Rivista20 n6

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ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

www.rivista20.jimdo.com

TORINO: nasce il Museo MEF dedicato a Ettore Fico

MILANO:Giorgio De Chirico Fontana - Klein

PARMA:Manz첫 / Marino gli ultimi moderni

Edito dal Centro Culturale ARIELE


BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

Direttore responsabile: Roberto Borra Vicedirettore: Nicoletta Balani

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Art director: Redazione:

Giovanna Alberta Arancio Francesco Albano Ermanno Benetti Daniela Boarino Massimo Pasqualone Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Laura Coppa Valentina Grecco Letizia Caiazzo Antonietta Campilongo Vincenzo Cignarale Alessandra Primicerio Francesco Mastrorizzi Roberta Panichi

Impaginazione: Enzo Briscese Ludovico Operti Marzia Mandrini Alice Ponzio

Segreteria:

Alessia Miglioli

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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio

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Roy Lichtenstein

In copertina: Ettore Fico


L’editoriale di Roberto Borra

ARTE TRA REALTA’ E IMMAGINAZIONE L’arte è di per sé evocativa dei misteri e dei più ancestrali sommovimenti interiori dell’uomo. L’artista è tale nella pienezza delle sue potenzialità, quando ha il coraggio di scrollarsi di dosso quel senso di inutilità e di frustrazione impostogli dal sistema sociale delle convenzioni, quando ha il coraggio di sconvolgere lo status quo utilizzando il gesto puro e liberatorio del proprio fare artistico. Attraverso l’ideazione e la realizzazione diretta dell’opera, egli concretizza con un’azione tangibile, l’universo virtuale dei propri intrinseci impulsi facendo al contempo affiorare i più personali, indicibili pensieri. L’arte dunque come affermazione dell’ignoto, come rappresentazione dell’essenza dell’uomo e nel suo complesso,della parte più in ombra dell’umanità silenziosa. Come dimostra la rilevante presenza nell’arte moderna e contemporanea di artisti pervasi dai più profondi disagi del vivere, anche la follia può trovare nel gesto artistico, un viscerale strumento di liberazione ed esorcizzazione delle inquietudini umane. L’uomo, si sente vivo e vitale se ha progetti ed orizzonti oltre i quali proiettare il proprio immaginario, se percepisce il presente come stimolante fonte ispiratrice del proprio futuro.

L’arte dunque per la sua natura legata al processo ideativo e creativo, conferisce ai suoi adepti praticanti,(gli artisti) un vigoroso senso dell’essere (presente) e del divenire (futuro) sviscerando al contempo il valore delle radici umane e culturali dell’artista.In estrema sintesi,ogni opera d’arte, nasce nel presente e pur essendo portatrice del passato, si affaccia sugli scenari del futuro.In qualche modo, in un universo contemporaneo che tutto brucia e consuma rapidamente,relegando nel dimenticatoio ogni cosa, l’opera d’arte conferisce al suo creatore, l’idea seppur spesso pretenziosa che qualcosa di lui rimarrà per sempre nel tempo. Al contempo l’arte, in una visione prettamente proustiana, continuamente è in grado di riaffermare il primato dello spirito sulla materia. Il primato dunque della creatività, della sensibilità e dell’ingegno e quindi dell’uomo, sugli elementi tecnologici e materiali, semplici mezzi utili all’artista, per concretizzare nell’opera d’arte, l’essenza delle proprie emozioni e dei propri pensieri, spesso in conflitto con una contemporaneità non in grado di coglierne gli elementi e gli aspetti più innovativi e pregnanti.

“l’artista” di Roberto Borra


EVENTI

PIEMONTE

ROY LICHTENSTEIN IN ESPOSIZIONE ALLA GAM IN OTTOBRE

Statunitense, universalmente noto per le sue icone, arriveranno alla GAM qualcosa come 200 e passa opere su carta, grandi dipinti e alcune sculture di quel genio della Pop Art che è stato Roy Lichtenstein. Realizzata in collaborazione con la Roy Lichtenstein Foundation, sarà la prima grande esposizione dedicata alle opere

su carta dell’artista in Europa e mostrerà il suo lavoro dagli anni ’40 al ’97, attraverso quelle che il curatore, Danilo Eccher, definisce come le “Prime Idee”, ovvero le immagini primigenie di opere successivamente sviluppate, e diventate spesso immensamente celebri.


PROGETTI PER IL 2015

a cura di Enzo Briscese Nel mese di novembre la Galleria20 propone un’interessante collettiva denominata “Orizzonti dell’arte attuale” che presenta le opere dei nostri più bravi artisti di galleria. La rivista20, per l’occasione, riserva quattro pagine all’evento di rilevanza nazionale in quanto gli artisti invitati provengono da regioni diverse secondo lo spirito di apertura che ha sempre animato la nostra galleria. I partecipanti sono pittori, scultori, fotografi, digital art, che negli anni scorsi sono stati attivati intorno al progetto 100+100, nato per ottimizzare la promozione creando le condizioni per una valida vetrina on line a livello internazionale. E’ nostra intenzione, a partire dal prossimo numero della rivista, ideare uno spazio virtuale interamente dedicato a venti artisti, ogni volta diversi e sempre scelti in modo da rappresentare via via tutte le regioni, così da valorizzare e nel contempo “sdoganare” le realtà artistiche e culturali locali. Lavoriamo in questa direzione per offrire a tutti, anche ai territori più penalizzati, la possibilità di presentarsi al meglio e di crescere tramite scambi e nuove conoscenze; attualmente i nostri progetti vivono la virtualità della rivista approfittando Puglia

delle risorse concrete che permette ma l’obiettivo, seppure non prossimo, è di passare ad rivista approfittando delle risorse concrete che permette una veste grafica cartacea. Le pagine diventano di fatto già da ora un punto di incontro, una sorta di volano che dinamizza e invoglia alla lettura e si inserisce come punto nodale nella costruzione in corso di un network nazionale. Infatti il Centro Culturale Ariele sta lavorando a questa rete formata da critici, curatori, associazioni culturali, galleristi, e operatori del settore delle arti visive. La rivista, da parte sua, diffonde gli eventi inviati dai responsabili che ci rappresentano in ogni regione italiana. E’ un piano che funziona come collettivo serbatoio di idee e di attività e che opera per l’apertura di spazi istituzionali, di scambi di mostre, per la realizzazione di collettive itineranti, la creazione di nuovi servizi, la valorizzazione di spazi locali, la creazione di cataloghi per i migliori artisti, e altre opportunità altrimenti irraggiungili sia per un operatore isolato sia per il singolo artista. Riteniamo che per l’arte attuale stiamo tracciando uno dei percorsi fattibili e positivi.

Piemonte

Toscana

Umbria

Lombardia

Basilicata

Veneto

Campania

Valle D’Aosta

Calabria

Emilia Romagna

Marche

Liguria

Molise

Lazio


“Orizzonti dell’arte attuale” Collettiva – inaugurazione alle ore 17,30 - 8 novembre 2014 In questa rassegna di opere ritroviamo i nostri migliori artisti che ci hanno accompagnato in questi anni con la loro ricerca orientata tra le maglie del pensiero occidentale, tra le sperimentazioni nell’ambito d’ orizzonte dell’arte attuale. Si tratta di pittori, scultori, fotografi, artisti della digital art, che hanno attraversato intensamente l’eredità del novecento in particolare e hanno fatto propri, ciascuno secondo la propria cifra stilistica, i retaggi del nostro secolare patrimonio intrecciandolo con una consapevole apertura verso le altre culture. E in questo andare e venire l’arte attuale stringe e allenta la coulisse che la lega alle grandi

Alessia Zolfo

Andrea Berlinghieri

scoperte artistiche ed elabora i suoi linguaggi. Sottolineiamo questo dinamico passaggio trasversale perché è ciò che accomuna i nostri artisti, li arricchisce e nello stesso tempo li differenzia a partite dalla creatività di ciascuno. Date per consolidate tali caratteristiche, si può affermare che la collettiva che proponiamo spazia dal genere figurativo all’astratto e all’informale, presentando anche lavori dove i generi si ibridano dando luogo a lavori di “confine” in cui affiorano astrazioni su cui emergono forme iconiche, accenni bioformi e/o zoomorfi.

Domenico Lasala

Claudia Carlone

Alice Cristelli

Enzo Briscese


La mostra sarà visitabile durante l’arco del mese di novembre nei locali della Galleria20 in corso Casale 85 dal lunedì al sabato dalle ore 15 alle 19. www.galleria20.jimdo.com tel. 011.37 24 087

Sarka Mrazova

Discepolo Girardi

Alberto Bongini

Jindra Husarikova

Corrado Alderucci

Angelo Petrucci

Alfredo Di Bacco

Salvatore Alessi

Roberto Borra


“Orizzonti dell’arte attuale” Collettiva – 8/29 novembre 2014

Fabio Adani

Franco Erreni

Letizia Caiazzo

Barbara Gatti Cocci

Alessandro Rossi

Albino Ripani

Maurizio D’Agostini

Mathaeus Kostner


“Orizzonti dell’arte attuale” Collettiva – 8/29 novembre 2014

Lorenzo Curioni

Michele Coccioli

Giuseppe Ponte

Tiziano Calcari

Marta Bettega

Giuseppe Orsenigo

Franco Margari

Bortolin Teresa

Mario Oddo


MEF - Museo Ettore Fico

Lo studio del pittore

Nasce a Piatto Biellese il 21 settembre 1917. Dopo i primi studi di pittura con il maestro Luigi Serralunga, parte per la Seconda Guerra Mondiale e dal 1943 al 1946 è prigioniero in Algeria. Nel corso della sua lunga carriera artistica partecipa a numerose esposizioni collettive nazionali e internazionali tra cui la Quadriennale d’arte di Roma (edizioni VII, VIII e IX), la Biennale Internazionale di Cracovia nel 1966, la Mostra di Artisti Italiani a Praga nel 1968 e la XXXIX Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano. Muore a Torino il 28 dicembre 2004.

Organigramma: Ines Sacco Fico Presidente Andrea Busto Direttore Cinzia Defazio Vicedirettore e Amministrazione Giuseppe Galimi Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni Emanuela Bosso Registrar e Assistente alla Direzione Irene Di Chiaro Rapporti Istituzionali Lorena Tadorni A.R.T. Attività e Relazioni con il Territorio Sylvia Mazzoccoli Area E ducativa Alessandra Balbo di Vinadio M E F Friends


MISSION “Il Museo Ettore Fico è un luogo propulsore di processi positivi di crescita culturale e di aggregazione sociale, in un’ampia visione di accessibilità di spazi e contenuti, in cui scoprire e vivere i linguaggi creativi e artistici.”

SPAZI Il Museo Ettore Fico si trova in via Cigna 114, in una zona urbana denominata Spina 4, attualmente al centro di un vasto programma di riqualificazione di un’area industriale dismessa. Prossimo ai Docks Dora, sede di innumerevoli studi d’artista, il MEF si inserisce in un contesto sociale di grande interesse e di notevole vivacità multietnica. Alcune gallerie d’arte contemporanea hanno spostato la loro sede nella stessa area; nuovi laboratori artistici e musicali hanno trovato nel quartiere una collocazione ideale per la sperimentazione e per la ricerca. Il MEF è posizionato strategicamente, poiché è il primo museo che si incontra entrando in città per chi proviene, oltre che da Milano, anche da Novara, Vercelli, Chivasso e tutta la Regione est piemontese. È prevista inoltre la realizzazione di una fermata della nuova metropolitana a pochi isolati (in p.zza Conti di Rebaudengo) e del nuovo tratto viabile del passante

ferroviario coperto, che collegherà il MEF al centro cittadino in pochi minuti.

PROGRAMMAZIONE Il MEF propone un’offerta culturale a carattere internazionale attraverso la realizzazione di mostre, eventi culturali, seminari, tavole rotonde e incontri, volta a interessare un vasto numero di persone attente all’arte moderna e a quella contemporanea, senza però escludere incursioni nell’arte antica. La programmazione espositiva, attraverso tre mostre tematiche annuali, si articola su più livelli: il primo dedicato a mostre monografiche di grandi maestri o collettive a carattere storico didattico; il secondo livello a progetti con artisti contemporanei che intervengono direttamente negli spazi del museo; il terzo livello vede dialogare differenti discipline artistiche (moda, design, cinema, ecc).


Museo Ettore Fico 46 49 77 51

Ettore Fico, Tetti, 1975


COME RAGGIUNGERCI

Museo Ettore Fico 46 49 77 51

Linee bus: 46 (via Francesco Cigna) 49 (c.so Vigevano, angolo via Francesco Cigna) 51 (c.so Vercelli, angolo c.so Vigevano) 77 (c.so Vigevano, angolo via Francesco Cigna) Linea tram: 4 (c.so Giulio Cesare, angolo c.so Novara) MEF in TAXI È possibile usufruire di tariffe agevolate telefonando allo 011.5730 specificando la convezione con il MEF.

Auto Dalla tangenziale sud: dall’uscita di c.so Regina Margherita, seguire per c.so Mortara e proseguire per c.so Vigevano fino all’incrocio con via Francesco Cigna. Dalla tangenziale nord: dall’uscita Caselle prendere c.so Vercelli, attraversare p.zza Conti di Rebaudengo e proseguire in via Arturo Toscanini fino all’arrivo diretto in via Francesco Cigna.

MEF - Museo Ettore Fico via Francesco Cigna 114 10155 Torino - Italy +39 011 853065 info@museofico.it www.museofico.it Orario da mercoledì a domenica 11 - 19 giovedì 11 - 22

Biglietteria intero € 10 ridotto € 8 over 65, insegnanti, enti convenzionati ridotto € 5 dai 13 ai 26 anni e gruppi (minimo 6 persone) gratuito fino ai 12 anni, MEF Friends, abbonamento Musei Torino Piemonte, giornalisti accreditati, persone con disabilità ed eventuale accompagnatore Ingressi per scuole e gruppi visita guidata € 3 a studente visita e laboratorio (mezza giornata) € 4 a studente (giornata intera) € 6 a studente visita e laboratorio gratuito per gli insegnanti accompagnatori visita guidata su prenotazione per gruppi € 8 a persona (minimo 15 persone) Servizi al pubblico La sede è completamente accessibile e dotata di ascensore Caffetteria-Bistrot Concept Store Guardaroba gratuito situato nella hall d’ingresso Fasciatoi per neonati Wi-Fi gratuito


EVENTI

LOMBARDIA

Per info o acquisto biglietti: http://www.mostrachagall.it tel. 02/54911

Marc Chagall. Una retrospettiva 1905-1985. Palazzo Reale, piazza del Duomo, 12 – 20122 Milano 17 settembre 2014 – 1 febbraio 2015

La retrospettiva ospitata a Palazzo Reale, inaugurata il 17 settembre scorso e aperta fino al 1 febbraio 2015, è la più cospicua mai realizzata in 50 anni; si tratta del percorso del grande Chagall, illustrato da più di 200 opere, alcune delle quali inedite, altre provenienti dai maggiori musei del mondo. l filo conduttore della mostra è la coerenza con cui l’artista, pur avendo sperimentato i linguaggi di tutte le avanguardie, ha sempre lavorato, così come la poetica di Chagall, che, nella sua fragilità interiore, ha mantenuto fede alla propria tradizione ed alla propria umana condizione. a tematica portante è una reinterpretazione del linguaggio poetico del pittore, che ha visto intrecciarsi tra loro disparate correnti e culture, come ad esempio la pittura francese con la tradizione ebraica.

La mostra si sviluppa cronologicamente e si divide in settori, a partire dagli esordi, con le opere create in Russia al periodo vissuto in Francia,fino ad arrivare alla fase terminale della sua produzione, durante l’esilio in America negli anni ‘40 del 900. Viene messo in luce come Chagall non abbia perso il proprio spirito fanciullesco, nonostante una vita difficile, vissuta duramente e segnata da eventi dolorosi; l’artista ci dimostra come sia sempre stato capace di gioire e di meravigliarsi al cospetto del mondo intero, ma anche come il suo ottimismo in un futuro migliore sia sempre rimasto radicato. Con Chagall si fa della contaminazione lo strumento principe per dare voce ai quesiti sull’essere umano, ancor oggi dibattuti; contaminazione che è la chiave per leggere l’estrema modernità dell’artista.


Yves Klein Lucio Fontana / Milano Parigi 1957-1962 Museo del Novecento 22 ottobre 2014 – 15 marzo 2015

La mostra illustra in modo innovativo la produzione artistica parallela, sviluppatasi tra il 1957 ed il 1962, tra Lucio Fontana a Milano e Yves Klein a Parigi. Il rapporto tra i due è particolare, in quanto segnato da un’amicizia, raccontata da più di 90 opere e da una raccolta di numerose fotografie, filmati del tempo e documenti d’archivio. L’esposizione conta su numerosi prestiti dai musei italiani e stranieri ed il percorso espositivo si sviluppa nelle sale normalmente dedicate alle mostre temporanee, in cui sono già presenti opere della collezione di Fontana, riallestite per favorire lo scambio ed il confronto con quelle di Klein. La collaborazione artistica di Fontana e Klein è messa bene in evidenza lungo un itinerario biografico, storico e filologico che confronta le loro opere principali con giustapposizioni tematiche e visive, allestite

appositamente. Fulcro del confronto fra i due artisti è il neon di Fontana del 1951, già parte della collezione permanente del Museo del Novecento, con l’installazione del Pigment Pur di Klein, presentata per la prima volta nel 1957 a Parigi. Gli squarci spaziali, fisici e concettuali, di Fontana possono essere paragonati al modus operandi di Klein nel passaggio dal monocromo al vuoto; in entrambi gli artisti c’è la volontà di creare uno spazio trascendente, a cui si fa riferimento storico con l’uso dell’oro, utilizzato negli sfondi della pittura medievale, e del blu di Giotto; inoltre non è casuale da parte di entrambi la scelta di introdurre nelle proprie opere elementi naturali come aria, luce, fuoco o di utilizzare immagini astronomiche, che suggeriscono una dimensione cosmica o spirituale.

Museo del Novecento, via Marconi, 1 Milano Info 02.884.44061 www.museodelnovecento.org



Giorgio De Chirico e l'oggetto misterioso 27 settembre 2014 – 1 febbraio 2015 Reggia di Monza, Serrone della Villa Reale Giorgio De Chirico è sicuramente una delle figure più importanti e complesse dell’arte italiana del Novecento in quanto personaggio intriso di cultura; le sue opere sprizzano da ogni poro questa sua straordinaria conoscenza. Deve la sua celebrità soprattutto alla sua suggestiva pittura metafisica, in cui l’immobilismo ed il silenzio fanno da padroni. La mostra nel Serrone di Villa Reale raccoglie più di trenta opere della collezione della Fondazione Giorgio ed Isa De Chirico, a partire dagli anni Quaranta fino ad arrivare ai Settanta; scopo dell’esposizione è mostrare la funzione dell’oggetto misterioso nella produzione artistica dell’artista. Nell’itinerario espositivo emerge una ricerca iconografica che approfondisce il rapporto di De Chirico con i temi della sua ricerca formale, soprattutto con il ricorrere di alcuni oggetti. La cultura ed il bagaglio artistico di Giorgio De Chirico creano il suo punto di vista visionario e fantasioso su oggetti a prima vista comuni e banali, a noi familiari; nella sua opera tali oggetti acquisiscono un significato simbolico, diverso da quello che viene loro comunemente attribuito, in quanto associati tra loro illogicamente ed inaspettatamente. Inframmezzato lungo il percorso espositivo, ci sarà un ricco apparato di video e racconti per permettere al visitatore di calarsi completamente nella vita e nell’arte di De Chirico, indubbiamente una grande figura, sia umanamente che artisticamente parlando.


EVENTI

LIGURIA

MUSEATTIVO CLAUDIO COSTA ISTITUTO PER LE MATERIE E LE FORME INCONSAPEVOLI

Il Museattivo Claudio Costa nasce a seguito di un progetto di arteterapia creato all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Genova-Quarto dal prof. Slavich, già collaboratore di Franco BasagliaSlavich, insieme ad artisti genovesi del calibro di Claudio CostaRodolfo Vitone, Luigi Tola e tantissimi altri che già operavano in un’ala dismessa dell’ospedale psichiatrico, aveva dato vita ad un’organizzazione di volontariato tesa ad attuare svariate attività espressive rivolte ai pazienti della struttura, creando nel 1988 l’Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli (I.M.F.I.). L’Istituto s’impegnava inoltre, a custodire le opere provenienti dai vari atelier di arteterapia. Quando queste incominciarono ad essere numerose, gli artisti che collaboravano vollero donare e proprie con l’intento di esporle assieme a quelle dei pazienti. Si venne a creare quindi, nel 1992, il Museo Attivo delle Forme Inconsapevoli, tra i cui fondatori troviamo l’attuale presidente Gian Franco Vendemmiati, lo stesso Claudio Costa, Luigi Maccioni, Miriam Cristaldi. Con la morte di Claudio Costa avvenuta nel 1995, il museo attivo fu chiamato Museattivo Claudio Costa. Ad oggi sono esposte più di 600 opere tra disegni, opere pittoriche, sculture, ceramiche. Dall’Art Brut all’Arte Povera e alla Poesia Visiva, dalla pittura alla scultura, dalla litografia al collage, il Museo ospita lavori di pazienti e di artisti di fama nazionale e internazionale come, oltre i già citati Claudio Costa, Rodolfo Vitone e Luigi Tola, anche Edoardo Alfieri, Nino Bernocco, Rocco Borella, Aurelio Caminati, Giannetto Fieschi, Pietro Ghizzardi, Stefano Grondona, Antonio Ligabue, Plinio Mesciulam, Raimondo Sirotti, Luiso Sturla. Va inoltre segnalata la presenza di alcuni artisti provenienti dall’atelier di Anna Denner, capostipite dell’artetarapia in Europa e, non per ultima, l’opera di Davide Mansueto Raggio. Quest’ultimo, ospite della struttura genovese fin dal 1956, divenne, grazie all’operato di Claudio Costa, un esponente riconosciuto dell’Art Brut e i suoi lavori sono oggi presenti in molti musei, tra cui la Collection de l’Art Brut di Losanna, la più celebre raccolta europea è presente un’area per esposizioni temporanee: l’ultimo a presentare la sua arte è stato Beppe Dellepiane, artista ligure conosciuto in Italia e all’estero, presente con i suoi lavori anche nella collezione

Beppe Dellepiane, Motor Christi, 1991

del Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce. Nato come informale, a partire dagli anni ’60 si distingue per i collage, gli assemblaggi e le performance documentate anche in questa sua ultima personale, all’interno della quale si distingue soprattutto il grande Motor Christi (1991). In questo lavoro di grandi dimensioni, l’artista assembla oggetti come sedie, pale, motori per saracinesche, anche un armadietto ensile, dando vita a un’opera di grande impatto visivo nella quale è riconoscibile la figura antropomorfa del corpo crocifisso. Il tema sacro è sempre stato presente nella ricerca di Dellepiane ma qui, come scrive Sandra Solimano, “l’artista appare particolarmente attento ai significati simbolici degli oggetti”; inserendo una cinghia di trasmissione all’altezza del cuore “allude al Cristo come motore delle azioni umane” mentre “gli strumenti (una pala e unapiccozza da muratore) sono rimando ai simboli della passione e metafora dell’uomo strumento di Dio”.

Museattivo Claudio Costa, via Giovanni Maggio 6, Genova Quarto. È visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18, o su appuntamento (tel. 010 8496303) Per informazioni: imfi@hotmail.it - tel. 010 3446/584/303 - cell. 3491962421




L’opinione Barbara Cella presenta

Il museo non-museo

Davide Raggio, Senza titolo

Davide Raggio, Senza titolo

Si può forse spendere qualche parola in più sul significato specifico del termine “museattivo” e sull’arte promossa dall’Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli. Parole come Museo e Attivo sembrerebbero in contrasto tra loro. Ma in questo contesto specifico non è così. Perché questo museo on è un mero raccoglitore di opere da esporre staticamente, ma è uno spazio pulsante, una collezione in divenire che si arricchisce di volta in volta di energia creativa grazie ai laboratori, agli incontri con i giovani, al confronto con i diversi linguaggi espressivi e culturali. Gli artisti che hanno collaborato con l’I.M.F.I. hanno affermato chiaramente la volontà di non rendere riconoscibili con alcuna didascalia le proprie opere, per poterle affiancare liberamente ai lavori dei pazienti, con un’operazione che vuole porre l’accento sulle caratteristiche dell’Arte come esperienza creativa primaria dell’uomo. Come dice in un’intervista l’attuale presidente Gian Franco Vendemmiati: “dov’è l’Arte? Nell’esperienza, nella conoscenza, nell’entrare in merito al significato ideale e spirituale di un concetto intimo dell’artista che, quasi con rabbia, cerca di comunicare”. Un esempio calzante di tutto ciò è proprio il percorso di Davide Mansueto Raggio, ospite della struttura genovese fin dal 1956. Grazie alla vicinanza di personalità del calibro del dott. Slavich e di Claudio Costa - con quest’ultimo vi era anche un forte legame di amicizia - ha potuto sviluppare il suo personalissimo sentire artistico e tradurre in opere, create prevalentemente con elementi naturali quali legno, foglie, argilla, carbone, i demoni interiori che lo accompagnavano. Negli ultimi anni della sua vita, Raggio ha avuto opportunità di esporre al di fuori dell’ospedale, in musei e collezioni private, fino ad arrivare ad essere presente alla Collection de l’Art Brut di Losanna. Il Lascito Cuneo di Calvari, in Comune di San Colombano Certenoli (il suo comune di nascita), gli ha dedicato di recente una mostra (ancora in corso) che lo riconosce proprio come figura ideale di motore trainante del Museattivo. Il suo lavoro, al di là del riconoscimento artistico dovuto, come diceva Slavich è “un esempio di come una persona possa trarre profitto dalla sua sensibilità e dalla intelligenza del suo sguardo sul mondo che lo circonda, per organizzare, da solo, il suo mondo interiore”.


EVENTI

VALLE D’AOSTA

Dopo il fortunato progetto Magnum Contact Sheet, che sta girando il mondo con il brand del Forte di Bard, continua con una prima assoluta per l’Italia la partnership tra il Forte di Bard e Magnum Photos, la più prestigiosa agenzia fotografica al mondo. Dal 25 giugno al 9 novembre 2014 le sale delle Cantine ospitano la mostra Sergio Larrain. Vagabondages, una coproduzione Magnum Photos e Fondation Henri Cartier-Bresson. Dopo lo straordinario successo ai Rencontres di Arles del 2013, si tratta della prima retrospettiva italiana a lui dedicata. Il progetto, che ha ottenuto l’alto patrocinio dell’Ambasciata del Cile in Italia, è incentrato sulla figura enigmatica del fotografo cileno Sergio Larrain (1931-2012) di cui presenta le inedite opere vintage oltre a materiale documentale originale. Info T. + 39 0125 833811 un progetto Associazione Forte di Bard una coproduzione Magnum Photos - Fondation Henri Cartier-Bresson con il patrocinio Ambasciata del Cile in Italia Curatrice: Agnès Sire Partner istituzionali - Regione autonoma Valle d’Aosta Compagnia di San Paolo - Fondazione Crt - Finaosta Spa Mediapartner - La Stampa


GIACOMO SOFFIANTINO

20 ARTISTI IN PIEMONTE


EVENTI

VENETO

Galleria Internazionale d’arte moderna In questa stanza, le affinità cromatiche e pittoriche richiamano l’idea di una sorta di estenuazione del colore, che si ravvisa molto bene in opere come Piante fiorite di Emil Nolde (1909), Nudo allo specchio (1931) di Pierre Bonnard, Paesaggio

- Sala 9 - Estenuazione del colore

(1932) di André Derain, Studio con fruttiera (1942) di Dufy, fino alle nature morte e al superbo Grande paesaggio (1948) di De Pisis, quadro quest’ultimo che sembra declinarsi nell’astrazione lirica di una bella Venezia di Virgilio Guidi.

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito arte contemporanea Veneto


ERMANNO BAROVERO

20 ARTISTI IN PIEMONTE


VINICIO PERUGIA

20 ARTISTI IN PIEMONTE


L’opinione Ermanno Benetti presenta

Associazione Rivela Giunti quasi al termine del 2014 possiamo fare un primo bilancio del lavoro fatto quest’anno. Le esposizioni delle tre mostre itineranti che Rivela ha proposto toccheranno al termine del percorso 2014 trentaquattro tappe tra le province di Verona , Brescia e Treviso. La mostra sugli affreschi del buon governo di Ambrogio Lorenzetti di Siena toccherà ben 23 tappe. Proprio in questi giorni viene esposta a Castelfranco Veneto(TV) per tre settimane. Durante l’esposizione vengono organizzati laboratori didattici per bambini e ragazzi delle scuole locali che partecipano sempre numerosi. Ogni anno circa 80 classi del territorio vengono a visitare la mostra. L’arte dimostra ancora una volta la prorpia portata educativa sia per le generazini più giovani sia per gli adulti. Un esempio sempre a Castelfranco è stato dato dall’incontro organizzato con gli amministratori locali in vista delle prossime elezioni, chiamati ad un confronto tra il loro impegno politico con l’esperienza del popolo senese del 1300 raccontata nei dipinti del Lorenzetti. A Bussolengo, in provincia di Verona, il sindaco ha voluto portare la mostra Cor Magis nella biblioteca comunale dopo averla vista esposta questa

estate in paese vicino. Sta ultimando il suo percorso anche la mostra sul Paradiso di Dante. È stata esposta recentemente presso un liceo cittadino. Sono stati coinvolti alcuni ragazzi della scuola che hanno disponibilità a studiarla e a fare da guida per ai propri compagni, agli studenti delle altre classi della scuola stessa e delle altre scuole cittadine che l’hanno visitata. Ha concluso il suo percorso la mostra su Solidarnosc che ha visto la sua ultima tappa a San Giovanni Ilarione. Anche qui numerose scolaresche del territorio sono venute a vederla. Alcune persone polacche che abitano in Italia ,visitandola hanno raccontato commosse le loro esperienze negli anni prima del crollo del muro di Berlino. In questi giorni l’associazione Rivela ha scelto i titoli delle mostre per il 2015. Una sarà sulla Sagrada Familia di Gaudì, un’altra mostra vedrà raccontata la storia delle rappresentazioni artistiche del volto di Cristo riprese dal velo della Veronica, ora conservato nella basilica di Manoppello nelle Marche. La terza mostra vedrà raccontata sotto forma di fumetto e didascalie la vita di San Giovanni Bosco.


EVENTI PROVINCIA

AUTONOMA DI TRENTO

PROJECT WALL MART ROVERETO Dal 31 Ottobre 2014 al 30 Novembre 2014

Seconda tappa per Project Wall, il progetto espositivo lanciato dal Mart il 3 ottobre e dedicato agli artisti italiani contemporanei. Dopo l’installazione fotografica Basta guardare il cielo, di Giusy Calia, Project Wall invade completamente lo spazio del Foyer del primo piano ospitando le opere di due grandi artisti italiani: Magma, 1987/1995 di Antonio Biasiucci (Dragoni – CE, 1961) e Senza titolo, 2005 di Mimmo Paladino (Paduli – BN, 1948). L’occasione è data dall’ingresso nelle Collezioni del Mart dell’opera di Antonio Biasiucci, grazie alla generosità di Anna Rosa e Giovanni Cotroneo che rinnovano la loro fiducia nel Museo. Il sodalizio tra il Mart e i suoi collezionisti è solo una delle relazioni virtuose che hanno permesso il concretizzarsi di questo progetto espositivo, che ha reso possibile anche la riproposizione dell’interessante dialogo tra la fotografia di Antonio Biasiucci e la scultura di Mimmo Paladino, allestite originariamente nel 2012 nella mostra Casa Madre a Villa Fiorentino di Sorrento. Al Mart per Project Wall l’opera di

Antonio Biasiucci, che si compone di 72 stampe fotografiche, viene esposta per la prima volta integralmente. Quasi poste al di là del presente, queste opere rivelano una delle tensioni universali dell’uomo: elevare monumenti a se stesso e alla natura nella costante sfida all’ineluttabile. Entrambe celebrano il rapporto uomo/terra e si inseriscono a pieno titolo nel solco della mostra “Scenario di terra”, in corso fino all’8 febbraio 2015, che amplia l’indagine sul Paesaggio, tema della programmazione del Mart del 2014. Le opere di Project Wall sono inserite nel catalogo digitale di “Scenario di Terra” scaricabile gratuitamente dal sito Internet del Mart . Project Wall è anche su Instagram: @martmuseum #projectwall. COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 0464 438887 E-MAIL INFO: info@mart.trento.it SITO UFFICIALE: http://www.mart.trento.it


“CLIZIA” MARIO GIANI

20 ARTISTI IN PIEMONTE


EVENTI

FRIULI VENEZIA GIULIA

MIRAMARE E IL MESSICO. NUOVI MONDI PER MASSIMILIANO

Nella meravigliosa cornice del Castello di Miramare il 9 agosto apre al pubblico la mostra Miramare e il Messico, nuovi mondi per Massimiliano che racconta con un cammino lungo quattro secoli, la drammatica storia di un imperatore europeo nel nuovo mondo. Il percorso espositivo ci conduce alla scoperta del prezioso Paravento della Conquista, sorprendente racconto per immagini che narra le vicende dei conquistadores e non solo, diventando l’emblema del fortissimo legame tra il Castello di Miramare e il Messico. Massimiliano d’Austria, fratello minore di Francesco Giuseppe, fece costruire, durante il governatorato nel Lombardo Veneto, il Castello di Miramare. Fu proprio qui che Napoleone III gli propose la corona del Messico, e dal Castello di Miramare partì per il nuovo mondo dove fu fucilato all’età di soli trentaquattro anni. Una lunga storia unisce il Messico agli Asburgo, fatta di difficoltà e incomprensioni, ma anche di grandi scoperte, una storia che si dipana dal regno di Carlo V ai suoi successori, fino all’esperienza di Massimiliano d’Asburgo, dal 1864 Massimiliano I del Messico, che chiude definitivamente l’epoca degli imperi europei in America. Una stessa dinastia

divenne nella sua ascesa al potere parte integrante della storia delle Americhe, inaugurò nel XVI secolo l’ingresso di un intero continente nella geografia e nell’immaginario collettivo e, dopo quattro secoli, sancì con il sangue la fine di ogni pretesa di egemonia europea.

Dal 09 Agosto 2014 al 08 Dicembre 2014 TRIESTE: Castello di Miramare ENTI PROMOTORI: •Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia •Promotrieste COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 6, ridotto € 4, (ragazzi U.E. 18-25 anni, insegnanti), gratuito minori di 18 anni e diversamente abili TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 040 224143 E-MAIL INFO: info@castello-miramare.it SITO UFFICIALE: http://www.castello-miramare.it


GIORGIO RAMELLA

20 ARTISTI IN PIEMONTE


EVENTI

EMILIA-ROMAGNA


Giacomo Manzù e Marino Marini in mostra nella splendida location della Fondazione Magnani Rocca in quel di Mamiano di Traversetolo (PR). Novanta opere fra sculture, dipinti e lavori grafici realizzati dai due artisti tra il 1945 e il 1970. In una successione che tiene conto delle tematiche, “in comune e non”, praticate dai maestri nel lasso di tempo preso in considerazione. Questa mostra si propone di rileggere l’attività di entrambi gli scultori che dopo aver consolidato il successo in Italia ne diventano i rappresentanti nel mondo intero. Bellissimo ed interessante il catalogo, consultandolo si riesce a capire come il brillante lavoro svolto dai curatori si sia concluso con la realizzazione della mostra.


Capitale europea della cultura: Ravenna non ce l’ha fatta Vincenzo Cignarale

Pomeriggio trepidante, ieri 17 ottobre 2014, tutti ansiosi di sapere quale delle sei città italiane sarebbe stata designata “Città Capitale europea della cultura ”. Certo che i tredici giudici della commissione: Steve Green, Francesco Manacorda, Alessandro Hinna, Emma Giammattei, Gerardo Casale, Lorenza Bolelli, Norbert Riedl, Elisabeth Vitouch, Ulrich Fuchs, Paolo Dalla Sega, Anu Kivilo, Suzana Zilic Fiser, Jordi Pardo, hanno creato, senza volerlo, non poca tensione in coloro che attendevano il verdetto: guardandosi attorno la si poteva tagliare col coltello. Facendo un confronto fra le due città, Matera e Ravenna, si può certamente affermare che entrambe hanno origini antichissime, entrambe conosciute nel mondo intero, entrambe con monumenti dichiarati “Patrimonio dell’umanità”. Ma allora quale può essere stato il motivo che ha fatto si che la commissione giudicatrice nominasse Matera: perché è situata in una regione, la Basilicata, considerata “depressa economicamente”, quindi si

potrebbe pensare a un fattore economico, oppure perché aveva “spinte politiche” superiori alle altre candidate? Niente di tutto questo. Semplicemente hanno nominato Matera perchè ha presentato un dossier che è stato giudicato il migliore o meglio quello che rispondeva più di tutti a tutti i quesiti e requisiti richiesti. E’ stata l’unica città partecipante ad avere costituito una fondazione, settembre c.a., con una solida base economica per supportare i programmi previsti e racchiusi nelle centocinquanta pagine del dossier presentato. Mi ha colpito in particolar modo un obiettivo, fra i tanti, di Matera: realizzare infrastrutture culturali utili, rilevanti e sostenibili. Sicuramente anche il dossier ravennate avrà fra i tanti un obiettivo simile, ma e mi chiedo, a infrastrutture culturali realizzate chi saranno i fruitori? A Ravenna è quasi impossibile , attualmente, mettere in essere una mostra in una delle pochissime location pubbliche disponibili, a meno che…! A tante belle parole non hanno mai fatto seguito i fatti. Questo lo posso affermare


come operatore culturale indipendente. Un altro piccolo appunto che si può imputare allo staff di Ravenna capitale europea della cultura è quello di avere peccato di supponenza: non si può iniziare un progetto ed affermare di essere i migliori! Il sindaco Matteucci ha affermato che nonostante la

non nomina di Ravenna il tutto è stato un successo. Concordo con lui a patto che tutti i progetti presentati vengano realizzati, mantenendone intatti i contenuti! Concludo augurando a tutte le sei città partecipanti di riuscire a portare a termine tutti i loro progetti presentati.


AENIGMA 2 a cura di Stefania Albertini eVincenzo Cignarale dal 19 dicembre all’11 gennaio 2015

Galleria d’Arte Moderna di Cesena Informazioni : +39 3383549375 +39 349 5706280

Mettendo in essere “AENIGMA 2 “, a cura di Stefania Albertini e Vincenzo Cignarale, dal19 dicembre all’ 11 gennaio 2015 presso la Galleria d’Arte Moderna di Cesena, uno degli scopi sarà quello di verificare e dimostrare come 5 artisti contemporanei moderni possano dare luce ad un artista anonimo del XVIII secolo. Si tratta di due opere mitologiche mirabilmente eseguite: una rappresenta la morte di Adone, l’altra il Ratto di Proserpina. L’altro scopo sarà quello di esplorare il processo di trasformazione della materia prima in arte: far notare come i diversi livelli di colore di Stefania Albertini s’impadroniscono della luce e delle trasparenze per offrire una nuova dimensione magica; far notare come le donne di Gianni Bucher inizialmente corrose da una modernità cattiva si sono poi evolute in Veneri e Giunoni dalla pienezza arcaica, per rinascere infine in creature nuove, mitiche, fuori dal tempo; far notare le accelerazioni dei vuoti e dei pieni, le convergenze improvvise dei segmenti interi e spezzati, delle curve e gli effetti dei colori predominanti rosso e nero delle opere di Parmarè; far notare lo scandire delle sequenze tonali delle fusioni, ricche dei colori del fuoco, di Giulio Neri e delle sue incisioni su osso di seppia; far notare le opere di Walter Reggiani realizzate con una spontanea ispirazione poetica e sonorità evocative, filtrate con uno spirito creativo di carica umanistica. Tutto sarà poesia e musicalità, le opere esposte costruiranno, nello spazio della location, un luogo tanto fisico quanto mentale, una realtà filtrata dal pensiero e ben determinata dal connubio opera-dimensione temporale e ambiente. Oltre alla natura anche il colore si può considerare terapeutico soprattutto quando si è di fronte a queste opere pittoriche e scultoree in cui si percepisce una reale vigoria impregnata da una gioia di vivere. Riassumendo, AENIGMA 2 celebrerà la luce e il colore, le trame e la bellezza del tecnicismo di due giovani artisti della nuova generazione, di tre artisti già arrivati e di un artista anonimo del XVIII sec.. Gli artisti contemporanei hanno tutti esperienze artistiche internazionali.


L’opinione Vi n c e n z o C i g n a r a l e Interne sottili pulsioni Interne sottili pulsioni La fotografia di Valentina Cicognani è una composizione delle più diverse storie personali, è un’indagine al centro dell’essere umano in relazione ai luoghi apparentemente inerti e senza tensioni nell’intreccio e nel disincanto dello scorrere del tempo. Il suo è uno spirito intimo, che si risolve nell’enfasi dell’azione poetica. Fra le polveri grigie di muri e nel chiarore di ricostruzioni ed abbandoni la sua volontà sottolinea, con abilità, i corpi e le cose avvolti nello spazio, nel linguaggio spontaneo e disadorno della fantasia e della realtà. Le sue opere registrano emozioni sfuggenti, ferite superficiali imprigionate nell’obbiettivo, percezioni vitali filtrate dal suo senso estetico e vissuto in un tempo sospeso tra la recita e l’enigma da svelare. Le sue scelte cromatiche nascono dall’emozione e dalla ricerca, innesti di colore, luoghi e situazioni fra il visibile e l’invisibile. Valentina descrive il momento che si consuma, dove il ricordo e il peso degli anni vivono nella tonalità dell’ombra, tra vecchio e nuovo in cui non si distingue teatro da verità. L’ambiente che descrive è frammentato, ricco di scatti che accomunano inquietudine e sicurezza, lampi di gioia ed angoscia;

l’incomunicabilità attraversa una natura che lascia l’essere umano solo e desolato nel suo movimento meccanico. L’opera di Valentina Cicognani si carica di valenze concettuali, niente è per sempre, tutto è già vissuto nella suggestione di “cose” senza orizzonte, malinconicamente abbandonate nel vento che domina il destino. Come una cacciatrice ipnotica, Valentina viaggia tra vie dimenticate, un giro attorno a se stessa nel cerchio di un tempo indifferente che lascia profili erosi e consumati alla ricerca di colpevoli e innocenti vedute in cui paesaggi animati e non si fondono con la luce del mezzogiorno o con la penombra, fra titubanze e tenerezze che catturano lo sguardo e l’intimo. Visitando la sua ultima mostra “L’antro oscuro del bosco” ho riavuto la conferma che essa usa l’alfabeto di una civiltà che fonde mondi diversi, istantanee come atto d’amore che catturano la ricchezza interiore nel dettato superfluo del progresso. La fotografa parla nel pieno di un espressionismo che lascia molteplici letture indagatrici, sorprese positive e negative, il tutto pervaso da un magico iperrealismo che lascia stupiti in attesa del prossimo clik.


EVENTI

TOSCANA

L’opinione Lodovico Gierut

“Igor Mitoraj: dalla realtà al mito” Igor Mitoraj, artista di livello mondiale, è morto a Parigi a ottobre, ma ha voluto riposare a Pietrasanta, la cittadina toscana divenuta senz’altro, nell’ultimo cinquantennio, una vera centralità soprattutto quando si parta di Scultura. Non è oggi il momento di dire ampiamente di altri protagonisti, anch’essi scomparsi, o attualmente lì operanti – da Francesco Messina ad Henry Moore, Pietro Cascella, Franco Miozzo..., a Kan Yasuda e a Girolamo Ciulla... – che ho frequentato o frequento, amici o conoscenti siano stati

o siano, ma ciò che voglio subito sottolineare è il fatto che – in questo universo artistico, che amo all’inverosimile – bisogna salvaguardare a tutti i costi la professionalità, la serietà dei cosiddetti “creativi”, dedicando spazio (parlo di chi scrive, giornalista o storico o critico d’arte ecc.) a chi veramente merita. C’è crisi morale, anche nell’arte, così è giusto che queste pagine continuino ad operare al meglio. Mi scuso per l’inciso, ma personalmente – vedendo tanta


confusione nell’ambiente che sembra essere dominato dall’arrivismo e dal cosiddetto “fatto mercantile” spesso privo di contenuto – ormai da tempo, scrivendo di un autore o dell’altro, cerco di gettare nello stagno un sasso sperando che i cerchi si allarghino. Mitoraj, dunque. E’ difficile dire di lui, almeno in sintesi, ma appena ho saputo la triste notizia (credo di essere stato, in Italia, fra i primi) il pensiero è andato alle parole di mia figlia Marta che in varie occasioni (scolpiva e dipingeva, ma soprattutto scriveva poesie, è morta nel 2005) aveva scritto che se l’artista se ne andava, ne rimaneva l’Opera. Così è per Igor Mitoraj che reputo essere entrato – già prima della dipartita – nella Storia dell’Arte, giacché ne ho seguito e analizzato l’iter sin dai primi anni di permanenza a Pietrasanta che è stata il nucleo pulsante di un’avventura che s’è perentoriamente inserita in una dimensione entro e fuori del tempo. Ora è diventato, usando le parole di una lirica di Borís Pasternàk, “... ostaggio dell’eternità,/ prigioniero del tempo”. I ricordi mi si affollano nella mente e mentre stilo di getto queste righe mi verrebbe da tentare di ritrovare nella mia affollatissima caotica biblioteca (dove peraltro ho una sezione di volumi su di lui) proprio quegli scritti degli anni Ottanta per cui, dopo una iniziale incerta mia conoscenza, ne capii la dimensione, dicendo che avrebbe senz’altro voluto vivere nel tempo degli Dei e degli Eroi omerici, poiché stava oltrepassando la barriera dei giorni e dei secoli. Ora ha finalmente consegnato all’Arte il segno della Bellezza, in quanto chi ne guarda le sculture (oggi non entro nel dettaglio dei dipinti, anch’essi magnifici) ha la possibilità di “vivere il silenzio”.Trovarsi davanti a un suo bronzo o ad un marmo, porta inevitabilmente (per chi ha sensibilità e abitudine al bello) al silenzio/riflessione; per di più, quando c’era occasione di incontrarlo nei frequenti ritorni pietrasantesi, e di parlargli in un dialogo mai serrato ma calmo, se ne capiva la profondità del pensiero, giusto quanto ha scritto il mio caro amico, storico dell’arte, Giovanni Faccenda in “Addio, ‘classico’ Mitoraj. Ora sei tra i Grandi nella Scuola di Atene” (su “La Nazione”, Firenze 18 ottobre 2014): “(...) Con lui, potevi dialogare di bellezza e, insieme, accarezzarne il sogno. Avvertivi nella profondità di ogni sua parola, così attentamente meditata, il senso di un pensiero e di un’estetica che abitano le fondamenta di un’arte incline al rigore e a ordini antichi. Ogni conversazione attraversava lesta il tempo, sempre troppo breve, per ringraziarlo di quegli attimi destinati a rimanere memorabili”.

specifico luogo dedicato all’eternità dell’Arte e al rifugio della Poesia. Gli Angeli, i suoi Volti tagliati tra terra e cielo, le bende bronzee o marmoree avvinghiate al mistero, l’Eros, il Centauro, il Ganimede... hanno come destinazione il sogno artistico, come i passi michelangioleschi immortalati nell’essenza marmorea. Il Mitoraj c’è l’esaltazione del simbolo; c’è l’unione della forma e del contenuto; c’è la sintesi del valore/significato; c’è il sentimento completo di un Artista che nell’autonoma Verità ha saputo trasmettere ciò che è stato nella sua coscienza, tant’è che l’atto fantastico/creativo generato dalla serietà continuata del suo esistere, rimarrà in chi – con me, altri – ha avuto la fortuna di conoscerlo. Sono altresì sicuro che entrerà pure nel cuore di chi saprà avvicinarsi con rispetto al suo lavoro destinato al futuro. Fermo, solido, indistruttibile, Igor Mitoraj vive ancora indicandoci il segno della continuità. E così memorabile – come peraltro altre sue esposizioni – quella tenutasi nella Valle dei Templi ad Agrigento in cui – dal “Torso di Ikaro” a “Sappho”... – ho dichiarato che sarebbe stato giusto lasciarle lì, tali sculture, in quello


SILENT VIEW GRUPPO ART MOLETO

ALESSANDRO PATRONE

BONA TOLOTTI

MICHELLE HOLD

TERESIO POLASTRO

DANIELA VIGNATI

DAVIDE MINETTI

ISOTTA CUCCODORO

CELORIA ILENIO

ROBERTO PISSIMIGLIA

PETRA PROBST


PIERO FERROGLIA

20 ARTISTI IN PIEMONTE


EVENTI

UMBRIA

ARTSIDERS Al via un ciclo di mostre che con cadenza annuale intende offrire un punto di vista nuovo e inedito sulla scena italiana

La Galleria Nazionale dell’Umbria, in collaborazione con il Comune di Perugia, presenta il progetto Artsiders, curato da Fabio De Chirico, Soprintendente BSAE Umbria e suo Direttore, e da Massimo Mattioli. Artsiders rientra nel Piano per l’arte Contemporanea varato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’anno 2014 e partecipa alla Giornata del Contemporaneo organizzata da AMACI. L’evento, organizzato grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e della Fondazione Perugia 2019, si avvale della sponsorizzazione tecnica di Totem. L’importante museo di arte antica e moderna apre le sue sale all’arte di oggi, accogliendo nuove modalità espressive

e sperimentali, aderendo per la prima volta alla Giornata del Contemporaneo. La Galleria Nazionale dell’Umbria sceglie di essere museo dell’oggi, partecipe di un divenire che si radica nel passato. Offrendo i suoi spazi ad un contenitore concettuale, uno spazio di ricerca, di riflessione e di sperimentazione, un osservatorio aperto alle diverse declinazioni e linguaggi, con il quale si propone di offrire un punto di vista nuovo e inedito sul panorama dell’arte contemporanea italiana. Stimoli, suggestioni, analisi che poi, si spera, confluiranno in una serie di mostre allestite con cadenza annuale nelle sale del museo perugino. Un progetto ampio, che si strutturerà con mostre personali, progetti curatoriali specifici e


collettive coordinate attorno a un principio ordinatore unificante. Senza opzioni vincolanti in termini di tecniche, o di linguaggi ma con la ferma convinzione che la parte attiva, nelle dinamiche del contemporaneo, debba tornare saldamente a essere l’artista. ARTSIDERS, come sottolinea De Chirico, gioca con i termini ART ed OUTSIDERS, volendo coniugare l’idea di artisti emergenti ma particolarmente significativi e interessanti.

Artisti giovani che si trovano a dialogare con la tradizione in una cornice importante, realizzando stimolanti scambi e favorendo una lettura innovativa di un contenitore storicizzato come la Galleria Nazionale dell’Umbria. Un contenitore, quello del museo, che diviene luogo privilegiato e al contempo approdo sicuro per i nuovi linguaggi artistici. I trentotto “artsiders” presenti in mostra sono: Agostino Arrivabene, Andrea Barzaghi, Bianco Valente, Giuseppe Biguzzi, Elio Castellana, Aldo Del Bono, Francesco De Grandi, Davide D’Elia, Fulvio Di Piazza, Carlo D’Oria, Marino Ficola, Gianfranco Grosso, Vittorio Gui, Piotr Hanzelewicz, Rachele Maistrello, Movimento Milc, Riccardo Murelli, Angelo Musco, Gonzalo Orquìn, Alessandro Passaro, Angela Pellicanò/ Ninni Donato, Piergiuseppe Pesce, Francesco Petrone, Luca Pozzi, Roberto Pugliese, Nicola Rotiroti, Mustafa Sabbagh, Marco Scifo, Jolanda Spagno, Michele Spanghero, Daniele Spanò, Matteo Tenardi, Cosimo Terlizzi, Nicola Toffolini, Delphine Valli, Fabio Viale, Nicola Vinci, Claudia Zicari, chiamati a presentare le proprie istanze creative in un contesto “neutro” ma spiritualmente ed emozionalmente intenso come quello offerto da un importante museo di arte antica.

Durata: dal 12 ottobre 2014 all’11 gennaio 2015 Orari di apertura: dal 12 al 31 ottobre 2014: lunedì 9.30-19.30; dal martedì alla domenica 8.30 - 19.30; venerdì 8.30 - 22.00 dal 1 novembre 2014 all’11 gennaio 2015: dal martedì alla domenica 8.30 - 19.30; venerdì 8.30 - 22.00; chiuso il lunedì, 25 dicembre e 01 gennaio. La biglietteria chiude un’ora prima

Per informazioni Call Center 199 151 123 www.gallerianazionaleumbria.it Facebook ARTSIDERS


L’opinione Roberta Panichi ALBERTO BURRI 1915-2015, CENTO ANNI DI UN GRANDE MAESTRO UMBRO Le iniziative che celebrano il centenario di un’esponente eminente dell’arte moderna Una grande retrospettiva dell’opera di Alberto Burri, che, con oltre cento opere, costituisce la più ampia ed esauriente mostra dedicata all’artista in USA partirà dal Guggenheim Museum di New York a cura di Emily Braun il 15 ottobre 2015; un convegno e un summit internazionale degli artisti verranno presto realizzati a Città di Castello; il restauro e il completamento del Cretto di Gibellina con una mostra al Riso di Palermo; la ricostruzione a Milano del Teatro Continuo nel Parco Sempione; la pubblicazione del Catalogo generale del maestro, opera editoriale promossa e curata direttamente dalla Fondazione Burri, concepita in sei volumi in lingua inglese ed italiana e la lavorazione di un film a lui dedicato e ancora, momenti di approfondimento e confronto tra Burri e altri due grandi maestri dell’Alta Valle del Tevere: Piero della Francesca e Luca Signorelli. Sono queste le tappe salienti del percorso commemorativo messo a punto dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, di Città di Castello con la collaborazione di numerosi enti pubblici e privati e l’egida del Mibact. “Tutte le attività previste hanno lo scopo – ha dichiarato il presidente della Fondazione Burri, Bruno Corà – di far conoscere meglio l’opera e il contesto culturale entro cui Burri l’ha concepita e realizzata incidendo sull’arte contemporanea del XX secolo e oltre”. Il 31 ottobre apre la prima iniziativa del centenario con la mostra Rivisitazione: Burri incontra Piero della Francesca che avrà luogo nel Museo Civico di Sansepolcro dal 31 ottobre al 12 marzo 2015. L’esposizione, ideata da Riccardo Lorenzi, è a cura della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, del Museo Civico e dell’Associazione Sbandieratori di Sansepolcro, di cui si celebrano i sessanta anni dalla fondazione, ha la direzione scientifica di Bruno Corà e Carlo Bertelli. La mostra Rivisitazione: Burri incontra Piero della Francesca intende far dialogare due Maestri indiscussi dell’arte mondiale che hanno condiviso i natali nel florido territorio dell’Alta Valle del Tevere.

Per info: www.burricentenario.com www.museocivicosansepolcro.it www.fondazioneburri.org


Piero della Francesca, padre della prospettiva rinascimentale, fine matematico studioso della Sezione Aurea e autore del primo notturno della Storia dell’Arte, il Sogno di Costantino, in quel ciclo meraviglioso della Leggenda della Vera Croce affrescato nella Chiesa di San Francesco ad Arezzo, intesserà una muta conversazione con il “collega” Alberto Burri. Burri, nato il 12 marzo del 1915 a Città di Castello, esplora da autodidatta, dopo aver abbandonato l’esercizio di chirurgo a causa di lunghe prigionie prima in Tunisia poi in Texas, il linguaggio dell’arte. La sua espressività nasce come risposta alla condizione innaturale in cui si trova suo malgrado, originariamente

dando spazio ad linguaggio figurativo ancora molto influenzato dalla Scuola Romana per poi arrivare alla vera svolta, la scoperta della materia e la liberazione dalla figurazione. A cominciare dal 1948 Burri ricerca dentro la materia, prima fra tutte la juta dei sacchi contenenti le derrate alimentari, una modalità comunicativa che va a sondare nel profondo i timbri e le sfumature dei materiali, generalmente materiali di scarto e di lavorazione industriale, come legni, lamiere di ferro e plastiche, ma anche materiali fluidi e mutevoli, dall’esteriorità “organica”, come catrami, bitumi e caolino con i quali realizza i celeberrimi Cretti. Burri, che ha esplorato la

materia indagandone i limiti espressivi attraverso lacerazioni e combustioni, è considerato uno dei più influenti esponenti mondiali dell’arte Informale italiana, una temperie artistica che ha avuto uno sviluppo trasversale nel secondo dopoguerra, dagli Usa fino al Giappone, passando per i punti nodali di Francia e Germania; un’esponente cui, però, non sono mai interessate le etichette e le definizioni. Un’artista schivo e laconico che poco ha avuto da disquisire coi colleghi e con la critica, che, meno ancora, ha rilasciato dichiarazioni e spiegazioni al pubblico riguardo la sua arte. Un’artista, come sua stessa ammissione, che “dipingeva per sé.” Burri ha mantenuto un dialogo intimo e personale col passato e la tradizione, un dialogo i cui frutti si riverberano nella strutturazione compositiva che sottende all’apparenza caotica e stratificata delle sue elaborazioni materiche e che ritrova nel proprio equilibrio formale le leggi immutate dei canoni classici e delle prospettive calibrate. Un dialogo ancora vivace e ricco di corrispondenze che lo vede rapportarsi direttamente con la Resurrezione, il San Ludovico di Tolosa e il San Giuliano pierfrancescani, in uno scambio denso di suggestioni e profondi richiami che nella tradizione quattrocentesca trovano elementi solo apparentemente lontani ma in realtà perfettamente condivisi. La conoscenza della tradizione figurativa italiana ed il profondo rispetto per i grandi Maestri del passato l’hanno portato ad una ponderazione calibrata e ad un indagine artistica che non si limita al gesto, al“qui ed ora” mutevole e aleatorio ma che, partendo dall’interazione gesto – materia, spalanca le porte ad una nuova modalità di concepire il valore pittorico dei singoli materiali, ora esacerbandone le infinite potenzialità espressive, ora riformulando nuovi accordi tonali, ora, infine, penetrandone la bellezza intrinseca. Un’arte che lui chiamava pittura.


EVENTI

MARCHE GIULIANO GIULIANI. PERSONALE omaggio a giuliano giuliani. forte malatesta, ascoli piceno 15 Marzo 2014 - 2 Novembre 2014

La città di Ascoli Piceno rende un omaggio importante a Giuliano Giuliani, scultore che è stato in grado di trasformare il travertino in opere piene di poesia, forza e bellezza. Ad ospitare un'ampia selezione dei suoi lavori è il Forte Malatesta di Ascoli che, con la sua scabra potenza, offre una ambientazione ideale ad accogliere le pietre che l'artista ha piegato alla loro nuova natura. Il primo paesaggio di Giuliani, ove negli anni Settanta egli ha formato il suo laboratorio d’immagine, è stato certo quello della cava di famiglia, nell’entroterra marchigiano. Può dirsi che quell’alba del suo fare gli sia rimasta lungamente nell’animo: ad essa egli è stato ed è fedelmente avvinto, serbandone gelosamente i valori ideali e fattuali: dal che deriva in prima istanza la peculiarità della sua opera. Da allora - e poi sempre - il suo materiale d’elezione è stato il travertino, con le sue forre profonde e le sue improvvise rivelazioni; solo raramente Giuliani ha avvertito l’urgenza di aggiungere alla pietra che ha scavato qualche elemento estraneo: gessi o materiali diversi, sempre attinti dalla natura. L’opera di Giuliani non è stata tuttavia un’esperienza tutta in sé raccolta e tetragona alle suggestioni della ricerca

plastica contemporanea: in realtà il suo fare è figlio di un vasto scrutinio dei vertici della scultura internazionale del secolo XX, a cominciare dal suo primo amore per Brancusi. Dopo quella lontana suggestione, egli ha ripensato gli esiti della ricerca di Henri Moore al tempo dell'incontro fecondo con il surrealismo; quindi è la ricerca degli anni Quaranta e Cinquanta di Arp a sedurlo: quella volontà, in particolare, tante volte dichiarata dall'artista alsaziano di dar vita con la sua scultura a forme che, prossime ad una nuova nascita, conservino però il sentore del grembo, senza ripetere nessuna forma già esistente. Attraverso Arp, orienta infine Giuliani, soprattutto in certi suoi passaggi d'anni Novanta, l'opera di Alberto Viani. Da fonti diverse, dunque, oscillanti fra ricerche d'ordine astratto e suggestioni umanistiche, muove Giuliani. Del quale forse troppo spesso, all'opposto, s'è sottolineata soltanto la vocazione a una separatezza, nell'eremo dei monti marchigiani, che se è certo reale condizione d'esistenza, e rispecchia una vocazione profonda dell'animo, non ne ha impedito uno sguardo largo e consapevole dato oltre, e ben oltre, quei suoi confini

Forte Malatesta - Ascoli Piceno Piazza Vincenzo Toschi Mosca, 29, 61100 Pesaro Tel. 0721 387541 Biglietti: € 9 intero - € 7,50 ridotto Orari: tutti i giorni 10 - 13 / 15.30 - 18.30 E-mail: pesaro@sistemamuseo.it Sito web: www.pesaromusei.it Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito del museo.


RICCARDO CORDERO

20 ARTISTI IN PIEMONTE


EVENTI

MOLISE

MAACK è acronimo di MUSEO all’APERTO d'ARTE CONTEMPORANEA KALENARTE.

Le opere di questo singolare museo sono dislocate sull’intero territorio comunale. Un progetto di..... “arredourbano” che rilegge luoghi trascurati o anonimi del paese attraverso la lente del rapporto Arte-Architettura. Il territorio torna a raccontare nuove storie, sprigionando la forza poetica, insita nei luoghi. L’Arte Contemporanea è strumento ma anche finestra sul mondo, gli artisti coinvolti sono il tramite. Nel 1992 nasce così il Museo all’Aperto di Casacalenda, dove molteplici sono le

installazioni permanenti realizzate sul territorio comunale. Gli artisti invitati progettano in loco e per il luogo, installazioni permanenti che realizzano anche con il contributo di artigiani locali. Sono suggestioni emotive che, nate in quel luogo, si concretizzano sotto forma di opere che, facendo ponte tra la storia del borgo e delle sue campagne e l’innovazione dell’arte contemporanea, riprogettano il territorio in sintonia con la sensibilità artistica.

Le immagini, i testi di queste pagine sono prelevati dal sito del museo


FRANCESCO TABUSSO

20 ARTISTI IN PIEMONTE


ENRICO PAULUCCI

20 ARTISTI IN PIEMONTE


L’opinione

To m m a s o E v a n g e l i s t a Antonio Tramontano o dell’essenzialità vitale della forma Testo estratto dal libro appena pubblicato T. Evangelista (a cura di), Antonio Tramontano, Isernia 2014 L’opera di Tramontano viene a caratterizzarsi sostanzialmente per tre caratteristiche: essenzialità, vitalismo, figuratività. L’essenzialità della pittura non è riduzione di materia, come inteso da certe poetiche poveriste degli anni Settanta, bensì è riconsiderazione della struttura in relazione all’idea. La scelta di storie minime, legate ad un immaginario mondo del mito e del racconto, comporta anche la comunicazione per impressioni di forze, suggerite dall’estrema politezza della pennellata che si sostituisce alla violenza del gesto. Il segno pulito e sintetico, la chiarezza della visione, la rigorosità della prospettiva, l’assenza del disordine grafico, l’estrema compattezza dei volumi sono tutte caratteristiche che suggeriscono un ponderato studio sul “gusto dei primitivi” e l’assunzione della limpidezza pittorica del primo Rinascimento come filtro visivo immateriale, materializzato dall’ampio ricorso alle velature. L’essenzialità grafica, quasi metafisica, infatti, non è limitatezza di mezzi bensì esaltazione della visione nella contrazione geometrica della composizione, con le forme riportate alle geometrie base. Il vitalismo si traduce sul quadro nell’esaltazione di un gioco dialettico tra forze contrastanti, nell’opposizione tra disegno e colore ma anche, e soprattutto, tra spaziale e temporale ovvero tra tentativo di creare aria e ambiente intorno alle figure, ipotizzando azioni, e dispersione simbolica del tempo che, raggelato e impoverito dalla sintesi, appare contratto nel culmine dell’azione. Vitalismo che si percepisce ugualmente nel silenzio fiabesco delle ambientazioni e nell’immobilità delle cose poiché ciò che viene esaltata nell’opera è soprattutto la vita intesa, principalmente, come forza energetica e fenomeno spirituale, al di là del suo aspetto biologico materiale. E’ proprio questa forza energetica che viene trasfigurata dal segno pittorico sapiente e tenace, sottratto alla storia e ricontestualizzato in una modernità sempre più aniconica contro la quale il pittore, come il

novello San Giorgio dei suoi quadri, sembra lottare. La figuratività è il legame indissolubile con la tradizione, che si traduce in perenne citazione di stile e ritorno consapevole alle origini, oggettivato dal ricorso ad una tecnica, quella ad olio, adoperata con estrema maestria e consapevolezza degli effetti da ricreare. Sono lavori dall’immediato impatto comunicativo ma dalla genesi lunga e laboriosa, posti in una perenne condizione di accrescimento di segni e di veli, poiché gli effetti cambiano col tempo e le condizioni di luce e rischiano di condizionare l’intera percezione se abbandonati a se stessi. Tale aspetto di opera aperta, perennemente rielaborata per aggiunta di materia, rende i quadri di Tramontano dei palinsesti invisibili di strati che, metaforicamente, richiamano un’interna stratificazione temporale come se i giorni che passano, col loro carico di priorità e impressioni, siano tutti catturati nell’anima dell’imprimitura, ovvero nel cuore di un supporto che l’artista sceglie per le possibilità quasi infinite di rielaborazione e di durata. La figuratività non è solo tecnica, però, bensì anche racconto, un racconto che nasce soprattutto dall’amore per la pittura e dal tentativo di voler raccontare sia le differenti modalità di coinvolgimento delle forme immaginate con l’umano, nel passaggio di una vitale empatia, sia la contemplazione fine a se stessa che conduce alla perdita dei confini e alla percezione che tutto quello che abbiamo di fronte non sia nient’altro che fantasia rappresentativa che si lega al fare (poiein). «Un Piero Della Francesca riordinato dall’onirico attraverso la visionarietà narrativa» come ha sintetizzato brillantemente Picariello, ed infatti proprio il ricorso alla visione e all’atmosfera surreale e atemporale dei primitivi rinascimentali conduce i personaggi sul confine di un mondo ideale, in spazi sollecitati da una bellezza antica e misteriosa.


EVENTI

LAZIO

Pop Punto Roma Info: e-mail: anto.camp@fastwebnet.it T. 339 4394399 – 06 7842112 www.nwart.it www.openartmarket.it www.fonderiadelleart.com

www.openartmarket.it

www.nwart.it

In occasione dell’inaugurazione dell’undicesima edizione di openARTmarket, l’Associazione NWart presenta lo Special Guest dedicato alla pittura della Neo Pop Art italiana. A cura di Antonietta Campilongo, questa esposizione dal titolo Pop Punto Roma, presenta 10 artisti professionisti provenienti da tutta Italia che con le loro opere saranno protagonisti presso la Fonderia delle Arti dal 15 novembre al 15 dicembre 2014. A cura di Antonietta Campilongo Testi di: Laura Lioce Artisti: 421ART, Gian Pietro Arzuffi, Easypop, Luciano Lombardi, Memo_Art (Merler&Molin), Giancarlo Montuschi, Diego Racconi, Eugenio Rattà, Franco Zuanetto Organizzazione: NWart Periodo: dal 15 novembre al 15 dicembre 2014 Vernissage: Sabato 15 novembre 2014, ore 18.00 (Cocktail) Orario di apertura mostra : lunedì-venerdì ore 10.00-19.00, sabato ore 10.00-16.00 Domenica e festivi chiuso - Ingresso: tessera 2 euro Sede: Fonderia delle Arti Via Assisi 31, Roma

Pop Punto Roma

Sbarca nella capitale una rassegna di arte contemporanea tutta dedicata alla pop art italiana. La mostra Pop Punto Roma: un simposio artistico che dal 15 novembre al 15 dicembre darà occasione di fare arte e scambiare opinioni sul NeoPop italiano. Evoluzione della celeberrima PopArt di Warhol, il NeoPop ha cavalcato l’onda artistica mondiale negli ultimi venti anni - a ridosso della caduta del muro di Berlino - divenendo ovunque simbolo di apertura culturale e di globalizzazione artistica. Un’arte in grado di riflettere, attraverso le immagini, le dinamiche della vita moderna. Se nel dopoguerra il movimento informale e l’espressionismo astratto erano caratterizzati da una comune tendenza

introspettiva, gli artisti pop orientano la propria ricerca verso l’impersonalità e il distacco emozionale: questi effetti sono amplificati dall’uso delle immagini pubblicitarie, dei fumetti e della fotografia. Pop Punto Roma abbraccerà ogni aspetto di questo movimento che è già cultura, che ha conquistato l’arte italiana rivisitandola alla luce di esperienze internazionali: forme spesso banalizzanti, dalla semplicità provocatoria, confondono citazioni letterarie e spunti di riflessione. Nelle opere non è difficile rintracciare le tensioni e le dinamiche dello sviluppo culturale e sociale dell’Italia contemporanea in rapporto alle trasformazioni globali della modernizzazione: al centro è il dialogo tra etica ed estetica, in cui tema portante è la sostenibilità economica e ambientare del vivere contemporaneo. “Gli artisti – spiega il curatore – diventano in qualche modo portatori di nuovi valori. Si fanno sostenitori e promotori di nuovi stili di vita più accorti e consapevoli per dare un esempio, attraverso l’arte, alle generazioni future. Uno degli scopi della ricerca artistica infatti consiste proprio nell’individuare alcune importanti trasformazioni del panorama sociale.”. Tra satira e ironia, leggerezza e concettualità, i professionisti del NeoPop italiano ci guideranno attraverso un’esperienza sensoriale forte, di colori vividi e forme peculiari. Un mese tutto da riflettere e giocare, alla Fonderia delle Arti. Ma che sia per gioco o che sia per arte, un ottimo modo di farlo all’ italiana.


NINO AIMONE

20 ARTISTI IN PIEMONTE


Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale Via Francesco Crispi 24, Roma, Italia

Alla collezione della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale appartengono oltre tremila opere: dipinti, sculture, disegni, incisioni che costituiscono un prezioso patrimonio per la storia del collezionismo e della cultura artistica a Roma sullo scorcio dell’Ottocento e lungo la prima metà del Novecento. Le opere provengono da successivi e continuativi acquisti operati dal Comune di Roma presso le più importanti rassegne espositive nazionali e da donazioni private che in alcuni casi hanno incrementato la collezione con fondi consistenti di uno stesso artista. La presenza di quelli, che la comunità scientifica ha definito capolavori degli artisti italiani tra Otto e Novecento, rendono la collezione emblematica e significativa: tra i nomi più

rappresentativi, per il secolo XIX, ricordiamo Giulio Aristide Sartorio, Nino Costa, Onorato Carlandi, e in genere i pittori de I XXV della Campagna Romana, ma ancora, Adolfo De Carolis, Angelo Morbelli, Adolf Hirémy Hirschl; tra gli scultori attivi nello stesso periodo, importanti sono le testimonianze, a seguito di cospicue donazioni, di Vincenzo Gemito e di Ettore Ximenes. Per il Novecento ampiamente documentata è la cultura figurativa del divisionismo con opere di Armando Spadini, Camillo Innocenti, Arturo Noci, Giacomo Balla ma la collezione trova la massima risonanza con le opere degli anni Trenta ed artisti come Scipione, Mario Mafai, Giuseppe Capogrossi, Emanuele Cavalli, documentando con esempi di grande rilevanza il particolare momento storico-artistico noto come Scuola Romana.

Le immagini, i testi di questa pagina sono prelevati dal sito del museo


FRANCESCO PREVERINO

20 ARTISTI IN PIEMONTE


EVENTI

ABRUZZO

UNA L’AQUILA NUOVA PER ROBERTO GRILLO di Chiara Strozzieri

La vicenda personale e professionale di Roberto Grillo, artista operante nel campo della fotografia dagli anni Ottanta, è segnata dalla notte del 6 aprile 2009, quando per primo egli scese per le strade della sua L’Aquila, facendo quanti più scatti possibili alle conseguenze del sisma. Alcune di quelle foto gli sono valse premi come l’International Professional Photographer (IPP), il Qualified Italian Photographer (QIP), la finale nazionale del Fotolibro Kodak Orvieto 2009, il Premio Internazionale di Fotografia di Reportage Ischia 2009, il Premio Hombres 2009 e il Premio Parco Majella 2009, oltre a svariate pubblicazioni su testate mondiali, tra cui il New York Times, il Washington Post, il Times, il Corriere della sera, il Sole 24 ore.

Ricevere riconoscimenti per il proprio lavoro in circostanze tanto tragiche ha aumentato il senso di frustrazione e di impotenza di fronte alla profonda ferita inflitta dal terremoto alla terra d’Abruzzo e ha convinto Grillo ad affrontare una serie di progetti che potessero analizzare la realtà con uno sguardo critico e con la voglia di non dimenticare. Ne sono scaturite ben quindici pubblicazioni monografiche su L’Aquila


post terremoto, accompagnate da una trentina di mostre fotografiche, allestite in primis nei pochi spazi riaperti nella zona rossa del centro storico, oltre che in sedi espositive di prestigio in tutta Italia (basti ricordare il Complesso del Vittoriano a Roma). Partendo da fotografie artistiche della città, l’artista è passato a coinvolgere alcuni terremotati, realizzando con la loro collaborazione un ciclo di ritratti: a ognuno è stato chiesto di rivivere mentalmente quei secondi distruttivi del sisma e di lasciarsi andare a una reazione. Oggi invece, a distanza di cinque anni dall’evento, l’artista ha abbandonato per un attimo la rabbia e il dolore, per sperimentare un nuovo modo di guardare attraverso lenti miopizzate, che rendano le macerie abbastanza sfuocate da farsi irriconoscibili, da trasformarsi in qualcos’altro, forse un mondo onirico dove ci si possa rifugiare. Se si è disposti a rinunciare al desiderio di capire cosa inquadra realmente l’obiettivo, ci si riesce a cullare in uno spazio immaginifico, abitato da elementi che

possono essere liberamente interpretati in maniera soggettiva. Lo dimostra il fatto che per i titoli delle fotografie Grillo abbia scelto una persona a lui cara, rimasta anonima, a cui ha affidato una delle tante decodificazioni possibili dei suoi lavori. Sono nati così fili d’amore, strani esseri acquatici, vapori ascendenti, venuti fuori dall’incontro struggente tra il desiderio di negazione e una fantasia consolatrice. Prendendo le distanze da questi lavori potremmo intuire cosa davvero rappresentano, ma l’autore questo non lo permette, sviluppando in grandi dimensioni fotografie che proiettano completamente al loro interno e avvolgono in un abbraccio intimo. Persiste dunque l’errore della messa a fuoco, mentre rimane la consapevolezza che l’elemento inscindibile da qualsiasi interpretazione, quello che deve essere condiviso dall’osservatore, è e rimane l’amore per L’Aquila.


UGO NESPOLO

20 ARTISTI IN PIEMONTE


RAFFAELE MONDAZZI

20 ARTISTI IN PIEMONTE


EVENTI

PUGLIA

MANZU’ E LE SUE DONNE

A cura di Memola Cinzia Il MARTA, Museo Nazionale Archeologico di Taranto, ospita le opere dell’artista bergamasco Giacomo Manzù con una mostra dal titolo: Giacomo Manzù e le sue donne. Le sale del Museo Nazionale dell’antica Taras ospitano circa venti opere di Manzù, tutte ispirate al tema muliebre, centrale nella sua ricerca artistica fin dagli esordi. L’evento, inaugurato a luglio, prosegue per tutto il mese autunnale di novembre. Fortemente voluto dal MIBACT, Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia e dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, la mostra è stata organizzata da Il Cigno GG Edizioni di Roma e Nova Apulia, in collaborazione con lo Studio Copernico di Milano. Maurizio Calvesi parla di Manzù in termini innovativi e rivisitati: “Da amante […] egli non si è posto mai dei modelli, né antichi né contemporanei; ma ha risposto in modo diretto al proprio sentimento dell’eros, della bellezza”. Lo scultore nel secondo dopoguerra, durante il suo periodo di insegnamento presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e di Salisburgo, conosce Inge Schabel, la sua futura compagna di vita nonché modella di tutti i suoi ritratti. Inge è spesso rappresentata nuda su uno scenario spoglio. La nudità della donna e dello spazio che la circonda, dove le suppellettili

giacciono inerti su una sedia, simboleggiano l’essenza dell’amore, anche sensuale, che basta a se stesso. Il percorso espositivo si snoda attraverso una serie di sculture, disegni ed incisioni in cui la figura femminile è protagonista. La donna viene investigata con passione meticolosa e denudata di ogni vanità terrena a tal punto che, attraverso lo sguardo dell’artista, è sublimata nella sua essenza. Anche i gioielli, prezioso ornamento della grazia femminile, ormai denudati della loro funzione mondana, diventano puri simboli del “bello”, si affiancano e si contrappongono in un fertile gioco di rimandi estetici. MARTA, Museo Nazionale Archeologico di Taranto La mostra è in corso ed è visitabile fino al 30 novembre 2014 Orario di ingresso:dalle 08,30 alle19,30 Chiusura biglietteria ore 19,00 Ingresso a pagamento Per informazioni tel 099 4532112


Paesaggio Contemporaneo. Parte Prima Il Mare e il Cielo. Pino Pascali e Luigi Ghirri A cura di Memola Cinzia

Pino Pascali La Fondazione Museo Pino Pascali propone un inedito incontro tra due grandi protagonisti della storia dell’arte contemporanea: Pino Pascali e Luigi Ghirri. La mostra Pino Pascali e Luigi Ghirri: il mare e il cielo è curata da Rosalba Branà, direttrice del Museo, e Anna D’Elia critico d’arte. L’evento ha lo scopo di indagare le analogie e le differenze tra il lavoro di Pascali e il rinnovamento della visione di molti fotografi nel decennio rivoluzionario degli anni ’70. I capostipiti di questo rinnovamento visivo sono: Pino Pascali, per le arti visive, e Luigi Ghirri per la fotografia. La mostra propone , in realtà, un incontro che non è mai avvenuto realmente poiché Pascali morì prematuramente in un incidente nel 1968 e Ghirri iniziò il suo percorso fotografico pochi anni dopo. L’interesse comune per Pascali e Ghirri è il paesaggio, quello modificato dall’uomo. Entrambi sono attratti dalla superficie delle cose e dall’apparenza che il reale assume nella cultura degli anni ’60. Ambedue affrontano il tema con scelte stilistiche simili, sempre alla ricerca di ordine e pulizia che li allontana dal caos e dalla ridondanza del reale. Pino Pascali consolida il suo rapporto con il mare nonché con l’acqua, considerata elemento primario, mentre Luigi Ghirri sperimenta il cielo. Lo stesso artista si esprimeva così: “Come pensare per immagini. In questa frase è contenuto il senso di tutto il mio lavoro”.

Luigi Ghirri Nella parte iniziale del percorso espositivo sono messe a confronto due opere fondamentali per la storia dell’arte italiana: ‘32 mq di mare circa’ (1967) di Pino Pascali e ‘Infinito’ (1974) di Luigi Ghirri. La prima proviene dalla GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (mai esposta nell’ultimo decennio) mentre, le fotografie di Ghirri giungono per concessione del CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione Università degli Studi di Parma. Ghirri, nel 1974, inizia a scattare una foto al giorno al cielo, ovunque si trovi, ottenendo 365 foto. Ghirri forma con tutte le sue istantanee un grande pannello di oltre tre metri per due, dove le fotografie sono state inserite senza alcun un ordine consequenziale ma, solo ed esclusivamente, per assonanze in un rapporto di luce ed intensità unico. Nell’opera ‘32 mq di mare circa’, Pascali inserisce già nel titolo il rimando ad una griglia geometrica e matematica, dove l’elemento del ‘caso’ è sempre in agguato e non viene tralasciato volutamente. L’opera, infatti, si può adattare o combinare in modi e spazi differenti. Pascali aggiunge al colore azzurro, come completamento dei suo studio estetico, l’anilina nota per le sue capacità chimiche reattive. I colori tendono, pertanto, a trasformarsi nel tempo, in relazione alla luce e ai riflessi. Il Cielo di Ghirri, al pari del Mare di Pascali, è una reinvenzione: non un Cielo ma infinite possibilità di Cielo; non un Mare ma infinite possibilità di Mare.

Polignano a Mare (Bari), Museo Pino Pascali A cura di Rosalba Branà, direttrice del Museo, e Anna D’Elia critico d’arte. La mostra è visitabile dal 18 ottobre 2014 al 25 gennaio 2015. Orario di ingresso: tutti i giorni dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 21. lunedì chiuso La biglietteria chiude mezz’ora prima del museo –ingresso a pagamento 2,00 euro Info. +39 080 4249534 - +39 3332091920


SMALL ART

VI Rassegna Nazionale del piccolo formato Patrocinio del Comune di Terlizzi a cura di Maria Bonaduce e Michele Cipriani Contributi di Ninni Gemmato - sindaco di Terlizzi Michele Cipriani Espongono LUCREZIA ABADESSA; MARIA ADDAMIANO; NATALE ADDAMIANO; LOREDANA ALBANESE; COSMO ALLEGRETTA; ANGIOLO BARRACCHIA; MARIA BONADUCE; FRANCO BRATTA; ENZO BRISCESE;ROSSANA BUCCI; LUCIA BUONO; DANIELA CALFAPIETRO; CLITOROSSO; MARIO COLONNA; ALESSANDRA COSSU;ANGELA D’ELIA; ENRICO DE LEO; VITO DE LEO; PAOLO DE SANTOLI; LELLO GELAO; PASQUALE GUASTAMACCHIA; MICHELE LA TEGOLA; ORONZO LIUZZI;ENZA MASTRIA; MAURO MOLINARI; ROBERTO MONTEMURRO; GIOVANNI MORGESE; MAURIZIO MUSCETOLA; ANNA PASQUALE; STEFANO PELLE; BRUNO PIEROZZI; ILARIA ALESSIA RUTIGLIANO; GIUSEPPE SCIANCALEPORE; ROSA SCORCA; GIOVANNI SIGRISI; ARIANNA SPIZZICO; AMANDA STEFANELLI; SABRINA VENDOLA; GIUSEPPE VISENTINI; FIORELLA MANZINI

Vernissage sabato 6 dicembre 2014 ore 18,30 – estrazione lotteria d’arte ore 19,30 presso ADSUM artecontemporanea Via Marconi 3/5 (Palazzo della Meridiana) Terlizzi (BA) visitabile dal 6 dicembre 2014 al 6 gennaio 2015 orari: dal lunedì al sabato 10,00-12,30;18,30-20,30 chiuso giovedì pomeriggio e festivi Come ogni anno la galleria “Adsum arte contemporanea”, in occasione delle festività natalizie, organizza la Rassegna nazionale del piccolo formato intitolata: ”SMALL ART”, giunta alla sua VI Edizione. Si stanno affermando nel mondo, in particolare nelle città internazionali delle nazioni avanzate d’avanguardia culturale le mostre empatiche: nello specifico quelle a divulgazioni storiche come quella nel Museo dell’ Olocausto a Washington, quella sull’ emigrazione internazionale in Belgio. Quale il motivo? Semplice: fondere fatti storici con la partecipazione delle emozioni, mescolando cioè conoscenze razionali con quelle irrazionali che vengono dal cuore. La conferma dell’utilità di tale ‘fusione’ e funzione viene dagli studi delle neuroscienze. Lo studioso De Luca conferma che, durante la partecipazione visiva ad una mostra di tal genere, ‘’ nel cervello si attivano zone che comprendono i famosi ‘neuroni specchio’ , quelli che ci permettono di provare empatia...e in queste zone del cervello sono tanto più attivi quanto maggiore e’ la conoscenza che abbiamo..’’. Noi della galleria Adsum, pur nei limiti oggettivi locali, abbiamo voluto creare un piccolo evento artistico - mediatico fondato su una

possibile empatia quella del dono partecipativo tra gli artisti offrenti una piccola opera da portare a casa quale augurio di un anno migliore e i visitatori che, se sorteggiati, potranno iniziare il nuovo anno con un segno di creatività e affettività convissuta. Pertanto il dono così diviene multiplo e circolare: donano gli artisti, vincono doni i partecipanti, la cittadinanza avrà in dono un evento culturale. Poco o molto che sia, piccolo o grande, il dono è lo specifico delle feste natalizie. Il Natale e’ una festa antica e globale: la pratica del dono si rintraccia infatti in manifestazioni e tradizioni di diversi popoli orientali ed occidentali. La Galleria Adsum non si sottrae a tale festività laica e sacra allo stesso tempo..come d’ altronde è stato fatto negli anni scorsi. Per questo il sorteggio sarà effettuato il 6 dicembre , il giorno di S. Nicola, anche se la mostra dei ‘doni’ si protrarrà fino all’Epifania: da un donatore a una donatrice! Si e’ in attesa: e’ una festa ‘povera’ ma di comunicazione umana. E’ per questo il massimo: incontrarsi e stare insieme...e questo è l’ optimum in un momento politico di estrema conflittualità in un paese che ha diversi e consistenti problemi da risolvere. Luigi Dello Russo


Giovanni Morgese: anima e corpo tra ferro e fuoco Continua il tour della sua ultima personale “Ferro & Fuoco” Nicolò Marino Ceci* “Ferro e fuoco” è l’ultima rassegna personale di “lavori” realizzati da Giovanni Morgese: una grande antologia rappresentativa degli ultimi anni di attività. Battezzata nel gennaio di quest’anno nella florida galleria romana “Arte fuori centro”, la rassegna è poi approdata nella città natale di Morgese, a Terlizzi nell’ottocentesco museo cittadino, la Pinacoteca “Michele De Napoli”. In settembre le piccole sculture vengono richieste anche a Lecce, città del Barocco e di Sant’Oronzo, dove sono esposte presso la Galleria “Arca”. La prossima tappa del “tour” sarà nella “Clitorosso art gallery” di Ruvo di Puglia, dal 9 al 22 novembre. Morgese: pittore, fabbro, scultore. Più fabbro che pittore; più operaio che artista; più ape che pavone; più uditore che oratore; si fa notare per esser sobrio e discreto, come l’anziano saggio di un’antica tribù. In lui è possibile ritrovare i segni di una “civiltà” quasi estinta. Una civiltà che si conosce solo attraverso i libri di storia e i documentari di Sergio Zavoli. Sul suo viso, i triglifi di un racconto di Sciascia: le metope di un passato agreste e alacre; le comunità aitanti e agricole, raggianti e religiose, votate - tra mille spighe di grano - al lavoro inteso come strumento educativo e formativo; al sacrificio come un mulino che lentamente forgia il corpo ed innalza lo spirito. La semplicità come necessità, la penuria come virtù; il rispetto per la natura come un dovere. La soddisfazione di un buon raccolto, il sacro caminetto della famiglia, l’essenzialità dei gesti, la modestia dei piaceri, l’artigianato dell’abnegazione, il fuoco e la fatica della speranza; il sudore del ferro battuto. Dalla solenne solitudine della ricerca alla convivialità del traguardo. Ecco chi è, ma soprattutto perché è Giovanni Morgese. Le sue sculture allungate, le sagome tribolate, i cerchi gonfi di materia e i chiodi tra loro intorcigliati hanno un inconfondibile tratto comune. La tensione verso l’alto, l’ignoto e l’assoluto: il momento della creazione si palesa gagliardo e violento nella mente dell’artista Morgese, che si sente travolto dall’incompletezza, sospeso in un limbo corrotto tra umano e divino. E’ a questo punto ch’egli chiede aiuto alla terra perché sa il cielo “inizia rasoterra” ma la via verso il firmamento dell’io che diventa Dio è profonda e perigliosa. Ed è la terra a fornirgli l’impeto della lava che diventa pietra e del fuoco che diventa ferro: l’artista si fonde con l’artigiano. Il pudore del primo si sublima si sudore del secondo. Le sue figure sono impietose, dure, severe, ma

piene di speranza: colte nell’atto di correre verso la perfezione, verso il continuo superamento di se stesse, alla ricerca di un’identità nuova, più matura, più consapevole. L’uomo di oggi è più ferro e fuoco? Giovanni Morgese inizia la sua attività artistica nel 1980 con una personale alla galleria « Pino Pascali » di Polignano a mare (Ba). Subito notato dai critici d’arte per la sua originale ricerca segnico-simbolica, avvia un percorso di mostre che lo porterà in diverse città italiane. Farà parte de « La Cooperativa » di Mimmo Conenna (Bari 1983) con la quale sarà presente nelle mostre: « Laboratorio Puglia » ; « Una nuovissima generazione nell’arte italiana » (Siena 1985 a cura di E. Crispolti) ; « Linee parallele » (Taranto a cura di F. Sossi) . «Transit art » (Grecia a cura di A. D’Elia) ; « Via col vento » (Barletta 1988 a cura di M. Vinella) ; « Triennale internazionale di arte sacra » (Celano 1999 a cura di G. Di Genova) . Sarà presente nella « I^ Biennale d’arte d’Italia» a cura di Politi (Trevi ‘Perugia’ 1998) ; « Festival mondiale dell’arte sulla carta » (Slovenia 2000). Altre sue mostre saranno in fiere come « Miart » a Milano, « Expo arte » a Bari e in diverse città italiane in spazi pubblici e privati. Fortemente legato alla sua terra, è tra i fondatori delle gallerie « Omphalos » di Terlizzi (1980) e di « ADSUM artecontemporanea (2005).

*Ufficio Stampa “Adsum artecontemporanea”


EVENTI

BASILICATA

CATACOMBE EBRAICHE A VENOSA


ROCCO FORGIONE

20 ARTISTI IN PIEMONTE


ENZO BRISCESE

20 ARTISTI IN PIEMONTE


L’opinione Francesco Mastrorizzi Le catacombe ebraiche di Venosa La città di Venosa presenta nel suo territorio un complesso catacombale di origine ebraica, che costituisce una testimonianza di notevole interesse storico e archeologico del culto dei morti nell’antichità, oltre che un patrimonio unico di attestazione funeraria ebraica nell’Italia meridionale. Costituito da una serie di ipogei scavati nella collina della Maddalena, poco fuori dal centro abitato, fu scoperto nel 1853, ma divenne oggetto di studio sistematico solo a partire dal 1974. Al contrario di quelle cristiane, le catacombe ebraiche non erano dei rifugi dove esercitare il culto clandestino, ma dei veri e propri cimiteri sotterranei, costituiti da una rete di corridoi di varia larghezza e dal tracciato irregolare. Le pareti e i pavimenti delle gallerie erano occupati da loculi chiusi da lastre di marmo o da tegole di terracotta. Vi erano, inoltre, delle nicchie (cubicula), che contenevano più sepolcri, caratterizzate in alcuni casi da un arco (arcosolium) scavato nel tufo, intonacato e affrescato con simboli religiosi. Il sito venosino testimonia, attraverso le epigrafi che vi sono state rinvenute, la presenza tra il IV e il IX secolo d.C. di una consistente comunità ebraica, secondo alcuni più potente di quella presente a Roma. Dalle iscrizioni per ora decifrate e pubblicate si apprende che gli ebrei presenti a Venosa erano sicuramente bene integrati. Tra di essi vi erano proprietari terrieri, commercianti, artigiani e medici, e avevano propri sacerdoti e propri templi. Alcuni, inoltre, erano personaggi ricchi ed influenti e ricoprivano cariche importanti nell’ambito

dell’amministrazione cittadina, nonostante fin dal 438 le leggi romane avessero escluso gli Ebrei dagli honores. Particolare rilievo all’interno delle catacombe ha un arcosolio affrescato con la raffigurazione del candelabro a sette braccia (menorah), affiancata da altri simboli tipici del patrimonio iconografico e religioso ebraico: il corno, la palma, il cedro, l’anfora d’olio. Un altro particolare interessante della tomba, in quanto caso unico all’interno del sito, è il rivestimento in marmo, che fa presupporre la sua appartenenza a una personalità di riguardo. La natura friabile del terreno ha sempre reso difficile la conservazione del sito, tanto che negli anni scorsi è stato necessario un lungo lavoro di restauro e di consolidamento dell’ingresso e di alcuni percorsi da parte della Soprintendenza ai Beni Archeologici, per rendere accessibile almeno una parte di questo ipogeo con la riapertura alla fruizione del pubblico. Da parte nostra consigliamo una visita, previa prenotazione agli uffici della Soprintendenza a Venosa, per la sensazione che si prova ad addentrarsi nella collina attraverso gli stretti cunicoli, per la cura con cui sono scavati nicchie e arcosoli, per l’atmosfera che fa quasi percepire lo stato d’animo di chi prima scavava e poi utilizzava quelle gallerie per il culto dei propri cari scomparsi, ma anche per la suggestione resa dall’illuminazione soffusa proveniente dal basso, che sembra quasi avere rispetto di uno spazio sacro che con molta fatica è sopravvissuto per secoli attraverso la storia.


EVENTI

CAMPANIA

Tesori d ’eccezione del periodo Angioino a Napoli Questa interessante mostra ospita : “ Ori, argenti, gemme e smalti della Napoli angioina “ La mostra è stata inaugurata il 12 ottobre e sarà visitabile fino 31 dicembre 2014 al Museo del Tesoro di San Gennaro in via Duomo; si svolge nell’ambito del Forum Universale delle Culture e presenta i più pregevoli manufatti in metallo prezioso di un periodo glorioso della storia cittadina. Napoli, dal 1266 al 1381, con l’avvento degli Angiò, divenne per la prima volta una importante capitale, una delle città più grandi e più

popolate d’Europa e al tempo stesso un cruciale crocevia tra il mediterraneo e le regioni europee. Un vero “secolo d’oro” per la città e per la sua storia artistica e culturale ; Napoli divenne il cuore di un regno potente e sede di una corte sfarzosa. L’esposizione è ricca dei più grandi tesori di quel periodo, di quella Napoli angioina in cui regnava la dinastia francese e che, nell’epoca dei grandi re come Carlo I, Carlo II, Roberto e Giovanna D’Angiò, si impreziosisce i di castelli sfarzosi e chiese gotiche.

Evento eccezionale che ci farà scoprire l’epoca Angioina, un periodo in cui Napoli divenne per la prima volta capitale di un grande regno e potè godere di un grande risalto e splendore a livello nazionale e internazionale. Una mostra da non perdere L.Caiazzo Ori, argenti, gemme e smalti della Napoli angioina: prezzi, orari e date • Quando: 12 ottobre al 31 dicembre 2014 • Dove: Museo del Tesoro di San Gennaro in Via Duomo 149, Napoli. • Prezzo biglietto: 3,00 euro • Contatti e informazioni: 081 294980 – La mostra è visitabile lunedì, martedì, giovedì, venerdì e sabato dalle ore 10,00 alle ore 18,00 (chiusura biglietteria ore 17,30), domenica (e 24 – 25 – 31 dicembre) dalle ore 9,30 alle ore 14,00 e i festivi dalle ore 9,30 alle ore 17,30. Mercoledì, riposo settimanale.


L’opinione Letizia Caiazzo Architettura e design: due grandi passioni di Ombretta Iardino La Iardino è nata a Napoli, si laurea in architettura nel 2000 con una tesi in Scenografia, consegue il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e collabora all’attività di ricerca e di didattica presso la Facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli in qualità di Cultore della Materia in Scenografia, Architettura degli Interni e Allestimento. Dal 2010 ha intrapreso l’attività di progettazione e produzione di Unità di Arredo con il Marchio registrato SUTDIO IARDINO. Il suo più grande desiderio è quello di mostrare la passione e la dedizione che ha per il suo lavoro e per i prodotti che crea e propone. Attraverso le sue creazioni vuole trasmettere qualcosa in più dell’oggetto in quanto tale, infatti osservandoli si è colpiti non solo visivamente da essi ma se ne percepisce e se ne apprezza anche il vissuto, la particolarità, il design creativo e frizzante. Le sue creazione risvegliano interesse e curiosità, e come se si animassero , facendosi così apprezzare e ricordare nel tempo; esse toccano le nostre emozioni e aumentano il nostro personale senso della bellezza. Sono oggetti, essenziali, estremamente eleganti e funzionali di ottima fattura, dove il materiale viene ben trattato in ogni dettaglio, e la qualità è ben visibile e presente. Architettura e design non devono essere più considerati due mondi separati, ma due mondi che interagiscono sempre di più con una forte sinergia, dove l’obiettivo è la valorizzare del materiale, delle linee, delle forme, del colore, il tutto è per creare pezzi artistici esclusivi.


Arte senza ostacoli alla Reggia di Quisisana La storica Reggia di Quisisana, a Castellammare di Stabia, dall’11 al 22 ottobre 2014, è stata teatro di un evento molto interessante e suggestivo, intitolato “ Stabiae: Arte senza ostacoli: artisti a confronto”. Questa prima edizione di una prestigiosa mostra di arti visive, che spazia dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla grafica digitale, al design e alle installazioni,è stata organizzata dall’associazione “Ars Harmonia Mundi” e promossa dalla dott.ssa Letizia Caiazzo che, in collaborazione con l’artista Claudio Morelli, ne ha curato la direzione artistica. “Arte senza ostacoli” vuole costituire un terreno di incontro

tra le diverse culture e tradizioni e i modi diversi di fare arte, creando un ponte di sensazioni univoche indirizzate allo sviluppo di un nuovo senso di umanità. L’incontro ha visto la presenza di numerosi ospiti, artisti e poeti che hanno partecipato alla seconda edizione del concorso “Compiuta Donzella” .Nel corso dell’evento è stato presentato il libro “Senza confini” di Letizia Caiazzo e Ilde Rampino che ha voluto unire pittura e poesia come espressioni dell’anima. Un altro prestigioso traguardo raggiunto per l’ associazione Ars Harmonia Mundi che fa dell’arte e dell’espressione artistica la sua ragion d’essere. C.R.


veduta dal castello di Quisisana a Castellamare di Stabia


EVENTI

CALABRIA

La polemica sui Bronzi di Riace all’Expo di Milano Alessandra Primicerio La commissione, coordinata da Giuliano Volpe (ordinario di archeologia all’Università di Foggia) e composta da Simonetta Bonomi (soprintendente per i beni archeologici della Calabria), Gisella Capponi (direttrice dell’Istituto Superiore per la conservazione e il restauro), Gerardo De Canio (responsabile del laboratorio dell’unità tecnica “Tecnologia dei materiali” dell’Enea), Stefano De Caro (direttore dell’Iccrom), Daniele Malfitata (direttore dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr), e Bruno Zanardi (associato di teoria e tecnica del restauro presso l’Università di Urbino), dopo aver analizzato la documentazione sui restauri effettuati negli anni e le indagini scientifiche, ha precisato che i Bronzi di Riace presentano numerose microfessure e problemi di tenuta delle saldature antiche e quindi ha espresso parere negativo per

la loro trasportabilità all’ Expo di Milano (2015) per l’esposizione universale. Il ministro Franceschini, dopo aver chiesto il parere scientifico alla suddetta commissione, si è impegnato a rafforzare tutte le iniziative per prolungare la permanenza dei visitatori in Italia in modo da far loro ammirare le bellezza del nostro Paese iniziando dal Museo Archeologico di Reggio Calabria. Vittorio Sgarbi, critico d’arte e ambasciatore alla cultura della Regione Lombardia, afferma che la decisione della commissione è stata una decisione politica. I Bronzi, secondo il giudizio del critico, potevano essere trasportati con un treno speciale per evitare scossoni, dal momento che già negli anni precedenti avevano affrontato diversi viaggi: Reggio Calabria – Firenze, Firenze –Roma e così via.


I Bronzi di Riace rappresentano un simbolo del recupero del passato. Sono due capolavori, unici al mondo, che il mare della Calabria ci ha regalato e che dobbiamo preservare. Belli, imponenti, vigorosi, con il loro corpo scultoreo, alti 1,95 metri e 2,05 metri, rappresentano il bello ideale greco. Furono scoperti il 16 agosto 1972, al largo delle coste ioniche nei pressi di marina di Riace, da Stefano Mariottini, chimico romano, durante una sua immersione subacquea. Qualcuno ipotizza che siano finiti a tanti metri di profondità perché furono gettati in mare per alleggerire il carico di una nave durante una tempesta. Altri pensano che facevano parte di un gruppo di statue trafugate e trasportate, dalle navi romane, dalla Grecia in Italia. Dagli studi effettuati con il carbonio 14 si è stabilito che le statue risalgono al V secolo a.C. Non sono stati realizzati né dallo stesso bronzista né dalla stessa

bottega e forse neanche nello stesso luogo. Molte sono le ipotesi della loro provenienza: o facevano parte di un gruppo di statue che affiancavano la via Sacra, o abbellivano la città di Olimpia dove si svolgevano le gare Panelleniche o decoravano l’Agorà di Atene. Non avendo un nome sono state soprannominate statua A e statua B. Le labbra carnose, i capelli, la barba e gli occhi della statua A sono stati realizzati separatamente e poi applicati successivamente. Gli occhi sono di calcite e le sopracciglia di rame sfrangiato. La statua B, quella dell’uomo maturo, ha un colore verdastro e i capelli meno curati. In passato i bronzi erano polimaterici e policromi ed erano arricchiti da armi e da scudi. Uno strano caso li ha fatti giungere fino a noi, in Calabria, dove oggi possiamo ammirare, nel Museo archeologico di Reggio Calabria, il loro vigore e la loro bellezza immutata.


L’opinione Alessandra Primicerio DAL FIGURATIVO ALL’INTROSPEZIONISMO Gli esordi artistici di Franco Bitonti , scultore, pittore e cera-mista, sono figurativi. Il suo lavoro, in seguito, evolve verso l’ analisi interiore da cui scaturisce L’INTROSPEZIONISMO, movimento da lui fondato a san Giovanni in Fiore nel 2008. I suoi quadri non sono ermetici, mettono in evidenza l’emozione, il sentimento. La religiosità dell’artista si intravede sia nel figurativo, quando rappresenta tele di grandi di-mensioni che illustrano episodi biblici, sia nei paesaggi introspettivi dove il tripudio di colori manifestano il suo amore per Dio e per le bellezze da lui create. Le opere rivelano una profonda sensibilità poetica che par-tendo dall’anima esprimono intense vibrazioni cromatiche at-traverso un segno deciso e apportatore di vitalità artistica, gioia esistenziale, inno alla vita, ricchezza spirituale e messaggio di speranza.

il colore e la luce senza linee di contorno. Interessanti le illustrazioni realizzate per una edizione dei Promessi Sposi della casa editrice di Vincenzo Aiello . Le immagini offrono al lettore la possibilità di calarsi nelle vicende di Renzo, Lucia, Don Abbondio, Don Rodrigo, fino al cardinal Federigo Borromeo e nei luoghi in cui sono ambientate. L’artista disegna alcuni momenti salienti del romanzo con grande capacità comunicativa, trasmettendo dinamismo alle scene e seducendo il lettore. In quegli anni Bitonti realizza anche un murales a Celico (CS). I murales nati da espressioni creative di protesta della popolazione contro il potere acquistano

Negli anni Settanta-Ottanta i paesaggi dipinti da Franco Bitonti rappresentano la Sila, Lorica e San Giovanni in Fiore suo paese natio. Prediligeva immagini dal vero: mietitori, contadini, lavoro dei campi, cavalli e donne con i costumi tipici. Dipingeva sul posto, come gli impressionisti, per poter captare subito sensazioni e percezioni visive. Il colore veniva steso sulla tela come una macchia con gradazioni diverse che servivano per dare profondità, come facevano i “Macchiaioli” che adottavano colori puri giustapposti, costruendo la realtà solo attraverso


nel tempo valore estetico e sociale. Con questo murales l’artista ha voluto evidenziare l’identità del luogo. Espressive e suggestive sono le opere scultoree come il bozzetto di Gioacchino da Fiore, fondatore dell’Ordine Florense, realizzato dopo un’accurata e attenta indagine in modo da rappresentare la sua ardente fede. L’immagine dell’abate ritorna in una sua grande tela che lo rappresenta mentre sconfigge il drago, secondo una sua libera interpretazione. Negli anni Novanta – Duemila una sezione importante è rappresentata dalle pitto-sculture: pittura e scultura insieme per creare di volta in volta opere uniche che producono piacevoli sensazioni. Amalia con cavallo, Bosnia e altre pittosculture sono sostenute da piedistalli decorati con bassorilievi e altorilievi che spesso rappresentano il viso di un uomo, vero responsabile, come afferma l’artista, di ciò che succede nel mondo. Nei Cerchi trinitari di Gioacchino da Fiore, Bitonti utilizza un multistrato, stendendo sopra sabbia e colla prima di iniziare a dipingere avvicinandosi alla tecnica di Pollok. Tra le grandi commissioni spicca il Monumento ai Caduti di Bisignano: un uomo sta morendo e chiede aiuto al nemico che guarda verso gli altri chiedendo a sua volta aiuto. L’artista rende magistralmente le espressioni di dolore, di pietà e di umanità. Espressivo anche il monumento di Pasquale Baffi, rivoluzionario italiano del Settecento ghigliottinato per cospirazione contro lo Stato, commissionato dalla città di Santa Sofia d’Epiro. Tra il 2000 e il 2010 produce una serie di Amalie, omaggio alla madre, che rappresenta sia in pittura che in scultura. Caratteristica principale è il collo lunghissimo come le donne di Modigliani, accompagnata spesso da cavalli, altro segno distintivo dell’artista. Il cavallo è libertà, potenza, passione. Lavorando ai cavalli, per caso, crea una forma senza testa, successivamente elimina zoccoli e coda. Da una ricerca spontanea nasce uno dei simboli che contraddistingue l’arte e lo stile di Franco Bitonti. Dopo la nascita dell’ ”Introspezionismo” dipinge La quotidiana menzogna, L’instabile verità, Chiudo gli occhi e mi cerco e tante altre, ispirate ai versi della poetessa Giuliana Franco e collegate alla ricerca sull’introspezionismo. I Paesaggi diventano concettuali, interiori, vanno oltre la figurazione dell’inizio della attività artistica. Le pennellate sono libere, pastose e materiche e danno solidità e dinamicità ai suoi dipinti. Esprime con energia la passione per i paesaggi che lasciano trasparire le sue emozioni. I colori caldi e decisi della sua tavolozza rendono unica la sua opera mossa da una potente forza vitale. Il paesaggio introspettivo va oltre la figurazione per mostrarsi come visione interiore. Tra il 2000 e il 2010 nascono sculture che rappresentano libri Il solo tesoro che l’uomo possegga davvero è chiusi, metafore di vita e simbolo della riflessione sull’uomo. quello della sua vita interiore. Ognuno di noi conosce la sua storia che rimane chiusa nella (Arturo Graf, Ecce Homo, 1908) propria memoria.


EVENTI

SICILIA

La storica dimora di Palazzo Belmonte Riso, realizzata a fine Settecento dai Principi Ventimiglia di Belmonte, costituisce un interessante esempio di residenza privata nobiliare che coniuga magnificenza tardo barocca a rigore neoclassico. Dopo anni di abbandono e degrado, nel 1986 è acquistato dalla Regione Siciliana

che ne avvia i lavori di restauro. Il restauro, effettuato dall’amministrazione regionale negli anni Novanta, ha restituito un monumento alla città e creato un nuovo spazio funzionale e fruibile sede, dal 2005, del Museo regionale d’arte moderna e contemporanea.


ETTORE FICO

20 ARTISTI IN PIEMONTE


GALLERIA D’ARTE MODERNA DI PALERMO

FULVIO DI PIAZZA. L'ISOLA NERA Palermo, GAM Galleria d'Arte Moderna

Fulvio Di Piazza torna in Sicilia con un progetto pensato appositamente per gli spazi della GAM di Palermo ed espressamente dedicato alla “sua” isola. Nelle sale della Galleria d’Arte Moderna trovano spazio, dal 30 maggio al 1 settembre, tele di grandi e piccole dimensioni, un’installazione site-specific e una scultura inedita, L’Isola nera da cui la personale prende il titolo. Una sede museale quella della GAM che, per la peculiarità dei suoi spazi, rappresenta una sfida per l’artista siracusano che intende realizzare un’installazione di grande freschezza, “quasi da street artist” -come lui stesso afferma-, in grado di sdrammatizzare da un lato il prestigio del luogo e dall’altro

l’effetto istituzionale della tela, suo supporto d’elezione. Per questo, a poche ore dall’inaugurazione, Di Piazza si chiuderà nelle stanze di Via Sant’Anna per realizzare un enorme murale che farà da filo conduttore a tutti i dipinti esposti e troverà la sua massima espressione e vivacità nell’ultima sala dell’allestimento. Di particolare rilievo è la scultura inedita L’Isola nera: risultato di un affastellamento di oggetti tenuti insieme da cartapesta dipinta di nero, la scultura -che ha la forma della Sicilia- sembra realizzata in roccia lavica. Sul nero, Di Piazza è poi intervenuto con il colore, quasi a realizzare un quadro tridimensionale. Quella dell’accumulo è del resto sua cifra stilistica e ritorna sia nei lavori tridimensionali che bidimensionali: anche sulle tele infatti sono riprodotti paesaggi antropomorfi che emergono dall’ammasso di particolari del tutto simili ai rifiuti nelle discariche. In modo poco scontato, però, L’Isola nera è anche un lavoro profondamente autobiografico: “L’Isola nera sono io”, dice infatti Di Piazza, mettendo così a nudo in quest’opera uno degli aspetti più reconditi del suo animo. Se infatti l’artista ama dipingere autoritratti -che gli servono oltre che per sperimentare nuove soluzioni formali, come strumento personale di autoanalisi e di autocritica- questa scultura può a pieno titolo annoverarsi tra questi, in qualità di rappresentazione di un individuo avulso, nel bene e nel male, dalla società, ma che in essa spera presto di reinserirsi.

Le immagini e i testi di queste pagine sono tratte dal sito del MUSEO.


PINO MANTOVANI

20 ARTISTI IN PIEMONTE


EVENTI

SARDEGNA

MAN - Museo d’Arte della provincia di Nuoro

In un palazzo del secolo XIX ristrutturato e situato nel centro della città, in uno spazio di 600 mq distribuiti su tre piani, si trova il MAN, Museo d’Arte di Nuoro, inaugurato nel 1999 ospita un’importante collezione permanente e una serie di esposizioni temporanee, tematiche e storiche, di opere dei maggiori artisti del XX secolo. La collezione permanente raccoglie oltre 400 opere di prestigiosi artisti sardi del Novecento, tra cui Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Francesco Ciusa, Giovanni Ciusa Romagna, Mario Delitala, Carmelo Floris, Costantino Nivola, ed è custode dell’unica raccolta esistente di disegni e ceramiche di Salvatore Fancello e anche del corpus grafico dell’opera di Giovanni Pintori. Nella vicina Biblioteca Comunale Sebastiano Satta è consultabile un’intera sezione dedicata all’arte sarda, ben rappresentata nella pinacoteca. Il programma annuale di mostre temporanee tende a valorizzare le sperimentazioni nei diversi campi artistici, spaziando dalla grafica al design, alla fotografia e alla computer-art.


SERGIO ALBANO

20 ARTISTI IN PIEMONTE


ANTONIO NUNZIANTE

20 ARTISTI IN PIEMONTE


Centro Culturale Ariele

Da sinistra: Roberto Borra, Nicoletta Balani, Rino Briscese, Giovanna Arancio, Enzo Briscese Foto: Manuela Gomez

100 Artisti Cercasi Nel contesto del Progetto 100+100 stiamo selezionando i primi 100 artisti da includere nell’iniziativa che prevede la realizzazione per ogni artista di un catalogo virtuale di 44 pagine. I book saranno inseriti nella nostra libreria e verranno proiettati nel circuito della rete Ariele, diffusa capillarmente presso Istituzioni, Associazioni culturali, curatori, critici e collezionisti a livello nazionale e all’estero. Oltre alla realizzazione del raffinato catalogo virtuale in due lingue (italiano e inglese) forniremo all’artista la versione nel formato Pdf per l’eventuale stampa cartacea. Offriamo inoltre il servizio di stampa tipografica grazie ad una convenzione che ci consente di ottenere un ottimo rapporto qualità-prezzo. Per informazioni scrivere a: info@galleria-ariele.com


LORENZO ALESSANDRI

20 ARTISTI IN PIEMONTE


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