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Note storiche, geografiche e culturali La Valle Maira o Macra è situata nelle Alpi Cozie meridionali e prende il nome dal torrente che la attraversa per tutta la sua lunghezza. Il termine deriva probabilmente dal latino măcru che significa appunto magro, il quale potrebbe voler dire povero d’acqua ma nel caso del torrente Maira sembra improbabile. Nel passato si credeva che queste acque avessero un’azione “dimagrante” sui terreni rendendoli poco fertili, soprattutto nella parte più elevata della valle, evidente è l’azione che le acque hanno svolto nel corso dei secoli scavando l’ambiente e rendendolo aspro e selvaggio. Nonostante la particolare conformazione del territorio, in Valle Maira si avverte la discreta presenza dell’uomo, anche alle quote più elevate e di difficile accesso. L’uomo ha frequentato la valle fin dai tempi più remoti e ha lasciato tracce evidenti; a questo proposito va segnalato il sito di Roccerè, scoperto solo nel 1991 nel comune di Roccabruna ad una quota di circa 1800 metri di altitudine, un raro insediamento d’altura risalente all’Età del Bronzo che viene considerato il sito preistorico più importante del Piemonte occidentale.
È probabile che alcune delle zone più impervie della Valle Maira siano state antropizzate nel Medioevo in seguito alle periodiche e frequenti invasioni degli eserciti che si contendevano il territorio, che gli abitanti abbiano abbandonato i centri della bassa valle e della pianura per sfuggire a saccheggi e distruzioni, rifugiandosi nelle parti più elevate e nascoste dalle montagne originando dei nuovi insediamenti abitativi. Oltre ai ritrovamenti preistorici esistono numerose sculture di teste umane inserite negli antichi edifici che testimoniano la presenza di un’arte di epoca preromana. Il più antico reperto di epoca romana è una lapide risalente al I secolo d.C. che si trova all’interno della cappella del cimitero vecchio di Pagliero, frazione di San Damiano Macra. Dopo i Romani vennero gli eserciti dei Barbari a portare paura e distruzione, poi nel X secolo furono i Saraceni a devastare i più antichi edifici sacri della valle: tra questi la chiesa di San Costanzo al Monte e l’abbazia benedettina di Villar San Costanzo, che erano state fondate dal re longobardo Ariperto II nel secolo VIII. Nel 1209 il territorio della Valle Maira en-
Canosio, la borgata Ubac
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L. Cibrario, Della economia politica del Medio evo, pag. 135, Torino 1839. G. Manuel di San Giovanni, Memorie Storiche di Dronero e della Valle di Maira, vol. I, pagg. 182183, Torino 1868. S. Parola, A. Verra, Partigiani di Val Maira. Epica minima, Torino 1987.
trò a far parte del Marchesato di Saluzzo e ne seguì in gran parte parte le sorti anche durante i periodi di contesa tra i Savoia e la Francia. Le testimonianze del periodo marchionale sono numerose, come gli affreschi del Maestro d’Elva, identificato nel pittore fiammingo Hans Clemer, che fu al servizio del marchese di Saluzzo Ludovico II a cavallo fra i secoli XV e XVI, anche se per certi periodi la parte più alta della valle godette di una certa autonomia. «In Piemonte nella valle di Maira era una repubblichetta composta di dodici comuni»1 scriveva lo storico e politico Luigi Cibrario, molti paesi della Valle Maira infatti, verso la fine del Medioevo, si dotarono di statuti propri, i primi ad essere redatti furono gli Statuti della Valle Maira Superiore nel 1396, un testo unico per dodici comuni: Acceglio, Ussolo, Prazzo, San Michele, Canosio, Marmora, Elva, Stroppo, Alma, Celle, Lottulo e Paglieres. Nel 1476 furono emessi gli Statuti di Dronero poi approvati dal marchese di Saluzzo Ludovico II nel 1478; secondo lo storico Giuseppe Manuel di San Giovanni gli Statuti di Dronero vennero scritti seguendo il testo degli Statuti di Cartignano, che erano stati emessi nel 14502. Gli Statuti di Cartignano sono andati persi in seguito all’incendio del 30 luglio 1944 appiccato dai soldati tedeschi alle case del paese e al castello. Nel 1510 anche Roccabruna si dotò di propri statuti. Nella seconda metà del XVI secolo, con il passaggio del Marchesato di Saluzzo sotto il dominio francese, in valle si diffuse la Riforma calvinista. In seguito a delle sommosse da parte degli eretici vi furono anche
delle profanazioni di edifici religiosi cattolici; a ricordare questi eventi vi sono tutt’oggi le Badie del Preit di Canosio e di Castellaro di Celle di Macra che ricordano quelle che molto probabilmente un tempo erano delle vere e proprie guardie armate che controllavano il regolare svolgimento delle cerimonie religiose. Oggi questi sodalizi hanno mantenuto una funzione solo più simbolica ma svolgono ancora la guardia armata durante le funzioni del giorno della festa. Nel 1588 Carlo Emanuele I di Savoia invase il Marchesato di Saluzzo con il pretesto di debellare l’eresia. Le contese del territorio continuarono fino al 1601 quando il Trattato di Lione aggiudicò definitivamente il territorio dei signori di Saluzzo ai Savoia. Il Seicento e il Settecento furono ancora secoli bui, dopo il periodo della peste del 1630 la valle venne coinvolta nelle guerre di successione prima di Spagna e poi d’Austria e i valligiani furono ancora duramente provati da questi eventi. Il resto è storia recente: dalla parentesi napoleonica alle due guerre mondiali le valli alpine pagarono sempre un pesante tributo sia in termini di risorse sia di vite umane. In Valle Maira anche la guerra partigiana fu molto intensa, dopo l’8 settembre si formarono subito le prime bande partigiane, ma anche i civili e il clero ebbero un ruolo determinante per la causa della Resistenza. Per un certo periodo la media e alta valle furono zona libera che venne definita la Repubblica di Maira governata da organismi popolari3. In valle operarono sia le bande partigiane di Giustizia e Libertà che quelle dei Garibaldini, i morti tra civili e partigiani
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Elva Quello che un tempo era l’isolato paese di Elva oggi è raggiungibile da tre strade. Risalendo la via che passa per il Paschero di Stroppo oppure percorrendo la suggestiva “strada del vallone”, detta anche “via della Comba”, che si dirama dalla provinciale tra Stroppo e Ponte Marmora in località Pont ‘d la Ceino (Ponte della Catena). Quest’ultima è la via più breve ed è per gran parte scolpita nella viva roccia; s’inerpica verso Elva alternando vertiginosi strapiombi a strette gallerie naturali, così la descriveva Giovanni Raina nel 1944: «La strada carrettabile si stacca dalla nazionale21 della valle poco prima di Ponte Marmora e s’inoltra decisamente nella Comba, seguendo l’infrattuosità capricciosa del versante di levante. Qui il viaggiatore, rimasto profondamente colpito dall’orridezza di quell’ambiente, dominato da nudi costoni dall’aspetto coltelliforme a guglie e denti che si stagliano minacciosi verso il cielo...»22; all’epoca la strada non era ancora ultimata, i lavori di costruzione della carrozzabile del Vallone termineranno solo nel 1956, il via a questo importante progetto era avvenuto nel lontano 1880 in seguito alla morte di Alessandro Claro, oste della
borgata Traverse, che aveva legato tutta la sua eredità alla causa della strada. Un primo atto per la costruzione di una strada nel vallone della Comba era stato emanato già dal re Carlo Alberto fin dal 1838. Il terzo itinerario è percorribile solo nella bella stagione e inizia dalla vicina Valle Varaita risalendo il vallone di Sant’Anna e superando il panoramico Colle di Sampeyre, per poi scendere a raggiungere le numerose borgate che compongono il comune. Nell’inverno 1972, in seguito a copiose nevicate, Elva rimase isolata dal fondovalle per diversi giorni e fu necessario l’intervento di elicotteri per rifornire i paesani di generi di prima necessità. Elva, 1637 metri di altitudine, conosciuta per la particolare attività dei caviè, negli anni Ottanta del Novecento divenne famosa a livello nazionale per essere stata considerata il paese più povero d’Italia da una statistica compilata in base al reddito pro capite degli abitanti. Il comune è stato duramente provato dallo spopolamento del secolo scorso: nel 1901 contava più di 1300 abitanti che oggi sono ridotti a poche decine.
Parrocchiale di Maria Vergine Assunta. Particolare della Crocifissione di Hans Clemer
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La via principale della valle è dal 1998 “Strada Provinciale 422 di Valle Macra” gestita dalla Provincia di Cuneo, in precedenza era classificata come “Strada Statale 22 di Val Macra” ed era gestita dall'ANAS. 22 G. Raina, Elva in alta Valle Maira, Saluzzo 1944.
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Il poeta dell’anima È una lirica struggente quella scritta da Piero Raina, è la riflessione amara di un elvese che ha vissuto il dramma dello spopolamento dei villaggi alpini.
(foto San Firmino film)
Piero Raina, poeta e scrittore di indubbio valore, ma anche contadino, allevatore, apicultore. Nato in borgata Brione il 15 luglio 1921, ha pubblicato raccolte di poesie e diversi volumi su Elva e l’alta Valle Maira. È stato definito «Il poeta dell’anima». Gli ultimi anni della sua vita li ha trascorsi a Dronero ma il suo cuore batteva lassù, al paese dei «figli dei briganti»24 com’era popolarmente considerata Elva nel passato per le difficoltà di accesso. Anche un altro Raina ma di nome Giovanni, anche lui elvese nato nel 1917, ha voluto raccontare con l’arte della scrittura le vicende dell’alta valle; Giovanni è stato autore del libro Vito gramo pubblicato nel 1991 dal “Centro Occitano di Cultura Detto Dalmastro” di Castelmagno.
Toumbaren i cazei di vilage23
Cadranno i casolari dei villaggi
Toumbaren i cazei di vilage Sle mountanhe abandounà, Un al bot, senso tapage, I cazei d’ le noste ruà. Bouch d’erbo biancho, bossou sarvage Enfoungaren le bianque rei Ai pe d’aqu’les muraies Esquiapà da l’auro e dal soulei Per chuchar i umour Amar d’ le noste grime, Di nosti sudour. Fraire, sien de batù, En bram perdù, La saraio de na storio doulourouzo. Troup de sarvan lou sero Saiaren dai souchere tenebrouze Per viroundar si quintane silensiouze Ad escoutar i vous misteriouze Que dousse encaro dapè i lindal Dezert di meizoun, Countaren le storie di minà; Entant que la serp estremà Durmarè sout le peire Rousse di fouier tupì E i os jaun di reire Spouncharen a l’albo Dai muret deschausà de i ort. Laissà fraire la tero di paire! Scapà fraire da la tero di mort! A sudar val pus la peno, A piourar sierv pus a nhente.
Cadranno i casolari dei villaggi Sulla montagna abbandonata Uno alla volta senza rumore I casolari delle nostre borgate. Cespi d’assenzio, roseti selvaggi Affonderanno le bianche radici Ai pie’ di quelle mura Spaccate dal vento e dal sole Per suggere gli umori Amari delle nostre lacrime Dei nostri sudori. Siamo dei vinti fratelli! Un grido perduto La chiusa d’una storia dolorosa. Torme di silvani la sera Usciranno dai boschi tenebrosi Per aggirarsi sui vicoli silenziosi Ad ascoltare le voci misteriose Che soavi ancora, presso le soglie Deserte delle case Racconteranno le favole dei bimbi. Intanto che la serpe nascosta Dormirà sotto le pietre Rosse dei focolari spenti E le ossa gialle degli Antenati Affioreranno all’alba Dai muretti scalzati degli orti. Lasciate fratelli la terra dei padri Fuggite fratelli la terra dei morti. A sudare non val più la pena A piangere non serve più a niente.
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P. Raina, Neu e auro, pagg. 36-37, Fusta Editore/San Firmino film, 2008. Una vecchia leggenda racconta che nell'isolato e nascosto territorio dell'attuale paese di Elva avevano trovato rifugio quattro briganti. I discendenti di questi avrebbero poi dato origine al primo nucleo degli abitanti del paese.
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Canosio Dal capoluogo di Marmora a quello di Canosio il percorso è breve, nel passato questi due paesi furono uniti in un’unica amministrazione per un certo periodo. La chiesa parrocchiale di Canosio, che spicca dalle abitazioni in punta al paese, venne ricostruita nella seconda metà dell’Ottocento ma conserva dei particolari dell’edificio più antico, di fianco alla facciata si trova un antico portale in pietra scolpita. Sulla casa canonica una bella meridiana porta la data 1841: due angeli sorreggono un drappo dove sono indicate le ore e un cartiglio con una frase delle Georgiche di Virgilio “FUGIT INTEREA, FUGIT IRREPARABILE TEMPUS.” ovvero “Fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo”. Al di là del torrente Maira si trovano le caratteristiche case in pietra, con dei bei pilastri rotondi, della borgata dell’Ubac, ovvero l’opaco, la zona dove non batte il sole. L’insediamento rappresenta un bell’esempio di casa-villaggio dove le abitazioni hanno il tetto e altre parti della struttura in comune e sono collegate tra di loro da passaggi coperti; sul territorio di Canosio esistono diversi esempi di queste grandi case dove abitavano più famiglie.
Salendo verso il Colle di San Giovanni si incontrano alcune interessanti borgate, tra queste Garzino, Serre, Gai e Gauteri, e la cappella di san Giovanni Battista, la via prosegue poi verso il colletto di Canosio dove un’impervia strada scende verso Prazzo. Nella zona si lavora la “pietra di Canosio” che è di colore scuro e viene impiegata per la fabbricazione di lose da tetti e manufatti costruttivi e decorativi per l’edilizia. La frazione Preit è la più importante del comune di Canosio. Il vallone del Preit accoglie diverse borgate e sale fino all’omonimo colle che si trova a quota 2083 metri. Dal Colle del Preit si raggiunge l’altipiano della Gardetta dominato dall’imponente mole di Rocca la Meja; alle pendici occidentali della montagna una lapide ricorda i 23 alpini della 18ª compagnia del Battaglione Dronero morti sotto una valanga il 30 gennaio 1937, la tragedia ebbe larga eco e suscitò grande costernazione, La Stampa di Torino, in un articolo del 4 febbraio, diffuse la notizia con il titolo La sciagura di Val Maira. L’altipiano della Gardetta è stato riconosciuto Patrimonio Geologico Italiano, qui sono state scoperte delle impronte di un ret-
Frazione Preit, componenti dell'Abbadia di San Lorenzo. Oggi il sodalizio è aperto anche alle donne mentre nel passato era riservato esclusivamente agli uomini
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Canosio capoluogo Chiesa parrocchiale
tile preistorico vissuto 245 milioni di anni fa; per far conoscere le caratteristiche geologiche dell’altipiano, al bivio tra i comuni di Marmora e Canosio, nel 2012 è stato inaugurato il “Museo Geologico della Gardetta” il cui allestimento è stato curato dal geologo Enrico Collo. Al centro dell’altipiano, a quota 2335 metri e raggiungibile a piedi, si trova il Rifugio Gardetta di proprietà del CAI di Cuneo derivato dal recupero di un antico caseggiato militare, dal rifugio in poco tempo si può raggiungere il Passo della Gardetta (2437 m)
che mette in comunicazione l’altipiano con il vallone di Unerzio. Le case di Preit hanno mantenuto molte delle antiche caratteristiche e, a testimoniare il ruolo importante che il villaggio aveva nel passato, presentano particolari prestigiosi come facciate a vela, portali e finestre in pietra di fine fattura; a Preit si trova la chiesa di San Lorenzo che un tempo era una delle due parrocchiali del comune di Canosio e oggi è stata declassata a chiesa sussidiaria, è qui che ogni anno si svolgono le cerimonie religiose della festa della Badia.
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Un turismo sostenibile In Valle Maira si è sviluppata una notevole attività turistica di tipo “responsabile”. Le principali pratiche estive riguardano escursionismo, alpinismo, mountain bike, passeggiate e trekking a cavallo, e così via, mentre quando la valle è ricoperta da una bianca coltre di neve entrano in gioco le escursioni sci alpinistiche, con le racchette da neve o con gli sci da fondo. In condizioni di buon innevamento la Valle Maira diventa un paradiso per gli amanti dello sci nordico, vengono battute localmente numerose piste partendo dalla frazione Tetti di Dronero. Il fiore all’occhiello è rappresentato dalla lunga pista dell’alta valle che comprende diversi anelli, ha inizio a Ponte Marmora (940 m) nel comune di Canosio, transita a Prazzo, Acceglio, Villaro, Ponte Maira, Saretto, Chiappera, passa sotto la Rocca Provenzale e giunge alle cascate di Stroppia (1700 m) che è il punto più elevato. Alcuni tratti del percorso della pista di fondo dell’alta valle, nelle stagioni in cui manca l’innevamento, possono essere utilizzati per escursioni, corsa, mountain bike e passeggiate a cavallo. La Valle Maira offre anche decine di itinerari di sci-alpinismo che si sviluppano lungo i
pendii dei numerosi valloni in ambienti incontaminati dove la natura la fa da padrona: qui infatti non esistono grandi piste da sci con impianti di risalita. Già nel 1934 Mario Bressy pubblicava una esauriente guida sciistica della Valle Maira dove segnalava un gran numero di possibili itinerari, soprattutto nella media e alta valle, adatti a sciatori dotati di una buona conoscenza dell’ambiente alpino estivo e invernale. A Canosio nel periodo innevato è attivo un piccolo impianto di risalita dove è possibile praticare sci alpino su piste particolarmente adatte a nuclei famigliari, a valle dello skilift si pratica lo sci nordico. Ad Acceglio, in località Ponte Maira, sono attive alcune piste di discesa dove è possibile dedicarsi anche alla moderna pratica dello snow tubing discendendo i facili tracciati su appositi gommoni. Sempre ad Acceglio, nel periodo più freddo, è praticabile una pista di pattinaggio su ghiaccio naturale. In estate è particolarmente praticato l’escursionismo a piedi, ma di questo parleremo più avanti. Per i percorsi in mountain bike è praticabile una fitta rete di piste che vanno dalle ster-
Marmotta sull’altipiano della Gardetta
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108 rate delle zone più basse alle ex strade militari che si trovano più in quota, è possibile organizzare tour di più giorni utilizzando i numerosi punti di appoggio disponibili sul territorio. Il “Gran Tour Valle Maira” è un percorso segnalato che parte da Busca e tocca tutti i comuni della valle. Di interesse storico è l’itinerario conosciuto come “La strada dei cannoni” che un tempo collegava la Valle Varaita con la Valle Stura di Demonte attraversando la Valle Maira, gran parte di queste strade vennero fatte costruire da Carlo Emanuele III, nel 1744, durante la Guerra di successione d’Austria, per permettere un rapido spostamento di truppe e artiglierie per fronteggiare efficacemente le truppe franco-spagnole. Sempre con il nome di “strada dei cannoni” è anche indicata la pista militare costruita nella seconda metà dell’Ottocento sullo spartiacque tra le valli Maira e Varaita che collega la colletta di Rossana con il Colle della Bicocca. Per le bici da corsa sono disponibili strade asfaltate che salgono alle quote più elevate, come ad esempio quella che da Marmora raggiunge il Colle d’Esischie o la strada che da Stroppo sale a Elva e poi al Colle di Sampeyre. Per quanto riguarda la pratica dell’alpinismo la Valle Maira non offre montagne di vasta notorietà, ma questa particolarità non la colloca certo in una posizione di scarso interesse. La prima notizia che si ha sulla salita a una vetta di un certo valore alpinistico riguarda il Pelvo d’Elva, che venne asceso nel 1836 dal capitano Cossato dello Stato Maggiore Sardo e dai suoi collaboratori topografi. Oggi il Pelvo è una delle vette più frequentate dagli alpinisti moderni.