il fitness dell' Oka

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il fitness dell’oka vince chi gioca

con il patrocinio di


studio di architettura G@UT

luca bolognese + silvia scuffi abati + cristina lombardi + lydia aurora padula + maria letizia rossi + lisa scuf fi abati stile arreda

matteo berti + tommaso berti ideazione del gioco IL FITNESS DELL’OKA

matteo berti + tommaso berti + luca bolognese + silvia scuffi abati graphic design

studio di architettura G@UT • firenze disegni

silvia scuffi abati + cristina lombardi + lisa scuffi abati progetto dell’allestimento

studio di architettura G@UT • firenze realizzazione dell’allestimento

stile arreda • fiesole

slogan retro copertina

prof. antonio quatraro • presidente unione italiana ciechi • firenze © 2006

studio di architettura G@UT •�firenze stampa

nuova grafica fiorentina srl • firenze tutti i diritti sono riservati: nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo (compresi fotocopie e microfilms) senza il permesso scritto degli autori. finito di stampare nel maggio 2006

Lo Studio di Architettura G@UT e la ditta STILE ARREDA si occupano di progettazione a 360°: il loro “modus operandi” spazia in diverse direzioni e offre sempre nuove sfide propositive. Il Fitness dell’Oka all’interno del 18° Festival del fitness è una di queste. E’ un occasione per allargare i propri orizzonti progettuali. Già insieme nel settore alberghiero, anche in questa occasione propongono un tema nuovo, per rafforzare il settore dello sport, dove Stile Arreda è già da diversi anni presente; con lo studio G@UT si consolida così una sinergia di intenti rivolta a fornire all’utente finale un alto prodotto qualitativo. Queste due propositive entità concorrono a un unico obbiettivo: la risoluzione di qualsiasi problema progettuale, dal singolo prodotto aziendale alla progettazione di interni, ad uso abitativo e alberghiero fino alle strutture più complesse quali un impianto sportivo. Il tutto non tralasciando l’aspetto comunicativo motore trainante nel mondo lavorativo contemporaneo; proprio su questo aspetto, diventa fondamentale l’apporto dello Studio G@UT, forte dell’esperienza di molti eventi organizzati in questi ultimi due anni. Lo spazio connotato fortemente da un imprinting di design funge da vestito estetico ad un concetto più elevato, dove anche il prodotto oltre che comunicare valori estetici funzionali, comunica novità intellettuali. Un Team di lavoro dunque che propone l’ “accessibilità per tutti”, e mostrerà quanto una buona progettazione, debba tenere in grande considerazione ogni aspetto umano, sia che riguardi l'aspetto del “sano”, quanto l'aspetto dell' “escluso”, non tralasciando comunque la contestualizzione estetica formale caratteristica tipica di un team di progettisti architetti che rimangano fortemente ancorati ai principi dal trend contemporaneo. Le sinergie di intenti rendono possibili nuovi esperimenti senza però tralasciare l’aspetto economico che è il motore trainante di ogni azienda propositiva.


s u m e r g o g @ u t

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studio di architettura

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STILE ARREDA

iniziano a giocare con l’ OKA grazie alla preziosa collaborazione con le aziende....

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E’ possibile presentare un Sogno? Il sogno di far condividere lo stesso spazio a due realtà umane contrastanti ma purtroppo inscindibili l’una dall’altra: la realtà dei cosiddetti "abili" normodotati e quella dei "disabili", potatori di handicap sensoriali e motori. Due facce della stessa medaglia; entrambe unite dal sottilissimo filo su cui scorre la vita di ognuno di noi. L’ obiettivo è quello di sensibilizzare e suggerire nuove strade percorribili, indicando le molteplici possibilità che due mondi, abilità e disabilità, hanno di interagire fra loro. L’ occasione per presentare tutto questo è un festival già alla 18° edizione, dove lo sport diviene punto di aggregazione coinvolgente di persone di diversa estrazione socioculturale, e perché no, punto di incontro anche con persone con diverse patologie e disabilità; un Festival dello Sport dalle molteplici discipline fisiche, dove le differenze tra abili e disabili si accentuerebbero se non interpretate ed affrontate con sensibilità. Essere disabili non vuol certo dire non poter far niente, anzi è importante percepire che ogni sportivo abile, e per questo normodotato, è senz’altro un disabile, o meglio un “diversamente abile” in relazione ad alcuni sport con cui ha meno familiarità. Lo stesso disabile può senza ombra di dubbio

FITNESS TRA DISABILITA’ E ABILITA’. SOLUZIONI LUDICHE PER UNA CONCRETA ACCESSIBILITA’ FISICA , sfruttare le proprie abilità ridotte per mettersi in gioco competendo all’interno del suo limite fisico alla stessa stregua di chi ritiene di essere un abile. Molto spesso un diversamente abile diviene un “super abile” in quanto è costretto dal destino a concentrare tutti i suoi sforzi in una unica direzione acquisendo il massimo delle capacità sfruttando le sue risorse residue. Proviamo a partire da alcune definizioni di gioco comunemente trovate sui nostri vocabolari italiani: - attivitá svolta da una o più persone per divertimento, svago, passatempo; - tipo di attivitá agonistica; manifestazione sportiva che comprende una serie di gare, - nell’antichitá greco–romana, serie di gare atletiche, talora accompagnate da concorsi di poesia o di musica e da spettacoli teatrali, che si svolgevano per celebrare avvenimenti solenni e memorabilia. In tutte e tre le definizioni si evince che la parola gioco corre in simbiosi strutturale con la parola sport; ma è la terza definizione a suggerire nuovi e ben più ampi orizzonti, attingendo al nostro passato: proprio in quei luoghi da dove è partita la prima fiaccola olimpica, già lo sport e il gioco camminavano di pari passo e lo facevano, favorendo sinergie intellettive oltre che fisiche, affiancando gare a concorsi di poesia e di musica. Lo sport dunque come la rappresentazione più palese della fisicità umana, connessa imprescindibilmente alla sfera intellettuale. E' comunque importante ricordare che in epoca classica vi era anche chi gettava dalla spartana rupe Tarpea i bambini disabili o malaticci. Questo per capire che se innegabilmente il corpo fisico deve essere coccolato con professionalità, è altrettanto vero che l'intelligenza e la sensibilità, nonchè un forte senso morale che ne deriva da queste, ci deve far riflettere che ogni disabilità può essere portatrice di abilità e per questo motivo un disabile non debba finire per sentirsi “escluso” ma debba avere la possibilità di comunicare le proprie abilità come qualsiasi altro normodotato . Lo sport nasce dal gioco, il gioco è innato nell'uomo che trova in esso le sue motivazioni fin da piccolo per crescere ed apprendere ogni nozione necessaria per andare avanti nel corso della vita sia come singolo individuo che come appartenente ad un gruppo. Gioco quindi come sinonimo concettuale di aggregazione umana: l’individuo che insieme ad altri suoi


simili - di ogni estrazione culturale e economica - si sfida in discipline agonistiche divertendosi senza implicazioni di lucro. Con il passare del tempo purtroppo questo ultimo concetto è stato tristemente travisato, soprattutto alla luce di certe discipline sportive ormai in preda a speculazioni economiche assai lontane dal concetto primario di gioco. Tralasciando ogni tipo di riferimento polemico all’uno o all’altro sport, l’ idea è quella di far coesistere sotto lo stesso tetto discipline sportive che sono praticate da disabili e che in qualche modo possono diventarlo anche per gli abili. Occorre estendere il raggio d'azione dello sport anche verso quelli che abitualmente sono considerati erroneamente gli “esclusi”. Un esperienza ormai consolidata a livello mondiale come le Paraolimpiadi aiuta a riflettere che molto si è fatto in proposito, ma molto ancora si dovrà fare in questo senso. "La storia dei Giochi Olimpici per disabili comincia in Inghilterra all'indomani della seconda guerra mondiale. Sir Ludwig Gutmann organizzò nel 1948 una gara sportiva per i reduci del conflitto rimasti paralizzati presso la cittadina inglese di Stoke Manderville. La manifestazione fece clamore e quattro anni più tardi (1952) nacquero in Olanda i Giochi e il Movimento Internazionale oggi conosciuto come Paraolimpico"* Questo è uno dei punti di partenza che occorre per sviluppare l’idea di un Fitness del futuro, il Fitness “accessibile a tutti”.* Giocare è essenzialmente condividere un piacere con altri; giocare è scambiarsi fisicamente del divertimento; giocare è donare voglia di vivere; giocare è scambiare le proprie abilità anche a chi queste abilità le ha ridotte. Lo sport è gioco. Occorreva perciò enfatizzare il concetto di gioco, e per far questo si è ricorsi ad un vecchio gioco, un gioco non proprio olimpico, un gioco abitualmente giocato su un tavolo, in questo caso trasposto a terra su una superficie di circa 500 mq, un gioco che rappresenta, data la sua semplicità oggettiva, un trade union tra le varie realtà da noi coinvolte; un pretesto anche scherzoso per soffermarci a ripensare un concetto più serio, Da qui il gioco dell’Oca, un gioco che per antonomasia già simbologicamente raffigura il percorso della vita stessa pieno di ostacoli, pericoli, rallentamenti, indietreggiamenti, avanzamenti lenti e veloci, soste prolungate, ma anche soddisfazioni nel raggiungimento del traguardo, l'arrivo tanto agognato, cui tutti siamo concentrati a raggiungere. Un dado lanciato da "abili" e "disabili" senza distinzione, segnerà il loro avanzamento di percorso; ogni qual volta i giocatori, arriveranno su determinate caselle, si cimenterannno in prove fisiche diversificate; le prove verteranno

QUANDO L’ OKA DIVENTO’ UN GIOCO ACCESSIBILE A TUTTI su diverse discipline compatibilmente con i limiti naturali derivanti da un contesto fieristico. Sensibilizzare l'abile equivale a deghettizzare il disabile. Per aziende che abitualmente lavorano nel campo sportivo sarà occasione per ripensare alle loro produzioni da un'altra angolazione, pur non trascurando gli aspetti economici delle proprie produzioni. In conclusione oltre che proporre commercialmente materiali di forte utilizzazione per ambienti di fitness si vuole comunicare assieme ad essi un’idea, l'idea di socializzazione che il gioco offre e che potrebbe offrire ancor di più anche ai cosidetti “esclusi”, (un granello di sabbia o una pietra nell'acqua affondano con la stessa velocità - “old boy” movie). Accarezzare un sogno impossibile aiuta a renderlo più possibile: le Olimpiadi a Pechino e le Paraolimpiadi che si disputeranno nel 2008 potrebbero in qualche modo maturare uno scarto intellettivo in più e cioè permettere che le discipline si fondino in un unico evento e che tutti quei passivi spettatori possano in qualche modo godere nel vedere una batteria dei centometristi alternata a una batteria di centometristi su sedia a rotelle. Accarezziamo un sogno e lo proponiamo …. Chissà ! ……. * dal sito http://www.comitatoparalimpico.it/index.asp

da un’idea di STUDIO G@UT,

Luca Bolognese Silvia Scuffi Abati e STILE ARREDA

Matteo Berti Tommaso Berti


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Il Festival del Fitness, l'appuntamento dedicato al benessere e alla forma fisica più atteso dell'anno, trasloca a Firenze: dal 24 al 28 maggio la Fortezza da Basso diventerà la capitale del fitness mondiale. L'evento sportivo, che vanta il maggior numero di partecipanti attivi al mondo, annuncia contenuti sempre più coinvolgenti nell'ambito di una formula unica al mondo che da diciotto anni attira l'interesse di tante persone che arrivano da ogni parte d'Italia, d'Europa ma anche dagli Stati Uniti, dal Giappone, dall'India, dalla Cina, dal Pakistan, dall'Australia. La diciottesima edizione del Festival non vuole solo proporre al mondo un concetto di fitness e di sport praticato, che si limita a porsi come obiettivo le tradizionali calorie bruciate o i muscoli definiti, le nuove tecniche di allenamento, le attrezzature d'avanguardia, il mondo del ballo, della danza e della musica, la promozione del turismo sportivo. Questa edizione 2006� per la prima volta in assoluto vuole anche dire sport per normodotati e quello dei diversamente abili, troppo spesso confinati ai margini anche nello sport. In qualità diAssessore allo Sport del Comune di Firenze ringrazio lo Studio di Architettura G@UT e la ditta Stile Arreda che, ideando un gioco ormai a tutti noto, coinvolgono per la prima volta nel Festival i disabili. Lo sport deve essere aperto a tutti, anche perchè sport è un modo per stare insieme per affrontare le difficoltà della vita, e chi meglio di loro sa cosa vuol dire. Una sfida che l’organizzazione della manifestazione fieristica ha accettato ritenendola un’esperienza culturalmente avanzata e impegnandosi a promuoverla come un evento di punta di questa 18° edizione. Le barriere del mondo dello sport nei confronti dei ragazzi disabili, finalmente, si stanno assottigliando sempre di più. Il nostro paese non è ancora al livello di alcune realtà straniere nelle quali i disabili hanno pari dignità dei normodotati, anche a livello di sponsorizzazioni e di copertura mediatica. Però anche in Italia si sta prendendo coscienza dell'importanza di queste discipline che permettono ai ragazzi disabili di misurarsi in maniera agonistica. Con un po' di (sana) presunzione possiamo segnalare come proprio nella nostra provincia non manchino le scosse verso queste disciplina. Arte, cultura e sport sono auspicabili per favorire l'integrazione nella società delle persone disabili (ciechi, sordi, disabili motori) in quanto favoriscono solidarietà e comunicazione tra gli individui. È degno di nota il fatto che le varie Federazioni sportive nazionali hanno nel tempo allargato la propria attività, qualcuna ha già manifestato un'apertura concreta ai disabili, con competizioni integrate; si spera che altre Federazioni seguano l'esempio, e da assessore allo sport auspico una maggiore collaborazione tra queste in modo che lo sport, per�i diversamente abili non venga ghettizzato e possa invece costituire per il disabile un'occasione di incontro con il normodotato.

Eugenio Giani

Assessore allo Sport Comune di Firenze


Mi è particolarmente gradito esprimere un pensiero di soddisfazione e riconoscenza verso quanti si sono adoperati per realizzare un evento così significativo all’interno del Festival del Fitness, grande iniziativa per la prima volta a Firenze. Per coloro che vivono quotidianamente le difficoltà del “non accessibile” avere l’opportunità di sperimentare luoghi e modelli di concreta accessibilità diventa motivo per rendere la vita più degna e rispettosa dei diritti essenziali dovuti a ciascun essere umano indipendentemente dalla sua situazione. Pensare inoltre a questi valori in un contesto che intende promuovere lo sport, il tempo libero e la sana pratica dell’esercizio fisico è ancor più significativo. Grazie a tutti, complimenti ed il più sincero in bocca al lupo per un fitness davvero capace di promuovere le molteplici abilità.

Dr. Alessandro Martini

Assessore Allo sport ed alle Politiche Sociali Della Provincia di Firenze

Il Festival del Fitness che quest’anno terrà la sua 18° edizione a Firenze, apre uno scenario che lega aspetti culturali e sportivi insieme. Sempre più la nostra società impone ritmi di vita stressanti che una sana attività sportiva, non necessariamente agonistica ma fruibile per tutti, può mitigare a vantaggio del nostro benessere fisico e psichico. Ecco dunque che sia il fitness che lo wellness hanno oggi, nella quotidianità di un numero sempre crescente di persone, giovani e non, uno spazio sempre maggiore. Occorre a mio avviso prestare una costante attenzione affichè queste attività siano espletate per fini terapeutici e socializzanti, arginando gli abusi che purtroppo conosciamo. La proposta di aprire il fitness al gioco per offrire la possibilità di far interagire persone abili e diversamente abili trova pertanto un sicuro sostegno anche da parte di molte istituzioni. Aver ridisegnato il gioco dell'oca ed averlo arricchito con piccole prove sportive che possono essere affrontate da chiunque è una buona idea per far socializzare senza schemi e barriere tutti gli individui nelle loro diversità, siano esse di età, di sesso o di prestanza fisica. I complimenti per questa realizzazione� vadano dunque agli ideatori del brevetto ed ai realizzatori del percorso che, come accade sempre in questi casi, è frutto della collaborazione di un �team di persone dotate di grande sensibilità nei confronti di chi è costretto ad affrontare ogni giorno difficoltà maggiori degli altri.

Prof.ssa Arch. Mariella Zoppi

Assessore alla Cultura e allo Sport della Regione Toscana

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Accesso totale al fitness: non è uno slogan ma un obiettivo che si declina come un gioco. Un gioco ‘speciale’ però, dedicato a chi, disabile fisico, per molto, troppo tempo, sembrava escluso dal fitness come da altre sane attività sportive. Se al Festival del fitness, che quest’ anno tiene a Firenze la sua 18/ma edizione, si è pensato a progettare spazi e iniziative per i diversamente abili, vuol dire che cultura e sport si sono dati una mano perché il benessere, fisico, ma non solo, diventi un obbiettivo di tutti e non solo di alcuni, più fortunati. Abbiamo dedicato una delle nostre Feste della Toscana ai disabili, ed iniziative come quelle che sono state progettate nell’ambito del Festival non possono che trovare la nostra adesione, specialmente se si coniugano gli aspetti ludici con quelli sportivi, superando ogni senso di amarezza che a volte si abbina con quella della disabilità. L’ “Oka”, il progetto presentato nell’ambito del Festival, allora non è più solo un gioco:�diventa paradigma di aggregazione umana, di comprensione e divertimento reciproco, secondo una cultura dello sport che riscopre, insieme ad un sano agonismo e alla cura della propria persona, i valori di una sensibilità umana che nei tempi moderni si è venuta appannando e che invece è essenziale per migliorare la qualità della vita di tutti.

On. Riccardo Nencini

Presidente del Consiglio regionale della Toscana

A nome mio personale e di tutti i componenti del consiglio, vorremmo ringraziare, l'organizzazione e tutti i collaboratori, per l'iniziativa intrapresa, con la quale si coinvolge, il movimento dei Disabili, siano essi Atleti che non; lo scopo, importantissimo è divulgare al massimo che il disabile con problemi intellettivo e relazionale, fisici, non vedente e silenziosi, possono, praticare sport sia, agonistico, per mantenimento del fisico e della mente e avere l'opportunità di socializzare. La dimostrazione, avuta pochissimo tempo fà, con l'evento delle Paraolimpiadi Invernali organizzate, direi alla perfezione dalla città di Torino, ci ha dimostrato, per l'ennesima volta, che i disabili, con volontà, caparbietà, riescono a superare tutte le difficoltà, siano esse sportive che non; una in particolar modo ritengo che ancora oggi, ci crea ostacoli è la barriera mentale, con la quale dobbiamo continuare a misurarci. Ecco perché, ben vengono queste manifestazioni, dimostrative, nel quale trova il nostro movimento (CIP) sempre pronto a collaborare. Nell'occasione, porgo un caloroso saluto a tutti.

Giampaolo Cerri

Presidente Comitato Regionale Toscano CIP


Dott. Sergio Aito Direttore dell Unita Spinale Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze Negli ultimi anni, in Italia, senza dubbio, stiamo assistendo ad un lento ma continuo e radicale mutamento nella percezione sociale ed individuale della disabilità. Essa viene sempre più considerata come un elemento “normale” della vita: la persona disabile non è più da considerare come un fenomeno da nascondere, di cui vergognarsi o di cui avere pena, come era consuetudine anni addietro e come, purtroppo, qualche volta accade ancora oggi. Al tempo stesso la persona disabile trova sempre più nella società civile quello spazio a cui tutti hanno diritto. Questa lenta ma continua crescita è il frutto di molteplici fattori. Senza dubbio un ruolo d’avanguardia lo hanno avuto le stesse persone disabili che, da sole o in associazione, hanno con forza rivendicato il proprio legittimo posto, attraverso lotte che hanno fatto breccia tra gli amministratori delle Istituzioni e tra la gente comune. Altro ruolo si deve anche riconoscere a tutti quelli che, sensibili a queste tematiche, hanno lottato fianco a fianco delle persone disabili. Tra questi sono da ricomprendere alcuni operatori sanitari, primo fra tutti Sir Ludwig Guttmann, che nel 1944 fondò la prima Unità Spinale a Stoke Mandeville, vicino Londra. Egli fu uno straordinario maestro che formò medici e altri operatori che a loro volta disseminarono quella cultura di integrazione e affermazione dei disabili che permeava la pionieristica struttura britannica. Sir Ludwig Guttmann fu uno strenuo sostenitore della pratica sportiva come base fondamentale per l’integrazione sociale e per la riabilitazione delle persone para e tetraplegiche. Egli realizzò subito che lo sport, sia a livello ludico che competitivo, rappresentava, dal punto di vista spirituale, mentale e fisico, quella marcia in più nel processo riabilitativo che spinge a superare i propri limiti e quindi a superare l’handicap. Egli infatti fu il principale fautore dei giochi paralimpici che si svolsero la prima volta proprio a Roma nel 1960. Da allora migliaia di atleti ci hanno dimostrato come si può essere campioni, e forse, se è consentito, ancora più campioni, anche se si è disabili. Una persona in carrozzina che pratica lo sport non solo è avvantaggiato, rispetto a chi non lo pratica, sul piano fisico e quindi sul piano della capacità di superamento delle barriere che inevitabilmente incontra nella vita quotidiana, ma è anche avvantaggiato nel difficile processo di reintegrazione sociale. E’ ormai ampiamente dimostrato che le persone in carrozzina che praticano sport in maniera continuativa, oltre che a ricorrere molto meno frequentemente alle cure mediche perché più sani, sono più inseriti nel mondo del lavoro, sono più autonome e, in definitiva, hanno una migliore qualità di vita. Per questo motivo la promozione della pratica dell’attività motoria in generale e di quella sportiva in particolare, è stata, è e sarà uno dei cavalli di battaglia principali dell’attività sanitaria che svolgiamo nell’Unità Spinale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, così come avviene nei maggiori Centri specializzati italiani e nel mondo. Da quando abbiamo iniziato questo difficile percorso abbiamo fatto moltissimi passi avanti e spero che tanto ancora si farà con il contributo sia materiale che culturale di tutte le Istituzioni e della società civile.

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Il Festival del Fitness trova, dopo 17 anni, la sua definitiva consacrazione a Firenze, una delle 10 città più belle al mondo. E la Fortezza da Basso sarà il cuore pulsante, per cinque giorni, del Festival che sarà un grande evento interattivo, dove la gente che verrà potrà cimentarsi in tantissime attività sportive. Il fitness, che il Festival propone e promuove, rappresenta un moderno ed attuale stile di vita che combina: la pratica sportiva (il corpo) con l’arricchimento della propria cultura (la mente), il divertimento con l’opportunità di nuove amicizie, lo scambio di esperienze con la curiosità di viaggiare e una alimentazione corretta. E in questo contesto che quest’ anno, con grandissimo piacere ed onore, il Festival si arricchirà di un nuovo contenuto, il Gioco dell’OkA, una splendida iniziativa dove saranno protagonisti insieme i normodotati e le persone diversamente abili. Una perfetta testimonianza di come la pratica sportiva contribuisca a migliorare la qualità della vita, anche a persone che hanno subito gravi infortuni. A nome di tutta la fitness community, che ci sentiamo autorizzati a rappresentare, a nome di tutto lo staff organizzativo, esprimiamo tutta la nostra gratitudine all’organizzazione dell’OKA, protagonista a Firenze, per cinque gior ni, con questo meraviglioso evento.

Luca Brustenghi

Vicepresidente Progetti International


Durante il percorso di giornalista sportivo si imparano a riconoscere le contraddizioni che caratterizzano anche lo sport; si imparano soprattutto le ferree regole legate al bussiness che regolano anche quello che, in realtà, dovrebbe essere una predisposizione naturale umana: il gioco. Si impara che un buon risultato prestazionale molte volte va di pari passo ad un rendiconto economico: un nuovo record uguale a rendita garantita. All’interno della 18° edizione del Festival del Fitness viene proposto un gioco che non è uno sport e che non ha neanche l’ambizione di diventarlo, ma che in questo contesto di gioia e aggregazione, che si terrà a Firenze, sarà un pretesto per favorire incontri fino ad oggi difficili, contaminazioni umane, sinergie di pensiero. Non importa se le regole di questo gioco dell’Oka non saranno così fiscali, né supervisionate da cyber-moviole, non occorrerà che questo gioco dai richiami storici sia seguito da un tifo impazzito in preda a stress contemporanei, quello che conta è che l’aggregazione tra individui rappresenterà il fattore aggiunto, il fattore che farà delle prove del gioco dell’Oka, un momento di felicità per tutti coloro che sono portatori sani di sensibilità. Ritengo che questa esperienza per Firenze sia un modo per mostrare quanto questa città sia più che mai attiva e che lo spirito di umanesimo che l’ha resa famosa nel mondo è più che mai vivo. Il “fitness dell’Oka” altro non è che un buon motivo per far capire alla collettività che il peggior handicap non sta nelle ridotte funzionalità fisiche, ma nelle limitazioni mentali di chi non le vuol capire.

Franco Morabito

Presidente Giornalisti Sportivi della Toscana

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Fitness significa prestanza, buona forma fisica. E allora cosa c’entrano persone disabili, persone alle quali il destino ha giocato un brutto tiro, privandole della mobilità, o degli occhi, o di qualche altra funzione che fa “fitness”? Il fatto è che le parole non sempre dicono tutto: fitness per esempio non dice nulla del desiderio di vivere, di quella forza che pervade l’Universo e gli esseri che lo popolano, di quella forza che ha spinto l’uomo che noi chiamiamo “primitivo” a scoprire il fuoco, l’agricoltura, ad avventurarsi su mari sconosciuti, ad inventare ogni sorta di protesi e di tecnologia che lo fa vivere meglio. Fino a qualche anno fa le persone disabili non si incontravano per strada, se ne conosceva l’esistenza, però se ne stavano in luoghi cosiddetti deputati, ossia costruiti apposta per loro, o meglio apposta per chi non ne tollerava la presenza. La regina rumena Carmen Silva, verso gli anni Trenta del secolo scorso, aveva escogitato una città a misura di cieco, per mettere i ciechi a loro agio certamente, o per evitare di incontrarli nelle città di tutti? Il festival del fitness invece è una piccola rivoluzione, perché significa avere il coraggio di guardare in faccia la realtà così come è, senza voltarsi dall’altra parte, senza infingimenti che umiliano tutti quelli che la conoscono davvero la realtà, e che sanno che è diversa dalle cartoline, dai manuali, dalle scene con il trucco ed il cerone. L’emancipazione delle minoranze, specie quelle costituite da persone “disabili”, passa attraverso tre momenti principali: 1) I “sani” si occupano di loro, presumendo di conoscerne le necessità e quindi non si prendono neppure la briga di interpellarli. 2) Autogestione: si scarica il problema sui diretti interessati, così la coscienza è tranquilla. 3) La collettività si “preoccupa” e si “fa carico” anche dei problemi di una minoranza, considerandola parte integrante della collettività stessa (socializzazione del problema). Questo percorso culturale, che non è mai compiuto una volta per tutte, a poco a poco si fa strada nelle coscienze e ancor più nei sentimenti, a partire dalle persone direttamente coinvolte oppure particolarmente sensibili. Il Festival del Fitness, proprio perché riesce a mettere insieme prestanza fisica e disabilità, due elementi che nella nostra cultura sono contraddittori, costituisce un salto di qualità nella maniera di pensare il mondo, e un motivo di riflessione per una società che dice di essere all’avanguardia.

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Prof.

Antonio Quatraro

Presidente Unione Italiana Ciechi Firenze


Manuela Cappellini

Presidente Associazione Toscana Paraplegici L’Associazione Toscana Paraplegici nasce ufficialmente il 14 aprile 1982, grazie alla volontà di un gruppo di persone con lesione midollare. Come associazione avente carattere regionale, inizia a svolgere la sua attività per il raggiungimento di un duplice scopo: da un lato migliorare la qualità della vita delle persone mielolese, e dall’altro l’istituzione di un’Unità Spinale Unipolare in Toscana, ovvero di un centro ospedaliero specializzato nella cura, nel trattamento e nella riabilitazione della para e tetraplegia. Gli scopi primari attualmente perseguiti dall’A.T.P., sono volti (come da statuto in vigore): 1. alla contribuzione e al soddisfacimento dei bisogni morali e materiali, individuali e collettivi, dei para e tetraplegici che hanno in Toscana la loro residenza o dimora 2. alla promozione per il loro completo reinserimento sociale e alla rappresentazione delle loro istanze ad ogni livello 3. alla promozione dei provvedimenti legislativi regionali ed amministrativi degli enti locali, per: - l’attuazione di strutture che facilitino e incrementino la riabilitazione - la rimozione delle barriere discriminanti in campo edilizio e dei trasporti, per consentire una normale fruizione delle infrastrutture e dei servizi collettivi - la realizzazione del diritto allo studio nel più ampio rispetto della qualità della persona - l’istituzione o lo sviluppo dei servizi domiciliari di aiuto, nonché la fornitura di materiale sanitario, tecnico e terapeutico - la concessione, a speciali e selettive condizioni, di abitazioni adatte previa realizzazione degli opportuni lavori a carico delle Amministrazioni locali - alla sollecitazione per la creazione o lo sviluppo in Toscana di uno o più reparti ospedalieri per lesioni midollari (Unità Spinali Unipolari) 4. al compimento di attività ed operazioni ritenute utili ed opportune atte ad assicurare, integrare, affiancare, le iniziative sopra elencate. 5. alle attività sportive atte ad aiutare la riabilitazione fisica posttrauma (tiro con l’arco, nuoto, ping-pong, tennis, corsa, basket ecc.)

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L L BA

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R O T

Il torball si gioca in un campo al coperto, lungo 16 metri e largo 7 metri; in campo scendono tre giocatori per squadra, si gioca con una palla sonora, in maniera tale che i giocatori possano seguire tutte le fasi del gioco, attacco e difesa. Nel lato corto del campo sono disposti tre tappeti sui quali si dispongono i giocatori, che indossano una mascherina, dato che il gioco deve essere svolto da persone non vedenti. Nella parte centrale del campo vengono tese tre cordicelle con dei campanelli,�a 40 centimetri da terra e distanti l'una dall'altra due metri, questo perchè il gioco deve essere rasoterra; se la palla tocca una delle cordicelle, uscirà il giocatore che ha commesso l'infrazione, e nella fase successiva difenderanno solo in due; sommando tre falli si ha un rigore, pertanto a difendere sarà un unico giocatore. I casi in cui viene assegnato il fallo oltre al tocco della cordicella sono: mani in appoggio del giocatore nella fase di difesa, azione d'attacco troppo lenta.


Roberto Ciullini

Ideatore Waterbasket

Caratteristiche del gioco Il waterbasket è nato con l’idea di creare uno sport che potesse coinvolgere una notevole fetta di sportivi, dagli amanti del nuoto essendo praticato in acqua alta, agli altrettanti appassionati della pallacanestro, dovendo tirare la palla in un canestro galleggiante munito di tabellone come la tradizione cestistica vuole. Fra le regole scaricabili dal sito web spiccano molte caratteristiche del basket che rendono spettacolare il gioco, per dirne alcune, i canestri da 3 punti, da 2 e da 1 su tiro libero, i 24 secondi per tirare la palla a canestro e la mancanza di contatto fisico con le mani che rende il gioco più fluido e divertente. Sviluppo della disciplina dalla nascita ad oggi Lo sport nasce da un’idea di Riccardo Ciullini che progetta i primi canestri e scrive il regolamento, e si divulga a partire dal 2003 a Firenze grazie all’A. S. Waterbasket Firenze presieduta da Vezio Ciapetti, prima associazione sportiva del settore; da allora ad oggi il waterbasket è stato riconosciuto da alcune delle istituzioni sportive italiane più importanti, quali la Federazione Italiana Pallacanestro con conseguente riconoscimento del C.O.N.I., il Dipartimento Sport dell’Acqua con il conseguente riconoscimento del C.I.P. Comitato Italiano Paralimpico, e l’Ente di Promozione Sportiva Libertas. Vi sono stati tornei all’estero in Ungheria e Slovenia nelle città di Pècs, Kranj e Lubiana, mentre attualmente è in atto un torneo in Toscana organizzato dall’Ente di Promozione Sportiva Libertas ed a breve ci sarà di un vero e proprio campionato italiano a cura della Federazione Italiana Pallacanestro e del Dipartimento 2 Sport dell’Acqua del Comitato Italiano Paralimpico, dove per la prima volta giocheranno squadre miste con giocatori uomini, donne e disabili Il waterbasket con giocatori con disabilità fisiche L’elemento acqua abbinato al gioco di squadra sembrano essere le carte vincenti di questa nuova disciplina sportiva; l’acqua infatti offre maggiore libertà di azione mentre lo sport di squadra permette un maggiore divertimento non solamente derivante dalla singola prestazione sportiva. Oltre a questo, analogamente al basket in carrozzina (sport di squadra tra i più seguiti a livello internazionale), anche nel waterbasket non è presente il ruolo del portiere, peculiarità che consente con maggiore facilità da parte dei giocatori di ricoprire tutti i ruoli. L’insieme di queste caratteristiche sono ottimizzate da una muta a galleggiamento variabile che, a seconda del tipo di disabilità, viene calibrata per avere un miglior galleggiamento al momento del tiro a canestro come da regolamento approvato dal Dipartimento Sport dell’Acqua del Comitato Italiano Paralimpico. Il waterbasket come attività ludico-terapeutica per disabilità mentali Il waterabasket è stato presentato inoltre come attività ricreativa ai ragazzi affetti da Sindrome di Down con risultati al di sopra delle aspettative, sia per quanto riguarda il piacere dello stare in acqua giocando, che della forte gratifica dimostrata dalla naturalezza nel fare canestro con una certa frequenza.

Vezio Ciapetti

Presidente Associazione Sportiva Waterbasket

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Si narra che questo gioco sia stato giocato per la prima volta dalle truppe greche accampate sotto le mura di Troia. Un passatempo nato per rompere la monotonia di un lungo assedio. I soldati avrebbero riprodotto con il tipico tracciato a spirale la struttura delle mura della città.Ma è forse solo una leggenda di cui si è perso le tracce Il nome del gioco, in inglese, è registrato per la prima volta nel 1597 a Londra; si ritrova nel 1612 in Francia e di poco successiva è la prima tavola a noi giunta, databile 1640-1650, pubblicata a Venezia da Carlo Coriolani. E' assai probabile che il gioco sia nato in ambiente italiano, attorno al 1580 e che Francesco de' Medici l'abbia inviato a Filippo II di Spagna. E’ di questa epoca il nome "Il nuovo e molto dilettevole giuoco dell'oca" Un'origine italiana dunque per un gioco che varca rapidamente le frontiere e si impone in tutta Europa: Francia e Italia innanzitutto, ma anche Spagna, Ger mania, Inghilterra. Già nel '600 alla più tradizionale struttura con caselle vuote, simboli fissi e oche, si affianca un raffinato gioco di variazione sul tema. In sintonia con lo spirito del tempo e con l'origine aristocratica prevalgono i "percorsi" con tematiche militari, blasoni, storie Il bigamo dinastiche, vicende religiose. Tra i più celebri, il gioco gioco dell'oca stampato sul retro della locandina che celebra la guerra e la pace tra spagnoli e dell'omonimo film. La successione delle 60 caselle rispecchia cronologicamente le scene del film. francesi. Nel '700 si accentuano ancora le variazioni nel contenuto mentre le tecniche si affinano, dal Italia XX sec.

origini e storia Il dilettevole gioco di loca

Venezia 1640 Silografia policroma Civica Raccolta delle Stampe "A. Bertarelli", Milano

legno, al metallo, alle matrici litografiche. Alle tavole grezze, dipinte grossolanalmente a mano, si affiancano vere e proprie stampe d'arte che associano il piacere del gioco a quello della vista. E' la Francia a dominare il campo per la qualità e la quantità di tavole. Emerge in molti casi un chiaro intento didattico e didascalico e il gioco comincia a veicolare sempre più espliciti significati politici, morali, ideologici che rendono più complessa la sua funzione. L'800 è il secolo della più massiccia e capillare diffusione del gioco dell'oca. In Italia e Francia esso moltiplica la varietà delle sue forme registrando e rispecchiando con precisione e penetrazione gli eventi e lo spirito del tempo. Nel secolo delle guerre mondiali, dei totalitarismi e della società di massa vi è una chiara insistenza nei giochi dell'oca su tematiche di tipo politico. Durante il ventennio fascista in Italia, per esempio, sono incalcolabili le tavole che hanno come soggetto piccoli balilla protagonisti di gloriose vicende o dove il percorso si snoda lungo i territori delle conquiste coloniali (l'Abissinia, L'Etiopia, l'Eritrea). Ma il frequente ricorso a tematiche politiche e a finalità pedagogiche non rallenta certo la produzione di giochi più "classici", molti dei quali rappresentano trasfigurazioni di percorsi naturali. La Svizzera sembra specializzarsi in giochi che riproducono passeggiate o escursioni turistiche attraverso i cantoni e le città.


Frequenti, in ogni paese, le tavole con corse di macchine, cavalli, gite o gare di biciclette. In Italia vi sono non meno di quattro differenti Giuochi del tramway che documentano con precisione le trasformazioni tecniche del mezzo. Ma soprattutto un numero indefinibile di Giri del mondo, occasione di 'ripasso' geografico ma anche vero e proprio percorso esistenziale. Nel secondo dopoguerra il dominio di motivi eterogenei (politici, occasionali, pubblicitari), rispetto alle finalità originali e naturali del gioco, è chiaro sintomo di una crisi inarrestabile. In Italia il clima di guerra fredda produce alcune fantasiose tavole come Il giuoco dell'oca del vero italiano, o Il gioco dell'Europa Unita in cui le caselle con penalità sono indicate da simboli con la falce e il martello, mentre quelle che consentono un più rapido avanzamento recano disegnini con navi cariche di aiuti americani. Tentare di fornire una spiegazione della longevità del gioco dell'oca significa addentrarsi nella complessa sostanza delle sue funzioni, al tempo stesso ludiche e simboliche. Certo la stessa semplicità di struttura, la facilità di spostamento e di uso, l'estrema giocabilità, non ultima l'economicità (molti giochi italiani si riducevano a un foglio di carta sottile, acquistabile in cartoleria o dal giornalaio, da incollare su cartoncino) ne hanno fatto uno strumento di rara

La conquista dell'Abissinia

Cromolitografia. Italia, anni '30 del XX secolo. Collezione Franco Milanesi, Torino

del gioco dell Oca duttilità e praticità. E' assolutamente incalcolabile la quantità di giochi stampati e la varietà dei disegni delle tavole. Ma è probabilmente la forte carica simbolica dei tavolieri strutturati come successione numerata di caselle verso una meta conclusiva a fornire la più plausibile spiegazione del successo e del fascino del gioco. La forma spiraloide, labirintica, rappresenta nell'immaginario umano, l'archetipo del percorso della vita. L'esistenza umana è infatti raffigurabile metaforicamente come un percorso cadenzato da momenti di felicità e di dolore (i premi e le punizioni), con passaggi rituali, pericoli, con mete transitorie e finali. Un percorso in cui il caso, l'azzardo, l'aleatorietà (il tiro con i dadi...) tracciano la direzione essenziale della vita. Ogni tiro di dadi è, in fondo, una sfida al destino e una sua offerta.

Franco Milanesi

in articoli http://www.collezionare.com/

Jeu de la grande roue de Paris

Cromolitografia. Francia, fine XIX secolo Collezione Franco Milanesi, Torino


Il

fitness

dell’Oka

Anno 2006, luogo Firenze… Venne organizzato in una storica fortezza del centro cittadino, "Fortezza da Basso", il primo torneo di “Fitness dell'Oka” del nuovo millennio; il gioco, legalizzato da poco, per la prima volta venne anche trasmesso per televisione; fino ad ora era stato proibito nonostante in molti già da tempo praticassero questa disciplina clandestinamente all’interno delle proprie case. Solo all’inizio del 2006 la legge stabilì che questo gioco da tavolo diventasse una disciplina agonistica. Il merito fu di un gruppo di insigni illuminati progettisti, facenti parte di un circolo culturale di ancor più insigni e rinomati professionisti in ogni campo. All’interno di questa storica fortezza furono rinchiusi per cinque giorni giocatori di diverse nazionalità: fra di loro furono selezionati in egual misura atleti "abili" e atleti "disabili", di sesso maschile e sesso femminile; tutti professionisti nelle varie specialità sportive e molti di loro già campioni in patria; tutti pronti a sfidarsi sul tappeto del “Fitness dell’Oka”. Il torneo sarebbe stato ripreso da un canale satellitare che a sua volta avrebbe venduto i diritti ad emettenti locali di ogni continente; per evitare un imponente servizio di sicurezza, non erano stati ammessi spettatori; il gioco si poteva vedere solo in televisione: due presentatori disabili e due presentatori abili con relativi cameramen le uniche persone ammesse. La comunicazione dell’evento sulla stampa fu massiccia e iniziò con largo anticipo. Le aspettative, dunque, per questo torneo erano tante e erano in molti quelli che attribuivano al torneo significati simbolici sempre nuovi. Il gioco sostanzialmente non differiva dal vecchio “gioco dell'Oca”: 63 caselle una dietro l'altra da percorrersi il più velocemente possible superando tutte le prove trovate sul tragitto. La casualità data dal lancio dei dadi era stato il motivo della sua messa al bando; qualcuno lamentava che proprio questo aspetto inficiasse la valenza di preparazione atletica che ogni sport doveva trasmettere. Ma le nuove avanguardie ne avevano rinvenuto dei forti valori filosofici proprio derivanti da questo casuale rotolare dei dadi. Un pallone in gomma ed una nuova bevanda energetica erano il ricco premio per il primo cassificato. Premio assai modesto se si pensa ai compensi miliardari di certe discipline sportive del precedente millennio. Ogni sportivo che si riconoscesse in questa definizione ambiva a questi due premi, nonostante fossero premi dal valore prettamente simbolico. Questo coinvolgimento emotivo nei confronti di questo meritevole riconoscimento rispetto ai cachet miliardari di altri sport era dovuto in gran parte ad un grande battage pubblicitario creato per l’occasione; una forza comunicativa senza precedenti che si avvalse e questo si seppe in seguito, anche di mezzi poco puliti, quali la pubblicità subliminale. Il vecchio gioco del calcio stava per subire il colpo di grazia. Il “Fitness dell’Oka” si poteva giocare in squadra o singolarmente; l’obbiettivo era quello di raggiungere l’ultima casella, il numero 63, nel minor tempo possible, affrontando tutte le prove del percorso; i dadi, con la propria casuale seguenza numerica avrebbero segnalato inesorabili l’avanzamento casella dopo casella fino all’arrivo. Le prove del gioco sarebbero cambiate a seconda che fosse stata una squadra o un singolo ad affrontare il percorso. Tra gli atleti più famosi Yan e Poijin Tatsuo, due fratelli siamesi coreani fortissimi nel tennis da tavolo, l’incredibile russo Boris Stokomov, paraplegico sollevatore di pesi, per l’Italia Sonia Antichini plurimedaglia nazionale per la maratona su sedia a rotelle su percorso accidentato (marathon chair); tra gli abili Jerry Parker statunitense nuotatore dei 200 rana, l’inglese Sir Ludwig Guttmann, campione di tiro con l’arco, omonimo del famoso Guttmann pioniere delle paraolimpiadi e il nigeriano Ngoro Samoi mezzofondista dai polmoni di acciaio soprannominato “black inox”. Molti altri erano i giocatori che avrebbero potuto dire la loro, sia tra gli "abili" che tra i "disabili". Il gioco iniziò il 24 maggio alle ore 9.30 e tutto il mondo si collegò via cavo, internet e tramite rete telefonica fissa o mobile. Furono concessi cinque giorni di ferie per tutti; fu veramente un festival non solo per chi vi partecipava ma anche per il pigro spettatore piacevolmente adagiato sul comodoso divano della propria casa. Tutto procedeva secondo le previsioni, gli atleti gettavano i dadi e a seconda dei numeri usciti, avanzavano nelle loro caselle, a volte indietreggiavano di due, altre volte avanzavano di tre;


potevano star fermi uno o due giri, ma tutti procedevano verso il traguardo; quando l’atleta giungeva su una casella di prova, doveva sostenerla e completarla, chiunque stabilisse un nuovo record mondiale aumentava di 6 caselle sul tappeto di gioco; tra le prove: tiro con l’arco e basket da sedere, corsa in bicicletta pedalando, con l'ausilio delle mani, o maratona su una sedia a rotelle su un percorso scosceso. In questi sport i "disabili" avevano senz'altro la meglio, mentre gli "abili" riuscivano in altri; ma tutti erano pervasi dall’obiettivo di raggiungere lo stesso scopo: riuscire a portare a casa il pallone e la bevanda energetica, agognati premi. Fu proprio a poche caselle dall’arrivo mentre Yan e Poijin Tatsuo, i fratelli siamesi coreani stavano vincendo la prima gara del torneo ecco che dal nulla apparvero sei loschi personaggi; sei personaggi in carne ed ossa, cinque in una strana divisa calcistica e uno presumibilente il capo in abito rigorosamente nero, occhiali neri e bastone in mano; ma come poteva essere successo una cosa del genere? Chi aveva permesso che questi sconosciuti uomini penetrassero all’interno della fortezza? Come avevano fatto a raggiungere proprio il cuore del gioco? I cinque uomini corsero a occupare gli spazi delle prove, l’uomo in nero si posizionò al centro del percorso. Recitò parole incomprensibili, formule magiche di antica memoria…. a questi misteriosi suoni le Oke del percorso risposero materializzandosi. Erano Oke sportive, si muovevano in tutta la sala in maniera caotica eseguendo le loro discipline. I presentatori e i loro cameramen continuarono a riprendere augurandosi di non essere impazziti…. e non lo erano! L’audience schizzò alle stelle. Nessuno cercò di fermare questi loschi individui. Il capo riprese a parlare in lingua comprensibile e dichiarò le sue intenzioni: avrebbe portato via con se tutte le Oke se non si fosse provveduto immediatamente a inserire all’interno del “Fitness dell’Oka” uno sport giocato con la palla dallo stesso impatto emotivo del vecchio gioco del Pallone. Si capì subito la pericolosità di quella minaccia: portare via le Oke dal percorso avrebbe provocato l’interruzione del torneo con conseguenti danni alle reti televisive e ai loro sponsor. Fu deciso perciò di accogliere la richiesta; per quell'uomo in nero, industriale del Pallone, la fama del “Fitness dell'Oka” rappresentava l’equivalenza matematica del suo disastro economico e tutti erano consapevoli che non avrebbe esitato a portarsi via tutte le Okette. Fu fatto molto di più di quanto richiesto, si inserirono sul tabellone di gioco il Torball e il Waterbasket. Furono chiamati 5 giocatori "disabili visivi" che offrirono la propria disabilità, per una partita di Torball. Lo scontro fu memorabile; cinque nonvedenti contro i cinque abili insurrezionalisti accuratamente bendati per competere alla pari. In contemporanea in uno spazio limitrofo fu costruita una piscina dove il giorno dopo si fece la prima gara di Waterbasket; questa volta cinque paraplegici, attrezzati di tutto punto, sfidarono i cinque abili insurrezionalisti. In entrambi i casi, gli abili ebbero la peggio. L’uomo in nero però, esperto fiutatore di business, ritenne che quello potesse essere un piccolo passo per la scoperta di un nuovi sport da sfruttare economicamente. Firmò la resa e desistette dai suoi loschi intenti. Pronunciando di nuovo le parole magiche fece ritornare le okette al suo posto, sul tabellone di gioco. Si ritenne opportuno, allora, di riprendere il Fitness dell’Oka; Yan e Poijin Tatsuo, a due passi dalla meta finirono nella terribile casella della morte e furono costretti a tornare indietro, alla partenza, finendo per far vincere la prima sfida a un francese "disabile" Federique Trintignant campione alle Paraolimpiadi di Atene del 2004 nella disciplina del salto in alto. Gli altri quattro giorni passarono senza intoppi, e molti altri atleti di varie categorie si alternarono sul podio. Fu un successone, si riprodusse il gioco in scatola, e il tutto venne corredato da un mirato e ricercatissimo merchandising, ma quello che veramente pesò in termini di successo fu che al termine del torneo, il giorno dopo la conclusione della kermesse fiorentina altre città del mondo reclamarono l'opportunità di poter ripetere l’evento; anche se erano consapevoli di dover aspettare 4 anni perché ciò accadesse. L'onore di passare alla storia come la città che diede i natali al questo nuovo gioco dell'Oka rimase per sempre a Firenze. E fu proprio qui che il gioco fu battezzato per gli anni a seguire come Il FITNESS dell’OKA.

di Luca Bolognese e Silvia Scuffi Abati


il giocatore che si ferma su una casella contrassegnata dall’OKA raddoppia il punteggio ottenuto con i dadi

il giocatore che fa direttamente alla

9 al primo tiro, casella

arriva numero 63

se al primo tiro il giocatore fa 3+6 corre direttamente alla casella 26

le

regole

6 il ponte - si raddoppiano i punti se si supera la prova del torbal facendo 3 goal in 3 minuti

19 la locanda - si sta fermi 2 giri nell’area fitness

26 i dadi - si ritirano subito due dadi


31 il pozzo - si devono fare 5 canestri in 3 minuti, altrimenti si sta fer mi un tur no

42 il labirinto - per uscire dal labirinto il giocatore deve tirare per 10 volte le corde del teraband

52 la prigione - il giocatore deve vincere una partita di 5 punti a ping pong, altrimenti sta fermo

del

gioco 53 il dado - da qui in poi si procede con un dado solo

58 la morte - si torna indietro alla casella numero 1


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STRIKE, con sede a Fucecchio produce sassi, pietre e prodotti da esterno. Quest’anno presenta un’idea innovativa per la progettazione di spazi all’aperto; un sogno fantastico, legato al mondo onirico; elementi colorati modulari in ceramica formano composizioni dal cachepot alla panchina…. al muro di contenimento al totem gallina, ottenendo arredi e sculture in armonia con la scenografia verde. Oke disegnate per Strike da STUDIO G@UT, Luca Bolognese + Silvia Scuffi Abati, su brevetto aziendale di Gioia Brogi.

STRIKE

via monteverdi, 3 fucecchio fi t. +39 328 1803810 • +39 328 0476122 f. +39 055 490298 gioia.brogi@virgilio.it


TECNO TRADE INTERNATIONAL srl via dei colli 22/24 • 50058 signa fi t. 055 875920 f. 055 876056 www.tecnotrade.firenze.net tecnotrade@tin.it

"La nostra Azienda opera nel settore elettrico e meccanico dal 1965 nel suo percorso ha realizzato impianti in hotel, villaggi turistici e strutture sanitarie"

La ns. Società, gestita da esperti operatori del settore con esperienza trentennale è in grado di fornire ed installare pavimentazioni per uso sportivo in pvc, gomma, linoleum, parquet e laminato con marche di prestigio come TARKETT – MONDO – PL ABET. Realizziamo anche controsoffitti in fibra, alluminio, cartongesso e pareti divisorie mobili e in cartongesso. Per maggiori informazioni è attivo il ns. sito internet www.telmafirenze.it

TELMA srl

v.le edmondo de amicis 165/a 50137 firenze t. 055 6540553 • f. 055 65405583 www.telmafirenze.it info@telmafirenze.it


TENDE & ARREDI

via visiana 159 59100 prato t.+f. 0574 814884

La società Tende & Arredi opera nel settore arredi tessili per alberghi e strutture ricettive. E’ composta di personale altamente specializzato e cura direttamente, con la sua struttura operativa, tutte le fasi lavorative dalla confezione al montaggio. In questo modo la società risulta altamente competitiva senza rinunciare ad un livello di produzione. Si avvale inoltre delle più importanti case di produzione di tesuti.

VIDEOSERVIZIO MULTIMEDIA

sede legale: via scialoia 46 • 50136 firenze sede operativa: viale guidoni 137 • 50127 firenze t. 055 4476121• f. 055 447612 www.videoservizio.it • info@videoservizio.it


WELLNESS DESIGN

via nenni 1 • 20084 lacchiarella mi t. 02 9007430 • f. 1782256920 www.inn.it • progetto@inn,it

Wellness Design è un magazine specializzato in architettura, ingegneria, management dello sport e delle strutture ricettive e ricreative, edifici per la città, cinema, hotel, spa, impianti sportivi, piscine, centri wellness, arredo urbano, parchi tematici. Le caratteristiche di divulgazione tramite articoli sintetici ed aggiornati e l'ampiezza degli argomenti trattati fanno si che Wellness Design sia uno strumento di notevole utilità ed interesse per tutti coloro (amministrazione pubbliche, gestori di impianti, architetti, ingegneri, imprese di costruzione, ecc) i quali quotidianamente sono chiamati ad operare all'interno dello "stare e vivere bene". La rivista ha 5 numeri nell'anno: gennaio, marzo, maggio, settembre, novembre. Viene distribuita gratuitamente nelle più importanti fiere di settore quali SAIE, SAIE2, CERSAIE, Europolis, Progetto Città, Sun, Host, SIA, Edilberg, Forum Trade Show, Riva Benessere Hotel, Benè, Exposudhotel, European SPA Exhibition, ecc.

Rivestimenti e pavimenti in RESINA, realizzati con professionalità e puntualità La Working sas grazie ad anni di esperienza nel settore edilizio e nella manutenzione industriale, nonchè al costate aggiornamento tecnologico è in grado di far fronte alle più svariate richieste di carattere tecnico e/o estetico che pervengono dal mercato per la realizzazione di rivestimenti e pavimenti in RESINA, attraverso l’uso di formulati resinosi specifici operando anche su pavimentazioni già esistenti. La RESINA concepita per far fronte con soluzioni innovative a problemi di costruzione e ristrutturazione garantisce funzionalità nonchè soluzioni uniche originali ed irripetibili.

WORKING sas

via g.b. vico 11 • 50136 firenze t. 055 2001615 • f. 055 2260807 www.workingsnc.com info@workingsnc.com


R.C.B. s.r.l.

officina meccanica di precisione via aretina 13 • loc. massolina 50060 pelago fi t. 055 8311286 • t. 055 8311527 • f. 055 8311258 rcb@leonet.it

La ditta R.C.B. s.r.l. è nata nel 1980 come officina meccanica di precisione. Nel corso degli anni si è specializzata anche in carpenteria meccanica medio piccola, realizzando porte, finestre, ringhiere e cancelli in ferro battuto, strutture in acciaio inox e tutto quello che si può realizzare con materiale ferroso.


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studio di architettura

&

STILE ARREDA

le oke sono arrivate a Firenze in FORTEZZA DA BASSO al padiglione 7 dove ti aspettano insieme a.....


La società Stile Arreda S.n.c. nasce all'inizio del 2003 dall'esigenza di esporre in maniera completa, campionature e depliant di vari prodotti di pavimentazione e rivestimento; un'idea coltivata da tempo da Matteo e Tommaso Berti, geometri da alcuni anni, con la passione per la progettazione e la finitura d'interni ed esterni. “…la nostra esperienza nel settore è iniziata nel 1997, con la creazione di una società per la rappresentanza in Toscana di alcune aziende affermate e consolidate, produttrici di moquette, pavimenti plastici, parquet, tappeti e stoffe. La sola rappresentanza non giustificava più a nostro avviso una presenza professionale nel settore, se non corredata da un ambiente adeguato e capace di offrire a progettisti e design il meglio della scelta cromatica e solutiva. Ecco quindi la necessità di presentarsi con un marchio che offra il cosiddetto “chiavi in mano” nei confronti di Enti, Uffici, Istituti e privati, in piena collaborazione ed armonia con i rivenditori clienti abituali dei marchi rappresentati…” L'attività di consulenza unita al supporto della più avanzata tecnologia, crea quel binomio indispensabile per un mercato sempre più esigente. Sono annoverate referenze per lavori eseguiti presso: Comuni: Scandicci, Vecchiano, S. Maria a Monte, Larciano, Montespertoli, San Piero a Sieve, Porto Azzurro, Vaiano, Rio nell’Elba; laboratori di analisi; hotels; ville ed appartamenti privati in Toscan; Enti Pubblici; aeroporti; uffici; asl; ristoranti; residenze Sanitarie Assistite


Lo

studio di architettura G@UT

fondato dall'architetto

Luca Bolognese e Silvia Scuffi Abati si occupa di design, interiors design, urban design, pogettazione architettonica, exhibit design, grafhic design, visual design e di sovrarealtà letteraria. Si dedica anche ad eventi fieristici, reali e sovareali: partecipa al SET-Salone dell'Edilizia e del Resturo, insieme alla Scuola Professionale Edile di Firenze con l'installazione de "La piazza magica e il giardino incantato" e con "Ingranaggi urbani: le rotatorie del divenire" alla Fortezza da Basso di Firenze (2005). Organizza l'evento "I sensi residui - le risorse oltre la vista" progetando unoo spazio alberghiero idoneo all’accoglienza dei disabili visivi e non, con il patrocinio dell'Unione Italiana Ciechi di Firenze al "SIA" di Rimini , (2005). Presenta il primo manifesto ideologico del "sovrarealismo" con una pièce teatrale di oggetti parlanti in due atti, con il patrocinio di LILA - Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids, in occasione del Salone del Mobile di Milano. Inventa e brevetta il primo telefono cellulare montato come appoggio su un bastone.Lo studio G@UT disegna lampade per Mechini, Il Paralume Marina, Marioni, Martinelli Luce; realizza progetti di interiors design per Casa Berti, Casa Borgioli, Casa Bernocchi; progetta allestimenti fieristici per Berti Sisto, Biokolor, Mechini, Il paralume Marina, RIngiovanire; vede pubblicati i suoi lavori su DDN, DDBagno, Italian Lighting, Urban Decoration, Bar Giornale, Opere Lo studio G@UT ha fatto "cose", fa "cose" e continuerà a far "cose". Si muove in ogni direzione nello spazio e nel tempo, ma soprattutto insegue sogni liquidi, pensa idee gassose, progetta "cose" solide.


padiglione 7

fortezza da basso firenze

e r g o g @ u t

studio

s u m

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ttura


le OKE ringraziano... Andrea Corzani, che riusciamo semprea coinvolgere nelle imprese + impensate Darina Ivanova Kamenova giovane designer con un futuro di mamma spagnola Stefano Visconti il designer lanciato del futuro Eleonora Jonghi Lavarini amica preziosa Cristina Novati quella che come noi ci ha creduto fino in fondo Francesca Gatto la nostra sostenitrice milanese Paolo Gabbanini come faremmo senza di lui? Francesco Livi il realizzatore delle ciliegie che rendono la torta perfetta Giovanni Spichetti e i suoi preziosi collaboratori, i tappezzieri dell’impossibile Alessandro Baronti i l velista eccezionale Gioia Brogi donna dalle mille risorse Generali Arredamenti Gori Tessuti la nostra inesauribile fonte preferita di approvvigionamento tessile Daniele Donadonibus uno tra i primi ad incoraggiarci Armando e Lina che con la loro amicizia e partecipazione ci sono da sempre vicini Alain Cacciatori che da Viareggio attivo in telecamera è come se fosse nell'ufficio accanto Alain Ornella che quando un problema ti assilla, è pronto ad aiutarti Franco Benettini l’esperienza a portata di mano Firenze Fiera uno staff sensibile e disponibile, come vorremmo trovare in ogni situazione di Francesco Berti che ci osserva, ci supervisiona, …… e ci sprona ad andare avanti Lucia Re senza le grandi donne non ci sarebbero i grandi uomini Rosanna Tatini il sorriso rassicurante di una vita Nonna Annita l’energia contagiosa Laura Zanieri colei che spicca tra gli alambicchi Lorenzo Balsimelli per la sua amicizia e per il suo valido aiuto Michele Di Grande e la Onlus Idealità Concrete, per l'attenzione posta alle problematiche dei malati

Daniele Dell'Acqua e la Nuova grafica Fiorentina, la nostra voce stampata su carta Prof. Stefano Patti il plasmatore di sogni le OKE ringraziano anche i ristoranti dove abitualmente vanno a mangiare.... e bene Conte Ugolino Trattoria Pizzeria Via senese 17 def • Firenze tel. 055 222127

Ristorante Ricchi Piazza Santo Spirito 8/r • Firenze tel. 055 215864

La Taverna Trattoria Pizzeria Via Cimabue 1/r • Firenze tel 055 2342555


per la vita rt o p s o n u : a k o ' ll e il gioco d

l’oka ti invita a sfid

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tutte le A bilità

in gioco c o n l ’o k a

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@ UT ra Gnti@no fi itettu h re o rc fi a o di sest 8 8 1 studiotto 1 • 500109 5 5 4 4 0irgilio.it ut@v via gio . + 3 9 dioga t . + f aut.it • stu .g w ww

libera tut ti

v ia p t . + fo rt ig ia n i 3 4 w w w .s . + 3 9 -3 6 • 5 0 0 1 4 ti le a rr e d a .i t 0 5 5 5 9 fi e so le fi 7 • in fo @ st ile 8 4 9 6 a rr e d a .i t


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