N°15 maggio-giugno 2016 -
periodico bimestrale d’Arte e Cultura
www.rivista20.jimdo.com
ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
GIORGIO RAMELLA
Edito dal Centro Culturale ARIELE
DIGITAL ART La digital art, riguarda le forme d’arte elaborate in forma digitale, ossia l’arte modificata artisticamente in forma parziale o totale al computer. Essa sta in maniera rapida raggiungendo – per non dire “uguagliando”- il riguardo fino a poco tempo fa concesso a forme d’arte storicamente convalidate come la scultura, la pittura e il disegno. Non èquindi più possibile considerare la digital art come genere marginale in quanto compete egregiamente con opere di ottimo livello artistico per creatività, abilità tecnica di “mestiere”, e poetica. Abbiamo perciò ritenuto indispensabile dedicarle uno spazio particolare organizzando una mostra dedicata esclusivamente ad artisti digitali, professionisti nel loro settore e capaci di raggiungere picchi di comunicatività e lirismo. A data da stabilire ci sarà presso il nostro spazio espositivo una rassegna di digital art intitolata “Digital art: le nuove vie dell’arte”. Pertanto invitiamo tutti gli artisti digitali ad inviarci due foto delle loro opere, saremo lieti di visionare e selezionare i lavori destinati a partecipare all’esposizione sopracitata. L’evento sarà gestito promozionalmente sulla rivista20 e anche tramite un apposito catalogo virtuale e cartaceo della mostra.
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Ermanno Benetti Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Antonietta Campilongo Alessandra Primicerio Francesco Mastrorizzi Roberta Panichi Enzo Briscese Ludovico Operti Marzia Mandrini Paola Corrias Cinzia Memola Nicolò Marino Ceci
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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 15 alle 19 tel. 011.37 24 087 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
Aspettiamo di ricevere le vostre immagini numerosi! inviatele a: galleriaventi@gmail.com 2
In copertina: opera di Giorgio Ramella
GIORGIO RAMELLA
Aereoplano giallo - 2000 - olio su tela - cm 120 x 100 Giorgio Ramella nasce a Torino il 24 febbraio 1939. Compiuti gli studi classici, frequenta l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dove segue il corso di pittura di Enrico Paulucci e di tecniche incisorie di Mario Calandri. L’esordio sulla scena artistica torinese è negli anni Sessanta con un’esposizione alla Galleria La Bussola insieme a Ruggeri, Saroni, Soffiantino e Gastini; nella stessa galleria allestisce la prima mostra personale nel maggio del 1964. I lavori iniziali, gli Incidenti, sono caratterizzati da forme e frammenti metallici che compongono strutture drammatiche e allo stesso tempo rigorosamente calibrate. Un’opera di questa serie è acquisita nel 1962 dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma, mentre altre vengono esposte in impor-
tanti mostre nazionali, come il Premio San Fedele a Milano nel 1961, il Premio Michetti a Francavilla al Mare, il Premio Scipione a Macerata nel 1964 e la Quadriennale Nazionale di Roma. Nel 1965 Ramella ottiene il primo premio di pittura al Premio Nazionale Villa San Giovanni e nell’anno successivo partecipa al Salone Internazionale dei giovani, mostra itinerante alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, alla Scuola Grande di San Teodoro a Venezia e alla Promotrice delle Belle Arti di Torino. Durante questa mostra, curata da Guido Ballo, Ramella incontra e frequenta artisti milanesi come Pardi, Colombo, De Filippi, Marzot, Spagnulo, Baratella e altri stranieri quali Arroyo, Aillaud, Schmidt, Ramosa.
Air mail 17 - 2011 - olio su tela - cm 40 x 30
Air mail 20 - 2011 - olio su tela - cm 40 x 30
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Senza titolo - 2011 - olio su tela -cm 70 x 50
Poste Arienne 5 - 2010 - olio su tela - cm 70 x 50
Nel 1970 è presente all’esposizione “Quelques tendences de la jeune peinture italienne” a Ginevra, Parigi e Bruxelles, curata da Luigi Carluccio. Dopo aver sviluppato ricerche di impronta più astratta e geometrica, nei primi anni Settanta, l’artista torna alla figurazione partecipando a diverse mostre nazionali e internazionali quali, “6 grabadores italianos” alla Casa del Siglo XV di Segovia; il Premio Ramazzotti al Palazzo Reale di Milano; “Perché ancora la pittura” alla Reggia di Caserta; “Grafica italiana contemporanea” al Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires, San Paolo del Brasile e di Toronto; la FIAC al Grand Palais di Parigi; “Il museo sperimentale” al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. Nel 1985, curata da Paolo Fossati per le Edizioni Fabbri, esce la monografia Un pittore dipinge la pittura, che illustra l’orientamento assunto in quel periodo: attraverso una messa in scena quasi cinematografica Ramella rappresenta con affettuosa ironia la figura del pittore tradizionale ottocentesco en plein air. Nel 1990 a Palazzo Robellini di Acqui Terme la mostra “Due stagioni allo specchio”, curata da Lorenzo Mondo e Francesco Tedeschi, mette a confronto le opere del primo periodo, Incidenti, con quelle realizzate alla fine degli anni Ottanta Lettere e Pavimenti.
Aereoplanino azzurro - 2011 - olio su tela - cm 80 x 60 4
Poste Arienne 8 - 2010 - olio su tela - cm 80 x 60 Nel 1991 partecipa all’esposizione, curata da Enrico Crispolti, “Segni, strutture, immagini” alla Galleria Salamon di Torino. L’esposizione personale del 1993 al Palazzo del Comune di Spoleto, curata da Flaminio Gualdoni, documenta un momento significativo nella tecnica e articolazione del mezzo pittorico nel lavoro di Ramella.
Air mail 15 - 2011 - olio su tela - cm 40 x 30
Poste Arienne 3 - 2009 - olio su tela - cm 80 x 60 Nel 1994 una sua grande Crocifissione, esposta nel Convento di San Bernardino di Ivrea in una mostra presentata da Giovanni Romano, è acquistata dalla Fondazione De Fornaris per la GAM di Torino. La stessa opera è anche esposta a Lione e al Palazzo Ducale di Mantova in occasione della mostra “La croce e il vuoto” curata da Raffa-
ella Morselli. Tra il 1994 e il 2000 l’artista lavora, dopo un viaggio negli Stati Uniti, ai Graffiti che espone alla Maze Art Gallery di Torino e al Castello di Barolo, e alla Galerie Unter Turm di Stoccarda e al Musée Départemental de la Préhistoire a Solutré, Mâcon.
Nel blu- 2011 - olio su tela - cm 120 x 100
Air mail 12 - 2011 - olio su tela - cm 80 x 70
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Poste Arienne 2 - 2009 - olio su tela - cm 200 x 170
Air mail 20 - 2011 - olio su tela - cm 40 x 30
L’ombra- 2011 - olio su tela - cm 200 x 170
Verso la notte- 2011 - olio su tela - cm 200 x 170
Nel 2001 alla Galleria La Nuova Gissi di Torino, espone per la prima volta il ciclo dedicato a Vincent Van Gogh, che successivamente porta alla Galerie di Lione e al Centre Le Polaris di Corbas. Nel 2003 la Regione Piemonte dedica a Giorgio Ramella una retrospettiva al Convento dei Cappuccini di Caraglio; nella mostra che copre circa dieci anni di lavoro sono
esposte le prime opere in cui l’artista elabora una personale visione del mito orientalista. Nell’estate del 2006 presenta a Roma, nel Complesso del Vittoriano, una trentina di grandi opere in una mostra intitolata “Ramella: dai Graffiti all’Oriente 1994-2006” curata da Enrico Crispolti.
16 titolo - anno
Notte - 2011 - olio su tela - cm 200 x 170
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Air mail 23 - 2011 - olio su tela - cm 200 x 170 In questi anni prosegue il viaggio esotico di Ramella, dall’Oriente si spinge più a Sud verso atmosfere africane per approdare nel settembre del 2009 con la mostra “A Oriente verso Sud” in uno degli spazi espositivi più affascinanti della città: l’ottocentesca fabbrica per la costruzione e manutenzione di locomotive e vagoni ferroviari. Nell’ Officine Grandi Riparazioni di Torino la curatrice Lea Mattarella propone venticinque tele di grandi dimensioni che ben si fondono negli imponenti spazi di questa architettura industriale. Così, quasi come per contrasto, altrettanto distintamente le opere di “A Oriente verso sud”
vengono esposte nelle raffinate sale di Palazzo Litta a Milano. Fanno da sfondo paesaggi africani attraversati da bimotori e ricordano vecchi francobolli le tele di “Fly Zone”; l’esposizione curata da Marco Di Capua a dicembre del 2011 nelle prestigiosa sede di Palazzo Chiablese di Torino. Circa trenta opere di diverso formato si accompagnano a piccoli aereoplani in legno costruiti e dipinti dallo stesso Ramella in un allestimento che li vede sospesi al soffitto e riflettere le ombre sulle pareti e nei dipinti a olio.
Air mail 25 - 2011 - olio su tela - cm 235 x 175
Air mail 14 - 2010 - olio su tela - cm 80 x 70
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EVENTI
PIEMONTE
EVENTI & MOSTRE / PALAZZO MADAMA
Doppio capolavoro Antonello da Messina dalla Sicilia a Torino da 22 Aprile 2016 a 27 Maggio 2016
Da mercoledì a venerdì: ore 10.00-18.00 Sabato: ore 11.00-19.00 Domenica: ore 10.00-19.00 Chiuso il martedì La biglietteria chiude un’ora prima Dal 1° maggio 2016: Lunedì: ore 11.00-19.00 Da mercoledì a domenica: ore 11.00-19.00 Chiuso il martedì La biglietteria chiude un’ora prima In caso di eventi straordinari, notti bianche, festività, gli orari possono subire variazioni. Controlla la sezione news per gli ultimi aggiornamenti Tel. +39.011.4433501
La Madonna col Bambino benedicente (recto) e l’Ecce Homo (verso) dal Museo regionale di Messina per la prima volta a confronto col Ritratto d’uomo di Palazzo Madama. Palazzo Madama presenta un appuntamento imperdibile dedicato ad Antonello da Messina. Dal 22 aprile al 27 maggio - in un nuovo scenografico allestimento appositamente creato per l’occasione in Camera delle Guardie - il celebre Ritratto d’uomo, capolavoro indiscusso e fiore all’occhiello del museo, potrà dialogare con un’opera del grande maestro siciliano eccezionalmente in prestito dal Museo regionale di Messina. Si tratta di una preziosa tavola bifronte che raffigura su un lato la Madonna con il Bambino benedicente e francescano in adorazione e sull’altro l’Ecce homo. Il dialogo tra i due capolavori consente di focalizzare le caratteristiche che hanno reso Antonello da Messina uno dei principali maestri del Rinascimento nonché il primo pittore italiano di statura veramente europea, capace di confrontarsi con i grandi artisti della nuova pittura fiamminga e insieme con la tradizione italiana. L’opera in prestito da Messina è annoverabile tra i primissimi lavori dell’artista e si è imposta all’attenzione della critica internazionale per la straordinaria qualità della pittura, provocando uno fra i più dibattuti casi attributivi per la storiografia su Antonello.
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La collocazione cronologica, tra il 1465 e il 1470, è attribuibile dai riferimenti alla pittura fiamminga e provenzale: quel patrimonio di cultura “internazionale” che il giovane Antonello aveva certamente conosciuto durante il suo soggiorno formativo a Napoli presso Colantonio intorno al 1450. Il Ritratto d’uomo, dipinto nel 1476, è una delle prove più alte della produzione di Antonello. Nella sua solennità statuaria, è tra i massimi esempi della capacità dell’artista siciliano di fissare con la pittura la personalità del soggetto ritratto, cogliendone la natura più intima e profonda. La potenza dello sguardo ha fatto di questo ignoto personaggio una celebrità, e spesso si è tentato di leggere in senso psicologico la sua espressione autorevole e, forse, autoritaria. Il progetto di collaborazione con il Museo regionale di Messina conferma l’impegno del Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama e della Fondazione Torino Musei a fare sistema con altre analoghe realtà istituzionali per ampliare le opportunità di fruizione dei grandi capolavori secondo una logica di art sharing. Dopo Torino, infatti, la mostra farà tappa dal 1 giugno al 10 luglio 2016 nel museo siciliano, luogo che ancora oggi è deputato a custodire la memoria della millenaria cultura messinese e che nell’autunno del 2016 inaugurerà una nuova e imponente sede museale, importante segnale di rinascita della città sotto l’egida dell’arte.
LUIGIA D’AGUANNO
Magiche pietre - tecnica mista - cm 80 x 40
ARTISTI DEL LAZIO
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FRANCESCO DI MARTINO di Giovanna Arancio
nato a Caltagirone, la Faenza della Sicilia, frequenta l’istituto d’arte per la ceramica conseguendo il titolo di Maestro d’Arte. Trasferitosi a Torino si iscrive all’accademia Albertina e ottiene il diploma in discipline plastiche seguito dallo scultore artista Sandro Cerchi. Si impegna nell’insegnamento d attività artistiche nelle
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scuole dell’obbligo di 1° e di 2° grado. Da anni si dedica alla ceramica sonora. Ha partecipato a molte manifestazioni, mostre collettive e concorsi nazionali riportando lusinghieri successi. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, vive e lavora a Torino dove tiene corsi di ceramica
L’origine e la nascita di questi oggetti sonori, di cui il ceramista è eccellente e singolare interprete tramite una sua cifra stilistica del tutto particolare, risale a tanti anni fa e coincide, probabilmente, con la stessa scoperta della terra otta. Un tempo questi oggetti, oggi ludici, svolgevano un ruolo di protezione ed evocavano forze benigne e rituali. Il fischietto accoglie il vento e il respiro dell’uomo e li crestituisce come suono benevolo della terra. E’ un soffio vitale entro un’atmosfera lontana e gioviale, evocando le vitalità della natura. L’artista si sbizzarrisce con rigorosa cura nelle forme geometrizzanti più varie ed impensabili riprendendo il filo
trarci nel misterioso universo poetico contaminando i generi. L’accuratezza delle rifiniture rivela una passione nel “costruire la figura”, con attenzione al più fine dettaglio sia che si tratti di particolari cromatici sia che riguardi la compiutezza materica dell’arredo. Anche i lavori in terracotta, che ancora non hanno subito tutti i passaggi, presentano la stessa meticolosa procedura che dona l’idea di creazione vitale. Quando compare il colore esso racchiude sempre in sé un carattere non naturalistico che accentua la vena estrosa, “oltre la realtà” che contraddistingue tutta la produzione.
della mitologia, reinventando un bestiario che coniuga
radizione e modernità e non ultimo regalandoci scorci di fantasia attinti dal mondo satirico e da quello letterario. Il vasto laboratorio di F. Di Martino è una fucina di idee, materiali, pigmenti, e creatività; i suoi soggetti, disposti sugli scaffali o sui piani di lavoro, variano di dimensioni: dai minuti fischietti beneauguranti affastellati in colorati angoli alle medie dimensioni dei fantasiosi animali fino alle fattezze maggiori delle opere curiosamente occhieggianti dagli scaffali,sparsi qua e là. Le fonti di ispirazioni decorative spesso sconfinano in campi inusuali, richiamano le antiche grottesche, o le decorazioni interiorizzate in anni e anni di viaggi, letture, ricordi che si perdono nel tempo. I soggetti rimandano, a volte, ai classici, alla novellistica, al fiabesco fino ad inol
Nella mostra attuale presso la galleria20 in corso Casale, 85 di Torino, intitolata “Nuove concezioni dello sguardo” e dedicata alla figura vivente, possiamo ammirare nove lavori dell’artista che rappresentano uno spaccato dei suoi elaborati. Si spazia dal drago di fiabesca memoria alla composizione sul mondo di Pinocchio ( un pezzo unico comprensivo di burattino, piffero, alebbecedario, mappamondo che regge la struttura), al buffo Napoleone a cavallo, per passare ad un’ altra sala dove emerge un ruspante gallo italico e un carabiniere sornione. Nella prima ampia sala troneggia il cavallo di Troia, pronto all’azione, poco distante da un trio inaspettato: un Don Chisciotte in ceramica, con la lancia e vestito di tutto punto sembra trottare vicino al servente Sancho Panza in terracotta come il mulino a vento che chiude la maldestra sfilata. Si tratta di una mostra che merita di essere vista anche grazie alle sculture sonore che allietano e completano l’esposizione pittorica in corso.
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LETIZIA CAIAZZO Frammenti del percepibile
“ Letizia Caiazzo sviluppa la sua Digital Art, forma di espressività che si avvale di linguaggi digitali, partendo da soggetti di pura invenzione o da immagini reali tratte da fotografie, elaborandoli al computer grazie a particolari programmi e stampando, infine, il risultato su tela; in ogni scelta, in ogni passaggio vi è l’artista con le sue esperienze di vita, con la sua psicologia, con il suo mondo, con le sue incertezze e con le sue consapevolezze che interviene per “plasmare” il tutto secondo la personale ispirazione. Nascono, così, opere nelle quali alla realtà proposta si sovrappone una diversa, dai contorni non sempre ben definiti ma, certo, non per questo meno vera. Le immagini ottenute tendono a coinvolgere più elementi significativi in un unicum che tutto placa nei continui rimandi al mondo intimo, ai sogni, a quelle sensazioni inspiegabili ma vivide, alle emozioni improvvise. Il tutto si avvale di una mirata scenografia, naturale sfondo in cui son proiettate le proprie angosce e le
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immancabili speranze, le varie sconfitte e le meritate affermazioni. Piani trasparenti, poi, riescono a velare con pudore personali verità, alternando piani su piani in uno spazio dal sapore irreale. Letizia Caiazzo ricerca sempre ciò che sfugge ad una visione superficiale e offre al fruitore frammenti del percepibile spesso ignorati. A fronte di elementi riconoscibili, del reale che si presenta innanzi ai nostri occhi, ella coglie i bagliori di luci nascoste, la delicatezza di vaghe impressioni, la bellezza di rossori accennati, la passione istintiva e furtiva. In questo continuo tentativo di carpire all’umanità il mistero dell’esistenza si accentua l’accesa sensualità, che spesso traspare in tante opere e che riesce ad operare un ponte tra conscio ed inconscio, tra la maschera pirandelliana indossata ed il trascendente vivo ed intenso a cui ognun soggiace, sintomo di una personalità artistica sensibile ma forte. Carlo Roberto Sciascia
ANTONELLA CATINI
Fragile- 2015 - tecnica mista - cm 70 x 50
ARTISTI DEL LAZIO
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Corso Casale, 85 Torino
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LA FIGURA: NUOVE CONCEZIONI DELLO SGUARDO
Marco Barucci
Giorgio Billia
Valentina Campagni
Saverio Cappiello
Carla Ciafardoni
Discepolo Girardi
Gebbia Erminia
Domenico Lasala
Laura Lepore
Pino Mantovani
Raluca Misca
Gabriella Montini
Anna Maria Moretto
Alex Ognianoff
Ester Pairona
Raffaella Pasquali
Angela Policastro
Venere Rizzo
Mariagrazia Ruggio
Alessandro salamone
Gianna Tibaldi
Marilena Vercellino
dal 30 aprile al 13 maggio
Dal lunedì al sabato ore 15 - 19 Galleria20 in Corso Casale, 85 aTorino
“ Non c’è uomo in terra capace di emettere un giudizio definitivo su quella che potrebbe essere la forma più bella dell’essere umano”. (A.Durer) E’ nota anche l’abilità di Durer- considerata prodigiosa ancora ai giorni nostri -nel dipingere scene di natura, in particolare fiori e animali. L’apparato simbolico che si riferisce all’animale è quanto mai sfaccettato e le sue metamorfosi si perdono nella notte dei tempi. Nondimeno è oltremodo complessa la raffigurazione del corpo umano sia dal punto di vista della significazione come della struttura e della resa espressiva. . “La figura umana, per quanto sia regolare, se nulla o poco significa, non ha diritto a piacere” (G.Zuccala) C’è da aggiungere che la figura, in senso lato, rappresentando il sentire del tempo in cui è stata elaborata, è con forza legata ad un giudizio che tenga conto di questo fattore: tra la figura di un artista rinascimentale ed una dipinta da un espressionista della modernità ci sono continuità ed abissi. Colpisce la moderna riflessione di totale soggettività di E. Schiele:”Quando mi guardo, mi sento costretto a guardarmi anche interiormente e a seguire che cosa voglio, che cosa avviene in me” Noi siamo figli di nuove concezioni dello sguardo che non fanno riferimento a sfrenate e incomprensibili libertà di linguaggio soggettivo ma a cambiamenti progressivi di
cui portiamo avanti i segni. Resta determinante il pensare, nella nostra tradizione occidentale, che oltre all’analisi dei valori anatomici occorre la ricerca che porti al dinamismo interiore della figurazione elaborata: ossia all’insieme dell’emozione data dall’impatto con il reale deve seguire l’intelaiatura intellettuale che ogni artista porta con sé e che non si può negare né dimenticare. Ci chiediamo che tipo di visione del reale le forme attuali generano. “Non v’è bellezza eccellente che non abbia qualche stranezza/rarità nelle sue proporzioni” (F.Bacon). I nostri artisti hanno alle spalle il Novecento con stature artistiche che hanno dischiuso vie mai percorse nel campo compositivo, cromatico, espressivo. Si pensi a Bacon. ai corpi umani e ai cani di Freud, ai fuggevoli conigli e ai ritratti di V.Gogh, ai fantasiosi dipinti di Chagall, alle scene domestiche di Matisse e di Bonnard, alle semplificazioni di Picasso , al lirico uccello di Magritte, ai filiformi cani e uomini di Giacometti, solo per citare alcuni esempi tralasciando un elenco importante che ci scusiamo di omettere. La figura , deformata, reinterpretata in chiave espressiva, contaminata dalla pluralità dei registri compositivi in circolazione, è arrivata fino a noi portando appresso i suoi nuovi drammi laceranti e la vitalità di questi nuovi tempi che intravvediamo tra le maglie nebbiose del nostro futuro. Giovanna Arancio
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Santo Nania
INFORMALE LOMBARDO dal 21 maggio al 4 giugno 2016 Il pittore e maestro Santo Nania mette in evidenza la propria conoscenza artistica nella ricerca della tecnica, valorizza gli spazi tonali,con attenta valutazione sugli equilibri e stabilità dell’opera. Ogni intervento gestuale scandisce la disposizione della formazione del dipinto, per creare quella giusta sintonia tra materia e spiritualità. Osservare un’opera informale non per capire ma per scoprire un nuovo mondo interiore capace di trasmettere emozioni.
Giuseppe Richiusa L’artista Giuseppe Richiusa elabora la disposizione delle compiture cromatiche, mette in evidenza tutto ciò che nelle opere viene a formarsi, per dare una chiara definizione tra forma e colore. L’intervento gestuale definisce la completezza dell’opera che trasmette e coinvolge l’osservatore a interloquire con le opere, dando una forte carica emozionale
Gianni Castelli
L’artista Gianni Castelli esprime la propria espressione creativa attraverso un’elaborazione cromatica, accostando sapientemente il colore, per mettere in risalto l’armonia delle compiture, con la ricerca dei valori ritmici tra bilanciamento e costruzione plastica. L’intervento gestuale determina la completa realizzazione delle opere esaltando quei valori che portano alla liricità poetica. L’artista Francesco Recupero, ha sempre frequentato circoli artistici partecipando a numerosi concorsi d’arte ed esposizioni collettive e personali,conseguendo numerosi riconoscimenti e premi. Dopo i primi lavori impregnati di realismo sociale, quello delle fatiche dei “suoi” pescatori dalle mani nodose ed incartapecoriti dal sole e dalla salsedine,dei luoghi della sua infanzia, il suo percorso artistico diventa più intimo, quasi onirico e per poter esprimere e trasmettere la prepotenza dei suoi sentimenti, le rabbie represse che la vita quotidiana ti costringe a sopportare, le nostalgie ataviche dei luoghi natii, le intime sensazioni che scaturiscono nel leggere una poesia, si rifugia, quasi come un passaggio naturale, nel campo della ricerca informale con la forza del colore, con le sue astrazioni dirette ad una ricerca segnica gestuale e materica, con il fascino esercitato dalle grafie. Difatti nelle sue opere più recenti Recupero, riesce a creare servendosi di una acuta introspezione interiore, una nuova intima chiave di lettura dei versi scritti dai maggiori poeti Il pittore si scorda della tecnica e tratta il colore a corpo, con gesti quasi irregolari, con miscugli emotivi ed impasti cromatici incisi e graffiati, quasi a rendere partecipe l’osservatore, dei travagliati spasmi immaginativi e delle tensioni provate nell’interpretare le liriche ispiratrici, esaltando il tutto a livello aulico.
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Francesco Recupero
DANIELA FOSCHI
Gente metropolitana- - tecnica mista - cm 30 x 30
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI
LOMBARDIA
Spazio espositivo “A. da MESSINA” a Legnano
Scheda di presentazione dello Spazio Espositivo A. da Messina di Legnano. Lo Spazio Espositivo “Antonello da Messina”, inaugurato nel 2014, dal maestro Santo Nania , presidente dell’Associazione e scuola di pittura e disegno “Antonello da Messina”, é situato al centro di Legnano, ha una superficie di 270 MQ con cinque vetrine che danno una grande visibilità agli eventi. L’idea di questo Spazio, nasce dall’esigenza di mettere a disposizione degli artisti e ad altri eventi, un luogo dove esporre le proprie opere o messaggi di carattere artistico, culturale e sociale.
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In questi due anni sono stati organizzati concorsi di Pittura nazionali a tema libero o a tema come “L’ARTE CONTRO IL DOLORE” , “LA DONNA NELL’ARTE”, conferenze sulla “MUSICO TERAPIA” e mostra collettiva degli allievi dell’Accademia di Brera di Milano. Tutti gli artisti o associazioni possono chiedere lo spazio per mostre personali o collettive o per altri eventi. Per informazioni: Spazio Espositivo “Antonello da Messina” via Roma, 17 Legnano (MI) Mail: santonania55@gmail.com cell: 333-3989131
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“Contemporanea Ovest”
Galleria “Antonello da MESSINA” a Legnano
Il 28 maggio 2016 presso lo spazio espositivo “Antonello da Messina”, galleria centrale di Legnano (Mi ) in via Roma, 17 sarà inaugurata un’interessante mostra denominata “Contemporanea Ovest” rilevando significativamente attraverso il titolo il suo essere formata da un compatto gruppo torinese di diciotto artisti figurativi. Si tratta di una raccolta di opere scelte che si caratterizza come variegato ventaglio di lavori pittorici e plastici di ottimo livello, diversi per realizzazione tecnica e linguag-
gio poetico. L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al giorno 11 giugno prossimo e rappresenta una panoramica intrigante che merita di essere visitata. La mostra è il primo fecondo risultato di uno scambio fattivo tra artisti dell’Associazione Culturale “Antonello da Messina di Legnano e quelli del Centro Culturale Ariele di Torino ed è un primo passo verso una proficua collaborazione fra le realtà artistico-culturali delle due città.
Corrado Alderucci
Marco Barucci
Giorgio Billia
Franco Bolzoni
Enzo Briscese
Valentina Campagni
Anna Cervellera
Francesco Di Martino
Marco Longo
Alex Ognianoff
Lorenzo Curioni
Giulio Gamberucci
Anna Maria Moretto
Wally Waser
Discepolo Girardi
Domenico La Sala
Raluca Misca
Franco Erreni
EVENTI
LIGURIA
Genova
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27 febbraio
Palazzo Ducale -
26 giugno 2016
In mostra oltre 200 fotografie di Sebastião Salgado, il più importante fotografo documentarista del nostro tempo. In mostra Palazzofotografico Ducale, a partire dal 27 febbraioper e fino magnifica contemplare, conoscere, amare. Questo èdello Genesi è ila viaggio nei cinque continenti documentare condaimmagini in bianco e nero la rara bellezza al 26 giugno, oltre 200 fotografie di Sebastião Salgado, il scopo e il valore dell’ultimo straordinario progetto di Senostro pianeta. Uno sguardo appassionato, teso a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare più importante fotografo documentarista del nostro tempo. bastião Salgado. il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare Genesi è il viaggio fotografico nei cinque continenti per In mostra fotografie eccezionali: dalle foreste tropicali una nuova armonia. documentare con immagini in bianco e nero la rara bellez- dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Il mondo come era, il mondo come è. La terra come risorsa magnifica conoscere, amare. è lo scopo za del nostro pianeta. Guineadaaicontemplare, ghiacciai dell’Antartide, dalla Questo taiga dell’Alaska e il valore dell’ultimo straordinario di Sebastião Salgado. Uno sguardo appassionato, teso a progetto sottolineare la necessiai deserti dell’America e dell’Africa fino ad arrivare alle tà salvaguardare nostro pianeta, cambiare il nostro montagne del dell’America, del Cile e della Siberia. In di mostra fotografieileccezionali: dalledi foreste tropicali dell’Amazzonia, Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispetGenesi è un viaggio fotografico nei cinque continenti per ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa fino ad arrivare alle montagne tosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una documentare, con immagini in un bianco e nero di grande dell’America, del Cile e della Siberia. nuova armonia. incanto, la rara bellezza del nostro principale patrimonio, Genesi è un viaggio fotografico nei cinque continenti documentare, immagini in un pianeta. bianco e nero di grande incanto, Il mondo come era, il mondo come è. La terra come per risorsa unico e con prezioso: il nostro la rara bellezza del nostro principale patrimonio, unico e prezioso: il nostro pianeta. 20
¬¬¬Il gusto elegante, elaborato e sensuale di Alfons Mucha è in mostra al Palazzo Ducale di Genova. Oltre 220 opere saranno esposte nell’Appartamento del Doge fino al 18 settembre 2016, in un percorso organizzato per temi e studiato per mettere in luce non soltanto l’arte visionaria del genio dell’Art Nouveau, ma anche le atmosfere e le tendenze degli anni a cavallo fra Otto e Novecento. La mostra è arrivata a Genova dopo aver riscosso molto successo a Milano: due tappe non casuali, in quanto sia il capoluogo ligure che Milano sono le città dove l’influenza del Modernismo sull’ambiente urbano è stata più forte. “Alfons Mucha e le atmosfere dell’Art Nouveau” si configura quindi non soltanto come un percorso attraverso la ricca e sontuosa arte dell’artista ceco, ma come uno sguardo ampio sulle tendenze artistiche che hanno visto nascere il Novecento europeo. Linee nitide e sicure delimitano le figure, quasi sempre vestite con abiti di gusto neoclassico e circondate da fitti motivi floreali che formano le memorabili cornici dei suoi lavori: Mucha ha creato uno stile a sé, innovativo, e per questo a pieno titolo rappresentante della cosiddetta arte “nuova”, che rompe con il passato e sembra anticipare di molto le sperimentazioni del design contemporaneo. Considerato uno dei più brillanti esponenti dell’Art Nouveau a livello internazionale, Mucha vive una lunga esperienza da pittore decorativo per le scenografie teatrali e d’interni che gli permetterà in poco tempo di valorizzare sul piano estetico e artistico anche l’uso, molto sperimentato all’epoca, di oggetti appartenenti all’uso giornaliero. Diviene famoso a Praga, lavora a Parigi e arriva fino agli Stai Uniti, diventato uno degli artisti più richiesti e imitati dell’epoca. Negli anni Sessanta del ‘900 tornerà di moda soprattutto fra gli illustratori e nel design, che ha rivisitato le figure, ormai diventate classiche, dell’artista ceco.
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Arte e design nella produzione della MITA 1926 -1976 Depero Gio Ponti Paulucci Scanavino Pomodoro Carmi Luzzati Costantini
Tessuti d’artista
Palazzo Ducale, Loggia degli Abati, Genova - 25 marzo - 19 giugno 2016 Mostra a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone
Enrico Paolucci. ”Gabbiani” La mostra Tessuti d’artista. Arte e design nella produzione della MITA 1926.1976 intende presentare per la prima volta al pubblico la produzione della MITA (Manifattura Italiana Tappeti Artistici) fondata nel 1926 a Genova Nervi da Mario Alberto Ponis e attiva sino alla metà degli anni Settanta.
Emanuele Luzzati
Specializzata nella produzione di tappeti, arazzi e tessuti, la MITA si avvalse della collaborazione di alcuni tra i più importanti architetti e artisti dell’epoca, tra i quali Gio Ponti, Gustavo Pulitzer, Mario Labò, Tomaso Buzzi, Paolo Buffa, Emilio Lancia, Gigiotti Zanini, Luigi Vietti, Fortunato Depero, Francesco Di Cocco, Arturo Martini, Mario Sironi, Oscar e Fausto Saccorotti, Emanuele Rambaldi, Goghi Faggioni, Edoardo Alfieri, Aurelio Caminati, Eugenio Carmi, Flavio Costantini, Emanuele Luzzati, Leo Lionni, Gillo Dorfles, Enrico Paulucci, Arnaldo Pomodoro, Emilio Scanavino e Ettore Sottsass jr. La mostra è articolata in sei sezioni (La MITA 1926-1976; La MITA in viaggio; Mario Alberto Ponis. Imprenditore, inventore e collezionista; I tappeti della MITA; I tessuti della MITA; La MITA in mostra) che ripercorrono l’intero arco di attività della manifattura e i molteplici interessi del suo fondatore che, abile imprenditore, si distinse per alcuni geniali brevetti.Tra essi saranno presentati quelli relativi alla tuta da volo e ai giubbotti salvagente, prodotti durante il periodo bellico, e a una piccola roulotte con apertura a cannocchiale presentata al XXXVI Salone internazionale dell’automobile di Torino del 1954. Negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale, la MITA si specializzò nella produzione di tappeti e arazzi, avvalendosi della collaborazione di artisti e architetti di fama, come attestato dalla sua partecipazione, a partire dal 1930, alle Triennali milanesi. Rilevante fu il sodalizio con Mario Labò che, attraverso la DIANA (Decorazioni Industrie Artistiche Nuovi Arredamenti) fondata a Genova nel 1928, provvedeva alla commercializzazione dei tappeti prodotti dalla manifattura di Nervi, in molti casi disegnati dallo stesso Labò. Stretti furono anche i rapporti con gli architetti del Novecento milanese: primo tra tutti Gio Ponti che, autore del disegno di diversi tappeti, promosse sulla rivista “Domus” l’attività della MITA, ma anche Tomaso Buzzi, Paolo Buffa, Emilio Lancia e Gigiotti Zanini. Tra le collaborazioni artistiche bisogna segnalare quella con Fortunato Depero, testimoniata in mostra da alcuni suoi bozzetti e dalla corrispondenza intercorsa con l’imprenditore genovese. Significativo fu anche il legame che si instaurò con Arturo Martini, autore di diversi bozzetti per arazzi prodotti dalla manifattura di Nervi e presente nella collezione privata di Ponis con diverse opere in gesso e terracotta esposte in mostra. Dopo la guerra - periodo in cui la MITA fu impegnata nella fabbricazione di tute e accessori per l’aeronautica militare - la manifattura nerviese si aprì, attraverso nuove collaborazioni, a una più ampia gamma produttiva. Con il graduale abbandono della tessitura dei tappeti, la MITA si specializzò infatti nella produzione di tessuti e di arazzi eseguiti, attraverso la collaborazione con gli architetti Gustavo Pulitzer e Nino Zoncada, per conto delle principali compagnie di navigazione o su commissioni pubbliche.
PERCORSO DELLA MOSTRA Oltre a documentare l’intero arco temporale della produzione della MITA, la mostra intende presentare le connessioni esistenti tra le opere della manifattura e le ricerche contemporanee, sia nel campo delle arti figurative sia in quello del design. A fianco di questa complessiva analisi dell’attività della MITA, l’esposizione contribuisce a contestualizzare la figura di Ponis all’interno del panorama artistico-culturale del suo tempo e a mettere in risalto le sue doti imprenditoriali e la sua creatività nei diversi campi del design. Il percorso espositivo si articola in sei sezioni: La MITA 1926-1976 La MITA in viaggio Mario Alberto Ponis. Imprenditore, inventore e collezionista I tappeti della MITA I tessuti della MITA La MITA in mostra
Gio Ponti, particolare del tappeto Seggioline, 1935 La MITA 1926-1976 La MITA - Manifattura Italiana Tappeti Artistici (acronimo che si trasformerà in seguito in Manifattura Italiana Tessuti Artistici) fu fondata nell’ottobre del 1926 da Mario Alberto Ponis “con lo scopo di utilizzare dei nuovi ritrovati meccanici nella fabbricazione dei tappeti classici annodati a mano”. Dopo un’iniziale fase produttiva dedicata alla realizzazione di tappeti con disegni e decori non originali d’ispirazione orientale (uno dei modelli più richiesto era definito Smirne), Ponis iniziò a stringere rapporti di collaborazione con artisti e architetti, sperimentando attraverso il loro contributo innovativi temi stilistici e iconografici. Al di là dei significativi contatti intrattenuti con importanti esponenti futuristi - documentati in mostra dai bozzetti di Fortunato Depero, ma attestati anche dal suo legame d’amicizia con Fedele Azari o dalla vendita di tappeti MITA a Filippo Tommaso Marinetti e a Giacomo Balla - fondamentali risultarono, negli anni tra le due guerre, le sue collaborazioni con gli architetti milanesi: non solo Gio Ponti, che spesso frequentò la manifattura di Nervi promuovendone l’attività sulle pagine di “Domus”, ma anche Tomaso Buzzi, Paolo Buffa, Emilio Lancia e Gigiotti Zanini. Decisivo, in tale ambito, fu pure il rapporto instauratosi, a cavallo tra gli anni venti e trenta, con l’architetto geno-
Fortunato Depero, Bozzetto per tappeto, 1927
vese Mario Labò e con la DIANA (Decorazioni Industrie Artistiche Nuovi Arredamenti); ma altrettanto rilevante fu l’incontro con lo scultore Arturo Martini, di cui Mario Alberto Ponis conservava diverse opere in gesso e terracotta nella sua collezione d’arte privata. Dopo la guerra - periodo in cui la MITA fu impegnata nella fabbricazione di tute e accessori per l’aeronautica militare - la manifattura nerviese si aprì, attraverso nuove collaborazioni, ad una più ampia fase produttiva. Con il graduale abbandono della tessitura dei tappeti, la MITA si specializzò infatti nella produzione di tessuti e di arazzi, eseguiti in particolare per conto di compagnie di navigazione o su commissioni pubbliche, come nel caso dell’arazzo di Aldo Bosco, realizzato tra il 1967 e il 1968 per la sala riunioni della nuova sede RAI di Genova. Verso la fine degli anni cinquanta Ponis, che lungo tutto il suo intenso percorso imprenditoriale non smise mai di sperimentare nuove strade di ricerca artistica, lanciò - grazie ai contratti stipulati in quest’epoca con artisti come Enrico Paulucci, Emanuele Rambaldi, Oscar Saccorotti, Emanuele Luzzati, Leo Lionni, Eugenio Carmi, Emilio Scanavino e Arnaldo Pomodoro - diverse edizioni di pannelli a tiratura limitata che, stampati su canapa e lino, si presentavano come veri e propri multipli d’autore. Alla metà degli anni sessanta la peculiare vocazione della manifattura a diversificare continuamente la propria produzione fu infine documentata dalla realizzazione, sugli stessi motivi decorativi dei tessuti, di pannelli laminati per navi, vetture ferroviarie e arredi civili. Ingresso gratuito alla Wolfsoniana di Nervi conservando e presentando alla biglietteria il tagliando di ingresso della mostra “Tessuti d’artista. Arte e design nella produzione della MITA 1926-1976″ Orari di visita: martedì – venerdì dalle 15 alle 19 sabato – domenica dalle 10 alle 19 Biglietti: €.5 intero, €.4 ridotto, €.3 scuole, € 12 congiunto con la mostra Sebastião Salgado – Genesi. Uff.Stampa Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Camilla Talfani – T. 010.8171612, cell. 3357316687 ctalfani@palazzoducale.genova.it
EVENTI
VALLE D’AOSTA CASTELLO GAMBA
Fu edificato nei primi anni del ‘900 su progetto dell’Ingegner Carlo Saroldi, per volere di Charles Maurice Gamba, marito di Angélique d’Entrèves, figlia del conte Christin d’Entrèves. Dal 1982 è proprietà della Regione autonoma Valle d’Aosta. La collezione di arte moderna e contemporanea Dopo un complesso intervento di restauro, oggi il castello ospita un percorso espositivo che si snoda attraverso 13 sale, in cui sono esposte oltre 150 opere tra dipinti, sculture, installazioni, raccolte grafiche e fotografiche, appartenenti ad una collezione regionale che va dalla fine dell’Ottocento fino ai nostri giorni. A fianco delle opere dei maestri del ‘900 tra le quali sculture di Martini, Mastroianni, Manzù, Arnaldo e Giò Pomodoro e dipinti di Casorati, De Pisis, Carrà, Guttuso, la collezione documenta la produzione figurativa italiana della seconda metà del secolo sino ad esponenti della ricerca contemporanea come Schifano, Baruchello, Rama, Mainolfi. Un’ampia scelta di opere testimonia inoltre con varietà i movimenti che hanno animato la scena artistica italiana negli ultimi 25 anni: sono rappresentati ad esempio l’Informale, l’Astrattismo geometrico, la Transavanguardia e la Pop Art. Particolare rilievo è dato al territorio valdostano attraverso l’attività degli artisti locali, o attivi nella Valle su committenza regionale. Da visitare sia per l’apprendimento sia per lo svago, l’esposizione offre una serie di servizi pensati per avvicinare diverse fasce di visitatori (famiglie, adulti, scuole, bambini, giovani) all’arte moderna e contemporanea attraverso attività di laboratorio, visite guidate ed eventi.
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Il Parco Il castello è circondato da un parco all’inglese che si estende su una superficie totale di 50.400 metri quadrati, dove vivono circa centocinquanta alberi di specie diverse. Al suo interno si trovano tre alberi monumentali: la Sequoia gigante della California, il Cipresso calvo e lo Spino di Giuda. Castello Gamba Località Cret de Breil 11024 CHATILLON (AO) Tele. +39.0166.563252 E-mail: info.castellogamba@regione.vda.it www.castellogamba.vda.it
EUGENIO RATTA’
Ad armi pari- acrilico e collage - cm 60 x 60
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI
VENETO
ALDO MANUZIO. IL RINASCIMENTO DI VENEZIA
Dal 19 Marzo 2016 al 19 Giugno 2016 - VENEZIA LUOGO: Gallerie dell’Accademia Dal 19 marzo al 19 giugno 2016, alle Gallerie dell’Accademia, la mostra Aldo Manuzio. Il rinascimento di Venezia ripercorre una stagione unica e irripetibile nella storia della cultura europea e occidentale, durante la quale il libro si rivelò capace di trasformare il mondo dando vita al rinascimento di Venezia, città effervescente - con oltre 150mila abitanti nel XVI secolo è una tra le più ricche e popolose città del continente - dove ogni tipo di linguaggio artistico riesce, nello spazio di pochi decenni, a trovare la sua più efficace espressione. È nel Cinquecento che Venezia conquista e afferma definitivamente il ruolo di cerniera tra l’Oriente e l’Occidente, passando da essere semplice piattaforma per scambi di natura commerciale a luogo dove si mescolano culture, tradizioni, saperi.
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La circolazione di questo patrimonio di testi e di idee non solo contribuì a creare una cultura comune europea, capace di integrare l’ambito classico greco-romano al mondo moderno e contemporaneo, ma favorì l’emergere di temi e motivi assolutamente nuovi anche nel campo delle arti figurative; maestri quali Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Jacopo de’ Barbari trassero decisa ispirazione dai testi della classicità greca e latina, ora finalmente fruibili con facilità anche da un pubblico laico.
FEDERICA CECCHI
Lo sconcio di Roma - tecnica mista su tela – cm 40 x 40
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI PROVINCIE
AUTONOME DI BOLZANO E TRENTO
Al Museo delle Scienze le foto più belle “Sulle tracce dei posti da lupi” Sono luoghi spesso silenziosi, dove la presenza dell’uomo è solo accennata e raccontano la vita selvatica oltre il cerchio delle case e della civiltà. Sono i “Posti da Lupi” ritratti negli oltre 500 scatti che fra il 14 ottobre e il 27 novembre 2015 hanno gremito la piattaforma postidalupi.leevia.com nell’ambito del concorso #PostidaLupi, promosso dal progetto Life WolfAlps, che ha invitato i partecipanti a condividere attraverso il mezzo fotografico le storie, i paesaggi e i contesti naturali in cui il lupo già è presente o sta arrivando, sovrapponendo in alcuni casi le sfere della realtà e dell’immaginazione. La molteplicità delle pic-
cole e grandi storie catturate dai partecipanti sarà visibile da venerdì 18 marzo fino al 29 maggio 2016 negli spazi del Museo nell’ambito di una mostra fotografica. Il pubblico potrà conoscere le quattro foto vincitrici e le trenta finaliste selezionate da una giuria che ha esaminato tutti gli scatti pervenuti, valutandoli sulla base dell’originalità, dell’interpretazione del tema, dell’aderenza e incisività delle immagini. Fra le foto quella del primo classificato, Batti Gai, che ha immortalato un lupo maschio, un capriolo e una volpe nel Parco Orsiera Rocciavrè di Torino.
TRENTO POSTI DA LUPI Mostra fotografica 18 marzo -29 maggio 2016 Museo delle Scienze Corso del Lavoro e della Scienza, 3 Tel. 0461270311 26
LISA YACHIA
Hypothesis - pigmenti e carta su tela - cm 50 x 40
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI
FRIULI VENEZIA GIULIA
tra Italia e Francia
Graziella Valeria Rota “Un Pensiero di sintesi” per un’epoca di grandi cambiamenti: simbiosi tra scienza, filosofia, arte e didattica”. Festeggiamenti in tutto il mondo e in Europa per il Centenario del Dr. Serge Raynaud de la Ferrière.
L’inaugurazione della mostra pittorica Oriente e Occidente nell’opera del Dr. Serge Raynaud de la Ferrière si terrà nella Sala espositiva de l’Istitut d’Economie et de Management (ISEM) di Nice-Nizza dal 13 al 15 giugno 2016 e si celebreranno a Trieste 18 - 22 giugno nella Sala Hotel Filoxenia via Mazzini, 3. Tale evento è unito dalle molteplici manifestazioni a livello mondiale. Si celebra in lui il saggio, lo scienziato, l’artista, l’uomo del Sapere di sintesi, di cui nella sua vasta opera, indicandoci un percorso verso una nuova Umanità fondata sulla Tolleranza, la Verità e la Pace. Si tratta di un organismo culturale mondiale di utilità pubblica della Fondazione Magna Fraternitas Universalis Dr. Serge Raynaud de la Ferrière; esso è strutturato in Case della Cultura basate sul pensiero di quest’ultimo nonché su quello del suo
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esegeta il Dr. David Juan Ferriz Olivares, il quale ha come proposito quello di contribuire al miglioramento intellettuale e il perfezionamento integrale delle donne e degli uomini, per realizzare un mondo unito nella saggezza, nella comprensione e da una vera fraternità, senza distinzioni politiche, razziali, religiose, sessuali, socio-culturali e di età. Il Dr. Serge Raynaud de la Ferrière si è espresso nella scienza, filosofia, arte e didattica attraverso i grandi contenuti sociali dove attraverso la simbologia, i colori, i temi, ecc ha fatto da guida a moltissimi artisti e scienzati. L’artista contestualizza le sue opere con stili differenti, secondo l’ambiente nel quale si trovava durante la creazione di ognuna di esse, dando così luogo a una gran varietà di stili e forme. Saranno esposte diverse opere sia a Nizza che a Trieste. D.-Ma l’Arte Sintesi quale significato pone all’artista? R.- E’ un pensiero di vita che coinvolge ogni filosofia, scienza e altro, che tiene conto di ogni processo del pensiero umano nella sua epoca. E’ un modo si pensare e realizzare l’opera assieme alla propria vita terrena, la conoscenza e la creazione, la vita, la società, diventano tutt’uno e tanti, fino al prodotto creativo, concettuale, visivo, rappresentativo, narrativo insomma l’opera che si dice finita ma non lo è, perché il pensiero e la vita cambia continuamente, l’opera e solo un sentiero una virgola del discorso.
In Italia l’insegnamento del Maestro Dr. Serge Raynaud De La Ferrière e l’opera del Maestro Dr. David Juan Ferriz Olivares si realizza nella CASA della CULTURA di Trieste dove interagiscono gruppi specializzati nelle diverse discipline che riguardano la cultura, la salute, lo yoga, l’arte e l’infanzia. Durante l’anno sono realizzati centri di studi, conferenze, corsi, laboratori, mostre, gite a luoghi storici e d’arte nonchè attività per l’alimentazione consapevole. Nel lavoro di formazione dell’individuo l’insegnamento si mantiene imparziale nei confronti di qualsiasi dottrina con lo scopo di offrire una visione più vasta e obiettiva dei Grandi Principi del Pensiero Universale. Gli obiettivi sono il fornire alle persone di ogni età e alle famiglie delle relative comunità gli strumenti per migliorare il proprio livello culturale e di comprensione con particolare attenzione alla
formazione e l’educazione dei bambini, alla ricerca scientifica, all’amore per la verità e all’espressione creativa a favore della vita, dell’ambiente e della pace. A Trieste ci sono due indirizzi per fare esperienze nell’Arte, Corsi base e Corsi di approfondimento: la Scuola Internazionale d’Arte (extracurriculare) UNINT per giovani e adulti e la Scuola d’Arte Sintesi della Fondazione ELIC per bambini. Le proposte affrontano le tecniche dell’acquarello, incisione, pittura, fotografia e manufatti vari e la mostra finale. In tale percorso si organizzano anche visite didattiche ai musei e conferenze a tema affiancando altri Corsi per la salute che riguardano la proprietà degli alimenti nella cucina vegetariana e lo yoga che completano le lezioni sulla propria esperienza di Jnana Yoga (la Via della Conoscenza).
Per approfondimenti: Casa della Cultura Dr. David Ferriz Olivares via Mazzini 30, 5p. Trieste- IT www.casacultura-it-magnanet.org - http://www.expo100aniversario.org/italiano/
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MIC di Faenza
“Stili di vita europei attraverso la ceramica”
Dal Barocco fino ai nostri giorni Dal 23 aprile all’11 settembre una mostra finanziata da Europa Creativa racconta come sono cambiati gli stili di vita attraverso la ceramica dal 1600 ad oggi Le forme della ceramica sono cambiate insieme agli usi e costumi della società e viceversa alcune forme hanno rivoluzionato modi di vivere che ora ci sembrano normali. “Stili di vita europei attraverso la ceramica. Dal Barocco ai giorni nostri” è una mostra itinerante allestita al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza dal 23 aprile all’11 settembre. Curata dal MIC, all’interno di Ceramics and its dimension, un più ampio progetto finanziato da Europa Creativa dedicato all’analisi del settore della ceramica in tutti suoi aspetti: artistici, architettonici, storici, di comunicazione e di design, mette in mostra una parte della storia della ceramica - dal 1600 ai giorni nostri - fino ad oggi inesplorata dal punto di vista delle relazioni tra oggetti d’uso, sviluppo sociale e contesti geografici.
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I 200 oggetti - servizi per la tavola, vasi, zuppiere, scaldini, brocche, calamai, piastrelle - provenienti dai nove musei coinvolti (Museo di Arti Applicate di Belgrado; Museo “Porzellanikon”, Selb; Museo Nazionale della ceramica “González Martí” di Valencia; MIC Faenza; “Potteries Museum & Art Gallery” di Stoke on Trent; Museo di Arti Applicate e Design di Tallin; Museo di Arti Applicate di Riga; Museo di Arti decorative di Praga; Museo Nazionale di Ljubljana) raccontano come le forme della ceramica abbiano seguito di pari passo l’evoluzione dell’abitare, delle mode e delle abitudini alimentari, il progresso igienico e scientifico.
“Questa mostra ha il merito di far dialogare attorno ad un tema comune diverse realtà museali che corrispondono a differenti culture e tradizioni ceramiche – spiega Claudia Casali curatrice della mostra insieme a Valentina Mazzotti - Ciascun Museo si è impegnato a valutare e ad analizzare il portato della ceramica nella vita di ogni nazione attraverso i secoli di massima diffusione ovvero dal 1600 ai giorni nostri. Ciascun territorio esprime una propria tipologia, un proprio gusto, una propria arte che nei secoli ha modificato il proprio orientamento, guardando alle novità e alle necessità di ciascuna epoca. La ceramica è infatti lo specchio di ogni società e rappresenta lo stile di vita di ciascuna nazione”. La mostra analizza la ceramica, quindi non solo dal punto di vista tecnico e storico, ma soprattutto socio-antropologico. Un viaggio all’interno delle case di tutta Europa e dei suoi sontuosi banchetti che sono allestiti a Faenza insieme a mobili, arredi, dipinti e tessuti a ricostruire interni e salotti d’epoca.
“E’ una bella soddisfazione vedere arrivare a Faenza curatori e direttori di musei con i quali il Mic dialoga da anni - dichiara il Presidente Pier Antonio Rivola – Siamo finalmente riusciti a concretizzare in un bel progetto la vocazione internazionale di questo museo”. La mostra itinerante, curata dal Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, è solo uno dei 10 moduli di Ceramics and its dimension, iniziato a dicembre del 2014, che terminerà nel 2018 e che coinvolge 25 partners e 11 paesi europei (Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Serbia, Slovenia, Spagna, Regno Unito) per analizzare la ceramica attraverso passato e presente. I moduli spaziano dalla realizzazione di un archivio della ceramica applicata all’architettura, alla documentazione attraverso la filmografia e la pubblicità dell’utilizzo della ceramica dal 1930 ad oggi; alla realizzazione di video interviste dedicate ai ceramisti, ad un concorso riservato ai nuovi designer ceramici, alla rappresentazione di una piattaforma unica per comunicare il progetto, alla costruzione di una casa virtuale della ceramica, alla progettazione di un metodo didattico comune per le scuole per i musei della ceramica fino alla definizione attraverso giovani curatori di strategie e programmi per incoraggiare la ricerca e l’innovazione in campo ceramico. Ogni fine settimana sono previsti workshop per le famiglie (su prenotazione anche per le scuole) e per tutto maggio ogni venerdì alle 18 e domenica alle 10.30 visite guidate aperitivo. Il progetto è cofinanziato dal Programma Europa Creativa dell’Unione Europea.
La mostra inizia proprio con Faenza quando nel Seicento diventa il punto di riferimento per la ceramica in tutta Europa tanto che i suoi “Bianchi” fecero stile fino a fare diventare Faïence sinonimo di maiolica. Poi ancora la ceramica diventa racconto delle abitudini alimentari. In mostra i servizi legati alla diffusione in Europa di bevande “esotiche” come il caffè e la cioccolata che diventano status symbol di raffinatezza delle classi più ricche nel Settecento. Dal secondo dopoguerra la ceramica è anche strumento di sviluppo sociale. In tutta Europa si diffonde a livello popolare l’uso della piastrella industriale nei bagni e nelle cucine migliorando le condizioni igieniche. E diventa materiale di studio per lo sviluppo umano e scientifico nella ricerca biomedicale, aereospaziale ed elettromeccanica. E ancora la mostra esplora l’evoluzione del gusto e il susseguirsi degli stili legati alla storia dell’arte. Dall’ottocentesco gusto per i “revival storici” e i decori neo-rococò, rinascimentali e orientaleggianti, soprattutto giapponesi, fino al Novecento quando si diffondono l’Art Nouveau, il Déco e quando nasce il design insieme alle grandi manifatture: Gio Ponti per Richard Ginori in Italia, Rosenthal in Germania. Fino a giungere, in pieno XX secolo, alla diffusione dell’idea che la ceramica possa essere elevata a mezzo espressivo scultoreo.
Con il sostegno di Regione Emilia Romagna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali Con il patrocinio di Comune di Faenza e la collaborazione della Pinacoteca Comunale di Faenza e di AB 1926 Berdondini Titolo: Stili di vita europei attraverso la ceramica. Dal Barocco fino ai nostri giorni Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, viale Baccarini 19, Faenza (Ra), Italy Quando: 23 aprile-11 settembre 2016 Inaugurazione: 22 aprile, ore 18 Apertura: mar-dom 10-19 Ingresso: 8 euro Info: 0546 697311, micfaenza.org
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EVENTI
TOSCANA
“Da
Firenze a Camaiore e a Pietrasanta, e poi a New York l’arte... parla toscano” di Lodovico Gierut
Al Centro St.Art Eventi di Calenzano (Firenze), titolata “Rigore e Passione” s’è finalmente aperta la prima retrospettiva di Amedeo Lanci (Frisa 1943), grande pittore e grafico abruzzese scomparso a Firenze nel 2011, dove si era artisticamente formato anche per i significativi contatti iniziali con i vari Antonio e
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Vinicio Berti, come con Primo Conti e – non ultimi – Chagall e Alberto Magnelli. E’ un nome che – a mio parere, dato che ne conosco minuziosamente l’Opera, già ottimamente messa in essere anche tramite la minuziosa bibliografia del catalogo del 2007 “Amedeo Lanci. Il Luparo”, Ponte di Diocleziano, Lanciano 2007 – nonostante il successo avuto nel corso dell’esistenza, peraltro già inserito in importanti collezioni pubbliche e private anche di rilevanza mondiale, non è stato ancora stranamente collocato nella luce che gli è dovuta. Le sale fiorentine hanno così accolto le sue simboliche “chitarre”, incisioni, ma pure oli e acrilici di minime come di ampie dimensioni, legate ad un percorso di altissimo livello, sottolineato dall’introduzione di Cristina Acidini (Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze), specialmente quando ne sottolinea “un universo visivo senza pace e in perenne creazione (...)”. Di contro, in lucchesia – a Camaiore – sino a fine maggio, a Palazzo Tori Massoni, collettiva dedicata ai ‘segni’ (il titolo è “Un segno sulla Triennale” curata da me, con la collaborazione della Confraternita della SS. Trinità, ma non manca quella dell’Amministrazione Comunale) sulla nota
“Triennale di Gesù Morto” con un misto di tradizione e rinnovo, in un tutto cucito ad un tracciato sia figurale, sia astratto connesso alla millenaria Via Francigena (Camaiore è la 27.ma tappa), con nomi noti e meno noti, tutti impegnati, quali Stefano G. Acconci, Angelo Benedetti, Marco Bianchi, Alberto Bongini, Marzio Cialdi, Lorenzo Cinquini, Pietro Del Corto, Lukas Den Svarte, Massimo Facheris, Gian Paolo Giovannetti, Cristina Lasagna, Paolo Lazzerini, Michelangelo Leoni, Clara Mallegni, Annamaria Maremmi, Giovanni Mazzi, Ivano Mazzucchi, Tito Mucci, Ninucc, Bruna Nizzola, Roberto Nocerino, Thomas Pucci, Eugenio Riotto, Lisa Roggli, Marina Romiti, Marco Rovai, Nicola Rummo detto Nicorù, Leopoldo Stefani, Romeo Tani, Gabriele Vicari, Sabrina Zappalà. A pochi chilometri di distanza – Pietrasanta – è in preparazione, per l’estate, la personale di Helidon Xhixha, scultore reduce da Torino (Palazzo Reale) e dalla 56.ma Biennale di Venezia: dall’acciaio inox si andrà ad altri materiali autonomamente plasmati, quali il marmo e il bronzo (con opere nate in buona parte proprio nei laboratori e nelle fonderie pietrasantesi) che verranno collocate nel Centro Storico e nelle frazioni di Marina di Pietrasanta e di Capezzano Monte. Se di internazionalità si parla, è opportuno ricordare la ‘trasferta’ di maggio, a New York, presso Ribalta, di due fotografi (Fabrizio Gatta e Giacomo Mozzi) ideatori del progetto “The Artist’s Style in Art”; assieme alle loro istantanee nella Grande Mela (stazioni Subway più importanti e posti di primo piano), come Columbus Circle, Time Square, Union Square, Rockfeller Center, oltre Biblioteca di New York e Central Park) non mancheranno lavori artistici di Stefania Chiaraluce, Carla Pistola, Alessia Peretti, Francesca Barnabei, Dalila Lazzarini, Clara Mallegni, Mariella
Tissone, Mariella Sellitri, Joanna Brzescinska-Riccio, Greta Pirri, Maria Jose Lavin Alvarez, Claudia Pellegrini, Annunziata Startari, Barbara Callio, come quelli delle scrittrici Monica Petroni e Monica Conforti, e dell’eclettica Manuela Antonucci. Il tutto per promuovervi l’arte italiana. * Dipinti di Amedeo Lanci (retrospettiva 2016, Calenzano, Centro espositivo ST. Art-Spazio eventi ). Foto di Giacomo Mozzi. *
Amedeo Lanci, pittore, fotografato a casa Gierut (Marina di Pietrasanta, 2010) * Alberto Bongini, La sosta, t. m. su carta Magnani cm 70x50, 2016 * Marco Bianchi, La Croce, similoro in foglia su carta Magnani cm 70x50, 2016 * Il Sindaco di Pietrasanta Massimo Mallegni con Helidon Xhixha * Clara Mallegni, Maggio fiorentino, t.m. polimaterica su legno cm 50x50, 2016 * Fabrizio Gatta 33
Associazione Culturale Dello Scompiglio Programmazione maggio Assemblaggi Provvisori
Venerdì 20, sabato 21 e domenica 22 maggio
L'Associazione Culturale Dello Scompiglio di Vorno (Lucca), diretta da Cecilia Bertoni, propone un'occasione di confronto sulla “in-definizione” del genere attraverso “Assemblaggi Provvisori”: una programmazione tematica, ospitata da marzo 2016 alla primavera 2017 negli spazi della Tenuta Dello Scompiglio, con concerti, incontri, installazioni, laboratori, mostre, performance, teatro ragazzi e residenze, incentrata sull’individualità in relazione e/o in conflitto con il genere e più specificamente con l’assenza di causalità e coincidenza tra il sesso biologico, il genere (mascolinità–femminilità) e l’orientamento sessuale. “Assemblaggi Provvisori – sottolinea Cecilia Bertoni – vuole essere un tentativo di instaurare il senso del dubbio, di rinunciare alla sicurezza dell’appartenenza e di agevolare il movimento tra le diverse tonalità e i diversi cromatismi, attraverso progetti e appuntamenti che mettano a fuoco aspetti socio-culturali, antropologici, biografici e autobiografici” Nannerl, sorella di Mozart e round midnight creano fra loro un gioco fra passato e contemporaneità, fra singolarità e coralità, fra spazi esterni ed interni e dialogano attraverso la trasformazione degli elementi scenici ore 18.00 Ninfeo Nannerl, sorella di Mozart di Cecilia Bertoni e Carl G. Beukman direzione musicale, elettronica Carl G. Beukman performer Cecilia Bertoni percussioni Antonio Caggiano tecnica e allestimento Paolo Morelli, Cipriano Menchini, Alice Mollica diffusione Anna Estdahl produzione Associazione Culturale Dello Scompiglio (giugno 2014) Nannerl, sorella di Mozart - ispirandosi al gioco dei dadi che Mozart usava per improvvisare - gioca fra il comico e il tragico, fra suono e movimento, fra un fratello e una sorella, fra il maschile e il femminile. Nannerl Mozart (1751-1829) era soltanto una bambina quando il padre, mosso dall’ambizione, cominciò a portarla in giro per le corti d’Europa, insieme all’ancor più giovane fratello Wolfgang, ottenendo ogni volta l’ammirazione del pubblico per il suo sorprendente talento al pianoforte. Queste “tournée” musicali ebbero fine quando Nannerl aveva solo diciotto anni poiché venne il momento per lei di rientrare nel ruolo prestabilito per una donna: moglie, madre, insegnante. ore 19.30 SPE – Spazio Performatico ed Espositivo round midnight PRIMA
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ideazione di Cecilia Bertoni in collaborazione con Carl G. Beukman (2016) regia, video, disegno scene e costumi Cecilia Bertoni musiche, suoni e rumori Carl G. Beukman assistente alla regia Mauro Carulli performer Olivier Boréel, Eleonora Chiocchini, Katia Frese, Sara Leghissa, Valerio Sirna e con Mauro Carulli (il Dottor Sadico) testi Friedrich Nietzsche, Arthur Rimbaud e i performer manifattura costumi Rosanna Monti, Patrizia Bosi tecnica Paolo Morelli, Alice Mollica costruzione scene e oggetti Cipriano Menchini, Paolo Morelli, con Alice Mollica riprese e montaggio video BAM, con Cecilia Bertoni trucco video Giulia Avarello e i performer diffusione Anna Estdahl produzione Associazione Culturale Dello Scompiglio, a cura di Michela Giovannelli Maschio o femmina? Rosa o Azzurro. Fragilità o forza. Purezza o coraggio. Pace o guerra…. Fin dalla nascita le aspettative legate a un colore o all’altro vengono proiettate su ciascuno di noi diventando una seconda pelle sintetica che ci toglie il respiro. Ti ricordi quando hai capito di appartenere a un genere o all’altro e quindi di poter fare o non fare determinate cose, movimenti, gesti, discorsi, scelte? Hai imparato bene la lezione? Quando sei da solo riesci a sfilarti questa pelle? Se vuoi possiamo incontrarci verso mezzanotte e danzare insieme fino a ben oltre… consigliato ad un pubblico adulto
MONIKA MECARELLI
Per sempre - acrilico e metallo su tela - cm 80 x 100
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI
UMBRIA CINZIA SENESI a cura di Roberta Panichi
Conosco Cinzia ormai da qualche anno. Ho avuto il piacere di entrare in contatto con lei non solo in quanto artista, ma anche perché ci lega un rapporto umano più profondo ed intimo di amicizia. Cinzia è una pittrice toscana, o meglio, alto tiberina, nativa della pierfrancescana Monterchi, culla della famigerata Madonna gravida. Inizio da qui perché mi pare così stringente il legame di questa giovane artista alla propria terra d’origine, talmente imbevuto di contingente territorio natale il rapporto con la manifestazione artistica espressa da Cinzia che mi sembra più che giusto prendere il via da tale riferimento. Immediati legami a Piero sono doverosi da sottolineare, o perlomeno delineare per chi si approccia a scrivere riguardo un’artista nativo della Sua terra, a maggior ragione se nell’artista insite convivono l’amore per Lui e la magnetica tensione verso tutto ciò che ha prodotto. Senesi non ne fa mistero: è attratta dal Pittore biturgense, identifica in Esso eleganza ed austerità, perfezione della forma ed espressione dei più vitali moti d’animo. Sin da bambina cresce, non solo ideologicamente, accanto ad Esso: accompagna la sua esistenza da sempre diventando figura familiare, vi instaura un ideologico rapporto d’amicizia ma al contempo lo erige a modello sacro imprescindibile. L’artista ha digerito la lezione del Maestro della prospettiva, lo ha interiorizzato e fatto proprio: le appartiene completamente non soltanto come pittore predecessore dalle comuni natalità, quanto come identità trasversale secolare. Piero è l’abitus naturale di Cinzia. Con questa doverosa premessa, inevitabile in quanto l’arte di Cinzia è profondamente intrisa e conformata su tali solide basi, di back ground costruttivo – formale pierfrancescano, ci si affaccia al mondo della pittrice. Assolutamente PITTRICE, Senesi si approccia alla tela con fare sognante mediante campiture sature di colori acrilici che pare sembra stendere con pieno automatismo. Un automatismo connaturato nella propria indole, di parvenza onirico ma in realtà colmo di suggestioni mistiche e
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misteriose. È nel cercare di tradurre figurativamente l’arcano che Senesi si avvicina al suo principale Maestro: l’ENIGMA è ciò che visceralmente unisce due pittori a distanza di cinque secoli. La perfezione compositiva di Piero, il rigore prospettico – formale, i volti monumentali e indefinibili delle Maestà, le composizioni a tutt’oggi non risolte dai personaggi ambigui e dalle gestualità rituali allusive: il Maestro del Borgo è l’antesignano della Metafisica, un coacervo di simboli e simbologie ancora in parte da svelare, dove l’enigma è velato ma palpabile. In Piero della Francesca risiede l’inafferrabilità dei personaggi che abitano le sue opere: c’è sempre qualcosa che ci sfugge, ogni lettura non è mai la sola e completamente esauriente, in ogni modo mai univoca, mai totalmente possedibile. Cinzia comunica questo sentimento di sospensione; inafferrabilità del visibile e dell’invisibile che narra nelle tele tramandando la parte più mistica ed enigmatica di Piero. Un brusio sussurrato di vitalità primigenie, di verità solo in parte svelate.
PIETRO PETRACCI
Senza titolo - cemento e filo di ferro - cm 50 x 50
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EVENTI
MARCHE
INTROVISIONE Progetto Itinerante
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Il Movimento Artistico Introvisione nasce a fine 2014 dalla volontà di alcuni artisti marchigiani che, attraverso esperienze e tecniche multidisciplinari diverse, si riconoscono nelle rispettive motivazioni creative e intendono promuovere una relazione con il pubblico capace di instaurare una fruizione intensamente emozionale e un processo di autorigenerazione consapevole attraverso il recupero della centralità umana. Un ritorno alle radici umanistiche dell’arte fondata sulla valorizzazione della persona e sulla condivisione delle radici culturali italiane per una ricerca di un benessere interiore proprio e collettivo anche attraverso l’uso delle Arti. Il Movimento Artistico Introvisione si propone infatti non solo come punto d’incontro con la pittura, la scultura e tutte le altre arti visive come la fotografia, il cinema, la grafica digitale o la video arte ma anche come apertura verso ogni altra forma di espressione artistica e culturale come ad esempio la musica, la danza, la letteratura, la poesia. Il Tour espositivo internazionale ha preso avvio dall’Italia con una conferenza stampa e con la prima mostra internazionale inaugurale in Argentina presso il “Centro Cultural Borges” di Buenos Aires dal 5 Marzo al 5 Aprile 2015
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proseguita al “Centro Cultural Islas Malvinas” di La Plata 11-25 Aprile 2015 dove si ha avuto anche il supporto delle istituzioni come l’Ambasciata Italiana a Buenos Aires, l’Istituto Italiano di Cultura, il Consolato Italiano a La Plata, la Camera di Commercio Italo Argentina con il patrocinio delle Camere di Commercio Italo Estere. Oltre alle normali attività sul territorio locale altri eventi importanti sono stati la partecipazione ad EXPO 2015 (Ottobre 2015) e la vetrina internazionale di ALTAROMA (Gennaio 2016). L’obbiettivo è promuovere il Made in Italy e il Made in Marche non solo dal punto di vista artistico e culturale ma anche come strumento di promozione del territorio e le sue eccellenze con l’ambizione di riuscire a toccare nei prossimi anni tutti 5 i continenti e raccogliere adesioni anche da artisti stranieri che condividono il pensiero filosofico del Movimento. Siamo già in contatto con altri artisti italiani che sono interessati al movimento ed in questo periodo stiamo lavorando per la realizzazione di un prossimo evento internazionale che, dai contatti avuti, potrebbe ipoteticamente svolgersi negli USA ed in Russia (San Pietroburgo).
Ufficio stampa INTROVISIONE: press.introvisione@email.it Facebook.introvisione 39
EVENTI
MOLISE MARCELLO SCARANO COLLECTA GRATIA
Dal 9 aprile al 31 maggio 2016 a cura di ANTONIO PICARIELLO CAMPOBASSO - Fondazione Molise Cultura, via Milano 15 - Palazzo GIL - Ingresso Via Gorizia
Marcello Scarano è considerato all’unanimità il migliore artista del ’900 rappresentante il territorio molisano. Ne è testimonianza la sua stessa Biografia che gli notifica il riconoscimento di partecipazione (21 giugno - 20 settembre 1942) alla XIII Biennale di Venezia (da questa data, a seguito dello scoppio della seconda guerra mondiale, l’attività della Biennale si interrompe fino 1948) al II- III- Premio Cremona (in questa occasione riceve il Premio Speciale Triennale di Milano e lire 5000, quale più giovane pittore presente alla manifestazione), alla XXV Mostra della galleria di Roma, alla Mostra nazionale di Milano, al Premio Michetti con continuità fino al 1959. Partecipa alla Mostra Nazionale d’Arte Sacra contemporanea di Napoli e alla IV e V Sindacale d’Abruzzo e Molise. Questa sintesi biografico/artistica, giustifica parte del senso della responsabilità della mostra, l’altra percentuale di coscienza organizzativa deriva da una sorta di vivificazione identitaria collettiva che attraverso la figura di Marcello Scarano riconosce le sue caratteristiche espressive, culturali, di culto, di comportamento sociale e di linguaggi avvalorati anche dalla condizione “sinceramente magica” delle opere che sono patrimonio privato di famiglie storiche molisane, di collezionisti particolari che più delle volte hanno ricevuto o acquistato le opere con riti diretti e personalizzati e non dall’acquisto ordinario che si verifica attraverso la partecipazione e l’intervento presso il mercato delle Aste o di Gallerie. Il gesto stesso del possesso o la cura familiare delle opere considera un’operazione altra dalla mera e semplificata presentazione di un artista estraneo alla vita della comunità. Tutti questi valori sono contenuti nella “magia” delle opere di Marcello Scarano che inneggiano sia alla visione di una certa Tradizione, sia alla forza espressiva e di ricerca di un periodo storico votato
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alle Avanguardie artistiche. Si riconosce così, nello stesso manufatto che vive nell’ambiente familiare molisano, una sorta di forza duchampiana del “readymade” parcellizzato tra la vita intima e ambientale delle famiglie molisane. Il vissuto storico del territorio, la genuinità delle famiglie, i luoghi, la luce, la sonorità del territorio riuniscono in questa mostra l’espressione di una continuità di senso emanato dalle opere che codificano un corollario magico della comunità per una sorta di concerto dell’incantamento collettivo. La mostra “Collecta Gratia” assume il duplice compito di incarnare la storia attraverso la risonanza tra la vita dell’artista Scarano, il senso nascosto della vita del territorio, della memoria, e dell’identità collettiva parallela alla vita storica del palazzo ex G.I.L. L’insieme continuerà nella potenzialità del Catalogo considerato prezioso contenitore e promotore di archetipi culturali molisani.
ROSELLA BARRETA
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI
LAZIO
Arredare con… l’Arte
By F.A.C.I Frattina Associazione Culturale Internazionale a cura di Rosanna Guadagnino Ed openARTmarket a cura di Antonietta Campilongo Museo dello Stadio di Domiziano – Via di Tor Sanguigna 3 (Piazza Navona) - 00186 Roma Inaugurazione: domenica 8 maggio 2016 dalle h.18.00 alle h.21.00 Fino al 2 giugno 2016 Aree multidisciplinari: arti visive, fotografia, arte digitale, design.
Domenica 8 maggio 2016 un doppio appuntamento a Roma: la presentazione della mostra Arredare con… l’Arte dell’Associazione Frattina Associazione Culturale Internazionale a cura di Rosanna Guadagnino ed OpenARTmarket, a cura di Antonietta Campilongo, fino al 2 giugno 2016 presso lo Stadio di Domiziano – Via di Tor Sanguigna 3 (Piazza Navona) a Roma. Arte e arredamento si danno appuntamento allo Stadio di Domiziano in pieno centro a Roma, dove protagonista è l’ Arte. La collezione dei Marmi Imperiali del Maestro Giovanni Zanon si trasformano in opere d’arte, capace di comunicare emozioni ed esperienze. Il maestro ha dedicato la sua vita all’Arte, che con la sua creatività ha saputo unire l’Arte Antica a quella contemporanea, creando arredi originali, coniugando eleganza e manualità, originalità e colore. Opere uniche nel loro genere, delle vere opere d’arte.
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Nell’ambito della manifestazione openARTmarket Un’esposizione-mercato in cui l’opera e l’artista, rispettivamente prodotto e produttore d’arte, escono dalla logica dell’eccezionalità e del collezionismo d’élite, per diventare un mezzo di comunicazione sociale ed estetico a costi accessibile a tutti. Si proporranno, infatti, opere d’arte (pittura, scultura, installazione, fotografia, arte digitale, design) in una fascia di prezzo che va da 49 a 999 euro. Dare all’arte la capacità di aprire nuovi spazi di dialogo e far sì che l’arte contemporanea sia sempre meno un discorso per pochi, con meno timore reverenziale e più voglia di partecipazione: è questa è la mission di OpenARTmarket. Di fronte alla prospettiva di cambiamenti in cui si intrecciano nuove forme di committenza e un collezionismo in grado di esercitare la sua influenza sul sistema dell’arte a livello globale, diventa ancora più importante e più stimolante per gli artisti riuscire a raggiungere nuovi spettatori.
Ingresso: da Lunedì a Domenica 10.00 -19.00 - Sabato 10.00 - 20.00 blog.libero.it/Zanon guadagninorosanna@gmail.com www.openartmarket.it www.nwart.it www.stadiodomiziano.com anto.camp@fastwebnet.it Tel – 393 426666956 - 339 4394399 06 45686100 Scheda tecnica Titolo della manifestazione: Arredare con l’Arte Progetto a cura dell’Associazione Frattina F.A.C.I Genere: Arte Contemporanea Ufficio stampa: Rosanna Guadagnino Periodo esposizione: dal 8 maggio al 2 giugno 2016 Sede: Stadio di Domiziano Indirizzo: Via di Tor Sanguigna 3 (piazza Navona) - 00186 Roma Opening: domenica 8 maggio ore 18.00, fino alle ore 21.00 Ingresso libero - Previa prenotazione Giorni successivi: Ingresso - da Lunedì a Domenica 10.00-19.00 Sabato 10.00 - 20.00 - La biglietteria chiude 30 minuti prima Artisti in mostra: Doina Botez, Matteo Balistreri, Antonietta Campilongo, Antonella Catini, Simona Cristofari, Alexander Luigi Di Meglio, Luigia D’Aguanno, Giuseppe Digiacomo, Andrea Fumagalli, Erace Lestis, Valentina Lo Faro, Sebastiano Longo, Monika Mecarelli, Barbara Puglisi, Lisa Yachia.
blog.libero.it/Zanon - guadagninorosanna@gmail.com www.openartmarket.it anto.camp@fastwebnet.it Tel. 393 426666956 - 339 4394399
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CORREGGIO E PARMIGIANINO. ARTE A PARMA NEL CINQUECENTO dal 12/03/16 al 26/06/16
La mostra presenta al pubblico delle Scuderie del Quirinale la straordinaria stagione dell’arte parmense della prima metà del Cinquecento, mostrando come la grande arte del Rinascimento italiano non si limitò esclusivamente al perimetro dei tre principali centri di Firenze, Venezia e Roma. Questo periodo d’oro si deve in sostanza ai suoi protagonisti indiscussi, Correggio (1489-1534) e Parmigianino
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(1503-1540). Del primo - che si recò a Parma all’apice della carriera e vi rimase per il resto della sua vita - saranno presentati non solo una selezione di capolavori che mostrano la carica emotiva e la gamma di sentimenti espressi dal Correggio pittore di immagini religiose, ma anche le sue opere di soggetto mitologico, che ebbero un’enorme influenza sugli artisti successivi.
FERDINANDO PROVERA
Senza titolo - tecnica mista su tela - cm 90 x 30
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Mar - Museo d’Arte della città di Ravenna
Ente organizzatore: Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura, MAR , Ravenna “Quel non so che di antico e di moderno....” lo scriveva Carlo Carrà in un tempo in cui, dopo la stagione futurista, era ormai rivolto ad un ripensamento del passato avviato con ‘Parlata su Giotto’ e ‘Paolo Uccello costruttore’. Un pensiero che ormai andava diffondendosi anche oltre i confini, ambiguamente definito il ‘ritorno all’ordine’ dopo le ‘avventurose’ sortite delle avanguardie che avevano segnato il primo Novecento fino agli anni della Grande Guerra. Ma se la fase delle avanguardie storiche non poteva dirsi conclusa, almeno fino all’entrata in scena del Surrealismo, col manifesto del 1924, il clima storico era profondamente mutato, come stanno a documentare i cambiamenti di rotta di diversi protagonisti di quelle stesse avanguardie. La mostra, realizzata grazie al prezioso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, esamina quanto insopprimibile sia stato il richiamo dell’ “antico” lungo tutto il ‘900. Il secolo che all’insegna del ‘nuovo’ ha visto le avanguardie dei primi decenni e quindi le neoavanguardie del secondo dopoguerra, protagoniste della scena artistica internazionale, e alle quali anche la critica, Musei, Fondazioni e un mercato sempre più determinante, hanno rivolto le maggiori attenzioni. Questa mostra, ripercorrendo la storia del secolo scorso con uno sguardo diverso, mira a documentare artisti e vicende che testimoniano l’attenzione all’ “antico” non solo
degli artisti che non sono stati partecipi delle ricerche e delle trasgressioni delle avanguardie, ma anche di molti che senza rinnegare la loro appartenenza a movimenti, gruppi, tendenze innovative, hanno attinto, in modi diversi, alla memoria storica. Una memoria ripresa talora come restituzione moderna di modelli dell’antico, magari fino all’esplicita citazione; oppure in forma evocativa, o ancora, come pretesto per una rilettura inedita o uno sguardo disincantato rivolto a opere e figure mitizzate del passato per contestualizzarle in una contemporaneità all’apparenza quanto più lontana dalla tradizione. Fino alle operazioni più disincantate e dissacratorie condotte da alcuni artisti. Da protagonisti come De Chirico, Morandi, Carrà, Martini, Casorati, al periodo cruciale del ‘ritorno all’ordine’ fra le due guerre, col ‘Novecento’ di Margherita Sarfatti e Sironi figura dominante, fino al cosiddetto ‘Realismo magico’, ma anche alle versioni diversissime del ‘neobarocco’, da Scipione a Fontana a Leoncillo; figure come Guttuso e Clerici, quindi la stagione della Pop Art, con Schifano, Festa, Angeli, Ceroli, e quindi, nel pieno dell’Arte Povera, Paolini e Pistoletto. E ancora, da Salvo ad Ontani, da Mariani a Paladino. Con una presenza rilevante di stranieri quali Duchamp, Man Ray, Picasso, Klein, per citare solo pochi nomi.
ORARI: martedì - giovedì 9-18 venerdì 9-21 sabato e domenica 9-19 chiuso il lunedì
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VALENTINA LO FARO
Woman - tecnica mista su tela - cm 50 x 50
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EVENTI
ABRUZZO
IL GIGLIO DI MAJAAPS
Mostra di fotografia presso il Castello Medioevale di Roccascalegna - Chieti
Il 16 Aprile, alle ore 18,30, nelle sale della torre Aragonese del Castello Medioevale di Roccascalegna (Chieti), sarà inaugurata la mostra del corso base di Fotografia “Ritornare...” organizzato da “Il Giglio di Maja APS”e sarà aperta al pubblico fino al 29 maggi 2016. Le foto sono state realizzate dagli allievi del corso. Scopo principale dell’associazione è di promuovere le bellezze del territorio per dare una ragione anche ai più pic-
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coli per restare. Tema della mostra è il pensiero di tornare alla propria terra natia nonostante il peregrinare nel mondo... mongolfiere turche, alberghi d’emiri, statue baltiche: posti incredibili e lontanissimi in contrapposizione con la Terra materna, tra Sangro ed Aventino, che accoglie i figli in continuo ritorno...
SEBASTIANO LONGO
La modella - stampa lambda su alluminio - cm 70 x 70
2 0A A S IT ID IENL LLIA GZUIR RR T ITSI T OI A
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EVENTI
PUGLIA
“La bellezza salverà il mondo”.
Assortita la nuova collettiva cui partecipa la galleria “Adsum” di Terlizzi. Di Nicolò Marino Ceci
“Beautiful Minds - la bellezza salverà il mondo” è il titolo della mostra-evento svoltasi il 24 aprile scorso presso “Clitorosso Art Gallery” in Piazza Felice Cavallotti n. 25-26, in Ruvo di Puglia, grazie a un’idea di Daniela Raffaele – in arte “Clitorosso” – artista – gallerista e direttrice artistica della manifestazione. Secondo Raffaele “il bello può emergere solo dall’incontro di belle menti, dove ognuno contribuisce con il suo carico di incantevoli difetti e ambiguità. La mente genera e raccoglie la bellezza; e nell’analisi estetica delle cose, la mente indaga incessantemente sull’armonia che sottende la logica relazionale tra gli elementi che compongono il percepibile”. L’evento si è sviluppato a tutto tondo, involvendo e conciliando contestualmente espressioni artistiche di ogni genere: pittura, scultura, poesia e letteratura. L’organizzazione è stata patrocinata oltre che dalla “Clitorosso Art Gallery”, anche da “XYZ Officine”; numerosi i partners coinvolti: Comune di Ruvo di Puglia, “La Capagrossa Coworking”; Biblioteca “l’Agorà – Bottega Delle Nuvole”; Forum GiovanIdee - Ruvo di Puglia; Inchiostro di Puglia e le gallerie d’arte “Rossocontemporaneo” di Taranto e “Adsum Artecontemporanea” di Terlizzi”. Il tutto si è inserita nella più ampia kermesse regionale ““Notte di Inchiostro di Puglia”, cosumando un leitmotiv tematico e collaborativo con il progetto “SaveTheBeauty – Con la Cultura si mangia”, promosso dalla galleria d’arte “Rossocontemporaneo” di Taranto. Nel corso della serata si sono così susseguite le performances di Salvatore Bernocco; Rossana Bucci; Lidia D’Abramo; Sabino De Bari; Raffaella Anna Dell’Aere; Fabrizio Fallacara; Oronzo Liuzzi; Daniele Passante e Michele Pinto. Raffaele ha inoltre aggiunto: “il centro è la mente, prima di tutto. La mente non solo come entità capace di generare la bellezza attraverso il pensiero, l’ingegno e l’agire conscio, ma anche come struttura cognitiva capace di coglierla nelle cose”.
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L’esposizione “Beautiful minds” è frutto di un gruppo di lavoro interdisciplinare, costituito da artisti “selezionati per il carattere multiforme e multisensoriale delle proprie opere”, nonché per la “vivacità espressiva, necessaria per poter indagare il tema della bellezza”. Hanno quindi esposto: Fabrizio Annese – fotografo; Maria Bonaduce – pittrice; ClitorossoDR – pittrice; Nello Coppola - pittore; Vito De Leo – pittore; Tiziano De Venuto – pittore; Ivan Iosca – pittore; Giuseppe Magrone - Video artist; Giovanni Morgese - scultore; Francesco Sannicandro - scultore; Pino Spadavecchia – pittore e Anat Zeligowski - pittrice.
GIOVANNI ZANON
Marmi Imperiali con il cavallo di Fidia
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AnimARSi Associazione Artistica Culturale presenta: In Nomine Sancti Nicolai a cura di Stefania Cassano dal 4 al 27 maggio 2016
Chiesa Russa di San Nicola Il Taumaturgo, Corso Benedetto Croce, Bari Palazzo Barone Ferrara – Spazio Apulia, Corso Vittorio Emanuele 102/A, Bari Biblioteca Ricchetti, Via Sparano 145, Bari dal martedì al venerdì 11.00/13.00 - 17.30/20.00 - Informazioni: 393 9183405 – assanimarsi@gmail.com Sarà presentato nella suggestiva Chiesa Russa di San Nicola Il Taumaturgo - corso Benedetto Croce a Bari il 4 maggio alle ore 18.00, l’evento “In Nomine Sancti Nicolai”, omaggio al Santo Patrono della città di Bari SAN NICOLA , da Animarsi Associazione Artistica Culturale, sotto la direzione artistica della presidente Stefania Cassano: alla presenza del Rettore della Chiesa Russa, Padre Andrey Boytsov , performance del Maestro Tarshito, con l’interazione del Coro della Chiesa Russa (maestro N. Popadyuk) ed il pubblico presente, simbiotico “scambio spirituale fra Arte ed Anima” e l’ecumenica visione della figura nicolaiana, da cui la manifestazione trae ispirazione. Il 5 maggio alle ore 18.00 vernissage nella prestigiosa location di Palazzo Barone Ferrara - Spazio Apulia, corso Vittorio Emanuele 102/a - alla presenza delle Istituzioni: dott.ssa Loredana Capone, Assessore Industria Turistica e Culturale Regione Puglia, dott. Antonio De Caro, Sindaco di Bari, Silvio Maselli, Assessore alle Culture, Turismo, Partecipazione e Attuazione del Programma, la dott.ssa Giada Patruno per BancApulia, la curatrice Stefania Cassano e gli artisti che potranno essere presenti, Padre Ciro Capotosto Rettore della Basilica di San Nicola, benedirà l’evento; partecipazione straordinaria dell’Archimandrita Arsenio Aghiarsenita - Chiesa Greco-Ortodossa di San Nicola di Brindisi, Patriarcato Ecumenico di Costantino-
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poli, con un particolare momento corale in greco antico. Esposizione eccezionale dei bozzetti del grande Maestro Aligi Sassu (1912/2000), preparatori dell’affresco realizzato nel 1963 nella Chiesa di San Nicoló di Nughedu (SS) in Sardegna (per la prima volta in mostra fra centro e sud Italia). In mostra - realizzate in esclusiva per la manifestazione - opere di: Rossana Bucci-Oronzo Liuzzi, Lucia Buono, Pierluca Cetera, Monica Steliana Cirtita, Maurizio Gabbana, Raimondo Galeano, Claudio Giulianelli, Alberto Lanteri, Mimmo Laterza, Nicola Liberatore, Mario Pierri, Massimo Quarta, Celestina Salemi in arte Celeste, Arianna Spizzico, Oleg Supereko, Tarshito. 21 Maggio ore 10.00 Incontro presso la storica Biblioteca Ricchetti, via Sparano 145, Bari: “San Nicola e l’ecumenismo”, introdotti dalla presidente Associazione AnimARSi - Stefania Cassano - interverranno: prof. Pasquale Corsi, presidente Società Storia Patria per la Puglia; Padre Donato Giordano, Osb Istituto Teologico Pugliese (ecumenista) e Rettore del Santuario della Madonna di Picciano (MT); prof. Michele Loconsole, teologo e scrittore; prof.ssa Roberta Sìmini, Istituto Teologico Pugliese (esperta in patristica); modera prof. Leonardo Lestingi. Contributi critici al catalogo: Carmelo Cipriani, Maurizio Vitiello.
ERACE LESTIS
Dervishi - acrilico su tela - cm 38 x 47
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI
BASILICATA
GIOVANNI SPINAZZOLA ICITYSCAPE
“Un uomo si propone di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di vascelli, di isole, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”. - Jorge Luis Borges - Rino Cardone – In questa fase della sua esperienza creativa (che appare ancor più “sartrianamente esistenzialista” rispetto alle sue
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passate produzioni artistiche) Giovanni Spinazzola ha scelto di raffigurare, e di dare centralità, nei suoi dipinti, al “paesaggio urbano” (ndr: cityscape). Ha scelto di farlo alla stessa maniera di come l’ha fatto, in passato, in letteratura, Jorge Luis Borges. Per questa ragione - al pari dello scrittore argentino - Giovanni Spinazzola si è mosso, con spirito analitico, negli spazi cittadini: lasciandosi trasportare dalla poetica dei luoghi e dallo stupore che suscitano, tanto la visione degli stili architettonici degli edifici e tanto, anche, la vista dei tagli e delle fogge resi dagli arredi urbani. Ha iniziato questa sua ricerca polisemica/progettuale incamerando immagini ed emozioni, da trasferire sulla tela, con il pennello e attraverso il colore: facendosi prendere dall’incanto dei sensi e lasciandosi afferrare la mano, da una testa pronta alla reinterpretazione fantastica e immaginifica dei luoghi e degli spazi. E nella trasposizione, sulla tela, di queste forme e di queste figure (rastrellate camminando per i viali e per gli spiazzi, e fissate, in maniera indelebile, nella sua memoria) Giovanni Spinazzola è giunto agli stessi risultati, logici e razionali, di Jorge Luis Borges. E cioè, egli ha compreso che quel “paziente labirinto di linee” che s’imprime, di volta in volta, nella sua anima e nella sua coscienza (passando di strada in strada e di piazza in piazza, e che lo porta a dipingere paesaggi urbani di toccante e struggente presa fantastica) finisce poi con l’identificarsi, in maniera speculare (nell’aura del suo immaginario, da un punto di vista semantico) con “l’immagine del suo volto”. Volto, però, inteso non solo come viso della sua persona, o come faccia di un altro individuo, ma come “espressione semantica” e come “sembianza fantastica” di un “vissuto umano collettivo”. Ovverosia come un simbolo di quel “mistero dell’impermanenza” umana che si annida nelle
pieghe, nelle rughe e nelle increspature della facciata di un edificio e come “porta aperta” sull’invisibile e sul trascendente: quello, vale a dire, che riesce a offrire la decifrazione lirica di un agglomerato urbano. Impossibile, infatti, negare che dietro ogni singolo volto umano si cela una “personalità nascosta” e dietro ogni luogo, ogni strada e ogni piazza, si nasconde un “passaggio” che conduce ciascun individuo da un luogo, verso un altro luogo e verso un altro spazio. Verso, vale a dire, una dimensione che va di là dalla semplice dimensione del “tòpos” di derivazione greca (che sa tanto di tecnica e rappresentazione collettiva) e che assomma in se la caratteristica che è tipica della “weltanschauung” tedesca: la quale contiene in se il concetto di opera d’arte, quale espressione di un pensiero frammisto alle scienze e alla filosofia, vissute in ogni tempo presente. La pittura di Giovanni Spinazzola ci conduce, insomma, verso una realtà che è fisica - nella stima presente del vissuto urbano - ma che è anche “estensione simbolica” (allegoria e metafora) se presa nella sua “dimensione del fantastico”. E tutto questo nella stessa, esatta, misura di quanto sosteneva Walter Benjamin nei suoi scritti dei “passages metrocorporei” (qui intesi come passaggio dei corpi negli spazi urbani) in cui il filosofo tedesco incorporava le scienze e le arti, insieme al pensiero umano. Ne deriva che sia in questo testo di Walter Benjamin, che sia nella pittura corrente di Giovanni Spinazzola: urbanesimo, inurbamento e urbanizzazione rappresentano tre varianti di uno stesso fenomeno, che è quello delle campagne che si svuotano e della città che si riempiono. E delle metropoli che si gonfiano e che si gonfiano, a dismisura, fino quasi a “scoppiare” al centro, come nelle periferie, rese sempre più disumane da quella che Papa Francesco ha definito essere la cultura dello “scarto” del tempo presente. E Giovanni Spinazzola indaga, esattamente, questa realtà. Lo fa adottando un “metro estetico” che è di sicuro di genere accademico, in senso strettamente pittorico, ma che è anche di tipo cognitivo, in termini di messaggio che l’artista propone al prossimo, quale riflessione sulla vita corrente e quale proposta di una realtà futura che, ci si
ci si augura, possa essere sempre più a misura d’uomo. Il modello estetico propone quest’artista - attraverso i suoi “paesaggi urbani”- è allineato alla “technoetica” e cioè a quei “processi della coscienza” che portano l’individuo: a ripensarsi plurale rispetto al prossimo, sincretico riguardo al comune sentire la storia e il senso di civiltà e pluricentrico riguardo alla visione cosmopolita del mondo. È indispensabile, infine, rimarcare che in questo momento del suo percorso artistico, Giovanni Spinazzola sente essere centrale il “paesaggio urbano” nelle sue composizioni creative. E sente la pittura come una maniera in grado di condurlo verso forti emozioni estetiche ed entusiasmi intellettuali. In queste vedute metropolitane che lui ci propone, l’artista trova, in definitiva, l’essenza del suo esistere e situazioni e condizioni tali da riuscire a proiettarlo in quella dimensione assoluta del fantastico, che il video artista Christian Niccoli definisce essere “dell’essenza del paesaggio percepito come nudità dell’essere”. Uno spazio, ovverosia, dove il senso dell’isolamento, della solitudine, dell’abbandono e dell’emarginazione – intesi quali mali correnti della società moderna - assume i connotati di uno spazio narrativo e romantico, una via estetica da esplorare, alla stessa maniera di come fece (attraverso altri linguaggi espressivi, totalmente differenti da quelli di Giovanni Spinazzola) l’artista statunitense Mark Rothko, il quale si volle addentrare (anche lui in una stagione della sua vita artistica) in una serie di paesaggi urbani, di scene metropolitane e di scorci realistici, che corrispondevano a delle vedute della mente e dell’anima, piuttosto che a delle immagini della realtà e dell’ambiente circostante. Proprio come fa, in maniera differente, Giovanni Spinazzola, tramite il suo linguaggio figurativo.
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NINO TRICARICO a cura di RINO CARDONE
Hegel (il filosofo che può essere indicato come il rappresentante più significativo dell’”idealismo tedesco”) sostenne, nei suoi scritti, che qualsiasi forma sensibile si dimostra insufficiente, in natura, per esprimere, in maniera adeguata, l’intimità dello spirito. E fu lo stesso Hegel ad affermare che l’intuizione artistica, si rivela imperfetta e lacunosa di fronte ad una forma di conoscenza assoluta e totale, qual è la filosofia: che reca con sé - come affermava il filosofo - la “morte dell’arte”, che lo storico Giulio Carlo Argan ricondusse alla crisi irreversibile del sistema delle tecniche tradizionali della pittura, sorpassate da metodiche, estetiche e stilistiche, che possono essere ricondotte alla nascita e allo sviluppo della società industriale e capitalistica. Le considerazioni di Hegel e di Argan hanno segnato, di fatto, un periodo storico dell’arte italiana e internazionale in cui l’espressione creativa, vuoi per il superamento delle diverse tecniche della pittura, vuoi per il crescere di un’arte di relativo “impegno sociale”, 56
non fu più in grado di mostrare e di rappresentare - in maniera aulica com’era stato fino allora - il principio immateriale dell’universo, che è lo spirito. Questo non significa che in questa età di mezzo, tra Novecento e Terzo Millennio, non si è prodotta buona arte significa, invece, che una precisa scelta di campo, compiuta nel mondo dell’arte, portò a una parziale messa da parte della “fabulazione pittorica” a tutto vantaggio di una “fabulazione speculativa” in senso concettuale. Con i suoi quadri, Nino Tricarico mette adesso, per intero, da parte il concetto della “morte dell’arte” e segna - con i suoi dipinti e con i suoi disegni - il riemergere e il rinnovarsi di una pittura e di un disegno fondati su modelli elevati di qualità. E lo fa percorrendo due vie estetiche e stilistiche. La prima è di una “manualità tecnica” (che passa dall’abilità tecnica dell’artista) che è in grado di evocare l’impalpabilità delle emozioni e dei sentimenti: i quali vivono dentro di ognuno, ma non si toccano; si avvertono, ma non appartengono
alla dimensione materiale dell’esistere. La seconda via, percorsa da quest’artista, è di dimostrare che esistono (all’interno delle arti figurative e plastiche) dei percorsi di “affabulazione visiva” che portano l’artista (e di conseguenza il fruitore delle sue opere) a beneficiare di quei “processi creativi” che sono affini e adiacenti: alla “natura sapienziale” della gnosi, agli “elementi peculiari” dell’ingegno umano, alle “proprietà creative” dell’immaginazione e agli “attributi mistici” della spiritualità. Tanto basta per affermare che l’arte di Nino Tricarico segna l’inizio di un nuovo Umanesimo artistico, fondato su un linguaggio della pittura e della scultura dove s’incontrano: armonia, simmetria e perfezione, requisiti, questi, indispensabili - per il cuore e per lo spirito - per trarre piacere e godimento sotto l’”ombrello tutelare” di quel “criterio di verità” che è rappresentato dalla bellezza, che come voleva il teologo svizzero, Hans Urs von Balthasar “è l’ultima parola che l’intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare, quale aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene e il loro indissolubile rapporto. „ La maggiore peculiarità della pittura di Nino Tricarico (incentrata sulla “liricità del colore” e sulla “poetica del gesto”) insieme con il suo disegno (“minimalista” nella quantità e nella tipologia dei “segni ornati” adoperati per l’estensione dell’opera) è di esaltare sia il profondo “senso del sublime” che appartiene all’arte; sia la “dimensione intellettuale” nella quale si colloca dal punto di vista filosofico - il pensiero umano e sia, anche, di aprire delle “finestre” (delle vere e proprie
fenditure) nella percezione di quel “mondo metempirico” e di quella “dimensione metaformale” (fatta di forma/non forma) che trovano la loro “camera di compensazione” in quella “realtà d’intramezzo” della creatività umana, che si colloca a metà strada tra il finito e l’infinito, tra il conosciuto e l’ignoto, tra l’aperto dell’utopia, del sogno, del desiderio e dell’immaginazione, e il chiuso della “realtà esistenziale”, che come spiegò il filosofo danese, Søren Kierkegaard si dipana nei tre stadi dell’essere: quello estetico, quello etico e quello religioso. Ne deriva che le “quinte immaginifiche”, visive e narrative - create da Nino Tricarico - sono in grado di descrivere e di sublimare la grandezza dell’essere umano e il suo continuo innamoramento della Bellezza. © ® - Rino Cardone
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EVENTI
CAMPANIA
“Mito e Natura”.
Unica e indimenticabile la visita alla mostra dedicata a “ Mito e Natura. Dalla Grecia a Pompei “ che è arrivata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e agli Scavi di Pompei, con una miriade di opere d’arte: infatti ne sono più di 200 dall’ ottavo secolo a.C al secondo secolo d.C. di provenienza greca, magnogreca e romana, e tutte rapportate al “ fare” dell’uomo con la natura e l’habitat che lo circondava. Sorge spontanea la domanda : “Come si ponevano gli uomini di quel tempo di fronte alla natura. “ La risposta ci viene data dai reperti ritrovati nelle loro case, sia lussuose che povere, nei templi, nelle manifestazioni sociali e religiose, nei campi e giardini. Sicuramente si deduce che avevano molta cura dei luoghi , rispettavano la natura e la abbellivano con statue e dipinti che raffiguravano anche storie dei loro MIti. Detta mostra ,dopo il grande
successo avuto al Palazzo Reale di Milano,. è visitabile al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e agli Scavi di Pompei,fino a settembre. La mostra racconta come veniva, allora rispettata e amata la “Natura”. Essa era impreziosita da creazioni di giardini che favorivano l’abbellimento di pareti affrescate e di fontane zampillanti. Anche negli oggetti che arredavano gli ambienti si percepisce l’amore per essa. Si potranno ancora ammirare più di 100 reperti archeologici esposti nella grandiosa Sala della Meridiana al Museo di Napoli e nella Piramide allestita nell’Anfiteatro di Pompei .A Pompei, poi ha preso vita un nuovo itinerario di visita, con tappa in sei “domus” in cui sono stati ripristinati gli antichi giardini. t testo Letizia Caiazzo - foto da web
Museo Archeologico Nazionale di Napoli Piazza Museo 19 16 marzo – 30 settembre 2016 Scavi di Pompei, Anfiteatro Piazza Anfiteatro 16 marzo –15 giugno 2016 58
L’opinione Letizia Caiazzo SURREALISMO oltre la REALTA?
Surrealismo, grande movimento culturale, nato verso il secondo decennio del Novecento, che ha coinvolto tutte le arti visive, anche la letteratura e il cinema: la prima mostra di questo movimento venne allestita nel 1925 a Parigi. L’essenza del manifesto era quello di opporsi con tutte le forze ai condizionamenti della società e al formalismo dell’epoca, quindi un movimento di rottura, rivoluzionario, libero da schemi. André Breton fu il principale teorico del Surrealismo che indirizzò gli ultimi sprazzi del Dadaismo verso l’interpretazione dell’ inconscio, sicuramente fu anche influenzato dalla lettura de “L’interpretazione dei sogni “ di S. Freud del 1899 e concepì l’idea di un movimento artistico e letterario, in cui il sogno e l’inconscio avessero un ruolo fondamentale. Prima di Breton il poeta e scrittore Guillaume Apollinare morto nel 1918, parlava già di altra realtà fatta di parole, pensieri , fantasie e immagini che si combinassero fra loro senza freni inibitori, senza razionalità o scopi e fini precostituiti. « Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale. » Queste furono le parole che definirono il Surrealismo nel primo manifesto del movimento del 1924, di cui ricordiamo le sue tematiche principali: amore: inteso come fulcro della vita sogno e follia: considerati i mezzi per superare la razionalità (molti surrealisti ammiravano Freud e Jung) liberazione: dell’individuo dalle convenzioni sociali: : -Fondamentale quindi la liberazione dell’inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo “oltre” la realtà
(sur-realtà) in cui realtà e sogno sono entrambi presenti e si armonizzano dando forma a ciò che è oltre il visibile , anche se si manifesta con immagini nitide e vere ma senza nessun nesso logico che le unisca.. Il Surrealismo è certamente la più “onirica” delle manifestazioni artistiche. Tra gli artisti di arti visive più significativi del Surrealismo , ricordiamo Joan Miró nel suo folle mondo ricco di forme geometriche colorate sospese in cerca dell’io profondo, Max Ernst che scava nell’intimo dell’animo umano; René Magritte che gioca molto sull’illusionismo onirico creando atmosfere ambigue e inquietanti , che ci portano a riflettere. E, naturalmente, c’è Salvador Dalí (“il surrealismo sono io”). Oggi più che mai, secondo il mio essere artista, bisogna rivivere il Surrealismo dando un impulso diverso. l’artista surrealista affermava la libertà della propria anima attraverso l’inconscio e il simbolismo ma, a volte, la racchiudeva in forme originali e particolari che risultavano incomprensibili al fruitore dell’opera. La rottura degli schemi oggi dovrebbe assumere un’altra valenza ovvero quella di risvegliare, attraverso il fare arte, la coscienza dell’ uomo che vive di indifferenza, di egocentrismo e di una politica sociale basata il più delle volte sulla corruzione cercando solo il proprio tornaconto. C’è bisogno di una nuova rivoluzione artistica che eviti schemi precostituiti, o forzatamente innovativi , che dia forza alle idee, che creda in un nuovo positivo e costruttivo per ritrovare un giusto equilibrio di convivenza fra i popoli e fra l’umanità tutta nonché fra l’Habitat che ci circonda.I sogni, il guardarsi dentro, il creare per il “ BELLO “ ci porterà sicuramente verso una Rinascita..., basta crederci e volerlo veramente abbracciando l’umanità tutta attraverso l’ARTE.
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CAVA DEI TIRRENI MIRO’ E I SURREALISTI
Dal 20 febbraio scorso è aperta al pubblico, fino al 20 giugno 2016, la mostra Joan Miró e i Surrealisti. Le forme, i sogni, il potere, promossa e ospitata dal MARTE Mediateca di Cava de’ Tirreni. Il Surrealismo è nato come movimento ufficiale nel 1924 col manifesto redatto dal poeta francese André Breton, movimento d’avanguardia che anelava all’esprimere , con parole e con immagini, il pensiero sia conscio che incoscio, superando la razionalità per dare forza alla fantasia, al sogno, e all’immaginazione. Più di trenta le opere grafiche dell’artista catalano esposte eseguite tra gli anni Cinquanta e Settanta, tutte provenienti da un’ importante collezione privata italiana, dal Centenaire Mourlot (1953) alle litografie della serie Ubu Roi di Alfred Jarry (1966), dalla serie di Je travaille comme un jardinier (1963), fino a Colpir sense nafrar, del 1981, per offrire un escursus
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completo del lavoro grafico di Miró e del suo processo linguistico creativo. Ad esse si si affiancono altre trenta opere di nomi importanti del gruppo surrealista: dal “metafisico” Giorgio de Chirico(1888-1978) al grande Salvador Dalí (1904-1989), da André Masson (1896-1987) all’ideatore del frottage Max Ernst (18911976), dal belga René Magritte (1898-1967) al tedesco Hans Bellmer (1902-1975), dal cileno Roberto Sebastián Matta (1911-2002) al cubano Wifredo Lam (1902-1982). Mirabile percorso espositivo curato da Marco Alfano, con il patrocinio della Provincia di Salerno e del Comune di Cava de’ Tirreni che si concentra sulla ricerca di Mirò e sui principi del Surrealismo dove ben si evidenziano la forma, il sogno, il potere. La mostra è aperta tutti i giorni,anche con visite guidate per inf.089 9485395 - 333 6597109
ANTONIETTA CAMPILONGO
Lilith - olio su tela - cm 100 x 70
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI
CALABRIA
“Il collezionista di venti” di Edoardo Tresoldi a Pizzo
Edoardo Tresoldi è considerato uno degli artisti più importanti della street art italiana. Famoso per le sue installazioni dove cielo e mare vengono racchiusi dentro i contorni delicati di una figura umana o di una cattedrale. Dalla scultura è passato all’architettura perché il suo interesse è sempre stato incentrato sul rapporto uomo-spazio. Per le sue creazioni utilizza la tecnica della rete elettrosaldata e partendo dalla scomposizione della forma crea un cartamodello e quindi scolpisce a mano sulla rete la sua opera. La sensazione che trasmette l’artista è eccezionale. Un paesaggio , un tramonto come afferma lui stesso, non si possono trattenere. Inserendo una statua in mezzo all’ambiente è come se quel paesaggio o quel tramonto restasse imprigionato nella relazione che si crea tra statua e tramonto. Fili metallici intrecciati creano stupende e artigianali sculture scenografiche. Non sceglie musei e gallerie per le sue opere ma piazze e luoghi pubblici e stupisce con
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le sue grandi sculture di fattezze umane di rete metallica, dall’effetto trasparente che si illuminano di notte. Lo scenografo , pittore e scultore milanese spiega come il suo lavoro sia di pazienza, complesso perché non può saldare la rete ma deve unirla con piccoli punti di filo di ferro e basta poco per tagliarsi. A Pizzo in provincia di Vibo Valentia possiamo ammirare una splendida statua dalle fattezze umane in rete metallica realizzata dall’artista milanese appositamente per la città calabra. Collocata ai piedi del castello Murat guarda verso il mare. L’opera non ha invaso l’ambiente e non si è imposta. Il collezionista di venti installata nella caratteristica Pizzo è alta due metri e siede su un muro frale piccole vie del centro e guarda verso le isole Eolie. Di grande effetto , riesce sempre a catturare lo sguardo dei passanti. Alessandra Primicerio
Il Museo archeologico di Reggio Calabria
Entro il mese di maggio sarà inaugurata l’intera esposizione del museo Archeologico di Reggio Calabria che si estenderà su quattro piani dove sarà raccontata la storia della Calabria e di Reggio. Sono tante le bellezze da scoprire. Il maggior richiamo è rappresentato dai Bronzi di Riace rinvenuti nel 1972 nei pressi di Riace Marina. Le statue sono di provenienza greca, magnogreca o siceliota, databili al V secolo a.C. I Bronzi non sono l’unica attrattiva del Museo: ricordiamo la testa di Filosofo e la testa di Basilea, per citare solo alcuni dei tanti reperti presenti nell’edificio. La testa di Filosofo fu rinvenuta nel 1962 in un relitto in mare davanti la spiaggia di Porticello (Villa San Giovanni, RC). Della scultura in bronzo proveniente
sicuramente dalla Magna Grecia e databile a metà del V secolo a.C., resta la testa, mancante di un occhio e parte dei capelli sulla nuca. Vicino alla testa sono stati rinvenuti parti di un mantello e di una mano e gli storici hanno ipotizzato che l’opera poteva rappresentare un filosofo. Proveniente sempre dal relitto di Porticello è anche la testa di Basilea databile al V secolo a.C. I suoi lineamenti sono idealizzati e forse rappresenta una divinità o un nobile personaggio. Ha le caratteristiche tipiche dello stile severo. Le labbra sono serrate e le linee del volto sono più umane. I particolari anatomici sono resi con attenzione. Alessandra Primicerio
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L’opinione
Alessandra Primicerio LO SPAZIO IN MOVIMENTO
Omaggio ad Albert Einstein A cura di Carmelita Brunetti e Alessandra Primicerio Sede espositiva il MAM (museo delle arti e dei mestieri) - Cosenza, corso Telesio Periodo espositivo 8-30 aprile 2016 Un secolo fa, esattamente nel 1916, Albert Einsteinscopre le onde gravitazionali. Lo scienziato ha sempre immaginato l’Universo come un tessuto dello spazio-tempo, dove le onde gravitazionali sarebbero le increspature di quel tessuto. Gli oggetti più leggeri creano meno ondulazioni, quelli più grandi ondulazioni maggiori. Le onde gravitazionali si generano quando due o più oggetti di grandi dimensioni entrano in collisione. Createsi molto probabilmente, dopo il Big Bang sono importanti, perché potrebbe fornire nuove risposte sull’origine dell’Universo. L’arte fu la prima a intuire il cambiamento delle relazioni spazio-temporali. La pittura non poteva competere con la fotografia ei film nellariproduzione fedeledella realtà. Wassily Kandinskye Paul Klee percepirono l’ esigenza di esprimere l’energia emotiva superando definitivamente la dimensione prospettica in una dimensione espressionista della pittura. In particolare Kandinsky fu affascinato dalla relazione tra la composizione musicale e quella artistica. Suono e tempo venivano così a corrispondere ad onde bidimensionali nello spazio e del tempo. Suonare e ascoltare musica sono tecniche potenti che stimolano la capacità di generare immagini del cervello.Albert Einstein fu un violinista appassionato. Della sua musica e della ricerca fisica, Einstein diceva: “Entrambe nascono dalla stessa fonte e sono complementari l’una all’altra…”. I familiari di Einstein osservarono che la musica sembrava favorire il suo processo creativo.“Ogni volta che sentiva di stare per giungere alla fine di un percorso o di una situazione difficile al lavoro” ricorda suo figlio maggiore, ” si rifugiava nella musica, e questo, di solito, risolveva tutte le sue difficoltà.” “facilitava la sua riflessione”. Pablo Picasso nel periodo pittorico “cubista” smontò il sistema percettivo spazio temporale su cui era stata costruita la pittura accademica sulla base della definizione delle regole della rappresentazione prospettica. Prima di Picasso vari artisti cominciarono a svincolarsi dalle leggi della
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costruzione prospettica. La pittura di Paul Gauguin ha una esito bidimensionale, che già la rende antiprospettica. Contemporaneamente Paul Cezanne si impegnò a variare la prospettiva , in modo che le parti che compongono i suoi quadri fossero percepite da angoli di percezione diversi . L’ idea di alterare l’ unicità del punto di vista, coincise con la acquisizione della relatività ‘ scientificamente enunciata da Albert Einstein nel 1905 per cui il tempo dipendendo dallo stato e dal moto dell’ osservatore, non puòpiù essere sincronizzato da un unico punto di vista. Picasso si spinse oltre perché voleva dare una rappresentazione di una molteplicità di punti di vista spaziali, ma tese a dare contemporanea evidenza alla evocazione della forza espressiva di una realtà interiorizzata, la quale attiva direttamente energia emotiva. I grandi scienziati sono artisti diceva Einstein. Lui stesso era un artista. Secondo Albert nelle scoperte scientifiche così come nella creazione di un’opera d’arte intuizione e ispirazione sono importanti. Lo scienziato ha lasciato una rivoluzione non solo scientifica ma anche culturale e nell’arte. Oltre agli esempi citati ricordiamo anche la simultaneità nelle opere di Umberto Boccioni che coglie gli esiti degli studi di Einstein e li interpreta in modo soggettivo. Anche oggi le teorie dello scienziato influenzano gli artisti (Luigia Granata, Rocco Pangaro, Giuseppe Perrone, Gianmarco Pulimeni, Anna Maria Candelise, Inna Varivonchik, Demetrio Giuffré, Emiliano Zucchini) che nell’anniversario dei cento anni dalla nascita di questa eccezionale scoperta sulle “onde gravitazionali” si sono cimentati per dare la loro libera interpretazione. La mostra “Lo spazio in movimento. Omaggio ad Albert Einstein”inaugurata l’8 aprile 2016 sarà visitabile fino al 30 aprile 2016 nelle sale espositive del MAM (museo delle arti e dei mestieri) - Cosenza, corso Telesio. L’evento curato dai critici d’arte Carmelita Brunetti e Alessandra Primicerio sarà itinerante e nel prossimo settembre l’esposizione sarà ospitata nella capitale.
BARBARA PUGLISI
La donna che vedeva oltre la speranza - olio su tela - cm 20 x 60
ARTISTI DEL LAZIO
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EVENTI
SICILIA MARIANNINA COFFA / SGUARDI PLURALI Armando Siciliano Editore
mercoledì 4 maggio 2016, ore 18,00 Sala Gagliardi, via Cavour 9, Noto Interverranno: l’avv. Corrado Bonfanti (Sindaco di Noto), la prof.ssa Marinella Fiume (curatrice dell’opera), gli Autori e l’Editore.
Il Convegno “Mariannina Coffa Sguardi Plurali” ha puntato il focus sul caso della poetessa netina esaminato secondo un’ottica pluridisciplinare di storia politica e sociale, di storia delle donne, di critica letteraria, di storia della medicina e della scienza. Ne è venuto fuori il ritratto di una donna meridionale dell’Ottocento di grande talento e sensibilità, in un certo senso una “privilegiata” perché in grado di esprimersi, pur nei limiti imposti dal costume del tempo. In particolare, il caso della Coffa si presta ad essere letto come esempio dei rapporti contraddittori tra corpi femminili e medicina nella seconda meta dell’Ottocento. La sua storia richiama alla mente quella di generazioni di
donne limitate dal contesto storico – sociale – geografico, alla ricerca di un nuovo protagonismo, alle quali fu negato, quando non fu strappato a prezzo di gravi sofferenze e sacrifici personali, quel risveglio che il Sud Italia intanto stava pur attraversando. Mariannina Coffa interpreta perciò il profondo senso di disillusione e disagio di una intera generazione di uomini e donne che avevano lottato dalle prime file per un profondo, radicale cambiamento politico – sociale e invece assistevano impotenti alla costruzione di una nuova Italia basata sul compromesso e sulla marginalizzazione delle donne e di un Meridione nel cui riscatto avevano sperato. (m. fiume) Vincenzo Medica architetto | designer | direttore di scena Studio Barnum contemporary NotArte artisti associati del Val di Noto via Silvio Spaventa, 4 - 96017 - Noto - Sicilia +39 347 6390763 +39 0931 574797 vimedica@studiobarnum.it www.studiobarnum.it www.notarte.it
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ALEXANDER LUIGI DI MEGLIO
Via Merulana e i suoi platani - olio su tela - cm 130 x 100
ARTISTI DEL LAZIO
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EFFIMERA
Stanze per il contemporaneo a Palazzo Rau della Ferla di Noto. “È strano come l’ETERNITÀ si lasci captare piuttosto in un segmento effimero che in una continuità estesa.” Elsa Morante, Aracoeli, 1982
Noto continua ad essere un eccellente punto di riferimento per l’arte contemporanea. Nell’ambito del sesto Congresso Internazionale delle Arti Effimere, si inaugura, infatti, sabato 30 aprile 2016 alle ore 19, presso le prestigiose sale del Palazzo Rau della Ferla, la mostra-evento d’arte contemporanea dal titolo “EFFIMERA”, organizzata dallo Studio Barnum contemporary in collaborazione con il gruppo Arte al Movimento. Come avvenuto per l’anno precedente, in occasione della Primavera Barocca, il mecenate milanese Giuseppe Zen, ha voluto aprire agli artisti le porte dell’ala destra del palazzo nobiliare, tra i più prestigiosi dell’Area Majoris Ecclesiae del centro storico di Noto, prospiciente la Cattedrale e la piazza del Municipio. La mostra, patrocinata dal Comune di Noto, è dedicata alla memoria del Marchese Pepè Rau della Ferla, originario proprietario degli appartamenti, deceduto lo scorso mese. EFFIMERA presenta una serie di opere ispirate al concetto di Arte Effimera, con questo termine, che deriva dal latino tardo ephemerus e che significa ciò “che dura un solo giorno”, si intende sottolineare l’aspetto transitorio e fuggevole, realizzato con affascinanti installazioni e creazioni di luce, sorprendenti manifestazioni di espressioni estetiche personali, anche brevi, portatrici di segni, codici e valori. I lavori proposti per EFFIMERA sono tutti inediti, non si riferiscono a nessun luogo geografico ben preciso e manifestano chiaramente l’intenzione degli artisti di confrontarsi col proprio immaginario collettivo, col proprio vissuto, in un dialogo fatto di rimandi continui alla dimensione fantastica, a tratti surreale. La mostra-evento si compone di quattro mostre personali degli artisti Claudio Cavallaro, Saverio Magistri, Salvatore Mauro e Vincenzo Medica, oltre ad una mostra collettiva che coinvolgerà alcuni talenti che gravitano intorno al collettivo di Arte al Movimento. Gli artisti invitati sono: Eliana Adorno, Elisabeth Atkinson, Saverio Bertrand, Giuseppe Bombaci, Jacques Cesa, Emanuele Di Quattro, Massimo Di Rocco, Paolo Greco, Alessandro Gurciullo, Ramzi Harrabi, Sebastiano Mortel-
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laro, Matteo Peretti, Francesco Rinzivillo, Sandra Rizza, Piero Roccasalvo Rub, Mela Salemi, Scenapparente, Aldo Taranto, Danilo Torre. Altri artisti invitati, per la sezione Transiti, sono Francisco Benìtez, Salvatore Castellino, Glenda Costa e Paolo Golino
“La Via dell’Angelo”
23 Aprile - 15 maggio 2016 presso il Museo degli Angeli a Sant’Angelo di Brolo (Messina) a cura di Enrico Meo.
Maurizio Carnevali - L'Angelo sulla città - Olio e acrilico su tela, 70x50 cm
“La Via dell’Angelo” è il reinizio di un percorso dove lo spirito contemporaneo recuperi il senso percettivo ed estetico dell’arte mantenendo la vigilanza sul presente e proiettandosi al futuro. L’angelo quindi come metafora di rinnovamento nell’ambito dell’attualità che si riallaccia alla storia, alla ricchezza dei valori e delle sfaccettature semantiche dell’immagine, al carattere enigmatico e complesso dell’esperienza artistica, al godimento dimenticato dell’armonia cromatica e formale. Le immagini pittoriche e quelle scultoree di questa mostra, realizzate in forme elaborate o schematiche, realistiche o
Enrico Meo - L' intruso - acrilico su tela, 100 x120 cm
Antonio Iozzo - Senza titolo - Acrilico su tela, 140x120 cm
Da sabato 23 Aprile e fino al 15 maggio 2016 presso il Museo degli Angeli sarà possibile visitare la mostra “La Via dell’Angelo” a cura di Enrico Meo. Quello degli Angeli è un tema certamente non nuovo ma interessante e direi attualissimo. Messaggeri alati, ma anche angeli metropolitani, sono stati “chiamati” a vestire, attraverso mani sapienti di artisti, le sale di questo museo dedicate alle mostre temporanee. Un breve periodo purtroppo, ma sicuramente bastevole per la comunità Santangiolese e per quella più complessiva dei Nebrodi. La mostra infatti è destinata, partendo da Sant’Angelo di Brolo, ad interessare altre location prima in Calabria e poi in Puglia ma non è escluso che possa interessare le altre cittadine gemellate con il comune di Sant’Angelo di Brolo nella storico evento “gemellangelo” del 2011 nel quale 13 comuni italiani si gemellarono, in un’unica occasione, con la cittadina dei Nebrodi. Nel suo saluto di benvenuto agli artisti presenti all’evento, il sindaco Basilio Caruso ha ribadito il suo impegno a far sì che la mostra possa essere un ulteriore motivo per sviluppare i rapporti con i diversi comuni del gemellaggio. Una indicazione, seppur velata, in tal senso, la leggiamo nel testo in catalogo di Vinny Scorsone: “La Via dell’Angelo di questa mostra poco ha a che fare con la Via Sacra dei longobardi (l’antica via francigena) e con il culto micaelico eppure non si può fare a meno di notare una sorta di corrispondenza tra le opere esposte e il pellegrinaggio che ancora oggi si continua a fare verso il santuario di San Michele Arcangelo in Puglia.” Perché, quindi, non “costruire” una Via dell’Angelo che partendo da Sant’Angelo di Brolo possa avere come destinazione Roma nell’anno giubilare?
simboliche, innovative o fedeli all’iconografia degli angeli, ambientate in architetture attuali o del passato, tutte stabiliscono relazioni comunicando concetti leggibili direttamente o evocati da analogie e dettagli visivi. E specialmente, recuperano il sentimento del tempo, particelle di eternità che oltrepassano i confini delle epoche per introdurre lo spettatore in una sfera atemporale, generatrice di benessere interiore e fisico. Questa operazione dimostra che basare una mostra sulla ripetizione di un’unica immagine, lungi dal comportare monotonia, consegue inaspettati effetti, artistici e percettivi. Ne scaturisce un parallelismo spontaneo tra similitudini e differenze delle opere, e al contempo una visione di armonizzazione dell’insieme tra l’euritmia della gestualità morbida, quasi una danza, dei messaggeri colti nel volo e la rigidezza della stasi che sottolinea l’arrivo dell’inviato speciale alla sua destinazione. Vittoria Butera
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EVENTI
SARDEGNA
SIMPLICITER
Personale di Davide Siddi alla Galleria Esdé di Cagliari
Gli acquerelli di Davide Siddi sono un’oasi nel deserto. Sono un luogo-non luogo in cui regna l’ordine e la razionalità. E’ come indossare un vestito bianco pulito e stirato dopo una giornata di duro lavoro in campagna, al tramonto. L’equilibrio e la sintesi con cui Davide rappresenta i moli di Ponente al tramonto della città di Cagliari rende questi paesaggi quasi irreali e sospesi. Non c’è presenza umana nei quadri del pittore, solo architetture, mercantili e tanto mare. Il mare che lega tra loro le 11 tele da cui traspare la sedimentata esperienza nella rappresentazione architettonica e la maestria nell’uso dell’acquerello che si posa sulla carta come un velo prezioso. Lo studio della luce è preponderante e diviene, come in architettura, materiale da costruzione, elemento per definire spazi e volumi, per creare suggestioni. Alberto Campo Baeza e L’idea costruita. Sono scorci tipicamente cagliaritani. Per chi ha visitato la città sembrerà certamente di ritrovarsi sul luogo raffigu-
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rato e di respirare la brezza marina mentre i gabbiani si alzano in volo dopo un piccolo pasto sul molo. Sorprende “la resa delle atmosfere di quei luoghi poco noti”. Cagliari è proprio così. Davide Siddi ha inaugurato la personale SIMPLICITER il 16 aprile presso la Galleria Esdé in cui espone una selezione di opere realizzate negli ultimi anni e nel corso della quale presenterà il libro “Quaderni cagliaritani”. Nel 2015 viene riconosciuto tra i primi 100 acquerellisti italiani e viene chiamato a rappresentare il padiglione italiano all’evento Fabriano in Arte organizzato dalla International Watercolor Society nella città di Fabriano. Altre informazioni sull’artista figurativo si trovano sul sito personale www.davidesiddi.com. Galleria Esdé www.galleriaesde.com Vico I dei Genovesi, 6 Cagliari
GABRIELE CASALE
Flowers - acquerello su carta - cm 57 x 78
ARTISTI IN LAZIO
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QUARTO PIANETA
Concorso d'Arte Contemporanea 1ª edizione
Il tema è
L’ACCOGLIENZA
Accogliere oggi…, nella cultura del consumo e della precarietà.
Mostra delle opere partecipanti 30/6—2/7/2016
Possono partecipare artisti e studenti singoli o associati di ogni età, con una o più opere anche in più sezioni.
pittura / scultura e installazioni / ceramica / fotografia / arte digitale / grafica / performance / arte ambientale
Iscrizioni entro il
20 giugno 2016 regolamento su:
www.imfi-ge.org facebook.com/Quarto-Pianeta per informazioni:
quartopianeta.arte@libero.it 339 7228865 349 1962421 via G. Maggio 4, Genova Quarto
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I.M.F.I. ISTITUTO PER LE MATERIE E LE FORME INCONSAPEVOLI
Museattivo Claudio Costa
ACCADEMIA LIGUSTICA DI BELLE ARTI
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Comune di Genova !
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ASSOCIAZIONE CENTRO SOCIALE QUARTO
Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Centro Socioriabilitativo FRANCO BASAGLIA