N°14 marzo-aprile 2016 www.rivista20.jimdo.com
periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
EUGENIO CARMI
Edito dal Centro Culturale ARIELE
CENTRO CULTURALE ARIELE Corso Casale, 85 Torino orario: da lun. al sab. dalle 15 alle 19 tel. 011 37 24 087
BRISCESE
IN PERMANENZA
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NINO AIMONE CORRADO ALDERUCCI ERMANNO BAROVERO ENZO BRISCESE ROMANO BURATTI MAURO CHESSA ELVIRO CONI PIERO FERROGLIA ELISA FUKSA ANSELME DISCEPOLO GIRADI DOMENICO LASALA ANGELO MAGGIA PINO MANTOVANI FRANCO MARGARI FRANCESCO PREVERINO DARIO ROSOLEN MARCO RUFFINO MARIO SURBONE GIACOMO TINACCI MARCO VIGO ALESSIA ZOLFO ITALO ZOPOLO
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Ermanno Benetti Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Antonietta Campilongo Alessandra Primicerio Francesco Mastrorizzi Roberta Panichi Enzo Briscese Ludovico Operti Marzia Mandrini Paola Corrias Cinzia Memola Nicolò Marino Ceci
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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 15 alle 19 tel. 011.37 24 087 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
In copertina: opera di Eugenio Carmi
CENTRO CULTURALE ARIELE Arte e Società
E’ diventata una consuetudine individuare gli aspetti critici, alcuni devastanti, che costituiscono la crisi della nostra vita sociale e culturale; le rapide trasformazioni che hanno investito il contesto del lavoro e, di rimando, del quotidiano sono stati in grado di far crollare certezze consolidate e, mentre l’economia stravolgeva, la gestione politica si dimostrava inadeguata nella comprensione degli avvenimenti e devitalizzata di fronte al crescente primato del mondo finanziario globalizzato. Lo spaesamento vissuto dalla collettività si è rivelato incisivo in ogni settore e agli inadeguati provvedimenti non hanno fatto seguito sufficienti sforzi per creare nuove soluzioni ideative e progettuali. Oggi scontiamo l’inerzia e si continuano ad affacciare impellenti interrogativi sul da farsi e, in primo luogo, per trovare la forza propositiva necessaria. In campo artistico si è discusso a lungo sulla comparsa e sulla commistione di nuovi linguaggi, teorie interessanti hanno descritto gli effetti del marasma di immagini che affollano la percezione nel nostro tempo e di contro si è evidenziata l’esistenza di spazi creativi irrealizzabili senza l’ausilio delle nuove tecniche digitali. Il dibattito in corso sembra però arenarsi in mancanza di una bussola e per la presenza di una certa pigrizia che fa ricorso ai secoli precedenti senza apporti significativi, in particolare per quanto riguarda le correnti del secolo scorso (dal surrealismo alla metafisica, dall’ astrattismo all’informale. dal dadaismo alla provocazione a sè stante, dalla concettualità di Duchamp alle installazioni, ..). La lettura del presente artistico appare ostica cosi come è ostacolata l’esigenza di orientamento, ossia il riconoscimento di cosa significhi fare arte oggi. L’impressione che si avverte è quella di un progressivo declino verso una stanca reinterpretazione del passato, senza pathos, chiusa, salvo eccezioni, in una sorta di evasione dal problematico tempo attuale. L’ opera d’arte rischia di vanificarsi a causa della superficialità e dell’insufficiente coraggio nell’ osare la prova, nell’affrontare la fatica, la gratificazione così come il rischio del fallimento. Occorre una spinta che torni a far credere nel futuro e attinga al bagaglio culturale per farne la base di un
successivo slancio creativo. Si sente pressante la necessità di un’arte etica, di una rigorosa coerenza personale, intrisa di intensa bellezza, riscoprendola nel suo significato più profondo. Inventare, uscendo dalle secche di uno strisciante decadentismo, è anteporre la passione poetica come potenza espressiva capace di comunicare e di contribuire alla trasformazione della cultura visiva e del presente in cui viviamo. Una risposta ai nostri interrogativi potrebbe essere rappresentata dai nove punti elaborati da Stefano Zecchi e il poeta Giuseppe Conte “negli anni novanta” hanno elaborato questi nove punti . 1- Facciamo dell’arte azione, la sua forza visibile sia la bellezza. 2- La bellezza è la profonda moralità, il brutto è immorale. 3- Opponiamoci alla decadenza, che è là dove l’arte rinuncia all’essenza della propria creatività. 4- L’estetica è il fondamento di ogni morale. 5- Il mito riporti tra noi anima, natura, eroe, destino. 6- L’eroismo è la sintesi di luce e di forza spirituale. 7- La politica abbia il primato sull’economia, la poesia abbia il primato sulla politica. 8- Il nuovo è il gesto che ama il presente, è aderire alla incessante metamorfosi del cosmo. 9- Impariamo a sperare laicamente. Potrebbe essere questo uno spunto per la risposta ai nostri interrogativi?
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EUGENIO CARMI
E’un mistero, 2012, cm 50x50 acrilici, vernice e collage su juta
Eugenio Carmi (Genova, 17 febbraio 1920 – Lugano, 16 febbraio 2016) è stato un pittore italiano. Esponente dell’astrattismo italiano, nel 1966 ha esposto alla Biennale di Venezia. Eugenio Carmi, esule in Svizzera a causa delle persecuzioni razziali, completa gli studi a Zurigo. Si diploma al liceo classico parificato italiano a Zugo e poi si laurea in chimica al Politecnico di Zurigo. Tornato in Italia dopo la fine della Guerra riprende gli studi artistici (iniziati durante l’adolescenza) a Genova sotto la guida dello scultore Guido Galletti (1946) e a Torino come allievo di Felice Casorati. Segue la lezione casoratiana fino all’inizio degli anni ‘50, quando la sua pittura passa dal figurativo all’informale.
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Nel 1952 sposa Kiky Vices Vinci, giovane artista che conosce a Genova nel 1945 e con la quale, fin dall’inizio aveva condiviso le stesse passioni non solo per l’arte ma anche per la letteratura, il cinema, il teatro. Sono di questo periodo piccole tele e carte che raffigurano scorci di Genova colpita dalla guerra, realizzate sia da Eugenio che da Kiky. Kiky Vices Vinci in seguito continuerà il suo percorso artistico creando quadri tridimensionali in cartone rigorosamente bianco, gioielli e sculture, preferendo però rimanere nell’ombra e fare pochissime mostre. Nel 1956 dal centro di Genova si trasferiscono a Boccadasse, borgo di pescatori nella periferia della città: qui nascono Antonia, Stefano e Valentina, che si aggiungono alla prima figlia Francesca, nata nel 1952. È a Boccadasse che Carmi
apre il suo primo studio di pittura, mentre contemporaneamente lavora come grafico pubblicitario e diventa membro dell’Alliance Graphique Internationale (1954). Sono questi per Carmi anni estremamente fertili nei quali alla costante attività di pittore nel suo studio affianca iniziative artistiche tra le più importanti degli anni sessanta in Italia. Dal 1956 al 1965 è responsabile dell’immagine per l’impianto siderurgico di Cornigliano (Italsider). Insieme a Gian Lupo Osti, direttore generale dell’Italsider e uomo colto e illuminato, e insieme a Carlo Fedeli, capo ufficio stampa, Carmi persegue l’idea che l’industria deve fare cultura ed è in quest’ottica che
progetta e realizza operazioni visive e culturali d’avanguardia. Inoltre è responsabile di tutta l’immagine coordinata dell’azienda, per la quale realizza progetti rivoluzionari come la serie di cartelli antinfortunistici su cui scrisse anche Umberto Eco come esempio geniale di semiotica industriale. Dal 1957 al 1965 ricoprirà il ruolo di direttore artistico della rivista aziendale Cornigliano. In questo periodo il ferro e l’acciaio sono materiali che Carmi incontra tutti i giorni e che diventano per lui un forte stimolo creativo. Nella sua prima mostra personale - presentata da Gillo Dorfles nel 1958 alla Galleria Numero di Firenze - protagonisti sono proprio gli smalti su acciaio e dal 1960 realizza diverse opere in ferro e acciaio saldati e le latte litografate. In ferro e acciaio è l’opera che nel 1962 presenta a Spoleto alla mostra Sculture nella città, organizzata da Giovanni Carandente nell’ambito del V Festival dei Due Mondi. In questo periodo coinvolge nelle sue iniziative amici artisti e intellettuali (Victor Vasarely, Umberto Eco, Max Bill, Konrad Wachsmann, Furio Colombo, Ugo Mulas, Kurt Blum,Emanuele Luzzati, Flavio Costantini) non soltanto all’interno della politica culturale dell’Italsider, ma anche nell’attività culturale della Galleria del Deposito, che Carmi fonda proprio a Boccadasse nel 1963. La Galleria del Deposito con i multipli intende proporre un’arte seriale accessibile a un pubblico più vasto e si pone all’interno delle discussioni internazionali sull’Arte Moltiplicata, rappresentandone uno degli esempi più importanti.
Da Pitagora a Eraclito, 2012, cm 100x100 acrilici, vernice e collage su juta
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di arte cinetica e audiovisiva e realizza anche quelli che chiamerà segnali immaginari elettrici che saranno anche al centro di un’installazione provocatoria nelle strade della città di Caorle. È in questa fase che nel 1966 è alla XXXIII edizione della Biennale di Venezia con l’opera elettronica SPCE (struttura policiclica a controllo elettronico), che gli vale anche l’invito da parte di Pierre Restany a partecipare con opere elettroniche alla mostra SuperLund in Svezia. Nel 1971 si trasferisce con la famiglia a Milano, dove stabilisce il suo studio. A questo punto, pur con incursioni in altri campi paralleli come la realizzazione di specchi e vetrate, la pittura, e sporadicamente la scultura - cui si era avvicinato nel periodo dell’Italsider - è al centro della sua attività. È proprio all’inizio degli anni ‘70 che approfondisce il linguaggio geometrico, già aperto con alcune esperienze precedenti (i cartelli antinfortunistici per l’Italsider, alcuni multipli per il Deposito e i segnali immaginari elettrici), sostituendolo a quello informale. Spirale Aurea, 2012, cm 70x70 acrilici, vernice e collage su juta
L’amicizia e la stima reciproca che lo lega a Umberto Eco ha in questo periodo due frutti molto importanti: le favole per bambini e Stripsody. Nel 1966 per la casa editrice Bompiani escono tre favole di Eco illustrate da Carmi e poi rieditate nel 1988 con nuove illustrazioni di Carmi e una favola in più. Stripsody è un progetto musicale sulle sonorità del fumetto, ideato e poi interpretato dalla geniale cantante Cathy Berberian, con testi di Eco e illustrazioni di Carmi. Eugenio Carmi sempre affascinato dalle nuove possibilità tecnologiche, tra gli anni 60 e 70, è autore di opere sperimentali
Miraggio, 2008, cm 100x80 acrilici e vernice su juta
Il sogno di Eva dopo il peccato originale, 2009, acrilici e vernice su juta - cm 120x100
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Nel 1979 realizza una rivista – che rimarrà numero unico – dal nome Res Publica, per la quale ottiene i contributi di intellettuali e artisti, tra i quali Umberto Eco, Antonio Porta,Gillo Dorfles, Richard Paul Lohse, Arnaldo Pomodoro, intorno al tema della civiltà dell’immagine. Dagli anni ‘80 tra le sue tele compare la juta che anticipa il successivo ritorno alla dimensione materica. L’evoluzione della sua arte, definitivamente approdata al linguaggio della geometria è in continua e graduale evoluzione. Sempre attraverso l’astrattismo geometrico, le sue forme si avvicinano sempre più al rapporto con la spiritualità. Nel 2001 viene nominato Accademico di San Luca.
Infinito, 1992, cm 100x100 acrilici su juta Memorie, 2002, cm 150x130 acrilici su juta
Nel 2011 è presente, per la seconda volta, alla Biennale di Venezia. Da sue opere originali sono state realizzate acquetinte e serigrafie, spesso commissionate da istituzioni pubbliche e private. Muore il 16 febbraio 2016, in una clinica di Lugano, un giorno prima del suo novantaseiesimo compleanno.[2]
Fuga nell’infinito, 1989, cm 120x120 acrilici su juta
EUGENIO CARMI
Tentativo di fuga, 1993, cm 100x80 acrilici su juta
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EVENTI
PIEMONTE
Matisse e il suo tempo Palazzo Chiablese, Piazzetta Reale, Torino dal 12 dicembre 2015 al 15 maggio 2016 informazioni e prenotazioni 011.02 40 113 La forza espressiva e la vitalità cromatica di Henri Matisse approdano il 12 dicembre a Palazzo Chiablese per la mostra “Matisse e il suo tempo”. L’esposizione torinese è un viaggio alla scoperta del grande precursore delle avanguardie storiche nella prima metà del Novecento. Sono 50 le opere dell’artista francese e 47 firmate da molti altri nomi di fama internazionale tra i quali Miró, Derain, Renoir, Bonnard, Modigliani e Picasso: raccontano le amicizie, gli scambi culturali e la vitalità artistica della capitale francese nel periodo in cui vi operò il Maestro del fauvismo. “Ho lavorato per arricchire la mia intelligenza, per soddisfare le differenti esigenze del mio spirito, sforzando tutto il mio essere alla comprensione delle diverse interpretazioni dell’arte plastica date dagli antichi maestri e dai moderni.” (Henri Matisse). Si assiste ai continui confronti che colgono lo “spirito
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del tempo” attraverso sottili influenze reciproche e fonti comuni d’ispirazione artistica, portando ad una maggiore conoscenza del Modernismo degli anni Quaranta e Cinquanta, un periodo artistico per alcuni aspetti ancora a molti estraneo. Il percorso biografico dell’artista è scandito dal suo esordio con il simbolista Gustave Moreau (negli ultimi anni dell’Ottocento) alla prima esposizione pubblica del gruppo Fauves al Salon d’Automne del 1905, passando per le ultime carte dipinte e ritagliate e la scomparsa negli anni Sessanta. Fino al 15 maggio le sale di Palazzo Chiablese ospitano l’universo di Henri Matisse, fondatore del gruppo Fauves, osservatore critico del cubismo, discepolo di Renoir, Signac e Bonnard, maestro d’accademia, grande rivale di Picasso e precursore dell’Espressionismo Astratto americano.
MARCELLO LA NEVE
Origini - 2016 - olio su tela - cm 60 x 80
20 ARTISTI IN CALABRIA
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ALEX OGNIANOFF
Il pentagono magico - 2004 - cm 180 x 240 - olio su tela
Di origine bulgara, da sempre a Torino, Alex Ognianoff si è formato al Liceo Artistico dell’Accademia Albertina sotto la guida di Mauro Chessa, Sergio Saroni, Renzo Regosa e poi con Raffaele Pontecorvo. Creativo a Torino Esposizioni, si
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ricordano in particolare le locandine del Palaghiaccio del 1969 e “in vacanza siamo tutti bambini…” del 1975. Art Director al gruppo G illustra nel 1980 il manifesto per la birra Wuhrer: “La birra è fatta, facciamo gli italiani”.
Insegnante di figura disegnata al Liceo Artistico di Ivrea e di Iillustrazione all’Istituto Europeo di Design, ha contemporaneamente sviluppato un’intensa attività di ricerca espressiva ed espositiva.
Echi di San Romano - 2008 - cm 40 x 80 - olio su tela
La Pulzella D’Orleans - 2008 - cm 80x80 - olio su tela
In quarant’anni di esperienze, il suo discorso ha trovato significativi punti di riferimento nelle mostre a partire dal debutto alla galleria “Il Ponte” nel 1964, alla galleria “Cassiopea” e da “Quaglino Incontri” a Torino, alla galleria “Borgo Pinti” di Firenze e alla galleria “10” di Padova. In seguito suoi lavori sono stati inviati alla 3^ Biennale
Il Duca di Genova - 2008 - olio su tela - cm. 60X60
d’Arte Sacra a S. Giovanni Rotondo, alle gallerie torinesi “La Cittadella”, “Nuova Albertina”, “Promotrice delle Belle Arti, “Raduno Pittori Piemontesi ad Amalfi”, “Davico”, “Studio Laboratorio”, “Berman” e “Spazio Arte Vergnano“ a Chieri.
Davanti al conservatorio - 2008 olio su tela cm. 60X60
Atterraggio al tempio - 2009 - olio su tela - cm. 60x60
L’approdo - 2009 - olio su tela - cm. 40x80
Il grande fiume - 2008 - olio su tela - cm. 40x80
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personale di MARCO LONGO
personale di CLAUDIO BRUNELLO
personale di GIUSEPPE DE FILIPPO
Corso Casale, 85 Torino
Tripersonale
dal 9 al 23 aprile 2016 dal lunedĂŹ al sabato dalle ore 15 alle 19 12
Inaugurazione mostra 27 FEBBRAIO dalle 17,30
MARCO COTRONEO
Aereal Views- 2015 - t.m. su tela - cm 50 x 70
20 ARTISTI IN CALABRIA
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Corso Casale, 85 Torino
crocevia di linguaggi astratto-informali: trasmutazioni e dissolvenze visive personale di GINA FORTUNATO LUCE COSMICA dal 19 marzo al 2 aprile 2016 dal lunedì al sabato dalle ore 15 alle 19 Da sempre sono stata affascinata dal voler comprendere i meccanismi celesti, in quanto costituiscono un importante legame tra cielo e terra, tra uomo e Dio. Una lunga investigazione sulle varie dinamiche astrali mi ha indotto a scoprire che esiste una forte analogia con le dinamiche relazionali tra gli esseri umani.
… - Devo dire che stasera sono stato piacevolmente sorpreso, perché “Intime Cromie” non è una mostra di pittura astratta – nella quale non mi ci ritrovo da profano ovviamente – ma l’espressione dei Sentimenti più nobili con una tecnica che fa proprie le “strutture” classiche coniugandole con maestria ad un’espressione intima che dà Vita ad Opere di grande trasporto, comunicazione e sentimento. - … Carlo Scelzi
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La serie di opere sulla Luce Cosmica, che ho cominciato ad eseguire dalla seconda metà dello scorso anno, non è altro che un ripercorrere tali dinamiche riproducendole a mio modo, con l’intento di esaltare i bagliori e la luce conturbante dell’incontro tra luce e terra. Gina Fortunato
GINA FORTUNATO nasce a Spinazzola,in provincia di Bari, nel 1964. Si forma all’Accademia di Belle di Bari, frequentando il corso di Scenografia. Dal 1990 si trasferisce a Vignola in provincia di Modena dove apre uno studio di pittura facendone un mestiere per la vita, dopo aver lavorato per anni nel pubblico impiego.
Corso Casale, 85 Torino
crocevia di linguaggi astratto-informali: trasmutazioni e dissolvenze visive COLLETTIVA DI MARZO
dal 19 marzo al 2 aprile 2016 - dal lunedĂŹ al sabato dalle ore 15 alle 19
Paola Calcatelli
Silvia Grandi
Anna Maria Miccoli
Michele Revellino
Arianna Cimma
Diego Grangetti
Marina Monzeglio
Graziella Valeria Rota
Antonio Fortunato
Maria Halip
Franca Musso Binello
Marco Vigo
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Corso Casale, 85 Torino
NO ALLE LANTERNE ROSSE...
Luci, ombre e buio sulla condizione femminile dal 27 FEBBRAIO AL 12 MARZO 2016 dal lunedĂŹ al sabato dalle ore 15 alle 19 Inaugurazione mostra 27 FEBBRAIO dalle 17,30 FINISSAGE 8 marzo dalle 17,30
collettiva di Antonella Bartolone, Marta Bettega, Lucia Bizzari, Paola Calcatelli, Valentina Campagni, Mirella Caruso, Anna Cervellera, Arianna Cimma, Isabella Corcelli, Fiorella Corte, Silvana D’Urso, Gina Fortunato, Elisa Fuksa Anselme, Erminia Gebbia, Viviana Gonella, Maria Halip, Carla Icardi, Laura Lepore, Clara Mastrangelo, Anna Maria, Miccoli, Gabriella Montini, Marina Monzeglio, Anna Maria Moretto, Franca Musso Binello, Ester Pairona, Lodovica Paschetta, Raffaella Pasquali, Carla Perona, Angela Policastro, Raluca Misca, Venere Rizzo, Valeria Graziella Rota, Maria Grazia Ruggiu, Carla Silvi, Antida Tammaro, Gianna Tibaldi, Marilena Vercellino,
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Rosanna Vottero, Wally Waser, Chiara Ziganto
DIGITAL ART
La digital art, riguarda le forme d’arte elaborate in forma digitale, ossia l’arte modificata artisticamente in forma parziale o totale al computer. Essa sta in maniera rapida raggiungendo – per non dire “uguagliando”- il riguardo fino a poco tempo fa concesso a forme d’arte storicamente convalidate come la scultura, la pittura e il disegno. Non èquindi più possibile considerare la digital art come genere marginale in quanto compete egregiamente con opere di ottimo livello artistico per creatività, abilità tecnica di “mestiere”, e poetica. Abbiamo perciò ritenuto indispensabile dedicarle uno spazio particolare organizzando una mostra dedicata esclusivamente ad artisti digitali, professionisti nel loro settore e capaci di raggiungere picchi di comunicatività e lirismo. Dal 30 aprile al 14 maggio 2016 ci sarà presso il nostro spazio espositivo una rassegna di digital art intitolata “Digital art: le nuove vie dell’arte”. Pertanto invitiamo tutti gli artisti digitali ad inviarci due foto delle loro opere entro la fine di marzo e saremo lieti di visionare e selezionare i lavori destinati a partecipare all’esposizione sopracitata. L’evento sarà gestito promozionalmente sulla rivista20 e anche tramite un apposito catalogo virtuale e cartaceo della mostra.
Aspettiamo di ricevere le vostre immagini numerosi!
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EVENTI
LOMBARDIA
“IL SIMBOLISMO, ARTE IN EUROPA” dalla bella Epoque alla “Grande Guerra” Milano, Palazzo Reale - 3 febbraio – 5 giugno 2016
Sono esposte un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture e grafiche, molte delle quali per la prima volta in Italia. E’ la prima grande mostra in programma nel 2016 a Milano ed è dedicata a uno dei movimenti artistici che hanno marcato il passaggio dall’Ottocento al Novecento, segnando il superamento della rappresentazione oggettiva della realtà e approdando ad una dimensione più intima e soggettiva della reale.mIl percorso suggestivo e affasci-
nante si snoda tra le 24 sale del piano nobile di Palazzo Reale. In mostra ci sono anche opere esposte per la prima volta in Italia. “Carezze” (L’Arte), La donna ghepardo di Fernand Khnoff, la testa di Orfeo galleggiante sull’acqua di Jean Delville, l’enorme, sublime opera di Ferdinand Hodler, intitolata L’Eletto e il Silenzio della Faoresta di Arnold Bocklin. Ad accompagnare il visitatore saranno le poesie di Baudelaire tratte dalla raccolta “I fiori del male”.
La mostra mette per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a dipinti, oltre alla scultura e un’ eccezionale selezione di grafica, provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private. Nelle varie accezioni in cui si è manifestato in Europa – dall’Inghilterra alla Francia, dal Belgio all’area nordica, dall’Austria all’Italia – il Simbolismo ha sempre dato un grande rilievo ai miti e ai temi che coincidevano con i grandi valori universali della vita e della morte, dell’amore e del peccato, alla costante ricerca dei misteri della natura e dell’umana esistenza. Una delle sezioni più scenografiche della mostra è composta dalle sale dedicate alla Biennale del 1907: una
straordinaria vetrina di confronto tra l’arte italiana più evoluta, cresciuta anche dal confronto con le grandi mostre della Secessione di Berlino e di Vienna. Giulio Aristide Sartorio è presente con l’imponente ciclo pittorico Il poema della vita umana, realizzato per la Biennale del 1907, la stessa dove venne allestita la famosa Sala dell’Arte del Sogno che ha rappresentato la consacrazione ufficiale del Simbolismo in Italia.il percorso espositivo si svolge poi tra atmosfere e dimensione oniriche e il visitatore attraversa le sale della mostra passando dalle rappresentazioni demoniache di Odillon Redon, alle rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau, al vitalismo di Ferdinand Hodler, al colorismo dei Nabis.
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FRANCO BITONTI
Cavallo introspettivo- 2014 - Bronzo - cm 50 x 60 x 30
20 ARTISTI IN CALABRIA
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EVENTI
LIGURIA
Alessandro Magnasco (1667-1749) Gli anni della maturità di un pittore anticonformista Dal 25.02.2016 al 05.06.2016 Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco - Via Garibaldi,11 - Genova
A Genova, dopo Parigi, la mostra sul grande pittore genovese. “Alessandro Magnasco - gli anni della maturità” è una mostra centrata sulle opere più belle della produzione tarda di uno dei pittori italiani che per le sue scelte artistiche decisamente anticonformiste risulta tra i più interessanti e importanti del suo tempo anche perché ha precorso aspetti della pittura a lui successiva. Grazie alla collaborazione eccezionale fra la Galerie Canesso di Parigi e i Musei di Strada Nuova di Genova, città natale dell’artista, la mostra raduna oltre venti opere di Alessandro Magnasco (1667 – 1745), provenienti da raccolte pubbliche e private italiane e straniere. L’esposizione, che ha inaugurato alla Galerie Canesso a Parigi il 24 novembre 2015, si sposta ora a Genova, ai Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco, dal 25 febbraio al 5 giugno 2016, arricchita di due importanti opere, che a Parigi non erano state prestate, e di uno specifico allesti-
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mento curato dal maestro Pier Luigi Pizzi. Le collezioni civiche genovesi concorrono all’esposizione con quattro loro opere, tra le quali Il pittor pitocco del Museo Giannettino Luxoro e, soprattutto, il celeberrimo Trattenimento in un giardino di Albaro, considerato il capolavoro assoluto dell’artista, che invece appartiene alle collezioni dei Musei di Strada Nuova. Con l’arrivo del dipinto del Palazzo Reale di Pisa e di quello del Musée du Louvre di Parigi (in deposito perpetuo al MAHJ, Musée d’art et d’histoire du Judaïsme) l’edizione genovese della mostra comprende 23 capolavori dell’artista: i due prestiti che si aggiungono risultano di particolare importanza dato che permettono di ricomporre due coppie di opere en pendant – Sant’Agostino e l’angelo e Sant’Antonio da Padova predica ai pesci; Offerta a Plutone e Funerale ebraico - che la storia del collezionismo ha diviso, sicché questa sarà l’unica occasione per rivederle insieme.
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GIANLUCA MOTTO “effimeREali” dal 18 marzo al 9 aprile 2016 Prosegue la ricerca pittorica di Motto. Iniziata con la frequentazione dei corsi di Renzo Borrella presso l’Officina Bottega d’Arte, già nelle prime mostre (1999) veniva riconosciuta all’artista “vivacità intellettiva e piacere della sperimentazione seria e motivata”. Oggi Motto ha raggiunto un’acuta coscienza del proprio registro espressivo. Nei suoi dipinti, scevri da inopportune leziosità, colori mescolati e sfumati accennano forme che “rivelano ciò che i singoli elementi non dicono”. Non importa cosa Motto dipinge. Va oltre l’immagine e, esaltando le peculiarità, non solo formali, del soggetto ritratto, ne trae spunto per riflessioni sulla condizione umana. Nei suoi dipinti emerge così la piena coscienza della precarietà di tutte le certezze dell’uomo e la pennellata evanescente dell’artista diviene lo strumento ideale per descrivere il continuo
succedersi dell’effimero e reale, il pulsare incerto della vita in cui anche la felicità è fragile ed impalpabile … come le ali di una farfalla. La farfalla, al centro di questa ultima serie di dipinti, è “un tema antichissimo e classico che, da sempre, è metafora di ciò che si trasforma e che è intrinsecamente fragile”. In “effimeREali” le farfalle ritratte da Motto sono tutte “attraversate da un fremito: se le guardi hai l’impressione che siano sul punto di scomparire, di volare via, passando ad un’altra dimensione, ... Pensieri fugaci in forma di farfalle che meditano sugli equilibri instabili della vita, sulla ricerca della bellezza e della felicità, istanti di eden provati o solo sfiorati che ci accompagnano”, scrive Marzia Ratti, storica d’arte contemporanea autrice della critica pubblicata sul catalogo della mostra.
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LUISO STURLA “Natura e popolazione” 5 Marzo - 30 Aprile 2016
Galleria Cristina Busi
LUISO STURLA - Nasce a Chiavari nel 1930. Frequenta il Liceo Barabino di Genova. Con altri artisti chiavaresi fonda il gruppo “I pittori del Golfo” e con essi inizia la sua “avventura” pittorica. Nel 1953 aderisce al MAC (Movimento Arte Concreta) entrando così in contatto con i più importanti pittori astratti milanesi e non. Nel 1960 è a New York dove approfondirà la conoscenza dell’arte e degli artisti americani. Nel 1962 si trasferisce a Milano. Oggi vive e lavora a Chiavari e rappresenta un punto di riferimento importante nel panorama nazionale della pittura informale. Una pittura “Informale-naturalistica” dove stratificazioni
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di forme, di frammenti, di memorie raccontano il mistero che sempre attrae ed ispira l’artista. Nell’opera di Luiso Sturla nulla è lasciato al caso, nemmeno i titoli, molto importanti perché è attraverso di essi che siamo trasportati in luoghi precisi da cui partire per un viaggio ricco di trasformazioni e suggestioni. In questa prossima esposizione saranno presentate opere inedite, quasi tutte dipinte nel 2015 a dimostrare quanto l’artista sia attivo e come il suo percorso creativo prosegua con instancabile entusiasmo, con una curiosità che lo porta tutt’ora a rinnovarsi. Maria Cristina Busi
via Martiri della Liberazione 195 - Chiavari (Ge) +39 0185 311937 www.galleriacristinabusi.it
NATALE DE LUCA OLTRE dal 18 febbraio al 31 marzo
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C A P O V E
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“OLTRE”
Nel testo critico alla mostra del pittore genovese, Stefania Ghiglione scrive: “Perché questo titolo? Perché l’artista si è posto un limite da oltrepassare oppure un traguardo che presuppone un nuovo inizio? De Luca nasce orafo e inizia presto un parallelo, personale percorso pittorico. Esperienza che attraversa le fasi della grafica pubblicitaria, delle prime mostre in ambito figurativo, delle “Terre” (utilizzo di pigmenti naturali), dell’operare a pastello, ad acquerello, ad acrilico, a olio. Sempre con estrema attenzione alle scelte cromatiche e tonali in armonioso accordo, alla riflessione sui rapporti tra pura astrazione e dimensione lirica, all’alternanza delle forme e delle loro relative percezioni, supportate da una padronanza tecnica in grado di avvolgere morbidamente queste sensazioni visive. Sensazioni anche tattili, nel caso delle discrete
presenze delle “Terre” ed anche psicologiche, nel caso dell’impatto di alcune “Forme-materia-colore” molto vivaci. Il suo linguaggio informale, nello svolgersi di una vita lavorativa intensa e ricca di riconoscimenti, conduce ad una visione “oltre”, diversa, una più intima consapevolezzaspontaneità, in una particolare, vibrante ed affascinante sintesi. “Dipingere è per me una vera e propria avventura quotidiana”, in un “gioco di rimandi alla doppia lettura, ottica e mentale” e con una sottile “tensione equilibrata in silenziose relazioni, intessute di slanci vitali”, nate dall’osservazione “acuta, infinitamente paziente, della Natura”. Colore, luminosità, spazio, gesto e su tutto la forza di una fantasiosa capacità espressiva nello stesso tempo rigorosa e delicata.
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EVENTI
VALLE D’AOSTA
Golden Age. Rubens, Brueghel, Jordaens.
Pittura olandese e fiamminga dalla Collezione Hohenbuchau Forte di Bard 5 dicembre 2015 - 02 giugno 2016 Associazione Forte di Bard Tel. 0125 833811 info@fortedibard.it www.fortedibard.it
In mostra 114 dipinti, molti di grandi dimensioni, rappresentativi del Secolo d’Oro della pittura fiamminga e olandese del Seicento e Settecento: il nucleo più cospicuo è stato concesso in prestito dalla Collezione Hohenbuchau, straordinaria raccolta privata in deposito permanente nelle gallerie della Collezione del Principe del Liechtenstein a Vienna, affiancato da una preziosa serie di opere di proprietà del Principe del Liechtenstein, a conferma del legame fra la Collezione del Liechtenstein e il Forte di Bard. La Collezione Hohenbuchau, creata dalla passione e dalla competenza di Renate e Otto Fassbender, è una delle più grandi e complete collezioni al mondo d’opere d’arte barocca dell’Europa settentrionale raccolte negli ultimi decenni, ed è principalmente composta di dipinti di artisti olandesi e fiamminghi del diciassettesimo secolo. I dipinti dei pittori olandesi e fiamminghi da sempre sono stati oggetto di grande ammirazione, essendo collezionati per il loro naturalismo e maestria tecnica. Le 98 opere della Collezione Hohenbuchau, esposte al Forte di Bard per la prima volta in Europa, e per la prima volta al mondo in versione integrale, costituiscono un eccezionale corpus che data dal tardo Cinquecento agli inizi del Settecento, della cosiddetta Golden Age fiamminga e olandese. Ogni genere di questa importante stagione artistica è qui efficacemente rappresentato: scene storiche, ritratti,
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pittura di genere, paesaggi, marine, e soprattutto le nature morte, nelle numerose varianti iconografiche: rappresentazioni floreali, di banchetti, di frutti, pitture animaliste, scene di caccia e pesca. Gli artisti fiamminghi e olandesi solevano specializzarsi in temi e stili prescelti e collaboravano volentieri fra loro, concetto forse anomalo in una realtà moderna dell’individualismo artistico. Capitava che più artisti lavorassero su un unico quadro, ognuno con la propria specializzazione; per esempio le figure, i paesaggi o le nature morte. Tra le 16 opere delle Collezioni del Liechtenstein, integrative del corpus Hohenbuchau, si segnalano assoluti capolavori come le opere di Cranach il Vecchio, van Dyck, Jan de Cock, Gerard Ter Borch e degli italiani Domenico Tintoretto, Perino del Vaga, Gabriele Salci e Alessandro Bonvicino da Brescia.
NATINO CHIRICO
Ritmo vitale - (2015) - olio, acrilico, metacrilato e tecnica mista - cm 90 x 90
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EVENTI
VENETO
ANDREA SCHIAVONE E GLI SPLENDORI DEL RINASCIMENTO VENEZIANO AL MUSEO CORRER
IN MOSTRA 140 OPERE DA TUTTO IL MONDO E 80 LAVORI DEL MAESTRO MAI RIUNITI PRIMA Nello straordinario scenario della pittura rinascimentale veneziana, in quel concerto polifonico che vedeva eccezionali personalità primeggiare in laguna, e da qui in Europa, la figura e il “suono” di Andrea Meldola detto Schiavone(Zara, 1510 c. – Venezia, 1563) s’imposero fin da subito come novità dirompenti, scardinanti e in certo modo enigmatiche. Un linguaggio pittorico il suo assolutamente nuovo e spregiudicato, tanto che Schiavone, già pochi anni dopo l’arrivo a Venezia (avvenuto forse intorno al 1535), spaccò l’opinione pubblica e divise la critica: chi come l‘Aretino lo stimava e gli era amico, chi come il Pino non nascondeva il suo disprezzo. Un artista dunque “fuori dal coro”, affascinante e moderno, sul quale si fa finalmente il punto dopo decenni di studi e ricerche, con la mostra”Splendori del Rinascimento Veneziano. Andrea Schiavone tra Tiziano, Tintoretto e Parmigianino” in programma al Museo Correr a Venezia, dal 28 novembre 2015 al 10 aprile 2016. 26
GIOVANNI FATTORI Palazzo Zabarella, Padova
Dal 24 ottobre 2015 al 28 marzo 2016
Mostra antologica che ripropone al grande pubblico l’immagine di Giovanni Fattori, uno dei maggiori protagonisti dell’arte europea. La mostra, curata dai più accreditati esperti del pittore livornese, Francesca Dini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, presenta oltre cento dipinti, in grado di ricostruire, attraverso un avvincente taglio cronologico e insieme tematico -¬ dallo spavaldo Autoritratto del 1854, dove riusciva già a rivelare la forza rivoluzionaria della sua pittura, agli ultimi capolavori eseguiti agli inizi del Novecento, la straordinaria versatilità di una lunga vicenda creativa che lo ha visto cimentarsi con tematiche e generi diversi. All’interno del percorso espositivo si darà conto anche alla sua produzione grafica, con una sezione che presenterà una decina di fogli incisi ad acquaforte su zinco.
“Piantoni. Il muro bianco (In vedetta)” 1874 olio su tavola – Fondazione Progetto Marzotto Le celebri tavolette, i dipinti monumentali di soggetto risorgimentale, i magnifici ritratti, le scene di vita popolare saranno riuniti in una grande mostra che riproponga al
pubblico l’assoluto protagonista, non solo della pittura macchiaiola, ma anche del naturalismo di fine secolo. Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908) è stato certamente anche per la lunga vita, la qualità, il numero dei quadri realizzati, un protagonista di livello europeo.
La sperimentazione della macchia cui lui ha dato un contributo decisivo, è stata solo una delle fasi di un’esperienza di maggiore e più vario respiro. Se nelle tavolette, come la famosa “Rotonda di Palmieri”, ha saputo dialogare con il Quattrocento Italiano, pur riuscendo a concepire una visione assolutamente moderna, nei dipinti successivi di grande formato ha saputo raggiungere una dimensione epica che lo accosta al realismo di Courbet. La pittura di Fattori, un artista impegnato sempre fedele a se stesso, è riuscita, soprattutto nella rappresentazione delle grandi battaglie de Risorgimento o della vita dura del popolo della Maremma, a rendere una fase della storia italiana con un respiro che ricorda la letteratura verista di Verga o la poesia di Carducci. La mostra consentirà di mettere a confronto non solo temi diversi ma anche differenti soluzioni stilistiche che dimostrano l’evoluzione dell’artista. La sua grandezza è stata nella capacità di interpretare tematiche universali, come appunto l’eroismo, la pietà, il lavoro, la morte, che emergono nei suoi ultimi capolavori tra i quali “Lo staffato” con una forza straordinaria da far pensare a Goya.
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ANGELO BUONO
Angelo Buono ,Pittore,Scultore,design e operatore culturale. E’ nato a Torre del Greco (NA) il 29/07/1949. Risiede e opera a Genova, Dopo gli studi artistici con maestri quali A.Bresciani . R.Barisaani , D.Spinosa ,G.Capogrossi ,E.Greco .C.Alfano, L.Ferrigno , G.Ciavolino ,ha insegnato arte nella scuola secondaria. Uno dei massimi rappresentanti della pittura figurativa moderna,con presenze di prestigio nel panorama artistico .Innumerevoli le presenze in mostre, ottenendo notevoli riconoscimenti. Dopo anni di ricerca estetica la sua pittura perviene a una specifica istanza pittorica. Stupisce per la semplicità estrema, la diversità gestuale nel rapporto con le cose, ma mai perfezionismo o astrazione, piuttosto si tratta di una vera e propria ricerca accanita di ciò che sembra la realtà, perché l’unico reale possibile è quello inventato. Le sue opere non possono essere paragonate a quelle espresse dai contemporanei perché sono fuori dal tempo presente, anacroniste e metafisiche. Le sue scene sembrano più sognate che viste. Ha realizzato un’immagine di quasi elaborato classico, assente e a tratti grottesco. Spesso sembra che nei suoi quadri la pittura non abbia avuto evoluzione.
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ANGELO BUONO tel.010.27 24 552 - cell.346.72 40 502 email: angelo.buono49@gmail.com
GIANNI TERMINE
i colori della primavera d’inverno ad Amendolara- 2016 - foto 300 Dpi – 20 x 30 cm
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EVENTI PROVINCIE
AUTONOME DI BOLZANO E TRENTO
PAU BRASIL Mostra di MARGHERITA LEONI dal 22 gennaio al 10 aprile Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3, Trento
“Rappresento un mondo che vediamo ma che non percepiamo, che non sentiamo. Abbiamo bisogno di vederlo ingigantito per capirne l’importanza e l’unicità, per fermarci e lasciarlo parlare, per ascoltarlo e sentirlo vicino. Credo nell’arte come espressione dell ‘uomo. Esprimo il mio pensiero senza nessuna pretesa se non quella di poter essere libera di manifestare i miei sentimenti e le mie idee. La mia scelta artistica spero contribuisca con un tassello al puzzle dell’agire umano verso l’equilibrio e l’armonia”. Una mostra di pittura naturalistica, al Muse fino al 10 aprile, che ripercorre le tappe del percorso artistico della pittrice botanica Margherita Leoni sviluppate in oltre 10 anni di “immersione” nella flora brasiliana. Pau Brasil (Caesalpina echinata) è una pianta endemica del Brasile
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minacciata di estinzione. Quest’albero delle foreste atlantiche, che ha dato il nome alla repubblica federale brasiliana, è anche il titolo scelto per l’esposizione. Il Museo delle Scienze apre i propri spazi per ospitare una riflessione sulla bellezza e sulla fragilità della natura, declinata in oltre settanta opere, che si muovono fra la tecnica dell’acquerello, del carboncino e dell’elaborazione digitale. E’ un racconto della biodiversità botanica brasiliana, un invito a costruire un rapporto di conoscenza e rispetto con il mondo naturale. Ciò si combina con una forte consapevolezza del valore scientifico del suo oggetto d’interesse-il mondo vegetale- e con un’attenzione particolare al rispetto delle regole dell’illustrazione botanica, figlia della lunga tradizione degli erbari.
ADELE LO FEUDO
Voglio crederci ancora (distruzione) - 2015 - acrilico su tela - cm 100 x 100
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EVENTI
FRIULI VENEZIA GIULIA
Fiume –Croazia- e Trieste –Italia con l’Università popolare di Trieste
Incontro tra due istriani al 6 aprile 2016 alle 18.30, nella Sala MOSTRE Polivalente, via Torrebianca 22. Nuovo successo con le iniziative di promozione degli artisti e dell’arte all’Università popolare di Trieste in città nei 15 anni di attività supporto artistico culturale alle Comunità italiane in Istria slovena e croata vicine e lontane da Trieste. S’inaugurata l’esposizione degli artisti, il fiumano Bruno Paladin e Graziella V. Rota. Il Binomio è interessante, entrambi, sperimentatori di tecniche e temi contemporanei legati a studi in situazioni simboliche e reali nel proprio territorio. La Presentazione per l’occasione è dell’artista Francesca Martinelli e Renzo Grigolon consigliere dell’Università Popolare, ideatori del programma annuale. Paladin è nato a Rijeka - Fiume, in Croazia dove vive e lavora, ha avuto più di cinquanta mostre personali e ha partecipato ad altrettante collettive in Croazia e all’estero, dove si trovano le sue opere in collezioni d’arte, il suo lavoro ha ricevuto diversi premi; artista di eccellente senso del colore e dell’uso di materiali differenti nella costruzione d’impegnative composizioni è uno dei maggiori artisti della scena artistica istriano-fiumana, il cui linguaggio in questa serie è quello dei simbolisti dove applica colori e metalli mescolati e stratificati in una mescolanza di forme e atmosfere con variazioni d’ambiente rappresentato e trasmesso culturalmente.. Alcune opere 2014, nella musica “Jazz Istriano” – “Torre di Babele Fiumana “ - “Confessioni” Trittico. Bruno Paladin
Già diversi anni impegnato nei temi dell’Antico Testamento e in un certo numero di cicli racconta la sua visione della storia di Babilonia. Le opere sono spesso non solo il luogo in cui parla del colore, ma di materiale pittura primitiva. Paint è il nuovo ambiente creativo per eseguire il tema della Torre di Babele. “Confessioni” si manifesta sotto forma di un trittico che diventa solo un frammento del lungo racconto del pittore. Il mezzo è quello di utilizzare pezzi di ottone sperimentato a una nuova nascita chiamata Babilonia. Il ricco simbolismo di Babilonia realtà che si unisce alla forma fresca e semanticamente ricca di narrazione. L’artista ha lasciato l’immagine di superficie bidimensionale e trasformato l’idea in oggetti con la sacralità antica a oggetto di culto e di adorazione. La composizione è un accento verticale orientato verso l’alto, verso la luce,
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perché dopotutto è il desiderio di ogni essere umano a salire in alto, in un luogo in cui trova la luce dove ogni nuovo passo diventa eco visuale simbolico. La Rota nata a Trieste da genitori istriani è un’artista eclettica che ha spaziato tra diversi generi, la musica, la scrittura, la scultura, la grafica, l’incisione. E’stata più volte segnalata e premiata per la sua ricerca artistica in Italia e all’estero e dopo anni di spettacoli, mostre personali e collettive, propone le sue <grafosculture> in una sperimentazione tra immagini e materiale inconsueto, la rete metallica estroflessa. Così modellata a forma umana esce dalla tridimensionalità del quadro sporgendosi in direzione del fruitore inserendosi nella quarta dimensione portandolo a perdersi nello spazio infinito e fantasioso
Graziella V. Rota
Francesco Tullo
Rarità - 2013 - legno, carta pesta, mosca in ferro dipinta - cm 30 x 160
dell’arte stuzzicando l’osservatore a giocarsi nei punti di osservazioni diversi. Con la sua ricerca e proposta affronta il progetto -Abissi della Mente-. L’oggi, il contemporaneo artistico che medita tra passato e presente attraverso il movimento mondiale delle popolazioni, accorpando la memoria istriana agli avvenimenti simili di oggi che altre persone vivono. “Abissi istriani” – grafosculture 2016 – Info: www.unipoptrieste.it - telefono 040 670 5111 -
ARTISTA PUGLIA
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EVENTI
EMILIA-ROMAGNA
Visita guidata teatrale "Boldini e le Donne" Visita guidata teatrale alla mostra L'arte per l'arte: Il Castello Estense ospita Giovanni Boldini e Filippo de Pisis 7 febbraio; 19, 20 marzo; 25 aprile; 28, 29 maggio 2016
Nel maestoso Castello Estense di Ferrara dove è allestita la mostra semi temporanea “L’Arte per l’Arte. Boldini e De Pisis”, sono visibili alcuni dei capolavori di Giovanni Boldini e Filippo de Pisis, i due pittori ferraresi protagonisti della scena artistica internazionale tra Otto e Novecento. Dal percorso espositivo di Boldini, che evidenzia il suo ruolo di indiscusso protagonista della Belle Époque, si passa alla parte dedicata a de Pisis, che prende in esame le influenze della pittura metafisica attraverso gli esiti della sua stenografia pittorica fino ai capolavori della maturità. Fino al 29 maggio 2016, inoltre, chi vuole potrà avere un incontro ravvicinato con “Boldini e le donne” grazie alle visite guidate teatrali in programma, approfondendo aspetti artistici e biografici, aneddoti e racconti sulla vita parigina di fin de siècle, mentre le affascinanti donne evocate prendono corpo con i loro raffinati abiti alla moda e i loro ricordi.Le guide davanti alle bellissime tele intrecciano con gli attori un dialogo vivace ed accattivante, approfondendo aspetti artistici e biografici, aneddoti e racconti sulla vita parigina fin de siècle, mentre le affascinanti donne evocate pren 34
dono corpo con i loro raffinati abiti alla moda e i loro ricordi, sotto gli occhi del loro carismatico creatore.La visita guidata teatrale si sofferma su una selezione di quadri ed oggetti in mostra, fornendo un suggestivo affresco della vita tra Otto e Novecento e focalizzando alcuni aspetti dell’intensa vita di Boldini: il “fidanzamento lungo sessant’anni” con Alaide Banti, le notti insonni della “Belle époque”, l’amicizia con Giuseppe Verdi... .Le donne,Boldini le comprendeva, non le giudicava, non ne era soggiogato, ne spaventato, ma semplicemente attratto, ammirato e rispettoso della loro identità, complice.In quest’atmosfera “ empatica” le modelle, in gran parte dame dell’alta società, scioglievano le riserve, lasciando fluire senza tabù i loro sentimenti più nascosti e le aspirazioni trattenute, liberando senza falsi pudori una femminilità che emergeva in maniera civettuola, ma mai volgare. I ritratti, uno più bello dell’altro,rimandano a immagini tipiche delle Belle Époque, in cui lo sfarzo, ma anche la classe, il bon ton ne erano caratteristiche peculiari.
STEFANIA SAMMARRO
“To say goodbaye” (Il museo dell’abbandono - serie 2015) Con Deborah Federico e Laura Federico
20 ARTISTI IN CALABRIA
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EVENTI
TOSCANA Quando lo Studio diventa Galleria La Toscana è universale...
Ben oltre un decennio fa mi misi a preparare una mostra dedicata al cosiddetto “Studio d’Artista”, ovviamente con una visione particolare, assai vasta, dedicandovi alcuni mesi; mi fermani allorché mi accorsi che qualcuno, proprio in Toscana, me lo aveva velocemente copiato (e male!), riprendendo perentoriamente il progetto verso la metà del 2012 e portandolo a termine presso i Musei di Palazzo Paolina Bonaparte, a Viareggio con una significativa Collettiva riguardante lo “Studio” quale spazio fisico e mentale. Pur segnalando in questo numero sia “Carte”, personale a due di Paolo Grigò e Paolo Lapi (Viareggio, Galleria Mercurio Arte Contemporanea, dipinti inerenti, del primo, metafore sulla decadenza della società contemporanea), e del secondo certe ‘forme cromatiche’ che definisce “di terre lontane”, sia la personale della bravissima grafica polacca Joanna Brzescinska-Riccio al Museo “Ugo Guidi” di Forte dei Marmi, con “Moti Cosmici”, rispondo a una domanda che più volte mi è stata fatta, su uno dei modi con i quali si possa capire più a fondo l’Opera di un Artista.
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Paolo Grigò, Non più implume, acrilico, 2016
La pittrice Annamaria Maremmi
Lo scultore e pittore Massimo Facheris
L’internazionalità di Pietrasanta accoglie poi l’egiziano Armen Agop, di chiare origini familiari armene, che lavora nella quasi totalità il granito nero (nato a Il Cairo nel 1969, ha sculture in molti musei, nel 2010 gli è stato assegnato il premio “Umberto Mastroianni – VII Biennale Internazionale di Scultura del Piemonte), per cui ne definirei i lavori pensati similarmente ad un viaggio entro antiche civiltà e contestualmente incuneati nel mistero del Cosmo. Ecco poi Simone Domeniconi, di cui ha sapientemente scritto Giovanni Faccenda: il suo “rifugio” è a metà strada tra Seravezza e Stazzema , cioè a Basati, con un’unica stanza abitata da alcuni gatti che gli fanno compagnia e
Paolo Papi, Colori di terre lontane, t. mista, 2016
Lo Studio, quale spazio fisico, è dove l’eventuale visitatore entra osservandone ogni particolare – materiali, ferri del mestiere, disegni cartacei, appunti, fotografie e opere terminate e tanto altro ancora – sì da capirne passato e presente. Argomento vasto che magari esporrò in modo più esauriente in futuro, ma per oggi parto da Pistoia, con Marzio Cialdi, (di cui nel 2015 è uscita la monografia “Vuoti dentro”, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano) il quale ha saputo spezzare volutamente certi schemi accademici, realizzando sculture di piccole, medie e dimensioni monumentali in resina, bronzo o corten.
Lo scultore Armen Agop
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Copertina del volume ‘Marzio Cialdi. Vuoti dentro’, 2015 Simone Domeniconi (foto di Barbara Benedetti)
in cui – in democratica armonia – le pareti son piene di istantanee (molto bella una che ne ricorda una recente personale romana nel Chiostro del Bramante) e quadri finiti e abbozzati. Ama un simbolo per eccellenza, lo “scacco”, con le scacchiere d’ogni Nazione, o Continente, dove si giocano i nostri giorni. Scendendo a valle, dopo qualche chilometro, c’è Massimo Facheris, versatile bergamasco con uno Studio a Querceta, presso Forte dei Marmi, che si riempie continuamente di terrecotte d’ogni dimensione, grandi disegni su carta, bronzetti, ciotole con pesci secchi, conchiglie e libri d’arte dedicati al Rinascimento come al Novecento. Restauratore persino di oggetti lignei, sa fare cornici e mobili con impronta personalissima, fissando se stesso soprattutto in tematiche riguardanti la figura del Cristo, ma non mancano intensi ritratti di Papa Giovanni XXIII, ironiche Maschere carnevalesche e – anch’essi intensi – busti che evocano gli Eroi greci tra mito e realtà. Ultima ma non ultima Annamaria Maremmi – che abita a Campi Bisenzio – protagonista del palcoscenico toscano con temi dedicati soprattutto al “Cavallo” interpretato con pieno senso di libertà, e la “Donna”, colonna della società. Forse qualcuno non sarà del mio avviso, dicendo che “in una galleria ben messa dove, allineati alle pareti, o poste su basi, le opere sono più facili da vedere”, ma – credetemi – entrare in uno Studio, o nel Laboratorio di un creativo, è davvero un’altra cosa, facilitata – se possibile – dall’incontro diretto e da domande e da risposte e da un dialogo vero e proprio (se ovviamente è possibile), da cassetti materialmente o simbolicamente aperti. E’ la curiosità – nostra e altrui – a far da trampolino di lancio per capire meglio e per allargare orizzonti...
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Lodovico Gierut
Lo scultore pistoiese Marzio Cialdi (foto di Vera Casella)
ANTONIO OLIVA
Nascita di proxima - 2014 - tecnica mista, terre, acrilici e olio su tela - cm 140 x 70
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EVENTI
UMBRIA
Governare il caso
L’opera nel suo farsi dagli anni Sessanta ai giorni nostri
La mostra Governare il caso, L’opera nel suo farsi dagli anni Sessanta ai giorni nostri, a cura di Marco Pierini, con il contributo scientifico di Pietro Bellasi e Valentina Pero, inaugurata il 28 novembre, concluderà le celebrazioni per il Centenario dalla nascita di Alberto Burri (1915 – 2015), restando aperta fino al 5 marzo 2016. Al centro dell’esposizione, che prende in esame lavori di artisti storicizzati e di giovani esordienti, c’è lo sviluppo del tema della processualità del fare arte. Si apre con una sala dedicata ad Alberto Burri presente con due lavori significativi rispetto al processo subito dalla materia da parte dell’uomo, una materia artificiale, come nella plastica delle Combustioni, affrontata con il medium apparentemente casuale del fuoco, sublimata e strutturata a nuovo riscatto estetico, oppure come il caolino del Cretto, opera che diviene tale con il tempo, che si spacca ricostituendo la propria struttura, che necessita di un intervento esterno per sottrarla al caso. Jean Tinguely, presente nella seconda sala insieme a Davide Boriani e a César, con l’imponente trittico dipinto istallato su una delle numerosi celebri macchine cinetiche pone di fronte lo spettatore un assemblage
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di oggetti metallici di recupero trovati apparentemente per caso, ma che in realtà sono lo scheletro di un’opera intensamente pensata e complessa. Nella Superficie Magnetica di Boriani la forma è un costante divenire, il movimento è presente grazie ad una rotazione continua che attrae polvere di ferro ricostituendo una genesi ipoteticamente infinita della struttura. La mostra continua con una riproduzione audio di una performance realizzata da Joseph Beuys, il caso si mescola all’azione drammaturgica e alle radici antropiche del suono che si fa parola. Nella stessa sala le cartelle di scommesse di Douglas Huebler mettono in relazione la strategia matematica umana con la fatalità del caso, che percorre i solchi materici e pastosamente terreni del paesaggio indotto dalla volontà di Enrico Baj. Aldo Mondino con la semplicità del linguaggio didattico lascia al visitatore la formulazione delle miscele di colori, il cocktail automatico di Geta Bratescu sintetizza in video una scansione ritmica e visiva solo a prima vista casuale. Mentre il modellino di abitazione di Vittorio Messina concentra nella casa la sede del rapporto
Elisa Fuksa Anselme
umano, sede di relazioni dettate da frasi quotidiane, solo all’apparenza casuali. La luce e il suo farsi materia e impronta delimita la zona e il costituirsi forma nelle tele di iuta di Adalberto Mecarelli, mentre grande interesse verso la processualità della materia che stratificandosi in coaguli di catrame e di cera fa emergere la variabilità del caso in Melissa Kretschmer. Daniel Spoerri è presente con una meravigliosa “tavola imbandita”di preziose carabattole sistemate in orizzontale; concludono la mostra tre giovani artisti, James Harris con una scultura - vaso in creta cruda nella quale vive un’agave, Francesco Gori con l’ideale impronta della sezione di un albero secolare composta da lastre di bronzo incise nei solchi che si ossidano progressivamente durante l’esposizione e Gabriele Dini con Breath rende partecipe il visitatore, invitandolo a prendere parte attiva all’opera, che sintetizza i quattro elementi naturali, mediante l’inserimento del proprio respiro. La mostra è visitabile presso la Pinacoteca Comunale di Città di Castello fino al 5 marzo 2016 Info: www.atlantecooperativa.it
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L’opinione Roberta Panichi BRUNO BARTOCCINI uno scultore che guardava lontano
Studenti del territorio alla scoperta di un artista del Novecento Gli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado di Pistrino (PG) hanno visitato in data 26 febbraio e 4 marzo i bellissimi locali del Museo Bartoccini, struttura architettonica di recente ideazione e progettazione che accoglie un’antologica di sculture, lascito dell’artista Bruno Bartoccini alla città. Le classi II e I della Scuola, accompagnate dalle insegnanti e coordinate dalla Responsabile, Dott.ssa Paola Boncompagni, si sono dedicate alla scoperta dello scultore, nato nel 1910 e vissuto per molta parte della sua vita a Firenze, dove ha insegnato e portato avanti la carriera di artista, sotto l’egida di un rigore tradizionale verso la materia, sapientemente trattata quale fine esperto esecutivo ma vitalizzata dal movimento mai monumentale delle figure e da soggetti che richiamano il passato dei Primitivi Italiani per le linee e il profondo respiro, retaggio di una raffinata educazione dell’occhio, padronanza del disegno e acuta conoscenza dell’Arte. Uno scultore, Bartoccini, influenzato dal Laurana, dal Verrocchio, dalla statuaria antica, ma anche dal vicino Piero della Francesca, che certo ha avuto modo di “respirare” nella vicina Arezzo e Monterchi, accarezzando con gli occhi il corteo della Regina di Saba e la potenza della Madonna del Parto. Un artigiano ai massimi livelli esecutivi, capace di destreggiarsi nel suo studio fiorentino con la tecnica della fusione a cera persa come un novello Benvenuto Cellini. L’attività, svolta grazie all’Amministrazione Comunale di Citerna e alla Proloco di Pistrino nella figura di Doriano Cangi, ha ricevuto vivace apprezzamento dalle insegnanti e dagli studenti. La visita, realizzata dalla Dott.ssa Roberta Panichi co – referente per la Progettazione Didattica di Atlante Servizi Culturali, è iniziata con un’ illustrazione dei riferimenti iconografici e stilistici che sottendono l’operato di Bartoccini
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tramite l’esposizione di una selezione scelta di opere i bambini hanno partecipato attivamente alla visita, nella quale sono intervenuti con domande e puntuali intuizioni. L’esperienza si è conclusa con una libera esercitazione con strumentazione appropiata: fogli bianchi, lapis e carboncini hanno accompagnato la scoperta dei bronzi e dei marmi di Bartoccini, delle forme sinuose delle figure intente all’azione o dolcemente assorte in pose di quotidiana melanconica poesia. Le classi hanno potuto sperimentare ciò che si realizza nei più grandi musei del mondo: la possibilità di realizzare disegni dal vero direttamente dall’esposizione delle opere e dalla fruizione della spazialità plastica di queste negli spazi espositivi a loro dedicati. Grazie dunque ai bambini, veri protagonisti dell’attività, che con il loro punto di vista fresco e privo di sovrastrutture sono riusciti a vedere ben oltre l’apparenza della materia.
CARMELO COTRONEO
Maria- 2016 - tempera, acrilico - cm 70 x 100
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EVENTI
MARCHE CAMERINO - COLLEZIONE CIVICA La scultura di Bruno Bartoccini (testo a cura di Pier Luigi Falaschi)
La scultura di Bruno Bartoccini Camerino è fiera d’annoverare fra le collezioni civiche trentacinque opere dello scultore Bruno Bartoccini, uno dei maestri più raffinati e rigorosi del secolo XX, ch’egli percorse quasi intero con ispirazione ed operosità eccezionali. Determinante per i risultati una scelta di vita incredibilmente austera, spesa con gioia per l’arte e invece negata alla composizione d’una propria famiglia - che surrogò con pochi cari parenti ed eletti amici - e alle lusinghe del mercato. Realizzò di persona la raccolta di Camerino con l’intento di affidare alla città, che molto amava per avervi proficuamente vissuto e stretto forti sodalizi, le opere di snodo del suo lungo itinerario artistico. Donò i venti pezzi più risalenti nel 1973, gli ultimi nel settembre 1996, quando - ancora in buona forma fisica - volle visitare Camerino e accarezzare, come per un commiato definitivo, le ‘creature’, trasferite per l’occasione dal palazzo comunale al
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Convento S. Domenico. Criteri di qualità, ma non altrettanto significativi per il suo percorso, avevano frattanto ispirato le donazioni che Bartoccini,lusingato dall’apprezzamento e dalla gratitudine dei Camerti - che, fra l’altro, nel ’73 l’avevano proclamato concittadino onorario. Osservando con attenzione le sculture di Bartoccini non è difficile comprendere il messaggio artistico meramente formale da lui scelto e con questo il rifiuto d’ogni ricostruzione psicologica: l’espressione del volto deve solo trovarsi in armonia plastica con le altre parti della statua; il volto ha lo stesso valore formale di ogni altra parte della figura: le orbite restano vuote o le palpebre si chiudono per diversi equilibri di forma. Per meglio volgarizzare la sua concezione si potrebbe affermare: è un arbitrio indagare sullo stato d’animo della Madonna di Monterchi o sospettare malizia di guardoni nei personaggi della camera degli sposi di Mantova… Bartoccini, dal
canto suo, è totalmente inserito nella grande tradizione artistica del passato: è innamorato delle raffinatezze tonali e della poetica visione di Piero della Francesca e del delicato, sottile modellato del Laurana, ma soprattutto della potenza plastica di Jacopo della Quercia, del Verrocchio, di Donatello (A. Nocentini); sotto certi aspetti non rinuncia a far sua neppure la lezione remotissima della scultura micenea o di quella egiziana, soprattutto di quella della XVIII dinastia, che ha meditato con ripetuti viaggi nei paesi di origine… Così forti suggestioni del passato gli impediscono qualunque approccio con sperimentazioni informali, che invece continua a suggerire ai più dotati dei suoi allievi come primo approccio verso più complessa composizione
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EVENTI
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MOLISE
In cantiere / 60° Edizione del Premio Termoli
Dal 21 febbraio al 30 aprile 2016 torna il Premio Termoli, che quest’anno giunge alla sessantesima edizione, segnando un profondo cambiamento nella storia del Premio d’Arte Contemporanea della città di Termoli. La mostra dal titolo In Cantiere si terrà, infatti, nel futuro MACTE Museo d’Arte Contemporanea Termoli che avrà sede negli spazi dell’ex mercato di via Cina ospitando l’intera collezione del Premio degli ultimi sessant’anni. La mostra è voluta e promossa dal Comune di Termoli, Assessorato alla Cultura ed è curata da Anna Daneri. IN CANTIERE presenta sei giovani artisti: Riccardo Baruzzi (1976), Gabriella Ciancimino (1978), Sara Enrico (1979), Antonio Fiorentino (1987), Elena Mazzi (1984) e Santo Tolone (1979), le cui ricerche entrano in dialogo con il focus pittorico della storia del Premio, offrendo una prospettiva nuova con cui guardare alla pittura e alla scultura. L’intento è di declinare il tema della costruzione in senso metaforico, ponendo l’arte e la cultura al centro di una dinamica virtuosa, motore per lo sviluppo di una crescita e di una consapevolezza collettive. Le opere saranno esposte nello spazio-auditorium, cuore polivalente del
futuro museo, entrando in relazione con l’architettura attraverso un dispositivo modulare site-specific, concepito per l’occasione da Rio Grande, collettivo creativo multidisciplinare con esperienze nel campo dell’arte, del design, del cibo e della comunicazione. Tale dispositivo sarà poi parte delle dotazioni del museo e potrà essere utilizzato per il display di future esposizioni. Una giuria, composta da Stefano Arienti, artista, Lorenzo Canova, critico e Professore di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università degli Studi del Molise, Simone Menegoi, curatore indipendente, assegnerà il premio in occasione dell’inaugurazione. L’opera vincitrice entrerà a far parte della collezione e l’artista prescelto terrà un workshop durante il periodo della mostra. Ripensare la funzione del Premio in chiave di “cantiere” prevede la costruzione di un progetto che si sviluppa in più direzioni: la mostra, la realizzazione di un sito dedicato, il progetto di un archivio digitale del Premio Termoli che ne raccolga la storia, una serie di eventi collaterali per sensibilizzare la cittadinanza e il workshop per attivare la partecipazione sul territorio. Tommaso Evangelista
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L’opinione To m m a s o E v a n g e l i s t a MASANUM. Nell’inconsueta ombra Luigi Grassi legge i dettagli catturando le distanze e i limiti delle cose, facendo affiorare da frammentati nonluoghi un’ipotesi di spazio (vissuto e dimenticato) in legame con l’idea di memoria. L’abilità “pittorica” del fotografo permette un discorso seriale sulle unità minime di confronto, in un dialogo concettuale sulla ripetizione, sulla differenziazione e sulla serializzazione degli elementi individuati. Il passato invisibile si frammenta nel dettaglio e nell’ombra, e l’artista percepisce la necessità di superare il piano del racconto per raggiungere
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un’astrazione intima. E’ la poesia che emerge dal misurare gli spazi, dai frammenti che si integrano con le linee dei muri o contrastano con le pozze di luce. Si scopre pertanto il tentativo, nascosto, di riordinare lo scompiglio del paesaggio domestico antico, segnato dallo sconvolgimento del tempo, e di ridisegnarne, nell’idea del palinsesto, il sofferente aspetto degli spazi e dell’aria che vi si respira. Il discorso ossessivo sulla memoria fotografica in questo caso diventa vertigine immateriale della lista.
VINCENZO ALLEVATO
San Francesco di Paola - 2010 - olio su tavola antica - cm 70 x 80
20 ARTISTI IN CALABRIA
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EVENTI
LAZIO
Nuvola Creativa Festival delle Arti Grammelot - Ovvero della contaminazione iconica
Veronese
Fabio Gismondi - Mediterraneo
A cura di: Antonietta Campilongo Collaborazione alla curatela Jada Mucerino - Collaborazione tecnica: Brunella Uva Inaugurazione 18 marzo 2016 ore 18 - Dal 18 al 20 marzo 2016 MACRO (Museo D’Arte Contemporanea Roma) Testaccio Spazio FACTORY La Pelanda - Piazza Orazio Giustiniani, 4 Roma
Rattà
Il giorno 18 marzo 2016 alle ore 18.00 si inaugura, presso il MACRO Testaccio – Spazio FACTORY a Roma, la prima edizione del Festival delle Arti “Nuvola Creativa” dal titolo “Grammelot – Ovvero della contaminazione iconica”. Con la collaborazione degli artisti invitati a partecipare, per tre giorni dal 18 al 20 marzo 2016, sarà affrontato il tema dell’immigrazione dal punto di vista etico, sociale ed intellettuale, mutuato dalla rappresentazio50
Daniela Foschi - Fuga
ne artistica. Il Festival è promosso dall’Associazione Neworld e da Nwart, con il patrocinio del Comune di Roma e del Municipio Roma I centro. Nelle rappresentazioni teatrali il Grammelot è quel linguaggio di recitazione onomatopeico che rende fortemente espressiva la narrazione di una storia, attraverso parole inventate, suoni idiomatici, segni e gesti. Anche nell’arte visiva di ogni angolo e cultura del
mondo si è disseminato un modo espressivo simile a un grammelot iconico. Non è causale che, dal graffito in poi, i segni siano diventati un linguaggio di comunicazione, prima circoscritto ad ambiti e culture locali, poi, con lo straripamento delle comunicazioni di massa e la circolazione dei singoli, diffuso da un posto ad un altro del pianeta. E proprio i migranti, le nuove generazioni, i figli di immigrati nati e residenti in nuovi paesi, in questa epoca di rivolgimenti storici e sociali, ne rappresentano una larga parte di protagonisti destinati. Dall’arte d’avanguardia, alla Pop art, all’arte degli ultimi esiti, l’adozione e la mescolanza di nuovi significati hanno creato quella che può definirsi appunto come un grammelot dell’arte visiva. Quello che Nuvola Creativa desidera fare è proprio aprire le porte dei luoghi dove si fa e si mostra l’arte e far posto alla bellezza della contaminazione culturale.
Pietro Petracci -In frantumi
Mostre: -Sette gocce in terra - Sette stanze dedicate a sette artisti guests Rosella Barretta, Patrizia Di Poce, Antonella Graziano, Loredana Raciti, Eugenio Rattà, Stefania Scala, Marco Veronese. In esposizione sarà presente l’opera di Dario Fo Nonni e bambini - Aforisma di Roberto Malini. -5 artisti africani della Fondazione Sarenco Esther Mahlangu, George Lilanga, Kivuthi Mbuno, Maurus M. Malikita, Mikidadi Bush. -Capoeira Quilombola - Mostra di Agnese Ricchi Accompagnerà la mostra un video arte che mette in risalto i segni infantili rappresentanti la capoeira danzata nel quilombo. Alfred Milot Mirashi - My key
Raciti
Dario Fò
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Massimo d’Orta
Patrizia Di Poce
Scala
--Grammelot (The Rainbow) - si propone di far rivivere il percorso emotivo dell’essere umano prima, durante e dopo il suo divenire immigrato. Il ponte dei sentimenti attraversato da chi decide di intraprendere questo viaggio viene
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Giuseppe Amoroso
Gerardo Rosato - Esodo
Carolina Ciucio
L’Associazione Italiana Sommelier, con il progetto BiancoRossoGreen, partecipa alla rassegna Grammelot presentando due opere che vedono protagonisti i tappi di sughero riciclati. Artisti: Emanuela Barbi/ Dino Colangelo e Albino Palamara -Grammelot (Museo temporaneo delle arti con scadenza sul fondo) - Artisti: Liliana Avvantaggiato, Mariagrazia Borhy, Elena Bonuglia, Antonella Catini, Federica Cecchi, Silvio Corteggiani, Simona Cristofari, Michele De Luca, Simonetta De Santis, Monica Di Brigida, Stefania Di Filippo, Alexander Luigi Di Meglio, Easypop, Daniela Foschi, Fabrizio Garghetti, Fabio Pop Gismondi, Valentina Lo Faro, Monika Mecarelli, Marco Marassi, Sandra Naggar, Onda Bianca, Piero Petracci Pamela Pintus, Giacomo Sferlazzo, James Philip Thompson, Willow, Lisa Yachia, Grace Zanotto.
Barbara Baroncini
interpretato dagli artisti con sfumature percettive e sensoriali simile al processo che avviene davanti al fenomeno dell’arcobaleno, disegno di luce che crea un collegamento percettibile tra luoghi distanti. A cura di Jada Mucerino Artisti: Giuseppe Amoroso, Anita Artura Agresta, Rolando Attanasio, Giuseppe Barilaro, Barbara Baroncini, Giorgia Cegna, Erika Chiappinelli, Carolina Ciuccio, Antonio Conte, Irene Coppola, Anna e Rosaria Corcione, Giuseppe Corcione, Luisa Corcione, Virginia Dal Magro, Gio’ Di Maggio, Gianluca de Bartolo, Marsan Fahimi, Ada Ferrante, Stefano Galli, Golnar, Annalisa Iadicicco, Gianfranco Irlanda, Angelo Lo Torto, Sasi Menale, Aryan Ozmei, Enzo Pagano, Parlnid Prelashi, Viviana Rasulo, Gerardo Rosato, Fabio Schiattarella, Stefania Spanu, Yuri Tosi, Leticia Yoshinaga, Meng Zeng. -6 artisti della Galleria Montoro12 di Roma Lucilla Candeloro, Alfonso Fratteggiani Bianchi, Federico Guerri, Jorge Mayet, Alessandro Procaccioli, Virginia Ryan, Larissa Sansour. -Partecipazione artistica di Vighen Avetis, Massimo D’Orta, Alfred Mirashi Milot, Annamaria Volpe
Parlind Prelashi
Annalisa Iadicicco
Stefania Spanu - Qualità sensibili
Antonella Graziano
Performance -Afrique di Ismaila Mbaye -Il primo mattone del tempo alla collaborazione fra i popoli di Grace Zanotto con Alessandra Camera e Roberto Marsella. Performer: Luigi Pignatelli interpreta il Non Perdono, Super Burka Girl Grace Zanotto - Camouflage Burka, Alessandra Camera - Book Burka, Erika Prisco Rainbow Burka, Roberto Paciolla - Sleeping Bag Burka, Angelo Pacifico - Super Doctor Burka * Palestine Red Crescent Society -Coostellare di Rita Mandolini -A little help di Armando Moreschi -Gothic City di Davide Cortese -Mani Azzurre di Riccardo Marziali -Tre Imbarcazioni in Mare artisti§innocenti -Zabaione della Solidarietà di Petra Arndt. -Esodi di Barbara Lalle e Gianluca Sanguigni con Barbara Lalle e la partecipazione straordinaria di Cathy Marchand - con il Parruccoro diretto dal Maestro Luca Pellegrini
Esther Mahlangu
George Lilanga
Rolando Attanasio - Denarius Terrarum 2016
-Purpureo sanguine potior di Christian Ciampoli -Scusa per piacere grazie Onda bianca -Flussi di Michele De Luca -Gocce di Butterfly - Comunità di Capodarco -SocialeOperaCritica (Giochi CapoGrossi) artisti§innocenti. -Blù performace di Agnese Viviana Perrella e Luca Amitrano -Hai mai di Valeria Sannino Readings -Babelica di Antonella Catini -Pagine di donna di Parisa Nazari (Iran), Sarah Zurah Lukanic (Croazia) -Racconti pakistani di Ejaz Ahmad -L’uomo e il serpente di Valerio Gatto Bonanni
Maurus M.
Mikidadi Bush
Kivuthi Mbuno
Marjan Fahimi
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Anita Artura Agresta
Anna e Rosaria Corcione
Video -Documentario Redemption song Vincitore del premio Rai Cinema al Festival Visioni dal Mondo - 2015 regia di Cristina Mantis; soggetto e sceneggiatura: Cristina Mantis e Cissoko Aboubacar; prodotto da Emanuele Nespeca per Solaria Film & Mario Mazzarotto per Movimento; Film - produttore associato : LAGO Film; musiche originali:Ismayla Mbaye, Badara Seck, Omparty, Chico Cesar, Elie Kamano, Officina Zoe, Darling, Gianfranco Grisi, Nasodoble, Kidida, Alexandros Hahalis -Film-documento “La canzone di Rebecca” di Roberto Malini - 2012 -Non perdono Direction: Roberto Marsella e Grace Zanotto; D.o.p: Roberto Marsella; Editing: Roberto Marsella e Grace Zanotto; Camera assistant: Giorgio Pignatelli; Make Up and Styling: Barbara Varlese; Music: Debussy, Sonata for Cello & Piano; Luigi Pignatelli interpreta il Non Perdono; Testimonianze: Daniele Amati, Ex dipendente ILVA, Daniela Spera, Legamjonici, Fabio Millarte, Presidente WWF Taranto, Marco D’Errico, Vice-presidente WWF Taranto, Ciro Giannotti, Ex dipendente ILVA -Moussa Diary di Emiliano Albensi - Video eMMMMe - Porto M. Lampedusa - Un film documentario di Lorenzo Sibiriu in collaborazione con Askavusa Collective Lampedusa -collettivo Askavusa Lampedusa - spazio PortoM (video Sergio Nazzaro - musica Agostino Pagliaro) -Web serie Black Reality a cura di SemiVolanti Videoart -Qui fa caldo di Enrico Pinasv Borriello, EXTRA-HEIMAT di Federico Iris Osmo Tinelli, Saundscape di NONOIA Lab -Di mare in Terra di Daniela Meza Sigala, CHANT di Aryan Ozmaei. Con titolo di Parlnid Prelashi Dibattiti Incontro con: Alessandro Triulzi, Raffaele Savonardo, Marzia Trovato, Elena de Candia, modera Michela Becchis. Accompagerà il dibattito Sékou Diabate con musiche africane scelte.
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Stefano Galli
Barretta INFO Nuvola Creativa – Festival delle arti: “Grammelot - Ovvero della contaminazione iconica” Aree multidisciplinari: Arti Visive, performances, video e documentari, readings, special guests, incontri, visite guidate e laboratori. Opening: venerdì 18 marzo ore 18.00 ingresso libero Dal 18 al 20 marzo 2016 MACRO (Museo D’Arte Contemporanea Roma) Testaccio - Spazio FACTORY La Pelanda Piazza Orazio Giustiniani, 4 Roma Progetto: Associazione Neworld Organizzazione: Associazione Neworld - ecologia e sociale - NWart Direzione artistica: Antonietta Campilongo A cura di: Antonietta Campilongo - Collaborazione alla curatela Jada Mucerino Testi: Collettivo Neworld Collaborazione tecnica: Brunella Uva Degustazioni : Associazione Italiana Sommelier Lazio Nwart www.nwart.it anto.camp@fastwebnet.it Tel. 339 4394399 - 331 4287742 PRESS OFFICE ComunicaDesidera Roberta Melasecca Architect/Editor/ Pr www.comunicadesidera.com info@comunicadesidera.com 349.4945612
VITTORIO IANDOLO
Il sogno della luna - 2012 - olio su tela - cm 80 x 80
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EVENTI
ABRUZZO
COSTANTINO BARBELLA dall’idea alla forma: 61 schizzi e 33 sculture
Il Museo Fondazione Paparella di Pescara ospita dall’8 dicembre 2015 al 15 maggio 2016 una Mostra di 61 schizzi e 33 sculture del grande artista scultore abruzzese Costantino Barbella (Chieti, 1852 – Roma, 1925) dal titolo “Dall’idea alla forma COSTANTINO BARBELLA: 61 schizzi e 33 sculture”. La Mostra suscita interesse perché riporta finalmente all’attenzione del pubblico, in modo esaustivo, il genio di un abruzzese che, a cavallo tra il 1800 e 1900, fu considerato uno dei massimi scultori dell’epoca a livello internazionale, tanto che le sue opere furono acquisite dalle più importanti personalità e dai più prestigiosi musei al mondo: l’Hermitage di San Pietroburgo, il Louvre di Parigi, il Reina Sofia di Madrid, la Galleria d’arte Moderna di Roma, il Museo di Capodimonte e molti altri. Quel che sorprende di Barbella è il fatto che, nonostante il grande successo riscosso in vita, dopo la sua morte sono state, al contrario, scarsissime le celebrazioni in suo onore, da contarsi sulle dita di una mano: è anche per questo che il Cda della Fondazione ha scelto di organizzare questo evento. Nell’arco della sua evoluzione artistica Barbella ha attraversato tre periodi fondamentali: quello iniziale, caratterizzato dalla frequentazione del Cenacolo Michettiano, ispirato al
folclore e alle tradizioni abruzzesi; il periodo della ritrattistica, in cui ha eseguito i ritratti di personaggi famosi dell’epoca, come l’amico Pietro Mascagni, i Principi Popovich di Montenegro, e naturalmente i famigliari, come quelli della moglie Antonietta e del figlio Bruno esposti in mostra. Infine il periodo Liberty, respirato a Parigi alla fine dell’Ottocento, e da Barbella anticipato all’inizio del secolo nuovo, prima che esplodesse anche in Italia. Tanto fu produttiva quella esperienza che il noto giornalista dell’epoca Luigi Arnaldo Vassallo, detto Gandolin, scrisse sul giornale satirico-letterario romano “Capitan Fracassa”: «[…] Sì, vennero dunque dall’Abruzzo, a rinvigorire la cultura e le arti, un Michetti, un Barbella, un d’Annunzio ed un Tosti, ma andò a finire che non si dipingeva più: si michettava. Le statue si barbellavano e si dannunziava la lirica. E in fatto di musica, si tostava dalla mattina alla sera». La mostra allestita nel Museo Fondazione Paparella ci permette di cogliere la connessione fra l’idea dell’artista (schizzi) e la forma (sculture). Infatti, è proprio con l’osservazione degli schizzi, che riusciamo a penetrare l’idea originaria dell’atto creativo delle incantevoli opere scultoree di Costantino Barbella.
INFORMAZIONI La mostra sarà visitabile fino al 15 maggio 2016 e aperta tutti i giorni, compresi i festivi, con il seguente orario: 9.30-12.30 / 16.00-19.30. Biglietto intero 6 € Biglietto ridotto 4 € (per gruppi superiori a 15 persone, soci con tessera Touring club, tessera FAI, studenti e over 65)
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LUANA COVELLI
Meglio fuori che dentro- 2014 - tecnica mista su tela - cm 80 x 100
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LORENZO CURIONI a cura di Giovanna Arancio
Lorenzo Curioni, pittore brianzolo, intesse sulla tela un profondo rapporto tra l’uomo e lo spazio, una relazione per lo più giocata nell’habitat urbano dove la presenza umana traccia la sua storia e si affaccia facendo sentire i diversi ritmi della sua quotidianità o impregna di sé attraverso i segni del suo passato con cui ha imparato da sempre a coabitare. L’artista dipinge questa realtà complessa, ne conosce luci ed ombre. Inoltrandosi nelle sue periferie, facendosi largo tra gli interni dei suoi angoli più degradati od occhieggiando i luoghi deserti delle sue fabbriche dismesse si rimane catturati ascoltando il silenzio che ci investe e ci avvolge in un’atmosfera intrisa da questo inquieto legame uomo-spazio. Sono opere senza retorici rimpianti che ritraggono un mondo trascorso di intensa vita vissuta. Il novecento lombardo, con la sua rapida industrializzazione, ha lasciato un ricco bagaglio di fermenti, testimonianze, e nondimeno di arte, che arriva fino ai nostri giorni e con il quale il terzo millennio fa i conti. I pietrificati silenzi dei paesaggi urbani sironiani, le irrequietezze chiariste, i disagi e le speranze, che si vissero nell’epoca dell’inurbamento, si ritrovano in quella tradizione lombarda di cui Curioni porta i segni, naturalmente ormai lontani e rivisitati.
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In queste aree, che l’artista ricrea,viene tratteggiata la fine irreversibile di un’epoca e nel contempo ciò che appare in questa prima parte del terzo millennio: infatti gli spazi periferici , seppure anonimi, rivendicano una loro attuale identità collettiva, rivelano un loro modo d’essere all’interno di una tavolozza chiara fra gamme di grigi e celestini, terre tenui aranciate od ocracee, luci pacate e soffuse. I contorni delle cose sono leggeri, spesso al limite dell’accenno, mentre i piani cromatici si susseguono in profondità all’interno di una composizione di rigorosa coerenza. Da questi suoi quadri si esce con la sensazione di aver compiuto un viaggio fra i resti di un passato in via di sfaldamento e l’opera avvia il fruitore ad una riflessione quasi d’obbligo su quei luoghi intravisti chiedendosi quale fisionomia potrebbe avere un recupero dignitoso. La centralità del rapporto fra l’uomo e la macchina si è spostata altrove, in zone di altri quartieri dipinti dall’artista. L’arte di Curioni racconta l’uomo e il suo operato e vi affonda profonde radici ed è proprio questo che permette all’artista di sottolineare con continuità e fresca immediatezza l’attualità dei suoi paesaggi urbani. Sono scenari racchiusi da una sobria luce, tratteggiati con sottile lirismo e mossi da un’evocazione quasi magica.
DAVIDE NOVIELLO
Il sogno di Ulisse - 1997 - olio su tavola- cm 120
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DOMENICO LASALA Nasce a Barletta nel 1945. Nel 1969 si trasferisce a Milano. Qui scopre e mette in pratica la sua passione per la pittura. Si inserisce nel G.A.R. (Gruppo Artistico Rosetum) dove, sotto la guida del prof. V. Pilon e la pittrice Tina Jacobs, segue corsi di disegno,anatomia,pittura e lezioni di storia dell’arte. Frequenta il corso libero di nudo in Brera. Nel 1978 tiene la sua prima personale presso la Biblioteca Comunale di Settimo Milanese (Mi) dove allora risiedeva. Conosce Domenico Cantatore alla cui tematica meridionalistica si avvicina nei primi anni ’80. Partecipa a diverse collettive e concorsi.
Le due musiciste
“Le opere di Domenico Lasala si evidenziano per un uso sapiente del colore, ordinato per contrasti simultanei; per una rigida idealizzazione geometrica delle forme che s’accompagna alla suggestione del racconto, con un effetto di incantata attesa, e per i temi spesso legati all’arte dei suoni. Se da una parte si può scorgere una tendenza arcaicizzante dall’altra la stilizzazione delle sagome, in un’atmosfera di fluidità musicale, rendono personale la sua maniera, che viene sottoposta a un continuo processo di trasfigurazione, ove figure pulite e ferme stanno nella
musici
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fissità di statue viventi. Questo pittore cerca la bellezza, con passione instancabile e tenta di fissarla sulle tele con immagini che, se non hanno lo scorrere caldo del sangue, il respiro stesso della vita, possiedono un senso plastico dei volumi e profondi sentimenti trascendenti.” dal catalogo “NUOVA ARTE” rassegna di artisti e partecipanti al Premio Arte 2006 Editoriale Giorgio Mondadori Paolo Levi
musiciste
GRAZIA CALABRO’
Il volo - 2015 - acrilico su masonite - cm 80 x 60
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ENZO BRISCESE
Il Pittore Enzo Briscese, in molte delle sue recenti opere, trasforma numerosi fatti della realtà empirica in registrazioni sommarie e in questo modo viene incontro al nostro bisogno esistenziale di ordine. I suoi quadri sono l´essenza di impressioni e di nozioni della città, dei suoi edifici, della natura, della gente, del traffico e del cielo, della città logorante e anche quieta - sempre contemporanea. Briscese é ra-
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dicato nella città contemporanea, affascinato dal suo ambiente che conosce intimamente in tutte le componenti della sua esistenza, il che é comprensibilmente condizionato dall´autenticità della sua straordinaria personale confessione artistica. L´artista compensa il segno espressivo e l’istintivo dinamismo della sua pittura con attenuati cromatismi dei toni bianco-neri. Jaroslav Mráz
Enzo Briscese è autore di visioni rivissute in una dialettica di momenti coinvolgenti. Egli privilegia la scomposizione di piani, come esplorazione visionaria, e colta ricerca concettuale, che riprende il pensiero cubista e costruttivista del primo Novecento. Questa pittura riafferma con garbo la possibilità di momenti arcani, grazie a uno scenario dove reminiscenze figurali, più o meno esplicitate, si coniugano in un contesto liricamente informale, mettendo a punto un microcosmo che si ricompone in un unicum ragionato e reso coerente, tramite segnali e richiami allusivi. Vibrano sentimenti inespressi in queste ricognizioni di eventi, il cui significato resta comunque sospeso e accessibile solo come intuizione. Il percorso visivo si traduce in un segno rapido, elegante, e in una materia trasparente, leggera, a suo modo dialogante, e poeticamente armonizzata nei giochi tonali. Si può ben dire quanto Briscese sia pittore della positività, anche nel momen-
to in cui le sue visioni assumono le sembianze di una realtà sfuggente; non c’è infatti conflitto in queste composizioni dove l’inconscio non è tenebra perturbante, ma processo chiarificatore, autobiografico si direbbe, che si apre allo sguardo come accogliente repertorio di oggetti teneramente quotidiani, avvolti nella dolcezza ipnotica e nel silenzio ovattato di uno spazio metafisico. Briscese si rivela qui come abile manipolatore di una realtà estremizzata fino ai limiti dell’assurdo, e tuttavia autore di una narrazione veritiera, attendibile, aperta alla condivisione. La sua cultura pittorica, superando il conflitto tra figurazione e informale, si radica nel Museo del secolo scorso, ma va anche detto che questo richiamo spiega solo in parte la verità poliedrica del suo operare, dove risuonano chiari gli echi della nostra inquietante quotidianità. Paolo Levi
PIETRO SPINA
Il pensatore- 2010 - scultura in pietra Silana - cm 30 x 62
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LUIGI GRANATA
Proverbi -2015- tecnica mista su carta vergata con canne di bamb첫-cm 62 x 92
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EVENTI
CAMPANIA NAPOLI E IL CARAVAGGIO a cura di Letizia Caiazzo
Michelangelo Merisi , detto il Caravaggio, nella sua breve vita soggiornò a Napoli sia nel 1606, quando vi rimase per un anno ai Quartieri Spagnoli, sia nell’ultimo periodo della sua attività, dal 1609 al al 1610. Il Caravaggio, primo e grande pittore del barocco italiano, ha lasciato a Napoli tre sue magnifiche opere che da sole meriterebbero una visita a questa meravigliosa città, ricca di opere d’arte di ineguagliabile bellezza. Michelangelo Merisi , detto il Caravaggio, nella sua breve vita soggiornò a Napoli sia nel 1606, quando vi rimase
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per un anno ai Quartieri Spagnoli, sia nell’ultimo periodo della sua attività, dal 1609 al al 1610. Il Caravaggio, primo e grande pittore del barocco italiano, ha lasciato a Napoli tre sue magnifiche opere che da sole meriterebbero una visita a questa meravigliosa città, ricca di opere d’arte di ineguagliabile bellezza. Nella Galleria di Palazzo Zevallos Stigliano , in via Toledo 185, possiamo ammirare “ Il Martirio di Sant’Orsola”, dipinto commissionato dal banchiere Marcantonio Doria, la cui famiglia era molto devota della Santa. Al Museo Nazionale di Capodimonte troviamo “La Flagellazione di Cristo” dove la luce, mette in risalto il corpo dolorante facendolo brillare e fremere nell’oscurità, insieme alle altre figure rappresentate. La terza opera napoletana si trova al Pio Monte della Misericordia, Via dei Tribunali 253, essa rappresenta “Le sette opere di Misericordia” e ricorda con le figure ravvicinate in movimento, i colori e la vita dei vicoli partenopei. Notevole l’utilizzo di una luce che scolpisce le forme attraverso un chiaroscuro netto e toccante. Caravaggio, mette in prima linea la luce abolendo lo sfondo; circonda le figure di oscurità che vengono esaltate dal buio ed è il buio a dominare regalando drammaticità alla scena.
L’opinione Letizia Caiazzo VILLA FLORIANA E MUSEO DELLA CERAMICA A NAPOLI
La splendida Villa Floridiana situata sulla collina del Vomero Napoli , circondata da una fiorente vegetazione era la Reggia segreta di Ferdinando IV, detto Re Lazzarone, che acquistò per la moglie Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia ed è proprio in suo onore che fu chiamata così . L’architetto Antonio Niccolini si occupò della ristrutturazione di detta dimora e, tra il 1817 e 1819 la villa potè risplendere di tutta la sua grandiosità neoclassica, circondata da un meraviglioso parco in stile romantico, Dopo la morte della duchessa nel 1826, essa subì vari cambiamenti , soltanto nel 1919 venne acquistata dallo Stato e destinata a diventare Il “ Museo delle ceramiche DUCA DI MARTINA “ Gli oggetti d’arte, oltre seimila opere di manifattura occidentale ed orientale, databili dal XII al XIX secolo, il cui nucleo più cospicuo è costituito dalle ceramiche, sono distribuiti su tre piani e sono preziosissimi .
Al piano inferiore possiamo ammirare, oltre ad alcuni dipinti, oggetti cinesi, giapponesi ed orientali, notevole è la collezione di porcellane cinesi di epoca
Ming (1368- 1644) Qing (1644- 1911) e Giapponesi Kakiemon ed Imari, che Placido di Sangro duca di Martina cominciò a collezionare fin dalla seconda metà dell’Ottocento. Al primo piano, vetri , maioliche, avori smalti miniature di pregevole fattura; al secondo piano porcellane di Meissen, Sevres, Vienna, Limoge, Berlino, Magonza, e Capodimonte, veri gioielli.
Villa Floridiana ci riporta ad un periodo di sfarzi , di lusso e di sensualità e vale la pena perdersi non solo nel lusso e nella belllezza delle ceramiche, porcellane e oggetti unici e vari ma anche nei sentieri e negli spettacolari angoli che ci regala il parco immergendoci in atmosfere romantiche d’altri tempi . Orario di apertura del Museo Duca Di Martina :tutti i giorni dalle 8,30 alle 14,00,chiuso il martedi
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LA REGGIA DI PORTICI
meraviglia di ieri, rinascita di oggi.
Uscite a Portici Bellavista o ad Ercolano prendendo l’A3 o, ancora, scendete alla fermata Circum di Via Libertà. Insomma, fate come vi pare, ma andate alla Reggia di Portici. Perché? Semplicemente perché ne vale la pena e per il paesaggio e per la storia che essa racchiude. Per avere un’idea del prezioso tesoro fisico e virtuale che si nasconde nella Reggia di Portici, fate un salto sul sito www.centromusa.it : qui troverete informazioni concernenti la realtà di ieri e di oggi. Il Real sito di Portici costruito nel 1738 per ordine di Carlo di Borbone, re di Napoli, compendia la maestria di artisti del calibro di Vanvitelli, Fuga, Bonito, solo per citarne alcuni. Attualmente sede dell’Orto botanico, dei Musei di scienze agrarie e del Museo Ercolanense, il sito sorge in quella che una volta era una località boschiva molto amata dai sovrani per la caccia. Ancora oggi, in effetti, troviamo in loco il parco superiore e quello inferiore, piccole grandi meraviglie del in parte conservato in loco, anche grazie alla Biblioteca storica che contiene testi scritti dal ‘500 al ‘900. Inoltre, passato e del presente. siccome è risaputo che i luoghi del passato non vanno osservati ma vissuti, oggi si compie un piccolo grande miracolo che vede studenti provenienti da svariati luoghi continuare a studiare in quella che un tempo era la Reale Scuola Superiore di Agricoltura istituita nel 1872 e che, dal 1935, costituisce la Facoltà di Agraria dell’Università partenopea Federico II. Per quanto concerne le testimonianze archeologiche rinvenute durante la costruzione della Reggia borbonica, esse sono per la maggior parte visionabili presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Gli stessi reperti erano, un tempo, conservati all’interno della Reggia presso il Museo Ercolanense, celebre a tal punto da divenire tappa fissa per qualunque studioso o artista volesse addentrarsi nella conoscenza delle “mirabilia” italiane. Gli scaloni monumentali, l’esedra e gli affreschi del Real sito borbonico regalano al visitatore un tuffo nel glorioso passato napoletano, campano e meridionale tutto. Le statue a guardia dell’ampio terrazzo antistante la struttura sono, dunque, testimoni di un’epoca ridente e prosperosa sotto svariati profili, ragione che deve divenire monito a non deTesori artistici si alternano a testimonianze scientifiche rese mordere e migliorare, prendendo spunto dai meravigliosi dai Musei botanico, mineralogico, di meccanica agraria, esempi tramandatici e che, si spera, verranno da noi ri-traentomologico, di anatomia e zootecnica. Laboratori per i mandati ai posteri. Articolo e foto di Francesca Martire giovani, dai 3 ai 18 anni, mirano a sensibilizzare le nuove generazioni al grande patrimonio del territorio di Portici,
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ENRICO MEO
L’altro - 2014 - acrilico su tela - cm 80 x 100
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EVENTI
CALABRIA
A Soriano Calabro un interessante Museo dei Marmi
Il Mu.Ma.r, Museo civico dei Marmi, a Soriano Calabro raccoglie le opere sfuggite al terremoto del 1783. Il Museo dei Marmi è accolto nel complesso conventuale di San Domenico, negli antichi ambienti restaurati del Refettorio e della Cucina. Sono presenti Le 200 opere dei secoli XVII-XVIII provenienti dal complesso, sono distribuite in tre sezioni. La prima raccoglie frammenti dell’altare maggiore dello scultore seicentesco Martino Longhi, con sculture di Matteo Boselli; la seconda comprende frammenti della decorazione marmorea che adornavano la navata esemplata, sulla decorazione della basilica di S. Pietro, da Giuseppe Scaglia; la terza è dedicata al cospicuo gruppo di frammenti provenienti dall’altare maggiore settecentesco. Una citazione particolare merita il busto di S. Domenico di Giuliano Finelli, allievo del Bernini. Interessanti anche la Madonna degli Angeli attribuita a
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Giuseppe Scaglia e ritrovata in un’edicola votiva, nonché un Angiolone, di Antonio Corradini. Il MUMAR espone, inoltre, opere di Cosimo Fanzago, Matteo Bottigliero, Francesco Pagano e Francois Dusqunois. Di particolare pregio la Testa di Santa Caterina da Siena, in marmo di Carrara, attribuita quasi sicuramente a Gian Lorenzo Bernini. Santa Caterina ha lo sguardo estasiato, e secondo gli storici è opera di Gian Lorenzo Bernini per l’inclinazione del volto e il traforo della corona di spine. La santa senese rientra in quel genere di “ritratti vivi” realizzati da Bernini che costituirono una grande innovazione del ritratto barocco». Alessandra Primicerio
THE DARK SIDE OF THE MOON
GIORGIO LUPATTELLI in mostra al Marca di Catanzaro
Giorgio Lupattelli è presente sulla scena artistica nazionale ed internazionale dal 1993, attivo anche nel campo della grafica, della scenografia e del design. La mostra THE DARK SIDE OF THE MOON ospitata presso il Marca di Catanzaro espone anche opere inedite realizzate appositamente per gli spazi del museo calabrese. I cambiamenti, le scienze biologiche, l’impatto ipermediale del nostro tempo, sono i temi delle opere esposte a Catanzaro. Con forza espressiva, l’artista descrive il cortocircuito della nuova umanità contemporanea. La mostra racconta le fobie dell’uomo. Un percorso con opere che svelano anche i momenti più difficili vissuti dall’artista, personaggi abbinati al farmaco quali star del cinema, della pittura, della musica, e un grande walldrawing di uno Spiderman sulla luna, richiamo all’album “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floid, che rende il museo parte integrante della mostra. Questo progetto ha permesso a Lupatelli di esprimersi contemporaneamente con diverse tecniche : pittura, disegno, wall-drawing, fotografia, elaborazioni digitali, video, scultura, installazione. Curata da Gianluca Marziani e dalla nuova direzione artistica del MARCA affidata a dott. Rocco Guglielmo con l’omonima fondazione. Ha il sostegno della Provincia di Catanzaro e l’ausilio della fondazione onlus Rossoventinove del Dott. Michele Principe e del gallerista Gerardo Tenza. Il catalogo che illustra la mostra è stato curata personalmente dall’artista. The Dark Side of the Moon, aperta fino al 4 marzo 2016.
di Alessandra Primicerio
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L’opinione Alessandra Primicerio TURISMO CULTURALE
“L’arte è una conquista”, scriveva André Malraux, ed è veicolo del patrimonio storico-culturale. Le molteplici possibilità del turismo culturale ad oggi sono ancora in gran parte inespresse, mentre potrebbe essere proprio l’arte e la cultura un settore di crescita, anche perché i visitatori aumentano nei musei e nei siti archeologici. L’arte è la nostra più grande risorsa, ma purtroppo ancora poco utilizzata e spesso e volentieri anche trascurata. Dobbiamo imparare ad avvalerci di quello che gratuitamente ci è stato dato e di cui non comprendiamo l’importanza. Anticamente si viaggiava quasi esclusivamente per motivi religiosi o per commercio. I primi turisti furono i pellegrini. Nel XVII secolo giovani aristocratici iniziarono i cosidetti Grand Tour. Questi viaggi si potrebbero definire “vacanze studio” perché servivano ad arricchire il bagaglio culturale dei giovani che avevano già una preparazione storica e classica. L’Italia ha un patrimonio storico-artistico che rappresenta il 70% di quello del Pianeta. Il turismo culturale, rivolto alla fruizione di beni culturali, oppure inteso come partecipazione ad un evento (mostre, esposizioni, spettacoli, concerti e rappresentazioni), è importante per l’economia di una città, di una regione e di un Paese perchè può migliorare quel luogo.
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Tutti i paesi hanno un potenziale turistico e le città che non hanno possibilità creano attrazioni artificiali come a Las Vegas. Il turismo può essere anche un mezzo anticrisi. In Calabria l’offerta culturale nel mondo c’è. Ci vuole solo un progetto che ottimizzi le ampissime potenzialità di questa terra, fatta non solo di spiagge, sole e mare, ma anche percorsi spirituali-culturali, dovuta alla presenza di numerosi santuari. Un esempio piacevole è offerto dalle Serre Calabresi: interessante la creazione di un Itinerario culturale di pellegrinaggio dal momento che molti sono i luoghi di richiamo religioso-culturale sparsi per la regione soprattutto legati al culto della Madonna, apparsa, secondo le tradizioni, in periodi diversi. Rilevante anche l’ enograstronomia, le tradizioni contadine e l’artigianato; queste sono solo alcune delle ricchezze che i piccoli borghi calabresi possiedono. Necessita dunque un progetto di promozione turistica, che miri a coinvolgere, in primis, le strutture ricettive della costa che hanno il compito di offrire la possibilità ai propri clienti di compiere escursioni nell’entroterra e poi le strutture di ristorazione, localizzate nei pressi dell’itinerario mariano.
GIUSEPPE DE FILIPPO
Sole d’oriente- 2015 - acrilico - cm 24 x 30
20 ARTISTI IN CALABRIA
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EVENTI
SICILIA "I DOMENICANI A PALERMO":
I DIPINTI DI FILIPPO LO IACONO E LE FOTOGRAFIE DI SISTO RUSSO
Nel settecento, a Palermo, durante la rinascita barocca e tardo barocca, i domenicani ebbero un rilancio spirituale accompagnato da un’alta fioritura artistica e architettonica. I complessi monumentali...] Chiesa di San Domenico (Pantheon dei Siciliani) - Palermo L’esposizione ‘I DOMENICANI A PALERMO’ esibisce dipinti e fotografie, nei quali emergono prospettive e scatti che immortalano momenti alti di quest’arte domenicana nella capitale siciliana. Filippo Lo Iacono e Sisto Russo hanno accettato di osservare i quattro complessi domenicani palermitani e di ripresentarli attraverso i mezzi espressivi a loro congeniali. Aver chiesto l’aiuto a professionisti è uno dei modi per lavorare insieme sul tema. I compagni di viaggio, in questo senso, sono importanti.
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Essere aiutati da punti di vista esterni è uno dei modi per rientrare in noi stessi. L’invito a questi due artisti è stato per noi, in qualche modo, un rimetterci alla “scuola di verità e di umiltà per riflettere sul valore e sulle esigenze della vita che professiamo” Sisto Russo ha compiuto per l’esposizione uno spettacolare tour fotografico ai più importanti capolavori del barocco palermitano. Filippo Lo Iacono è il vincitore dell’edizione 2015 del premio “Artista dell’Anno”, riconoscimento biennale conferito ad artisti che operano sul mercato internazionale delle arti visive. Lo Iacono ricalca la tradizione dei toni accesi siciliani con l’emozione contemporanea. Amante della luce e dei forti contrasti, cerca il volume e la tridimensionalità nella creazione di tele ispirate e ispiranti. La mostra sarà visitabile dal 23 gennaio 2016 al 27 marzo 2016, martedì - venerdì 9:30 - 13:30 | Sabato - Domenica 9:30 – 13:00 | 17:00 - 19:00.
GIULIANA FRANCO
Soltanto in quell’universo - 2015 - Digital art - m 60 x 80
20 ARTISTI IN CALABRIA
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Paesaggi fantastici Nato ad Avola (SR) nel 1946, Corrado Alderucci vive e lavora in via Giacomo Balla 1/a a Torino, dove ha frequentato negli anni Sessanta il Liceo Artistico «Vittorio Veneto», sotto la guida di Raffaele Pontecorvo, e, successivamente, i corsi serali ENALC per cartellonistica e grafica, allievo di Pippo Bercetti. Dal 1966 partecipa alle mostre e concorsi organizzati dalle Associazioni «Andrea Zerbino», «Arte Città Amica», «Galleria Europa», «Arte Totale», «Piemonte Artistico Culturale». Ha esposto al Circolo Ufficiali di Torino, Fiera Milano, Castello di Moncucco, Palazzo Salmatoris a Cherasco, 54° Biennale di Venezia Padiglione Italia Torino, Palazzo Lucerna di Rorà Bene Vagienna, Paratissima Torino, Ecomuseo del Freidano Settimo Torinese, Centro Incontri Regione Piemonte, Galleria20 Torino. Testi critici: V.Bottino, M.Rocca, M. Centini, G. Milani, S. Greco, G. G. Massara, G. Folco, F. Legger, E.Papa. S.Ferrara, A.Oberti. TESTO DI SILVIA FERRARA
E il mare raffiora all’improvviso - 2015 - cm 63 x 63
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Ecco un tiepido giorno - 2015 - cm 83 x 83
L’infinita sinfonia della vita - 2015 - cm 53 x 53
Se guardiamo un’opera di Corrado Alderucci sorge naturale notare alcuni canoni che richiamano in parte il movimento artistico del Simbolismo. Non parlo del classico simbolismo di Moreau ma vorrei sottolineare come sia importante l’”idea” concepita come protagonista dei quadri di Alderucci e come elemento di incontro tra varie percezioni, sia materiali che più spirituali. L’arte pittorica di Alderucci è molto raffinata, e si contraddistingue per un’aurea artistica che rapisce l’osservatore. Il suo percorso artistico è molto ricco di partecipazioni a importanti collettive ed eventi di notevole rilevanza e ciò dimostra che la sua arte è molto apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati.
Alcune opere di Alderucci testimoniano come continuamente il suo “io” si sovrapponga a pensieri differenti talvolta più drammatici, altre più solari. Si creano dunque simbologie geometriche create trascendendo la realtà e immergendo la propria anima in un vortice di forme scomposte, che richiamano soggetti come la casa, la matita, un profilo di un uomo. Dunque la sua arte s’ispira a una visione informale ove i simboli sopra citati captano sentimenti contrastanti che assumono un significato talvolta psicologico, molto amplificato dalle personali emozioni. Nascono particolarità cherimandano ad idee già presenti nell’animo del pittore e che vengono raffigurate perseguendo una singolare creatività che fa nascere differenti trasposizioni. La sua pittura percorre a volte sentieri informali che sono precursori di un mondo esterno guardato con occhi diversi, con il desiderio di raccontare un viaggio molto profondo. La qualità artistica della sua ricerca può essere considerata un mezzo perestrinsecare un messaggio più nascosto e innalzarlo ad una dimensione sublime.
Nel sorgere del giorno - 2015 - cm 70 x 70
CORRADO ALDERUCCI Vive a Torino in via G. Balla, 1/a corrado.alderucci@asa-pro.it www.artavita.com cell. 393.17 16 518 77
EVENTI
SARDEGNA
Personale Di Michel Blazy Living Room dal 26/02/2016 ore 19.00 al 10/04/2016 via S. Satta, 27 MAN Museum Nuoro (NU)
Nel Museo MAN è in corso la mostra Living Room, personale dell’artista francese Michel Blazy, a cura di Lorenzo Giusti. E’ l’avvio di un programma annuale dedicato alle trasformazioni del pensiero ecologico, la mostra pone in dialogo opere recenti e nuove produzioni, indagando aspetti diversi del lavoro dell’artista. Da più di venticinque anni Blazy opera utilizzando materiali organici, integrandoli con oggetti di consumo. L’artista crea processi estetici nella dimensione del tempo, con esiti sempre aperti e indeterminati. La materia contenuta nei suoi lavori porta in sé il potenziale di crescita e deterioramento a cui tutta la ricerca dell’artista si rivolge. Le sue opere risultano in perenne alterazione, condizionate dal variare dei contesti e dallo svolgersi della loro stessa vita; un inno alla metamorfosi e all’incessante processo di rinnovamento del ciclo del vivente. Per il MAN Blazy ha progettato uno spazio da abitare, un salotto “animato” in cui elementi organici – erba, piante, prodotti alimentari – convivono con oggetti apparentemente statici, come abiti o vecchi computer. L’installazione sovverte le convenzioni museali proponendo un modello espositivo alternativo, in cui il caso e i sistemi autogenerativi si integrano, fuggendo al controllo del suo stesso autore.Da luogo di esposizione il museo si fa dunque palcoscenico, spazio vitale all’interno del quale si concatenano accadimenti non sempre percettibili (germinazioni, crescite, decomposizioni). La materia biologica si fa collaboratore attivo nella costruzione dell’opera, mettendo in
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evidenza il ruolo e l’influenza delle condizioni esterne, come la luce, l’umidità, la temperatura. Living room restituisce dunque uno spazio fisico come un organismo, aprendo il campo a una riflessione sul rapporto tra natura e cultura e promuovendo una visione articolata, non antropocentrica, della realtà. Un sistema complesso dove operano entità molteplici - siano esse forme di vita vegetale o macchine - che esistono indipendentemente da noi, ma che con noi si muovono ed evolvono. In questo senso gli ultimi lavori di Blazy – che integrano parti elettroniche, computer ed elementi vegetali - sembrano inserirsi, con voce autonoma, all’interno dell’attuale dibattito sull’animismo tecnologico e sulla vita degli oggetti, riaffermando la centralità delle forme e dei processi naturali. Completerà la mostra una pubblicazione con testi di Lorenzo Giusti, direttore del Museo MAN, e Xavier Franceschi, direttore del FRAC Île de France - Le Plateau di Parigi. Michel Blazy (Monaco, 1966) vive e lavora a Parigi. Suoi lavori sono conservati in alcune delle più importanti collezioni internazionali, tra le quali il Centre Pompidou di Parigi; il Museum of Old and New Art (MONA), in Tasmania; il Museée d’art Moderne de la Ville de Paris, Il Nouveau Musée National di Monaco, Le Abattoirs di Tolosa e in numerosi FRAC francesi. Diverse mostre personali sono state consecrate al suo lavoro, tra le quali: Pull Over Time, Art:Concept, Parigi (2015); Bouquet Final 3, National Gallery of Victoria; Melbourne White Night (2013)
INNA STETS
Cinciarella - 2015 - olio su tela- cm 23 x 32
20 ARTISTI IN CALABRIA
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