccio Carpa, Lo svezzamento dell’arcangelo Gabriele, Un libro basta, 1978 Ercole Guasti, Ma… Gli Stercomanni?, Never & Never, 1977 Giansanto Perdieri, Come si monta un bollitore da tè, Caragno, 2002 Raymond Carver, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, Garzanti, 1998 Pier Vittorio Tondelli, Un week-end postmoderno, Bompiani, 1990

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Paul Dressex, Racconti di fate, Fichi secchi, 1992 (Trad. di Aldo Scoponno) Annie Ernaux, Il posto, L’Orma Editore, 2014 Pauline Réage, Histoire d’O, Bompiani, 1971 Emmanuelle Arsan, Emmanuelle, Tascabili Bompiani, 1990 Dino Buzzati, Un amore, Mondadori, 1963 Giorgio Gorante, Il mitico Muhr, I Pirenei, 1936 Colette, Chéri, Adelphi, 2005 Giovanni Mosca, Ricordi di scuola, BUR, 1994 Marco Aurelio, I ricordi, Einaudi, 1968 Guido Conti, La palla contro il muro, Guanda, 2007 Gabriel Garcìa Màrquez, Cent’anni di solitudine, Feltrinelli, 1973 Giuseppina Nagni, Gli orologici, Edizioni del Calcagno, 1984 Alessandro Riporti, Il martirio di Santa Bernarda, Frattaglie Edizioni, 1990 Furio Densiti, Il paziente insicuro, Carbüru Edizioni, 1921 Valentina Fortichiari, Lezione di nuoto, Guanda, 2009 Celso Narbini, Le estreme notti del Commissario Verme, Le Floppe Ed. 1998 David Grossman, Ci sono bambini a zigzag, Arnoldo Mondadori Editore, 1996 Renzo Manico, Morte in cartolibreria, L’ oro del rene, 1956 Lella Brodola, Breve storia dell’abito da Carlo Magno a Carlo Marx, Ed. Mondane, 2001 Ernesto Ferrero, L’anno dell’indiano, Einaudi, 2001 Lao Pettine, Storia del rombo, Agnovegna Editrice, 1937 Daniele Benati, Opere complete di Learco Pignagnoli, Aliberti Editore, 2006 Dimmo Abbotto, La purga, BEA (Buttafuori Editori Associati), 1984 Valentino Loso, Sotto la doccia con Zönnifers, Usberghi, 1972 James Joyce, I morti, Passigli Editori, 1987 Romano Romanon, Molto sudore per nulla, Scancelli, 1988 Erri De Luca, In alto a sinistra, Feltrinelli, 2005 Jean-Paul Sartre, La nausea, Einaudi, 1947 William Hogarth, L’analisi della bellezza, SE, 1989 Valeriano Bongio, Parabole materiche, Morsetto Elevatore, 2003 Robert Louis Stevenson, Il padiglione sulle dune, Einaudi, 1973 Roger McGough, Eclissi quotidiane, Medusa, 2004. (Trad. di Franco Nasi) Francesco Piccolo, La separazione del maschio, Einaudi, 2008 Taormino Maralde, Il club delle parrucche rosse, Gruppo Elettrogeno Creativo, 1985 78

Denis Diderot, Thérèse Philosophe, Basaia, 1984 Patrick Süskind, Il profumo, TEA, 2006 Alberto Moravia, Agostino, Bompiani, 1987 De Sade, Opere scelte, Feltrinelli, 1967 Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, Ponte alle Grazie, 2000 Alfred Jarry, Gesta e opinioni del Dottor Faustroll Patafisico, Mondadori, 1976 Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, Einaudi, 1978 Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi, 1979 Karen Blixen, Racconti d’inverno, Bompiani, 1985 Vatsyayana, Kamasutra, Mondadori, 1979 Natalino Uopo, Tex Willer a Reggio Emilia, Rumorlandia, 1980 Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet, Einaudi, 1982 Lucilla Pelandroni, La cucina della Tavola Rotonda, Stazioni Coperte, 1997 Jack London, Martin Eden, BUR, 1997 Roberto Piumini, Le virtù corporali, Einaudi, 1997 Sándor Márai, Le braci, Adelphi, 1998. Henri-Pierre Roché, Jules e Jim, Adelphi, 1995 William Shakespeare, Teatro, Einaudi, 1960 Salomé Bertella, Il piacere del resto, La Casa del Belga, 1993 Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia, Adelphi, 1988 Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine, Feltrinelli, 1995 Francis Picabia, Poesie e disegni della figlia nata senza madre, Einaudi, 1990 Arthur Rimbaud, Opere, Feltrinelli, 1975. Paolo Colagrande, Senti le rane, Nottetempo, 2015 Francesca Sanvitale, Madre e figlia, Einaudi, 1980 Thomas de Quincey, Confessioni di un oppiomane, Einaudi, 1973 Helmut Kindering, Harald e Schnee, La Casa di Helga, 1966 Giuseppe Culicchia, Un’estate al mare, Garzanti, 2007 Tony Duvert, Recidiva, traduzione di Alberto Guareschi, Pratiche, Parma 1977; traduzione di Angelo Morino, ES, 1994. Vladimir Nabokov, L’incantatore, Guanda, 1987 Daniele Del Giudice, Atlante occidentale, Einaudi, 1985 Lautréamont, I Canti di Maldoror, Feltrinelli, 1968 Laura Sangrilli, Moschee blindate, Fumoir del Teatro, 1980 79


Carlo Emilio Gadda, La Madonna dei Filosofi, Einaudi, 1973 Dacia Maraini, Mangiami pure, Einaudi, 1978 Arthur Schnitzler, Il ritorno di Casanova, Adelphi, 1975 Wystan Hugh Auden, La verità, vi prego, sull’amore, Adelphi, 1995 Lucio Foma, Omicidi di cassa, Tolla Ed., 1962 Raymond Roussel, Locus Solus, Einaudi, 1975 Giuseppe Berto, Il male oscuro, Rizzoli, 1973 Roddie Lombari, Fenomeni psichiatrici incomprensibili, Vene Varicose Editrice, 1967 Dedalo Papponi, Custer-Maometto, l’impossibile carteggio, Unti & Santi, 1979 Tommaso Landolfi, Le più belle pagine, BUR, 1989 Rossana Pipi Panzi, Gli abbagli di Fatima, Saunieres les Papiers, 1977 Ian McEwan, Primo amore, ultimi riti, Einaudi, 1979 Dino Campana, Canti Orfici, Vallecchi, 1985 Jack Kerouac, Sulla strada, Mondadori, 2001. Filippo Irmano, L’androgino inquieto, I libri del Conto, 1977 Henry James, Ritratto di signora, Einaudi, 1982 Vittore Ceppi, Dal viola al rosso senza passare dal via, Edizioni di Sponda, 1950 Goffredo Parise, Il ragazzo morto e le comete, Einaudi, 1972 Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, Feltrinelli, 1963 Aldo Palazzeschi, Il codice di Perelà, Arnoldo Mondadori Editore, 1974 Frediano Sessi, Alba di nebbia, Marsilio, 1998 Giorgio Scerbanenco, Mio adorato nessuno, Rizzoli, 1995 Mario Spinella, Lettera da Kupjansk, Arnoldo Mondadori Editore, 1987 Umberto Bellintani, E tu che m’ascolti, Arnoldo Mondadori Editore, 1963 Yukio Mishima, La voce delle onde, Feltrinelli, 1982 Susan Sontag, Il kit della morte, Einaudi, 1973 Ornella Delli, Manuale delle devianze, Vulve fulve Ed., 1977 Sebastiano Vassalli, L’oro del mondo, Einaudi, 1987 Ernest Hemingway, Isole nella corrente, Oscar Mondadori, 1974 Marco Diano, Giochiamo al dottore?, Provacitu Ed., 1968 Camillo Sbarbaro, L’opera in versi e in prosa, Garzanti, 1985 Almudena Grandes, Troppo amore, Guanda, 2004 Serse Andone, Viva la noia!, Fondazione Arthur Cravan, 1943 Georges Bataille, Storia dell’occhio, Gremese Editore, 1980 80

Michele Serra, Cerimonie, Feltrinelli, 2002 Nathaniel Hawthorne, La lettera scarlatta, Garzanti, 1975 Frank Wedekind, Il vaso di Pandora, Adelphi, 1982 Filippo Resdòri, Persistenza dell’annientamento, Morsetto Elevatore, 1963 Walter Scusoni, Gott mit Unt, Zangetto Editore, 1962 Mario Soldati, La sposa americana, Arnoldo Mondadori Editore, 1977 Graham Swift, Il paese dell’acqua, Garzanti, 1986 Mario Turgido, Quanto mangiano i Ministri?, I Palpabili, 2003 Michele Glicerina, Barbiere di mare, Cioca in sli grati, 1970 Marino Tonelli, Storia di Sastri, Bruno Mensari Editore, 1977

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Siate gentili coi refusi

Afro Somenzari, Viadana 1955. Dal 1973, data della sua prima mostra, tiene personali in Italia e all’estero. Nel 1993 pubblica la plaquette di poesie Uno solo di noi con una nota di Frediano Sessi (Il Girasole). Nel 1994 fonda, con Enrico Baj e Ugo Nespolo, l’Istituto Patafisico Vitellianense, col quale, nel 1998 cura l’edizione del festival ‘Patafisica Eventi e Venti di Pomponesco (Mn) e nel 2001 ‘Patafluens di Casalmaggiore (Cr). Dal 1998 collabora con Alberto Casiraghi, pubblicando numerose edizioni per la casa editrice Pulcinoelefante. Nel 2005 pubblica la plaquette di poesie In caso di silenzio con prefazione di Valentina Fortichiari (MUP). Nel 2009 fonda FUOCOfuochino –la più povera casa editrice del mondo–. Nel 2010 cura la monografia Da Zero a Fuma –Grandezze e miserie nell’Arte di Daniele Lorenzo Fumagalli– (A. G. Castello). Nel 2011 Pubblica ‘Patafisica, anche. –Manovella di aggiornamento– (MUP Editore, Parma). Nel 2017 cura l’evento PATArei Tutto scorre o quasi, a Casalmaggiore (Cr).

Antonio Marras (Alghero, 1961) si distingue per le creazioni di contaminazione con tutte le espressioni artistiche, la sua moda è una nuova forma di comunicazione. Nel 2003 viene nominato direttore artistico di Kenzo. Nel 2009 realizza i costumi per lo spettacolo di Luca Ronconi Sogno di una notte di mezza estate. Partecipa nel 2011 alla Biennale di Venezia e nel 2012 a Milano inaugura il concept store Nonostante Marras. Nello stesso anno cura l’allestimento al Mart di Rovereto della mostra di Lea Vergine Un altro tempo. Nel dicembre dello stesso anno è, insieme a Lucia Pescador, protagonista della mostra Vedetti, credetti, a cura di Francesca Alfano Miglietti. Nel 2013 riceve la Laurea Honoris Causa in Arti visive dall’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2016 è allestita la mostra Antonio Marras: Nulla dies sine linea, a cura di Francesca Alfano Miglietti, alla Triennale di Milano.

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Lorenza Amadasi

IL FIORE E LE CENTO STELLE

FUOCOfuochino prefazione di Gino Ruozzi e tavole di Gianluigi Toccafondo maggio 2010, pagg. 157 FUOCOfuochino 2 prefazione di Ernesto Ferrero e tavole di Guido Scarabottolo settembre 2012, pagg. 176 FUOCOfuochino 3 prefazione di Andrea Cortellessa e tavole di Ugo Nespolo agosto 2014, pagg. 192 FUOCOfuochino 4 prefazione di Elena Pontiggia e tavole di Giuliano Della Casa ottobre 2016, pagg.192 FUOCOfuochino 5 prefazione di Patrizia Sardo Marras e tavole di Lucia Pescador novembre 2017, pagg. 220

Acquarelli di Mario Lodi

Premessa di Andrea Canevaro 100 esemplari numerari da 1 a 100 Stampa Arti Grafiche Castello - Luglio 2017 - pagg. 40 Disponibile presso www.fuocofuochino.it www.casadelleartiedelgioco.it

Tutte le edizioni sono state stampate da Arti Grafiche Castello in Viadana La distribuzione dei volumi è affidata a Maurizio Corraini in Mantova


Finito di stampare per conto della casa editrice FUOCOfuochino presso le Arti Grafiche Castello nel mese di maggio 2018 in numero di 100 esemplari

Esemplare n.

www.fuocofuochino.it


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