IL SACRIFICIO DELLA JULIA IN RUSSIA - Carlo Vicentini

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COLLANA STORICA


C a r l o Vi c e n t i n i

IL SACRIFICIO DELLA JULIA IN RUSSIA Prefazione di Giorgio Rochat


Indice

Prefazione di Giorgio Rochat

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Premessa 10 L’arrivo dell’Armir sul fronte russo 11 La protagonista della vicenda 13 L’offensiva invernale russa contro l’Armata italiana 15 Il gruppo d’intervento 19 Il trasferimento di tutta la Julia sul nuovo fronte 27 I russi iniziano ad attaccare le quote davanti Ivanovka 30 I Btg. L’Aquila, Monte Cervino e Tolmezzo attaccati per 10 ore consecutive 32 Vigilia di sangue per la Julia 37 Tocca di nuovo al Valcismon 45 Attacco al Tolmezzo e al Vicenza. Intervento del Gemona 48 La lotta per il possesso della Quota Signal-Cividale 53 Bilancio di un mese di combattimenti sul fronte di Novo Kalitva e Selenj Yar 57 Terza fase dell’offensiva invernale russa L’operazione Ostrogozsk Rossosc 59 I russi arrivano indisturbati a Rossosc 60 Arriva l’ordine di ripiegamento 65 La battaglia di Novo Postojalovka 70 Considerazioni sulla battaglia di Novo Postojalovka 79 Un tentativo di calcolo delle perdite 87 I caduti 89 I prigionieri 90 La Julia nei lager 93 I prigionieri restituiti 97 Conclusione 98 Allegati 101 Bibliografia 151 Indice dei nomi 153


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prefazione

Carlo Vicentini è nato a Bolzano nel 1917 in una famiglia trentina. Il padre, funzionario delle poste austriache poi italiane, aveva il torto di conoscere bene il tedesco, quindi, nel quadro della dissennata politica fascista di italianizzazione forzata del Sud Tirolo o Alto Adige, fu trasferito prima nel Monferrato, poi a Roma. Qui Vicentini si laureò in scienze economiche nell’ottobre 1940. Nel febbraio successivo fu chiamato alle armi con la classe 1921; da buon trentino aveva una grossa pratica di sci e di montagna, quindi fu destinato agli alpini. Nel gran disordine della guerra fascista la preparazione degli ufficiali di complemento era quasi sempre scadente, Vicentini e gli altri allievi ufficiali giunti a Aosta nel febbraio 1941 ebbero invece la buona sorte di un addestramento assai curato di un anno intero. Alla fine del febbraio 1942 Vicentini era di nuovo ad Aosta come sottotenente del 4° reggimento alpini. Gli fu chiesto se voleva raggiungere il battaglione Monte Cervino in Russia, Vicentini accettò e partì subito. Le diecine di battaglioni alpini della Seconda guerra mondiale avevano un reclutamento regionale e caratteristiche simili per impianto e materiali (le centinaia di muli). Il Monte Cervino era un caso a parte, un’unità di élite con organici ridotti di provetti sciatori e un equipaggiamento un po’ più moderno (tute bianche e scarponi con la suola di gomma). Fu mandato in Albania nell’inverno 1940-1941 e ivi impiegato senza risparmio, praticamente distrutto. Poi fu ricostituito e inviato in Russia, dove per tutto il 1942 fu utilizzato come truppa d’assalto in tutti i casi di emergenza. Dire che il Monte Cervino era il più bel battaglione italiano in Russia è probabilmente vero, le graduatorie di valore sono sempre soggettive, certo fu il più sfruttato. A metà dicembre 1942, agli ordini del capitano Lamberti, fu distaccato con la divisione Julia per coprire il fianco est del corpo alpino rimasto esposto dopo l’offensiva russa che aveva travolto gran parte del fronte italiano sul Don, come illustra Vicentini nel volume che presentiamo. Vicentini combatté con il Monte Cervino fino a metà gennaio 1943, quando fu catturato dai russi con i resti del battaglione. Ebbe la sorte di sopravvivere alle prime, micidiali fasi della prigionia in cui perì la grande maggioranza degli italiani catturati sul Don e nella ritirata. Rientrato in Italia nel 1946, come quasi tutti i reduci non ebbe parte nelle aspre polemiche del dopoguerra sulla prigionia; si costruì una famiglia e una vita normale come funzionario delle ferrovie, gli anni passati in Russia restavano un suo rovello interiore. Alla fine degli anni Ottanta, ormai in pensione, Vicentini tornò sui suoi ricordi e diede alle stampe un volume sulla sua prigionia, Noi soli vivi (oggi disponibile nella ristampa presso Mursia, Milano 1997). La prigionia di guerra ha sempre caratteri molto particolari, ufficiali e soldati devono difendere la loro identità com-


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pattandosi nel rifiuto e spesso nell’odio verso i carcerieri, anche quando costoro osservano le regole internazionali sulla custodia dei nemici catturati, come nel caso degli anglo-americani. I sopravvissuti alla prigionia di Russia avevano molte ragioni per odiare i russi, la morte di gran parte dei loro compagni catturati sul Don, il trattamento misero, i corsi obbligatori e dogmatici di rieducazione antifascista. E le accuse di molti di loro trovavano facile successo nel violento anticomunismo del dopoguerra che chiedeva conto a Togliatti dei soldati mandati a morire in Russia da Mussolini. Le memorie di prigionia edite nel dopoguerra sono quindi condizionate dalla polemica antisovietica. Per avere una testimonianza equilibrata sulla prigionia abbiamo dovuto aspettare lo studio del 1979 di Valdo Zilli (un reduce che divenne un grande storico della Russia prima del 1917)1 e poi il volume di Vicentini, la migliore testimonianza di una vicenda tragica, di cui illustra gli orrori della prima e terribile fase, poi la durezza della vita nei campi organizzati e le assurdità della rieducazione politica condotta dai russi, con un equilibrio che non risparmia le accuse senza scadere nella propaganda anticomunista. Negli anni successivi Vicentini si è dedicato allo studio della prigionia. La nuova disponibilità delle autorità militari russe dopo il 1989 ha permesso l’accesso alla documentazione dei campi in cui furono raccolti i militari italiani, in sostanza lunghi elenchi di morti, non facili da identificare per la trascrizione dei nomi secondo l’alfabeto russo. Qui occorre precisare. Secondo la documentazione ufficiale2 i dispersi sul Don nell’inverno 1942-1943 furono circa 85.000, di cui soltanto 10.000 rientrarono alla prigionia (è l’unico dato sicuro). Non sarà mai possibile suddividere i 75.000 caduti tra i combattimenti sul Don e nel corso della ritirata, poi i trasferimenti dei prigionieri nelle marce forzate dopo la cattura e nei successivi tragici trasporti ferroviari, infine nei primi tempi nei campi di prigionia, dove ci fu la mortalità maggiore per gli effetti delle epidemie su organismi debilitati e la mancanza di cure (con l’estate 1943 le condizioni di prigionia divennero “accettabili” e la mortalità “normale”, mi scuso per la brutalità dei termini). I militari italiani che riuscirono a rientrare in Italia scampando alla cattura tendono a aumentare il numero dei caduti nei combattimenti, quelli che furono catturati dai russi danno invece stime maggiori per il numero dei prigionieri e dei morti nella fasi successive. Il totale dei prigionieri rimane indeterminato, 50.000 è una stima orientativa e discussa. Però poi le ricerche che Vicentini e pochi altri hanno condotto sugli elenchi dei morti nei campi russi portano a aumentare il totale dei dispersi in Russia, non 85.000, ma 95.000 (meno i 10.000 rientrati), quindi anche il numero dei prigionieri3. Il discorso rimane aperto, sono cifre ancora da verificare, non credo che sarà mai possibile arrivare a conclusioni indiscutibili. La guerra italiana in Russia ha avuto un successo mediatico eccezionale, centinaia di pubblicazioni secondo Vicentini, più di tutte le altre dedicate alle diverse campagne del 1940-1943. Le ragioni non sono facili da individuare4. Sta di


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fatto che la tragedia degli alpini ha prodotto i due più belli e fortunati volumi di memoria della guerra italiana, Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern, 1953, e Mai tardi di Nuto Revelli, 19465. E poi il best seller dell’editoria italiana, il romanzo storico di Giulio Bedeschi, Centomila gavette di ghiaccio, 19636. In realtà gran parte di questa produzione è agiografica o puramente commerciale, le memorie autentiche sono comunque molte, forse fino a un centinaio. Mancano però gli studi sulle operazioni, la relazione citata dell’Ufficio storico si limita per forza di cose alle linee generali. La grande disponibilità di memorie di combattenti non è stata finora utilizzata per la ricostruzione dettagliata delle fasi della resistenza sul Don e della ritirata. Qui sta l’originalità del volume sul sacrificio della Julia e del Monte Cervino che costituisce l’ultima e grande impresa di Vicentini per la documentazione e testimonianza della guerra degli alpini in Russia. Una ricostruzione accurata e appassionata di un mese di combattimenti sul fronte del Don, che utilizza correttamente la documentazione ufficiale e la memoria dei combattenti. Uno studio esemplare proprio per la valorizzazione delle testimonianze dei protagonisti, condotta con sobrietà e passione. La partecipazione diretta di Vicentini a queste vicende resta sullo sfondo, un caso raro di modestia, ma è importante per la vivacità e concretezza della narrazione, Un volume importante per la storia della guerra italiana di Russia, vorremmo averne molti altri simili, possiamo soltanto ringraziare Vicentini per averlo scritto. Giorgio Rochat

Note 1. Valdo Zilli, Gli italiani prigionieri di guerra in URSS: vicende, esperienze, testimonianze, relazione al convegno Gli italiani sul fronte russo, curato nel 1979 dall’Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia. Atti editi presso De Donato, Bari 1982. 2. Ufficio storico dell’esercito, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo 1941-1943, Roma 1977. 3. UNIRR (Unione nazionale italiana reduci di Russia), Rapporto sui prigionieri italiani in Russia, Roma 1997 (autore Vicentini, oggi presidente dell’UNIRR). 4. Giorgio Rochat, La campagna di Russia 141-1943. Rassegna bibliografica, in “Il movimento di liberazione in Italia”, 1965: ID., Memorialistica e storiografia sulla campagna italiana di Russia, in Gli italiani sul fronti russo, op. cit.; ID., Le guerre italiane 1935-1943. Einaudi, Torino 2005. 5. Entrambi editi presso Einaudi, Torino, in successive edizioni. Il volume di Rigoni Stern aveva raggiunto il mezzo milione di copie già nel 1979. 6. Oltre un milione di copie presso Mursia già nel 1979. Bedeschi era ufficiale medico in Russia, ma il suo è un grande affresco costruito con una tecnica hollywoodiana (medaglioni di generali, ufficiali e soldati, eroi cinematografici) e il ricorso ai temi tradizionali della retorica nazionale.


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preMeSSa Non si può dire che l’avventura italiana in Russia durante la seconda guerra mondiale sia passata sotto silenzio dalla memorialistica, dalla pubblicistica e dagli organi d’informazione. Un simpatico bibliofilo napoletano ha compilato un elenco con circa 500 titoli che riguardano esclusivamente la partecipazione italiana alla Campagna di Russia. La conferma che gli italiani non leggono libri è data dal fatto che nonostante questa valanga di scritti sulla vicenda, la conoscenza media di ciò che è successo rasenta l’ignoranza o, cosa forse peggiore, il poco conosciuto è sbagliato o travisato. Nella mia abbastanza lunga esperienza di narratore in pubblico delle vicende delle nostre truppe in Russia, ho potuto constatare che i più informati sanno che in Russia c’è stata la “tragedia dell’Armir” conclusasi con la “disastrosa ritirata degli alpini” e la “scomparsa” di centomila uomini. Come Presidente dell’Unione Nazionale Reduci di Russia, in tali chiacchierate era mio dovere fare osservare immediatamente che sul fronte russo oltre gli alpini c’erano sette divisioni formate da fanti, bersaglieri, artiglieri, camicie nere, genieri, autieri e che tutti loro dovettero ritirarsi nelle stesse condizioni ambientali e con le stesse vicissitudini degli alpini. Dei 100.000 uomini che non hanno fatto ritorno, 35.000 erano alpini, ma gli altri 65.000 erano giovani che provenivano da ogni angolo d’Italia, Puglia, Calabria e Sicilia incluse. Non solo tragedia degli alpini dunque. Ma qui non voglio rinunciare, per una volta, ad essere solo, esclusivamente alpino, forse un tantino fazioso, per raccontare che in Russia, oltre all’epico episodio di Nikolajevka, gli alpini sono stati protagonisti di altri fatti notevoli. Caso unico in tutto il corso della guerra, il Bollettino del Comando Supremo tedesco del 29 dicembre 1942, citava l’azione di un reparto italiano: “…nei combattimenti difensivi nella grande ansa del Don, si è particolarmente distinta la Divisione italiana alpina Julia”. Conoscendo in quale considerazione fosse tenuto l’alleato italiano dai tedeschi, specialmente dopo la disastrosa rottura subita dal nostro fronte a metà dicembre, quella citazione era il riconoscimento che la Julia aveva fatto qualcosa di meritevole. Questa citazione fu volutamente ignorata dal nostro Bollettino di Guerra di allora e quasi mai se ne è parlato nelle pubblicazioni o nelle rievocazioni di tutti questi anni. Cosa ha fatto la Julia di così importante? è quello che tenterò di raccontare. Lo schema è l’asciutto diario degli avvenimenti di quei giorni, accompagnato da qualche indispensabile commento, dalle informazioni essenziali, dalle cifre significative, da cartine e schemi che informino visivamente. L’ho completato, quando è stato possibile, con le testimonianze dei protagonisti, le sole che possano far rivivere lo scenario drammatico nel quale si sono svolte, far entrare nello stato d’animo e la tensione di chi vi ha partecipato.


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Credo sia il modo più efficace per mettere in risalto la tragicità di quel periodo e far capire quale enorme compito strategico seppe adempiere la Julia in avverse ed eccezionali condizioni di terreno, climatiche, tattiche e logistiche. Far capire con quale profondo senso di responsabilità abbiano combattuto e si siano sacrificati i suoi uomini, sapendo che avevano nelle loro mani la sorte degli alpini delle altre due Divisioni, la Tridentina, la Cuneense e i fanti della Vicenza. L’arriVo DeLL’arMir SUL fronTe rUSSo Nei due mesi di luglio e agosto del 1942 giunsero sul fronte russo le sette divisioni che Mussolini aveva voluto affiancare alle tre del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR). Queste erano la Torino, la Pasubio e la Celere che giunte sul fronte orientale esattamente un anno prima, nell’agosto del 1941, erano avanzate per più di 1.000 chilometri, inquadrate in un Corpo d'Armata tedesco, fino al bacino minerario del Donez. Le nuove divisioni erano: la Cosseria, la Ravenna, la Sforzesca, la Vicenza, tutte di fanteria e le tre divisioni alpine, Tridentina. Cuneense e Julia. Tutte insieme, inquadrate in tre Corpi d'Armata, costituivano l’Armata Italiana in Russia (ARMIR). L’arrivo di queste nuove unità era coinciso con l’inizio dell’offensiva tedesca sul fronte meridionale che aveva come obiettivo l’ulteriore avanzata fino al Don, a Stalingrado sul Volga e la conquista di tutta la regione caucasica. Solo le divisioni del vecchio CSIR e una aliquota della Ravenna e della Sforzesca parteciparono ai combattimenti di sfondamento del vecchio fronte rimasto fermo praticamente dal dicembre1941 fino ad allora. Le colonne corazzate tedesche correvano veloci verso oriente e verso sudest in quanto i russi, come da tradizione, si ritiravano e si sottraevano ai combattimenti sapendo che il Don e il Volga sarebbero stati per loro degli ottimi baluardi e in questo modo avrebbero costretto il nemico ad allungare enormemente sia il fronte che le linee di rifornimento. Solo la divisione Celere, l’unica delle nostre ad essere completamente motorizzata, fu aggregata all’armata di von Paulus e impiegata assieme a una divisione tedesca a eliminare la testa di ponte di Serafimovic che minacciava l’ala sinistra dei tedeschi che correvano verso Stalingrado. Le altre nostre divisioni di fanteria furono destinate, inframmezzate ad altre unità tedesche, a creare una linea di difesa sulla riva destra del Don, linea che poterono raggiungere, senza combattere, ma a piedi e a marce forzate coprendo, a seconda dei punti di arrivo in treno e dei tratti di fronte loro assegnati, circa 500/600 km (caso della Torino, Pasubio, Cosseria) o circa 900 km (caso della Sforzesca e della Ravenna). La Tridentina fu la prima divisione alpina ad arrivare in treno fino a Gorlovka, centro del vecchio fronte, da dove 15 giorni prima, erano partite Torino e Pasubio nella loro avanzata a seguito dei tedeschi e fu assegnata alla 9a armata


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tedesca lanciata verso il Càucaso: avrebbe dovuto marciare anch’essa per circa 1.300 km. perché non c’erano automezzi sufficienti e comunque le salmerie avrebbero dovuto percorrerli per via ordinaria. Anche gran parte della Cuneense fu portata con le tradotte molto a sud, vicino alla foce del Don, evidentemente con la stessa destinazione verso le montagne. Purtroppo, l’ultima settimana di agosto, gli avvenimenti sul fronte assegnato alle nostre altre divisioni, richiesero un drastico cambiamento di programmi. I russi avevano sferrato un attacco in forze contro la divisione Sforzesca, riuscendo ad impossessarsi di una vasta testa di ponte sulla riva tenuta da noi e fu giocoforza dirottare tutte le nostre unità disponibili, per bloccare l’offensiva. Fu così che la Tridentina fu mandata di corsa (questa volta gli automezzi furono trovati) a tamponare quella falla, insieme ai bersaglieri, alla nostra cavalleria e agli alpini del btg. Monte Cervino. La Cuneense fu tenuta per un lungo mese di riserva nelle retrovie di quel fronte per poi raggiungere il settore destinato al Corpo d'Armata Alpino alla estrema sinistra dello schieramento italiano. A fine settembre lo raggiunse la Julia e alla fine di ottobre la Tridentina, fino allora impegnata sul fronte della Sforzesca. Il fronte definitivo assegnato all’ARMIR seguiva per circa 300 km il percorso del Don, incasellato tra una armata ungherese a monte, ossia alla sinistra e una armata rumena a valle cioè alla sua destra (vedi cartina pag. 16). Questo schieramento, impostoci dai tedeschi, era eccessivamente lungo rispetto alla consistenza delle nostre forze; esso richiedeva che ad ogni divisione fosse affidato un fronte di una trentina di chilometri che non permetteva una difesa continua ma per capisaldi, obbligava l’impiego di tutte le forze disponibili in prima linea, dunque impossibilità di avere riserve tattiche e tanto meno strategiche. A ciò aggiungasi che il nostro armamento – sia quello individuale, che delle armi pesanti di reparto (mitragliatrici e mortai), sia quello delle artiglierie – era decisamente inferiore come quantità e come efficienza a quello del nemico. Infine, l’Armir non possedeva nessun mezzo corazzato. L’unica soluzione adottabile era quella di creare una agguerrita sistemazione campale che servisse come difesa sia dal nemico che dal gelo invernale ormai alle porte, cosa che fu attuata con ottimi risultati dai reparti alpini e solo parzialmente sul resto del nostro fronte. Gli alpini lavorarono instancabilmente tutti i tre mesi che mancavano all’inverno e realizzarono un formidabile dispositivo con ricoveri, postazioni, camminamenti, cucine e dormitori tutti interrati e blindati, si erano costruiti stufe e forni da pane. Il materiale l’avevano trovato demolendo interi villaggi abbandonati e avevano raso al suolo i boschi alle loro spalle. Era diffusa convinzione, anche nei comandi, che la lotta nei prossimi mesi sarebbe stata soprattutto quella per difendersi dall’inverno russo con i suoi 30/40 sottozero e le tempeste siberiane. Illusione che fu spazzata via dagli eventi che ebbero inizio alla metà di novembre.


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La proTaGoniSTa DeLLa ViCenDa La divisione Julia, come le altre divisioni alpine, era stata costituita nel 1935 secondo i nuovi criteri d’impiego delle truppe alpine. Mentre prima, fin dalla prima guerra mondiale, esse venivano impiegate per battaglioni, ora l’unità di base era la divisione, formata da due reggimenti alpini, un reggimento di artiglieria da montagna e un battaglione di genio alpino. Facevano parte della Julia: l’8° rgt. alpini con i suoi battaglioni Tolmezzo, Gemona e Cividale. Il 9° rgt. alpini con i battaglioni Vicenza, L’Aquila e Valcismon, il 3° rgt. artiglieria alpina con i gruppi Conegliano, Udine e Val Piave. Come per tutte le truppe alpine, i suoi componenti venivano arruolati in zone ben definite. Il bacino di provenienza dei tre battaglioni dell’8°, erano il Friuli e la Carnia mentre quello del 9°, erano le province di Vicenza, di Treviso e il Feltrino (la parte meridionale della provincia di Belluno) nonché le province abruzzesi. Analoga era la provenienza dei componenti il reggimento di artiglieria. Questo sistema di arruolamento aveva i suoi vantaggi ma, come si vedrà, costava molto caro alle popolazioni dei distretti di arruolamento. La Julia fu mandata in Albania fin dal 1939 come truppa stanziale e fu la prima ad essere impiegata quando, il 28 ottobre del 1940, fu deciso di attaccare la Grecia. è nota l’improvvisazione e l’inettitudine con cui fu affrontata quella avventura, chi ne pagò amaramente le conseguenze fu per prima la Julia. Penetrata a viva forza in territorio greco per una quarantina di chilometri, si trovò circondata dal nemico perché le unità che la dovevano fiancheggiare non erano riuscite ad avanzare al suo ritmo. Piogge torrenziali, strade impraticabili, fiumi in piena, impedirono l’afflusso di munizioni, viveri, rinforzi e solo a costo di eroismi, fatiche e perdite enormi riuscì a rientrare nelle linee di partenza quasi dimezzata e con l’equipaggiamento distrutto. Questa “passeggiata” di due settimane era costata alla Julia circa 2.000 uomini. I greci passati a loro volta all’offensiva sloggiarono, man mano, le nostre unità da tutte le linee di resistenza che venivano affannosamente improvvisate. Non fu sufficiente l’impiego di trenta divisioni e di circa mezzo milione di uomini per impedire che i greci occupassero gran parte dell’Albania meridionale. I battaglioni della Julia si distinsero e si distrussero nella difesa delle cime del Golico, del Trebescines, dello Scindeli, delle gole della Vojussa per sbarrare la strada ai greci che stavano per arrivare al mare. La salvezza arrivò in aprile, quando i tedeschi occuparono la Jugoslavia e attaccarono la Grecia dal nord e questa chiese l’armistizio. La Julia fu mandata a occupare il Peloponneso e vi rimase fino all’aprile del 1942. Durante il rientro in Italia venne colpita da una nuova sciagura: la nave che trasportava il battaglione Gemona venne silurata dagli inglesi e la metà dei suoi alpini scomparvero in mare. L’avventura greca è costata alla Julia circa 10.000 perdite. Riportata ad organico completo con le reclute del 1922, rinnovata nell’equi-


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paggiamento e rinforzata con due batterie di artiglieria da 105/11, con artiglierie controcarro e contraeree partì per il fronte russo in agosto. Fu scaricata dai treni a Jsium, un centinaio di chilometri a sud di Kharkov e la sua marcia al Don fu la più breve; tuttavia dovette camminare circa un mese per coprire i 300 chilometri che la separavano dal Don, percorsi senza sparare un colpo, ma accompagnati da un montante sentimento di rabbia e delusione, sia nei comandanti che tra gli alpini, per quella destinazione considerata disonorevole, oltrechè assurda, di mandare divisioni addestrate, armate ed equipaggiate per la guerra in montagna a combattere in un ambiente dove la cosa più alta, fino ai limiti dell’orizzonte, erano i pali del telegrafo. Prese posizione sul Don a sinistra della Cuneense, su un fronte di circa 25 km con due battaglioni in prima linea e uno più arretrato; alla propria sinistra in un primo tempo ebbe gli ungheresi che furono sostituiti dalla Tridentina quando questa prese il suo posto definitivo in seno al Corpo d’Armata Alpino Un protagonista minore fu il battaglione alpini sciatori Monte Cervino, prima mandato in esplorazione su quello che diventerà il campo di battaglia e poi direttamente impegnato come unità alle dipendenze della Julia. Questo battaglione era un reparto speciale della Scuola Militare Alpina di Aosta, composto da specialisti della guerra in montagna, i cui componenti erano guide alpine o maestri di sci, celebri rocciatori e campioni dello sci. Fu inviato in Grecia nel gennaio 1941, dove come gli altri reparti fu sacrificato a tamponare e rallentare la marcia dei greci al mare. Dei 326 uomini che lo costituivano solo una sessantina ritornarono in piedi nel maggio successivo. Fu ricostituito, privilegiando la specialità sciatori, scelti in tutti gli altri battaglioni alpini e portato a 500 uomini su tre compagnie, di cui due fucilieri e una dotata di mortai e cannoni anticarro. L’equipaggiamento fu completamente rinnovato: giacca a vento bianca e gilet foderato di pelliccia oppure tuta mimetica bianca e pastrano con pelliccia, passamontagna, guanti, calzettoni di ottima lana bianca, pantaloni a fuso, scarponi da sci Vibram, scarpe da riposo in tela foderata di pelliccia; mitra Berretta a tutti gli ufficiali e diversi sottufficiali, binocolo a tutti i capi-arma. Fu addestrato per compiti di pattugliamento, esplorazione e colpi di mano, quelli che oggi vengono chiamati raids, i suoi uomini erano i “marines alpini”. Partì per il fronte russo nel gennaio 1942 assegnato allo CSIR dove ha operato insieme alla divisione Torino sul fronte del Donez. Sparita la neve, fu utilizzato come tappabuchi ogni volta che bisognava intervenire d’urgenza, come in aiuto ai tedeschi nella sacca di Izjum nel maggio e in settembre per fronteggiare lo sfondamento sul fronte della Sforzesca. In ottobre finalmente lasciava il fronte di Jagodnj e lo CSIR (diventato 35° Corpo d’Armata) e si trasferiva a Rossosc come riserva del Corpo d’Armata Alpino.


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L’offenSiVa inVernaLe rUSSa ConTro L’arMaTa iTaLiana I russi che non avevano paura dell’inverno, al contrario sapevano che sarebbe stato un loro alleato, avevano preparato l’offensiva invernale che avrebbe capovolto le sorti della guerra sul fronte orientale. Venne attuata in tre successive fasi, a cadenza esatta di un mese una dall’altra. (Vedi cartina a pag. 106). La prima fase era partita a metà novembre 1942 con lo sfondamento contemporaneo del fronte dei romeni a nord e di quello tedesco più a sud di Stalingrado e si era conclusa con l’accerchiamento della 6a Armata tedesca che ancora non era riuscita ad occupare tutta la città, difesa disperatamente dai russi. La seconda fase, quella del dicembre ‘42, chiamata dai russi “Piccolo Saturno”, aveva lo scopo di creare una cesura che possibilmente arrivasse fino al Mar Nero per tagliar fuori tutte le unità nemiche comprese nella grande ansa del Don, sia le italiane e le rumene in posto, che quelle tedesche di von Manstein, accorse per tentare di liberare l’armata di von Paulus. I russi scelsero, come punto di sfondamento il centro dello schieramento italiano. La scelta era dettata dalla precisa conoscenza della esiguità delle nostre forze, della assenza di riserve, della mancanza di mezzi corazzati, della inefficacia dei nostri mezzi controcarro. Inoltre, in quel tratto di fronte, i russi possedevano due preziose teste di ponte sulla sponda del Don difesa da noi, nelle quali avevano già da tempo ammassato ingenti forze (vedi cartina pag. 16). Malgrado ciò, concentrarono contro le nostre divisioni di fanteria Cosseria, Ravenna, Pasubio e Celere 10 divisioni di fanteria, 4 brigate motorizzate e 13 brigate corazzate con 754 carri armati, cioè con un rapporto di superiorità di 6 a 1 come uomini e artiglierie, e schiacciante in quanto a mezzi corazzati: su questo fronte infatti, noi avevamo l’appoggio di una cinquantina di panzer tedeschi. Le divisioni sovietiche, superata a fatica la fase di rottura, dilagarono nelle nostre deserte retrovie impossessandosi dei centri abitati e dei nodi stradali. Quattro giorni dopo aver attraversato il Don, le colonne corazzate russe occupavano Cerkovo, quasi 100 km dal punto di rottura. è evidente che rifornimenti, collegamenti, possibilità di comando e di informazione furono sconvolti e resero impossibile un ordinato ripiegamento, non solo delle suddette divisioni, ma anche delle unità che non erano state attaccate direttamente (la Torino, la 298a div. tedesca e la div. Sforzesca). La cosa più grave era che il nemico non stava inseguendo i nostri reparti ma questi se lo trovavano davanti ovunque arretrassero. Il Corpo d’Armata Alpino, che costituiva l’ala sinistra dell’Armir, non era stato interessato direttamente dall’offensiva russa, salvo azioni di disturbo, ma il vuoto che si era improvvisamente verificato sulla sua destra era una gravissima minaccia di aggiramento. L’obbiettivo primario dei russi era quello di una fulminea penetrazione verso sud, verso la foce del Don, verso il mare, per cui solo dopo tre o quattro giorni essi pensarono alla possibilità di accerchiare contemporaneamente anche le divisioni alpine. Indecisione che ci permise di improvvisare una nuova linea che, partendo dalla Div. Cuneense, si allungava verso sud,


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Indice dei nomi Abbamonte, Vittorio, 126 Actis Caporale, Attilio, 129 Adami, Romualdo, 77 Agacci, Diego, 133 Agnesotti, Giuseppe, 122 Agnitti, Attilio, 78 Agnolet, Francesco, 39 Agostini, Giacinto, 133 Aina, Antonio, 131 Aita, Enrico, 126 Alberti, s.tenente, 124 Alberton, Bruno, 129 Alberton, Giuseppe, 130 Aliberti, Mario, 126 Alice, Alessandro, 137 Allemand, Mario, 132 Allione, Giorgio, 133 Amadoro, Francesco, 34 Amanzio, Aurelio, 128 Amendola, Alfonso, 122 Amero, Ennio, 134 Amour, Alessandro, 132 Andreucci, Guido, 86 Andrioli, Antonio, 122 Annone, Ettore, 47, 134 Annoni, Giovanni, 122 Ansaldo, Luigi, 56, 128 Antonelli, Concezio, 34 Antoniacomi, Elio, 136 Antonioli, Giovanni, 138 Antonucci, Roberto, 135 Apiletti, Giuseppe, 51 Ara, Eugenio, 122 Ariolfo, Adelchi, 135 Arona, Agostino, 127 Assanelli, Mario, 134 Astengo, Guido, 138 Aureli, Giovannino, 40, 86 Aurili, Alberto, 75, 82, 137 Avalle, Giuseppe, 126 Avenanti, Giuseppe, 73 Averardi, Amedeo, 138 Aviani, Guido, 151, 152 Bagnoli, Ugo, 39, 132

Baldini, Mario, 134 Ballati, Tito, 124 Ballerino, Antonio, 86 Banchi, Aldo, 128 Baratto, Samuele, 47 Barbaro, s.tenente, 134 Barbati, Francesco, 86 Barberis, Giovanni, 133 Barburini, Vitaliano, 126 Bardini, Aldo, 78, 138 Bargello, Giuseppe, 77 Baroncini, Mario, 123 Baruffi, Antonio, 137 Basoli, Gavino, 126 Bassan, Igino, 40 Bassani, Francesco, 39 Bassi, Giovanni, 78, 89, 126, 135 Bassignano, Alberto, 137 Bastianello, Rodolfo, 40 Battaglino, Alfredo, 130 Battistel, Giovanni, 69 Battisti, Emilio, 73, 74, 81 Battistuzzi, Olido, 78 Bazzani, Gian Marco, 129 Becatti, Giulio, 78, 137 Beccari, Gastone, 130 Beccuti, Carlo, 123 Bedeschi, Giulio, 9, 28, 49, 74, 136, 151, 152 Bedini, Gaetano, 132 Begolli, Rudi, 136 Beinat, Ennio, 69 Bellato, Elenio, 132 Bellia, Giorgio, 39, 132 Bellini, Bortolo, 72, 134 Bellotti, Paolo, 77, 86, 127 Belotti, Mario, 132 Beltrame, Mario, 135 Benedini, Alberto, 54, 56, 129 Benucci, Alberto, 132 Bergozza, Giacomo, 86 Bernardis, Giovanni, 125 Bernardon, Michele, 78 Berti, Gioacchino, 83 Bertogna, Luigi, 126


154

Bertola, Epifanio, 126 Bertoldi, Corrado, 122 Bertoldi, Giuseppe, 34 Bertolotti, Carlo, 136 Bertolotti, Luciano, 133, 140 Bertolotto, Giovanni, 50 Bertuetti, Italo, 127 Bettica, Federico, 132 Bettinzoli, Francesco, 50 Bettoli, Parmenio, 136 Bevilacqua, Federico, 137 Beviloacqua, Corrado, 133 Bianchi, Egidio, 39, 131 Bianchi, Umberto, 129 Bianchini, Francesco, 69, 125 Bianchi, Luigi, 131 Bianco, Bruno, 129 Biasioli, Luigi, 130 Bicego, capitano, 122 Biondi Ercolini, Marciano, 135 Blengino, Michele, 135 Boccassini, Livio, 130, 151 Bocchini, Enrico, 126 Boetti, Tommaso, 127 Boggio Pasqua, Ermanno, 135 Bonafini, Fulvio, 136 Bonato, Giuseppe, 35 BondĂŹ, Lino, 136 Bonetto, Antonio, 51 Bonfadini, Andrea, 132 Bonfanti, Mario, 137 Bongiovanni, Giovanni, 83, 131 Bonicelli, Aldo, 128 Bonollo, Bortolo, 69 Bontempo, Paolo, 35 Boratto, Remo, 130 Borelli, Enrico, 136 Borgo, Armando, 34 Borgobello, Elio, 54 Bortolotti, Lino, 34 Bortolotto, Giovanni, 72, 140 Bortolussi, Aldo, 73, 77, 141 Boscarello, Sante, 51 Boschis, Luigi, 132 Bosi, Alberto, 123 Bovolato, Cesare, 47 Boz, Libero, 124

Bragagnolo, Antonio, 78, 136 Braglia, Giuseppe, 39, 132 Brancadoro, Giuseppe, 86 Brancati, Renato, 137 Bravi, Giovanni, 135 Bregant, Armando, 72, 138 Brentan, Luigi, 72 Bresaola, Renzo, 127 Brevi, Giovanni, 82, 97, 133, 141, 152 Bricco, Aldo, 35, 126 Brigenti, Cesare, 77, 122 Broggi, Fausto, 136 Brosadola, Lorenzo, 62, 69, 141 Brumati, Renzo, 124 Brunello, Franco, 152 Bruno, Aurelio, 127 Bruno, Marcello, 134 Bucci, Angelo, 34 Bucco, Fioravante, 127 Budau, Raffaele, 132 Buelli, Giovanni, 127 Buffa, Giuliano, 122 Burri, Vittorio, 39, 132 Busatta, Domenico, 72 Buzzi, Valentino, 128, 72 Cabai, Aurelio, 78, 137 Caffarena, Ferdinando, 129 Caffi, Francesco, 129 Calanchi, Alessandrro, 36, 73 Caligaro, Adelchi, 125 Calise, Enzo, 126 Calligaro, Pacifico, 86 Cameroni, Icilio, 126 Campagna, Gaspare, 121 Campanelli, Donato, 34 Campanini, Angelo, 134 Campigotti, Domenico, 51 Campomizzi, Gino, 39, 42, 142 Camposilvan, Enrico, 50 Canavesi, Antonio, 135 Cancarini Ghisetti, Giuseppe, 122 Candotti, Mario, 67, 77, 135 Canizzaro, Riccardo, 151 Canonichetti, Aleandro, 83, 129 Canonichetti, Mario, 83, 129 Cantarutti, Ennio, 131


155

Cantele, Antonio, 77, 134, 142 Capello, Vittorio, 130 Capoccetti, Francesco, 34 Capparella, Mariano, 69, 134 Cappella, Bruno, 83, 131 Cappellari, Bruno, 50 Cappelli, Michele, 125 Cappello, Olinto, 40, 126 Capucci, Edmondo, 128 Capuzzo, Angelo, 77, 126 Cariolato, Luigi, 129 Carnovali Ricci, cap. medico, 123 Carraro, Vittorio, 132 Carreras, Antonio, 124 Carta, Sebastiano, 127 Caruso, Michele, 64, 122 Casalegno, Ettore, 131 Casalis, Costantino, 135 Casalis, Guido, 123 Casini, Alessandro, 135 Cassandro, Cesare, 40 Cassone, Giuseppe, 73 Castagnoli, Pierluigi, 129 Castellani, serg., 66 Castelli, Francesco, 127 Catanoso, maggiore, 68 Cattaruzzi, Gianfranco, 56, 129 Cattelani, Ezio, 130 Cavalli, Giuseppe, 34 Cavallo, Luigi, 122 Cellanova, Domingo, 126 Celoria, Edoardo, 86, 122 Celotti, Fabio, 125 Cenni, Rosolino, 136 Centeleghe, Mario, 78 Centini, capitano, 124 Ceribelli, Renzo, 128 Cescato, Francesco, 50, 52, 142 Cherson, Filippo, 122 Chiaradia, Dario, 53, 54, 56, 128, 143 Chiodoni, Giorgio, 134 Chiussi, Egone, 127 Ciardi, Alberto, 135 Cieri Puglisi, Raffaele, 137 Cimolino, Armando, 70, 73, 79, 125 Cinquepalmi, Vittorio, 125 Ciofani, Lamberto, 123

Cipollone, Paolo, 34 Ciprian, Bruno, 132 Cipriani, Bruno, 39 Civati, Luigi, 133 Cocuzza, Cesare, 81, 136 Colinelli, Attilio, 82, 136 Colinelli, Federico, 39, 49, 50, 82, 131, 143 Colle, Pietro, 83, 122 Collini, Bruno, 132 Colomba, Secondo, 69 Colombatti, Mirco, 123 Comandini, Alessandro, 122 Comolli, Riccardo, 135 Concini, Gualtiero, 129 Conigliaro, Sebastiano, 137 Continenza, Michele, 77, 128 Contini, Gino, 34 Coppa, Modesto, 35, 127 Corbellini, Aldo, 78, 136 Corona, Giacomo, 51 Corradi, Egisto, 22, 67, 122, 151 Corte di Montonaro, ten., 64 Corti, Linneo, 39, 134 Corvino, G.Battista, 134 Cossiga, Francesco, 114 Costabile, Guido, 134 Costanzo, Raffaele, 137 Cotterli, Ottavio, 152 Crea, Mario, 83, 128 Crimella, Giuliano, 123 Crispoldi, Vittorio, 128 Croci, Alberto, 122 Crollo, Mario, 83 Crosa, Carlo, 55, 56, 128 Cudicio, Natale, 40 Cumina, Giuseppe, 131 Cusinati, Achille, 127 D'Amico, Ugo, 78 D’Amico, Tommaso, 34 D’Amico, Ugo, 78, 135 D’Ascanio, Domenico, 134 D’Este, Giuseppe, 127 D’Orlandi, Ettore, 137 Da Prà, Nelio, 51 Da Resta, Luigi, 123 Dadone, Giuseppe, 78, 131


156

Dal Bo Zanon, G. Luigi, 138 Dal Fabbro, Giuseppe, 66, 78, 134 Dal Maso, Bruno, 130 Dal Zotto, Giovanni, 130 Dall’Armi, Rinaldo, 48, 51, 127, 136 Dalla Bernardina, Lino, 138 Dalla Valle, Elio, 83 Dalla Vecchia, Guido, 129 Damini, Angelo, 122 Danielis, Aristide, 78 De Barberis, Aldo, 83, 131 De Bellis, Guglielmo, 129 De Biaggio, Gino, 77 De Cao, maggiore, 121 De Cillia, Carlo, 131 De Cobelli, Augusto, 130 De Crignis, Romeo, 51 De Gaudenzi, Pietro, 136 De Giusti, Nereo, 137 De Gojan, Angelo, 123 De Gregorio, Guido, 132 De Laurentis, Enzo, 125 De Lorenzi, Antonio, 131 De Marchi, Emilio, 78, 134 De Mattheis, Nicola, 126 De Monte, Giulio, 77 De Rochis, Luigi, 133 De Rossi, Mario, 125 De Santi, Giovanni, 122 De Simone, Anacreonte, 122 De Strobel, Antonio, 86, 122 Degan, Attilio, 69 Degano, Antonio, 72 Dei Grosso, Benedetto, 86 Del Bianco, Ferdinando, 77, 127 Del Fabbro, Ugo, 127 Del Guasta, Alberto, 129 Del Medico, Elia, 129 Del Missier, Toni, 69 Del Monaco, Giovanni, 86 Del Passo, Gaspare, 122 Dell'’Agnolo, Egidio, 127 Dell'Oca, Leonino, 131 Della Corte, Antonio, 51 Della Mea, Adolfo, 35 Della Mea, Igino, 127 Della Noce, Bernardino, 34

Delli Veneri, Carlo, 123 Di Bacco, Rosario, 77 Di Bella, s.ten. medico, 123 Di Donato, Enrico, 34 Di Egidio, Giovanni, 132 Di Fabio, Nicola, 39 Di Gasparo Rizzi, Luciano, 125 Di Giambattisa, Luigi, 39 Di Gianpasquale, Ennio, 34 Di Giorgio, Emilio, 34 Di Giulio, Secondo, 86 Di Giusto, Bruno, 77 Di Martino, Francesco, 138 Di Mauro, Michele, 124, 133 Di Napoli, Giuseppe, 131 Di Nardo, Aurelio, 34 Di Persio, Nicola, 34 Di Pietro, Franco, 126 Di Quinzio, Gabriele, 34 Di Rocco, Armando, 39 Di Stefano, Nunzio, 34 Di Vari, Luigi, 39 Di, Rito, Giuseppe, 122 Divari, Luigi, 130 Dobrilla, Giovanni, 129 Dodi, Carlo, 136 Doglioni, Giuseppe, 138 Dottore, Igino, 122 Drigo, Gino, 72 Durante, Orlando, 136 Durigon, Anselmo, 73, 77, 144 Dusi, Lorenzo, 124, 125 Ebene, Desiderio, 35, 126 Eibl, Karl Franz, 38, 60 Emett, Ivo, 21, 97, 135 Endrizzi, Fabio, 130 Esposito, Vincenzo, 135 Evangelisti, Enrico, 123 Fabbrini, Leopoldo, 134 Fabiani, Vittorio, 127 Fabrello, Giovanni, 83 Fabrini, Italo Carlo, 134 Faccanoni, Francesco, 137 Facchin, Guerrino, 69 Facchini, Armando, 133


157

Fachin, Mario, 134 Fadanelli, Carlo, 127 Falcone, Guido, 34 Faldella, Emilio, 151 Fant, Emilio, 122 Fantini, Geo Mario, 128 Faralli, Luigi, 136 Farinacini, Paolo, 125 Fassa, Giuseppe, 136 Favettini, Virgilio, 34, 132 Feanchi, Giovanni, 136 Federici, Nino, 132 Ferrante, Antonio, 127 Ferraraccio, Vincenzo, 136 Ferrari, Ferruccio, 56, 86, 129, 136 Ferrazzi, Aldo, 138 Ferrazzi, Luigi, 138 Ferrero, Francesco, 73 Ferroni, Marcello, 137 Fiami, Ambrogio, 123 Ficini, Alberto, 50, 131 Fiermonte, Donato, 77, 129 Figlioli, Guido, 77 Filippi, Michele, 73 Filippin, Felice, 24, 30, 31, 38, 151 Filogamo, Ezio, 133 Finali, Angelo, 130 Fincato, Silvano, 122 Fior, Wilson, 77 Fiora, Norberto, 126 Fioravanti, Ercole, 131 Fiori, Anacleto, 123 Fiorini, Dino, 133 Flumiani, Silvio, 123 Foghini, Mirko, 39, 86, 133 Fogliato, Giovanni, 72 Follis, Aldo, 133 Fonda, Savio, 83, 131, 135 Fonda, Savio, Paolo, 28, 83 Fontana, Giuseppe, 124 Fontanin, Ugo, 69 Fonticoli, Aldo, 34 Foresi, Elio, 133 Forlin, Riccardo, 47 Fortini, Riccardo, 51 Fossaluzza, Vittorio, 129 Fossati, Federico, 133

Francescato, Diego, 127 Francini, Guglielmo, 123 Franz, Luciano, 133 Franzoni, Alberto, 78, 131 Frattarelli, Francesco, 136 Freschi, Cesare, 69 Frilli, Giorgio, 125 Frisacco, Erasmo, 125 Fuchsel, Giuliano, 122 Furlani, Antonio, 125 Gabrieli, Angelo, 50, 51 Gaiche, Pietro, 83 Galli, Italo, 128 Gallione, Gioacchino, 133 Gamba, Fausto, 39, 134, 144 Gariboldi, Italo, 62, 99 Garigioli, Guido, 137 Gasparini, Silvano, 125 Gauli, Pietro, 137 Gavoglio, Carletto, 54, 56, 129, 144 Gay, Pietro, 134 Gaz, Roberto, 138 Gazzo, Cesare, 83 Geia, Franco, 137 Gentile, Donato, 39 Gentile, Pietro, 121 Gentile, Raffaele, 124 Gervasio, Franco, 130 Ghiglione, Attilio, 127 Ghira, Paolo, 137 Giacchetti, S. ten. medico, 124 Giacomelli, Costantino, 129 Giacomozzi, Lucio, 135 Giannetto, Nicola, 126 Giannone, Mario, 123 Giannotti, Michele, 129 Giardini, Augusto, 130 Giardino, Armando, 123, 125 Giavi, Roberto, 128 Gigli, Fosco, 125 Giglioli, Guido Renzo, 127 Gilbert, Gilberto, 123 Gildone, Antonio, 131 Giorgi, Vincenzo, 125 Giovannella, Alfredo, 129 Goi, Alberto, 62, 69, 145


158

Goll, Lionello, 126 Gonano, Giovanni, 123 Gorbaciov, Mihail, 114 Gorla, Aldo, 123 Gozzo, Mirko, 127 Granati, Stefano, 34 Grandi, Gino, 126 Grando, Enrico, 51 Gransighin, Adriano, 151 Grazioli, Michele, 138 Grescig, Ernesto, 83 Greselin, Francesco, 78 Grimaz, Mario, 56 Guadagnino, Luigi, 39 Guadagno, Aldo, 122 Guarda, Pietro, 40 Guardiero, Giovanni, 129 Guaschino, Gherardo, 127 Guazzolini, Antonio, 77, 130 Guidotti, Francesco, 124 Gusmeroli, Luigi, 34, 133 Guyon, Giorgio, 124 Guzzetti, Emilio, 34, 132 Hauda, Alfredo, 122 Heidk채mper, Otto, 64 Heusch, Vittorio, 48, 50, 131, 145 Hitler, Adolf, 29, 62 Ilari, Adalberto, 122 Ilario, Vittorio, 34 Ivella, Domenico, 130 Jacchini, Umberto, 130 Jacopetti, Renato, 135 Jorio, Aldo, 131 La Greca, Giuseppe, 135 Lain, Antonio, 69 Lamberti, capitano, 7, 29, 42 Lanese, Nicola, 124 Largura, Bruno, 51 Latini, Giovanni Maria, 131 Latini, Latino, 133 Lavizzari, Fausto, 74, 81, 129 Lazzaroni, Ugo, 56, 129 Leonardi, Alvise, 50

Leonarduzzi, Ezio, 125 Leone, Giulio, 129 Lepri, Gino, 125 Li Russo, Ernesto, 69 Lievre, Camillo, 128 Lilli, Nicola, 86 Limberti, Giacomo, 134 Lipariti, Giuseppe, 126 Lirusso, serg., 66 Lo Foco, Pasquale, 39, 131 Londero, Valentino, 133 Lotti, Mauro, 135 Lovatelli, Gianluigi, 122 Loy, Amelio, 125 Lubrano, Giorgio, 136 Lucentini, Antonio, 133 Luciani, Camillo, 51 Lucini, Filippo, 137 Lugatti, Antonio, 77, 128 Lusiatti, Giorgio, 83 Luzzani, Pietro, 131 Magi, Giuliano, 136 Magnani, Antonio, 83, 97, 131 Magnani, Bernardino, 131 Magnani, Franco, 125, 146 Magro, Fiorenzo, 55 Mairano, Giuseppe, 133 Majer, Ruggero, 69 Malacarne, Ignazio, 127 Malaguti, Augusto, 134 Mancini, Euripide, 124 Mancini, Germano, 123 Manfredi, Luigi, 73 Mannetti, Adamo, 34 Manstein von, 15 Manzone, Riccardo, 135 Mao, Ernesto, 123 Marcella, Luigi, 34 Marchetti, Baldo, 135 Marchi, Luciano, 133 Marchi, Romolo, 86 Marchini, Giancarlo, 128 Marchiori, Riccardo, 128 Marchisio, Pietro, 136 Marchisio, Vincenzo, 126 Marconi, Giancarlo, 69, 121


159

Marcucci, Aldo, 137 Marcuzzi, Ovidio, 35, 40 Marelli, Pio, 128 Marini, Silvio, 135 Marino, Francesco, 47, 133 Marizza, 151 Maronese, Olivo, 77, 146 Marsanasco, Italo, 126 Marson, Antonio, 69 Martina, Germano, 86 Martinengo, Spartaco, 134 Martini, Giuseppe, 123 Marubbi, Renzo, 69 Marzona, Carlo, 77 Marzotto, Modesto, 51 Marzuttini, Carlo, 129 Mascioli, Erberto, 34 Maset, Pietro, 69, 126 Masotti, Olivino, 34 Massi, Marino, 83, 131 Massignani, Alessandro, 152 Mattei, Emilio, 78 Mattiussi, Carlo, 35, 127 Maurich, Germano, 83, 129 Mazzariol, Rinaldo, 130 Mazzocca, Giuseppe, 34, 146 Mazzucco, Giovanni, 69 Melandri, Franco, 130 Melchiorre, Antonio, 47, 132 Melò, Remo, 130 Menè, Antonio, 34, 132 Meneghello, Francesco, 131 Meneghini, Antonio, 78 Meneguz, Ives, 134 Menghetti, Luciano, 124 Menotti, Ciro, 39, 131, 147 Merluzzi, Silvano, 123 Mestron, Ferruccio, 66, 127 Miani Cabai, Anselmo, 134 Michieletto, Dino, 131 Miege, Franco, 123 Milazzo, Domenico, 133 Minigher, Osvaldo, 127 Mioli, Francesco, 138 Mioni, Luigi, 50 Miotti, Giuseppe, 126 Miraglia, Ettore, 21, 135

Miuzzi, Antonio, 35 Moggio, Giuseppe, 122 Moggioli, Aldo, 78, 135 Moi, Eugenio, 137 Molinari, Pietro, 128 Moltedo, Gennaro, 125 Monaci, Luciano, 136 Monaco, tenente, 138 Mondini, Italo, 72 Monteneri, Salvatore, 39, 133 Monti, Gianfranco, 137 Monzani, Antonio, 135 Morelli, Fauso, 122 Moretti, Giovanni, 51 Moro, Alessandro, 51 Moro, Ermenegildo, 81, 129, 151, 152 Moro, Federico, 134 Moro, Vincenzo, 77, 129 Moroni, Lino, 137, 152 Mosca, Umberto, 132 Mosetti, Giuseppe, 133 Mura, Edoardo, 131 Murari della Corte, G.B., 137 Muratori, Giuseppe, 124 Muratti, Bonaldo, 128 Murer, Bruno, 134 Musetti, Francesco, 124 Musitelli, Guido, 78, 97, 136 Musso, Ernesto, 125 Musso, Pierluigi, 130 Nanni, Alberto, 124 Nanut, Mario, 132 Napoli, Pasquale, 69 Nardi, Eugenio, 40 Nasci, Gabriele, 62, 99 Nassivera, Giuseppe, 131 Natali, Paolo, 135 Nebbia, Raniero, 133 Neri, Mario, 34 Nervi, Antonio, 130 Nicoletti, Mario, 83, 129 Nicolini, Augusto, 135 Nigris, Ciro, 126 Noacco, Augusto, 151 Nonino, Italico, 67, 122


160

Occhipinti, ten. medico, 124 Oddo, Rosolino, 134 Oglina, Giacinto, 125 Olivieri, Amerigo, 137 Olivieri, Eugenio, 133 Omet, Luciano, 66, 69, 127 Orlandini, Venturino, 39 Ortolani, Antonino, 86, 123 Paderini, Vassilli, 122 Paganelli, Luigi, 81, 131 Pagani, Azelio, 124 Pagnanelli, Augusto, 125 Pagni, Enzo, 86, 136 Palazzo, Alberto, 123 Pallini, Eligio, 128 Palmieri, Luigi, 39 Palumbo, Eusebio, 128 Palunbo, Renzo, 137 Pambianchi, Angelo, 39, 132 Pancera, Egidio, 138 Pandolfi, Carlo, 78, 136 Panella, Paolo, 34 Panerai, Gino, 136 Pappalardo, Letterio, 132 Parducci, Marcello, 128 Parenti, Attilio, 127 Parlatti, Dovral, 50, 131 Pasetti, Pietro, 137 Pasianotto, Luigi, 86 Pasquinelli, Carlo, 134 Pattavina, Enrico, 124 Paulus von, Friedrich, 11, 15 Pauluzzi, Luigi, 126 Pavan, capitano, 125 Pavese, Pietro, 134 Pavesi, Giuseppe, 130 Payer di Monriva, Lucio, 134 Pecchi, Giovanni, 130 Pedrazzi, Giorgio, 128 Pedrini, Alberto, 125 Pedrini, Gaetano, 130 Pelegrinotti, Francesco, 77 Pellizzari, Eduino, 78 Pellizzari, Vinicio, 124 Pelosi, Carlo, 133 Perini, Marcello, 40, 129

Perosa, Pietro, 78 Persico, Luigi, 35 Perticato, Alessandro, 56 Pesavento, Ferruccio, 134 Pescatti, Antonio, 128 Petrarca, Mario, 86 Petroccia, Nicola, 123 Petti, Mario, 123 Pettinelli, Francesco, 122 Piazza Arnedi, Oliv., 69 Piccinini, Ugo, 48, 50, 128, 131, 147 Piccolomini, G. Gastone, 78, 138 Picecco, Antonio, 138 Pilotti, Alessandro, 124 Pino Lecce, Giancarlo, 133 Piovani, Ernesto, 35 Pirani, Achille, 39, 131 Piscopo, Franco, 137 Pissavini, Umberto, 126 Pitillo, Biagio, 51 Pizzo, Giovanni, 56, 128 Poli, Florindo, 133 Poli, Pierino, 128 Poli, Walter, 124 Polidori, Silvio, 130 Pontoglio, Vittorio, 128 Poponessi, Carlo, 132 Porcarelli, Luigi, 34 Porcarelli, Olivio, 34, 133 Pozzi, Felice, 138 Praderio, Carlo, 138 Pratolongo, tenente, 124 Predieri, Alberto, 131 Prellini, Carlo, 131 Prelz, Oltramonti, Mario, 138 Prest, Luigi, 40 Prisco, Giuseppe, 133 Procacci, Antonio, 152 Puccinelli, Paolo, 124 Pugliese, Enrico, 86 Pugliesi, Enrico, 123 Quaglia, Lorenzo, 78, 131 Quarti di Trevano, Decio, 138 Quercini, Luciano, 86 Querini, Luciano, 123 Quilleri, Fausto, 136


161

Raciti, capitano, 124 Radente, Augusto, 40, 126 Rago, Vincenzo, 127 Ragone, Domenico, 129 Raineri, capitano, 122 Rainis, Fausto, 83 Rasero, Aldo, 151 Rebeggiani, Enrico, 34, 132, 148 Resen, Giordano, 83 Restauri, Ferdinando, 35 Revelli, Nuto, 9 Ribul, Moro, Girolamo, 69 Ribul, Ugo, 35 Ricagno, Umberto, 22, 23, 60, 67, 70, 73, 74, 81, 82, 97, 121 Ricciuti, Luigi, 86 Rigato, Angelo, 69 Righetti, Lucillo, 129 Rigoni Stern, Mario, 9 Riposati, Stefano, 35 Risso, Massimo, 136 Rizzardi, Remo, 78, 132 Rizzetto, Guido, 137 Rizzi, Giovanni, 124 Rizzo, Giovanni, 130 Rizzo, Renato, 34, 132 Robotti, Augusto, 131 Rocchi, Giustiniano, 129 Rocco, Egidio, 126 Rocco, Gastone, 127 Rocco, Rocco, 138, 152 Rochat, Giorgio, 3, 152 Roffia, Carlo, 130 Rognoni, ten. medico, 124 Rolandi, Giovanni, 69, 126 Romanelli, Ferdinando, 126 Romanin, Guido, 35 Rompon, Giovanni, 50 Rosa, Guido, 86 Rosa, Lorenzo, 78 Rossato, Giovanni, 40 Rossi, Ampelio, 40 Rossi, Antonio, 138 Rossi, Aristide, 83 Rossi, Giuseppe, 62, 69, 128, 148 Rossi, Mario, 138 Rossotto, Domenico, 78, 135

Rotolo, Vincenzo, 130 Rovero, Enzo, 126 Rovetti, Pasquale, 39 Russi, tenente, 124 Sacchi, Carlo, 19, 35 SaguĂŹ, Sante, 133 Saia, Umberto, 125 Salina, Giuseppe, 135 Sallustio, Gennaro, 75, 76, 81, 132 Salvagno, Luigi, 132 Salvaterra, Guido, 124 Salvemini, Gaetano, 137 Salvi Mazzoleni, G. Battista, 131 Sammartino, Sergio, 135 Sangiorgio, Corrado, 122 Sanguinetti, Irmo, 39, 125, 134 Santilli, Ferdinando, 35 Santini, Corrado, 78 Santolin, Egidio, 40 Santoprete, Giovanni, 35 Santroni, Luigi, 130 Sanvido, Emilio, 40 Sartori, Annibale, 121 Saretta, Bruno, 77 Sartori, Mario, 135 Sason, Romano, 136 Savignago, Ettore, 124 Sbrana, Sesto, 128 Scalabrino, Dino, 124 Scalchi, Alberto, 128 Scaramuzza, Guido, 124 Scarelli, Marcello, 136 Schinetti, Giacomo, 130 Schioppa, Giusto, 78 Sciore, Aquino, 35, 78 Scivini, Augusto, 132 Scomparin, Roberto, 123 Scotto, Mario, 125 Sculati, Eraldo, 137 Sebastiani, Nicola, 39 Seberich, Giovanni, 39, 131 Sechi, Aldo, 136 Semenza, Franco, 137 Semino, Vittorio, 86, 130 Senese, Vincenzo, 125 Sensale, Mario, 128


162

Seracchi, Guerrino, 77 Serena, Alberto, 133 Serrini, Giuseppe, 130 Sgabardi, Giovanni, 134 Sibille, Sizia, Gerardo, 121 Sibona, Silvio, 73 Siboni, Gianpiero, 136 Siboni, Giordano, 137 Sigle, Renzo, 47, 133 Silverio, Tommaso, 125 Silvestri, Marino, 128 Simonetti, Arrigo, 124 Sinatra, Vincenzo, 123 Slataper, Scipio, 83, 135, 148 Smareglia, Giuliano, 123 Smundin, Nicolò, 69, 128 Soffientini, Piero, 123 Sordi, Agostino, 124 Sostegni, Sostegno, 124 Spada, Pierluigi, 137 Spada, Raffaele, 124 Spagnolo, Arturo, 86 Specogna, Aldo, 77, 129 Spinato, Giuseppe, 19, 69 Spinola, Giovanni, 136 Squadrelli, Cesare, 127 Stalin, Josif Vissarionovic, 28, 97 Stefanelli, Mario, 126 Steffensen, Silvio, 122 Stella, Florideo, 35 Stornelli, Giuseppe, 39 Stringari, Beniamino, 125 Stroppolo, Innocente, 39 Suardi, Alberto, 136 Succi, Antonio, 122 Sudano, Alessandro, 125 Suringar, Adriano, 39 Tacchio, Cesare, 72, 128 Tagliaferro, Giacomo, 135 Tagliamonte, Giovanni, 132 Talamo, Giovanni, 130 Talamo, Giuseppe, 69, 126, 130 Tarantelli, Lauro, 35 Tarquini, Dante, 134 Tarquini, Salvatore, 86 Tarquinio, Luciano, 35

Tartaglia, Mario, 123 Tassan, Giulio, 129 Tauceri, Rodolfo, 130 Tavcar, Virgilio, 35 Taverna, Olinto, 51 Tedesco, Annibale, 69 Testolin, Bortolo, 78 Todesco, Giulio, 40 Toffoli, Alessandro, 134 Togliatti, Palmiro, 8 Tognato, Mario, 134, 151 Toigo, Giuseppe, 47, 149 Tomadini, Giovanni, 132 Tomaselli, Vittorio, 73 Tomasetti, Armando, 78 Tomasino, Luigi, 72 Tonazzi, Umberto, 124 Toneatti, Umberto, 86 Torroni, Luigi, 135 Tosel, Ettore, 126 Trentin, Giovanni, 78 Trentini, Vittorio, 138 Tretti, Ettore, 129 Trevisan, Dante, 39 Trevisan, Egidio, 50 Trezza, Armando, 86 Troiano, Vito, 125 Troisi, Michele, 130 Trovato, Mario, 73 Turbiani Galloni, Giulio, 136 Ubaldi, Carlo, 127 Uberti, Guido, 128 Ucelli, Gianfranco, 135 Urbani, Claudio, 132 Valandro, Francesco, 133 Valdetara, Anselmo, 81, 82, 137 Valenti, Stanislao, 80, 82, 86, 133 Valentini, Bruno, 133 Valentino, Michele, 122 Valle, Guido, 132 Vallortigara, Francesco, 69 Valt, Primo, 72 Velluto, Antonio, 35 Velmo, Angelo, 72 Ventura, Isidoro, 50


163

Venturoli, Argo, 122 Venuti, Eliano, 125, 151 Venzin, Pietro, 136 Verney, Luigi, 137 Verona, Amerigo, 127 Veronese, Angelo, 83 Vettorazzo, Guido, 21, 65, 127, 152 Vettovalli, Angelo, 138 Vicentini, Carlo, 28, 42, 62, 115, 152 Vidari 66, 126 Viel, Guido, 51, 123 Viezzi, Ettore, 77 Vignuda, Angelo, 56 Villa, Alberto, 77, 126 Villa, Enzo, 132 Villa, Giulio, 83, 129 Villanova, Antonio, 137 Vincenti, Luigi, 51 Virgili, Bernardino, 128 Visioli, Dino, 39, 134 Vitalesta, Romualdo, 132 Vitali, Luigi, 78 Vittorini, Emidio, 86 Vittorio, Giovanni, 135 Voghera, Italo, 121 Vuerich, Sante, 86 Zacchi, Luigi, 54, 128 Zacchini, Domenico, 137 Zamparo, Primo, 51 Zanelli, Livio, 128 Zanetti, Tullio, 39, 134 Zanier, Silvio, 40 Zannier, Battista, 132 Zanon, Walter, 137 Zanussi, Dante, 137 Zatti, Vittorio, 72, 128 Zavagli, Bruno, 25, 29, 152 Zavattaro Ardizzi, Guglielmo, 51, 123 Ziliotto, Angelo, 47, 149 Zilli, Valdo, 8, 9 Zocchi, Corinto, 152 Zonder, Lucio, 128 Zonin, Attilio, 72 Zoppi, Pietro, 73 Zordan, Gerardo, 50 Zordanello, Gino, 72

Zotti, Mario, 131 Zucchi, Paolino, 53, 150 Zuccon, Emilio, 137 Zucconi, Domenico, 40 Zuis, Giovanni, 51 Zuliani, Osvaldo, 136


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