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ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
TORINO: personale di Nino Aimone
Edito dal Centro Culturale ARIELE
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Francesco Albano Ermanno Benetti Daniela Boarino Chiara Strozzieri Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Laura Coppa Barbara Cella Irene Ramponi Letizia Caiazzo Antonietta Campilongo Vincenzo Cignarale Alessandra Primicerio Francesco Mastrorizzi Roberta Panichi Enzo Briscese Ludovico Operti Marzia Mandrini Alice Ponzio Alessia Miglioli Cinzia Memola
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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio -----------------------------------------------------
In copertina: opera di Nino Aimoner - 7 UP
PROGETTI PER IL 2015 a cura di Enzo Briscese “Cultura” rimanda all’idea di sviluppo, crescita, cura nel coltivare le ragioni e le attività essenziali del vivere sociale, è segno di dinamismo collettivo ed indispensabile. Se si fa riferimento al senso di quanto espresso, la cultura in cui noi viviamo ci appare in prevalenza distorta, asfittica, strabica. Viene meno, ci pare, gran parte della funzione che le si addice: mettere a semina gli interessi generali, senza faziosità, agevolando il confronto e la competizione fra le sue varie componenti tramite un impegno attento e responsabile. La realtà, però, è un’altra. Siamo tutti vincolati ad un sistema vizioso in cui vengono iperesaltati alcuni aspetti, ad esempio il cinema e la cultura legata strettamente alle nuove tecnologie, mentre resta in cantina qualsiasi incentivo connesso all’arte, in special modo alla pittura, salvo qualche finanziamento a pioggia, molto spesso fatto con metodi poco trasparenti , come alcuni episodi di cronaca recente insegnano. Oggi conviene promuovere in modo spettacolare e smaccato personaggi alla ricerca di notorietà grazie alla viscerale provocazione indotta sullo spettatore, puntando sulla novità fine a se stessa, in altri termini fornendo l’esaltazione del nulla. Alla creatività si sostituisce, come frutto dell’impotenza, l’emozione dello sterile disgusto. Si rimedia allo squallore della mediocrità “facendo cassetta” con interventi che usurpano a pieno titolo la ricerca artistica. Questo
Piemonte
Lombardia
Abruzzo
Marche
Liguria
Molise
Veneto
Lazio
comportamento increscioso elimina gli stimoli, abbassa la qualità dei risultati con dispendio esagerato di risorse finanziarie e immobilismo coatto di molte risorse umane. L’arte , cultura millenaria e legante collettivo, è privata di movimento, spirito di collaborazione, significatività, apertura, e rimane relegata e impoverita; mentre le gallerie chiudono i validi artisti si arrabattano senza sostegno in un’emarginazione a rischio di fuga e perdita di identità. Qualcosa si sta forse muovendo. Si tratta di riflettere, provare ad invertire la marcia e riattizzare quell’impolverato senso di scambio di esperienze e valori, rimasti silenti o isolati ai margini di strutture dequalificate. A proposito degli artisti piemontesi di talento va detto che si può constatare una superficiale considerazione nei loro confronti che li penalizza proprio nella loro terra d’origine e viene naturale, di conseguenza, chiedersi se la stessa mala sorte spetta agli artisti delle altre regioni oppure se esistano condizioni diverse nelle quali è più agevole operare. Sarebbe interessante parlarne. Qualcosa si sta forse muovendo. Si tratta di riflettere, provare ad invertire la marcia e riattizzare quell’impolverato senso di scambio di esperienze e valori, rimasti silenti o isolati ai margini di strutture dequalificate.
Toscana
Puglia
Emilia Romagna
Basilicata
Campania
Umbria
Calabria
NINO AIMONE - opere dal 1964 ad oggi Personale – inaugurazione alle ore 17,30 - 10 gennaio 2015
Il soldato tedesco - 1965 - 120 x 150 cm
Per Nino Aimone, una mostra personale è sempre un problema da affrontare e risolvere in piena responsabilità; tanto più ora che è tempo di consuntivi. Il problema non è la selezione dei pezzi da esporre, che sono parecchi e di convincente qualità, non lo spazio espositivo, che comunque dovrebbe essere grande e ben articolato, e neppure il tempo più o meno lungo sul quale puntare (per esempio, l’ultima stagione o un momento più o meno coerente in una vicenda ormai lunga e complessa), invece la scelta di una prospettiva secondo la quale riconsiderare il proprio lavoro nella sua totalità, da ricomporre in ragione del punto di vista privilegiato. Ogni mostra, dunque, come un modo per ripensare criticamente dal presente il vissuto, ovvero per riconoscere nel presente l’attualità del fatto e del pensato in illo tempore. In questo caso, la scelta prospettica può così riassumersi: il costante ma differenziato impegno ideologico ed etico dal 1964/5 alle ultime opere. Il 1965 è l’anno della Quadriennale romana, alla quale Aimone partecipa su invito con tre opere di grande formato (U.S.A. 1965, Il reattore, Minaccia atomica, presenti in questa mostra), ma è anche l’anno di una esperienza bruciante, un viaggio negli Stati Uniti con un gruppo di artisti italiani, che gli serve per confermare intuizioni, chiarire percorsi avviati almeno l’anno precedente, esprimere valutazioni rispetto ad orizzonti più vasti. Da quell’opera epocale nella vicenda del pittore che è Corso Massimo d’Azeglio derivano dipinti significativi come la ragazza Standa,
e si avvia una serie di incisioni nell’arco del ’65 che s’intrecciano senza soluzione di continuità con i lavori di “’iconografia americana”. Al centro di questo manipolo di potenti immagini sta una figura, maschile o femminile, in fuga disperata e scomposta (figura che era comparsa circa due anni prima ma con riferimento alla seconda guerra mondiale: Il soldato tedesco, residuo di un dipinto smembrato). Ora invece – dico nelle opere del ’64-’65 – la fuga è motivata non da situazioni di natura bellica, almeno di guerra guerreggiata, ma da pericoli più subdoli, che allignano nella struttura stessa del capitalismo, specialmente evidenti nelle megalopoli sconvolte come da un dissesto generalizzato: il consumismo estremo, la violenza sociale, l’aggressività politica, l’ottusità ideologica, la potenza militare sempre meno controllata e controllabile, il dilagare dell’imperialismo economico, espressi da simboli che l’immaginario popolare ha coagulato in forme totemiche quasi primitive. Nelle incisioni (ben rappresentate in mostra), il segno è duro e diretto, apparentemente elementare; nei dipinti, il disegno, più che mai forte e sintetico in modo da reggere le misure monumentali, si incontra con una materia (olio e smalto) densa, tetra, perfino brutale, La cella - 2012 - 150 x 130 cm
7 up - 1965 - 120 x 150 cm
con ripensamenti tutt’altro che mascherati – che il tempo può aver accentuato ma che subito risultano di una funzionalità impressionante nel proporre situazioni ai limiti dell’esplosione o dell’implosione (non a caso compare la figura del polittico assestato/ scompaginato). La tradizione dell’espressionismo (in particolare tedesco) filtra il linguaggio della Pop statunitense (presente alla Biennale di Venezia del ’64), e l’esperienza della grafica pubblicitaria da Nino praticata in una grande fabbrica torinese, facendone un efficace strumento di presentazione e narrazione, di denuncia e di implicito spietato giudizio. Sullo sfondo continua ad essere importante, nonostante tutto, il colto sintetismo casoratiano e un picassismo “naturale”, nella sua forma più libera, tra espressione, realtà e surrealtà. L’impegno, mutando di segno, travalica gli anni: dal ‘64/65 precipita sul 2000 e seguito, con tappe
Razzismo - 1965 -50 x 50 cm
Alla deriva - 2010 - 180 x 250 cm
intermedie (se ci fosse spazio sufficiente, ogni decennio potrebbe essere rappresentato da almeno un’opera). Impegno, questa volta, tutto dentro la pittura, negli ultimi anni misurato sui grandi maestri della tradizione realista (da Tiziano a Pontormo, da Rembrandt a Velasquez…), sempre più concentrato, dal punto di vista tematico, sulla rappresentazione/ meditazione della propria vicenda umana. ”La mia Storia”, ci tenevi a precisare in una specie di intervista o lunga chiacchierata che registrai in preparazione di una mostra del 2010. “Nei Quadri il flusso dei segni accumulati per anni si organizza, prende forma in un certo senso esemplare, a seconda dei casi specialmente in profondità o in estensione. Poi […] il flusso riprende, ma credo che le Opere, nel percorso della mia vicenda di uomo e di pittore, rappresentino momenti di snodo, siano i luoghi dove, ripeto, in profondità o estensione, il senso del fluire si rivela; ma potrebbe essere il contrario: si complica sottraendosi alla chiarezza della registrazione, si allontana dal senso, o meglio dalla riduzione di senso espressa dal dato cronistico. Sono, vorrebbero essere, quei Quadri, le mie “poesie”, frammenti lirici però dilatati materialmente, così che
Donna sotto la bandiera USA - 1965 150 x 120 cm
Il Branco - 2011 - 150 x 150 cm
comprendano, per dire, tutta la risonanza che meritano; o i miei “romanzi”, raccolti come compete alla Pittura, in una apparizione esclusiva, a volte assai complicata, in una epifania dove le lentezze e le velocità del flusso esistenziale coagulano nell’alveo di una definitiva imperfezione, di una incompiutezza perfetta. Pensa a certi torrenti di montagna. Veloci, tumultuosi, imprevedibili nel percorso; ogni tanto l’acqua ristagna in una pozza o addirittura n un laghetto, a volte limpidissimo, trasparente, a volte riflettente come uno specchio, uno specchio nero insondabile, Anch’io, a intervalli, ho bisogno di fermarmi, e poi ricomnciare con vigore rinnovato, spesso in direzioni diverse”. “Un Pontormo visto attraverso la Transavanguardia”, definì Gigliola Carretti “Le tre donne” del 1987. Estendendo il giudizio fulminante di Gigliola, dal punto di vista formale sono un po’ tutti ”transavanguardia” i Quadri dell’ultimo quindicennio, di cui viene qui qui proposta una scelta di cinque sei pezzi significativi; nel senso che vi si riconosce una sorta d’ipermanierismo selvaggiamente squisitamente proiettato su tutta la storia dell’arte. Nino Aimone non si fa scrupoli: se gli serve X o Y o Z, lo afferra con presa sicura, tanto sa che la coerenza appartiene ad un altro piano che quello della continuità stilistica, ad una identità sottesa e ad una natura verificata dall’esperienza, che nessuno potrà mai levare a chi l’abbia vissuta con compromessa onestà. Da un discorso attraverso la pittura a un discorso sulla pittura: si conferma la natura intellettuale della Pittura di Nino Aimone. Non a caso allievo di gran maestro e maestro lui stesso. Pino Mantovani
EVENTI
PIEMONTE AVANGUARDIA RUSSA Capolavori dalla collezione Costakis da Malevič a Rodčenko
Ammirata e famosa a livello internazionale, giunge per la prima volta in Italia dal Museo Statale d'Arte Contemporanea di Salonicco un nucleo fondamentale dell'eccezionale collezione d'Avanguardia russa di George Costakis: l'uomo che nella Mosca degli anni immediatamente seguenti la Seconda Guerra Mondiale, sfidando i divieti e gli ostracismi del regime stalinista, decise di raccogliere metodicamente testimonianze dell'arte sperimentale russa d'inizio secolo, salvando dalla distruzione e dall'oblio questa componente vitale della cultura del Novecento. In contatto con le famiglie e gli amici degli artisti, oltre che con i pittori ancora in vita, Costakis [...] diede vita a una raccolta straordinaria che fino alla metà degli anni '70 conservò nell'appartamento moscovita di Vernadskii Avenue, abitazione divenuta una sorta di straordinario museo privato, fucina per la formazione delle giovani generazioni e luogo d'incontro d'intellettuali. [...]:
Nel 1977 Costakis se ne andò da Mosca per stabilirsi in Grecia, lasciando alla Galleria Tretyakov una parte della sua collezione. Il nucleo rimanente di 1277 opere che volle portare con sé, venne acquistato nel 2000, a dieci anni dalla sua morte, dallo Stato Greco divenendo la principale collezione del Museo di Salonicco. La mostra "Avanguardia Russa dalla collezione Costakis", con circa trecento opere esposte, [...]si propone come una vera e propria esposizione enciclopedica dell'Avanguardia russa, rappresentativa di tutti i principali movimenti del tempo, ricca dei capolavori dei maggiori artisti di quegli anni come Malevich, Popova, Rodčenko, Rozanova, El Lissitzky, Stepanova. Un'immersione totale, curata da Maria Tsantsanoglou e Angeliki Charistou, per comprendere i cambiamenti radicali e rivoluzionari di quello che è stato definito da Camilla Gray "il grande esperimento" dell'arte del XX secolo.
Spazio Mostre Polo Reale - Palazzo Chiablese, Piazzetta Reale - 10122, Torino Periodo:dal 3 ottobre 2014 al 15 febbraio 2015
Orari: tutti i giorni: 10.00 - 19.30 venerdì: 10.00 - 22.30 martedì: chiuso Biglietti: Intero: € 12,00 - Ridotto: € 9,50 Sito web: www.mostracostakis.it E-mail: info@mostracostakis.it Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della mostra.
L’INVENZIONE E LA TECNICA: GESSI E CERAMICHE DELLA LENCI
Palazzo Madama presenta, a partire dal 1 novembre, un nuovo allestimento in Sala Ceramiche dedicato alla celebre manifattura Lenci, a cui il museo ha già dedicato una grande mostra nel 2010. L’esposizione, resa possibile grazie al generoso prestito di due collezionisti privati e della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris, mette in evidenza i due momenti chiave del processo creativo della manifattura Lenci: quello iniziale, i gessi, e quello finale, le ceramiche. I gessi della Lenci, provenienti da una collezione privata, costituiscono un vero e proprio archivio di fabbrica, dove si conservano anche le idee rimaste in bozza e mai realizzate. La selezione presentata a Palazzo Madama offre all’attenzione del pubblico il confronto diretto con le corrispondenti ceramiche, come per il “Trionfo di Bacco” di Giovanni Grande,
oltre ad alcuni raffinati inediti, come la “Principessa sul pisello” attribuibile a Mario Sturani, di cui non si conoscono realizzazioni in terraglia. L’esposizione è inoltre l’occasione per vedere nuovamente riunite, dopo la mostra “L’avventura Lenci”, le Stagioni di Mario Sturani in ceramica e in gesso. Dal 01 Novembre 2014 al 25 Giugno 2015 LUOGO: Palazzo Madama TORINO CURATORI: Daniele Sanguineti COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 12, ridotto € 10 tel. per info: +39 011 4433501 e-mail info: flavia.fiorentin@fondazionetorinomusei.it SITO UFFICIALE: http://www.palazzomadamatorino.it
Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della mostra.
Personale di Ludovico Operti inaugurazione alle ore 17,30 - 17 gennaio 2015
Nello spazio espositivo di Corso Casale 85/C la mostra fotografica di Ludovico Operti reca echi di un naturalismo pittorialista, attento all’”attimo” e segnato da un carattere attuale che lo contraddistingue. Si tratta di una serie paesaggistica dove la natura si presenta ora nei suoi aspetti più “selvatici”, ora appare invece nei suoi tratti urbani, fra angoli scorciati e dettagli in evidenza, sempre sotto una luce particolare che cifra l’insieme delle opere. L’uomo non compare ma vi si allude, quale presenza silenziosa e invisibile.
GAM UNDERGROUND PROJECT. CECILY BROWN
GAM Underground Project. Cecily Brown, GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino
La GAM di Torino sta preparando la prima mostra personale in un’istituzione italiana dedicata alla ricerca di Cecily Brown. La mostra, a cura del Direttore della GAM, Danilo Eccher, sarà allestita nello spazio dedicato alla ricerca contemporanea. Il progetto intende fornire una visione esaustiva della produzione dell’artista, attraverso una selezione di opere significative che analizzano tutte le tecniche con cui Cecily Brown si confronta: olii, pastelli, gouache, inchiostro, matita e acquerelli applicati su tela e carta.
GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea CURATORI: Danilo Eccher COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 10, ridotto € 8, gratuito il primo martedì del mese (escluse festività) e per i possessori di Abbonamento Musei e Torino Card tel. per info: +39 011 4429518 e-mail : gam@fondazionetorinomusei.it SITO UFFICIALE: http://www.gamtorino.it
La mostra sarà composta da circa sessanta opere tra cui tele di grandi dimensioni e alcune serie di opere su carta, preziose testimonianze che permetteranno di immergersi nell’immaginario di Cecily Brown. Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della mostra.
“ILLUSIONI E SOGNI” MAURIZIO MONTI inaugurazione alle ore 17,30 - 10 febbraio 2015
Il 14 febbraio 2015 verrà inaugurata alla Galleria 20 di Torino la personale di Maurizio Monti “Illusioni e sogni” a cura di Vincenzo Cignarale. Una ventina le opere fra oli di grande, medio, piccolo formato e disegni a matita. Sarà presentato il catalogo dell’evento. L’attività pittorica di Maurizio Monti si svolge parallelamente a quella di disegnatore che è altrettanto significativa. Ciò va detto subito per evitare equivoci, se mai vi fosse ancora qualcuno convinto della secondarietà o della strumentalità del disegno rispetto a forme d’espressione superiori e assolute. La fisionomia artistica di Maurizio Monti resta consegnata in pari misura nelle opere ad olio, a tantissimi ben noti, e nei fogli su cui la matita deposita segni concisi, tramati, svolti ed ispessiti, concentrati e addensati là dove l’immagine trova il suo fulcro più intenso emotivamente. Fra l’artista e la sua opera vi è un rapporto dinamico che assicura una presenza vigile e palpitante lungo tutto l’iter esecutivo, si sa che Monti è giudice impietoso del proprio operato: questa è una prova di quel processo o decorso del fare, che rimane aperto fino all’ultimo per le decisive identificazioni formali. Il grande significato dell’opera di Maurizio Monti sta nel fatto che la passione e la sensualità dominanti, e al contrario la sofferenza e il dolore, si sono coniugati in una forma di religiosità, in una sorta di tensione redentrice. Questa pienezza rinascente di umanità fa si che l’artista riesca ad attingere alle più profonde radici dell’io. L’Eros in Monti diviene strumento di conoscenza e di scoperta di una fervidissima, addensata realtà umana, apertura verso gli inesplorati orizzonti di un sentimento in continuo rinnovamento e che si identifica con la vita stessa. Che l’artista giunga al momento dell’espressione con un carico e un pieno di sentimenti non già vissuti come condizione transitoria nell’immediato, ma come stabile
possesso di una vita interiore sempre assai tesa e sofferta, è constatazione giustamente ricorrente. Proprio a ciò si deve il superamento di ogni flessione edonistica, tema suo costante sono sempre stati i fiori e la figura: il nudo femminile di cui l’artista ha esplorato le infinite virtualità. E’ un’idea dominante da cui sembrano germinare e in cui sembrano concentrarsi e raccogliersi i più riposti moti dell’animo. Monti torna di continuo a questa sorgente inesauribile che continua ad alimentare la vita e ne garantisce la pienezza sugli opposti versanti della gioia e del dolore, della felicità e dell’infelicità, della pacificazione e del turbamento. Tale magma umano che dallo struggente al drammatico con un registro amplissimo di tonalità e di flessioni acquista misura universale ci raggiunge e diventa così nostra stessa vicenda ed esperienza. Nell’opera pittorica di Monti non vi sono salti, crisi o deviazioni immotivate, ma un linguaggio sempre appassionato e fervido delle proprietà del colore; il suo viaggio continua con accenti di rara creatività entro un ambito non privo di memoria e di storia. Nelle sue opere il colore s’innesta variamente, s’infittisce e ondeggia dentro e fuori le figure creando tenerezze d’ombre e di passaggi, o anfratti, seni, gole profonde. E’ come se lo sguardo improvvisamente voglia penetrare l’animo delle forme, proprio là dove esse appaiono più misteriose. Un momento, pochi momenti nel flusso inarrestabile della fantasia. La pagina di Maurizio Monti, di così alta purezza stilistica, riesce per questa via a ricondurci ad una tanto fervida condizione umana. L’esperienza si rinnova per consolazione di tutti coloro che ne sanno cogliere il grande potere liberatorio e umanizzante. La mostra si protrarrà fino al 28 febbraio. Vincenzo Cignarale
OMAR GALLIANI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
EVENTI
LOMBARDIA
Giovanni Paganin. Il grido della scultura. Milano, Fondazione Corrente dicembre 2014 – 30 gennaio 2015 essenza e la verità delle sue emozioni. L’influenza maggiore di Paganin viene dai rilievi medievali di Wiligelmo sulla facciata del Duomo di Modena; fin dalla giovane età egli vuole esprimere in scultura i propri sentimenti, perciò si dedica a quest’arte con grande sacrificio; nei suoi primi lavori si serve di gesso e legno, poi passa al bronzo, ottenendo grande successo di critica. La mostra seleziona accuratamente le sue più importanti sculture in bronzo e gessi, così come disegni su carta e cartoncino per ricostruire attentamente il percorso artistico di Paganin tra gli anni quaranta e gli anni ottanta del Novecento; la selezione consta di circa 40 opere, quasi mai esposte e quasi tutte inedite, che provengono dalla collezione della sua famiglia e da collezioni private. Tra gli apparati espositivi si trovano anche cataloghi, lettere, fotografie ed altri materiali archivistici, che permettono di ricostruire fedelmente le relazioni dell’artista con il panorama milanese ed italiano.
a cura di Irene Ramponi In collaborazione con Patrizio Paganin e con il lavoro curatoriale di Giorgio Seveso, la mostra ricostruisce il percorso artistico e l’evoluzione scultorea di Giovanni Paganin (1913-1997), scultore veneto naturalizzato milanese, che proprio nella città di Milano opererà. Entrato in contatto, dopo il suo arrivo a Milano nel 1938, con Ernesto Treccani ed il gruppo Corrente, esporrà proprio alla Bottega di Corrente per la prima volta nel 1941. Paganin è sicuramente uno degli esponenti più influenti della scultura figurale italiana, la cui opera esprime un’aulica drammaticità scultorea; nelle sue opere infatti l’espressività emerge prepotentemente, diventa quasi ferina e brutale, facendo a brandelli, ferendo, deformando e prosciugando il pieno ed il vuoto della figura umana, per cercare la sua
Orari: da martedì a giovedì 9-12.30 e 15-18.30, venerdì 15-18.30. Ingresso libero, scuole e gruppi su appuntamento.
Céline Condorelli - bau bau Hangar Bicocca, Via Privata Chiese 2, 20126 Milano 11 dicembre 2014 – 10 maggio 2015
a cura di Irene Ramponi L’Hangar Bicocca ospita “bau bau”, la prima personale in Italia di Céline Condorelli, formata da installazioni, sculture, video e testi, curata da Andrea Lissoni. Le opere più conosciute sono affiancate a quelle di nuova produzione, nate dalla collaborazione dell’artista con il Polo Industriale di Settimo Torinese, lo stabilimento più all’avanguardia del gruppo Pirelli. Celine Condorelli arreda lo spazio con oggetti scultorei e strutture semi-funzionali, e, con piccoli ma decisivi interventi, cambia il luogo, creando due ambienti che stabiliscono tra loro una sorta di rapporto dialettico, diversi tra di loro per i propri differenti ritmi luminosi (giorno e notte, bianco e nero). La mostra è molto dinamica, basata sulla relazione tra lo spazio espositivo, gli oggetti artistici esposti ed il pubblico, in un tutt’uno di idee e funzionalismo.
Le opere danno vita al dialogo tra arte e vita quotidiana, e il visitatore le può percepire come oggetti familiari, utili per riposare o riflettere e per creare situazioni pratiche di aggregazione e scambio reciproco. Il titolo “bau bau” si riferisce a due concetti: quello onomatopeico e giocoso, che richiama l’abbaiare del cane e quello etimologico, secondo il quale bau, in tedesco, significa “costruzione”. Di certo l’esposizione è una bella occasione per entrare in contatto con la poetica di quest’artista dalle mille sfaccettature artistiche e creative. Orari: giovedì-domenica dalle 11 alle 23. Lunedì-mercoledì chiuso
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L’opinione Irene Ramponi presenta
John Latham: Great Noit - Opere 1955 – 1998 La Triennale di Milano, Viale Alemagna, 6 Milano 10 dicembre 2014 – 22 febbraio 2015
John Latham è fra gli artisti europei che affascinano di più a partire dal secondo dopoguerra. Fu un grande sperimentatore, per questo non fece mai parte di alcuna corrente artistica, ma fu in grado di influenzare le generazioni di artisti a lui successive; è tuttavia poco conosciuto a livello italiano.
La personale di Latham, insieme a quella di Gianfranco Baruchello, curate da Alessandro Rabottini e sotto la direzione artistica di Edoardo Bonasperti, è un’assoluta novità nel panorama delle mostre italiane; Great Noit è infatti la prima antologica dedicata all’artista britannico ed indaga la produzione artistica di Latham a livello tematico. Latham si trova al di fuori delle correnti artistiche ufficiali, ma rimane un punto fermo nell’arte contemporanea per aver collegato le arti visive con l’ambito letterario e filosofico e per aver compiuto un’analisi critica dei sistemi conoscitivi del sapere e classificatori della realtà (realtà, religione, filosofia, letteratura, scienza) tramite una tecnica multimediale che accorpa pittura, scultura, assemblaggio, film, installazione e performance. Parola, linguaggio e sistemi letterari sono serviti ad analizzare i limiti della comunicazione linguistica relativamente ai meccanismi dell’inconscio; il messaggio che si vuole trasmettere è quello della necessità di istituire un sapere multidisciplinare e pratiche artistiche che possano dare l’idea di una visione complessa della realtà.
L’unicità e la visionarietà della sua arte, capace di coniugare riflessione teorica, linguaggi sperimentali e materiali, lo rende un artista veramente non incanalabile in classificazioni, il suo operare diventa un mezzo per riflettere poeticamente e provocatoriamente sulla conoscenza dell’uomo e sugli strumenti e sistemi con cui egli prova a capire il senso della vita ed il proprio destino. La mostra è un insieme di più di quaranta opere, di cui alcune sono tra le più importanti del percorso artistico di Latham tra il 1955 e il 1998; l’allestimento segue un ordine cronologico e tematico, mettendo bene in luce quali siano i punti chiave della ricerca artistica di Latham, ovvero: la riflessione sul tempo, la scoperta e l’esplorazione di sempre nuovi materiali e mezzi artistici, potenza trasformatrice della pittura e della scultura e la possibilità di rappresentare la realtà tramite un sistema unificante (scientifico, filosofico o politico).
Le tecniche adottate dall’artista sono le più disparate, a seconda del momento; negli anni Cinquanta utilizza vernice a spruzzo per dipinti astratti, ispirati alla pittura di Lucio Fontana, poi, tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta Latham inventa un elemento caratteristico ed emblematico, che gli è proprio, ovvero l’uso di libri bruciati, sezionati e dipinti, a dare origine ad opere che sono un misto fra pittura ed assemblaggio. Grazie a lui la pittura diventa una pratica poliedrica, che sfocia nell’installazione; i libri diventano metafore dei metodi razionali di conoscenza e permettono, grazie alla loro manipolazione, di integrare la distruzione nella creazione, come già aveva fatto Alberto Burri. Tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, l’artista realizza anche film e video sperimentali, che rappresentano la parte meno conosciuta della sua produzione, in cui indaga le relazioni tra luce, forma e suono.
Negli anni Ottanta Latham passa anche al vetro, accoppiato al libro, per rappresentare quelli che sono i limiti della conoscenza e la sua fragilità, rifacendosi a Marcel Duchamp nei processi di visione e trasparenza; l’artista si dimostra così scettico nei confronti dei mezzi utilizzati dall’uomo per l’indagine e la classificazione della realtà. Pezzo da novanta della mostra è la sezione che ricostruisce l’esposizione personale che si tenne alla Lisson Gallery di Londra nel 1992, in cui Latham si cimentò nell’installazione ambientale. Great Noit è sicuramente un adeguamento alle mostre di standard internazionale, già svoltesi nel corso degli anni in varie capitali d’Europa e del Mondo.
Orari Martedi-Domenica: 10.30-20.30 Giovedi 10.30 – 23.00
EVENTI
LIGURIA
NICKOLAS MURAY. CELEBRITY PORTRAITS Dal 16 Ottobre 2014 al 08 Febbraio 2015 Palazzo Ducale, Genova
Nickolas Muray (1892-1965) era “un uomo per tutte le stagioni”. Ungherese di nascita, a ventuno anni emigrò negli Stati Uniti portando con sé la ferma convinzione che avrebbe fatto qualcosa di memorabile. Al momento della sua morte, sembrava avesse fotografato tutto e tutti – dai presidenti alla zuppa di piselli. La maggior parte degli americani conosceva le sue fotografie, se non il loro creatore. Muray aveva una fama internazionale come campione olimpico di scherma; era un pilota e un amante delle donne. Dotato di abbondante talento, grande fascino personale, bell’aspetto e sconfinate doti creative, riuscì comunque a vivere seguendo la sua natura di uomo riservato. Nell’agosto del 1913, con venticinque dollari in tasca, un vocabolario inglese di una cinquantina di parole e una determinazione implacabile, Miklós Murai arrivò a Ellis Island, dove divenne Nickolas Muray. Nel 1920, Nick si era già trasferito al 129 di MacDougall Street, nel Greenwich Village, dove viveva e lavorava. La mostra allestita in una piccola galleria d’arte a due passi da casa richiamò l’attenzione sui suoi ritratti. Ben presto le fotografie di Muray furono pubblicate sul “New York Tribune”, e lui venne ingaggiato dalla rivista “Harper
Bazaar” per fotografare la star di Broadway Florence Reed. Lo stile evocativo dei suoi ritratti dall’effetto flou fece immediatamente scalpore, tanto che Nick si ritrovò ben presto a fotografare tutti quelli che contavano: attori, ballerini, star del cinema, politici e scrittori. Un excursus fotografico di circa 40 anni, a cominciare dai primi anni Venti, quando riceve il suo primo incarico dalla prestigiosa rivista Harper Bazaar e dopo qualche anno da Vanity Fair, fino a divenire uno dei più famosi ritrattisti d’America. Dal 1920 al 1940 Muray fa oltre 10.000 ritratti che comprendono attori, ballerini, stelle del cinema, politici e scrittori. Tra le foto più famose ci sono quelle a Marylin Monroe, Greta Garbo, Charlie Chaplin, Joan Crawford, Ruth St. Denis, Elizabeth Taylor, Carol Lombard, Anna Duncan, Marlene Dietrich, Martha Graham, Florence Reed, Gloria Swanson e Claude Monet. costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8, gruppi € 7,scuola € 5, tel. per info: +39 010 9280010 e-mail: palazzoducale@palazzoducale.genova.it sito ufficiale: http://www.mostramuray.it
JULIEN FRIEDLER. VOYAGE
Museo civico Archeologico Girolamo Rossi, Ventimiglia (IM) Dal 18 Dicembre 2014 al 28 Febbraio 2015
L’esposizione dal titolo voyage riflette gli aspetti di una meditazione interiore, un viaggio intimo che l’artista restituisce sulla tela in opere forti e toccanti. Si tratta anche di viaggi reali, attraverso i quali Friedler torna alle origini e riattiva la propria ispirazione nella meditazione e nel contatto con altre realtà. Nel caso dell’allestimento al Museo civico Archeologico Girolamo Rossi di Ventimiglia, le opere si confrontano alla presenza di oggetti antichi in un percorso quasi iniziatico attraverso la collezione del museo. La mostra è un viaggio effettivo nell’universo dell’antichità mediterranea, scandito dalle opere contemporanee di Julien Friedler che si scoprono all’improvviso, come tracce di un’archeologia contemporanea. In occasione di una precedente mostra Elena del Drago, (curatrice) a proposito di opere contemporanee esposte all’interno del Museo, specificava: “Reperti senza tempo, contemporanei perché sospesi in una dimensione dove il sapere artigianale dell’arte si incontra con le più innovative tra le tecniche a disposizione per raccontare un mondo, il nostro, che non si lascia racchiudere in alcuna categoria. Sono culture distanti
La mostra propone circa 30 opere, tra lavori di grande formato (olio su tela) e carte più piccole che rappresentano le tracce del suo passaggio in luoghi di soggiorno propizi al raccoglimento, nei quali l’artista risiede circa una settimana al mese. Questi spostamenti sono fonte di comunicazione e di conoscenza e rigenerano il lavoro dell’artista.improvvisamente complici, frammenti naturali ricreati con cura, sono racconti antichissimi declinati con un linguaggio veloce e personaggi remoti, che credevamo persi, recuperati e riportati al presente.”
luogo: Museo civico Archeologico Girolamo Rossi costo del biglietto: intero 6 €, ridotto gruppi 4,50,€ ridotto scuole 3 € tel. per info: +39 0184 351181 e-mail per info: museoventimiglia@libero.it sito ufficiale: http://www.marventimiglia.it/
ANDY WARHOL / MARIO SCHIFANO ALLO SPECCHIO ICONE SOLITARIE / SPETTACOLI DI MASSA Dal 18 Dicembre 2014 al 31 Marzo 2015 Centro di Cultura Contemporanea - Palazzo Tagliaferro - ANDORA | SAVONA
La mostra è dedicata a due intramontabili icone della Pop Art americana ed europea Andy Warhol (1928 – 1987) e Mario Schifano (1934 – 1998) , a ventisette anni dalla scomparsa del primo e a sedici anni da quella del secondo. La critica Viana Conti, che con Philippe Daverio presenterà la mostra e ne ha curato personalmente la realizzazione, ha voluto ricreare, tramite un corpus di opere degli anni Settanta e Ottanta, lo scenario di quel contesto creativo della Pop Art nel XX secolo che è stata soprattutto la Warholiana Silver Factory di New York, con cui lo stesso Schifano ebbe intensi contatti. La rassegna ricrea il clima e la temperatura effervescente di questa open house dove passavano, si inserivano, entravano nella catena di montaggio, artisti famosi, gruppi rock, modelle, i grandi della letteratura, dell’arte del cinema, della canzone. “Con questa mostra Palazzo Tagliaferro propone di raccontare un movimento importante come quello della Pop art attraverso l’universo interiore di due artisti che hanno tanto influenzato il mondo dell’arte e della comunicazione di massa in genere – annuncia Maria Teresa Nasi , Assessore alla Cultura del Comune di Andora – La presenza del critico d’arte professor Philippe Daverio, che ringraziamo per aver accettato l’invito di Palazzo Tagliaferro, renderà la serata d’inaugurazione un evento unico e darà la possibilità al pubblico di approfondire i temi del movimento della Pop Art e comprendere meglio il percorso della mostra” La mostra si articola, per quanto concerne Andy Warhol su serigrafie spesso colorate a mano, litografie, acrilici su carta e tela di
icone pop, carte da parati, acetati fotografici, oggetti fetish, celebri locandine e manifesti firmati, T-shirts, sovracopertine di libri, autoritratti, copertine di vinili di Rock Star e di “Interview” magazine la rivista americana inventata da Andy Warhol con John Wilcock e Gerard Malanga nel 1969 e che aveva nomi come quelli di Fred Hughes e Bob Colacello in redazione, Truman Capote e Vincent Fremont tra i collaboratori editoriali, Christopher Makos, Robert Mapplethorpe e Bruce Weber tra i fotografi. In parallelo nella sezione dedicata a Mario Schifano vengono presentati smalti su tela, serigrafie a colori su carta e su tela, monotipi serigrafici a più colori su tela, oli su carta bianca con cornice, smalti su carta bianca a quadretti, smalto speciale su perspex smalto su carta telata. L’opera di Mario Schifano è quella di un artista che appartiene alla civiltà dell’immagine: Pesci, Alberi, Nuvole, Stelle, Cuori, Marchi, Paesaggi, Nastri Erbosi e Profondità sottomarine non intrattengono alcun rapporto con la realtà la loro sostanza attiene all’ordine del televisivo.
CURATORI: Viana Conti COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 348 9031514 E-MAIL INFO: info@whitelabs.it SITO UFFICIALE: http://www.palazzotagliaferro.it
NEL SEGNO DI AUGUSTO. LA LIGURIA E IL PRINCIPE Dal 06 Dicembre 2014 al 08 Marzo 2015 Museo di Palazzo Reale - GENOVA
Vi sono esposte rilevanti testimonianze provenienti dal territorio regionale, significative ad illustrare al pubblico i tratti salienti dell’età augustea, calati nella realtà della Regio IX Liguria. Il percorso espositivo è articolato in sei sezioni. La prima sezione è dedicata ad Augusto ed alla sua famiglia, la seconda fornisce un inquadramento generale del processo di romanizzazione del territorio ligure, nella terza sezione vengono descritti gli scambi commerciali per terra e per mare, che ricevettero un forte incremento con la costruzione della via a cui l’Imperatore diede il suo nome, la via Iulia Augusta. La sezione quarta approfondisce l’esplosione del fenomeno urbano con la creazione dei quattro municipia: Albintimilium (Ventimiglia), Albingaunum (Albenga), Vada Sabatia (Vado Ligure), Genua (Genova), seguendo un ordine
geografico sono esposti i più importanti reperti venuti alla luce in questi centri. Integrano il percorso prettamente archeologico due interessanti sezioni dedicate una alla “riscoperta” operata dall’archeologo Nino Lamboglia della Liguria augustea in occasione del bimillenario della nascita dell’imperatore nel 1937, l’altro dedicato alle riproduzioni del ritratto di Augusto che tanta fortuna ebbe nel Rinascimento e in età moderna. ingresso gratuito tel. per info: +39 010 2718202 sba-lig.comunicazione@beniculturali.it http://www.archeoge.liguria.beniculturali.it
EVENTI
VALLE D’AOSTA
ASTRATTISMO IN EUROPA DA MALEVICH A KANDINSKY
Una straordinaria collettiva dedicata all’Astrattismo, da Malevich a Kandinsky. Il Forte di Bard ospita dal 31 gennaio al 2 giugno 2015 oltre 80 opere, principalmente olii e disegni di straordinario valore, appartenenti a una prestigiosa collezione privata tedesca, per la prima volta esposta in Italia e solo in precedenza esposta in due occasioni in Europa.
La collezione, riunita con passione e costanza nel corso di anni, costituisce un nucleo tematico omogeneo con aspetti storico-geografici di grande interesse: le opere illustrano le tendenze artistiche dell’Europa Orientale e Centrale durante la prima metà del XX secolo, con particolare attenzione alla nascita della pittura astratta e ai movimenti di arte non figurativa che ne seguirono e che capillarmente si diffusero in tutta Europa.
Kasimir Malevic, con Kandinsky, può considerarsi il più importante pioniere dell’arte astratta. Proveniente dal contesto del Cubofuturismo russo, Malevic dipinge forme geometriche elementari come il quadrato, la sfera, la croce, dando vita al movimento del Suprematismo: un’arte non descrittiva, puramente contemplativa e spirituale.
Il movimento del Costruttivismo è rappresentato attraverso le opere di Lászlo Moholy-Nagy, importante esponente del Bauhaus tedesco. Max Bill (Abstraction-Creation) e Georges Vantongerloo (De Stijl) testimoniano la diffusione di un linguaggio astratto-geometrico rispettivamente in Svizzera e in Olanda. Info: tel. 0125 833811 Per prenotazione gruppi: tel. 0125 833817 - prenotazioni@fortedibard.it
CANDIDA FERRARI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
EVENTI
VENETO
L’OTTOCENTO E IL PRIMO NOVECENTO NELLA COLLEZIONE BANCA POPOLARE DI VICENZA
Attilio Bozzato, Veduta di Chioggia, olio su tela, Vicenza, Palazzo Thiene
La Banca Popolare di Vicenza presenta la mostra “L’Ottocento e il Primo Novecento” che espone, per la prima volta al pubblico, un’estesa panoramica delle opere di proprietà dell’Istituto databili tra il diciannovesimo secolo e dei primi decenni del ventesimo secolo, dopo un intervento di riordino critico del catalogo realizzato con la supervisione dello storico dell’arte e curatore della mostra Ferndano Rigon. L’esposizione si inserisce nel progetto culturale “Capolavori che ritornano”: nato con l’idea di restituire idealmente al territorio di origine opere recuperate su mercati esteri, l’appuntamento è ormai giunto alla diciannovesima edizione e ed è allestito, come ogni anno a dicembre, nelle sale della storica sede di Palazzo Thiene a Vicenza. In tutto 50 opere: vi sono artisti celebri come Beppe Ciardi, Noè Raimondo Bordignon e Francesco Lojacono, che hanno fatto parte delle più significative correnti pittoriche che hanno contraddistinto il periodo, ma anche pittori considerati “minori” e spesso poco noti agli stessi studiosi. Alcuni dei dipinti esposti hanno abbellito uffici e filiali della Banca,
altri provengono dalle banche acquisite, altri ancora sono frutto della politica di acquisizioni che l’Istituto ha perseguito negli ultimi vent’anni. L’esposizione si articola in quattro sezioni, nelle quali i dipinti esposti sono raggruppati per generi, iconografie e linguaggi pittorici: dalle vedute di Venezia e Chioggia (Serenissima, ancora), ai ritratti di carattere familiare e allegorico (Antenati prossimi); dagli spaccati di vita quotidiana dell’Ottocento (Eravamo così), agli scorci di varie parti d’Italia, accomunati dalla luce che rende unico il nostro Paese (Luce d’Italia). Dal 06 Dicembre 2014 al 08 Febbraio 2015 VICENZA LUOGO: Palazzo Thiene COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso libero TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 0444 339989 E-MAIL INFO: palazzothiene@popvi.it SITO UFFICIALE: http://www.palazzothiene.it
CARLO RAVAIOLI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
DANIELE CESTARI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
L’opinione Ermanno Benetti presenta
Associazione Rivela Giunti quasi al termine del 2014 possiamo fare un primo bilancio del lavoro fatto quest’anno. Le esposizioni delle tre mostre itineranti che Rivela ha proposto toccheranno al termine del percorso 2014 trentaquattro tappe tra le province di Verona , Brescia e Treviso. La mostra sugli affreschi del buon governo di Ambrogio Lorenzetti di Siena toccherà ben 23 tappe. Proprio in questi giorni viene esposta a Castelfranco Veneto(TV) per tre settimane. Durante l’esposizione vengono organizzati laboratori didattici per bambini e ragazzi delle scuole locali che partecipano sempre numerosi. Ogni anno circa 80 classi del territorio vengono a visitare la mostra. L’arte dimostra ancora una volta la prorpia portata educativa sia per le generazini più giovani sia per gli adulti. Un esempio sempre a Castelfranco è stato dato dall’incontro organizzato con gli amministratori locali in vista delle prossime elezioni, chiamati ad un confronto tra il loro impegno politico con l’esperienza del popolo senese del 1300 raccontata nei dipinti del Lorenzetti. A Bussolengo, in provincia di Verona, il sindaco ha voluto portare la mostra Cor Magis nella biblioteca comunale dopo averla vista esposta questa
estate in paese vicino. Sta ultimando il suo percorso anche la mostra sul Paradiso di Dante. È stata esposta recentemente presso un liceo cittadino. Sono stati coinvolti alcuni ragazzi della scuola che hanno disponibilità a studiarla e a fare da guida per ai propri compagni, agli studenti delle altre classi della scuola stessa e delle altre scuole cittadine che l’hanno visitata. Ha concluso il suo percorso la mostra su Solidarnosc che ha visto la sua ultima tappa a San Giovanni Ilarione. Anche qui numerose scolaresche del territorio sono venute a vederla. Alcune persone polacche che abitano in Italia ,visitandola hanno raccontato commosse le loro esperienze negli anni prima del crollo del muro di Berlino. In questi giorni l’associazione Rivela ha scelto i titoli delle mostre per il 2015. Una sarà sulla Sagrada Familia di Gaudì, un’altra mostra vedrà raccontata la storia delle rappresentazioni artistiche del volto di Cristo riprese dal velo della Veronica, ora conservato nella basilica di Manoppello nelle Marche. La terza mostra vedrà raccontata sotto forma di fumetto e didascalie la vita di San Giovanni Bosco.
EVENTI PROVINCIA
AUTONOMA DI BOLZANO
NANNI BALESTRINI. OLTRE LA POESIA MART ROVERETO Dal 31 Ottobre 2014 al 30 Novembre 2014
Nanni Balestrini. Oltre la poesia,Museion- Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano
Le opere di Nanni Balestrini (Milano, 1935) dimostrano l’attualità del rapporto immagine-testo e testimoniano la trasformazione in un linguaggio attuale delle posizioni della poesia visiva. L’esposizione propone una panoramica del lavoro di Balestrini dagli anni ’60 con una particolare attenzione ai diversi media impiegati: dai
“Cronogrammi” ai vari gruppi di collage degli anni ’70 e ’80 fino al film infinito “Tristanoil”, presentato in occasione di DOCUMENTA(13) del 2012. La mostra è in collaborazione con l’artista e prende spunto dai materiali presenti in collezione Museion (Archivio di Nuova Scrittura) per estendersi alle opere provenienti dal suo studio.
Dal 13 Novembre 2014 al 22 Febbraio 2015 BOLZANO Museion - Museo d'Arte Moderna e Contemporanea Curatori: Andreas Hapkemeyer Tel: 0471 223411 Info: info@museion.it
EVENTI PROVINCIA
AUTONOMA DI TRENTO
VITA NASCENTE. DA GIOVANNI SEGANTINI A VANESSA BEECROFT
La maternità è un tema centrale nell’opera di Giovanni Segantini: ad esso si legano molti altri elementi determinanti per la sua ricerca, come la terra, la natura, la fertilità, la donna. Nella sua pittura, il mistero della maternità, che per l’artista riveste un valore sacrale, viene espresso secondo varie declinazioni, dalle “Due madri” all’”Angelo della vita” fino al “Castigo delle lussuriose” o “Cattive madri”. Dipinti destinati a diventare dei topoi iconografici la cui persistenza figurativa si riverbererà anche nella pittura del 900. Partendo da una tematica così determinante nell’opera segantiniana, la mostra, che si inserisce nell’ambito delle collaborazioni tra il MAG e il Mart avviate fra le due istituzioni dal 2013, intende suggerire alcune letture dell’idea di maternità: lungo un arco cronologico che parte dalla metà Ottocento per arrivare alla prima metà del XX secolo, l’esposizione vuole indagare i temi della natività e della cura materna, e quindi dell’infanzia, in alcuni degli artisti presenti nelle collezioni del Mart e del MAG. A partire, ad esempio dal dipinto di Natale Schiavoni, ripresa
ottocentesca delle madonne raffaellesche, per proseguire con le versioni profane di Umberto Moggioli e Tullio Garbari, direttamente desunte dai modelli segantiniani, fino alle sculture di Andrea Malfatti, autore di uno struggente marmo intitolato “Cure materne (Primo bagno)”. Accanto a questi autori Eugenio Prati, ma anche Medardo Rosso e Umberto Boccioni, Massimo Campigli e Felice Casorati, in una serie di suggestioni che terminano con l’accostamento a questi grandi artisti di opere più vicine a noi come quella di Vanessa Beecroft, “Pregnant Madonna” (2006). Dopo l’apertura nel 2012 ad Arco dello spazio permanente dedicato all’artista Giovanni Segantini (Arco, 1858 Schafberg, 1899), nell’ambito dell’accordo di programma stipulato nel 2013 tra il MAG e il Mart si sta ora procedendo a un rinnovato allestimento della Galleria Civica G. Segantini, che vedrà la luce nella primavera del 2015, proseguendo nell’intento di identificare la città di Arco quale luogo segantiniano attraverso l’attività espositiva e di ricerca.
EVENTI
FRIULI VENEZIA GIULIA
IDENTITÀ MIGRANTE. PERSONALE DI MUSTAFA SABBAGH
"Identità migrante", la personale di Mustafa Sabbagh al Museo Civico di Palazzo Elti di Gemona, è un intrigante viaggio nella passione per l’identità umana mascherata e svelata attraverso il corpo, nell’intreccio fra storia della pittura e fascinazione per il paesaggio. Un viaggio in nero condotto attraverso oltre 30 opere fotografiche per lo più di grande formato, installazioni e video. Un percorso cadenzato da corpi immobili e statuari, da profondi respiri, in un sottile dialogo tra dolore, condanna e perdono. Ammantate dalla Filosofia dell’identità assoluta - puntualizzata nel 1801 dal filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling - le opere di Sabbagh contengono l’identificazione tra Spirito e Natura, oltrepassando la distinzione fra soggetto e oggetto. È una nuova identità corporea quella proposta da Sabbagh, nella quale l’uomo, il paesaggio, l’abito e la maschera trattengono una speciale relazione che svela il misticismo di uno sfondo religioso magistralmente rappresentato nel toccante dialogo per immagini che s’instaura tra i due video, intitolati “Baciami Giuda” e “Cristo, Pietà”. Il percorso espositivo dell’Identità migrante dell’artista - che scorre dal corpo umano, al paesaggio naturale, alle allegorie iconografiche tratte dalla storia della pittura -
prende avvio dal concetto di maschera. Comunemente percepita come “schermo” che occulta e tra-veste, la maschera nelle opere di Sabbagh sottende il principio dello svelamento, una messa in scena dell’identità che, migrando, si fa corpo e anima. Dalle maschere/oggetto, dai costumi e dai drappi che di primo acchito occultano il corpo, si passa alle maschere/epidermide, dove l’informalità della materia pittorica sottolinea il processo di tra-vestimento/ svelamento. Seguendo il percorso concettuale ed emozionale di questo sguardo, si approda alle figure che affondano nell’iconografia sacra e in quella comunione tra Uomo e Natura che - attraverso il concetto di “velo” inteso come “maschera che svela” - eleva il corpo ad anima mundi.
Dal 30 Novembre 2014 al 01 Febbraio 2015 GEMONA DEL FRIULI | UDINE Museo Civico di Palazzo Elti Curatori: Sabrina Zannier Enti Promotori: Associazione culturale Maravee Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Info: info@progettomaravee.com Sito Ufficiale: http://www.progettomaravee.com
ENRICO LOMBARDI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
EVENTI
EMILIA-ROMAGNA
Donne, Forme e Colori (La donna nell’arte)
Da sempre la donna svolge il ruolo di compagna subordinata e, per la sua funzione di fulcro generatore che la natura e la società le hanno imposto, le sue azioni sono tutt’ora limitate, le sue legittime e naturali aspirazioni soffocate. Ciò però non deve far credere soltanto ad una imposizione da parte dell’uomo, poiché l’analisi scrupolosa del cammino umano ci rivela, spesso, una fatalità rafforzata dalla errata impostazione sociale, anche se lo stesso Marx affermava che “… la prima oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte di quello maschile”. Infatti l’uomo molto spesso svolge il ruolo di maestro e di capo quasi sempre suo malgrado; quasi sempre vedendo in “lei” la collaboratrice, convinto e in buona fede, di averle assegnato un ruolo di preminente favore. E, in realtà, le donne che considerano il ruolo loro assegnato in seno alla famiglia e alla società insostituibile e irreversibile, sono molte. Non è quindi da meravigliarsi se questa concezione filosofico - sociale ha visto la donna sempre compagna dell’uomo, compagna ispiratrice e fulcro generatore di vita: fulcro intorno al quale l’uomo ha potuto liberarsi della maggior parte degli ostacoli che da sempre si pongono sul suo cammino. Si è sempre creduto che la divisione dei ruoli, impostata sulla diversità dei sessi, fosse il migliore sistema per l’assetto sociale. Ciò però dalla società divisa in classi in poi, poiché fino a quel momento, con il matriarcato le cose erano andate diversamente. Aveva una posizione non solo libera, ma anche di alta considerazione. Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile. Ma qui il discorso si fa più interessante: se la società patriarcale avesse sfruttato la donna nel complesso delle sue facoltà, sia materiali
materiali che spirituali, si tratterebbe soltanto di dare e avere a solo scapito della donna. Ma ciò non si è verificato e qui il danno è ancora più grave, perché si è privata la società di un immenso patrimonio che è andato perduto. La donna si è vista anzitutto quale dispensatrice di piaceri e la più adatta per l’educazione della prole e per il governo della casa: per il resto niente. L’anima della donna si è completamente ignorata, il suo principio vitale tenuto in nessuna considerazione e, della sua sostanza spirituale e pensante, di quella enorme capacità di creare, l’uomo non ne ha avuto nulla. E’ stata considerata tutto e contemporaneamente niente. Quindi, questo essere leggiadro e pur sempre vigoroso, questa creatura mutilata della sua parte pensante, costretta a farsi remissiva e a porsi in disparte, ha potuto soltanto soffrire ed adattarsi: quasi tutti i tentativi di ribellione le sono stati soffocati sul nascere e quelle tra esse che malgrado tutto sono riuscite a inserirsi e a imporsi sono poche. Sono però eccezioni che confermano una parità che l’uomo forse non avrebbe negato se soltanto avesse guardato un po’ più in là del bisogno immediato. Ma l’apporto della donna che più veniva a mancare fino a qualche tempo fa era nel campo dell’arte. Oggi, per fortuna, non è più così,ne è prova lampante la 10a rassegna d’arte “Donne Forme e Colori” che andrà in essere dal 7 al 27 marzo 2015 nelle sale espositive di Palazzo Bellini in quel di Comacchio (FE). L’evento organizzato dall’Unione Donne in Italia (UDI) e dal Circolo Spazio Donne entrambi di Comacchio permette alle artiste comacchiesi e non di esporre le loro opere in una cornice molto importante e suggestiva. In questo contesto sarà messa in essere l’antologica dell’artista Maria Regia Parmiani in arte Parmarè, comacchiese di nascita, con opere a partire dal 1977 ad oggi. Vincenzo Cignarale
Novantatre artisti con 180 opere tra pittura, scultura, grafica e ceramica in mostra a Imola, nella sala del Centro polivalente Gianni Isola e nel Museo di San Domenico. Artisti prettamente romagnoli, da Domenico Baccarini a Mattia Moreni da Angelo Biancini ad Alberto Sughi fino ai contemporanei come Nicola Samorì. Lo scopo della mostra è quello di mettere in risalto figure e momenti di un lungo percorso che ha evidenziato una Romagna artistica segnata da una singolare e caratterizzante adesione al filone figurativo – verista con forti capacità di aggiornamento – adeguamento fino ai nostri giorni. Pur sollecitata dalle varie e numerose correnti artistiche succedutesi nel tempo, la Romagna artistica ha coltivato e conservato una propria caratteristica specifica che la contraddistingue per qualità e quantità, da altre aree geografiche e culturali italiane. L’attenzione degli artisti romagnoli verso il vero ha visto dipanarsi un filo unificante sotto il segno di una comune adesione al reale. Una strada che ha saputo trovare sempre nuove forme espressive e dialogare con l’Europa e con il mondo. La mostra presenta una selezione di quanto espresso in Romagna per oltre un secolo dalle arti figurative, ma, vuole essere , anche, un contributo a una inversione di tendenza in atto rispetto alle traiettorie generate dal vizio di base del Moderno. Non considerata da una certa critica, l’arte figurativa, attualmente, ha acquisito con la rivalutazione internazionale di tanti suoi esponenti europei ed extra-europei del Novecento, un’opera di riconsiderazione e di revisione storiografica. Sfuggendo alla “accademia del moderno” e alla “tradizione del nuovo per il nuovo” che hanno portato al paradosso di una “avanguardia di massa”, le arti figurative in Romagna hanno inoltre confermato in modo deciso e perentorio un forte sentire l’arte. Questo atteggiamento per tanto
tempo considerato“non attuale ”ha contribuito, invece, al mantenimento di un rapporto con la grande tradizione dell’arte, con le sue ricerche estetiche e con il “fatto ad arte”. Gli artisti presentati in mostra sono numerosi e anche se di diversi periodi storici, hanno in comune una apertura a vedere ciò che non si sospetta di vedere, a saper osservare il bello e il brutto, il chiaro e lo scuro, il dolce e l’amaro, il visibile e l’invisibile nella quotidianità e saperlo mettere sulla tela: sanno cogliere il carpe diem e riescono a preservarlo. I motivi per cui le avanguardie storiche e le
tendenze di rottura non hanno mai trovato terreno fertile in Romagna sono vari e molto complessi, rimane il fatto che la pittura figurativaverista è stata e continua ad essere sempre di un alto livello qualitativo, vedesi le opere di Umberto Folli e Mattia Moreni. Questo stato artistico ha, poi, conquistato col passare degli anni sempre più i tradizionali metodi espressivi. Le opere sono state esposte non in ordine cronologico ma in modo che possano fare un “racconto” sulla condizione umana del momento in cui le opere stesse sono state dipinte.
La ricerca del senso profondo della vita ELENA VICHI
Graffiare la presenza del reale, scandagliarne l’essenza compositiva, inquisire al di là delle esteriorità e delle apparenze, spesso subdole e ingannatrici, è una tentazione che assale molti pittori, i quali spingono poi il loro atteggiamento di scavo fino alle latebre più inusitate con risultanze assai brillanti, specie se a sostegno di tale maniera espressiva c’è quel bagaglio culturale e quella potenza tecnica che sottende qualsivoglia ipotesi operativa. E’ quanto si può ampiamente sottoscrivere osservando la produzione di Elena Vichi, che sfidando l’urto dei conformismi e delle mercificazioni strutturali, ha magistralmente impostato una linea figurativa che si allinea elegantemente con quella situazione informale che oggigiorno trova molti cultori, anche se poi son pochi coloro che sanno esprimere al meglio le regole del gioco: la Vichi c’è riuscita appieno e, nella scarna essenzialità, nel calibrato equilibrio cromatico, nel dosato rimbalzo descrittivo, nel misurato dosaggio espressivo, coinvolge con rara efficacia l’osservatore conducendolo senza forzature a quelle conclusioni estetiche e comportamentali che sono il fine specifico della sua tematica. L’invito è subito accettato e accolto sia per la dinamica grafica così sicura e al tempo stesso misurata, sia per le possibilità di interpretazione lasciate alla sensibilità del lettore, sia per la spaziosa e ampia azione scenica, sia infine per quell’assillo di ricerca e quel desiderio di inchiesta che trova disponibile ogni individuo che aspira ad evadere dalle briglie di un’alienante condizione etica e sociale di un’epoca decadente come l’attuale. Una volta entrata in gioco l’artista affina sempre più le sue indagini, scopre in
continuità nuove situazioni comportamentali e, al di fuori di conclusioni compromissorie, insiste nel sublimare anche convinzioni pessimistiche e perfino drammatiche. Dipinge anche grandi superfici con plasticismi su campo lungo, con figure maschili e femminili più estese, le simbologie vitali più chiaramente e più concisamente espresse. La sua realtà non ha bisogno di chiavi interpretative, un’allegoria della vita che s’impone bellamente con le immagini più chiare. L’artista ha un “sesto senso” estetico che le consente di ottenere composizioni dense di significato apparentemente soltanto “plastiche”, frutto di una transazione fra immagine standard e immagine voluta o conseguenza di un riflusso consumistico tipo “american way of live”. L’esaltazione dell’artista è presentata senza esitazioni morfologiche, sia quando assume i segni del messaggio visualizzato, sia quando diventa di constatazione pura e semplice del vivere. E il colore distribuito secondo armonie ed effetti di facile raccoglimento, nel gioco quasi monocromo di luci e di ombre, tende a dare ancora più forza alle figure, le sue opere sono esemplari per la ricerca del reale; possiedono, anche per le fasce prospettiche a luce radente, un somatismo estremamente definito, e di significato sociale notevolissimo. Artista legata all’interezza della composizione come atto formale di appartenenza alla realtà, Elena Vichi si porta spesso in un emisfero appena sofisticato ma gentile e concreto in cui i segni dell’essere umano sono una compiuta testimonianza esistenziale, una qualità di vita, in modo semplice, di pensiero o di sogno. Vincenzo Cignarale
L’opinione
Vi n c e n z o C i g n a r a l e Nella storia della pittura italiana Giuluo Ruffini
Giulio Ruffini è venuto a mancare all’età di novanta anni nel 2011. Facendo una carrellata mentale della sua produzione pittorica si può affermare e ribadire ancora una volta la validità di una pittura lungo l’intera linea del suo svolgimento che, pur sconfinando, negli anni lontani dell’intensa formazione, nel clima severo della ricerca estetica, nell’insieme è stata sempre coerente, mantenendosi fedele all’immagine viva della realtà figurativa e naturale, di volta in volta trasfigurata e interpretata a seconda della spontaneità del sentimento e di un’ispirazione sempre sincera, ma ha potuto fissare con estrema chiarezza la posizione preminente che le spetta nella collocazione storica del novecento, non limitata solo alla regione in cui l’artista ha vissuto ed operato, la Romagna, ma entro un più ampio contesto nazionale. Allievo di Luigi Varoli da cui apprende l’arte della pittura che diventa, per lui, pane quotidiano e vita; le sue prime opere attorno agli anni ‘50 furono come esplosioni in un’aria stagnante e rivelarono un temperamento pittorico che la forte carica espressiva e l’ansia di ricerca sulla spinta di una cultura figurativa moderna-realista non aveva riscontro in quegli anni in Romagna. Sempre in quel periodo partecipa alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. Dopo di allora, Ruffini, si porrà, con animo sensibile e libero da preconcetti estetici, di fronte allo spettacolo eterno della natura per coglierne attraverso nelle lunghe
e faticose ore trascorse nei lavori dei campi per coglierne tutti gli aspetti positivi, negativi e i segreti, da fissare sulla tela con fremito di segni ed effusioni di colori. Un mondo vivo e palpitante che si rinnova nel mutare continuo della visione, mentre la sua interpretazione, registrata con un’ottica impressionistica intesa come ripensamento e rielaborazione, in chiave assai personale, di una grande lezione pittorica riportata al proprio particolare mondo espressivo, si arricchisce di sottili inflessioni segniche e di intense fluttuazioni cromatiche nella tensione vibrante della luce, e dentro cui prendono corpo e sostanza le sensazioni più intime e le emozioni più profonde dell’artista. Sensazioni ed emozioni che si trasformano in apparizioni visive di una irripetibile realtà naturale filtrata dalla poesia e dal sentimento, in cui s’inseriscono anche le limpide “nature morte”, le equilibrate ed armoniose composizioni di oggetti rurali dai ritmi precisi e dai rari contrapposti tonali, gli assorti ritratti pervasi d’intimismo. Tutto un mondo di cose reali e di sentimenti sinceri che trascorre, con affettuosa umanità e silenziosa poesia, nell’esemplare pittura di Giulio Ruffini destinata a rimanere, come preziosa testimonianza di una personalità artistica fra le più forti, e di un intero periodo della cultura figurativa contemporanea, nella storia dell’arte romagnola e italiana del nostro tempo.
EVENTI
TOSCANA
SIGNORINI, FATTORI, LEGA E I MACCHIAIOLI DEL CAFFÈ MICHELANGIOLO. RIBELLI SI NASCE
Una lucida passione ri-evoluzionaria che ha condotto gli artisti a credere di poter mutare il futuro del proprio paese assegnando alla cultura un ruolo decisivo. I macchiaioli, da testimoni del proprio tempo, decisero di scendere in arena, rinunciando ai sogni e alle coscienti illusioni, per diventare artefici del proprio destino interpretando la vita reale e spirituale, e diventando strumento della propria vita ideologica. La mostra “Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo. Ribelli si nasce”, a cura di Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto, che sarà aperta al Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art dal 21 novembre 2014 al 6 aprile 2015, nasce proprio da questo presupposto: rivedere il movimento dei macchiaioli alla luce della loro modernità, del loro essere ribelli alle regole accademiche e a ogni convenzione. “In un momento di crisi d’identità – scrive il co-curatore Maurizio Vanni –, crediamo importante analizzare un movimento che ha cercato di cambiare il mondo, e le sorti del proprio paese, anche attraverso la cultura”. Scriverà Telemaco Signorini, una delle figure più rilevanti del gruppo, nel 1889 ne “Il Gazzettino delle Arti e del Disegno”: “Sapete, secondo noi, l’arte grande qual è? È quella che esige dall’artista non cultura storica né talento immaginativo, ma osservazione coscienziosa e esatta delle infinite forme e caratteri di questa natura che vive contemporaneamente a noi”. L’approccio verso il cambiamento e il desiderio di non rimanere indietro rispetto alle evoluzioni culturali di altri
paesi ha animato questo gruppo di pittori a partire dal 1856 quando a Firenze i giovani artisti che frequentavano il Caffè Michelangiolo di via Larga – punto di ritrovo vicino all’Accademia di Belle Arti – percepirono la necessità di confrontarsi con i colleghi europei, in particolare con i francesi. La mostra, prodotta da MVIVA con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Lucca, Comune di Lucca, Opera delle Mura di Lucca, Camera di Commercio Lucca, Assindustria Lucca, Confcommercio Lucca, Confesercenti Lucca e con il supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca e Gesam Gas&Luce, ripercorre le fasi della nascita e dell’evoluzione del movimento rileggendolo con un’ottica alternativa e attuale attraverso 40 capolavori di artisti tra cui Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Giovanni Boldini, Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Vito D’Ancona, Raffaello Sernesi provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private. Lavori dipinti dal vero da cercatori di luce e di verità, di colori e di vita vera, che anteponevano la sperimentazione artistica al proprio interesse e che riscriveranno la storia del secondo Ottocento italiano. “Ribelli si nasce quindi – sottolinea il co-curatore Stefano Cecchetto –, per impeto, per passione, ma anche e soprattutto per un effetto della ragione. Questi artisti, dopo aver intuito in maniera limpida la visione della realtà, hanno saputo restituirla attraverso sottilissime reazioni che dichiarano una lungimirante modernità”.
Dal 21 Novembre 2014 al 06 Aprile 2015 - LUCCA Luogo: Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art CURATORI: Maurizio Vanni, Stefano Cecchetto COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 9, ridotto € 7 tel. per info: +39 0583 571712 e-mail per info: info@luccamuseum.com sito ufficiale: http://www.luccamuseum.com/it
AMEDEO MODIGLIANI ET SES AMIS
Questa esposizione, la cui curatela scientifica è affidata a Jean Michel Bouhours, accreditato studioso di Modigliani e curatore del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou, intende presentare la produzione artistica di Amedeo Modigliani nel contesto della cosiddetta Scuola di Parigi. Con il termine Scuola di Parigi, coniato dal critico d’arte André Warnod, si è soliti indicare un manipolo di artisti per lo più di origine ebraica i quali, discriminati nei loro paesi d’origine, si riunirono a Parigi, la «Città aureolata degli audaci» già patria degli Impressionisti e di molti altri movimenti fin de siècle come il Simbolismo. Reticenti verso l’astrattismo più spregiudicato di molte avanguardie storiche del tempo quali Cubismo, Futurismo, Dada e Surrealismo, gli esponenti della Scuola di Parigi preferirono sperimentare la loro modernità pittorica rimanendo entro parametri figurativi. La mostra è stata concepita a partire da un corpus di circa 70 opere appartenenti alle collezioni del Centre Pompidou, (Museo nazionale di arte moderna/ Centro di creazione industriale) di Parigi. La prima tela di Modigliani entrò a far parte delle collezioni del Museo Nazionale di Arte
Moderna nel 1932, successivamente verso la fine degli anni ‘40 e l’inizio anni ‘50, con l’acquisto di due teste in pietra e della straordinaria tempera raffigurante una Cariatide, si costituì una prima significativa raccolta di opere. Seguirono altri acquisti, donazioni e dazioni che contribuirono all’arricchimento del fondo Amedeo Modigliani. Una quarantina di ulteriori opere di Modigliani sono state prese in prestito da altri musei francesi, italiani o da collezionisti privati. Tra questi vogliamo sottolineare in modo particolare, l’impegno del Museo dell’Orangerie di Parigi che ha accettato di prestare le proprie opere di Amedeo Modigliani, provenienti dalla collezione Jean Walter et Paul Guillaume. Dal 03 Ottobre 2014 al 15 Febbraio 2015 Luopgo: Palazzo Blu - PISA Curatore: Jean Michel Bouhours Costo del biglietto: intero € 10, ridotto 8.50 / € 7.50, studenti € 4, gratuito fino a 12 anni tel. per info: +39 050 2204650 e-mail per info: info@palazzoblu.it sito ufficiale: http://www.modiglianipisa.it
PICASSO E LA MODERNITÀ SPAGNOLA Dal 20 Settembre 2014 al 25 Gennaio 2015
Dal 20 settembre 2014 Palazzo Strozzi a Firenze riporta l’attenzione sull’arte moderna con un nuovo importante evento dedicato a uno dei più grandi maestri della pittura del XX secolo: Pablo Picasso. La mostra presenta un’ampia selezione di opere del grande maestro dell’arte moderna che permette di riflettere sulla sua influenza e sul confronto con importanti artisti spagnoli come Joan Miró, Salvador Dalí, Juan Gris, Maria Blanchard, Julio González: l’arte che riflette sull’arte e sul rapporto tra realtà e surrealtà, l’impegno dell’artista nella tragedia storica, l’emergere del mostro dal volto umano, e la metafora del desiderio erotico come fonte privilegiata di creazione e visione del mondo. Picasso e la modernità spagnola accoglie circa 90 opere della produzione di Picasso e di altri artisti tra dipinti, sculture, disegni, incisioni e una ripresa cinematografica, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid. Tra le opere esposte sono presenti celebri capolavori come il Ritratto di Dora Maar, la Testa di cavallo e Il pittore e la modella di Picasso, Siurana, il sentiero di Miró e inoltre i disegni, le incisioni e i dipinti preparatori di Picasso per il grande capolavoro Guernica, mai esposti in numero così elevato fuori dalla Spagna. Con opere scelte nelle collezioni del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, la mostra Picasso e la modernità
spagnola vuole offrire approcci differenti alle poetiche e ai fondamenti plastici che sono stati determinanti per gli apporti di Picasso e degli altri artisti spagnoli all’evolversi dell’arte moderna. Non si tratta solo di spiegare l’influenza di Picasso sull’arte moderna spagnola, ma soprattutto di presentare le novità più originali e significative che Picasso e i maestri spagnoli hanno ap¬ portato al panorama artistico internazionale. Per farlo, la mostra si propone di riferirsi al destino di Picasso come mito e come artista, suggerendo l’idea di “variazione” quale elemento differenziatore del suo concetto di modernità, e seguendo il modo in cui Picasso ha affrontato il trasferimento di significati, figure e simboli nella rappresentazione del Mostro e nella rappresentazione della Tragedia, fino a giungere alla realizzazione di Guernica. Fondazione Palazzo Strozzi - FIRENZE Curatori: Eugenio Carmona Enti promotori: Fondazione Palazzo Strozzi Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía biglietto: intero € 10, ridotto € 8.50 / € 7.50 / € 4, famiglie € 20 tel. per info: +39 055 2645155 e-mail per info: info@fondazionepalazzostrozzi.it sito ufficiale: http://www.palazzostrozzi.org
L’opinione Lodovico Gierut Protagonisti del Novecento per i cento anni del Comune di Forte dei Marmi Non vorremmo essere presuntuosi nel dire che la mostra “Artisti x Forte 100”, da noi curata assieme a Vittorio Guidi, organizzata dal locale Museo “Ugo Guidi” assieme al Comune di Forte dei Marmi presso lo storico “Fortino” è stata definita dai più “un autentico evento” – una sorta della ‘ciliegina sulla torta’ – chiudendo le celebrazioni della cittadina versiliese per il centenario della nascita come Comune (1914-2014), ma gettando contestualmente le basi per altri notevoli capitoli della cultura. Ciò che ha colpito il gran pubblico, è stata – infatti – l’unione di una settantina di opere (sculture, dipinti ad olio, disegni, acquerelli, litografie...), eseguite nella quasi totalità proprio a Forte dei Marmi da nomi ormai consolidati come Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Arturo Martini, Antonio Bueno, Ernesto Treccani, Carlo Boecklin, Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, Emilio Vedova, Pietro Annigoni, Henry Moore, Marino Marini, Emilio Greco, Vinicio Berti, Anna Chromy, Ugo Guidi, Galileo Chini, Ernesto Thayaht..., alcuni dei quali residenti ma pure altri del presente e del passato che in un certo senso hanno sollecitato l’attenzione diretta e indiretta (opere concretamente esposte e altre in una video pubblicazione, e dunque virtuali, di Alberto
Bongini, Cesare Riva, Marcello Scarselli, Maria Gamundì, Virginia Tentindò, Stefano Paolicchi, Harry Marinsky, Luciano Maciotta, Ivan Theimer...) del gran pubblico per l’oculata scelta legata a quella professionalità e a quel “mestiere” senza cui, come abbiamo più volte sottolineato, un artista non può definirsi completamente tale. Se Umberto Buratti, Sindaco, ha scritto della “grande arte che, nel corso di questo secolo, ha accompagnato la storia di Forte dei Marmi: dagli autori che qui hanno soggiornato, a coloro che vi sono nati, fino a quelli contemporanei”, Simone Tonini – Presidente del Consiglio Comunale – ha sottolineato che l’esposizione “ripercorre la creazione di una mirabile produzione artistica realizzata nel Novecento, dedicata alla nostra città, che grazie ad essa è entrata di diritto nei manuali di storia dell’arte...”. Da parte nostra c’è, comunque, la soddisfazione di aver potuto abbinare un grande passato con il vento di alcuni rinnovi, proponendo anche, nel catalogo, una bibliografia molto vasta su cui altri potranno sostare addentrandosi sempre più nel paradiso della creatività di una Toscana “punto di partenza e di arrivo”.
EVENTI
UMBRIA
LA MADONNA DI DONATELLO A CITERNA
Mi è capitato di avere dei visitatori che facessero riferimento alla Madonna di Citerna conosciuta come una scultura pregevole nel circuito fiorentino degli antiquari, già alcuni decenni fa. Eri alla conoscenza di queste voci di alcuni "addetti ai lavori"? Sinceramente no! Mi sembra anche parecchio strano e ti spiego i due motivi che mi portano a dire ciò: gli antiquari sono degli esperti d’arte e conoscono molti storici dell’arte con i quali collaborano per valutazioni di opere da mettere sul mercato, perché non sono intervenuti? Hanno trovato il pezzo impossibile da acquisire? Ma poi il mio lavoro si è sviluppato con la partecipazione del professore Giancarlo Gentilini che,in primis è proprio di Firenze, in più ha diversi legami professionali con il mondo degli antiquari. Mi sembra strano che non mi sia arrivata tale notizia. La Madonna di Citerna è stata fino a circa una decina di anni fa una scultura in terracotta dipinta considerata quasi praticamente di nessun valore. Un'opera devozionale relegata all'interno del coro della Chiesa di San Francesco di Citerna, dietro l'altare centrale, praticamente semi-nascosta alla vista. Come sei arrivata ad scoprirla ed esaminarla?
Sono giunta a Citerna, come in tanti altri luoghi dell’Umbria e delle regioni limitrofe che nel XV e XVI secolo erano territorio delle diocesi umbre, perché svolgevo una ricerca personale intrapresa per impiegare il tempo dopo la laurea e magari riuscire a scrivere qualcosa per fare punteggio utile ai concorsi pubblici. L’argomento mi è stato suggerito dal professore Corrado Fratini visto che alla sottoscritta piacevano/interessavano di più “le arti minori”. Come tutte le ricerche anche questa è partita dalla lettura e lo studio dei testi pubblicati sulle sculture in terracotta per formarmi una preparazione di base, per poi passare successivamente a leggere qualsiasi testo moderno e non, per riuscire a fare un primo elenco delle opere e dei posti dove esse si trovavano. Citerna era una di queste località e sono tante le città che conservano questi reperti o che dovevano ospitarli, ma devo dire che essendo opere di carattere non solo monumentale, mi sono fatta la convinzione che il centinaio che io ho rintracciato deve essere solo una parte di quello che doveva essere il panorama nel suo insieme. Fatto l’elenco dei luoghi e dei siti sono partita “all’arrembaggio”. Non c’è termine più adatto per definire quello che si deve fare per andare a documentare ed utile ai concorsi pubblici. L’argomento mi è stato suggerito dal
Prima del restauro
professore Corrado Fratini visto che alla sottoscritta piacevano/interessavano di più “le arti minori”. Come tutte le ricerche anche questa è partita dalla lettura e lo studio dei testi pubblicati sulle sculture in terracotta per formarmi una preparazione di base, per poi passare successivamente inventariare opere che per la maggior parte si trovano in chiese per gran parte dell’anno chiuse, dove il povero parroco non è presente perché ne deve curare ‘18’ e non sa se fidarsi di te; lui è anche l’unico sistema di sicurezza della struttura e preferisce dirti che non c’è niente dentro (occhio non vede, ladro non entra). Misi per la prima volta piede a Citerna per aver rintracciato le schede realizzate intorno al 1860 dalla Commissione Artistica per l’Umbria; in quelle poche righe trovai l’indicazione della presenza di una statua sopra il coro ligneo. Entrai in San Francesco come sempre munita dei miei appunti, carta, penna, metro e dell’immancabile macchina fotografica (ancora non digitale), ti puoi immaginare gli scatti che feci per tutte le statue poiché finché non si ritiravano le stampe dal fotografo non si sapeva se andavano bene! Altrimenti altro sopralluogo! Bene non l’ho mai detto prima, ma appena l’ho vista sono rimasta scioccata: “oddio che mostruosità! Certo quei ritocchi poco degni, le ragnatele…non è stato un amore a prima vista”. Quello che subito mi colpì è che non c’entrava niente con le tipologie entro le quali avevo classificato le varie terrecotte umbre finora visionate, mentre mi ‘solleticava’ la mente facendomi ricordare le mia preparazione sulla materia della ricerca. Foto fatta fare…a mio padre che per amore filiale fu costretto (ma mica tanto) a scalare il coro.
Restauro ultimato
La leggibilità della scultura è stata nel corso dei secoli compromessa da una serie di ridipinture che hanno stravolto la meravigliosa policromia sottostante ma anche fortemente alterato l'espressività della Vergine e del Bambino (l’opera, in seguito all’attribuzione al grande maestro fiorentino, ha subito un lungo intervento di restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze che ha comprovato l’autenticazione del manufatto.) Solo uno sguardo attento corredato da uno studio specifico della produzione fittile rinascimentale potevano ipotizzare un nome così importante quale autore del manufatto. Quale è stato il dettaglio o la particolarità che per primo ti ha spinto ad andare a fondo nella ricerca? Hai detto bene, se non avessi svolto una preparazione precedente ai sopralluoghi il mio occhio, la mia mente non avrebbero reagito, la particolarità di ogni genere artistico è ampia a questa si devono aggiungere le peculiarità del singolo artista, ma l’alterazioni storiche che possono ‘camuffarne’ la comprensione. Quest’ultime nel nostro caso erano pesanti! Un po’ d’aiuto l’ho avuto anche dalle famose fotografie che feci scattare a mio padre, perché oltre a non essere digitali, erano (come ci veniva detto all’Università ), categoricamente in B/N. Il caos creato dalla pessima ridipintura Ottocentesca, a sua volta alterata, spariva o si mimetizzava, cosicché l’occhio perdeva quel senso di fastidio e poteva vedere oltre… che cosa mi ha colpito? Ma hai visto che profondità è riuscito a dare modellando le vesti e le parti anatomiche dei corpi! Info: www.donatelloaciterna.it
L’opinione Roberta Panichi ALBERTO BURRI 1915-2015, CENTO ANNI DI UN GRANDE MAESTRO UMBRO Le iniziative che celebrano il centenario di un’esponente eminente dell’arte moderna Una grande retrospettiva dell’opera di Alberto Burri, che, con oltre cento opere, costituisce la più ampia ed esauriente mostra dedicata all’artista in USA partirà dal Guggenheim Museum di New York a cura di Emily Braun il 15 ottobre 2015; un convegno e un summit internazionale degli artisti verranno presto realizzati a Città di Castello; il restauro e il completamento del Cretto di Gibellina con una mostra al Riso di Palermo; la ricostruzione a Milano del Teatro Continuo nel Parco Sempione; la pubblicazione del Catalogo generale del maestro, opera editoriale promossa e curata direttamente dalla Fondazione Burri, concepita in sei volumi in lingua inglese ed italiana e la lavorazione di un film a lui dedicato e ancora, momenti di approfondimento e confronto tra Burri e altri due grandi maestri dell’Alta Valle del Tevere: Piero della Francesca e Luca Signorelli. Sono queste le tappe salienti del percorso commemorativo messo a punto dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, di Città di Castello con la collaborazione di numerosi enti pubblici e privati e l’egida del Mibact. “Tutte le attività previste hanno lo scopo – ha dichiarato il presidente della Fondazione Burri, Bruno Corà – di far conoscere meglio l’opera e il contesto culturale entro cui Burri l’ha concepita e realizzata incidendo sull’arte contemporanea del XX secolo e oltre”. Il 31 ottobre apre la prima iniziativa del centenario con la mostra Rivisitazione: Burri incontra Piero della Francesca che avrà luogo nel Museo Civico di Sansepolcro dal 31 ottobre al 12 marzo 2015. L’esposizione, ideata da Riccardo Lorenzi, è a cura della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, del Museo Civico e dell’Associazione Sbandieratori di Sansepolcro, di cui si celebrano i sessanta anni dalla fondazione, ha la direzione scientifica di Bruno Corà e Carlo Bertelli. La mostra Rivisitazione: Burri incontra Piero della Francesca intende far dialogare due Maestri indiscussi dell’arte mondiale che hanno condiviso i natali nel florido territorio dell’Alta Valle del Tevere.
Per info: www.burricentenario.com www.museocivicosansepolcro.it www.fondazioneburri.org
Piero della Francesca, padre della prospettiva rinascimentale, fine matematico studioso della Sezione Aurea e autore del primo notturno della Storia dell’Arte, il Sogno di Costantino, in quel ciclo meraviglioso della Leggenda della Vera Croce affrescato nella Chiesa di San Francesco ad Arezzo, intesserà una muta conversazione con il “collega” Alberto Burri. Burri, nato il 12 marzo del 1915 a Città di Castello, esplora da autodidatta, dopo aver abbandonato l’esercizio di chirurgo a causa di lunghe prigionie prima in Tunisia poi in Texas, il linguaggio dell’arte. La sua espressività nasce come risposta alla condizione innaturale in cui si trova suo malgrado, originariamente
dando spazio ad linguaggio figurativo ancora molto influenzato dalla Scuola Romana per poi arrivare alla vera svolta, la scoperta della materia e la liberazione dalla figurazione. A cominciare dal 1948 Burri ricerca dentro la materia, prima fra tutte la juta dei sacchi contenenti le derrate alimentari, una modalità comunicativa che va a sondare nel profondo i timbri e le sfumature dei materiali, generalmente materiali di scarto e di lavorazione industriale, come legni, lamiere di ferro e plastiche, ma anche materiali fluidi e mutevoli, dall’esteriorità “organica”, come catrami, bitumi e caolino con i quali realizza i celeberrimi Cretti. Burri, che ha esplorato la
materia indagandone i limiti espressivi attraverso lacerazioni e combustioni, è considerato uno dei più influenti esponenti mondiali dell’arte Informale italiana, una temperie artistica che ha avuto uno sviluppo trasversale nel secondo dopoguerra, dagli Usa fino al Giappone, passando per i punti nodali di Francia e Germania; un’esponente cui, però, non sono mai interessate le etichette e le definizioni. Un’artista schivo e laconico che poco ha avuto da disquisire coi colleghi e con la critica, che, meno ancora, ha rilasciato dichiarazioni e spiegazioni al pubblico riguardo la sua arte. Un’artista, come sua stessa ammissione, che “dipingeva per sé.” Burri ha mantenuto un dialogo intimo e personale col passato e la tradizione, un dialogo i cui frutti si riverberano nella strutturazione compositiva che sottende all’apparenza caotica e stratificata delle sue elaborazioni materiche e che ritrova nel proprio equilibrio formale le leggi immutate dei canoni classici e delle prospettive calibrate. Un dialogo ancora vivace e ricco di corrispondenze che lo vede rapportarsi direttamente con la Resurrezione, il San Ludovico di Tolosa e il San Giuliano pierfrancescani, in uno scambio denso di suggestioni e profondi richiami che nella tradizione quattrocentesca trovano elementi solo apparentemente lontani ma in realtà perfettamente condivisi. La conoscenza della tradizione figurativa italiana ed il profondo rispetto per i grandi Maestri del passato l’hanno portato ad una ponderazione calibrata e ad un indagine artistica che non si limita al gesto, al“qui ed ora” mutevole e aleatorio ma che, partendo dall’interazione gesto – materia, spalanca le porte ad una nuova modalità di concepire il valore pittorico dei singoli materiali, ora esacerbandone le infinite potenzialità espressive, ora riformulando nuovi accordi tonali, ora, infine, penetrandone la bellezza intrinseca. Un’arte che lui chiamava pittura.
EVENTI
MARCHE
PAOLO ANNIBALI. DIRÀ L’ARGILLA LA MANO, LA TERRA, IL SACRO
Dall’ 8 novembre 2014 al 15 febbraio 2015 (inaugurazione sabato 8 novembre ore 18) la settecentesca Mole Vanvitelliana di Ancona ospita nelle sale del Museo Omero la mostra di Paolo Annibali , con oltre 20 grandi sculture in terracotta realizzate negli ultimi tre anni, secondo un progetto unitario pensato per il Museo Omero. Le grandi sculture in terracotta, collocate come a ricostruire un antico tempio, sono inconsuete, disperatamente attuali, prive di enfasi eppure fortemente attrattive e seducenti nel loro silenzio spaziale. Una sorta di “monumento al nulla” – così Annibali – senza miti e senza eroi; dove gesti e sguardi rivelano il vuoto del presente e la distanza impenetrabile delle figure femminili del frontone. Oltre alle sculture, tutte inedite, anche 21 splendidi disegni a china e un’immensità di schizzi e bozzetti. L'allestimento degli architetti Massimo Di Matteo e
Mauro Tarsetti, si articola in modo da fondere la fatica quotidiana del lavoro della scultura con la solennità delle opere finite. Seguono poi gruppo di “acròteri” –Cariatide, Hestia, La fine delle cose, Eroe sfinito, Maschere – e tutti i 21 disegni a chinaAutoritratto, Disperdersi, Il mare lontano, Eva. Per poi arrivare al tempio impossibile con le 12 metope: singole scene teatrali incastonate con la loro profondità in moduli di terracotta, racconti intimi, ricordi, epifanie, visioni da Album di famiglia a Bambina che sogna il mare. Di forte impatto le cinque figure femminili del frontone, cinque donne colte nei loro gesti quotidiani come truccarsi o specchiarsi. Una mostra ideata per il Museo Omero, (che già ha già in collezione permanente quattro opere di Annibali), da vedere e da toccare, fruibile da parte di visitatori vedenti e non vedenti. La terracotta può esser toccata, esplorata con le mani, accarezzata ed è il materiale ideale per una mostra
Museo Tattile Statale Omero - Mole Vanvitelliana Curatori:Flaminio Gualdoni Enti Promotori: Museo Tattile Statale Omero •con il Patrocinio della Regione Marche •Associazione Per il Museo Omero Tattile Statale Omero ONLUS Tel. Info: +39 071 2811935 - Sito Ufficiale: http://www.museoomero.it
GERARDO LUNATICI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
GIANNA ZANAFREDI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
BIANCO. DALLE STANZE SEGRETE AL CANDORE DELLA LUCE
Dal 20 dicembre 2014, la nuova mostra Bianco. Dalle stanze segrete al candore della luce, ai Musei Civici di Palazzo Mosca a Pesaro, apre in occasione delle feste di Natale e prosegue fino al 31 maggio 2015. Seguendo il colore bianco, simbolo di purezza e spiritualità, opere diverse per materia, tecnica, funzione e forma emergono dai depositi per dialogare tra loro e suggerire nuove interessanti proposte di lettura. E’ il bianco l’elemento che connota la prima mostra tematica di valorizzazione del patrimonio civico. Un’esposizione dove il colore candido collega tra loro più di 200 opere diverse per materia, tecnica, funzione, forma, periodo, ambito culturale e collezione; opere in gran parte provenienti dai depositi e dunque restituite alla ‘preziosa’ luce della pubblica fruizione. Promosso dal Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e da Sistema Museo, l’evento è a cura di Alessandro Marchi della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche e Benedetta Montevecchi con il contributo di Francesca Banini ed
Erika Terenzi dello staff scientifico dei Musei Civici. Un affascinante percorso espositivo che passa dal candore del marmo e dell’alabastro, all’iridiscenza della madreperla, al bianco tipico della porcellana, all’eleganza di pizzi e merletti, fino alla raffinatezza assoluta di manufatti in avorio.
Dal 20 Dicembre 2014 al 31 Maggio 2015 Musei Civici di Palazzo Mosca - Pesaro curatori: Alessandro Marchi, Benedetta Montevecchi enti promotori: Comune di Pesaro Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo costo del biglietto intero € 9, ridotto € 7.50, possessori Card Pesaro Cult € 5, gratuito under 19 tel. per info: +39 0721 387398 / 0721 387357 e-mail per ionfo: pesaro@sistemamuseo.it sito ufficiale: http://www.pesaromusei.it
EVENTI
MOLISE GIORGIO DE CHIRICO. GIOCO E GIOIA DELLA NEOMETAFISICA in cui il grande pittore riscopre una felicissima vena creativa rielaborando e trasformando tutto l’immenso bagaglio iconografico del suo folgorante primo periodo metafisico e degli anni successivi. Una nuova ricerca immaginativa caratterizzata da una pittura libera da ogni condizionamento, un’altissima stagione finale di splendida qualità in cui il suo mondo viene smontato e rimontato in una visione di intensa lucentezza interiore che si riflette sulla superficie pittorica. Le opere neometafisiche sono frutto di una percezione ludica, ironica e lucidissima, in cui l’artista gioca con il proprio mondo di immagini e scoperte, individuando nuovi confini all’insegna di quella cifra filosofica e culturale che ha sempre segnato il suo percorso, passando da Nietzsche alla tragedia greca, da Eraclito alla mitologia con una leggerezza compositiva che, nella sua dissimulata complessità, nasconde tuttavia un universo ancora ricco di segreti da indagare.
La Fondazione Molise Cultura, diretta da Sandro Arco, apre al pubblico sabato 20 dicembre 2014 a Palazzo Ex GIL di Campobasso, una grande mostra dedicata a Giorgio de Chirico, uno dei protagonisti internazionali tra i più fecondi e poliedrici dell’arte del Novecento. Gioco e Gioia della Neometafisica è organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma ed è curata da Lorenzo Canova, professore di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Molise e componente del board della Fondazione de Chirico. L’esposizione con settanta opere tra dipinti, disegni e grafiche, provenienti dalla collezione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, è sicuramente la più completa mai realizzate in Italia sulla Neometafisica dell’artista. Questa significativa fase finale dell’opera di de Chirico, a partire dalla prima fondamentale mostra di San Marino del 1995, ha ottenuto grandi riconoscimenti in tutto il mondo, come dimostrano le mostre recentemente organizzate da grandi musei a Parigi, San Paolo del Brasile, Francoforte, Atene, Tokio e New York. Vuole essere dunque un momento di di riflessione sugli ultimi dieci anni di lavoro di de Chirico e sulla sua Neometafisica,
Dal 20 Dicembre 2014 al 06 Aprile 2015 Campobasso Luogo: Fondazione Molise Cultura Curatori: Lorenzo Canova Enti promotori: Fondazione Molise Cultura Fondazione Giorgio e Isa de Chirico Tel. Info.: +39 0874 314807 E-mail Info : dechiricocampobasso@gmail.com Sito Ufficiale: http://dechiricocampobasso.com
GIULIO NERI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
LEONARDO LUCCHI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
L’opinione
To m m a s o E v a n g e l i s t a Simona Materi – Osmosis
Testo critico tratto dalla mostra “Osmosis – Grafiche e installazioni” – Officina Solare, Termoli, Gennaio 2014 Questo mondo primordiale del segno e della sensazione lo si ritrova nell’opera grafica e nelle installazioni di Simona Materi che declina la molteplicità della carne attraverso lo scavo divergente nella materia. Nel suo tentativo di unire spirito, intuizione e sostanza, nella ricerca di una concreta organicità e di un senso intimo e nascosto, infatti, è possibile intuire una profondità di analisi introspettiva, ambigua e perturbante, che parte dalla linea e dallo studio sull’umano per aprire le forme alla condizione disarmonica dell’esistenza contemporanea. Non è tanto nichilismo spicciolo quanto intensificazione dell’attimo della visione, capace di cogliere il mondo e la carne come se fossero una raggiera intensificata dalla luce e dai corpi delle cose, e per questo disfatta e divenuta fitomorfa e labirintica. Le sue impressioni cromatiche e strutturali, chiaramente depositarie di anatomie intime, sono ipotesi organiche di profondità nel tentativo di esistenziali paradossi poiché dalle esperienze del reale Materi ha appreso un modo immediato e quasi violento di accostarsi alla lastra di rame, al foglio o al metallo. Il risultato è un tratto filamentoso ed esteso come se i corpi e le cose fossero fatte di fibre naturali in perenne metamorfosi. La carnalità della sua arte, allora, ha qualcosa di inumano in quanto a parlare non è l’involucro esterno quanto il muscolo interiore, la polpa delle figure che modifica morfologie e tracce, con la natura che cerca di riprendere il controllo dello spazio. La logica delle sensazioni produce l’informe non in quanto negazione di presenza ma sempre in quanto struttura di un qualcosa di profondo, che agisce tra accumulo minerale e
pulsazione e pulsione corporea per costruire anatomie. Lo scavo –mentale e fisico in quanto scavo dell’acido e della punta sulle lastre- serve per evidenziare le strutture e per ricondurle ad una forza interiore che si scambia tra tessuto, trama e configurazione. Forse ci troviamo di fronte ad un corpo post-organico anche se apprezzo, nell’espressione pittorica e grafica, quella capacità di ritornare a prendere coscienza delle basi, intuendo l’imitazione come una forma di espressione che rifiuta il visibile per leggere le vibrazioni, vibrazioni che emergono dalle apparenze delle cose.
E’ una genesi immateriale che trova strumento di espressione nella calcografia, intesa quale campo infinito di sperimentazione sulla superficie e sul piano, e anche nell’installazione dove la fisicità delle forme acquista tridimensionalità e presenza facendosi carico della memoria dell’occhio.
Tale relazione tra gli oggetti della natura, oggetti cercati e trovati casualmente, la linfa vitale della loro biologia minerale e il calore del colore e della pittura, incarnata nel segno in disfacimento o in osmosi perenne, conduce ad un cortocircuito tra corpo-involucro-luogo di intellegibilità collettiva.
EVENTI
LAZIO MARIO SIRONI 1885-1961 Dal 04 Ottobre 2014 al 08 Febbraio 2015 della rivoluzione fascista perché la sua arte, intrisa di dramma, era più funzionale alla verità che alla propaganda. Sironi, insomma, è stato il più tedesco dei pittori italiani e il più italiano dei pittori tedeschi». Attraverso novanta dipinti, e attraverso bozzetti, riviste, e un importante carteggio con il mondo della cultura del Novecento italiano, la mostra, partendo dalle creazioni giovanili fino ad arrivare quelle degli ultimi giorni, intende far conoscere meglio un artista di statura europea, del quale lo stesso Picasso diceva “avete un grande Artista, forse il più grande del momento e non ve ne rendete conto”.
Tra i più grandi Maestri del Novecento italiano, Mario Sironi viene presentato al Complesso del Vittoriano di Roma con una grande retrospettiva. La mostra Mario Sironi. 1885-1961 è aperta dal 4 ottobre 2014 fino all’8 febbraio 2015. Attraverso le sue opere più significative si intende ricostruire la complessa attività del Maestro, ripercorrendo tutte le stagioni della sua pittura, dagli esordi simbolisti al momento divisionista, dal periodo futurista a quello metafisico, dal Novecento Italiano alla pittura murale fino alle opere secondo Dopoguerra. “Mario Sironi. 1885-1961” riflette l’attenzione del Vittoriano per la pittura italiana del Ventesimo secolo, un percorso iniziato nel 2012 con Renato Guttuso e proseguito nel 2013 con la mostra dedicata a Cézanne e ai pittori italiani che dal padre dell’impressionismo trassero ispirazione. Un’attenzione che nella primavera 2015 sarà ancora confermata dalla presenza al Vittoriano di un altro grande artista del nostro Novecento, “Giorgio Morandi. 1890-1964”. Sironi è stato uno dei più originali pittori italiani, nonché tra i più rappresentativi della sua epoca, come testimonia la stima dei colleghi, e non solo, nei suoi confronti. Scrive Elena Pontiggia in uno dei saggi in catalogo: «Sironi è stato mussoliniano ma, per parafrasare Vittorini, non ha mai suonato il piffero
luogo: Complesso del Vittoriano - ROMA curatore: Elena Pontiggia costo del biglietto: intero € 12, ridotto € 9 tel. per info: +39 06 6780664 / 6780363 e-mail per info: museo.vittoriano1@tiscali.it
LUCIANO NAVACCHIA
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
MAURIZIO MONTI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
L’opinione
Antonietta Campilongo OPENART MARKET
MISSIONE Con openARTmarket, l’opera e l’artista rispettivamente prodotto e produttore d’arte escono dalla logica dell’eccezionalità e del collezionismo d’élite per diventare un mezzo di comunicazione sociale ed estetico a costi accessibile a tutti. OBIETTIVI DEL PROGETTO Dare all’arte la capacità di aprire nuovi spazi di dialogo, e far si che l’arte contemporanea sia sempre meno un discorso per pochi con meno timore reverenziale e più voglia di partecipazione. In questo momento di grave difficoltà finanziaria l’arte soffre poiché l’opinione pubblica non ha maturato nei suoi confronti una sensibilità sufficiente a riconoscerla come una vera priorità. Ci troviamo di fronte a una nuova situazione nella quale bisogna cercare canali diversi, nei quali le logiche di produzione nei prossimi anni probabilmente cambieranno. Di fronte alla prospettiva di cambiamenti in cui si intrecciano l’emergere di nuove forme di committenza e di un collezionismo in grado di esercitare la sua influenza sul sistema dell’arte a livello globale, diventa ancora più importante e più stimolante per gli artisti riuscire a raggiungere nuovi spettatori poiché l’emozione di far entrare all’interno del gioco persone che non sono già sintonizzate su questo tema, sta diventando per molti artisti una vera urgenza, oltre che una grande opportunità per la società. La finalità di openARTmarket è dunque quella di creare un luogo dove stabilire un contatto diretto tra l’artista emergente ed il pubblico che si affaccia all’arte contemporanea; un luogo dove guardare, discutere, scegliere di comperare delle opere d’arte contemporanee a costi veramente praticabili. Questi sono proprio i due punti qualificanti dell’iniziativa: riconoscere all’artista la sua dignità e qualità di creatore d’arte retribuito per il suo lavoro e funzione sociale e consentire ad un pubblico di utenti interessati all’arte contemporanea la possibilità di acquisire opere di autentico valore artistico. Si proporranno opere d’arte (pittura, scultura, installazione, fotografia, arte digitale, design.) in una fascia di prezzo che va da 49 a 999 euro. L’idea di openARTmarket nasce dall’esperienza,
dalla passione di Antonietta Campilongo, architetto e curatrice di eventi, che da anni è attiva nel settore organizzativo dell’arte contemporanea in Italia e all’estero; insieme a lei a dar vita a questo progetto troviamo partners di consolidata competenza nell’area dell’art-marketing. Il team di openARTmarket promuoverà efficacemente gli artisti con la definizione di un programma mirato al loro inserimento e valorizzazione nel panorama artistico contemporaneo. Agli artisti si chiede in cambio di produrre opere accettando un’autoregolamentazione delle quotazioni in linea con la filosofia che sottende l’iniziativa. Prezzi esposti per consentire la valutazione e la scelta dei pezzi in tutta tranquillità costituiscono una vera opportunità. L’acquisto d’arte è un atto di felicità, di gioia e ispirazione che nessuno dovrebbe perdere nella vita. LA SEZIONE SPECIALE Sarà rivolta all’arte del riciclo per promuovere un nuovo modo di pensare i nostri stili di vita consumistici. Attraverso la valorizzazione degli “scarti” come oggetti utili a vivere un’esperienza creativa ed educativa che rispetta l’ambiente, si conferirà nuova vita a materiali che altrimenti verrebbero buttati via perché apparentemente senza valore. Al frequente interrogativo sulle diverse strade e finalità dell’espressione artistica, l’esposizione risponde con il preciso intento di sensibilizzare artisti e pubblico alle criticità ecologiche, sostenendo ogni percorso utile ad investire risorse ed energie nei processi di riutilizzo degli oggetti e dei materiali dismessi. La missione e gli obiettivi saranno legati ad openARTmarket Partner della sezione speciale Arte del riciclo è NWart sezione dell’Associazione NEWORLD da sempre presente nel panorama artistico con la finalità di seguire le problematiche sociali ed ecologiche del nostro tempo. Info: e-mail: anto.camp@fastwebnet.it T. 339 4394399 – 06 7842112 www.nwart.it www.openartmarket.it www.fonderiadelleart.com
EVENTI
ABRUZZO
ARTE NO CASTE di Chiara Strozzieri
Il progetto Arte no caste nasce dal bisogno di favorire la rinascita di uno spirito critico libero, che porti l’osservatore a giudicare l’opera indipendentemente dal nome dell’autore o dalla sua partecipazione alle note rassegne contemporanee. Questa la volontà dell’artista teatina Gabriella Capodiferro, che ha coinvolto non soltanto i soci del Movimento del Guardare Creativo di Chieti, un gruppo di novizi nel campo della ricerca d’arte da lei diretto da oltre vent’anni, ma anche nomi affermati del panorama artistico nazionale. Tutti i partecipanti a quella che è diventata una mostra collettiva senza etichette sono accomunati dall’assoluta libertà dai gruppi sociali chiusi, che oggi regolano il sistema culturale e decidono per noi chi debba andare avanti e chi inserirsi nel mercato dell’arte.
Questa iniziativa è stata sposata dall’Ente Castello e Museo delle Arti di Nocciano, che da sempre ospita iniziative capaci di abbracciare tutti i linguaggi espressivi e personalità artistiche di ogni tipo, nella convinzione che il pubblico possa così rafforzare la propria identità culturale e nella piena fiducia soprattutto nei giovani, nella loro curiosità e voglia di sperimentare. Fino al 12 gennaio sarà dunque possibile visitare questa collettiva di 50 artisti provenienti da tutta Italia e non identificati in mostra, se non nel catalogo e nella brochure disponibili per i visitatori. Che si tratti di soci dell’MGC, allievi o artisti professionisti, l’importante è che tutti siano mossi dall’obiettivo di costruire una conoscenza universale, attraverso opere di ogni genere. C’è chi ha manifestato il debito nei confronti dei grandi movimenti storici, quali l’Art Brut (Alfonso Camplone) e il Surrealismo (Vinicio Verzieri), trovando una chiave nuova per codificarne le regole estetiche, e chi invece ha inventato un linguaggio
originale, ricorrendo a nuovi strumenti come quelli informatici (Antonio Lori, Enrico Puglielli, Daniele Valentini). Nella scultura scopriamo l’abilità nel maneggiare materiali di pesi completamente diversi, come il cartone riciclato e ricomposto nelle difficili elaborazioni di Adamo Modesto e gli esperimenti in bronzo, rete zincata e resina epossidica di Manuelita Iannetti. E se, a mostra realizzata, ci prendiamo la libertà di fare nomi, ecco svelate anche tutte le altre interessanti partecipazioni: Sergio Bacelli, Carlo Bascelli, Lorella Belfonte, Marcello Bonforte, Brigitte Brand, Evelina Cacciagrano, Libera Carraro, Antonietta Catalano, Loredana Cipollone, Fernanda Colangeli, Isa Conti, Nicola Costanzo, Luigi D’Alimonte, Francesco D’Amario, Claudia De Berardinis, Laura De Lellis, Rossana De Luca, Concita De Palma, Dora Di Giovannantonio, Marilena Evangelista, Annalisa Faieta, Eleonora Frezzini, Marco Iannetti, Rosa Lisanti, Iva Lombardi, Leopoldo Marciani, Pasquale Martini, Maria Masciarelli, Serenella Mauro, Teresa Michetti, Linda Monte, Annamaria Natale, Silvia Orlandi, Graziella Parlione, Antonio Rucci, Paola Santilli, Deni Scarsi, Leo Strozzieri, Nicoletta Testa, Bruno Torriuolo, Antonio Tracanna, Daniela Visco.
MICHELE SASSI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
MIRTA CARROLI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
L’opinione Chiara Strozzieri
L’arte rinnovata di Daniela Breccia
John Coltrane suona A Love Supreme chiuso in una cassa di vetro, negandoci il disco che lui stesso considerava ispirato direttamente da Dio e che rappresenta da sempre la più alta delle dichiarazioni di fede. Inizia da qui la rinascita di Daniele Breccia, artista proveniente da un esordio tradizionale nella pittura figurativa, che ha avuto il solo merito di far conoscere le sue abilità di autodidatta. Una rinascita che inevitabilmente si afferma a distanza di anni dal terremoto dell’Aquila, città dove vive e opera, segnando una linea di demarcazione lungo il suo percorso di ricerca. L’installazione che sovverte le fasi dell’amore supremo ammette lo spaesamento di fronte a una barriera tra cielo e terra, che si stenta a riconoscere, elude ogni domanda di risoluzione o prosecuzione del viaggio e spezza il salmo con uno schianto fragoroso, cristallizzato nel tempo come testimonianza tangibile dell’incapacità umana di elevarsi a Dio. Breccia ha tratto le sue conclusioni e trovato la maniera di
sintetizzarle attraverso opere d’arte concettuali, travestite da espliciti omaggi agli artisti di riferimento: Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Donald Judd, solo per citarne alcuni. In ogni modo egli esplora il concetto di solitudine, abbinandolo al tema esistenziale e spaziando dal dramma alla beffa con grande disinvoltura. Così i blocchi di ferro minimalisti moltiplicano la sensazione di freddo e morte, legandosi alla storia americana e ai suoi simboli, mentre Mickey Mouse, grazie all’alta riconoscibilità e familiarità del personaggio, è solo un pretesto per inquadrare un angolo di mondo squallido e desolato. Quasi mai l’uomo è rappresentato, se non attraverso collage di immagini inserzionistiche, mentre l’unico e solo deus ex machina è Daniele Breccia, convinto di dare un senso alla tragedia, scendendo sulla scena artistica aggrappato a quei brani che fanno da colonna sonora alla sua impresa (e titolano alcune opere): Love Devotion Surrender di Carlos Santana, Lullaby di George Gershwin. Ardua l’impresa, ma estremamente
EVENTI
PUGLIA
CONTEMPORANEA GALLERIA D’ARTE – FOGGIA dal 25 novembre 2014 all’ 11 gennaio 2015 dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 17.30 alle 20.30
Contemporanea Galleria D’Arte Via Michelangelo 65, Foggia A cura di Giuseppe Benvenuto ingresso libero Info. 3382139499
La Contemporanea Galleria d’arte, sita a Foggia, organizza una collettiva d’arte variegata e composita. Il direttore Giuseppe Benvenuto in merito alla sua collettiva si esprime così: “I partecipanti, tutti artisti di notevole spessore e di grandi attrattive, sembrano fare a gara per contendersi le luci della ribalta, puntando le loro “chances” sul “top” delle loro “performances” pittoriche, allo scopo di polarizzare l’attenzione dei visitatori e di irretire non solo gli appassionati d’arte ma anche pretenziosi collezionisti-doc dal palato difficile”. Tra gli artisti che espongono vi sono: Annigoni, Bueno, Brindisi, Guidi, Ceccobelli, Dessì, Pizzi Cannella, Alinari, Faccincani,Cantatore, Fiume, Nespolo, Aubertin, Nitsch, Griffa, Ronda, Kounellis, Dorazio, Perilli, Finzi, Schifano, Sughi e Terruso, Accardi, Dall’Olio, Falcioni, Kostabi, Lodola, Nucara Il direttore apre le porte della sua galleria sia ad autori già affermati che ai nuovi e promettenti talenti. Memola Cinzia
ON PAPER
On Paper è il titolo della mostra collettiva - promossa dall’Assessorato alla Cultura della Città di Teramo, organizzata dall’Associazione Culturale Naca Arte con il sostegno della Fondazione Tercas - che inaugura lunedì 22 dicembre 2014 presso L’ARCA- Laboratorio per le arti contemporanee di Teramo, a cura di Umberto Palestini, in collaborazione con Giuliana Benassi. La mostra affronta la tematica della carta intesa come linguaggio, strumento e materiale d’espressione. Non si tratta di un’esposizione sul disegno contemporaneo, ma di un progetto che indaga l’uso del supporto cartaceo come materia creativa che si consegna a plurimi linguaggi espressivi, alle variegate sperimentazioni e alle scelte stilistiche degli artisti Paola Angelini, Gabriele Arruzzo, Francesco Calcagnini, Marco Di Giovanni, Stanislao Di Giugno, Matteo Fato, Andrea La Rocca, Gemis Luciani, Andrea Mastrovito, Giuseppe Pietroniro, Marco Raparelli, Renata Ruscello, Andrea Salvino, Giuseppe Stampone. Da supporto capace di assorbire colori e inchiostri a materiale da ritagliare e piegare, da base su cui imprimere matrici a massa da scompaginare e incollare, la carta diventa il leitmotif di tutto il percorso espositivo e trova nei singoli lavori un impiego sempre diverso e originale. La grande carta dipinta come se fosse spessa tela di Paola Angelini, le litografie di memoria rinascimentale di Gabriele Arruzzo, i fogli assemblati per lo studio di una scenografia di Francesco Calcagnini, le moleskine impreziosite dai segni e punti dorati che compongono lo skyline del Gran Sasso di Marco Di Giovanni, i collage astratti e appuntati su legno di Stanislao Di Giugno, i fogli pittorici e le composizioni
composizioni geometriche di Matteo Fato, la moltitudine di acquerelli ovali ritagliati e strappati da un taccuino da borsa di Andrea La Rocca, i magazines piegati e scompaginati di Gemis Luciani, l’esplosione di intagli e collage negli interventi tridimensionali di Andrea Mastrovito, le immagini serigrafiche che si compongono pittoricamente attraverso l’incontro tra inchiostro e carta di Giuseppe Pietroniro, il tavolo imbandito di disegni come un archivio sui tipi umani interpretati dalla mano cosciente e ironica di Marco Raparelli, le xilografie e le linografie che interpretano con una tecnica tradizionale un linguaggio quasi pubblicitario di Renata Ruscello, le pagine “strappate alla storia” della serie di disegni di Andrea Salvino, il dittico segnato dalla tragedia del terremoto de L’Aquila di Giuseppe Stampone: sono lavori tra loro apparentemente distanti, ma uniti dal sottile filo conduttore della carta, materiale nel quale gli artisti hanno riconosciuto un valido territorio d’indagine e d’espressione. Dal 22 Dicembre 2014 al 22 Febbraio 2015 ARCA - Laboratorio per le arti contemporanee TERAMO - ingresso gratuito curatori: Umberto Palestini, Giuliana Benassi enti promotori:Assessorato alla Cultura Teramo tel. per info: +39 0861 324200 e-mail per info: info@larcalab.it http://www.larcalab.it
L’opinione Cinzia Memola Filomena D’Ambrosio Art Exhibition
L’artista Filomena D’Ambrosio con la sua pittura si approccia ai territori indefiniti dell’Io. La produzione artistica cresce sotto l’influenza dello studio e la sperimentazione della psicologia, con particolare riferimento alla psicoanalisi. Nel suo percorso, la tela –quasi come uno specchio- blocca la percezione di sè. Tutti i dipinti rappresentano il diario dell’Inconscio , nel tentativo di raccontare progressivamente la propria metamorfosi, ovvero la propria liberazione. I dipinti si alleggeriscono delle strutture formali e i
colori si affievoliscono e cominciano a dissolversi nell’atmosfera. Nelle sue opere prevalgono paesaggi con alberi. L’Albero infatti rappresenta l’archetipo della vita in continua crescita. L’albero scelto dalla D’Ambrosio è il Pino Loricato,chedopo il suo ciclo vitale- si trasforma grazie alla sua particolare resina in una vera e propria scultura. Il grande Pino rappresenta bene la persona di Filomena, poiché tutta la sua vita è un’evidente manifestazione di trasformazione.
Filomena D’Ambrosio. Art Exhibition La Serva Padrona ,Via Paisiello, 9 Lecce ingresso libero Info. 08321693104
EVENTI
BASILICATA
LA GRANDE GUERRA. UNA INUTILE STRAGE La Grande Guerra. Una inutile strage, Biblioteca Nazionale di Potenza Dal 13 Dicembre 2014 al 28 Febbraio 2015 iblioteca Nazionale - POTENZA
La Biblioteca Nazionale di Potenza, nell’ambito del Progetto “Articolo 9 della Costituzione Cittadinanza attiva per valorizzare il patrimonio culturale della memoria storica a cento anni dalla Prima guerra mondiale”, affronta l’anniversario dell’inizio della Grande Guerra 1914-1918, organizzando la mostra documentaria di libri e periodici. Il percorso espositivo, attraverso la selezione delle pubblicazioni di libri e giornali, intende offrire un’ ampia panoramica dei diversi aspetti assunti dal conflitto sui fronti di guerra e su quelli interni. Si è voluto porre l’accento sugli aspetti generali della guerra aggiungendo alcuni elementi specifici, grazie anche ai documenti dell’Archivio Storico Comunale, relativi alla Basilicata. Nelle linee generali, si è voluto evidenziare lo spirito con cui il popolo lucano ha partecipato alla Grande Guerra . L’ esposizione che ovviamente non è esaustiva, segue una linea didattica tendente a incoraggiare la curiosità ,
in particolare degli studenti e dei visitatori in generale, e a sollecitare l’approfondimento dei temi trattati. Tra i numerosi documenti monografici e periodici posseduti dalla Biblioteca Nazionale, è stato necessario operare una selezione. La scelta, naturalmente parziale e arbitraria è ricaduta in massima parte su documenti scritti e/o editi tra il 1914 e il 1918. La mostra, che rimarrà aperta fino al 28 febbraio 2015, sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19 e il sabato dalle 9 alle 13.
tel. per prevendita: +39 0971 394211 tel. per info +39 0971 394202 e-mail per info: bn-pz@beniculturali.it sito ufficiale: http://www.bnpz.beniculturali.it
NICOLA SAMORI’
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
PAOLA MARTELLI
20 ARTISTI IN PIEMONTE
IL CORREDO DELL’ANAX. ARMI, BENI DI PRESTIGIO E CAPOLAVORI DELLA CERAMICA GRECA IN UNA TOMBA REGALE DELLA BARAGIANO ARCAICA
inaugurazione della mostra archeologica IL CORREDO DELL’ANAX – Armi, beni di prestigio e capolavori della ceramica greca in una tomba regale della Baragiano arcaica che sarà visitabile presso il museo di Muro Lucano dall’11 ottobre 2014 al 12 aprile 2015. In serata la terrazza panoramica del Museo ospiterà un interessante spettacolo teatrale, dal titolo MYTHOS, Memorie di un racconto (tratto da brani dell’Iliade, dell’Odissea e dell’Eneide) diretto e interpretato da Camillo Ciorciaro con Fabio Pappacena musiche originali di Davide Guglielmi. Per l’occasione si potranno visitare
l’esposizione permanente del Museo Archeologico Nazionale di Muro Lucano e le mostre temporanee La cultura calpestata e Italiani a stelle e strisce foto di Ron Galella. Dal 15 Dicembre 2014 al 12 Aprile 2015 MURO LUCANO | POTENZA LUOGO: Museo Archeologico Nazionale ingresso gratuito tel. per info: +39 0976 71778 sba-bas.murolucanomuseo@beniculturali.it http://www.archeobasilicata.beniculturali.it/
EVENTI
CAMPANIA
“Pittura, attrazione fatale”: le opere dell’artista Aldo Mondino a Caserta
Un senso di apertura e libertà scaturisce dalle opere di Aldo Mondino, esposte nella mostra “Pittura, attrazione fatale”, inaugurata venerdì 12 dicembre, presso la nuova sede Nicola Pedana Arte Contemporanea (Piazza Matteotti, 60) a Caserta e che rimarrà aperta fino al 20 gennaio 2015. Il curatore della mostra, Ivan Quaroni, ritiene che “Mondino era un artista concettuale ma che ha sempre utilizzato la pittura in maniera preferenziale, anche se nel suo percorso artistico ci sono molte istallazioni e sculture. L’utilizzo che lui faceva della pittura era molto rapido, veloce e immediato, legato anche a una concezione ludica che lui aveva della creatività e dell’arte”. “Pittura, attrazione fatale” raccoglie varie opere dell’artista torinese appartenenti a diversi periodi e in particolare dagli anni ’60 ai primissimi del 2000. Egli fu molto affascinato dalla cultura orientale e quella araba, come espressa nelle “Turcate” o nella serie degli “Gnawa”, saltimbanchi marocchini che ancora meglio rappresentano la sua attrazione per questo mondo. Scrive Enzo Battarra: “Ogni critico, ogni storico dell’arte ha un suo magazzino della memoria dove raccoglie le immagini più stupefacenti, quelle indimenticabili. I dervisci di Aldo Mondino ripresi nella loro danza roteante sono una
girandola di colori, sono forme in movimento perpetuo, sono geometrie del pensiero”. Aldo Mondino nasce a Torino nel 1938 e muore nel 2005. Nel 1959 si frequenta a Parigi l’Ecole du Louvre e frequenta il corso di mosaico dell’Accademia di Belle Arti con Severini e Licata. Nel 1960, rientrato in Italia, inizia la sua attività espositiva alla Galleria L’Immagine di Torino (1961) e alla Galleria Alfa di Venezia (1962). L’incontro con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il Punto, risulta fondamentale per la sua carriera artistica. Importanti personali vengono presentate anche presso la Galleria Stein di Torino, lo Studio Marconi di Milano, la Galleria La Salita di Roma, la Galleria Paludetto di Torino. Importanti sono state le sue partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1993, le personali al Museum fϋr Moderne Kunst – Palais Lichtenstein di Vienna (1991), al Suthanamet Museo Topkapi di Istanbul (1992, 1996), al Museo Ebraico di Bologna (1995), alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Trento (2000). Le sue opere appartengono alle collezioni permanenti dei più importanti Musei nazionali e internazionali e a numerose collezioni private. Ilde Rampino
Salerno: uno scrigno di tesori antichi e moderni Nuovo boom per “Le luci d’artista” 2014
C’è tempo fino alla fine di gennaio per visitare la mostra “on air” più importante di Salerno. Un’esplosione di colori e di luci che ogni anno attrae frotte di visitatori da ogni parte d’Italia e non solo. L’esposizione che dona vita al centro storico della Città, rivitalizzandola in chiave moderna pur nel suo cuore antico, ha, infatti, una spiccata vocazione turistica che la rende una perla in ambito internazionale. Tanti gli Italiani, tanti gli stranieri che animano il territorio così amato e per la sua storia e per la sua splendida cornice paesaggistica (si pensi alla peculiarità della Costiera Amalfitana, ad esempio, ma non solo). Ex meraviglia duosiciliana, oggi Salerno si rivela ancora lucente, risplendente di una modernità che le sta a pennello e che la avvolge, specie sotto il profilo urbanistico. “Basta cultura della mummificazione”: così recita il Primo Cittadino Vincenzo De Luca. Forse è questo il segreto che gli ha permesso di rendere Salerno quello che è oggi, di farla rinascere donandole uno sprint che la ha resa ancora più attraente. Tra le molteplici iniziative volte alla valorizzazione della Città, figura la conosciutissima “Luci d’artista”. L’evento che coinvolge strade, piazze e giardini, riscuote di anno in anno sempre più successo, giunto oramai alla sua nona edizione: l’esposizione di opere d’arte luminosa è stata inaugurata lo scorso 7 novembre, con grande plauso di pubblico.
Quest’anno, in particolare, tra le new entry artistiche, troviamo “Mosaico” di Enrica Borghi, “La Madonna con bambino“ di Eduardo Giannattasio, “L’Annunciazione “ di Eduardo Giannattasio, “Circus “ di Gianluca Pannoli,“Il Mito” di Nello Ferrigno, “Natività” di Eduardo Giannattasio. Un’aura magica vi guiderà così alla scoperta de “Il mito” che non si perde ne “Il tempo” grazie all’aiuto de “Il sogno” de “Il Natale”, finendo nel “Giardino Incantato” che rispecchia in pieno i temi dell’edizione 2014-15 ovvero “L’ Aurora Boreale” e “Le Fiabe”. Proprio in questa location, rispetto agli altri anni, vi sono in più gli allestimenti luminosi di “Peter Pan” e “Cenerentola”, mentre altre novità sono costituite dall’ “Aurora Boreale” sul Corso V. Emanuele, dall’ “Orsa tra i ghiacci” a Piazza M. Grasso ed, infine, dall’opera “Gli Angeli” a Piazza Alfano I. Torna, inoltre, in Piazza Flavio Gioia, l’allestimento de “Il sistema solare” con un sole così imponente che sembra davvero risplendere di “luce propria”, altro che illuminazione artificiale! Insomma, vale davvero la pena di visitare le luminarie per fare un tuffo nella singolare atmosfera natalizia che la Città sa offrire: Salerno, uno scrigno di tesori antichi e moderni che “I pinguini” del Lungomare Trieste sembrano saper ben custodire! Articolo e foto di Francesca Martire
AL MUSEO DIOCESANO “SAN MATTEO “ SALERNO ARTE E MEDICINA IN MOSTRA
Dalla collaborazione con l’Aboca Museum di Arezzo, l’unico e originale Museo delle Erbe d’Italia, nasce la mostra “Quando l’arte serviva a curare. Gli erbari fra scienza ed arte” per condurre il visitatore alla scoperta dell’antica tradizione erboristica. L’obiettivo della mostra è quello di esaltare il ruolo dell’arte nella divulgazione della botanica medicinale; per l’occasione il Museo diventerà un giardino a cielo aperto in cui i visitatori potranno ammirare i disegni e le splendide illustrazioni degli erbari cinquecenteschi che riproducono a grandezza naturale e nei minimi dettagli le piante officinali. La scelta del Museo Diocesano “San Matteo” come sede della mostra è dovuta allo storico legame con la Scuola Medica Salernitana, della quale è stato ultima sede dal 1742 al 1811. Congiungendo arte e medicina ritorneremo al tempo in cui l’arte era al servizio della salute e l’illustrazione
botanica era concepita in funzione terapeutica. La mostra, promossa dalla prof.ssa Paola Capone è stata fortemente voluta dal Direttore del Museo Don Luigi Aversa, grazie al sostegno della Diocesi nella persona di Mons. Luigi Moretti, al patrocinio del Comune di Salerno e alla collaborazione della associazioni culturali “ArteXa” e “Il Centro Storico”. Un percorso davvero interessante tra storia, arte e natura, ricco di profumi e colori che colpirà i visitatori. Per info: Giuliana Sorgente – Associazione ArteXatel. 32907784343 La Mostra sarà visitabile fino al 15 marzo 2015, dalle 9.00 alla 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, chiusa il mercoledì, prevede un piccolo contributo d’ingresso (2€ adulti – 1€ studenti di ogni ordine e grado) ed è aperta a visite guidate.
L’opinione Letizia Caiazzo Antonio Asturi: pittore poetico, incisivo, umano. Antonio Asturi, pittore campano nacque a Vico Equense NA il 2 novembre 1904 e morì a Vico Equense il 3 gennaio 1986; rimase orfano di padre all’età di dieci anni e le tante difficoltà della famiglia non gli consentirono di frequentare studi superiori, ma coltivò sempre la sua grande passione: la pittura. Artista autodidatta, dopo una breve esperienza futurista, restò fedele alla pittura figurativa. Poeta del colore, della luce delle linee essenziali e forti che hanno sempre saputo cogliere l’infinita bellezza della natura, la nostalgia per un mondo semplice al tramonto e le tante atmosfere della vita umana. Ho voluto ricordare questo grande pittore perché con la sua riservatezza ed umiltà ha dedicato tutta la sua vita all’arte,
lasciandoci opere ricche di verità, di drammaticità e allo stesso tempo ricche di poesia. Colpiscono di lui l’immediatezza del suo tratto nel rappresentare le sue figure, la vivacità della descrizione e il lirismo nell’immagine della maternità. Mi piace citare di lui le parole di Mario Venditti che dice …” Caratteristiche della pittura di Antonio Asturi sono la inconfondibilità dello stile, la verità delle realizzazioni, l’essenzialità del segno e del colore, la tradizionalità della ispirazione pur nel modernismo ardito e talvolta temerario del suo linguaggio cromatico; sa che l’artista deve dare importanza determinante all’interno sentire, piuttosto che all’esterno vedere … “ e Asturi raggiunge splendidamente questo obiettivo .
EVENTI
CALABRIA
AURELIO AMENDOLA. “ROY LICHTENSTEIN 1976” 18 Ottobre - 30 Dicembre 2014 - Casa della Memoria – Catanzaro Alessandra Primicerio
Aurelio Amendola, famoso fotografo d’arte, attraverso l’obiettivo cattura misteri rendendo eterna l’opera. Grazie ai suoi scatti ha contribuito al lavoro dei critici d’arte perché spesso attraverso le sue foto hanno identificato particolari non visibile all’occhio. La ricerca dell’artista pistoiese è vasta e comprende l’arte antica, studi su Michelangelo fino all’arte contemporanea. Amendola ha documentato con eccezionale brillantezza i grandi artisti (Alberto Burri, Renato Guttuso, Jannis Kounellis, Giorgio de Chirico, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Michelangelo Pistoletto, Emilio Vedova, e poi inediti, come il ritratti di Emilio Isgrò, Nino Longobardi, Mimmo Paladino) durante tutte le fasi del processo creativo: dalla realizzazione all’ammirazione dell’opera finita. Il 18 ottobre scorso alla Casa della Memoria, sede espositiva della Fondazione Mimmo Rotella a Catanzaro, è partita una mostra con trenta foto originali di Aurelio Amendola che resteranno in esposizione.
fino al 30 dicembre 2014 È un reportage che il grande fotografo di artisti come Giorgio De Chirico o Marino Marini, ha realizzato nello studio di Roy Lichtenstein ad Appington, nei pressi di New York, nel 1976. Amendola, che è solito usare il bianco e nero, in questo caso ha adottato il colore. Del reportage che comprendeva la Factory di Warhol e lo studio di Lichtenstein solo pochissime foto degli innumerevoli scatti furono adoperate in quell’occasione. Per la prima volta foto inedite vengono esposte tutte insieme e rappresentano la testimonianza di un’epoca artistica totalmente diversa dall’attuale. L’apprezzabile iniziativa, curata da Marco Meneguzzo, si inserisce nella cospicua attività espositiva della Fondazione Mimmo Rotella e della Fondazione Rocco Guglielmo, con la direzione artistica di Piero Mascitti. In occasione della mostra è stato conferito ad Aurelio Amendola il Diploma honoris causa dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro.
PAMARE’
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
COLLEZIONE UMBERTO BOCCIONI
Giovedì 10 luglio 2014, ore 18, a Cosenza, Palazzo Arnone, la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria inaugura la Collezione Umberto Boccioni, a cura di Fabio De Chirico. La presentazione al pubblico della nuova ala espositiva della Galleria Nazionale di Cosenza dedicata all’opera grafica del maestro futurista vedrà la partecipazione di Francesco Prosperetti, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria; Fabio De Chirico, soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria; Luciano Garella, soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone; Nella Mari, storico dell’arte Soprintendenza BSAE della Calabria; Mario Caligiuri, assessore regionale alla Cultura e Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza. Modera GemmaAnais Principe. Nell’occasione sarà presentata la scultura Forme uniche della continuità nello spazio, donazione di Roberto Bilotti alla Galleria Nazionale di Cosenza. La collezione grafica di Umberto Boccioni (Reggio Calabria 1882 – Sorte 1916) si compone di un nutrito gruppo di disegni e di incisioni e documenta l’intera evoluzione artistica di Boccioni, dalla fase prefuturista alla maturità.
Del maestro calabrese, esponente di rilievo del futurismo e dell’arte italiana del primo Novecento, si possono ammirare disegni eseguiti a matita, penna, china, pastelli colorati, acquerelli, nonchè incisioni ad acquaforte e a punta secca. Le opere sono state acquisite al patrimonio dello Stato e destinate alla Galleria Nazionale di Cosenza nel 1996 e provengono dalla galleria privata di Lydia Winston Malbin, importante collezionista americana. Il nucleo più rappresentativo è costituito da studi anatomici e di figure, di paesaggi ed architetture. Tra i pezzi più interessanti Gisella, puntasecca del 1907; l’acquaforte La madre con l’uncinetto; gli studi per Contadini al lavoro e Campagna lombarda; i disegni preparatori per il dipinto La risata nonchè il pastello su cartoncino raffigurante Gisella della collezione d’arte di Banca Carime e in comodato d’uso presso la Galleria Nazionale di Cosenza. Dal 10 Luglio 2014 al 10 Luglio 2020 Enti promotori Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria tel. per info: +39 0984 795639 sbsae-cal.ufficiostampa@beniculturali.it http://www.articalabria.it
L’opinione Alessandra Primicerio IL SENSIVISMO DI ALDO DEL BIANCO
Aldo del Bianco, caposcuola del “ Sensivismo”, corrente artistica che mette in evidenza la “trasposizione sulla tela del proprio inconscio, non il ritratto di un paesaggio o di una figura, ma dell’anima che si trova in essi e delle emozioni che essi sono in grado di suscitare in chi li osserva”, è conosciuto e apprezzato dalla critica fin dal 1973. Nasce a Fiumefreddo Bruzio, in provincia di Cosenza, ma si trasferisce giovanissimo a Roma dove studia all’Accademia. Ritrae ballerine in numerose pose, leggere mentre danzano sul palco o in momenti di pausa. Le realizza con disegno sintetico, vibrante e movimentato; il colore è fresco e vivace e i toni sfumano dolcemente dall’azzurro al verde, al bianco, al rosso. Le sue ballerine sono “… bianche nuvole il vento non le scioglierà …” come cantava in una famosa canzone Grazia Di Michele e ricordano quelle del pittore francese impressionista Edgar Degas. L’universo femminile viene indagato e scoperto da Aldo del Bianco in tutte le sue molteplici forme: la donna viene rappresentata come mito, ma anche come essenza di vita, compagna, modella e fonte di inesauribile ispirazione artistica. Nelle sue tele la donna viene raffigurata nella sua sensualità e nella sua più profonda interiorità. I bellissimi ritratti femminili hanno le caratteristiche della calda terra di Calabria: ”idillio di una terra incantata, con immense stelle notturne e capelli scuri e occhi neri
come il cielo bagnato di Busento”, così recita l’artista nei suoi versi.Si può conoscere il carattere e indagare la psiche attraverso lo studio del volto. Ciò rende il ritratto una specie di finestra sul nostro animo e i colori e le pennellate un codice di comprensione del nostro io. Trionfa l’anima attraverso volti espressivi. La donna di Aldo del Bianco non è più la bellezza ideale e divina della Venere del Botticelli, bensì è l’esaltazione di una donna vera, libera ed appagata, restituita con colori vividi e ambrati. Melisanda, folgorata da improvvise accensioni di luce e penetranti bagliori, ha lo sguardo languido e le labbra di un rosso sensuale. La calda sensualità femminile viene evidenziata grazie all’ acceso cromatismo, imbevuto di colori preziosi e di fantastici ghirigori.Nudi, cavalli, clown, violinisti, mucche ed altre figure, hanno i contorni sfumati e sono rallegrati dai rossi, blu, rosa e giallo. Un tema caro all’artista sono i paesaggi, resi con tinte ora tenui ora accese che rappresentano i panorami marini della nostra Calabria e ricordano la sua infanzia e la sua adolescenza vissuta in un paese di mare. In alcune opere l’artista ricorda il pittore russo Marc Chagall per gli elementi fiabeschi e il cromatismo acceso. Come affermava Chagal la pittura non è fredda indagine scientifica ma riflette gli stati d’animo.
EVENTI
SICILIA
TRAME DEL ‘900. OPERE DELLA COLLEZIONE GALVAGNO
Oltre sessanta opere della collezione Galvagno ripercorrono il secolo breve ad Agrigento dal 29 novembre e fino al 1° marzo 2015 negli spazi delle Fabbriche Chiaramontane. Titolo della mostra “Trame del ‘900. Opere della collezione Galvagno”, la cura è di Sergio Troisi, critico e storico d’arte che, fra le oltre ottanta opere riunite nella prestigiosa collezione ne ha scelte una sessantina “con l’obiettivo – spiega Troisi – di porre in rilievo il carattere plurale delle arti visive durante il secolo scorso, evidenziando il processo di scomposizione e riaggregazione di ricerche, linguaggi e tendenze”. Inaugurazione sabato 29 novembre, ore 18.30. Dal Futurismo siciliano al Fronte Nuovo delle Arti, dall’Astrazione promossa dagli artisti del Gruppo
Forma 1, dall’Informale alla ricerche optical e cinetiche sino al Concettuale e alla Transavanguardia, le opere costituiscono una occasione di rilettura dell’arte del Novecento nonché della sua ricezione attraverso le vicende e le scelte del collezionismo. Quasi sessanta gli artisti rappresentati, molti dei quali con lavori di rilevanza storica: tra gli altri, Balla, Guttuso, Pirandello, Savinio, Soldati, Magnelli, Accardi, Consagra, Sanfilippo, Turcato, Perilli, Vedova, Corpora, Santomaso, Angeli, Festa, Uncini, Griffa, Isgrò, Chia e, tra le presenze internazionali, Hartung, Mathieu, Oppenheim, Christo. Alla mostra, organizzata dall’associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, è dedicato un catalogo che riunirà anche le opere non esposte alle FAM di Agrigento.
Dal 29 Novembre 2014 al 01 Marzo 2015 Agrigento FAM - Fabbriche Chiaramontane Curatori: Sergio Troisi Enti Promotori:Comune di Agrigento Tel. per Info: 0922 27729 E-mail Info: info@fabbrichechiaramontane.com Sito Ufficiale: http://www.fabbrichechiaramontane.com
RITA MINELLI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
ENZO CUCCHI E IL LABORATORIO SACCARDI
La Galleria d’Arte Moderna di Palermo è lieta di presentare la prima mostra in uno spazio pubblico in Sicilia di Enzo Cucci ed il Laboratorio Saccardi con installazioni, video, quadri e sculture, che ripercorrono una ipotetica passeggiata per l’amata odiata Palermo. Quello che unisce Enzo Cucchi al Laboratorio Saccardi, è un amicizia di lunga data, un legame di stima reciproca oltre che di parentela “anti-stilistica”, un collegamento sapientemente coltivato negli anni, fatto di incontri e scambi di opinioni, idee e concetti comuni, di sperimentazione intorno l’oggetto pittorico e l’amore per la materia in genere. Negli anni il rapporto del Laboratorio Saccardi con Enzo Cucchi si è consolidato, mentre il rapporto con l’amataodiata Palermo di oggi si è deteriorato, così i lavori hanno finito per raccontare questa Sicilia ancestrale e selvatica di cui rimangono perennemente innamorati. Questa mostra è la registrazione di tutto questo, un ultimo omaggio alla città che non è quella che si vede oggi, ma è una Palermo immaginaria ed immaginata passata ma mai trapassata del tutto, sognata, quasi appartenente ad un'altra dimensione ad un'altra isola del mediterraneo, più incontaminata, più pura forse, più identitaria e definita, ammirevolmente più ignorante ma non certo più bella, ugualmente mistica, una Palermo tutta mentale, disegnata
dal segno laser di Enzo Cucchi, dipinta a forza di colori ionizzati dal Laboratorio Saccardi nel nero dell’universo, una Palermo che si chiama Cagliari. Impegnati nella costruzione di una cosmologia nuova e sperimentale ma attenta alla tradizione, Enzo Cucchi e Laboratorio Saccardi insieme costituiscono uno schiaffo all’arte contemporanea che poverina si limita ad essere solo contemporanea e stupidamente se ne frega dell’infinito e dello spirito della tradizione, vista invece come la più grande innovazione del nostro tempo ed è proprio d’infinito che si impregnano i quadri e le opere di Enzo Cucchi e del Laboratorio Saccardi. L’ arte dei tempietti pagani mischiata ai sogni contadini e spaziali quella di Enzo Cucchi, delle icone sacre, dei tempietti pagani e rupestri quella del Laboratorio Saccardi. Dal 15 Novembre 2014 al 15 Gennaio 2015 Luogo: Galleria d’Arte Moderna Tel. Info.: +39 091 8431605 E-mai lnfo: servizimuseali@ galleriadartemodernapalermo.it Sito Ufficiale: http://www. galleriadartemodernapalermo.it
ROMANO BURATTI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
EVENTI
SARDEGNA
A UN PASSO DAL TEMPO. GIACOMETTI E L'ARCAICO
: Il Museo MAN di Nuoro annuncia l’imminente apertura
della mostra «A un passo dal tempo. Giacometti e l'arcaico». Curata da Pietro Bellasi e Chiara Gatti, la mostra, ricca di una settantina di pezzi, svelerà al pubblico il grande fascino che la statuaria antica (egizia, etrusca, greca, celtica o africana), esercitò agli occhi del maestro del Novecento celebre per le sue figure in cammino, le donne immote e silenziose come idoli del passato. I prestiti delle opere di Giacometti, concessi da importanti collezioni svizzere oltre che dalla Kuntshaus di Zurigo e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, saranno accostati per la prima volta alle opere arcaiche del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, del Museo Civico Archeologico di Bologna, del Museo Civico di Palazzo Farnese a Piacenza e del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. I lavori di Giacometti e quelli dei suoi antenati animeranno un percorso avvincente, sviluppato per temi e iconografie, basato su un gioco di rimandi, di sguardi incrociati fra
capolavori, sottratti alla dimensione del tempo e ricollocati nello spazio della contemporaneità. Un viaggio affascinante nel tempo (e nello spazio), dimostrerà allora come la sua Femme qui marche, eseguita fra il 1932 e il 1936, riproponga gli stessi canoni di stilizzazione del corpo, la frontalità, la ieraticità, il passo breve avanzato della gamba sinistra, concetto puro di movimento, ispirato all'iconografia egizia. Le celebri figure di origine etrusca, come gli Aruspici dai corpi “a lama” del Museo di Villa Giulia a Roma, scoperti dall'artista durante il primo viaggio in Italia fra 1920 e 1921, sembrano tornare idealmente nelle forme immote dello scultore con le quali condividono linearismo, compostezza e armonia. Allo stesso modo il dialogo con i bronzetti nuragici può essere spiegato attraverso le parole dello storico dell'arte Giuseppe Marchiori dedicate proprio al sapore antropologico della ricerca di Giacometti e alle forme dei suoi corpi «esili come guerrieri nuragici, senza lance e scudi, oppure simili all'idolo volterrano, agli uomini della notte».
MAN - Museo d'Arte Provincia di Nuoro Curatori: Pietro Bellasi, Chiara Gatti Info: Tel. +39 0784 252110-E-mail: nuoro.museoman@gmai.com Sito Ufficiale: http://www.museoman.it
VANNI SPAZZOLI
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
MONEY EATERS
20 ARTISTI IN EMILIA ROMAGNA
METTI UN NIDO IN CITTADELLA Dal 18 Ottobre 2014 al 11 Gennaio 2015
Sabato 18 ottobre alle ore 17, inaugura presso la Cittadella dei Musei di Cagliari, l’evento di Arte partecipativa e animazione culturale “Metti un Nido in Cittadella”. Il progetto, ideato dall’artista Wanda Nazzari, è a cura del Centro Culturale Man Ray, con importanti collaborazionì istituzionali L’evento comprende, oltre ad una esposizione diffusa di opere d’arte, diverse attività culturali che verranno realizzate a cadenze settimanali. Ogni categoria di opere contiene tematiche e simbologie differenti ed è stata selezionata in base alle suggestioni suscitate dai luoghi, secondo un rigoroso principio di affinità espositiva. I Polittici, i Nidi, i Monocromi bianchi, le Sculture tessili, i Libri, le Opere Sceniche e Installative di Wanda Nazzari, apriranno un armonico dialogo con le preziose raccolte museali della Cittadella, connotandosi in una dimensione differente e dando luogo ad una visione nuova. Nel progetto sono compresi momenti di arte partecipativa che coinvolgono arti visive, musica, teatro, danza. Obiettivo principale del progetto, è quello di creare uno spettacolo “totale”, dove le varie forme d’arte si compenetrano, stimolandosi e arricchendosi reciprocamente.All’interno dell’evento, sono previste le seguenti attività didattiche, : artistiche e culturali
Passages - mostra personale di Wanda Nazzari, a cura di Simona Campus, Rita Pamela Ladogana. Direzione allestimenti Alessandra Menesini. Pressoi vari spazi culturali della Cittadella dei Musei di Cagliari. Et in Arcadia ego – mostra collettiva a cura di Efisio Carbone. Spazio San Pancrazio Performance di arti visive, musica, teatro, danza; regia Wanda Nazzari; direzione Marco Nateri;coordinamento Andrea Meloni;responsabile agli allestimenti danza Assunta Pittaluga. Tavola rotonda sul tema “Arte e Sapienza del Fare” a cura della cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di Cagliari. Seminari didattici per studenti delle Università a cura di Mariolina Cosseddu, in collaborazione con la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di Cagliari. . Laboratorio per i non vedenti a cura di Marcella Serreli, Antonia Giulia Maxia, Wanda Nazzari. Spazio San Pancrazio Dal 18 ottobre 2014 all’11 gennaio 2015 sarà possibile visitare le esposizioni tutti i giorni (eccetto lunedì), orari 10.00 - 19.00; Sala Mostre Temporanee della Cittadella dei Musei di Cagliari: dal 18 ottobre al 9 novembre 2014, orari 9.00 – 12.45; 16.00 – 18.45.
Luogo: Cittadella dei Musei di Cagliari Curatori: Centro Culturale Man Ray Tel.Info: 070 28328-E-mail: manraycentro@gmail.com Sito Ufficiale: http://www.manray.it/