LA GUERRA PER IMMAGINI IN FASSA E FIEMME - Guido Alliney

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Guido Alliney Maurizio Dellantonio Mondiale in val di Fassa e Fiemme. Sfogliando il libro si tornerà indietro nel tempo fino a quando, ormai un secolo fa, Moena, la valle di san Pellegrino e le creste di cima Bocche si trovarono al centro della guerra che cambiò il volto dell’Europa. Guidati da cento fotografie, per la grande maggioranza inedite, si comprenderanno le trasformazioni che coinvolsero i paesi di fondo valle come Moena, ma anche le dure condizioni di vita dei soldati costretti a resistere in condizioni ambientali spesso estreme sulle magiche cime dei monti di Fassa.

Guido Alliney, docente universitario, è da anni interessato alla vicende della Prima Guerra Mondiale. Alternando escursioni sul campo e ricerche di archivio ha pubblicato diversi articoli e i volumi Mrzli vrh. Una montagna in guerra (2000); Mrzli, la battaglia dimenticata (Gaspari 2009); Traversate sui sentieri della Grande Guerra. Lagorai Orientale (Gaspari 2011); con Maurizio Dellantonio La guerra per immagini in Fassa e Fiemme, 1. Pozza – Val san Nicolò – Passo Selle (Gaspari 2010). Maurizio Dellantonio è nato a Predazzo, dove vive e lavora. Profondo conoscitore delle montagne di Fassa e Fiemme e della loro storia, è uno dei maggiori collezionisti di reperti e fotografie della zona. Con Guido Alliney ha già pubblicato La guerra per immagini in Fassa e Fiemme, 1. Pozza – Val san Nicolò – Passo Selle (Gaspari 2010).

In copertina: Ufficiali austriaci in piaz de Ramon a Moena. Stazione a monte della teleferica di cima Bocche.

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Continua con questo volume la pubblicazione di testimonianze fotografiche della Prima Guerra

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MOENA - FANGO - CIMA BOCCHE


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DIARISTICA FOTOGRAFICA


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Rileggiamo la Grande Guerra www.rileggiamolagrandeguerra.it

È vietata la riproduzione anche parziale del volume senza l’autorizzazione degli autori o dei proprietari delle singole foto.

Copyright © 2011 Gaspari editore via Vittorio Veneto 49 - 33100 Udine tel. +39 0432 512 567 tel/fax +39 0432 505 907 www.gasparieditore.it info@gasparieditore.it Impaginazione: Instampa srl - Udine


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Referenze fotografiche. Archivio Guido Alliney: fotografie alle pp. 16, 17, 60, 66, 67, 78, 83, 92, 94, 105; Archivio Mauro Caimi: fotografie alle pp. 32, 33, 34, 35; Archivio Franco Chiocchetti: fotografie alle pp. 25, 31, 36; Archivio Maurizio Dellantonio: fotografie alle pp. 9, 10, 11, 12, 13, 15, 18-19, 20, 21, 23, 26, 27, 30, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 61, 62, 63, 64, 65, 68-69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 79, 80, 81, 82, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 95, 96-97, 98-99, 100-101, 102, 103, 104; Archivio Istituto Culturale Ladino, Vigo di Fassa: fotografie alle pp. 14, 22, 24, 28, 29, 43, 44.


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Indice

Introduzione

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Moena

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Fango

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Cima Bocche

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li appaiono poco; un’interessante immagine mostra però che, all’inizio del conflitto, anche le donne furono impegnate in lavori in prossimità del fronte. Più ci si allontana da Moena nella direzione del passo san Pellegrino e più le immagini forzatamente ritraggono non più paesi militarizzati, ma postazioni scavate ex novo nei boschi e sulle creste di Fango e di cima Bocche. Appaiono le torrette corazzate del forte di Someda, smontate e messe in postazione a Fango; trincee e armi, teleferiche e baracche, visi di soldati… un mondo precario, presto scomparso, oggi testimoniato dai resti delle postazioni che il terreno sta lentamente inghiottendo, ma che ora opportune iniziative cercano di preservare. E più ci si alza di quota, più i panorami divengono ampi e fatati, ma maggiore fu lo sforzo logistico e la sofferenza personale dei soldati che dovettero presidiare quelle alte quote in inverni rigidissimi, quando il manto nevoso costringeva a costruire reticoli di gallerie nella neve per potersi muovere e sopravvivere, in una effimera città sotterranea. Con queste immagini, ridare forma ai ruderi delle postazioni, ridare un volto a coloro che le hanno costruite e difese: questo l’intento del volume, raggiunto nei precisi limiti della documentazione a disposizione, certo non abbondante come si desidererebbe, ma composta da fotografie in gran parte inedite che offrono un nuovo contributo iconografico ai volumi già dedicati alla guerra in questo settore. Ed è bene ripetere che l’obiettivo del libro non è quello di ricostruire la storia militare delle battaglie di cima Bocche, certo perché tale ricostruzione è già stata compiuta e consegnata a volumi anche recenti. Ma anche, e più fondamentalmente, perché il senso delle foto qui raccolte è quello di rievocare un tempo affatto particolare, quando la guerra trasformò per sempre le valli trentine e l’Europa tutta, che si risvegliò dal sogno di una possibile convivenza fra i popoli per avviarsi sulla buia via dei nazionalismi e dei totalitarismi. Non dimenticare questo mondo che è quello dei nostri nonni o bisnonni, dunque vicino, ma è anche irrimediabilmente passato e velato dalla nostalgia dei ciò che è lontano: questo il senso delle fotografie qui raccolte e commentate, senza alcuna pretesa di scrivere la grande Storia, ma come dimesso contributo alla storia delle persone che la grande Storia l’hanno fatta e, spesso, subita.

Introduzione Questo nuovo libro fotografico fa parte della piccola collana dedicata a raccontare attraverso le immagini la Prima Guerra Mondiale nelle valli di Fassa e Fiemme. Il progetto ha preso avvio con un primo volume dedicato alla zona di Pozza di Fassa e val san Nicolò, prosegue ora con un secondo volume focalizzato su Moena e la val san Pellegrino. L’intento che guida gli autori è sempre il medesimo: tentare di illustrare attraverso il linguaggio delle immagini d’epoca i grandi cambiamenti che la guerra portò in queste appartate valli alpine. Dunque una ricerca indirizzata a mostrare come la presenza delle numerose truppe schierate dall’Impero a difesa del confine orientale del Tirolo abbia mutato il volto dei paesi, in questo caso di Moena, trasformata in centro di retrovia e dilatata dall’aggiunta di ampie distese di baraccamenti per i servizi, i magazzini e le truppe a riposo. Le strade sterrate furono percorse da lunghe colonne in marcia e da automobili e camion che portarono in val di Fassa armi e rifornimenti, truppe e imperatori. Più volte, infatti, Carlo d’Asburgo, l’ultimo Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria, giunse a Moena per mantenere saldo l’animo dei suoi combattenti. Il paese si affollò non solo di soldati imperiali, ma anche di centinaia di prigionieri di guerra russi e serbi che furono impiegati, spesso a scapito della vita, nel trasporto fino in prima linea di rifornimenti e nella costruzione delle strade e dei ponti indispensabili per smaltire il traffico sempre più intenso. La popolazione di Moena e dei paesi vicini non venne mai evacuata. È difficile ricostruire lo stato d’animo degli alpigiani a fronte di così grandi rivoluzioni, né è compito di questa introduzione. È probabile che gli anziani, le donne e i bambini, unici abitanti rimasti nelle proprie case dopo che gli adulti erano stati chiamati sotto le armi e mandati sui campi insanguinati della Galizia, proprio per il pensiero dei propri cari guardassero con una certa simpatia i soldati di un esercito che difendeva il confine dell’Impero. Certo le condizioni di vita divennero sempre più dure e la carenza di cibo costrinse il comando imperiale a requisire oltre al fieno anche il bestiame della popolazione civile: fra il dicembre 1917 e il gennaio 1918 furono confiscati 101 maiali. Nelle foto i civi-

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sa da Cadorna per rettificare il fronte trentino dopo la Strafeexpedition, che portò le linee italiane a ridosso della pianura veneta. Nel Trentino orientale l’offensiva prevedeva attacchi simultanei nella zona di Bocche, del passo Rolle e del Lagorai. In questi ultimi settori le fanterie italiane conquistarono le cime della Cavallazza e del Colbricon, senza però riuscire a sfondare le linee arretrate imperiali. Nel settore di cima Bocche gli assalti del fanti italiani si susseguirono senza successo, provocando gravissime perdite ai reparti attaccanti come ai pochi difensori. Nel corso della battaglia, che durò fino al 25 luglio, la brigata Tevere perse – fra morti e feriti – più di 500 uomini. I comandi imperiali, preoccupati dalla pressione italiana, prima e durante la battaglia rinforzarono il 39° battaglione della Landsturm che presidiava il settore con battaglioni del III Landesschützen (truppe scelte alpine), del 74° Reggimento di fanteria, del 1° Reggimento della Bosnia-Erzegovina, del 92° Reggimento fanteria e nuclei del 37° reggimento ungherese: su cima Bocche combatterono reparti da ogni angolo dell’Impero. Contro queste truppe erano schierati i due reggimenti della brigata Tevere, il 215° e il 216°. Il 9 agosto la lotta riprese sanguinosa, con la conquista e la riconquista delle postazioni più orientali dello schieramento imperiale, come il tristemento noto Osservatorio. La battaglia terminò senza progressi decisivi dei reparti italiani, che persero altre centinaia di uomini. Gli ultimi scontri si conclusero solo ai primi di novembre, quando la postazione dell’Osservatorio, strategica per il controllo del costone di Bocche, fu nuovamente presa e perduta dalle truppe italiane, per restare poi definitivamente in mano imperiale. Da quel momento a cima Bocche si combatté una tipica guerra di posizione, con trincee vicinissime e continue azioni di disturbo da parte dei contendenti, ma senza più azioni in grande stile fino al novembre 1917, quando le truppe italiane si ritirarono sul Piave. La brigata Tevere, che restò in linea a Bocche fino all’aprile del 1917, quando venne sostituita dalla Basilicata, perse più di 2500 uomini. Le perdite dei reparti imperiali non sono quantificate con precisione; considerando che i difensori furono sempre numericamente inferiori agli attaccanti, le perdite furono certamente minori, ma in ogni caso molto alte.

Ci piace notare come gli stessi soldati delle varie nazionalità e dei vari idiomi dell’Impero che presidiarono queste cime – austriaci, cechi, ungheresi, bosniaci, ladini, per citarne solo alcune – furono spesso più ammirati dalla natura meravigliosa che li circondava che interessati alle opere militari. Così ci sono giunte relativamente poche fotografie delle postazioni di cima Bocche, ma un numero rilevante di inquadrature del Cimon della Pala, simili fra loro come sono simili oggi gli scatti dei turisti che ne percorrono la cresta ancora solcata dalle trincee. Nel settore di Moena la principale linea difensiva imperiale partiva dal passo delle Selle per seguire l’affilata cresta dei Rizoni e scendere poi lungo i ripidi prati sotto cima Ricoleta fino a chiudere la valle del san Pellegrino davanti all’abitato di Fango. Oltre il ruscello la linea risaliva gli erti pendii meridionali della valle per portarsi sulla breve cresta del Camel, sperone avanzato sotto il Gronton. Il fronte proseguiva attraversando la forcella di Bocche e raggiungeva la cime di Bocche. Seguiva poi l’orlo orientale del grande piano inclinato che da cima Bocche digrada verso Paneveggio, e questa era la zona più vicina alle linee degli italiani, che nell’estate del 1916 erano riusciti a portarsi a ridosso delle postazioni imperiali. Le linee austriache ritornavano poi verso l’alpe di Lusia e scendevano nella valle del Travignolo che raggiungevano davanti al forte Dossaccio. Durante il primo anno di guerra non ci furono azioni di rilievo: nelle prime settimane del conflitto le linee furono presidiate dalle compagnie Standschützen della valle e dai battaglioni provenienti da altre zone del Tirolo, poi nel mese di giugno giunse in Trentino il Deutsche Alpenkorps (DAK), il corpo alpino tedesco, reparto ben addestrato e meglio armato. In ogni caso gli italiani non tentarono alcuna avanzata, e l’attacco al passo Selle del 18 giugno non coinvolse il settore di Moena. Gli imperiali spesero quell’anno di tranquillità per scavare trincee e caverne, rafforzare le postazioni e realizzare una rete logistica con la costruzione di strade e teleferiche. Il 20 luglio 1916 una divisione di fanteria, la Tevere, mosse all’attacco di cima Bocche, una delle poche zone che consentiva lo spiegamento di grandi unità e, di conseguenza, attacchi in massa. L’operazione rientrava nella controffensiva italiana deci-

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Moena


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Panorama aereo della val di Fassa ripreso durante la Grande Guerra. Al centro della foto la conca di Moena, con le poche case del paese strette intorno al ponte sull’Avisio e lungo il rio Costalongia; sopra l’ampia piana di Pozza di Fassa, disseminata di radi gruppi di case. La complessa organizzazione della logistica militare incise profondamente sull’appartata realtà di questi paesi di montagna.

• Nella pagina precedente: Moena in una mappa catastale del 1907.

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Il comando della 90a divisione fanteria, che difendeva il settore della val di Fassa, si stabilÏ al Grand Hotel Karersee, al passo di Costalunga. Nella foto ufficiali dello stato maggiore divisionale davanti all’ingresso dell’edificio.

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Foto ricordo degli ufficiali del comando di settore al passo di Costalunga, con sullo sfondo la parete rossa della Roda di Vael. Si possono notare numerosi ufficiali dell’esercito tedesco, accorso nei primi mesi di guerra in aiuto del piÚ debole alleato austriaco.

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La militarizzazione del territorio riguardò tutta la val di Fassa. In questa foto dell’estate del 1915 soldati austriaci e tedeschi in posa davanti al ristorante pensione Fassaner Höhenweg (Alta Via Fassana), in località Chiusel, lungo la strada che dal passo di Costalunga conduce in val di Fassa. L’edificio, non più adibito a struttura ricettiva, è tutt’ora esistente.

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Anche i centri minori attorno a Moena furono occupati dalle truppe imperiali, e i ponti sorvegliati per controllare il movimento di militari e civili e prevenire eventuali attentati. In questa interessante foto si vede l’abitato di Soraga con un anziano del paese, accompagnato dal proprio asino, assieme ad un soldato austriaco e un portaordini dell’esercito tedesco. In primo piano la sentinella al ponte sull’Avisio.

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Un angolo del paese di Forno in una assolata giornata di tarda primavera del 1916. Neppure la presenza dei numerosi militari riesce a mutare l’impressione di serenità che l’immagine suscita: del resto, il bambino seduto a sinistra sulla panca al sole non pare impressionato dalle divise e dalla guerra che si combatte sui monti vicini.

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Quando la neve è alta le trincee non sono più di roccia ma di neve ghiacciata. In questa postazione nei pressi dell’Osservatorio di cima Bocche militari austro-ungheresi infagottati in cappotti e passamontagna puntano i fucili verso cima Juribrutto. Ultimo della fila l’ufficiale che scruta con il binocolo le linee italiane.

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Ăˆ bello chiudere il volume con questa foto ricordo di due fratelli riuniti davanti ad un ricovero di cima Bocche. Non sapppiamo che sorte il destino riservò ai due militari, ma il loro sguardo intenso e doloroso ci sembra simboleggiare bene la volontĂ di sopravvivere alla bufera della guerra e di iniziare una nuova vita di pace.

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Sepoltura nella neve al passo Costalunga.


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Finito di stampare nel mese di aprile 2011


Guido Alliney Maurizio Dellantonio Mondiale in val di Fassa e Fiemme. Sfogliando il libro si tornerà indietro nel tempo fino a quando, ormai un secolo fa, Moena, la valle di san Pellegrino e le creste di cima Bocche si trovarono al centro della guerra che cambiò il volto dell’Europa. Guidati da cento fotografie, per la grande maggioranza inedite, si comprenderanno le trasformazioni che coinvolsero i paesi di fondo valle come Moena, ma anche le dure condizioni di vita dei soldati costretti a resistere in condizioni ambientali spesso estreme sulle magiche cime dei monti di Fassa.

Guido Alliney, docente universitario, è da anni interessato alla vicende della Prima Guerra Mondiale. Alternando escursioni sul campo e ricerche di archivio ha pubblicato diversi articoli e i volumi Mrzli vrh. Una montagna in guerra (2000); Mrzli, la battaglia dimenticata (Gaspari 2009); Traversate sui sentieri della Grande Guerra. Lagorai Orientale (Gaspari 2011); con Maurizio Dellantonio La guerra per immagini in Fassa e Fiemme, 1. Pozza – Val san Nicolò – Passo Selle (Gaspari 2010). Maurizio Dellantonio è nato a Predazzo, dove vive e lavora. Profondo conoscitore delle montagne di Fassa e Fiemme e della loro storia, è uno dei maggiori collezionisti di reperti e fotografie della zona. Con Guido Alliney ha già pubblicato La guerra per immagini in Fassa e Fiemme, 1. Pozza – Val san Nicolò – Passo Selle (Gaspari 2010).

In copertina: Ufficiali austriaci in piaz de Ramon a Moena. Stazione a monte della teleferica di cima Bocche.

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Continua con questo volume la pubblicazione di testimonianze fotografiche della Prima Guerra

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