N° 9 Maggio - Giugno 2015 www.rivista20.jimdo.com
-
periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
Pino Mantovani Edito dal Centro Culturale ARIELE
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
----------------------------------------------------------
Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Ermanno Benetti Daniela Boarino Chiara Strozzieri Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Laura Coppa Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Antonietta Campilongo Vincenzo Cignarale Alessandra Primicerio Francesco Mastrorizzi Roberta Panichi Enzo Briscese Ludovico Operti Marzia Mandrini Paola Corrias Valentina Tonelli Cinzia Memola
----------------------------------------------------------
TAMARA DE LEMPICKA A PALAZZO CHIABLESE Piazza San Giovanni 2, Torino
Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio -----------------------------------------------------
In copertina: opera di Pino Mantovani
OPERARE IN SICUREZZA a cura di Enzo Briscese Un problema su cui vale la pena di soffermarsi, e che riguarda da vicino il mondo dell’arte visiva attuale, è rappresentato dal clima difficile e incerto che vivono numerosi artisti oggi a causa delle turbolenze che investono il circuito e che rendono disagevole muoversi ed operare in sicurezza. Infatti esistono delle realtà in cui capita di trovare poca trasparenza e tutela a danno degli interessi artistici di chi frequenta il settore. Per questo motivo ci siamo proposti di porre rimedio, per quanto ci compete, e stiamo costruendo una rete di artisti, critici, , galleristi, curatori, associazioni culturali, nelle diverse regioni italiane, anche le più disagiate. L’obiettivo che intendiamo raggiungere è quello di creare una struttura articolata in cui si riesca a
Piemonte Giovanna Arancio
Toscana Lodovico Gierut
Molise
Tommaso Evangelista
Lombardia Irene Ramponi
Emilia Romagna Vincenzo Cignarale
Lazio
Antonietta Campilongo
lavorare con tranquillità e affidabilità in modo che chi circola seriamente nel campo dell’arte sia in grado di eseguire curatele e/o essere un artista seguito e promosso con efficacia. Ciò ci permetterà inoltre di reperire nuovi spazi in cui allestire mostre, di conoscere ulteriori situazioni e relativi operatori con cui collaborare, mettere in comunicazione altre valide gallerie e ampliare la rete protetta evitando finalmente brutte sorprese. Siamo consapevoli delle difficoltà per chi intraprenda tale percorso però ci anima una visione realistica ma concreta circa i passi da fare, compensati dai risultati che incominciamo ad intravvedere.
Liguria Silvia Grandi
Veneto Ermanno Benetti
Umbria Roberta Panichi
Basilicata Francesco Mastrorizzi
Abruzzo Chiara Strozzieri
Campania Letizia Caiazzo
Calabria Alessandra Primicerio
Friuli Venezia Giulia Graziella Valeria Rota
Marche Laura Coppa
Sardegna Paola Corrias
PINO MANTOVANI
Discorro con un amico pittore. Mi dice che è stufo dei soliti discorsi sulla pittura: cosa sia cosa non sia, se viva o in sonno o defunta proprio, se ancora presente o di fatto sostituita da aggiornati in genere tecnologici sistemi figurativi, per approssimazione pigrizia o furbizia ricondotti allo stesso termine. Mi dice che gli importano invece i pittori, quello che facciano, come lo facciano,perché insistano a fare, nonostante la stagione sia poco disposta ad apprezzare certe pratiche, salvo – tanto peggio - favorirne la versione “quantitativa” (la pittura come accumulo materiale o come illimitata abilità mimetica), oppure “concettuale”(la pittura come astratta meditazione, sottile provocazione, illustrazione di teorie). Comunque, quando anche fosse consumata la morte dell’arte (pittura compresa), i pittori non hanno per questo cessato di esistere.Ma chi è il pittore, se non possiamo nominarlo semplicemente come colui che pratica la pittura? Per cominciare, il pittore è un uomo che si rapporta al mondo come se il mondo fosse una opportuntà per vedere, una visione proprio: il pittore sa concentrarsi su ciò che si rivela anzi esiste, almeno per
lui, prima di tutto attraverso lo sguardo: il suo sguardo è attivo, cioè capace di “mescolarsi alle cose, di animarle, di risvegliarle dal loro letargo, di staccarle dal fondo opaco e inerte nel quale sono immerse per attirarle nel proprio fuoco…” (sintetizzando Merleau-Ponty). Da questo punto, tutto lo sforzo del pittore è dedicato a rendere visibile la visione; a farla precipitare in evidenza che coinvolga sguardi ulteriori, comprometta lo sguardo di chiunque sia dotato di sufficiente aspettativa e curiosità. E allora si apre il dilemma: se il pittore possa utilizzare solo certi mezzi per dare concretezza e credito alla sua visione, o niente purché efficace gli sia vietato. Un discrimine, senza entrare nel merito di materali e tecniche, potrebbe essere che la pittura è legata al corpo, non solo attraverso l’occhio: la mano, il gesto, la voce, e più intimamente la temperatura, il respiro, il battito cardiaco ecc. ne costituiscono il fondamento. E’ nel proprio corpo che il pittore trova la ragione e il motore di qualsiasi operazione che abbia il fine di far consistere la visione in oggetto e quindi renda plurale
una esperienza singolare (Non nego, però, che questa esperienza possa essere più che delegata condivisa con altri, nel nome di un corpo comune, che comunque avrà sempre un centro caratterizzante e direttivo). Insomma, non sono certe materie e certe tecniche a definire l’ambito della pittura ma l’essenziale radicamento dell’operare nel corpo. In un certo senso, la pittura è “primitiva”, qualsiasi strumento utilzzi, anche il più tecnologico, Ovvero essa è fondata sulla “scoperta” di sé e dell’altro, e sulla intenzione di comunicare. E’ vero che l’uomo può smarrire la capacità, addirittura la voglia di ricominciare daccapo, di intuire per la prima volta, come se per la prima volta si affacciasse sul mondo. Ma tant’è, il pittore continua a fare questa scommessa. Potrebbe essere questo uno dei motivi della sufficienza con cui vien guardata la pittura, in un mondo che sembra puntare tutto sull’orgoglio delle “magnifiche sorti e progressive”.
Sempre il mio amico pittore insiste che lui, invece,ha necessità imprescindbile della sorpresa, dello stupore, d’essere tramortito dalla meraviglia, la meraviglia di fare. Non sapeva che cosa fosse il mare (ciascun aspetto del mare), o l’albero, o la casa (quest’albero , questa casa che sono di più dell’albero, della casa), la nebbia e le nuvole (che, come tutti i fenomeni dell’aria, sono particolarmente sfuggenti e quindi condizionati dall’occasione specifica), fintanto che non ha imparato a ”farli”; non sapeva che cosa fosse la profondtà, fintanto che non ha capito come si dipingesse; non sapeva che cosa fosse la luce fin quando, provando
e riprovando, non ha trovato una sua versione, mica concettuale e tanto meno scientifica, invece tutta precipitata nella certezza di una figura dipinta: questa qui proprio, identica ed esatta nel quadro. E soprattutto l’uomo, aveva bisogno di verificarlo in immagine, sempre uguale e diverso, più di qualsiasi forma esistente. Così, del resto, il Creatore della Bibbia, ingenuo proprio come un pittore, ha tratto grande soddisfazione dall’aver saputo portare all’evidenza oggettiva il proprio desiderio di rispecchiamento, non senza fatica. Una creazione, peraltro, non si compie una volta per tutte; come per un attimo, forse, lo stesso Creatore ha creduto, salvo poi incontrare una grossa delusione quando il creato gli è per così dire sfuggito di mano e gli si è addirttura rivoltato contro. Tutti devono imparare che non si fa nulla per sempre, che ogni volta si ricomincia daccapo: perché l’atto creativo è legato all’esperienza, al modificarsi arricchirsi approfondirsi dell’esperienza, quanto è condizionato dalla sapienza,
perché fare è saper fare. Ma, ribadisco, non fai una volta per tutte: il grande Cézanne sa fare almeno quanto sa di non saper fare. La sua intelligenza è pari all’idiozia, la sua imbecillità alla potenza. Di qui la necessità della fatica, dell’amore per il lavoro, della pazienza; scartando tutte le scorciatoie concettuali, tecnologiche, programmatiche che la pseudo-pittura attuale usa invece a piene mani. In questo senso, non perché assillato dalla fretta “economica”, che misura la qualità sul vantaggio, anch’io – mi dice l’amico –non ho più tempo da perdere; non voglio dimostrare nulla, né dare né avere, tanto meno insegnare; semmai voglio mettermi alla prova. Mi basta una scrittura brusca, anzi ho scelto una scrittura di cose. Sono un moralista, perché le cose nude sono morali. Tutte le abiltà che posseggo, e che sono venuto affinando nel tempo, devo poterle rovesciare nel mio fare presente, nella speranza che qualche altro possa rconoscere nella cosa fatta la propria emozione. Sono le cose a generare emozione;
non è la mia emozione che trasmetto, ma la cosa che mi ha emozionato e che mostro così che tu possa responsabilmente trarne emozione. Certo, ho qualche merito, perché la cosa non è facile vederla, e quando io te la passo è già vista e attrezzata per essere ri-vista. Dico vista, ma devi convincerti che vedere è afferrare, e tenere quanto serve. Come è stato affar mio, sarà responsabilità tua trattenere almeno un po’ e senza illusoni di possesso definitivo. Le cose sono nomadi: a volte ne cerchi una e ne trovi un’altra. Io, tu… siamo vivi nel senso che siamo mobili tra cose mobili: ognuno, per non andare in confusione, deve mettere a punto una
sua strategia. Io, per esempio, mi muovo in modo concentrco. Non sono un cacciatore da battuta, tanto meno un cacciatore da posta, procedo da solo con circospetta prudenza, avvicinandomi alla preda poco alla volta, cerco di sorprenderla; la mia arma è di gittata breve, non posso permettermi distrazioni. Imparo a perfezionare i gesti, fin tanto che riesca, per così dre, a identificarmi con la preda; infatti io la amo, la preda: è attraverso questo amore che essa rivela il suo nucleo di senso, si rivela allo sguardo incantato, all’incanto della seduzione, che è il centro di tutto. Pino Mantovani
Corso Casale, 85 Torino
INTORNO ALLA FIGURA dal 9 al 23 maggio 2015 dal lunedĂŹ al sabato dalle ore 15 alle 19
INAUGURAZIONE: sabato 9 maggio alle ore 17,00
Marco Vigo
Corrado Alderucci
Adriana Caffaro Rore
Letizia Caiazzo
Michele Coccioli
Barbara Gatti Cocci
Franco Bolzoni
Albino Caramazza
Alice Cristelli
Carla Ciafardoni
Alfredo Di Bacco
Francesca Lupo
Alberto Branca
Angelo Buono
Isabella Corcelli
Discepolo Girardi Francesco Di Martino
Clara Mastrangelo
Fabrizio Molinario
Anna Maria Moretto
Raffaella Pasquali
Ester Pairona
Angela Policastro
Venere Rizzo
Salvatore Soccodato
Raluca Misca
Franca Musso Binello
Antonella Bartolone
Guido Roggeri
Simone Bergamaschi
Alessandro Salamone
Luciano Valensin
Sarka Mrazova
Erminia Gebbia
Angelo Petrucci
Michele Vasino
Maria Ventura
Chiara Ziganto
Carla Silvi
Anna Maria Miccoli
Juan Sanmiguel
Gabriella Montini
Carla Perona
EVENTI
PIEMONTE
MODIGLIANI E LA BOHÈME DI PARIGI A TORINO 14 MARZO - 12 LUGLIO
LUOGO: GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino CURATORI: Jean‐Michel Bouhours ENTI PROMOTORI: GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino costo del biglietto: intero € 12, ridotto € 9 telefono per informazioni: +39 011 4429518 e-mail info: gam@fondazionetorinomusei.it La mostra è costruita in cinque sezioni, che analizzano la vitalità parigina del periodo, con uno sguardo non solo alla pittura, ma anche al disegno che ha dato origine ai capolavori, e con un occhio particolare alla scultura in cui il protagonista, insieme a Modigliani,è Costantin Brancusi nel cui atelier Amedeo lavorerà a lungo.
MARIO MAZZELLA
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
CALLIGRAPHICART La sublime arte della Calligrafia
espongono: James Farrell, Maria Deborah De Lucia, Gabriele Levy, Massimo Polello, Petra Probst, Paola Robbe giovedì 23 aprile alle ore 18.30
PETRA PROBST - MY HEART BOOK - tecnica mista su carta - 2014
Inaugura giovedì 23 aprile alle ore 18.30 la collettiva d’arte contemporanea “Calligraphic Art: La sublime arte della calligrafia”, mostra dedicata alle opere di artisti calligrafi ospitata alla All The Best Art Gallery di corso Verona, 21 a Torino e visitabile dal 23 aprile al 15 maggio 2015. La mostra è un percorso attraverso il tempo e attraverso l’arte di dare forma ai segni in modo espressivo ed armonioso. Oggi fare calligrafia, in controtendenza con Ebook, web, email, significa focalizzarsi sulle regole di bellezza e di armonia che governano la forma delle lettere. Anche dopo l’invenzione della stampa
si continuò, nonostante tutto a scrivere a mano e ad inventare nuovi stili di calligrafia, vera e propria arte di bella scrittura o meglio, arte di tracciare i caratteri della scrittura in modo ornamentale. Ormai liberata come la pittura dall’importante bisogno di rappresentare la realtà ( in quanto affidato alla fotografia), non ha più bisogno di rappresentare solo testo e parole, ma può spaziare come vera espressione d’arte.
ATB Art Gallery
corso Verona, 21 Torino
ALFONSO COPPOLA
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
TAMARA DE LEMPICKA A PALAZZO CHIABLESE Piazza San Giovanni 2, Torino
La mostra dedicata a Tamara de Lempicka presenta oltre 80 opere dell’artista, in un percorso tematico che presenterà al pubblico le opere più iconiche e note della Lempicka, ma anche di conoscere nuovi aspetti della sua vita e del suo percorso artistico. L’esposizione è curata da Gioia Mori, promossa dal Comune di Torino - Assessorato alla Cultura, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e dal Polo Reale di Torino e prodotta da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 Ore e Arthemisia Group.
Da giovedì 19 marzo a domenica 30 agosto Orario: lunedì 14.30-19.30; giovedì 9.30-22.30. martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30-19.30; Informazioni e prenotazioni: 011.0240113 http://www.mostratamara.it | http://www.ticket.it/tamara. Ingresso: intero euro 13,00 (audioguida esclusa); ridotto euro 11,00 (audioguida esclusa).
FRANCESCO RUSSO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
EVENTI
LOMBARDIA
omaggio a LUCIO FONTANA Fondazione Marconi 24 aprile - 31 ottobre 2015
In occasione di Expo 2015 verrà presentata, nella rinnovata sede della Fondazione Marconi, una pregevole esposizione per omaggiare Lucio Fontana. Tale pregevolezza risiede anche nel fatto che verrà esposta per la prima volta in Europa l’opera Concetto Spaziale, Trinità (1966), molto importante nella produzione dell’artista, secondo l’allestimento originale elaborato da Fontana in alcuni disegni del 1966, che però non riuscì mai ad essere compiuto. Il disegno-progetto è a sua volta esposto. L’imponenza dell’opera è testimoniata dalle dimensioni così come dal rigore compositivo, che riporta ad un concetto di infinito tramite la purezza del monocromo bianco.
La superficie bianca è solcata da una serie di buchi, simbolo di una gestualità semplice, e costituisce una riflessione laica e poetica di Fontana sull’assoluto. Tele monocromatiche, che risaltano grazie a teli di plastica azzurra, sono appese dal soffitto in giù in uno spazio geometrico che rende bene l’idea di una dimensione di purezza spaziale. L’omaggio all’artista è completato da una serie di opere, datate tra il 1951 ed il 1968, dà un’idea della sua creatività, versatile nell’utilizzo e nella sperimentazione di tecniche e materiali diversi ed oscillante tra figurativismo ed astrazione. Ogni opera è in sé emblema della forte ed autentico spirito creativo di Fontana
GIOVANNI OLIVIERO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
L’opinione Irene Ramponi presenta
Il fascino ed il mito dell’Italia dal Cinquecento al Contemporaneo Villa Reale di Monza – 23 aprile – 6 settembre 2015 Progettata in modo ambizioso ed affascinante come evento collaterale di Expo 2015, al fine di valorizzare il nostro patrimonio artistico e paesaggistico con un linguaggio di rigore ma di facile comprensione, la mostra è un’occasione per ciascun visitatore di capire l’interpretazione del nostro Paese da parte degli artisti stranieri di più grande prestigio, che hanno vissuto l’Italia con pienezza e ne hanno fatto tra i soggetti d’elezione e fonte di ispirazione. Si tratta di una rievocazione del fascino che l’Italia ha suscitato nei più grandi artisti con i suoi monumenti, i suoi paesaggi e le sue tradizioni con opere di pregio, ovvero opere di pittura, scultura e fotografia, prestate dalle più importanti istituzioni culturali italiane e straniere. E’ noto infatti come dal Seicento all’Ottocento inoltrato l’Italia sia stata meta prediletta da intellettuali, aristocratici, uomini di cultura europei; in questo arco di tempo spicca il Grand Tour, il famoso viaggio in Italia, in cui la Penisola era tappa imprescindibile per la formazione delle classi dirigenti. Culla della civiltà, così come di monumenti ed opere d’arte, l’Italia ha ispirato con il suo paesaggio idilliaco ed il suo clima mite, la curiosità e la stima dei grandi d’Europa, nel cui immaginario anche l’umanità naif del suo popolo e la bellezza delle sue donne hanno contribuito a creare il mito dell’Italia, un classico nella mentalità collettiva dell’Europa di cultura. L’arte italiana diventa codificazione del bello idealo ed influenzerà la storia della pittura, della scultura delle arti decorative e dell’architettura internazionali. Frutto della cooperazione di diverse istituzioni e della collaborazione di diversi studiosi, la mostra in particolare si avvale del mecenatismo generoso di Giulio Properzi, che ha fortemente sostenuto il progetto. Viene evidenziato il ruolo dell’Italia quale “maestra delle arti”, grazie a dipinti e sculture di 18-19 protagonisti stranieri come Lucas Cranach e
Anton Van Dyck, Claude Lorrain, Valentin de Boulogne, Rubens, Gaspar Van Wittel, Angelika Kauffmann, Johann Zoffany e Anton Raphael Mengs, Joshua Reynolds, Ingres e Thorvaldsen, Jean-Louis Gérome, e di maestri italiani assunti a modello, come Botticelli, Correggio, Michelangelo, Tiziano, Pompeo Batoni e Canova. Il percorso si conclude con la ricca sezione che dal XIX secolo giunge alla contemporaneità, con opere di artisti del calibro di Auguste Rodin, André Derain, Fernand Léger, Pablo Picasso, Salvador Dalì, Henry Moore, Andy Warhol, Yves Klein, Christo, Anselm Kiefer, Marina Abramović e altri, che hanno ripreso il dialogo con l’Italia, i suoi paesaggi, la sua arte. Il corpus delle opere, circa 120 in tutto, proviene da Italia, Europa ed America, e vuole essere un monito al ruolo di spicco che la nostra nazione ha svolto per la formazione dell’identità culturale comune all’Occidente.
EVENTI
LIGURIA
EUGENIO CARMI A GENOVA Per finire, sempre in occasione della mostra antologica allestita nella Loggia degli Abati di Palazzo Ducale, la galleria genovese Martini & Ronchetti, con la mostra intitolata “Dalla carta al metallo. Opere 1956 – 1962”, presenta cinquanta lavori inediti, di cui quaranta collages e dieci oggetti in ferro smaltato. Coerentemente con la linea di ricerca della Galleria, che da oltre quarant’anni investiga i punti nodali della storia dell’arte, viene approfondito un momento importante di sperimentazione nella produzione artistica di Carmi: le opere esposte coprono un periodo, che va dal 1956 al 1962, in cui l’artista, come ha dichiarato Umberto Eco, “sovrappone una tendenza geometrica latente alle influenze dell’informale”. Questa tendenza si concretizza in una forma ovale, motivo che spesso ritorna nei disegni di Carmi, soprattutto in quelli del 1957 e rimanda alla forma che l’artista aveva scelto per realizzare il manifesto della XI Triennale di Milano dello stesso anno, uno dei primi esempi di manifesto astratto in Italia.
Tre esposizioni in tre diverse location del capoluogo ligure, nel periodo che va da aprile a giugno , ci offrono la possibilità di ammirare un’ampia ed esaustiva panoramica dell’opera di Eugenio Carmi, artista genovese ma cosmopolita, riconosciuto per il suo lavoro a livello internazionale. A Palazzo Ducale – la mostra “Speed Limit 40” presenta un’antologia di opere che raccoglie i dipinti su tela degli anni giovanili e quelli più maturi, le tavole, le carte, ma anche le cosiddette ‘latte illustrate’, le fotografie, i video, i libri. Documenti che coprono l’intero arco della sua attività artistica, dalla fine degli anni ’40 al 2013. Al Museo d’arte contemporanea di Villa Croce viene presentata più dettagliatamente l’opera grafica. Un’esposizione molto suggestiva dal titolo “La tecnologia non c’entra!”, che rende omaggio al Carmi ‘fabbricante di immagini’, come lui stesso ha sempre amato definirsi. “L’esperienza grafica di Eugenio Carmi è stata fortemente innovativa e sperimentale. Basti pensare all’attività di art director dell’Italsider dal 1956 al 1965 che lo ha portato a progettare, con sorprendente modernità, l’immagine coordinata dell’azienda”. Il lavoro grafico di Carmi ha toccato anche l’illustrazione di libri per bambini e a metà degli anni Sessanta vedono la luce le illustrazioni per due favole di Umberto Eco edite dalla casa editrice Bompiani.
CARMI E LA GALLERIA DEL DEPOSITO
La cooperativa Galleria del Deposito nasce da un’idea dell’artista Eugenio Carmi con lo scopo di offrire un’alternativa alle logiche commerciali del mercato dell’arte e di creare un polo artistico e culturale a livello internazionale. Il punto è essenzialmente realizzare e veicolare un’arte accessibile a un pubblico molto più vasto del consueto. Luzzati, Costantini e soprattutto il giornalista Popi Fedeli - con il quale Carmi condivideva l’esperienza dell’Italsider – abbracciano subito l’iniziativa e Il 3 settembre 1963, si costituisce Il Gruppo Cooperativo di Boccadasse nell’antico borgo genovese omonimo, dove Carmi viveva e aveva il suo studio. Nel frattempo aderiscono al progetto altri esponenti del mondo della cultura e dell’arte visiva come Flavio Costantini, Achille Perilli, Kiky Vices Vinci, lo scenografo e artista Emanuele Luzzati, il critico Bruno Alfieri e numerosi esponenti del mondo artistico e intellettuale. Genova in quegli anni stava attraversando una fase di sviluppo industriale ed economico in cui la neonata Italsider, sotto la direzione di Gian Lupo Osti, svolgeva un ruolo trainante. Nel contempo, stava anche vivendo un periodo di intenso fervore culturale sul piano teatrale con lo Stabile di Ivo Chiesa e musicale con l’affermazione di cantautori come Gino Paoli, Luigi Tenco, Fabrizio De André. Nell’editoria spiccavano le iniziative di Umberto Silva e l’attività di riviste come Nuova Corrente e Marcatré, quest’ultima destinata a divenire, in prosieguo, l’organo ufficioso della neoavanguardia italiana. E’ in questo periodo storico di grande fermento che il 23 novembre del 1963 la cooperativa inaugura la Galleria del Deposito, così chiamata perché la sede è un ex deposito di carbone affacciato direttamente sulla spiaggia dove attraccano le barche dei pescatori. Il Deposito apre al pubblico con Sedici quadri in blu, collettiva curata da Gillo Dorfles. Gli artisti presenti
in mostra appartengono a correnti diverse e, addirittura, a fianco delle rigorose astrazioni, compare anche un’opera di Marc Chagall. L’intento, infatti, non è quello di creare una nuova tendenza nell’arte, ma piuttosto di creare un percorso fatto di affinità emozionali, attraverso l’opera di artisti contemporanei, molto spesso d’avanguardia. Il Deposito, oltre alle mostre di opere originali a cadenza mensile, è in assoluto la prima realtà italiana a produrre e immettere nel mercato i Multipli, sculture seriali e in dimensioni ridotte, quindi a prezzi accessibili. Per un certo periodo i Multipli sono esposti e venduti anche nei grandi magazzini, sia in Italia che all’estero, con lo scopo di raggiungere un pubblico più diversificato e di far entrare l’arte nella vita di tutti i giorni arrivando anche negli Stati Uniti. Carmi coinvolge nell’iniziativa del Deposito molti esponenti della scena artistica e culturale internazionale contemporanea che sente affini allo spirito del gruppo e, nel corso degli anni, i soci della cooperativa aumentano di numero, così come gli artisti che collaborano dall’esterno. Nell’ottica dei multipli, che sono comunque esclusivamente opere d’arte, il Deposito produce anche foulards, vassoi in acciaio smaltato e grafiche, firmati dagli artisti. Le serigrafie, che Carmi aveva affidato alla tecnica del serigrafo jugoslavo Brano Horvat, non erano ancora considerate una forma di opera d’arte e, anch’esse, permettevano quindi la diffusione di un’arte seriale, in questo caso caratterizzata da colori decisi e compatti. Il Deposito, nel 1968, partecipa anche alla mostra Ars Multiplicata del Wallraf-Richartz Museum di Colonia. Sarà l’ultima esperienza prima di sciogliersi. Barbara Cella
DISCEPOLO GIRARDI
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
A Nervi con ALTAN e gli illustratori contemporanei
Raccolte Frugone dei Musei di Nervi sceglie per il terzo anno consecutivo, la Mostra internazionale di illustratori contemporanei, che sarà presente, dal 1° marzo al 7 giugno 2015, a Villa Grimaldi Fassio. Protagoniste le opere di 48 autori, selezionate attraverso il concorso, organizzato dall’associazione Tapirulan, cui hanno partecipato 735 illustratori da tutto il mondo. Il tema di quest’anno è “X”, come il numero 10 romano (il concorso compie, infatti, dieci anni). Ospite speciale della mostra Francesco Tullio Altan, sono esposte 200 tavole originali del celebre vignettista veneto. La mostra è divisa in due sezioni: nella prima sono esposti i lavori dei 48 illustratori selezionati con il concorso, mentre nella seconda, interamente dedicata a Altan, si potranno ammirare 200 opere originali - alcune delle quali raramente esposte in occasioni pubbliche - provenienti da collezioni private e dall’archivio della storica agenzia Quipos. Francesco Tullio-Altan, o più semplicemente Altan, è una delle penne più incisive del panorama vignettistico italiano, capace anche di creare personaggi per bambini di tenerezza infinita come la celebre “Pimpa. Altan ha creato anche storie a fumetti per un pubblico adulto come le storie dell’operaio metalmeccanico comunista Cipputi (archetipo dell’operaio, pieno d’ironia e di buon senso) e celebri parodie di personaggi famosi come Cristoforo Colombo,
Casanova e Franz (parodia della vita di San Francesco d’Assisi). Ma anche le bellone sexy dalla battuta pungente, l’avventurosa Ada, lo squallido Friz Melone. Inoltre, ha realizzato le illustrazioni di diversi libri scritti da Gianni Rodari. Decennale è la sua collaborazione con riviste come L’espresso, Panorama e ultimamente con il quotidiano La Repubblica per il quale disegna vignette di satira politica. I lavori di Altan in mostra spaziano, quindi, all’interno di questa sua quarantennale e variegata produzione. Sarà disponibile il catalogo dedicato alla monografica di Francesco Tullio Altan: 120 pagine che raccolgono le immagini delle opere in mostra e interessanti note di commento dell’artista. Sono inoltre disponibili il catalogo delle opere dei 48 illustratori ospitati e il calendario con le immagini realizzate dai primi 12 classificati. Musei di Nervi – Raccolte Frugone Villa Grimaldi Fassio via Capolungo 9 - Genova Nervi tel. 010 322396 raccoltefrugone@comune.genova.it www.museidigenova.it - www.raccoltefrugone. museidigenova.it/
EVENTI
VALLE D’AOSTA
WildlifePhotographer of the year Per il sesto anno, il Forte di Bard ospita in esclusiva, dal 7 febbraio al 2 giugno 2015, la prima tappa italiana del tour mondiale della mostra fotografica WildlifePhotographer of the year, l’evento fotografico più prestigioso e importante del suo genere. Nato nel. 1965, il premio indetto dal
Natural History Museum di Londra in collaborazione con il BBC Wildlife Magazine, ha raccolto in questa cinquantesima edizione 42.00 concorrenti, provenienti da 96 paesi, abbracciando i luoghi più sorprendenti del pianeta.
Il Forte valdostano è l’esclusivo scenario della prima tappa in Italia di Wildlife Photographer of the Year, mostra e premio cinquantenari dedicati al binomio fotografia-natura. Per il sesto anno consecutivo, l’ottocentesco Forte arroccato sulle alture di Bard apre le porte al tour mondiale di uno degli storici premi intitolati al binomio fotografia-natura. Gli scatti selezionati dalWildlife Photographer of the Year 2014 sono in mostra nell’istituzione valdostana fino al prossimo 2 giugno, con una serie di piacevoli novità rispetto alle edizioni precedenti.Due piacevoli novità arricchiscono il percorso di visita tra le sale del Forte di Bard. Uno slide show rende omaggio ai 50 anni di vita del concorso, proponendo una selezione di immagini scelte tra la lista dei vincitori delle edizioni passate, mentre un video raccoglie i filmati insigniti del premio nella nuova categoria Time Lapse. L’inedita sezione affianca il movimento alla staticità dello scatto fotografico, ampliando la visuale sulle meraviglie della natura.
LETIZIA CAIAZZO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
EVENTI
VENETO BIENNALE DI VENEZIA 2015 9 maggio - 22 novembre
Padiglione Venezia Il Padiglione Venezia, in occasione della 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (1 giugno 24 novembre 2013), nel presentare la mostra di quest’anno, riprende con forza l’originaria vocazione della struttura nata per ospitare le eccellenze nelle arti decorative, e rende omaggio attraverso cinque artisti attivi tra l’Italia e l’Oriente all’“arte soffice”: la tessitura. Attraverso le “vie della seta” terrestri principalmente, ma anche marittime, che fin dall’antichità univano Oriente e Occidente, si trasportavano i prodotti ricercati dalle élites europee, ma anche fedi, culture, tecnologie. Venezia fu punto di arrivo di questi traffici, sia nelle sue basi commerciali, da Bisanzio alla Persia, al Medio Oriente, sia nella stessa Dominante. E, già a partire dal XII secolo, divenne anche centro produttivo di tessuti preziosi, realizzando ben presto manufatti di tale qualità e invenzione che, invertendo il flusso, venivano esportati per la piazza di Costantinopoli. I partner Bevilacqua, Fortuny e Rubelli, eccellenze di Venezia e prosecutori del successo di quegli artigiani per l’alta professionalità, ancora oggi, nonostante i tempi difficili, operano, producono, creano nel solco di una grande eredità.
Gli artisti selezionati, di diversissime provenienze, da oriente a occidente, sono stati invitati a rapportarsi con le loro moderne produzioni che portano con sé e in sé un passato di scambi, di innovazioni tecniche, di motivi decorativi antichissimi, ma anche una grande capacità di rinnovarsi e di sperimentare nuove strade di ispirazione.
Mostra dell’artista Barlach il padiglione è curato da Aldo Cibic La Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, presenta la mostra del Padiglione Venezia (Giardini) nell’ambito della 56. Esposizione Internazionale d’Arte (9 maggio > 22 novembre 2015), intitolata Guardando avanti. L’evoluzione dell’arte del fare. 9 storie dal Veneto: digitale – non solo digitalee curata da Aldo Cibic. “La Biennale di Venezia ha voluto quest’anno impegnarsi direttamente nel Padiglione Venezia – ha dichiarato il Presidente Baratta - per un’iniziativa a un tempo antica e rivolta al futuro. Il Padiglione, dedicato nel tempo anche alle Arti Applicate, ne riprende con questa iniziativa il filo, se pur in una direzione diversa e aggiornata: quella delle applicazioni più recenti dell’alta tecnologia”. La mostra incrocerà pertanto la creatività artistica con le nuove tecnologie, presentando 9 storie esemplari dal Veneto.
All the World’s Futures
La mostra internazionale All the World’s Futures include 136 Artisti, dei quali 88 presenti per la prima volta. La mostra sarà affiancata da 89 Partecipazioni nazionali nei Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Inoltre ci saranno 44 Eventi Collaterali promossi da enti e istituzioni internazionali che allestiranno le loro mostre in vari luoghi della città.
Biennale di Venezia>Chiesa Luterana>
EVENTI PROVINCIA
AUTONOMA DI BOLZANO
Bolzano, Museo di Scienze Naturali MOSTRA FOTOGRAFICA DI FLORIAN SCHULZ 21.04.2015 - 13.09.2015 lun chiuso - mar-dom ore 10.00 - 18.00 ven 01.05.2015 chiuso
Migliaia di caribù si dirigono verso le coste dell’Alaska nei loro quartieri estivi; le oche delle nevi sorvolano in primavera il Nord America dirette verso il Canada o la Groenlandia; un orso kermode pesca nella Great Bear Rainforest i salmoni, che per riprodursi hanno abbandonato l’Oceano Pacifico e risalito il fiume natio. Immagini che il fotografo Florian Schulz ha immortalato nel corso di dieci anni. Nel 1872 negli USA è stato istituito il primo Parco Nazionale, il Yellowstone National Park nel Wyoming, seguito dieci anni dopo dal Banff National Park in Canada. Dopo 130 anni gli ambienti naturali delle aree protette, emergono come isole incontaminate disperse in un paesaggio altamente antropizzato e profondamente mutato. Negli anni ’90 è iniziato il progetto “Yellowstone to Yukon” per collegare tra loro le aree protette, mentre pochi anni dopo è decollato il progetto “Baja to Beaufort” per la salvaguardia delle coste dall’Alaska al Messico. Con la sua campagna “Freedom to Roam” Florian Schulz sottolinea con il suo stile documentario e artistico l’importanza della libertà di spostamento degli animali. Le aree protette in Europa sono ancora più piccole e
frammentate. La necessità di realizzare corridoi naturali è quindi ancora più urgente. Nella mostra sarà evidenziata la situazione nell’area alpina, dove non sono le montagne la barriera che uccelli e mammiferi incontrano al loro passaggio, ma l’impatto con un ambiente fortemente antropizzato. Informazioni n. tel. 0471 412964
EVENTI PROVINCIA
AUTONOMA DI TRENTO
#collezionemart
Il Mart presenta oltre 100 capolavori delle proprie Collezioni. Attraverso lo sguardo dei curatori del Mart, il Museo ridisegna se stesso e costruisce nuove inedite narrazioni, valorizzando le proprie raccolte e rendendo unica l’esperienza di visita attraverso una rinnovata e intima relazione con le opere. La mostra #collezionemart è un viaggio lungo un secolo che si sviluppa in due percorsi autonomi e complementari il cui denominatore comune è, come sempre, l’originalità della ricerca artistica e della proposta culturale. Le due sezioni cronologiche e tematiche, affidate a team curatoriali differenti, si intitolano #modernaclassicità e #canonecontemporaneo La prima parte si snoda in un percorso che va da Medardo Rosso a Giorgio Morandi,
passando per Mario Sironi, Carlo Carrà, Arturo Martini, Giorgio de Chirico, Fausto Melotti, Massimo Campigli e molti altri. Si prosegue con il secondo ‘900 da Lucio Fontana a Teresa Margolles incontrando, tra gli altri, John Baldessari e Alberto Burri, ma anche Bruce Nauman, Candida Höfer, Robert Mapplethorpe, Luigi Ontani, Cindy Sherman, Wolfgang Tillmans. Insieme ai capolavori delle Collezioni, la mostra mette in luce la ricchezza e la varietà dei materiali e dei documenti conservati dall’Archivio del ‘900 del Mart che completano l’excursus storico con materiali complementari a quelli esposti: manifesti, inviti, brochure, ritagli stampa e cataloghi, carteggi, fotografie, registrazioni sonore, filmati..
EVENTI
FRIULI VENEZIA GIULIA
ARTE CONTEMPORANEA IN FRIULI VENEZIA GIULIA
Friuli è un piccolo compendio dell’universo, alpestre piano e lagunoso in sessanta miglia da tramontana a mezzodì», scriveva Ippolito Nievo nelle sue Confessioni di un Italiano. E in questo compendio trova ampio spazio anche l’arte contemporanea, tra spazi espositivi temporanei – come Villa Manin -, parchi d’arte e musei disseminati in tutte le sue province. Settima tappa del nostro speciale Giro d’Italia, iniziamo il tour friulano da Pordenone dove, all’interno del Parco Galvani, ha la sua nuova sede PaRCO, la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea della città.
La collezione permanente di PaRCO, oltre a conservare opere di alcuni dei grandi nomi dell’arte moderna e contemporanea provenienti dalla Collezione dell’ingegner Roberto Ruini – da GiorgioDe Chirico a Roberto Crippa, passando da Filippo de Pisis, Lucio Fontana, Pablo Picasso, GeorgesBraque e Marc Chagall -, ci permette di scoprire anche la realtà artistica locale. All’interno della raccolta, infatti, è presente un cospicuo nucleo che mette insieme le più significative esperienze artistiche friulane, tra le quali i lavori di artisti come Mirko Basaldella, Corrado Cagli, Armando Pizzinato, Luigi Vettori, Giuseppe Zigaina e Luigi Zuccheri
Intitolata a Armando Pizzinato, uno dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra, laGalleria di Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone (PaRCO) si articola tra una villa veneta restaurata, sviluppata su tre piani, e il nuovo ampliamento che ospita l’ingresso principale, nuove sale espositive, un centro congressi e altri spazi destinati ai servizi museali per un totale di 1200 mq di superficie espositiva.
Una delle sale di PaRCo, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone
L’opinione Graziella Valeria Rota presenta
Arte in Villa Moretti, Tarcento - UDINE Nello splendido edificio novecentesco da favola, di Ettore Giberti, la Villa Moretti, a Tarcento –UDSabato 2 maggio 2015 alle ore 18,00 si apre la rassegna espositiva delle opere di 31 artisti e artiste che durerà fino al 7 giugno. Presentazione di Gabriella Bucco, storica dell’arte. La mostra è alla sua 2° edizione ed ha il titolo quest’anno ARTE IN GIOCO: percezioni creative del tempo. Tutti i partecipanti esprimono la propria sensibilità creativa intrecciando il proprio tempo alle emozioni e sono: Roberto Barmina, Giandomenico Bonacorsi, Diana Bortolini, Emma Caligaro, Maurizio Annamaria Fabretto, Maurizio Fava, Paolo Furlanis, Luca Gabino, Aldo Ghirardello, Carla Lostuzzo, Angela Merlo, Giovanna Miola, Ada Mimma, Daniela Moretti, Alessandro Ronco, Graziella V. Rota, Emanuele Savasta, Chiara Simeono, Ezio Tomaello, Stefano Tubaro, Tiziana Valente, Fabio Vescovo, Maila Vidoni. All’inaugurazione sono previste tre performans, musica, danza, teatro. L’evento ha il patrocinio del Comune di Lusevera, località limitrofa, dove si svolgono i laboratori d’arte, guidati da Carlo Condello, scultore, all’interno della sede estiva nella frazione di Vedronza. Notizie: Tarcento ha origini molto antiche: gli studiosi parlano infatti di popolazioni paleolitiche alle quali si sono succeduti insediamenti preistorici, quindi celtici,
e poi naturalmente la colonizzazione dei Romani , quando Tarcento era feudo dei Machland, provenienti da Perg (Austria nel 1126). Nel 1219 i Machland furono sostituiti dai di Caporiacco. Nel 1281 il Patriarca di Aquileia Raimondo della Torre assegnò il feudo al nobile Artico di Castel Porpetto. Tarcento rimase così sotto la giurisdizione dei Castel di Porpetto fino all’avvento di Napoleone (1797). Nel 1866 la cittadina fu annessa al Regno d’Italia, diventando capoluogo mandamentale. accanto alla lingua italiana, la popolazione utilizza il friulano centro-orientale, una variante della lingua friulana. Artisti: Giovanni Antonio Agostini, pittore udinese, autore della famosa Gran macchina, un altare ligneo per la chiesa della Madonna d’Aprato a Tarcento datato 1603, opera che segna il passaggio dalla pittura e scultura manierista e quella barocca. Anzil Toffolo (1911–2000) pittore; Luciano Ceschia (1925–1991) scultore e pittore; Albino Lucatello (1927–1984) pittore
EVENTI
EMILIA-ROMAGNA PARMARE’
Nel giardino di Parmarè vi era fino ad un anno fa un’ imponente noce le cui fronde riparavano dalla calura estiva. Improvvisamente l’albero muore. Parmarè decide di fare tagliare tutti i rami meno che il tronco principale e le diramazioni dei principali. Questo perché l’amore per la natura la spinge a far rinascere il noce. In che modo? Sfruttando la sua capacità nel
creare: nel fare mosaico, nel fare scultura, nel fare pittura. Ancora una volta l’artista dimostra come l’arte sia quella scienza originaria che ha come mezzo e come scopo una tecnica pertinente alla poetica e come fine la possibilità di rivelare una coscienza-conoscenza di ciò che sottende alla sua creazione.
Maria Règia Parmiani in arte Parmarè nasce a Comacchio (FE). Nel 1972 s’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Ravenna dove frequenta fino al 1976 i corsi di: mosaico,pittura,incisioni (allieva del maestro Tono Zancanaro) e decorazioni. Nel 1977 si sposa e si stabilisce a Ravenna. Inizia ad esporre nel 1980 Per un decennio circa rallenta la sua attività per dedicarsi a tempo pieno alla crescita del proprio figlio. Riprende, ufficialmente, l’attività artistica nel 1993. La sua pittura continua ad essere figurativa, leggermente chiarista e soprattutto libera da vincoli e imposizioni, parlando un linguaggio umano e naturale. La sua attività artistica si accentua con la collaborazione a Linea Rosa (Centro antiviolenza che aiuta a sostenere le donne che hanno subito violenze di vario genere). Verso la fine del 2007 s’inizia a intravedere nella sua pittura un sostanziale mutamento verso l’Astrattismo Costruttivista che si basa sulla concezione
dell’immaginario del tutto indipendente dalla natura, obbediente solo a leggi d’attrazione e simbiosi delle materie coloristiche e di equilibrio delle forme e dei colori, la “forma” è divenuta “contenuto”; il ritorno delle linee e delle linee pittoriche, la loro tensione sulla superficie e nello spazio immaginario è appunto il “contenuto” della sua pittura, che diventa ricerca inquietante di un disagio metaforico ed emblematico. Per l’Astrattismo Costruttivista si serve della tecnica dello “Sprinkling Brush”, tecnica che adopera anche per le poche opere figurative che produce. Da qualche anno espone soprattutto all’estero.
Rigorosa dialettica del simbolo Le ricerche di Parmarè potrebbero, ad una prima osservazione, indirizzarci verso azzardate ipotesi informali, forse per quei rimandi ed accostamenti di colore distribuiti a frammenti materici e nati sotto la poderosa spinta dell’inquietudine, ma, le accelerazioni dei vuoti e dei pieni, le convergenze improvvise dei segmenti interi e spezzati, delle curve e gli effetti dei colori predominanti, il rosso e il nero, accentuano sensibilmente le varie intuizioni che finiscono per sfociare, dopo un’attenta valutazione, nella giusta direzione. Difatti, nella strutturazione delle opere dell’artista non è difficile individuare e seguire conseguentemente la determinante sollecitazione derivata dall’esperienza del reale. La constatazione ci porta necessariamente a stabilire che non si tratta di causalità ma d’informalità e astrazione, lo sgomento della donna artista di fronte alla vastissima complessità di un mondo moderno nel quale va concretizzandosi un materialismo contradditorio dell’essere umano. Non si tratta di voler dare corpo ad una negazione della realtà attraverso le linee e le masse colorate né possiamo considerare l’arte di Parmarè una pura ricerca di forme informali e astratte o una di quelle manifestazioni
artistiche specifiche che rifiutano il riferimento ad ogni elemento naturalistico, anzi. La sostanza nell’espressione artistica diventa, quindi, materia essenziale di coscienza ed assume, in modo graduale, la forma della “specie umana in origine” quale mezzo positivo per indicare l’inizio di un lungo ed interessante discorso filosofico esistenziale.
La ricerca è dunque orientata all’analisi della coscienza che è sconvolta a causa delle violenze drammatiche contemporanee che condizionano il vivere quotidiano. La presenza appena accennata della simbologia diventa elemento essenziale che, collocato in stretta relazione con le parti materiche, concorre a determinare l’insieme del contesto discorsivo. Con l’emergere sensibile delle stimolazioni emotive, il linguaggio è reso più incisivo della stessa spinta creativa ed è avvalorato da una dialettica intellettuale rigorosa che si presenta equilibrata, pacata e contenuta, ma che spesso irrompe nel contesto, frenetica, impulsiva ed insofferente ma sempre con la chiarezza di quella discorsività suggerita dalla volontà e da una necessità di sviscerare tutti i lati della vicenda con l’armonia dei rapporti tra materia, forma e colore, rifiutando nel contempo, tutto ciò che costituisce approssimazione. Coinvolgendo nella visione dell’insieme le origini dell’essere umano e la morfologia attiva della materia, l’esplorazione della coscienza diventa l’azione rigorosa di richiami e di risposte ideative fornendo nello spazio della rappresentazione, l’indicazione progressiva
della intenzionalità formativa del concetto nella consapevolezza di affrontare la problematica delle “radici”. Resta da dire che nella costante ed agguerrita dialettica di base si nota, prepotente, che l’artista considera l’arte come espressione plastica di tutto il nostro essere e la sua azione creatrice comprende la sofferenza e la felicità della vita. Hans M. Campbell
EVENTI
TOSCANA
L’ILLUSIONE DI SCILTIAN. INGANNI PITTORICI ALLA PROVA DELLA MODERNITÀ Firenze - Villa Pardini e Peyron - Dal 2 aprile al 6 settembre 2015 A Roma Sciltian conosce diversi intellettuali italiani e alla Casa d’Arte Bragaglia vari pittori compreso Antonio Baldini, Antonio Donghi e Giuseppe Capogrossi, mentre a casa del pittore Nino Bertoletti incontra Giorgio De Chirico, con cui stringe subito amicizia. Del periodo romano il pittore stesso scrive: “Nel 1924 la vita romana continuava a essere una bella, saporosa, tradizionale vita seicentesca. A portata di mano intorno a me erano Galleria opere d’arte dei grandi maestri che mi insegnavano a guardare la natura, ad apprezzare la vita pittoresca e affascinante che pulsava intorno a me Durante il secondo soggiorno italiano, il pittore riprende a frequentare i fratelli De Chirico che lo introducono nell’ambiente di facoltosi acquirenti d’arte che gli commissionano numerosi lavori, soprattutto nature morte, poi esposte alla Galleria Gian Ferrari di Milano nel 1939. Caffè Cova di via Verdi a Milano ritrova Mario Broglio, il fondatore di “Valori Plastici”, Achille Funi, Gino Severini, Mario Tozzi, Umberto Brunelleschi, Carlo Carrà e Mario Sironi. Interessante mostra antologica dedicata all’artista armeno Gregorio Sciltian, che approdò in Italia - dive visse e lavorò per gran parte della sua vita - nel 1923 in seguito agli eventi catastrofici della Rivoluzione Bolscevica. In eposizione vi sono circa 112 opere d’arte, volte a celebrare il 30° anniversario della sua scomparsa in un percorso artistico che copre la sua intera carriera, circa 50 anni trascorsi durante la prima metà del ‘900. Gregorio Sciltian, (Grigorij Ivanovič Šil´tjan) pittore italiano, nasce a Nachičevan’, presso Rostov-na-Donu (Armenia), il 20 agosto 1900. Appartenente da una famiglia benestante, il padre avvocato e la madre discendente di una ricca famiglia di industriali armeni, dopo aver terminato il liceo, si trasferisce a Mosca, dove continua gli studi classici al ginnasio Adolfi e inizia a dedicarsi allo studio delle arti figurative. Tornato a Rostov, espone le sue prime opere, di carattere cubo-futurista in mostre collettive, ma nel 1919 lascia il paese natale, spaventato dalla Rivoluzione d’Ottobre, trasferendosi prima a Costantinopoli poi a Vienna, e Parigi. A Berlino nel 1923 sposa Elena Boberman e, dopo il viaggio di nozze a Monaco, prosegue, inizialmente da solo, verso l’Italia, la sua “terra promessa”, dove visita Napoli, Firenze e la Liguria, per stabilirsi con la moglie a Roma dove espone la prima volta alla Galleria d’Arte Bragaglia, presentato da Roberto Longhi.
ANTONIO SALZANO
Composizione in verde veronese - 100 x 100 cm - acrilici su tavola 2013
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
L’opinione Lodovico Gierut “Da Igor Mitoraj a “La memoria dell’olivo”, a Marzio Cialdi e ad altri...”
Quando si parla diArte, il pensiero va inevitabilmente alla Toscana, con i suoi protagonisti del passato e del presente, tanto che il 2015 – pieno di iniziative non elencabili per motivi di spazio – può essere simbolicamente riassunto dall’iniziativa del Comune di Pietrasanta per ricordare la figura di Igor Mitoraj (scomparso da qualche tempo), le cui stupende statue sono protagoniste sino al 30 agosto in vari luoghi della centralità pietrasantese. Non da meno è da citare – nel corso della manifestazione eno-gastronomica “Enolia” – Seravezza, aprile – la grande Collettiva “La Memoria dell’olivo”, timbrata nel manifesto
Marta Gierut, Maschera, bronzo patinato, 1995
ufficiale da Alberto Bongini, presso il ben noto Palazzo Mediceo e alla Fondazione Arkad, con ben 290 dipinti, disegni e incisioni su carta, e sculture, di quasi duecento autori provenienti dall’intera penisola e dall’estero, tra cui Mara Moschini, Gabriele Vicari, Joanna Brzescinska-Riccio, Isidoro Cottino, Bruna Nizzola, Riccardo Luchini, Massimo Facheris, Gian Paolo Giovannetti, Paolo Grigò, Mauro Capitani, Giacomo Mozzi. E’ ovviamente in preparazione la stagione de “La Versiliana”, a Marina di Pietrasanta (nella Villa che ospitò Gabriele d’Annunzio nel 1906)
tipo Anna Chromy, Franco Miozzo...) a protagonisti di ogni età e provenienza – in un tutto volutamente “senza classifiche” (moltissime opere sono a tema simbolico nell’unione delle due cittadine, cioè le “Spighe del grano”, i “Pesci”, le “Cave”, gli “Olivi” e “Le firme degli scultori” (in sintonia con Expo 2015, cibo, arte, ambiente) – organizzata dal Comitato Archivio artistico-documentario Gierut di concerto con i Comuni di Pietrasanta e di Cefalù. ‘Paurosamente ampio’ il numero di opere presentate in un singolare accostamento e in un percorso tra le bellezze territoriali dal mare alla montagna, l’artigianato del marmo e del bronzo, anche nel ricordo di Michelangelo Buonarroti che lavorò nell’area versiliese alla fine del primo decennio del Cinquecento. Info: lodovico@gierut.it
Anna Chromy al lavoro per l'opera 'Mantello' contemplante, da luglio ad agosto, sia la retrospettiva su Marta Gierut “Poesie e opere” dal 2 al12 luglio nello spazio “Green House”, sia quattro mostre di Grazia Leoncini ed Annamaria Maremmi, di Agostino Cancogni, di Marzio Cialdi con “Vuoti dentro” e di Patrizia Di Poce. Autori, con altri... seicento – sì, proprio seicento, forse più – presenti con lavori su carta, dipinti e sculture in “Pietrasanta e Cefalù. Gemellaggio d’Arte” documentata da un catalogo cartaceo e da due DVD, che si terrà dal 20 settembre all’11 ottobre presso Palazzo Panichi e alla Galleria “La Marina”, come nei qualificati spazi di “Open One” e dei “Giardini della Versilia”: mostra/ documento che per la prima volta nella storia artistica di Pietrasanta aggregherà grandi firme (anche siciliane, come Greco, Migneco, Messina, Guttuso, Ciulla …, e altri,
Marzio Cialdi, Donna nel mondo, bronzo 2014
EVENTI
UMBRIA
CARLO ZAULI
I BIANCHI La personale sui “Bianchi” di Carlo Zauli comprende la presentazione di una selezione di opere scultoree in grès ceramico realizzate dall’artista durante oltre vent’anni, dagli anni ’60, proseguendo poi per tutti gli anni ’70 sino alla metà degli anni ’80. Un nucleo di circa 25 pezzi tra sculture medio-grandi, alcune di esse a parete e almeno due di grandi dimensioni, da sempre considerate fra le maggiormente rappresentative della produzione artistica dello scultore. I lavori presenti sono tutti caratterizzati, nella loro quasi integrità, dal celebre “Bianco Zauli”, smalto per grès ad alta temperatura, unico nel suo genere e irriproducibile, che l’artista mise a punto personalmente studiandone i componenti chimici e metallici capaci, nel loro specifico mix e dosaggio, di assumere infinite sfumature di colori. Il “Bianco Zauli”, infatti, può variare tra diversi punti di bianco, passando poi a tutte le tonalità dei grigi sino ad assumere toni vicini al nero, od arrivare a virare al rosso-
bruno, con l’azione della cottura ad alte temperature. In queste opere esso si unisce ad aspetti prettamente tattili e materici che, insieme alla monocromia del bianco, rappresentano gli aspetti maggiormente rappresentativi dell’opera di Carlo Zauli e che lo hanno caratterizzato nel corso del tempo. L’esposizione pone l’attenzione su un’esponente importante dell’innovazione plastica italiana attraverso un’ambientazione elegante e sofisticata che mette in risalto la potenza espressiva della materia naturale con la quale si è interfacciato lo scultore, creando un potente impatto visivo di grande efficacia. La materia viene piegata dalla volontà dell’artista ma non è mai completamente assoggettata, rimanendo fedele al proprio istinto. Le forme ricordano iconografie della tradizione giapponese, scambio proficuo e vivace che Zauli ha portato avanti in passato e che ha creato intense osmosi percettive. a cura di Monica Zauli Info: Pinacoteca Comunale Città di Castello Palazzo Vitelli alla Cannoniera via della Cannoniera, 22/a 11 aprile – 11 giugno 2015 orari: 10.00 – 13.00 e 14.30 – 18.30 chiuso il lunedì non festivo tel : 075 8554202 Per visite guidate contattare lo 075 3721525 o scrivere ad atlanteservizi@libero.it www.atlantecooperativa.it
SALVATORE RAIOLA
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
Raccolta d’arte di San Francesco e Museo della Civiltà dell’ulivo - Trevi
Il complesso museale allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco, edificato a partire dal XIII secolo, ricostruito e decorato nella prima metà del XVII, con un chiostro esterno affrescato da Bernardino Gagliardi con le Storie della vita di San Francesco, sorge nel centro storico di Trevi e ospita la Raccolta d’arte di San Francesco e il Museo della Civiltà dell’ulivo. In particolare, la Raccolta d’arte di San Francesco, rinomata per le importanti opere
due-trecentesche di scuola umbra e i dipinti su tela eseguiti tra il XVI e XVIII secolo, si articola in due distinte sezioni. Al piano terra, disposta su tre sale, si trova la sezione archeologica, che raccoglie reperti italici e di epoca romana e un corredo funebre proveniente dalla necropoli longobarda della vicina Pietrarossa. Nello stesso piano è ospitata una sezione dedicata alla città e al territorio con materiali che ne documentano gli sviluppi. La sezione storico-artistica,
allestita ai piani superiori, espone opere entrate a far parte della raccolta in seguito alle demaniazioni del patrimonio ecclesiastico avvenute dopo l’unità nazionale. Si tratta prevalentemente di tavole trecentesche e di importanti dipinti su tela eseguiti tra il XVI e XVIII secolo, tra cui di particolare interesse è L’Assunzione della Vergine del veronese Alessandro Turchi detto l’Orbetto. Tra le opere raccolte spiccano in particolare il Gonfalone processionale raffigurante La Madonna della Misericordia e Monogramma, eseguito nella seconda metà del XV secolo da un seguace di Niccolò Alunno e L’Incoronazione della Vergine, del 1522, eseguita da Giovanni di Pietro detto lo Spagna per l’altare maggiore della chiesa di San Martino. Nell’allestimento, numerosi sono i rimandi ai luoghi di provenienza delle opere, primo fra tutti il vicino santuario della Madonna delle Lacrime, di proprietà comunale, che ospita affreschi dello Spagna e del Perugino. All’interno del complesso si trova anche il Museo della Civiltà dell’ulivo, interamente dedicato all’olio extra vergine di oliva DOP. Lo spazio è articolato in quattro sezioni: “Botanica”; “Conosciamo l’olio e l’ulivo”; “L’ulivo simbolo di pace” e “Storia dell’ulivo”. Attraverso pannelli informativi, postazioni multimediali, reperti archeologici e macchine olearie, il museo documenta i diversi aspetti legati alla coltura dell’ulivo, che così fortemente caratterizza il paesaggio delle colline circostanti e l’economia di tutto il territorio.
Un vero e proprio viaggio, con audio-guida, nel microcosmo legato alla produzione dell’olio. Fa parte del Circuito museale cittadino, insieme alla Raccolta d’arte di San Francesco e al Museo della Civiltà dell’ulivo anche Palazzo Lucarini, con i suoi spazi dedicati alla promozione dell’arte contemporanea mediante mostre e manifestazioni complementari.
http://www.umbriacultura.it/samira_fe/loadcard.do?id_card=171&force=1#sthash.xHfMDkF9.dpuf
EVENTI
MARCHE
Lo Studiolo del Duca
Il ritorno degli Uomini Illustri alla Corte di Urbino
La mostra, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, dalla Regione Marche, dalla Città di Urbino, con la partecipazione del Museo del Louvre ed organizzata da Villaggio Globale International e Civita Cultura, è inserita nel calendario degli eventi proposti dalla Regione Marche per valorizzare il territorio in occasione di EXPO 2015 ed è uno dei progetti di punta del Distretto Culturale Evoluto Marche. Lo Studiolo era formato da tarsie lignee policrome di bottega fiorentina raffiguranti libri, strumenti musicali e scientifici, armi e clessidre e personificazioni allegoriche che compaiono su ripiani della finta panca e fanno capolino dalla finte ante socchiuse, in un trionfo illusionistico coronato, tra rivestimento ligneo e soffitto, dai ritratti di 28 Uomini Illustri. Ed è stata proprio l’eccezionale collaborazione fra i due istituti museali che ha permesso di riposizionare in occasione della mostra i 28 dipinti ad olio che raffigurano personaggi, religiosi e non, antichi e contemporanei come Mosè, Salomone, Cicerone, Omero, Dante, Platone, Artistotele, Euclide e Sisto IV. Tale eccezionale ricomposizione – accompagnata da un innovativo apparato multimediale – non solo consentirà di studiare uno degli esempi più importanti dell’arte rinascimentale italiana, ma saprà anche rievocare il clima culturale della corte urbinate nell’ultimo decennio di vita del Duca di Montefeltro.
SALVATORE CIAURRO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
MARIO LANZIONE
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
Bianco. dalle stanze segrete al candore della luce Musei civici di Palazzo Mosca a Pesaro dal 20/12/2014 al 31/5/2015
Dal 20 dicembre 2014, la nuova mostra Bianco. Dalle stanze segrete al candore della luce, ai Musei Civici di Palazzo Mosca a Pesaro, apre in occasione delle feste di Natale e prosegue fino al 31 maggio 2015. Seguendo il colore bianco, simbolo di purezza e spiritualità, opere diverse per materia, tecnica, funzione e forma emergono dai depositi per dialogare tra loro e suggerire nuove interessanti proposte di lettura. E’ il bianco l’elemento che connota la prima mostra tematica di valorizzazione del patrimonio civico. Un’esposizione dove il colore candido collega tra loro più di 200 opere diverse per materia, tecnica, funzione, forma, periodo, ambito culturale e collezione; opere in gran parte provenienti dai depositi e dunque restituite alla ‘preziosa’ luce della pubblica fruizione. Promosso dal Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e da Sistema Museo, l’evento è a cura di Alessandro Marchi della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche e Benedetta Montevecchi con il contributo di Francesca Banini ed
Erika Terenzi dello staff scientifico dei Musei Civici. Un affascinante percorso espositivo che passa dal candore del marmo e dell’alabastro, all’iridiscenza della madreperla, al bianco tipico della porcellana, all’eleganza di pizzi e merletti, fino alla raffinatezza assoluta di manufatti in avorio.
Dal 20 Dicembre 2014 al 31 Maggio 2015 Musei Civici di Palazzo Mosca - Pesaro curatori: Alessandro Marchi, Benedetta Montevecchi enti promotori: Comune di Pesaro Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo costo del biglietto intero € 9, ridotto € 7.50, possessori Card Pesaro Cult € 5, gratuito under 19 tel. per info: +39 0721 387398 / 0721 387357 e-mail per ionfo: pesaro@sistemamuseo.it sito ufficiale: http://www.pesaromusei.it
EVENTI
MOLISE
SANTUARIO DELL’ADDOLORATA DI CASTELPETROSO Reportage di Lorenzo Albanese
Il Respiro dell’Arte Nel corso del 2012 è stato realizzato un breve itinerario, denominato “Il respiro dell’arte”, suddiviso in quattro tappe: Santuario Maria SS. Addolorata di Castelpetroso. Immerso nel verde alle pendici del monte Patalecchia, appare il Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso, il mistico luogo che nel lontano 1888 vide manifestarsi la Vergine Madre con il Figlio morto. Sant’Angelo in Grotte. In questo caratteristico borgo medievale è possibile ammirare la Chiesa Madre di San Pietro in Vincoli sotto alla cui pavimentazione è situata una bellissima cripta che da quasi sette secoli custodisce un ciclo completo di affreschi dedicati alle sette opere di misericordia. Sito archeologico di Altilia-Sepino. Località di elevato valore storico, visitare Altilia vuol dire vivere l’Arcadia. Sono presenti resti dell’antico villaggio romano, con il Foro, la Basilica, l’antico Macellum, il
Tempio e il Teatro che è l’edificio più monumentale, infatti, poteva arrivare ad ospitare fino a 3.000 persone. Santuario Madonna della Libera di Cercemaggiore. Le origini del culto della Madonna di Cercemaggiore risalgono al 1412, anno in cui fu ritrovata la statua lignea della Vergine, fatta risalire al XII-XIII secolo e che, ancora oggi, è venerata nel Santuario.
LUCIANO ROMUALDO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
Dante Gentile Lorusso Appunti ecclettici/Appunti partigiani
Estratto dal testo critico per la mostra Dante Gentile Lorusso “APPUNTI ECLETTICI”14 marzo - 23 aprile 2015 Campobasso, Galleria Artes Contemporanea Gli “Appunti” di Dante Gentile Lorusso più che ecclettici somigliano a dei veri e propri appunti partigiani per il tentativo, austero, di catturare nella forza del segno uno spazio della memoria e dell’assenza, come se il tempo si fosse infilato tra le pieghe dei tratti per comporre e scomporre forme dal sapore metafisico. Si tratta di piccole opere, veloci testimonianze di vita, realizzate nel corso del 2014 su cartoncini e inviti, e quindi nate in forma di frammento, o meglio di scrittura “politica” poiché è il racconto, in conformazione metaforica e trasfigurata, a guidare il tentativo di lettura del contesto. Un attraversamento nel limite del segno e che caratterizza anche il suo ritorno all’espressione pittorica e alla gioia del colore che aveva abbandonato da anni. Tentativi per indagare nuove possibilità espressive e recuperare al contempo remote impressioni. L’ambientazione di partenza, naturalmente, è quella molisana che l’artista cerca di ricreare nella distanza della traccia e dell’impressione che diventano l’una simbolo e l’altra figura. Ne nascono profili densi come “tipi” di carattere che Dante, memore della Commedia, cerca di stigmatizzare nei limitati spazi dei fogli nei quali prevale un colore rosso vivo, il colore della politica e dell’attivismo ma anche e
soprattutto del sangue e dell’azione. Le forme/forze scultoree ricavate dalle matite sono trasformazioni di manie e di esempi che trovano spiegazione nell’attinenza all’oggi e nella contemporanea sottrazione all’appartenenza, per cui diventano categorie generali di vizi contro i quali il pittore sembra combattere una silenziosa battaglia fino a rimanerne scomunicato. Il tratto è denso, quasi chiuso nella devozione, e ricorda alcuni disegni di Tito, il segno primitivo e “mediterraneo” come quello di Licata diventa incisivo e simbolico mentre la definizione delle forme acquista un’aria trascendente e surreale, prima di perdersi in un poetico minimalismo (si veda “Rosso”) quasi stregonesco, frutto di un’evocazione interna più che di una sintesi del reale. Le invettive segnate nella scomposizione, invece, vengono dall’amore per Pettinicchi e da quel Generale che tanto aveva impressionato il pittore da giovane e dall’orrore sacro di Bacon. Appaiono delle ombre, energiche nei chiaroscuri solcati, e delle lettere reali e immaginarie; compaiono delle tracce semplici e sciolte, raffinate nel tentativo corsivo di una grafica personale, che si smarriscono nello spazio e trovano forze nascoste nei titoli che sono il vero fulcro del racconto. Ritorna in tal modo l’idea iniziale della scrittura e dell’appunto. Tommaso Evangelista
L’opinione To m m a s o E v a n g e l i s t a Antonio Finelli all’ARATRO Antonio Finelli, classe 1985, originario di Riccia, vive e lavora tra Roma e Campobasso. Ha iniziato la sua formazione artistica frequentando nel capoluogo molisano il liceo artistico Manzù mentre, successivamente, si è trasferito a Roma perfezionando le proprie doti artistiche presso l’Accademia di Belle Arti. In regione ha recentemente chiuso una sua personale, “L’Illusione del Corpo”, a cura di Lorenzo Canova e Piernicola Maria Di Iorio, ospitata alla Galleria ARATRO, che è stata un successo di pubblico e probabilmente tra le personali più stimolanti viste ultimamente nell’attivo spazio espositivo universitario. Finelli, che prossimamente esporrà le proprie opere in rappresentanza del Molise alla mostra “Il Tesoro d’Italia”, curata da Vittorio Sgarbi in occasione dell’EXPO2015, è certamente tra gli artisti più interessanti della regione e sicuramente tra i più attivi nel contesto nazionale. La sua arte, ad una prima
lettura dichiaratamente iperrealista, in effetti nasce da dinamiche ispiratrici e compositive differenti da quelle della celebre corrente americana, dinamiche molto “tradizionali”, ovvero europee per quel tentativo di lettura ed indagine dell’umano che ci deriva da secoli di speculazione filosofica e artistica sull’uomo, anche se una delle frasi più calzanti circa i suoi ritratti la ritrovo poi in una dichiarazione di Chuck Close «Il viso di una persona è la carta stradale della sua vita. Se l’affronta con atteggiamento positivo le rughe sono quelle che si formano quando si sorride. Allo stesso modo è subito palese quando invece la vita la si passa imbronciati». I disegni di Finelli sono la “carta stradale” delle figure che ritrae, ovvero sono le tracce di vita che prendono forma e segno nelle pieghe e che comunicano esclusivamente per via visiva l’ispessimento del tempo e la coesione e sovrapposizione di tutte le emozioni sfuggite al controllo dell’anima.
EVENTI
LAZIO BAROCCO A ROMA la meraviglia delle arti
Roma, 1 aprile - 26 luglio 2015 Fondazione Roma Museo - Palazzo Cipolla
Il percorso espositivo spiega in modo sintetico e chiaro l’evoluzione dell’arte barocca dalla sua nascita nei primi due decenni del Seicento, alla sua massima ‘esplosione’ figurativa sotto il pontificato di Urbano VIII e continua con l’attenzione riservata all’urbanistica da papa Alessandro VII Chigi, che diede alla città di Roma un nuovo ‘volto’. Numerosi i capolavori dell’arte barocca presentati al pubblico: Ritratto di Costanza Bonarelli di Gian Lorenzo Bernini, Atalanta e Ippomene di Guido Reni, Trionfo di Bacco di Pietro da Cortona, Santa Maria Maddalena penitente di Giovan Francesco Barbieri
detto il Guercino, Il Tempo vinto dall’Amore e dalla Bellezza di Simon Vouet, i bozzetti del Bernini per le statue di ponte Sant’Angelo e per l’Estasi di Santa Teresa, il prezioso arazzo Mosè fanciullo calpesta la corona del faraone su cartone di Nicolas Poussin nonché disegni progettuali di Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Grazie all’intervento di restauro sostenuto dalla Fondazione Roma-Arte-Musei sarà inoltre possibile ammirare gli Angeli musici di Giovanni Lanfranco, opere sopravvissute all’incendio ottocentesco della Chiesa dei Cappuccini a Roma.
ANTONIO MADONNA
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
Il prossimo 11 giugno si terrà a Roma “Corruzione Capitale” organizzato dall’Associazione NEWORLD. Tale evento tratterà dell’associazione Mafia Capitale, anche conosciuta come Cupola Romana, una delle organizzazioni criminali di stampo mafioso imprenditoriale che operava negli anni 2000. L’inchiesta svolta su Mafia Capitale ha suscitato molta preoccupazione per la facilità con cui la corruzione e il malaffare hanno potuto inserirsi nelle attività gestite dalla Pubblica Amministrazione. L’operazione Mondo di Mezzo, svolta nel 2014, ha posto fine alle attività di questa associazione mafiosa.
Sfortunatamente, però, le radici delle attività malavitose nella Pubblica Amministrazione romana ed italiana sono molto più antiche, come si può constatare leggendo “Annales” di Tacito. Addirittura Dante nella Divina Commedia destina in un girone dell’Inferno i barattieri, colpevoli di aver usato le loro cariche pubbliche per arricchirsi attraverso la compravendita di provvedimenti, permessi e privilegi. La volontà comune degli artisti partecipanti a Corruzione Capitale è, quindi, quella informare il pubblico su una delle tematiche più scottanti ma taciute dellla storia italiana attraverso performance, arti visive, fotografia, musica, arte digitale e poesia.
DOVE: Museo dello Stadio di Domiziano - via di Tor Sanguigna, 3 (Piazza Navona) Roma. QUANDO: dall’11 giugno al 5 luglio. www.nwart.it
L’opinione Antonietta Campilongo Food Culture & Slow Art L’arte che rappresenta il gusto – Step 2 Si inaugura sabato 16 maggio 2015 a Milano, il secondo Step della rassegna Food Culture & Slow Art | L’arte che rappresenta il gusto che tratterà il tema dell’alimentazione non solo dal punto di vista organico, ma anche etico, sociale ed intellettuale. Artisti in mostra dal 26 maggio al 2 giugno Anita Agresti, Anna&Rosaria Corcione, Annamaria Volpe, Emmanuelle Renard Gianluca de Bartolo, Giuseppe Corcione, Loredana Salzano, Luisa Corcione, Massimo D’Orta, Mauro Visentin, Roberto Stella, Rolando Attanasio, Salvatore Menale, Stéphane Ait Quarab, Vighen Avetis. Info: www.nwart.it Tel. 339 4394399 L’evento si articolerà in due appuntamenti: Dal 16 al 23 maggio: mostra, a cura di Antonietta Campilongo, composta da 30 artisti contemporanei e presentazione del progetto “Grattugie d’Artista di Fabrizio Garghetti. In questo periodo espongono gli artisti: Rosella Barretta, Mariagrazia Borhy , Antonietta Campilongo, Elena Candoli, Cristina Castellani, Antonella Catini, Federica Cecchi, Simona Cristofari, Vanni Cuoghi, Cecila De Paolis, Silvano Debernardi, Simonetta De Santis, Easypop, Lucia Ferrara, Fabrizio Fontana, Daniela Foschi, Fabrizio Garghetti, Ombretta Iardino, Sebastiano Longo, Maria Carla Mancinelli, Memo_ Art (Marianna Merler e Christian Molin), Giancarlo Montuschi, Sandra Naggar, Loredana Raciti, Eugenio Rattà, Stefania Scala, Paolo Vignini, Grace Zanotto, Franco Zuanetto Martedì 26 maggio, fino al 2 giugno l’apertura della seconda settimana di esposizione a cura di Jada Mucerino. La Mostra si terrà all’interno dello spazio Hi – Tech, presso la sede galleria di Crackingartgroup – Corso Garibaldi, 60 – Milano
EVENTI
ABRUZZO
Prima Guerra Mondiale
Ricordi e Testimonianze di un Territorio. Mostra storico-didattica.
Data Inizio: 01 aprile 2015 Data Fine: 30 luglio 2015 Costo del biglietto: gratuito Prenotazione:Facoltativa; Tel.: 086432849 Sulmona, Abbazia di Santo Spirito al Morrone Città: Sulmona Indirizzo: Via Badia, 28 Provincia: AQ Orario: dal lunedì al venerdì 9.00 – 13.00 Telefono: 086432849 Fax: 086432849
Prima Guerra Mondiale: “Ricordi e testimonianze di un territorio” In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, il Polo Museale dell’Abruzzo, Ufficio di Sulmona, partecipa alla celebrazione con la realizzazione della mostra “Ricordi e testimonianze di un territorio”. Il comprensorio della Valle Peligna, seppur lontano dalla linea del fronte, non ha potuto esimersi dalla partecipazione diretta al conflitto con l’invio al fronte di uomini, mezzi e risorse. Inoltre proprio a Sulmona, in località Fonte d’Amore, è stato costruito un Campo di Concentramento per la reclusione dei soldati Austro-Ungarici fatti prigionieri nel conflitto. La presenza di alcuni significativi elementi architettonici celebrativi della Grande Guerra, la ricerca storica relativa al Campo di Concentramento, la bibliografia del tempo, gli aspetti politici ed infine i reperti e i documenti dell’epoca hanno ispirato la realizzazione di questo progetto.
LELLO ZITO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
GIUSEPPE COTRONEO
Trasparenze geometriche - 100 x 100 cm - tecnica mista su tavolas 2013
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
Il Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”, inaugurato nel 2002, è sito nel centro di Pescara. E’ dedicato a Vittoria Colonna, marchesa della città ed amica di Michelangelo. Ospita una collezione fissa di opere di autori tra i quali Pablo Picasso, Joan Mirò, Renato Guttuso, Basilio Cascella, Mario Tozzi, Giuseppe Misticoni ed organizza periodicamente mostre temporanee. Inoltre, ha al suo interno lo “Scaffale del libero scambio”, spazio dedicato alla libera consultazione ed allo scambio autogestito di libri.
Orario estivo: Domenica e lunedì dalle 17.30 alle 22.30, da martedì a sabato dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 17.30 alle 22.30. Tariffe: Generalmente gratuito, ad eccezione di alcune mostre temporanee. Contatti: Lungomare Matteotti, 131 65100 Pescara Tel. 085.4283759 museovittoriacolonna@muvi.org
EVENTI
PUGLIA
CORRADO GIAQUINTO Pinacoteca di Bari
Visitabile fino al 31 marzo 2015
Da Terlizzi a Milano, Sabino Gesmundo. Allievo di Domenico Cantatore, espressionista e amante dei colori. Nel 1968 si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Corso di Pittura: qui incontrerà Domenico Cantatore, negli anni più fecondi e più ricchi di riconoscimenti nazionali. Originario di Ruvo di Puglia – a due passi da Terlizzi – egli diventa presto mentore di Sabino: allievo, aiutante di studio, sodale. Alto, longilineo, timido l’uno; basso, corpulento, istrione l’altro. Tra i due s’instaura un’intensa amicizia e Gesmundo assorbe molto dal suo Maestro e dalle atmosfere vivide della sua bottega: qui conosce, tra gli altri, Raffaele Carrieri, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto. L’identificazione con Cantatore è forte, pregnante, travolgente: nei due anni da assistente volontario ’66 ’68) Gesmundo risente molto dello stile del Maestro. E’ solo negli anni ’70 ch’egli intraprende un suo percorso personale I soggetti ritratti - un tempo molto cari agli impressionisti – vengono ripresi e fatti deflagrare in vesti ora figurative, ora più informali, in incredibili liaisons di colori scelti, abbinati e stesi sulla tela con un inconfondibile gusto espressionista. Il colore sembra aggredire la tela, determinando esso stesso la linea di contorno, lo spiegarsi della figura. Nei grumi di colore
lasciati qui e lì dalla punta frenetica del pennello son palpabili tutti i nodi e le inquietudini dell’anima del Pittore, che tanto soffriva per il proprio zio martire, nell’ansia quotidiana che la sua memoria, il suo sacrificio andasse perso, sprecato, dimenticato. Gesmundo rifiuta radicalmente la figura dell’uomo nelle sue opere, preferendo dipingere la natura – il vero - nelle sue forme più bizzarre e curiose. L’uomo inteso come portatore di dolore e morte, infido e difficile da comprendere. Eclettica la sua produzione artistica: come il grande Picasso, anche Gesmundo ha amato decorare, in particolare la porcellana, uno dei prodotti tipici del suo paese natio. Pinacoteca di Bari “Corrado Giaquinto” Via Spalato - Lungomare Nazario Sauro, 19 Bari Tel 0805412422 www.pinacotecabari.it
ELIO WASCHIMPS
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
NOZZE DI CANA UN DIPINTO PER GUARDARSI DENTRO ALLA RICERCA DEL PROGETTO DI DIO
Venerdì 15 maggio alle ore 19.00 presso l’Auditorium “A. Salvucci” del Museo Diocesano di Molfetta sarà presentata al pubblico l’opera dell’artista terlizzese Maria Bonaduce, donata al Seminario Vescovile di Molfetta in occasione dell’Anno Giubilare dell’Istituzione per il III centenario della sua fondazione (1714-2014). Il dipinto ad olio su tela (cm 300x 200) si ispira all’icona biblica delle Nozze di Cana (Gv 2,1-12) e raffigura il primo “segno” compiuto da Gesù durante un banchetto nuziale. «La scena – spiega don Michele Amorosini, rettore del Seminario Vescovile e Direttore del Museo Diocesano – si svolge eccezionalmente non a Cana, ma è trasferita in una location particolare, nella struttura del Seminario: gli elementi architettonici richiamano quelli della ex Cappella del Convento dei gesuiti, oggi Auditorium del Museo Diocesano, con una vista che si apre sul Duomo di Molfetta e sull’antica sede del Seminario. Sulle due colonne centrali le insegne di Papa Francesco e quelle del Vescovo Mons. Luigi Martella». Nella tela, inoltre, diversi sono i riferimenti vocazionali: dagli sposi che indicano che il primo vivaio di ogni vocazione è la famiglia all’atteggiamento del fanciullo che non esprime semplice curiosità, ma il “guardare dentro”.
MUSEO DIOCESANO Socc.Coop. FeArt T. 348 41 13 699 | www.museodiocesanomolfetta.it | info@ museodiocesanomolfetta.it | feart@legalmail.it lun-ven 10:00-13:00 sab.-dom.10:00-13:00/17:30-20:30
L’opera dell’artista Maria Bonaduce al Seminario Vescovile di Molfetta
Venerdì 15 maggio 2015 ore 19,00 - Auditorium A. Salvucci - Museo Diocesano
«La vocazione nasce e cresce nella ferialità, espressa dalle giare piene d’acqua, in un cammino di fede; è il saper leggere dentro gli avvenimenti e le situazioni quotidiane. Il bambino rappresenta la vocazione, la ricerca del progetto di Dio sulla propria vita». La realizzazione della tela (particolare in foto), donata da alcuni benefattori dell’istituto formativo diocesano, è stata affidata all’artista terlizzese Maria Bonaduce. Nata a Terlizzi (Ba) nel 1955 dove lavora dal 1973, anno in cui ha terminato gli studi artistici, ha esposto in varie mostre, in Italia e all’estero (Canada, Messico, Ungheria, Francia, Stati Uniti, Emirati Arabi, Bulgaria, Romania, Inghilterra). Predilige la tecnica dell’acquerello ricevendo importanti consensi internazionali. Notevole ritrattista e paesaggista, da diversi anni si dedica all’Arte Sacra con dipinti e vetrate istoriate. Alla serata di presentazione interverranno S.E. Mons. Luigi Martella, Vescovo della Diocesi, don Michele Amorosini e l’artista Maria Bonaduce. La tela, esposta presso il Museo Diocesano sarà collocata successivamente negli ambienti del Seminario Vescovile.
L’opinione Nicolò Marino Ceci
Dulio Cambellotti: “le grazie e le virtù dell’acqua”. presso il Palazzo dell’Acquedotto Pugliese di Bari. Fino al 14 giugno 2015,
Dipinti, ceramiche, disegni, vetrate, illustrazioni, mobili, terrecotte, sculture bronzee e quaranta bozzetti preparatori eseguiti per il Palazzo dell’Acquedotto, in un susseguirsi di spighe, flussi d’acqua, ulivi, grazie nutrici e donne deificate, raccontate e scolpite nel legno, nella pietra e negli arredi. Fino al 14 giugno 2015 il Palazzo ospita la mostra “Duilio Cambellotti. Le grazie e le virtù dell’acqua”: una mostra unica in un Palazzo altrettanto unico, sede dell’Acquedotto Pugliese di Bari. Una mostra nella mostra, in un gioco performativo tra Arte e Palazzo, esposizione dell’esposizione. L’arte dismette la sua veste dorata ed esornativa per vestire di inusitata eleganza e fluente maestosità un intero edificio: progettato dall’ing. Cesare Brunetti e costruito tra il 1925 e il 1935, su commissione dell’ing. Gaetano Postiglione - Regio Commissario dell’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese, perché fosse testimonianza perenne della storica conquista dell’acqua e, al contempo, sede degli uffici amministrativi dell’Ente. Oltre centoventi le opere esposte: le porte del Palazzo si aprono sulle stanze dove l’acqua scorre da grossi vasi dipinti, dalle stele femminili di marmo sulle pareti, quasi divinità metafisiche, ieratiche e silenziose, dispensatrici dell’acqua risucchiata dalle vene di un fiume “addomesticato”, fino al trionfo del grande tubo dipinto sulle tele della Sala del Consiglio, trionfo della tecnologia idraulica. “Nel Palazzo delle Acque, pensato e allestito come una favola, gli arredi sono concepiti come troni di rustiche principesse, gli armadi degli uffici stilizzate dispense di tesori sui quali vegliano volti femminili dai capelli d’acqua madreperlata”. Duilio Cambellotti (Roma 1876 – 1960).
Il suo lungo percorso artistico ha attraversato scultura, pittura, scenografia teatrale, ceramica, illustrazione editoriale, architettura e design. L’impegno assunto a favore delle scuole rurali dell’agro romano, l’insegnamento all’Accademia di Belle Arti, nelle scuole di ceramica di Civita Castellana e in quella Comunale del San Michele, la collaborazione con l’Umanitaria e l’Opera nazionale combattenti, la Biennale di Monza, l’esperienza di innovatore nelle illustrazioni dei libri per l’infanzia e nella grafica, sono tutti passaggi che sfociano nei lavori destinati all’Acquedotto Pugliese come frutto della maturità artistica. Opere dell’artista si conservano presso: Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, Museo del Teatro dell’Opera di Roma, The Wolfsonian International University di Miami (Florida), Museo di Arti decorative di Miami (Florida). Palazzo dell’AQP Via salvatore Cognetti, 36 – Bari Sistema Museo 199151123 callcenter@sistemamuseo.it www.mostracambellotti.it
EVENTI
BASILICATA Vincenzo Marinelli (1819-1892) e gli artisti lucani dell’Ottocento
Vincenzo Busciolano, Una povera Saffo, 1876
Donna dipinge
Cesare Colasuonno, Paesaggio irisnese, 1938
Vincenzo Marinelli, Paesaggio orientale
Angelo Brando, Coro di fanciulle, 1938
ENZO PRESTILEO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
TERRITORI ESPRESSIVI
Antonio Caramia, Daniela Grifoni, Fedele Barletta, Roberto Schembri presso la Banca Monte Pruno di Potenza dal 22 maggio al 12 giugno 2015 A cura di Cristiana Elena Iannelli originale, perde l’aura intangibile del luogo consacrato all’opera d’arte, per lasciarsi osservare nel pieno della sua essenza. “Territori espressivi” è l’ultima di una serie di iniziative, tra mostre personali e collettive di pittura, estemporanee, rassegne di murales, recital di poesia, organizzate dall’associazione culturale In Arte Exhibit allo scopo di diffondere e ampliare la conoscenza della cultura artistica in tutte le sue forme, di valorizzare la creatività e l’operato degli artisti, di promuovere il territorio attraverso
La Banca Monte Pruno ospita nella propria sede di Potenza, dal 22 maggio al 12 giugno 2015, la mostra “Territori espressivi”, che raccoglie le opere di quattro importanti artisti attivi sul territorio nazionale: Antonio Caramia, Daniela Grifoni, Fedele Barletta, Roberto Schembri. La quadripersonale di pittura, allestita in collaborazione con l’associazione culturale In Arte Exhibit e curata dallo storico d’arte Cristiana Elena Iannelli, sarà inaugurata con un vernissage in programma venerdì 22 maggio alle ore 18.00, presso gli uffici di Corso Giuseppe Garibaldi 59/65 a Potenza. Il progetto espositivo “Territori espressivi” racchiude al suo interno l’espressione di quattro personalità artistiche che si muovono in piena libertà attraverso percorsi personali, esplorando luoghi reali e della mente sulla scia delle correnti e dei linguaggi elaborati nel corso del Novecento a partire dalle avanguardie storiche. Dai paesaggi surreali e fantastici del pugliese Antonio Caramia si sconfina nel territorio dell’astratto-informale modulato da Daniela Grifoni, pittrice fiorentina di nascita, ma novarese di adozione, proseguendo nella pittura gestuale e impulsiva, ma ancorata al reale di Fedele Barletta, calabrese trapiantato a Genova, per concludere con le emozioni quotidiane dipinte tra i caldi cromatismi del siciliano Roberto Schembri. Un percorso espositivo che, snodandosi in una cornice
L’opinione Francesco Mastrorizzi L’arte araba e il culto del cavallo Dallo scorso 21 febbraio è aperta a Venosa la nuova sede della Galleria d’Arte Internazionale “Porta Coeli”, in precedenza ubicata ad Acerenza, che si presenta al pubblico suddivisa in due sezioni: una permanente dedicata all’arte sacra, una adibita alle mostre temporanee di artisti contemporanei internazionali. Gli spazi espositivi sono stati inaugurati da una collettiva (dal titolo “Shamal”) di sedici artisti arabi provenienti da nove Paesi del Medio Oriente, allestita con l’obiettivo di testimoniare come l’arte araba non abbia esclusivamente una matrice islamica, ma racchiuda al suo interno diversi generi e tematiche. La seconda mostra proposta dalla galleria è stata dedicata al tema specifico del cavallo, animale simbolo della cultura araba, forse il più importante, e ha visto protagoniste due artiste facenti parte del gruppo di “Shamal”. Già frequentemente affrontata nelle sue opere dalla qatariota Jameela Al Shraim, la figura del cavallo è stata sondata per la prima volta dalla palestinese Rima Almozayyen. Molto diversi gli esiti pittorici ottenuti dalle due ed esposti nella bi-personale intitolata “PuroSangue”. Le opere di Jameela Al Shraim sono dominate da una
precisa geometricità e da una spiccata stilizzazione delle forme, ma ciò non le rende fredde e statiche, anzi l’artista riesce a rappresentare tutte le caratteristiche da sempre attribuite al cavallo: velocità, potenza, bellezza, maestosità, nobiltà, ma soprattutto il senso di libertà che percepiamo nel guardarlo. L’utilizzo di colori brillanti e vivi accresce la percezione del movimento delle figure, che sembrano quasi voler saltare fuori dalla tela. Anche Rima Almozayyen utilizza colori accessi, accompagnati però dal nero, che ne attenua la forza. Come in tutta la sua produzione, le opere celano significati altri, spesso di denuncia (ma anche riferimenti alla maternità o al lutto), e sono ricche dei simboli tipici della cultura araba (uno fra tutti l’ulivo), che in questo caso interagiscono con la figura del cavallo, ritratto in posizione immobile e trasfigurato in metamorfosi vegetali. Le tele, inoltre, sono arricchite da applicazioni di tessuti e da motivi decorativi ispirati a favole e miti arabi. Le due artiste trovano un saldo punto di contatto nella scelta di inserire nei loro dipinti caratteri calligrafici arabi, rifacendosi alla millenaria tradizione di quella che può considerarsi una vera e propria arte.
EVENTI
CAMPANIA
ARTE E SOCIETA’:
MURALES ARTISTICI E DI RICHIAMO SOCIALE UN PROGETTO IDEATO E REALIZZATO DA ARTISTI CAMPANI IN ROMAGNA di Marisa Russo
AL “Festival dell’800” della Romagna, in provincia di Rimini a Saludecio, ideato dall’architetto Giuliano Chelotti dell’Ufficio Cultura, da anni il Progetto “Le Invenzioni dell’800” dell’Associazione Campana Arperc Arte Per Comunicare ha “aperto” le mura esterne del paese a visioni culturali con murales artistici di valore storico ed estetico, richiamando alle invenzioni del secolo celebrato e, contemporaneamente, evidenziando richiami di valore sociale, secondo l’originario significato di queste opere.
Richiamo anche turistico per l’intero anno, sono stati pubblicati su molte riviste nazionali ed internazionali e ripresi da varie televisioni, avendo coinvolto autori di invenzioni di varie nazionalità, in un’unione culturale che valica ogni frontiera. La realizzazione di una vera pinacoteca all’aperto di autori selezionati, capaci anche di operare tra un coinvolgimento di un continuo pubblico interessato, con democratica lezione di vita e di Arte, è stata interrotta alle ultime tappe, dopo decenni, da un Assessore alla Cultura che non ha dato prosieguo a tale progetto culturale, artistico, storico ed estetico. Si spera ora in un catalogo che comunichi anche i molti significati simbolici ai tanti fruitori. Pubblichiamo il murale dedicato a “L’Invenzione della carta igienica”, brevettata nel 1857 negli USA da Joseph Gayetty. E’ stato realizzato dall’artista cilentano (SA) Mauro Trotta con interventi tridimensionali in cemento. Sul palcoscenico di un teatro, dove il pubblico numeroso assiste allo “spettacolo” della società, richiamando anche il più grande compositore italiano del melodramma dello stesso secolo, Giuseppe Verdi, con la sua opera “Rigoletto”, il protagonista, in atteggiamento
“capovolto”, opposto rispetto all’abitudine comune, nello spirito del suo personaggio, apparentemente “giocoso”, ma seriamente impegnato, srotola i rotoli che fuoriescono dal dipinto, vere “sculture”di carta igienica, porgendoli a tutti quali necessari mezzi per “ripulirsi” dalle sporche corruzioni dilaganti!
PALINURO_IL CARNEVALE DEL CILENTO CREATIVA ESPRESSIONE D’ARTE
DAL MITO ALLA CRITICA DEL PRESENTE TRA FASCINO DI FORME E COLORI MESSAGGI DI CONTENUTO di Marisa Russo
In questo territorio dal fascino indiscusso dell’azzurro mare che lambisce la roccia dalle tante forme, da sempre esaltato dal Mito dell’amore del nocchiero Palinuro per Kemaraton, Camerota, poi tramutata in roccia, il Carnevale del Cilento si evidenzia come espressione artistica di grande creatività realizzata con installazioni, costumi, trucchi,performances di grande abilità. In questa Edizione 2015 ha visto coinvolti oltre Palinuro e Camerota, anche Centola e San Severino di Centola. Ad organizzare l’evento annuale, Patrocinato dai Comuni di Camerota e Centola, sono le associazioni Eso Es Palinuro, condotta da Paolo Fedullo e Olimpo Pelosi Marina 3000 Presidente Francesco Cusati vicepresidente Francesco Palmieri, con la collaborazione del gruppo “‘na maschera e maggio” Presidente Vito Prati e Cilento E 20.
Nel territorio.Parco Nazionale protetto dall’Unesco, non manca l’esaltazione degli elementi naturali con variopinte e diversificate sculture viventi che inneggiano a piante, frutti, fiori, che si intersecano con richiami alla musica ed agli strumenti musicali.
Grafiche, Pitture si alternano a quadri viventi per attuare, con sfilate espositive, il vero senso del Carnevale, libertà di espressione, che diviene Arte fine a sé stessa, non vendibile, della durata di qualche giorno, che non si possiede, che non si può rubare, come una scena di un fumetto rappresentato:
Ma non mancano critiche e denunce sociali, dal moderno “cannibalismo”, di poteri esasperati che “divorano” esseri umani con il “fuoco” della corruzione,
E’ un Evento in crescendo che potrà divenire sempre più richiamo di quell’unica, grande, non inquinante industria del Turismo.
L’opinione Letizia Caiazzo LA CAMPANIA FELIX TRA IERI E OGGI La mitezza del clima, lo splendore del mare, la bellezza delle coste: questo e molto altro fanno della Campania una regione magica, un habitat tutto da vivere. L’amore per i prodotti della propria terra, l’arte: tutto questo si sprigiona da luoghi ricchi di storia come Paestum, Ercolano, Pompei, la Reggia di Caserta e la Certosa di Padula a cui si accostano le splendide vedute offerte da Capri, Positano, Sorrento, Amalfi. E’ proprio grazie ai suoi contenuti storici e religiosi ed all’immenso patrimonio artistico presente in moltissimi Paesi, che la Campania risulta essere una delle regioni a maggior densità di risorse culturali d’Italia. Essa, da sempre, ha dato i natali a illustri personaggi Oggi, appunto per questo, affinché non si dimentichi, vogliamo citare artisti campani contemporanei di arti visive che si sono distinti per talento, originalità, professionalità e messaggio cultural –sociale. Incredibile la loro passione nel dedicarsi all’Arte, quella vera fatta di ricerca e di sacrificio. Ecco, quindi, in questo numero, cominciamo a presentarvene 20, ognuno con il proprio stile, con la propria filosofia di vita, con il proprio rigore, con la propria impronta intrisa di emotività e sentimento. Una contemporaneità che non smette di stupire quella campana, ricca di arte quanto di artisti che, ispirati dalla bellezze dei luoghi, non possono che restarne attratti e creare, proprio come i loro storici predecessori. come Torquato Tasso,Giordano Bruno, Gianbattista Vico ed ha ispirato e attratto artisti di grande talento che sono divenuti immortali quali Francesco Petrarca, Tommaso D’Aquino, Giovanni Boccaccio, Giacomo Leopardi, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio. Da sempre, dunque, la Campania è stata ed è terra di autentici talenti artistici che hanno dato lustro non solo alla letteratura, ma a tutte le arti: pittura, scultura, architettura, musica, cinema, teatro, non c’è sfera che non sia stata toccata. Foto di Francesca Martire
EVENTI
CALABRIA
CARAVAGGIO E MATTIA PRETI, un confronto possibile Il San Giovanni di Caravaggio accolto a Taverna nel museo che ospita le opere di Mattia Preti Alessandra Primicerio
Fino al 3 maggio il San Giovanni Battista di Caravaggio è esposto per la prima volta in Calabria, nel Museo Civico di Taverna a Catanzaro. La mostra, a cura di Giorgio Leone e Giuseppe Valentino, con il contributo scientifico di Caterina Bagnato e Rossella Vodret (Catalogo Gangemi Editore), mette a confronto, nel Museo civico e nella chiesa monumentale di San Domenico, a Taverna, l’iconografia di “San Giovanni Battista” realizzata rispettivamente da Caravaggio nel 1603-1606 e da Mattia Preti nel 1672 per il suo altare padronale. Il dipinto di Caravaggio, olio su tela di 94 x 131 centimetri, proviene dalla Galleria Corsini. Ospitare Caravaggio è motivo di vanto per il Comune di Taverna e per l’intera Calabria. La tela che raffigura San Giovanni Battista è posta nella Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Corsini alla Lungara. La figura è stata spogliata dagli abituali attributi tra cui il “mantello con peli di cammello”, la croce con bastoncini di canna è appena abbozzata. Il Santo guarda verso sinistra ed è avvolto da un panneggio rosso. Ha le mani screpolate, rugose per la fatica e il torso pallido emerge dall’oscurità dello sfondo.
Mattia Preti ammirò Caravaggio a Malta : erano entrambi cavalieri dell’ordine. La differenza tra i due artisti è sostanziale. Certo Caravaggio ha condizionato tutta l’arte italiana, ma i dipinti di Mattia Preti rappresentano la realtà del Merisi in modo teatrale. Contemporaneamente alla mostra del Museo Civico di Taverna, nella Galleria nazionale d’Arte antica a Palazzo Corsini sarà esposto il dipinto di Mattia Preti raffigurante il “Martirio di San Sebastiano”.
alessandraprimicerio@virgilio.it alessandraprimicerio@virgilio.it
GIACOMO MONTANARO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
HERETICAL DESIGN G. Andrea Branzi Museo MARCA Catanzaro 23 dicembre - 29 marzo
Il designer e architetto Andrea Branzi il 23 dicembre 2014 ha presentato una mostra dal titolo Heretical Design al MARCA (Catanzaro), organizzata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria e dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro. A curare la rassegna è stato Alberto Fiz che, insieme allo Studio Branzi, ha scelto 70 opere (dipinti, disegni, installazioni, mobili, lampade, vasi e oggetti d’arredo datate tra il 1967 e il 2014). “L’oggetto, senza mai perdere la propria funzione,
diventa metafora del mondo, interprete di una società in profonda trasformazione” afferma Alberto Fiz. In quest’occasione viene presentato il prototipo inedito di una serie di sedute create da Branzi per il Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro. Il progetto di carattere modulare
è concepito come luogo di incontro in relazione sia con la scultura sia con l’architettura. Sono spazi che ricordano l’oriente e interagiscono con l’ambiente assimilandolo e trasfigurandolo. Heretical Design come dice Branzi risponde alla necessità di produrre al di fuori delle normali pratiche professionali. L’opera viene chiamata a confrontarsi con la cultura antropologica ponendosi in relazione con i temi della vita, della psiche, del sacro, dell’eros, della morte e della poesia. Il percorso si sviluppa a partire dagli anni sessanta, come dimostrano la Lampada Sanremo del 1968 e il divano Superonda dell’anno precedente che sovverte le norme dell’habitat borghese inserendo una forma che esprime il movimento, l’instabilità e la libertà del fruitore. Un design il suo che lavora sul concetto d’infinito superando ogni vincolo di carattere stilistico o tematico. Alessandra Primicerio
L’opinione Alessandra Primicerio Adele Lo Feudo: la narrazione dell’interiorità
Adele Lo Feudo, in arte ALF, cosentina, da anni vive a Perugia ma con le sue opere è sempre presente in terra natia. I suoi ritratti, la cui caratteristica principale è la rappresentazione di corpi acefali (capo e viso sono tagliati fuori dalla forma della tela e dall’inquadratura), sono dipinti spesso in monocromia, con la tecnica del chiaro-scuro ed illuminati da dettagli del suo colore preferito: il fucsia. Dalle sue pennellate emerge la psiche dei soggetti, spesso amici e amiche, anche se Adele ama soprattutto rappresentare se stessa in tele dal gusto iperrealistico. Artista dalla creatività assolutamente indipendente e libera da ogni vincolo convenzionale, realizza opere in cui la realtà irrompe impetuosamente nelle sue tele con temi drammatici come, ad esempio, la violenza sulla donna. Mediante la raffigurazione del proprio aspetto, l’invisibile e il visibile si uniscono. Tale percorso porta l’artista ad una profonda conoscenza di sè.
Partendo da una foto, si sdoppia e recita due parti, modella e pittrice. Nei suoi ritratti e autoritratti, la fisionomia è accompagnata da oggetti o simboli che contribuiscono a definire la personalità e le attitudini dell’individuo, per descriverlo nella maniera più completa e minuziosa. In tutte le sue personali, Adele Lo Feudo crea un filo conduttore tra le singole tele, così che una sua opera, isolata dal contesto in cui è nata, perde significato. Suggestive e originali, le performance art ideate e scritte dall’artista, sono spesso rappresentate all’aperto o all’interno di gallerie d’arte o spazi espositivi, in occasioni di mostre ed eventi. Come nei dipinti, anche nelle performance il suo corpo è solo un pretesto per scoprire l’interiorità, resa manifesta con l’ausilio di stoffe colorate, fiori o altro. L’arte di ALF, si nutre di temi la cui poetica risulta molto complessa, come morte e rinascita, dolore e speranza.
EVENTI
SICILIA Rappresentazioni Classiche Siracusa 15 maggio / 28 giugno - Siracusa
Per maggiori informazioni: www.indafondazione.org www.comune.siracusa.it L’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA), Fondazione Onlus, provvede dal 1914 a far rivivere la tradizione degli spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa e a promuovere, attraverso un’opera di divulgazione e di ricerca scientifica, i fondamenti del pensiero greco-romano. Solo le Guerre mondiali hanno interrotto il cammino del prestigioso Istituto, che altrimenti non si è mai fermato, pur mutando nel tempo l’assetto istituzionale: nel 1998 l’INDA è trasformato da Ente pubblico in Fondazione che annualmente progetta e organizza i cicli di spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa. L’attività svolta in cento anni mira a valorizzare la cultura classica, favorendo la nascita di una koiné culturale capace di contenere - sotto il segno del Teatro Antico esperienze e sensibilità diverse. Il Teatro Greco di Siracusa è stato infatti luogo scenico e agorà, luogo di rappresentazione ma anche
spazio aperto ad accogliere idee e contributi molteplici: le traduzioni di studiosi e intellettuali come Guido Paduano, Maria Grazia Ciani, Umberto Albini, Giovanni Cerri; le versioni dei drammi - in qualche caso vere e proprie riscritture - di autori come Pier Paolo Pasolini, Edoardo Sanguineti, Salvatore Quasimodo e Vincenzo Consolo; le letture di registi come Irene Papas, Krzysztof Zanussi, Daniele Salvo, Giancarlo Cobelli, Franco Enriquez, Mario Martone, Massimo Castri, Orazio Costa, Egisto Marcucci, Antonio Calenda, Luca Ronconi, Peter Stein; le interpretazioni storiche di artisti come Annibale Ninchi, Elena Zareschi, Vittorio Gassman, Valeria Moriconi, Salvo Randone, Glauco Mauri e quelle più recenti di Elisabetta Pozzi, Lucilla Morlacchi, Giorgio Albertazzi, Galatea Ranzi, Roberto Herlitzka, Maurizio Donadoni o di giovani attori emergenti come Cristina Spina, Ilaria Genatiempo, Massimo Nicolini, Roberta Caronia, Carmelinda Gentile.
FRANCO GRACCO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
FARM CULTURAL PARK
Fondata il 25 giugno 2010 da Andrea Bartoli e dalla moglie Florida Saieva, il Centro Culturale “Farm Cultural Park” sorge all’interno del Cortile Bentivegna, situato nel centro storico di Favara. E’ un centro culturale polifunzionale, è infatti un museo, un centro culturale e turistico, una galleria d’arte, una residenza per artisti. Lo scopo principale di questo progetto è quello di rendere il centro storico di Favara un polo turistico nella provincia di Agrigento. Il Farm Cultural Park ha avuto, in pochi anni, numerosi riconoscimenti: nel 2011 il museo ha vinto il Premio Cultura di Gestione di Federculture ed il blog britannico Purple Travel ha collocato il Centro Culturale al sesto posto mondiale come meta turistica dell’arte contemporanea.
ANTONIO DE CHIARA
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
EVENTI
SARDEGNA
Post Organico: The Day After Rassegna d’arte contemporanea
Post Organico: The Day After è la rassegna d’arte contemporanea che ha mosso i primi passi all’inizio del 2015. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’associazione DeheArt con l’ApgS (Associazione per il Parco Geominerario storico ambientale della Sardegna) e il Museo Geopunto, una realtà museale che sta nascendo immersa nel caratteristico contesto dell’Iglesiente. Post Organico: The Day After. Il titolo della rassegna suggerisce richiami al movimento artistico degli anni Ottanta. Rievoca gli echi di uno sfrenato interesse per la fusione uomo-macchina, di cui l’uomo stesso di fa artefice. L’uomo, al contempo, manipola il proprio destino, di cui egli stesso è vittima, poiché nel futuro prossimo che sta abbozzando le risorse naturali primarie si estingueranno e sarà sopravvivenza. Un’immensa distesa di terreni aridi senza orizzonte, un continuo scenario post apocalittico (o un nuovo habitat vivibile e rigoglio?). Una tematica, questa,
oggetto di continue e rinnovate elaborazioni artistiche, tra cui anche creazioni cinematografiche. Gli artisti, nell’ambito della rassegna, riversano i loro linguaggi su supporti digitali: fotografie, video, performance audio-visive sono i medium attraverso i quali gli artisti si esprimono gli artisti. Un linguaggio più fruibile perché attuale, quindi più leggibile. Un linguaggio contemporaneo che si accosta perfettamente alle tematiche legate all’estinzione delle risorse. La rassegna si estende capillarmente nel territorio. Punto di partenza è l’EXMA’ di Cagliari, che dal 22 gennaio al 1 marzo 2015 ha ospitato la prima mostra del progetto. Un centro culturale di grande pregio, uno dei nodi principali della rete culturale cagliaritana. Il Sulcis Iglesiente è l’epicentro della ricerca artistica e dell’attività di Post Organico. E’ un’area caratteristica della Sardegna investita, fin dal tempo dei nuragici, da un’intensa attività mineraria che non ha conosciuto tregua fino agli anni Ottanta, periodo di repentina decadenza del sistema minerario sardo.
Un picco di produzioni e investimento sul territorio che ha generato una conseguente crisi economica, ma, in particolare, un fossilizzarsi dei siti di estrazione e lavorazione dei minerali. Come in una teca, quasi imbalsamata, l’immagine degli anni Ottanta giunge fino a noi. Un plastico tridimensionale (il paesaggio) in cui sono leggibili le stratificazioni delle attività antropiche e degli eventi naturali succedutisi nel tempo. Il Sulcis Iglesiente è una delle otto aree del Parco Geominerario della Sardegna. Castelletti di estrazione, pozzi, argani, capannoni abbandonati, fanghi rossi, scorie minerarie sono elementi suggestivi che offrono all’artista un succoso spunto per le proprie opere. Come un treno Post Organico passa per le stazioni di servizio, carica le espressioni artistiche e le riversa nei paesi e nelle città dalle Sardegna. L’ambizioso progetto vuole essere un laboratorio continuo, in cui artisti, abitanti e territorio comunicano e generano infiniti nuovi paesaggi virtuali. L’uomo contro la natura, ma anche la natura contro l’uomo, in una lotta continua tra costruito, non costruito e distrutto. Un futuro in cui l’uomo è costretto a sopravvivere senza risorse primarie.
Si adatterà al nuovo habitat prospettatoglisi davanti? O perirà? Prenderanno il sopravvento altre forme di vita? Quali colori acquisirà il nuovo paesaggio? Sarà simbiosi o disconnessione radicale? Ne risultano pensieri, immaginazioni, linguaggi diametralmente opposti. Un instancabile susseguirsi di colpi di scena. Risultati imprevedibili ai prossimi appuntamenti: 23 maggio 2015, Santadi, “<Kribiors 8”, Video performance di Gianni Atzeni e Roberto Zanata 24 maggio 2015, San Giovanni Suergiu, “Alluminium selfie” Video proiezione di Federico Cozzucoli 31 maggio 2015, Miniera di Rosas (Narcao), “<Kribiors 8”, Video performance di Gianni Atzeni e Roberto Zanata
Paola Corrias Direttore artistico di Post Organico: The Day After Email: paola1corrias@gmail.com Cell.: 3472704673
CAIO GRACCO
2 0 A R T I S T I I N C A M PA N I A
L’opinione Paola Corrias Giacomo Zucca Una decina di visi deformi si affacciano da uno sfondo verdastro dipinto dalle sapienti mani di Giacomo Zucca. Emergono gli occhi spalancati, le bocche socchiuse, i denti digrignanti. Racchiudono un’essenza di esperienze: l’accademia di Belle Arti, l’underground sassarese, la Spagna, El Greco e Goya. Ci si sente osservati da questi occhi immersi nell’oscurità. Visi burloni che compaiono in tutte (o quasi) le opere dell’artista. Colore e riciclo si fondono perfettamente in un’arte intrisa di espressione anacronistica che altera i sensi. Opere libere di vagare e di sfondare le barriere spaziotemporali, logico-percettive. A partire da una tela rovesciata mette insieme oggetti di varia natura, sovrapposti a uno sfondo possibilmente dipinto. Un acquarello, per esempio: due o tre pennellate grossolane per definire uno scenario sfumato. E’ insolito trovare un cucchiaio di plastica, un accendino usato e un componente elettronico di computer assemblati in un unico quadro. Così come incuriosisce il soffio di un dio pelato, un batuffolo di cotone allungato che sposta la massa d’aria e alleggerisce la tela. Visi di creta, robot di circuiti elettronici, olii distesi con la spatola. Composizioni eterogenee e plurimateriche. Un linguaggio del tutto personale che rappresenta appieno la poliedricità di Giacomo Zucca. E il legame coi ricordi. L’indole di instancabile musicista gli offre continua linfa vitale per plasmare nuove soluzioni espressive, come Dio con la morbida creta, come la spatola col colore, un colore molto acceso. Tecnica mista. Collage. Composizione di immagini digitali. Sparisce il grigio metropolitano dei rifiuti, soppiantato
da un blues – jazz allucinario. Lisergico. Onirico. Ovattato. Oltre la coscienza, nel limbo della fase R.E.M. Oltre il flamenco, il suo calore crea reazioni chimiche. Muove qualcosa dentro, nel tentativo di capire l’animo dell’artista, o di assaporare appieno quella sensazione di sospensione tra reale e irreale. O surreale. Misterioso, un Tristan Tzara dell’immagine, un ricercatore della libera creatività. Anarchico della regola stilistica sovverte l’ordine, svolta la tela e definisce prati verdi, fondali marini, visi aleggianti. Le maschere carnevalesche dalle pupille dilatate e i serpenti di immagini ripetute generano una visione terrificante, ergina pura. L’esperienza di Giacomo Zucca evidenzia l’importanza di dare una seconda possibilità agli oggetti che paiono inutili e finiti. Le tele stesse sono utilizzate più e più volte. Un messaggio prorompente ma conciso. Alla domanda “cosa vuol dire per te buttare un oggetto?” Giacomo Zucca risponde “perdere un potenziale sentimento”