Speciale Gobbi 1842 - 175° Anniversario

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PRESENTA



UN AFFARE DI FAMIGLIA I 175 ANNI DI GOBBI 1842, STORICA OROLOGERIA E IMPRESA FAMILIARE MILANESE. UNA BELLA AVVENTURA ITALIANA

Le belle storie imprenditoriali italiane sono quasi sempre storie di piccole e medie imprese. Di queste, le più affascinanti sono le storie di imprese familiari. Perché la spina dorsale del tessuto produttivo del nostro Paese è costituita principalmente da famiglie che, con la loro fatica e la loro passione, hanno contribuito ad arricchire l’Italia non solo facendo, come si suol dire, girare l’economia, ma anche creando un prezioso patrimonio di cultura del lavoro, da tramandare con un oculato passaggio generazionale. Anche nel mondo degli orologi esistono storie così, come testimonia Gobbi 1842 di Milano, celebre orologeria e gioielleria stabilitasi in Corso Vittorio Emanuele II dopo essersi trasferita da Modena nel 1896. E che, in questo 2017, taglia il traguardo storico dei 175 anni. Un’azienda, una boutique, che nel corso dei decenni è diventata punto di riferimento per quanti, a Milano e non solo, amano l’Alta Orologeria, grazie alla vendita di selezionati brand ma anche contribuendo a diffondere cultura e stabilendo un saldissimo legame con la città. Guidata dall’esperienza di Luca Pozzolini Gobbi, in bottega dai primi Anni ’60, e da sua figlia Serena, Gobbi 1842 è più che un’azienda: è una bella avventura da raccontare, una di quelle che piacciono a noi di Galileus. In occasione dei 175 anni di Gobbi 1842, abbiamo dato la parola a padre e figlia, coloro che meglio di chiunque altro possono partire dalle radici dell’azienda, narrarne le mille vicissitudini e proiettarsi verso un futuro che, a dispetto delle mode e dei tempi che sono cambiati e ancora cambieranno, vedrà sempre l’orologio al centro di tutto. Perché questo è da sempre la vita e la passione di chi lavora in azienda e l’accompagnerà fino al traguardo dei 200 anni. Con l’ambizione di viverne altri 175, sempre e comunque restando in famiglia.

SOMMARIO 4

GOBBI 1842: 175 ANNI DA RACCONTARE GOBBI 1842: 175 YEARS TO RECOUNT

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ASSISTENZA AI MASSIMI LIVELLI A TOP LEVEL ASSISTANCE

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IL VALORE DELLA CONTINUITÀ THE VALUE OF CONTINUITY

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UN EVENTO MADE IN MILANO AN EVENT MADE IN MILAN

A FAMILY AFFAIR The 175th anniversary of Gobbi 1842, a historical watchmaker and Milanese family business. A beautiful Italian adventure The most wonderful Italian entrepreneurial narratives are almost always those of small- and medium-sized enterprises. Of these, the most fascinating are the tales of family businesses. This is because the backbone of our country’s productive structure is mainly comprised of families who, through their toil and passion, have helped to enrich Italy not only by making the wheels of the economy turn, as they say, but also by creating a valuable cultural heritage of work, to be carefully passed down through the generations with a gentle hand. Even in the world of watches, there are stories like this, as testified by Gobbi 1842, a famous watchmaking and jewellery company established in Milan’s Corso Vittorio Emanuele II, after having transferred from Modena in 1896. In 2017, the company has reached the historical milestone of 175 years in operation. Thanks to the sale of selected brands, the company, the boutique has become a point of reference for those in Milan and beyond who love Haute Horlogerie, whilst also contributing to spreading culture and establishing a very solid link with the city. Guided by the experience of Luca Pozzolini Gobbi, in the workshop since the early 1960s, and by his daughter Serena, Gobbi 1842 is more than a company - it is a beautiful adventure to recount, one of those that we at Galileus truly appreciate. On the occasion of the 175th anniversary of Gobbi 1842, we have given the floor to the father and daughter, better able than anyone else to start from the roots of the company, narrate the thousands of transformations, and project us towards a future that, in spite of the changed and changing fashions and times, will always place the watch at the centre of everything. This is because the timepiece has always been the life and passion of those who work for the company and will accompany the business in reaching the 200-year milestone. Nevertheless, the true ambition is to continue for another 175 years, always and still remaining in the family.

Davide Passoni Direttore Responsabile Galileus - Emozioni e Orologi dpassoni@galileusweb.com

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GOBBI 1842

175 ANNI DA RACCONTARE

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PASSATO E PRESENTE DELL’AZIENDA VISTI CON GLI OCCHI DI LUCA POZZOLINI GOBBI, DA OLTRE 50 ANNI ALLA GUIDA DELLA STORICA OROLOGERIA MILANESE “Senza orologio non siamo noi stessi”. Il modo migliore per introdurre questa intervista a Luca Pozzolini Gobbi, cuore e memoria storica dell’orologeria Gobbi 1842 di Milano, è leggere le sue ultime parole. Parole nelle quali è sintetizzata la storia personale e imprenditoriale di un uomo che, con la sua impresa familiare, è stato testimone di evoluzioni, rivoluzioni, involuzioni di mezzo secolo di orologeria, a braccetto con i mutamenti che hanno caratterizzato il mercato e Milano, città d’elezione di Gobbi 1842 nella quale l’azienda si accinge a festeggiare i propri 175 anni di attività. Ascoltare Luca Pozzolini Gobbi significa avere uno spaccato non solo della storia e della cultura orologiere, ma anche della storia di un Paese nel quale fare impresa è da sempre maledettamente difficile ma che, quando questa ha successo, regala favole come quella di Gobbi 1842. Ci parli delle origini dell’azienda. L’azienda nasce a Modena nell’Italia pre-unitaria, nel 1842, per opera di Raimondo Gobbi, mio trisavolo per parte di nonna paterna che, congedato dal corpo d’élite dei Dragoni, fedelissimi del granduca di Modena e Reggio, si installò in città in una bottega sotto il centralissimo Portico del Collegio San Carlo. L’impegno fu enorme fin dall’inizio e l’azienda partì subito con la spinta giusta, con un ragionevole successo. Amicizie, simpatie, conoscenze furono messe a profitto nel modo corretto e Raimondo Gobbi ebbe modo di mettersi in luce. Il figlio minore, Giuseppe, si lasciò sedurre dalla grande metropoli che già allora era Milano e fu determinatissimo nel trasferirvisi. Aprì la sua bottega sul Corso Vittorio Emanuele II, che allora era privo di portici. A Milano dovette quasi ripartire da zero? Il fatto di venire a Milano fu una scelta epocale, per lui e per l’azienda. Pur di trasferirsi qui Giuseppe Gobbi, che era poi il mio bisnonno, fronteggiò rischi, spese, incognite; ebbe un giusto successo, ma allo stesso tempo dovette affrontare novità e problematiche inedite. Quando poi nel ‘900 mia nonna Adriana, figlia di Giuseppe, da erede diventò proprietaria insieme al marito Luigi Pozzolini, di origine pisana, la famiglia era già formata con lei, il coniuge e tre figli. La prima metà del secolo scorso non fu facile. Per nulla. Prima la Grande Guerra con le sue distruzioni, poi il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale Milano e i milanesi soffrirono molto. La nostra famiglia, sfollata, si rifugiò sul lago di Como, dove sono nato. Mio padre Gastone ancora nel 1945, chiuso il negozio al pomeriggio, prendeva la bicicletta e da Milano veniva da noi al lago; poi alla mattina la riprendeva e faceva il percorso inverso, almeno 50, 60 km all’andata e altrettanti al ritorno. Una testimonianza di affetto tanto per la nostra famiglia, quanto per il suo lavoro e il suo negozio. Che il 4 settembre del 1949 fu riaperto nel luogo dove è ancora oggi, sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele II che erano stati costruiti dopo i bombardamenti subiti dalla città durante la guerra. E poi toccò a lei. Con i mille dubbi propri della giovinezza, mi decisi al fare il passo negli Anni ’60. Prima avevo studiato, mi ero laureato in giurisprudenza, prestando nel frattempo servizio militare qui a Milano, in Aeronautica. Gli inizi in azienda non furono facili; la mia è stata una vocazione stimolata da mio padre e da altri fattori, con in più la consapevolezza che se mi fossi dedicato a fare ciò per cui avevo studiato, sarebbe stato per me un suicidio economico e finanziario. Così mi “rifugiai” in azienda e credo di aver fatto bene, perché il tempo mi ha dato ragione e penso di aver fatto la mia bella figura alla guida dell’impresa. Che cosa è cambiato da quei tempi a oggi? Tutto. In bene, in male o semplicemente cambiato? Grandi miglioramenti non ne vedo. Basti considerare che delle botteghe del Corso che stavano insieme alla nostra, diciamo negli Anni ’60, siamo rimasti solo noi. Chi ha resistito più a lungo se n’è andato di recente, a fronte di sensazionali buonuscite. Noi siamo presenti sul Corso da più di 100 anni, devo dire non ingloriosamente. Non spetterebbe a me ammetterlo, ma siamo sempre un punto di riferimento per la città, per diversi motivi. In parallelo, anche noi e la nostra clientela siamo un po’ invecchiati, ma questo è fisiologico. E oggi in azienda c’è la sesta generazione dei Gobbi, rappresentata da mia figlia Serena.

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I periodi più belli, professionalmente e come mercato? Come mercato sicuramente gli Anni ’80, perché erano una “strage” quotidiana di vendite, con gente che comprava tutto il comprabile a prezzi anche folli. Ma in generale tutta la Milano a guida socialista; si potevano condividere o meno le posizioni politiche, ma che in quel periodo la città fosse piacevolissima da vivere è un fatto innegabile. Ma di cose e momenti belli ne ricordo a iosa, dalla mia prima auto parcheggiata dietro al negozio in poi. E gli Anni ’70, con il “diabolico” quarzo? All’origine il fenomeno non fu niente di che. Il fatto importante fu il rifiuto da parte di diverse case a trattare il quarzo per davvero. All’inizio tutti vollero partecipare al quarzo, come dimostra il progetto Beta 21, al quale presero parte diverse grandi case, da Patek Philippe a Rolex a IWC e che fu uno dei miei grandi amori, che fece epoca pur non contribuendo in maniera determinante allo sviluppo di massa dell’orologeria al quarzo. Con il fatto che fosse un consorzio nel quale ogni brand portava un disegno suo proprio, il Beta 21 produsse qualcosa di diverso e migliore di tutto il resto messo insieme. Quindi l’ostracismo nei suoi confronti fu il vero motore del successo del quarzo? Il quarzo fu una svolta epocale che procurò molti pensieri alla Svizzera orologiaia, perché fece crollare buona parte del suo mercato e fece soffrire le sue fabbriche. In molti si rifiutarono di produrlo e forse sbagliarono; dico forse, perché è difficile avere un’opinione definitiva in merito anche a distanza di decenni. Per come la vedo io, è stata fatta una guerra eccessiva da parte della Svizzera orologiaia al quarzo, che invece avrebbe potuto portare benefici maggiori se non fosse stato osteggiato così aspramente. Va detto che lo svizzero puro non lo ha mai amato più di tanto e le grandi strutture produttive lo hanno respirato male; tante case si sono rifiutate di trattarlo, altre lo hanno fatto obtorto collo, altre più per necessità che per convinzione. È un mondo in più rispetto a quello dell’orologeria svizzera, forse troppo osteggiato. In boutique ci sono pochi marchi selezionati: scelta sua, vero? Una scelta mia che risale a meno di 30 anni fa, motivata dall’evoluzione del mercato e dal fatto che i nostri spazi sono ridotti. Abbiamo quattro marchi: Gobbi, Patek Philippe, Rolex e Tudor, tutte marche eccelse. Di orologi Gobbi mio padre aveva fatto disegnare dei modelli eccezionali già negli Anni ’60. Difficoltà nel passare la mano a sua figlia? Nessun problema, l’ho fatto con compiacimento. Ha senso che tutte le cose che ho creato vadano prima difese e poi rese stabili e portate nel futuro, che non è mai quello che possiamo immaginare. Qualcuno lo deve fare per noi. Il passaggio generazionale non mi costa alcun sacrificio e la mia famiglia lo sa, anzi mi auguro che si completi il più presto possibile e nella maniera più morbida. Dà un senso e una dimensione a ciò che io e mio padre abbiamo fatto, anche insieme, in un lungo lasso di tempo. Allora Gobbi punta ai 200 anni? Per arrivare ai 200 anni serve qualcuno che mi sostituisca e ora c’è Serena. Ho sempre detto che al compimento del mio 75esimo anno di età, che sarà alla fine del 2018, saluterò tutti e passerò in negozio di tanto in tanto solo per simpatia, ma non parteciperò più alla gestione dell’impresa. L’addio non sarà un vero addio ma sarà un fatto epocale per me e, penso, per l’azienda. Tempo e orologio: che cosa sono per lei? Sono lo stesso mondo, così come lo sono, magari con accenti diversi, orologio e calendario. Sono il mio mondo. Il tempo è stato umanizzato dal calendario e ancora di più dall’orologio: senza orologio non siamo noi stessi, ci sentiamo spaesati. Davide Passoni

In alto, il negozio Gobbi come appare in una vecchia stampa di Modena. Sotto, una lettera storica dell’orologeria Gobbi risalente al 1852 Top: the Gobbi shop in an old print of Modena. On the side: a historical letter to Gobbi dating back to 1852

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A lato, la nuova sede di Gobbi a Milano. Sotto, gli interni di Gobbi 1842 oggi, rimasti identici a quelli dei primi anni On the side: the new Gobbi boutique in Milan. Below: the interiors of Gobbi 1842 today, which remained the same to those of the early years

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GOBBI 1842: 175 YEARS TO RECOUNT The past and present of the company seen through the eyes of Luca Pozzolini Gobbi, who has headed the historical watch store in Milan for over 50 years “We are not ourselves without a watch.” The best way to introduce this interview with Luca Pozzolini Gobbi, the historical heart and memory of the watch store Gobbi 1842 in Milan, is to read his latest words. These words sum up the personal and entrepreneurial history of a man who, with his family business, has borne witness to evolutions, revolutions, involutions throughout half a century of watchmaking, arm in arm with the changes that characterised the market and Milan, Gobbi 1842’s elected city in which the company is preparing to celebrate reaching 175 years of operation. Listening to Luca Pozzolini Gobbi means having a snapshot not only of the history and culture of watchmaking, but also of the history of a country in which doing business is always cursedly difficult but that, when it is successful, gifts us with fairy-tales like that of Gobbi 1842. Tell us about the company’s origins. The company was born in Modena in pre-unitary Italy, in 1842, thanks to Raimondo Gobbi, my paternal great-great grandfather who, upon being discharged from the elite corps of the Dragoons, loyal to the Grand Duke of Modena and Reggio, set up a shop in the city under the central Portico of the Collegio San Carlo. The undertaking was enormous from the outset and the company immediately set off with the right thrust, having a reasonable success. Friendships, fondness and knowledge were properly exploited for profitability and Raimondo Gobbi was able to put himself in the spotlight. His youngest son, Giuseppe, was seduced by the great metropolis that Milan had already become and was determined to make the move. He opened his workshop on Corso Vittorio Emanuele II, which at that time had no porticos. Did you almost have to start from scratch again in Milan? Moving to Milan was an epochal choice, for him and for the company. In order to move here, my great-grandfather Giuseppe Gobbi faced risks, expenses, uncertainties. He was quite successful, but at the same time, faced new and unprecedented challenges. By the time my grandmother Adriana, daughter of Giuseppe, inherited the store together with her husband Luigi Pozzolini, who was originally from Pisa, the family already consisted in her, her spouse and three sons. The first half of the last century was not easy. Not at all. First there was the Great War with its destruction, then fascism and the Second World War, during which Milan and the Milanese suffered greatly. Our family, having been displaced, took refuge in Lake Como, where I was born. Still in 1945, my father Gastone would close the store in the afternoon, then ride his bicycle from Milan to be with us at the lake. In the morning, he would then start off on the reverse journey, travelling at least 50-60 km each way. It was proof of his affection for our family, as much as for his work and his shop. Then on 4 September 1949, the store was reopened in the same location in which it is to this day, under the porticoes of Corso Vittorio Emanuele II, which had been built after the bombardments suffered by the city during the war. Next, it was your turn. With a thousand doubts due to my youth, I decided to take the plunge during the 1960s. Prior to this, I had studied and graduated in law and completed military service here in Milan in the meantime, in aeronautics. Commencing in the company was not easy. Mine was a vocation stimulated by my father and other factors and, what’s more, with an awareness that if I were dedicated to doing what I had studied, it would have been economic and financial suicide for me. So, I took “refuge” in the company and I think I did the right thing, because time has proven me right and I believe that I made a good impression in heading the company. What has changed from those times to today? Everything. For better, worse, or simply changed? I do not see any great improvements. Suffice it to consider that, of the other workshops on the Corso that were together with ours in the 1960s, only we have remained. Those who endured the longest

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La cultura orologiera di Gobbi 1842 si traduce anche in eventi raffinati Gobbi 1842’s watch culture is also embodied by refined events


have left recently, with sensational severance pay-outs. We have been present on the Corso for more than 100 years, I must say not ingloriously. It is not for me to declare, but we are ever a point of reference for the city, for several reasons. In parallel, we and our clientèle have also aged a little, but this is physiological. Today in the company is the sixth generation of the Gobbi family, represented by my daughter Serena. What have been the best periods, professionally and in terms of the market? In terms of the market, undoubtedly the 1980s, because there was an “abundance” of sales each day, with people who bought everything that could be purchased, even at crazy prices. But in general, all of Milan was led by socialists. The political positions could be shared or not, but it is undeniable that living in the city at that time was very pleasant. In terms of beautiful moments and occurrences, I can think of plenty, from my first car parked behind the store and so forth.

Passione e dedizione all’orologio sono alla base della storia di famiglia Passion and dedication to the watch are at the heart of family history

How about the 1970s, with the “diabolical” quartz? At the beginning, this phenomenon turned out to be somewhat inconsequential. The important aspect was the refusal of several houses to take quartz into consideration. At the beginning, everyone wanted a hand in quartz, as demonstrated by the Beta 21 project, in which several large houses took part -including Patek Philippe, Rolex and IWC. That was one of my greatest loves, being epic even if it did not contribute in a decisive way to the development of mass watchmaking in quartz. With the fact that it was a consortium in which each brand contributed a design of its own, Beta 21 produced something different and better than all the rest combined. So, the ostracism against it was the real motivation behind the success of quartz? Quartz was a turning point that procured many ideas for the Swiss watchmaker, because it caused much of its market to collapse and resulted in the factories suffering. Many refused to produce it and perhaps they were wrong. I say perhaps, because it is difficult to have a definitive opinion on it, even decades on. As I see it, it was a battle waged excessively by the Swiss watchmaker on quartz, which could have brought greater benefits if it had not been opposed with such force. It must be said that it has never been loved by the Swiss purist and the great productive structures have taken to it badly. Many houses refused to handle it, others used it unwillingly, some more out of necessity than by conviction. It is a world more in respect of Swiss watchmaking, perhaps too opposing. Within the boutique, there are only a few select brands. Is that by choice? It is a choice that dates back less than 30 years, motivated by the evolution of the market and the fact that our space is limited. We have four brands: Gobbi, Patek Philippe, Rolex and Tudor, all labels of excellence. Of Gobbi watches, my father had created designs of exceptional models even in the 1960s. Has there been any difficulty in passing the baton to your daughter? There was no problem - I did so with great pleasure. It makes sense that all the things that I have created are first safeguarded and then steadied and carried into the future, which we could never have been able to imagine. Someone has to do this for us. The generational hand-over does not require me to make any sacrifices and my family knows this. Indeed, I hope that it is completed as soon as possible and in the smoothest way. It gives sense and a dimension to what my father and I have done, even together, over a long span of time. So Gobbi is aiming towards 200 years? To reach 200 years requires someone to replace me and now there is Serena. I have always said that when I reached 75 years of age, which will happen at the end of 2018, I would bid farewell to it all and only go to the store every now and then just for sympathy, but I will no longer take part in the management of the company. The farewell will not be a true goodbye but it will be an epochal occurrence for me and, I think, for the company. Time and the watch: what are they for you? They are the same world, as are the watch and calendar, albeit it perhaps with different accents. They are my world. Time has been humanised by the calendar and even more by the watch - we are not ourselves without a watch, we feel lost.

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ASSISTENZA AI MASSIMI LIVELLI Gobbi 1842 non è solo un punto di riferimento per il momento dell’acquisto da parte degli appassionati delle belle lancette, ma dà fondamentale importanza all’assistenza post-vendita, grazie a un laboratorio estremamente attrezzato, in grado di intervenire sui segnatempo sia in caso di emergenze, sia per la loro manutenzione ordinaria. Anche se gli orologi che escono dalla boutique Gobbi 1842 sono delle macchine perfette, hanno infatti bisogno di essere verificati periodicamente o, nei rari casi in cui qualcosa si guastasse, di essere tempestivamente riparati perché il meccanismo non subisca danni peggiori. L’attività di assistenza orologiera di Gobbi 1842 si svolge in un locale appositamente adibito, con l’utilizzo di macchinari all’avanguardia e di un’attrezzatura completa, per affrontare ogni tipo di riparazione o intervento. I tecnici orologiai impiegati in laboratorio hanno ricevuto una formazione specifica e frequentano periodicamente corsi di aggiornamento nelle Manifatture ginevrine per essere al passo con gli sviluppi tecnologici che esse introducono anno dopo anno nei propri segnatempo. L’attività periodica di revisione completa del segnatempo, che viene di norma consigliata ogni 4 anni, comporta la pulizia del meccanismo e la verifica del suo funzionamento. Nello specifico, quando i tecnici del laboratorio di Gobbi 1842 procedono alla revisione completa dell’orologio partono da un attento esame di tutti i componenti, interni ed esterni, per procedere poi con lo smontaggio del segnatempo e del meccanismo. Successivamente, dopo aver lavato il movimento con ultrasuoni in apposite soluzioni e sostituito eventuali componenti usurati o non conformi agli standard qualitativi della Maison, il movimento viene rimontato e assemblato alla cassa con la sostituzione delle guarnizioni e le prove di impermeabilità a pressioni differenti. Questo passaggio è estremamente importante e delicato ed è consigliato anche indipendentemente dalla revisione completa dell’orologio, almeno una volta all’anno. Il test d’impermeabilità richiede solo pochi minuti e viene effettuato da Gobbi 1842 utilizzando macchinari specifici che consentono di testare la tenuta stagna della cassa a diverse pressioni, a seconda del tipo di orologio in revisione. Naturalmente il servizio di assistenza è garantito anche per i segnatempo non acquistati da Gobbi 1842 ed è una delle eccellenze che contribuiscono ad arricchire il prestigio della boutique a Milano e non solo.

I tecnici orologiai di Gobbi 1842 hanno ricevuto una formazione specifica ed effettuano corsi di aggiornamento nelle Manifatture ginevrine The 1842 Gobbi watchmakers received specific training and attend update courses in Geneva Manufactures

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NON SOLO VENDITA: GOBBI 1842 È ANCHE UN LABORATORIO DI OROLOGERIA ALTAMENTE SPECIALIZZATO

L’attività di assistenza si svolge in un locale appositamente adibito con macchinari all’avanguardia ed attrezzatura completa The assistance service takes place in a laboratory specially equipped with state-of-the-art machinery and complete equipment

A TOP LEVEL ASSISTANCE Not only sales - Gobbi 1842 is also a highly-specialised watch laboratory More than just a point of reference for when lovers of beautiful timepieces wish to make a purchase, Gobbi 1842 also gives fundamental importance to after-sales assistance, thanks to an extremely well-equipped laboratory, able to work on timepieces both in cases of emergency and for their routine maintenance. Even if the watches from the Gobbi 1842 boutique are perfect machines, they still need to be checked periodically or, in rare cases where something breaks down, to be quickly repaired to ensure that the mechanism does not suffer worse damage. The watch servicing activities of Gobbi 1842 take place in a specially-equipped room, with the use of cutting-edge machinery and a complete array of apparatus, able to handle any kind of repair or operation. The watch technicians employed in the laboratory have undergone specific training and periodically attend refresher courses in the production units in Geneva so as to be abreast of the technological developments that are introduced to the timepieces year after year. A complete periodic servicing of the timepiece, which is normally recommended every 4 years, involves cleaning the mechanism and checking its operation. Specifically, when the technicians of the Gobbi 1842 laboratory undertake a total overhaul of a watch, they start with a careful examination of all the components, both internal and external, before proceeding with the dismantling of the timepiece and the mechanism. Subsequently, after cleaning the ultrasonic movement in special solutions and replacing any components that are worn out or are not compliant with the quality standards of the Maison, the movement is reassembled and refitted into the casing, with the replacement of the gaskets and testing of impermeability at different pressures. This is an extremely important and delicate step, also recommended independently from the complete overhaul of the watch, at least once a year. The waterproofing test only takes a few minutes and is carried out by Gobbi 1842 using specific machines that test the waterproofness of the casing at different pressures, depending on the type of watch being serviced. Of course, such servicing is also guaranteed for timepieces not purchased from Gobbi 1842 and is one of the points of excellence that contributes to enriching the prestige of the boutique in Milan and beyond.

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IL VALORE DELLA CONTINUITÀ SERENA POZZOLINI GOBBI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI GOBBI 1842, È LA SESTA GENERAZIONE DI GOBBI IMPEGNATA IN AZIENDA E GUARDA CON SLANCIO AL FUTURO La continuità, in un’impresa familiare, è un aspetto molto delicato e va gestita di comune accordo tra figli e genitori, per garantire un passaggio efficace senza snaturare decenni di lavoro. In Gobbi 1842 questa continuità è garantita da Serena Pozzolini Gobbi, figlia di Luca e amministratore delegato dell’azienda. Lei sottolinea che non ama “titoli, appellativi e funzioni” e che in azienda fa di tutto “anche rispondere al telefono, quando serve”. Ma è chiaro che il futuro della boutique, oggi, è nelle sue mani. Per questo abbiamo provato a farcelo raccontare, questo futuro, pur senza avere una sfera di cristallo da farle consultare. Da che cosa partono i prossimi 175 anni di Gobbi 1842? Partono dalla consapevolezza che abbiamo alle spalle un background completo, dato proprio dai 175 anni di storia che ci rendono una realtà solida. Abbiamo delle nostre caratteristiche che amiamo e che non vogliamo modificare: il fatto di essere una boutique, il fatto che siamo un salotto nel quale chi entra si sente il più possibile a proprio agio, il fatto di essere al servizio della clientela con il tono di voce che ci è consono. Siamo consapevoli di ciò che siamo, ci piace e non vogliamo snaturare noi stessi. Si parte da qui, e dove si arriverà tra 175 non so. Io sono qui da 11 anni, negli ultimi tempi ho preso in gestione diverse attività perché mio padre mi ha lasciato molto più spazio e di questo lo ringrazio. Spero non le abbia lasciato spazio a malincuore. No, anche se è nel farlo è stato un po’ combattuto, perché la boutique per lui è come un figlio, è da 50 anni la sua vita e darne le chiavi a qualcun altro, anche se si tratta di sua figlia, non è così semplice. Il cambio generazionale è sempre un passaggio che può creare problemi, ma noi lo stiamo affrontando in maniera serena. Come è giusto che capiti, su alcuni aspetti io e lui non siamo d’accordo, ma è nell’ordine delle cose, la dialettica ci sta, fosse solo per la differenza di età tra me e lui. Anche se che negli ultimi anni molte delle mie idee vengono accolte senza particolari problemi. Piani e idee per il futuro? Sono davvero tanti. Che cosa potrà essere realizzato e che cosa no, adesso è difficile dirlo, nel senso che è necessario vedere come cambieranno Milano, il mondo, il mercato in generale. Un mercato che, negli 11 anni da quando sono in boutique, ho visto mutare radicalmente, sia da parte dei fornitori sia dei clienti. Mio padre mi racconta di come, ai tempi di mio nonno ma anche ai suoi tempi, le cose fossero completamente diverse. Solo diverse o anche più semplici? Diverse, ma forse anche più semplici per molti versi. Penso per esempio alla burocrazia, o a periodi come gli Anni ’80 in cui c’era meno concorrenza. Ora tutto è più complesso perché ci si ritrova a competere a livello globale e non più nella realtà cittadina, come è giusto che sia. Ora i clienti si spostano con maggiore facilità, vengono da ogni parte del mondo e ci troviamo ad avere a che fare con realtà del tutto diverse da quelle a cui siamo abituati: dobbiamo metterci in gioco e la cosa è salutare. Competizione globale significa globalizzazione, che implica nuove tecnologie. Cambiamenti e rivoluzioni in 175 anni ne avete viste, ora c’è la rivoluzione digitale: siete pronti ad affrontarla? Certo. Negli ultimi anni abbiamo creato il nostro sito aziendale, ci siamo mossi sui social bene ma in punta di piedi. Dal prossimo autunno abbiamo intenzione di modificare alcune cose e

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puntare sui social in maniera più incisiva rispetto a quanto fatto finora. Abbiamo in mente un progetto globale più coerente con la nostra immagine, proprio perché pensiamo che sia importante cercare di trasmettere non solo Gobbi 1842 come rivenditore dei marchi che trattiamo, ma come un brand globale. Cercare di trasmettere la nostra cultura, l’amore per l’orologeria, il piacere di raccontarla e tramandarla ai nostri clienti. In questo aiutano molto i social e la tecnologia. Sicuramente. Anche se a volte sorrido pensando alle persone che non mi conoscono alle quali racconto che vendo orologi e mi chiedono “Perché lo fai? L’orologio non serve, l’ora si legge sullo smartphone”. Ecco, episodi come questi confermano che con i social si può contribuire a creare una cultura dell’orologeria che si sta perdendo negli ultimi anni. L’orologio è un oggetto che si dà per scontato, non si pensa che è un piccolo capolavoro di meccanica e che lavora 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno come un corpo umano. Sui social per necessità o convinzione? Nel mondo di oggi non puoi non esserci, ma noi ci siamo perché siamo convinti di esserci e di esserci in un determinato modo. E sui social ci racconteremo sempre meglio. Il legame con Milano resterà saldo anche in futuro? Non c’è dubbio. È un legame fondamentale. È vero, siamo nati a Modena ma ci sentiamo milanesi non solo perché siamo a Milano da oltre 100 anni. Questo legame sarà rinsaldato anche da iniziative come quelle degli ultimi anni, eventi che abbiamo organizzato con l’obiettivo di far scoprire ai milanesi nostri ospiti diverse location della loro città. Lo scorso anno, l’evento organizzato a Santa Maria delle Grazie, con visita al Cenacolo di Leonardo, è stato un successo e, da non credere, sono stati tanti i milanesi che ci hanno ringraziato perché abbiamo consentito loro di vedere quel capolavoro per la prima volta. Ci piace il connubio Gobbi 1842-Milano e il poter raccontare parti della nostra città che tutti o quasi sanno che esistono ma che pochi hanno la possibilità di scoprire davvero. Voi siete da sempre una realtà indipendente: restare tali è importante per il futuro? È assolutamente fondamentale. In passato abbiamo avuto proposte di acquisizione, ma questa è la mia vita, la mia famiglia, la mia storia e non ho intenzione di cambiare la situazione. Siamo anche nella condizione di poter dire no, per fortuna. O meglio, non per fortuna ma perché negli anni abbiamo costruito una realtà solida grazie al nostro lavoro. Però è una bella fortuna lavorare nell’azienda di famiglia amando il lavoro che si fa. Lo dico sempre: sono una persona estremamente fortunata perché questo lavoro in un certo senso me lo sono ritrovata, ma lo amo: per me è molto più che un semplice lavoro. E non è così scontato ritrovarsi a fare un lavoro quasi per caso e farlo con amore e passione. Passione che viene riconosciuta anche dai clienti? Penso che la correttezza e la qualità del servizio che ci contraddistinguono, oltre alla coerenza di brand, ci siano state riconosciute in passato e lo siano tuttora. E di questo mi faccio vanto, mi dispiacerebbe molto se fosse il contrario. In un’impresa familiare è ancor più fondamentale l’affiatamento dello staff? Sì. Negli ultimi anni c’è stato un po’ di turnover perché alcune persone sono andate in pensione e abbiamo acquisito nuove risorse che hanno maggiore familiarità con le nuove tecnologie. Gente fresca, che potesse aiutare le risorse storiche della boutique in questi nuovi ambiti. Nicolò e con noi da un anno circa, Marco dal 1994, Carlo dal 1984 e a dicembre è andata in pensione una persona che lavorava con noi dal 1979. Anche se non siamo parenti, siamo una famiglia che sta a contatto molte ore al giorno e lo staff vive il negozio come se fosse suo. La politica commerciale di puntare su pochi e selezionati brand continuerà? Sì, è una decisione che ha preso mio padre diversi anni fa ed è una decisione vincente. Non abbiamo intenzione di prendere altri marchi, anche se ci è stato chiesto, non tanto perché la boutique è piccola e gli spazi sono quelli che sono, ma perché la scelta di avere Rolex, Patek e Tudor è corretta per noi e ci fa anche stare tranquilli in questo momento di mercato altalenante. Ora andiamo avanti così, che cosa succederà domani… chi può saperlo? Dopo di lei un altro Gobbi al timone dell’azienda? Chi può dirlo? Di sicuro per i 200 anni di Gobbi 1842 ho intenzione di essere ancora qui a lavorare, per cui riparliamone tra 25 anni! Davide Passoni

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Horas non numero nisi serenas: “Non conto le ore, se non quelle serene”, è il motto che campeggia nella boutique Gobbi 1842 Horas non numero nisi serenas: “I just number serene hours”, is the motto standing out in Gobbi 1842 boutique

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THE VALUE OF CONTINUITY With an eye to the future, Serena Pozzolini Gobbi, CEO of Gobbi 1842, is the sixth generation of the Gobbi family to work in the company In any family business, continuity is a very delicate facet and should be managed by mutual agreement between parents and children to ensure an effective transition, without degenerating decades of work. In Gobbi 1842, this continuity is ensured thanks to Serena Pozzolini Gobbi, daughter of Luca and CEO of the company. Emphasising her disdain for “titles, appellations and roles”, Serena does everything in the company, “even answering the telephone when needed”. Nonetheless, it is clear that the future of the boutique is today in her hands. For this reason, we sought to have her talk to us about this future, even if without having a crystal ball to consult. From what point do the next 175 years of Gobbi 1842 set off? They commence with the knowledge that we have behind us a comprehensive background, given precisely by the 175 years of history that make us such a solid business. We have our own characteristics that we love and that we do not want to change - the fact that we are a boutique, the fact that we are a salon in which all who enter feel right at home, the fact of being at the service of the clientèle with the proper tone. We are aware of what we are, we like it and do not want to undermine ourselves. We set off from here. As to where we will be in 175 years, I do not know. I have been here for 11 years. In recent times, I have taken on a number of managerial activities because my father has given me a lot of space to do so and I thank him for that. Hopefully he did not leave this space reluctantly. No, even if he has been a little torn in doing so, because the boutique is like a son to him. For 50 years, it has been his life and handing the reigns over to someone else, even if it is his daughter, is not so simple. The generational change is always a passage that can create problems, but we are facing it with tranquillity. Just as should happen, he and I do not see eye to eye on certain aspects, but there is discourse regarding these things, so perhaps it is only due to a difference in age between him and I. Nonetheless, many of my ideas have been received in recent years without any particular problems. Plans and ideas for the future? There really are so many. What can be accomplished and what cannot, it is difficult to say right now, in the sense that it is necessary to see how Milan, the world, the market in general will all change. In the 11 years that I have been in the boutique, I have seen this market change radically both in terms of suppliers and customers. My father tells me about how, at the time of my grandfather but also in his time, things were completely different. Merely different or even simpler? Different, but perhaps even simpler in many ways. Think, for example, about the bureaucracy, or periods like the 1980s when there was less competition. Now, everything is more complex because we find ourselves competing globally and no longer just within the city, and rightly so. Today, it is easier for customers to travel, they come from all parts of the world and we find ourselves dealing with a set of circumstances that is quite different from what we are accustomed to - we have to enter into play and that is healthy. Worldwide competition means globalisation, which implies new technologies. You have seen many changes and revolutions in 175 years and now there is the digital revolution. Are you ready to face it? Of course. In recent years, we have created our company website, we have transitioned well into social media but with baby steps. Next autumn, we intend to change a number of elements and focus on social media in a more incisive way than we have thus far. We have a global project in mind that is more coherent with our image, just because we think that it is important to try to transmit not only Gobbi 1842 as a dealer of the brands we handle, but as a international brand. We will try to convey our culture, the love of watchmaking, the pleasure of sharing it and passing it on to our customers. La passione per le lancette contagia anche i clienti The passion for watches involves also the customers

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Pochi e selezionati marchi nell’assortimento di Gobbi 1842 Few and selected brands in Gobbi 1842’s range Social media and technology help a lot in this. Certainly. Even if it sometimes makes me smile to think about when I tell people who do not know me that I sell watches, they ask me, “Why do you that? A watch is no longer necessary now that we read the time on our smartphone.” Here, occurrences like these confirm that with social media, you can help construct a culture of watchmaking that has been diminishing in recent years. The watch is an object that is taken for granted. It is not considered as being a small masterpiece in mechanics, one that works 24 hours a day, 365 days a year, just like a human body. Are you on social media out of necessity or by conviction? In today’s world, you cannot not be there, but we are present because we are convinced that we need to be and that we be there in a certain way. On social media, we can always present ourselves better. Will the bond with Milan remain solid in the future? There is no doubt about that. It is a fundamental bond. It is true, we were born in Modena but we feel Milanese not only because we have been in Milan for over 100 years. This link is also strengthened by initiatives such as those held in the last few years, events that we have organised with the aim of having our Milanese guests discover different locations in their city. Last year, we held an event in Santa Maria delle Grazie, with a visit to Leonardo’s The Last Supper. It was a great success and, unbelievably, there were many Milanese locals who thanked us because we allowed them to see the masterpiece for the first time. We like the Gobbi 1842-Milan union and enjoy being able to narrate parts of our city that all or almost all are familiar with but that few have a chance to really discover. You have always been an independent company. Is remaining so important for the future? It is absolutely fundamental. In the past, we have had offers to sell, but this is my life, my family, my history and I am not going to change these circumstances. We are also in a position to be able to say no, fortunately. Or rather, not fortunately but because over the years, we have built a solid business thanks to our work. That said, it is fortunate to work in the family business and love the work that you do. I always say that I am an extremely lucky person because this work found me, in a certain sense, but I love it. For me it is much more than just a job. It is not to be taken for granted, finding yourself in a job almost by accident and to do it with such love and passion. Passion that is also recognised by the customers? I think that the soundness and quality of the service that distinguish us, in addition to the coherence of the brands, have been recognised in the past and still are to this day. I am proud of this and would be very displeased if it were not the case. Is synergy between the staff even more fundamental in a family business? Yes. In recent years, there has been a bit of turnover because some people have retired and we have taken on new staff that are more familiar with the new technologies. The new arrivals are able to help the historic employees of the boutique in these new areas. Nicolò has been with us for about a year, Marco since 1994 and Carlo since 1984. In December, a person who had worked with us since 1979 went into retirement. Although we are not relatives, we are a family that spends many hours a day together and the staff feel as if the shop were theirs. Will the sales policy of focusing on a few select brands continue? Yes, it is a decision that my father made several years ago and it is a winning one. We have no intention of taking on other brands, even if we have been asked to do so, not so much because the boutique is small and the spaces are what they are, but because the choice of having Rolex, Patek and Tudor is right for us and it also makes us feel comfortable in this period of market fluctuation. For now, we will go on like this. As to what will happen in the future... who knows? After you, will there be another Gobbi at the helm of the company? Who can say? What is certain is that I intend to still be working here for the 200th anniversary of Gobbi 1842, so we can talk about that in 25 years!

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UN EVENTO MADE IN MILANO IL 28 SETTEMBRE 2017 GOBBI 1842 FESTEGGIA CON UNA SERATA AL CASTELLO SFORZESCO IN COLLABORAZIONE CON ROLEX E PATEK PHILIPPE I 175 anni di Gobbi 1842 sono una festa per l’intera città di Milano. Quella città che ospita la boutique dal lontano 1896, che ha dato tanto alla famiglia Gobbi e alla quale la famiglia stessa vuole testimoniare la propria gratitudine con un evento da ricordare, in una delle sue cornici più suggestive: il Castello Sforzesco. Il 28 settembre 2017, Gobbi 1842 celebrerà i suoi 175 anni di storia imprenditoriale con una serata esclusiva alla quale parteciperanno gli amici del brand, della famiglia e quanti amano gli orologi belli e ben fatti. Una serata in collaborazione con Rolex e Patek Philippe, due dei brand storicamente vanto dell’orologeria milanese, che per l’occasione esporranno i loro modelli presentati all’ultimo salone di Baselworld. I selezionati ospiti potranno godere di un aperitivo esclusivo in una location di eccezione che per quanti amano Milano è un simbolo, un po’ come la boutique Gobbi 1842 lo è per gli appassionati di Alta Orologeria. Per tutta la serata, accanto alla informale mondanità dell’aperitivo, la musica sarà compagna degli ospiti che, oltre ai momenti di convivialità e di divertimento, potranno fare un tuffo nella storia e nella cultura che il Castello Sforzesco racchiude in sé. Il suggestivo tour delle Merlate del castello sarà infatti una delle opportunità che Gobbi 1842 offrirà agli invitati. Un’occasione per scoprire Milano da un insolito punto di vista, immersi nella magia di uno scenario unico. Oltre al tour, sarà organizzata anche una visita alla Pietà Rondanini, la celebre, ultima e incompiuta scultura di Michelangelo, che da due anni ha trovato posto nel nuovo museo, allestito nell’antico Ospedale Spagnolo nel Cortile delle Armi del castello. Perché l’Alta Orologeria è soprattutto cultura, anche nei momenti di festa. E Gobbi 1842 lo sa.

AN EVENT MADE IN MILAN On 28 September 2017, Gobbi 1842 will celebrate with an evening at Castello Sforzesco in collaboration with Rolex and Patek Philippe Gobbi 1842’s 175th anniversary is a celebration for the entire city of Milan. The metropolis has housed the boutique since the far-off 1896, having given so much to the Gobbi family. Now, the family wants to directly demonstrate its gratitude with an event to remember, in one of the most evocative contexts: the Castello Sforzesco. On 28 September 2017, Gobbi 1842 will celebrate its 175 years of entrepreneurial history with an exclusive evening attended by friends of the brand and the family, along with others who love beautiful and well-made watches. The evening is in collaboration with Rolex and Patek Philippe, two of the brands historically commended by the Milanese watch store, which will exhibit their models presented at the last exhibition of Baselworld for this special occasion. The selected guests will enjoy an exclusive aperitif in an exceptional location that is a symbol for those who love Milan, akin to the Gobbi 1842 boutique itself for fans of Haute Horlogerie. Throughout the evening, accompanying the casual world of the aperitif, music will entertain the guests who, in addition to the moments of conviviality and fun, have the option to dive into the history and culture that the Castello Sforzesco embodies in itself. An evocative tour of the castle’s battlements will be one of the opportunities that Gobbi 1842 offers to the guests. It is an opportunity to discover Milan from an unusual point of view, immersed in the magic of a unique scenery. To be organised in addition to the tour is a visit to the Rondanini Pietà, the famous, last and unfinished sculpture by Michelangelo that has been housed in the new museum for two years now, displayed in the historic Ospedale Spagnolo (Spanish Hospital) in the castle’s Cortile delle Armi (Courtyard of Arms). Because Haute Horlogerie is culture above all, even in festive moments. Gobbi 1842 knows this well.

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