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s t u d i o d i a rc h i t e t t u r a
studio di architettura
Luca Bolognese Silvia Scuf fi Abati
le risorse oltre la vista
RESIDUI
I SENSI
laboratorio di progettazione multisensoriale per spazi ricettivi
con il patrocinio di
unione italiana ciechi firenze
Per prima cosa sgranocchiò una manciata di patatine croccanti. Alle feste non bisognerebbe buttarsi al buffet prima di salutare, pensava assaggiando noccioline tostate. Salate. Ma non conosceva nessuno. Conosceva invece il sapore di salamoia di quell’oliva verde carnosa che lo chiamava dal vassoio. Addentò una tartina di pane al latte, morbido e dolciastro. Con la lingua incontrò un gambero su un lettino di maionese, tra i denti scoprì una foglia di rucola amara, salutò una fetta sottile di pomodoro maturo accompagnata dalle tracce di un uovo sodo. Sarebbe arrivato col morso successivo mentre, fuori dai denti, incocciava in Elisa che sorseggiava bloody mary. La baciò sulla guancia e si trovò sulle labbra il dolciastro del trucco. Assaggiò il suo drink. Sulla cannuccia trovò il gusto di burro di cacao di rossetto. Lo annegò nel succo di pomodoro condito, mischiato alla vodka. Sul palato il pizzicore del pepe, sulla lingua il limone. Seguì il limone in una tartina al salmone. Sciacquò la bocca in una kaipiròska. Tra il ghiaccio tritato l’aspro del lime aggrediva lo zucchero grezzo. La vodka scese ghiacciata scaldando l’esofago. Alice gli sorrise. Ingoiò la pizzetta, sentì l’origano, ricambiò il sorriso. Guardò la ragazza e si accorse che c’era anche l’acciuga. Nella pizzetta. Salutò e ripiegò sulla torta salata. Tiepido, sotto la sfoglia friabile, si sprigionava un ripieno di carciofi e di dolci formaggi. ANTONIO ZOPPETTI
La pelle è il primo organo che si sviluppa, e il tatto il primo senso ad essere attivo.� (...) Il tatto è diverso da tutti gli altri in quanto implica sempre la presenza del corpo che tocchiamo e del nostro corpo che tocca l'altro. A differenza che nella vista e nell’udito, nel contatto sentiamo cose dentro di noi, dentro il nostro corpo. Nel gusto e nell'olfatto le esperienze sono limitate alle superfici della cavità nasale e del palato.(...)� Anche se il tatto non è di per sé un fatto emotivo, non è sentito solo come semplice modalità fisica, ma, affettivamente come sentimento. M.BARTH Libro delle coccole
E ad un tratto il ricordo m'è apparso….. quello del pezzetto di
È un tempio la Natura ove viventi «maddalena»…..bagnato nel suo infuso di tè o di tiglio….. l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a pilastri a volte confuse parole sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, mandano fuori; la attraversa l'uomo senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo…. PROUST tra foreste di simboli dagli occhi familiari. I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi. che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte ed il chiarore. "La conoscenza� ha due forme: è o conoscenza intuitiva, o conoscenza logica; Esistono profumi freschi come conoscenza per la fantasia o conoscenza per l'intelletto; conoscenza carni di bimbo, dolci come gli oboi, dell'individuale o conoscenza dell'universale; delle cose singole ovvero delle e verdi come praterie; e degli altri loro relazioni; è insomma o produttrice di immagini o produttrice di concetti. corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno (...) L'impressione di un chiaro di luna ritratta da un pittore; (...) un motivo l'espansione propria alle infinite musicale tenero o energico; le parole di una lirica sospirosa, possono ben essere cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio, tutti fatti intuitivi senza� ombre di riferimenti intellettuali. (...) L'attività intuitiva il benzoino, e cantano dei sensi tanto intuisce quanto esprime, (...) laddove esistono anche espressioni non e dell'anima i lunghi rapimenti. verbali , come quelle di linee, colori e toni; tutte da includere nel concetto di espressione che abbraccia perciò ogni sorta di manifestazione dell'uomo, C . BA U D E L A IRE i fiori del mal e oratore, musico, pittore, o altro che sia. (...) Il pittore è pittore perchè vede solo ciò che altri sente solo, o intravede, ma non vede." B. CROCE estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale
Fiorire di stagioni avulso dall'alternanza dei colori. I mutamenti sono sulla pelle, nei profumi la spontaneità del confronto e il desiderio di un ritmo.
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PAOLO SAVOIA
Luca Bolognese Silvia Scuf fi Abati
con il patrocinio di
Così il breve canto del cigno è migliore di quel clamore delle gru disperso tra le eteree nubi dell'Austro.
unione italiana ciechi firenze
LUC REZ IO d e re ru m natura v. 181-182
e la collaborazione di:
14 ORA ITALIANA lavorazione marmi e pietre ALT SERVICE logistica e servizi
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consulenza per progettazione di ambienti per la stimolazione plurisensoriale
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VIVERE VERDE
L’individuazione del tema nasce dalla considerazione che il mondo alberghiero contemporaneo, in continuo divenire e in costante fermento, allarga l’orizzonte anche verso nuovi contesti sociali, fino ad ora, sicuramente non presi in considerazione con la dovuta importanza. Si fa un gran parlare di barriere architettoniche legate al sistema urbano ed ai luoghi del vivere quotidiano sia per gli spazi pubblici che per quelli privati. Si parla prevalentemente però solo di barriere architettoniche relative a portatori di handicap che usufruiscono di sedie a rotelle o che comunque hanno problemi di normale deambulazione. Senza ombra di dubbio non viene mai o quasi mai affrontato il problema di persone con un handicap quale la ciecità o con problematiche ad essa connesse. Questo scarso interesse che investe la sfera del vivere gli spazi quotidiani di ciascun non-vedente, è sicuramente amplificato quando si parla di spazi pensati per il mondo della ricettività alberghiera. A tale proposito vogliamo sottolineare che pensare ad un albergo di lusso di media proporzione , che sia fruibile da persone non-vedenti in maniera autonoma, non vuol dire progettare un albergo solo per non-vedenti, con il risultato finale di avere una bella clinica e non un bell’albergo. Strategia progettuale, totalmente sbagliata. Il fatto che il non-vedente non sia in grado di vedere con la sola vista lo spazio che lo circonda, non vuol assolutamente dire che non debba essere circondato da uno spazio pensato e disegnato ricco, perchè no, di plus-valenze estetico-funzionali, in questo caso ancora più caratterizzate e caratterizzanti. Non è giusto nè eticamente corretto voler escludere una persona portatrice di handicap da ciò che è considerato bello da individui normo-dotati o perlomeno non pensare a creare un prodotto esteticamente valido in quanto il portatore di handicap non è in grado di recepirlo. Uno spazio pensato con accorgimenti tali che la sua fruizione possa essere permessa anche a persone non-vedenti o comunque portatrici di handicap richiede lo stesso sforzo progettuale di un altro qualsiasi spazio progettato; anzi si arricchisce di una plusvalenza
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LUCA BOLOGNESE S I LV I A S C U F F I A B AT I
prefazione
che serve a stimolare il progettista a nuove sfide creative. “E’ interessante sottolineare che solo in Italia ci sono circa 352mila ciechi totali o parziali (indagine campionaria ISTAT sulle condizioni di salute, anno 2000). La presenza di tale disabilità e di altre è ovviamente correlata all’età: tra le persone di 65 anni o più la quota di popolazione con disabilità è del 19,3%, e raggiunge il 47,7% (38,7% per gli uomini e 52% per le donne) tra le persone di 80 anni e più. Ciò implica che su un totale stimato nel 2002 di 2.500.000 persone con oltre 80 anni di età, oltre un milione di persone sono toccate da disabilità di vario grado, tra le quali quelle che danno problemi di ipovisione hanno un’alta incidenza. Il trend di crescita di tale fenomeno è in fortissimo aumento: Eurostat stima che l’incidenza della popolazione anziana rispetto a quella in età lavorativa è destinata a triplicarsi nel giro dei prossimi decenni: dal 26,6% del 2000 si passerà al 61,3% nel 2050” - Ing. Enrico Orofino. A fronte di tale potenziale domanda risultano ancora pochissimi gli alberghi attrezzati, progettati per accogliere nel miglior modo possibile i portatori di handicap ed in particolare i non vedenti o gli ipovedenti gravi. Il concetto basilare da cui partire è che, anche i non-vedenti, o gli ipo-vedenti o tutte quelle persone con menomazioni visive, hanno voglia di viaggiare e soprattutto desiderano interfecciarsi con persone normo-vedenti; pensare al nonvedente come persona capace di muoversi come qualsiasi altro utente viaggiatore vuol dire anche rendersi conto delle forti potenzialità che il mercato andrebbe a sensibilizzare, anche tenendo conto che il trend di tale patologia è in aumento, poichè essa si accompagna sistematicamente all’aumento dell’età. Se quindi si considera che vi sono potenzialmente centinaia di migliaia di persone con disabilità che solo in Italia sono interessate al cosidetto turismo accessibile, vuol dire prendere coscienza che questa cifra è senza dubbio proporzionalmente
più grande se pensiamo al villaggio globale che è il nostro pianeta e all’attrazione turistica che caratterizza l’Italia. Esistono già oggi, soprattutto nel Nord Europa, riviste specializzate che presentano itinerari per tale tipo di turismo. Inoltre occorre riflettere che questa cifra è destinata a salire quando ai non-vedenti è affiancato un accompagnatore; accompagnatore che ha senza ombra di dubbio tutto l'interesse a trovarsi in un ambiente non discriminante, ma aperto all'interrelazione. Parlare di accompagnatore non necessariamnete vuol dire parlare esclusivamente di accompagnatore umano, in molti casi significa avere a che fare con animali quail i cani-guida; spesso nelle strutture alberghiere l’accesso a questi fidati animali è negato; questa negazione vincola ulteriormente i non-vedenti ad una fastidiosa reclusione forzata. La sfida progettuale è anche quella di ripensare spazi alberghieri adatti all'accoglienza anche di questi ospiti; un giusto impiego di superfici lavabili e facilmente sterilizzabili, permetterebbe facilmente ai cani-guida di seguire tranquillamente il loro padrone in vacanza o negli spostamenti di lavoro senza compromettere l'utilizzo dell'edificio ricettivo alberghiero anche per tutti coloro che non gradirebbero la presenza di animali al loro interno. Oltretutto la normativa in proposito tutela i non-vedenti e l'albergatore non potrebbe rifiutarsi di accogliere il cieco con il suo cane-guida; ma di fatto si preferisce scoraggiare il non-vedente adducendo pretestuose ragioni di igiene e di materiali non conformi. Oltretutto è bene sapere che il cane-guida istruito in centri appositi, proprio per le sue intrinseche peculiarità non arreca alcun danno alla struttura alberghiera. La collaborazione tra l’Unione Italiana Ciechi di Firenze, con i loro esperti di mobilità e i loro architetti e designer che hanno operato nel settore delle barriere architettoniche seguendo un iter e un approccio tecnico e tecnologico, in stretto contatto sinergico con architetti designer, studio G@UT, che si sono occupati sempre dell’aspetto più estetico del prodotto,
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può senza dubbio arricchire il progetto finale di un valore aggiunto propositivo, esaudendo i molteplici aspetti progettuali: aspetti funzionali-fruitivi-estetici. Progettare un albergo tenendo conto di dotarlo di un valore estetico aggiunto valido per utenti normo-vedenti, non vuol dire renderlo e pensarlo con caratteristiche che non siano idonee anche per un pubblico di non-vedenti. Il fatto che il non-vedente non sia in grado di percepire un oggetto con la vista, non esclude che lo possa percepire in altro modo: il non-vedente percepisce in maniera tattile gli oggetti, ed è in grado di riconoscerne le differenze ed apprezzarne le plusvalenze estetiche. Pensare, perciò, ad un albergo a cinque stelle e progettare una camera campione che si avvale delle possibilità di ospitare un non-vedente sembra oggi giorno far parte di una realtà inconcepibile e soprattutto insormontabile, ma noi riteniamo che possa invece divenire possible con uno sforzo progettuale e un attento uso dei materiali da impiegare. In conclusione ci piace pensare che uno Steve Wonder o un nostrano Andrea Bocelli, che con la loro sensibilità artistica deliziano i sensi dei normo-dotati, siano in qualche modo ricambiati con egual sensibilità; due esempi di chiara risonanza mediatica, ma che aiutano a far capire ulteriormente che la disabilità visiva vada affrontata in maniera propositiva per tutte le persone che convivono con questo problema, qualunque sia la loro estrazione sociale.
La nostra cultura, per diverse motivazioni, riserva al senso del tatto uno spazio del tutto marginale, rispetto ad altri canali senso percettivi. Non è il caso di approfondire l’influenza di una certa visione del mondo, che associava il concetto di materia a ciò che si tocca, che ha un peso, che occupa uno spazio, e neppure possiamo qui sottolineare come alla materia viene attribuita una esistenza effimera, accidentale, non razionale perchè non prevedibile, non dominabile, al pari di qualunque fenomeno casuale. Quel che importa qui è richiamare l’attenzione sulle implicazioni pratiche di una concezione che assegna al tatto un ruolo marginale ai fini della formazione dei concetti e della vita pratica. La marginalità di questo canale sensoriale, al quale peraltro è riservata una vasta area della regione corticale, si riflette anche nel linguaggio di tutti i giorni, il quale conosce una gran varietà di espressioni per indicare fenomeni visivi, mentre, quando si tratta di esperienze tattili sovente prende a prestito termini ricavati dal mondo delle immagini, ingenerando così delle ambiguità di significato, le quali a loro volta danno luogo a produzioni non confor mi con le modalità percettive tipiche del tatto. Un esempio per tutti è il termine forma, che indica indifferentemente sia l’esperienza visiva che l’esperienza aptica (hàptomai in greco antico significava toccare con attenzione, oppure adattare assi o travi in maniera da non lasciare intestizi). La forma, per l’organo della vista, è la proiezione di un oggetto sul piano della retina, quindi una figura appartenente al dominio della geometria piana, mentre l’esperienza aptica è la mano che insegue e si adatta alle rotondità ed alle spigolosità di un oggetto ne percepisce la forma così come è nella realtà, ossia nelle tre dimensioni. Molte delle riproduzioni destinate al senso del tatto invece ubbidiscono al principio toccare è come guardare da vicino, principio questo che, alla prova dei fatti, si rivela fallace e fuorviante. Negli ultimi anni tuttavia, con l’affermarsi della tendenza a valorizzare tutte le risorse che il corpo mette a disposizione,
presidente unione italiana ciechi di firenze professor
A N T O N I O Q U AT R A R O
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per altro verso, grazie agli studi piagetiani dedicati allo sviluppo della conoscenza, anche il senso del tatto, e quindi la manipolazione, l’interazione con gli oggetti, ha conosciuto una nuova fioritura, come veicolo per la costruzione di concetti astratti, e non solo come primo canale di comunicazione o come campo di ricerca finalizzato allo studio dell’ergonomia. La spinta economica verso una sempre maggiore differenziazione dei prodotti ha stimolato una indagine sempre più sistematica sui materiali, finalizzata, è vero, a rendere i diversi prodotti che l’uomo utilizza sempre più attraenti e quindi più appetibili, ma, cammin facendo, ci si è resi conto che l’osservazione sull’esperienza di contatto diretto con gli oggetti, la possibilità di manipolarli aumentando l’efficienza nelle prestazioni, metteva in luce alcuni importanti rapporti fra l’esperienza aptica da un lato e la formazione di concetti astratti, oppure il rapporto fra stimolazioni aptiche e attivazione di stati d’animo con connotazione definita (comfort, disagio, leggerezza, agilità, impaccio, intimità, ecc…). Si tratterebbe ora innanzitutto di conferire maggior ordine e sistematicità ai risultati di tali ricerche, da un lato, e dall’altro lato, proseguire il lavoro di sperimentazione sul campo e di produzione di oggetti che, oltre ad un look abbiano anche un feel (che in inglese significa sia sentire nel senso dei sentimenti, che toccare, a differenza che nella nostra lingua, che riserva al tatto un ruolo meno nobile rispetto al sentire. In questa direzione si nuove il lavoro dell’architetto Luca Bolognese, di Silvia Scuffi Abati e della loro equipe, che mira a sperimentare praticamente le potenzialità del tatto, in situazioni particolari, legate ad alcuni importanti momenti della giornata (lo spazio tempo della notte). L’apporto dell’Unione Italiana Ciechi può rivelarsi quanto mai proficuo, atteso che, per necessità, chi non vede, più degli altri, deve affidarsi all’esperienza aptica e può essere un buon giudice della qualità dei singoli oggetti, dal punto di vista del comfort tattile.
“Non fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te: potreste avere gusti differenti”. Anni fa quella citata era una battuta che circolava nel mondo della cooperazione tecnica ma devo dire che mi è servita spesso di richiamo quando, per l’UNICEF , lavoravo con “popoli diversi” prima in Messico e poi in Africa. Ed ora che, grazie ai contatti con alcuni studi di progettazione in Inghilterra, sono stato conquistato dall’interesse per le soluzioni di riabilitazione che utilizzano la stimolazione plurisensoriale, mi rendo conto che la parola “gusti” racchiude significati che un tempo mi erano sfuggiti. Ma poiché i gusti sono in parte legati ai sensi che, come ricorda l’Arch. Bruno Munari, (un architetto, uno dei pochi, che si è occupato di tattilismo ed altre stimolazioni sensoriali: in questo cammino impegnativo all’interno della progettazione architettonica mi sento confortato dalla compagnia di un professionista, oltremodo ricco di umanità) non sono solo cinque, tra gli altri citava la proposizione, il senso della posizione delle varie parti del corpo nello spazio; dopo una rapida carrellata, concentrerò l’attenzione su uno dei sensi oggi forse meno valorizzati (almeno in riabilitazione): IL TATTO. Proprio a proposito del tatto, possiamo citare tra gli ultimi esempi di rilievo la mostra di scultura “tattile” (ma anche sonora e olfattiva) basata sulle slogan: è vietato non toccare. Con questo slogan sono stati accolti per oltre tre mesi (maggio – luglio 2004) i visitatori della mostra organizzata dall’Istituto per ciechi “David Chiossone“ di Genova ed ospitata nel “cubo”, struttura metallica di 10 m di lato appositamente realizzata e collocata nella zona del porto antico per aumentarne la visibilità e l’impatto. E proprio per rinforzare il messaggio che gli altri sensi (o sensi vicari come spesso si dice nell’ambito della stimolazione basale) nel convegno organizzato dal Chiossone agli inizi di giugno, sono stati radunati ricercatori e studiosi della plurisensorialità che hanno messo in rilievo le potenzialità degli stimoli provenienti da tutti i sensi. La Stimolazione plurisensoriale (SPs), è una metodologia le cui applicazioni in riabilitazione si sono sviluppate nell’Europa soluzioni per ambienti multisensoriali: spazi bel l i per tutti i clienti e indisp ensab il i per le person e disabili
ingegnere architetto
ENRICO OROFINO
del Nord negli ultimi quindici anni; attraverso la SPs si cerca di attivare, grazie a strumenti e prodotti frutto della ricerca più avanzata ma reperibili in commercio, tutti i sensi della persona disabile per stimolare interessi verso l’ambiente circostante. L’ambiente va inteso in senso lato: la SPs prevede infatti stimolazioni realizzate in ambiente dedicato (centro di riabilitazione, scuola o ospedale) per passare poi a quelle in giardini appositamente studiati fino ad interventi domiciliari. La SPs ha visto svilupparsi nel tempo vari approcci; l’approccio snoezelen (termine olandese con una interessante storia; vedi www.snoezelen.it), è l’approccio di riferimento per molti studi di progettazione all’estero e in Italia per noi; tale approccio si basa in particolare su una progettazione coordinata di strumenti e soluzioni che coinvolgono elementi ambientali (schermature per la luce esterna, colori di pareti, soffitti e pavimenti, texture delle superfici), visivi (proiettori di immagini a disco, effetti luminosi), tattili (poltrone musicali vibranti), musicali (musica lounge appositamente selezionata) e di aromi in ambiente. L’approccio snoezelen è centrato sul paradigma del “leisure” (termine che racchiude il divertire e divertirsi, ma anche lo star bene e il piacere); la strategia di applicazione si basa su: • sensazioni singole o combinate offerte in funzione delle specifiche esigenze del paziente (si parla spesso, a questo livello, di “dieta sensoriale”, proprio per sottolineare l’individuazione e l’adattamento delle soluzioni in funzione delle necessità della singola persona); • la creazione di un’atmosfera e di esperienze condivise; • avventure sensoriali basate sull’accessibilità degli strumenti (comandi ed interazioni pensati per il livello di comprensione di utenti con disabilità) e la possibilità di fare scelte.
Per poter meglio parlare di autonomia personale legata al mondo del disabile occorre identificarne gli strumenti. Pensare ad un ambiente privato o ad un ambiente pubblico rende necessario affrontare il tema di quanto sia importante, per un disabile di qualsiasi genere, essere autonomo nel gestire le sue esigenze vitali. E’ perciò necessario capire cosa sia la materia Autonomia Personale, o meglio capire come essa operi. Per progettare un qualsiasi genere di spazio, nel nostro caso specifico lo spazio alberghiero,�sarebbe opportuno avvalersi di tecnici specializzati che, abituati a lavorare a stretto contatto con la disabilità, fungono da trade-union tra disabile e abile. Studiare una camera alberghiera partendo dalle esigenze fisiologiche ridotte di un disabile può aiutare a una corretta comprensione degli spazi fruibili, sia che si parli di abitazioni private sia che si operi in contesti allargati. L’Autonomia Personale si occupa di analizzare e dunque di sviluppare la capacità di affrontare problemi pratici e concreti in un disabile; questa capacità è di fondamentale importanza per l’essere umano perché determina la sua possibilità di essere indipendente e autonomo cioè libero di autodeterminarsi. Queste capacità non sono però insite nell’essere umano, sono capacità che si sviluppano attraverso un bagaglio di esperienze dovute al proprio vissuto. Quando questo vissuto è particolarmente ricco, le conoscenze acquisite permettono alla persona di valutare situazioni diverse, confrontarle e quindi di adeguarsi ad una realtà sempre più ricca di stimoli e in continua evoluzione.In una realtà in cui tali stimoli sono forniti per l’80% dal canale visivo, la persona non vedente si trova di conseguenza in netto svantaggio. Ciò non significa però che essa sia priva di volontà e di desideri, ma semplicemente che deve essere spinta a fare esperienza in modo più costante e adeguato ai suoi bisogni. Se in primo luogo si forniscono al minorato della vista indicazioni alternative a quelle generalmente fornite dal canale visivo, lo si può rendere capace di crearsi un bagaglio di esperienze pari quasi a quello della persona vedente, e in secondo luogo, la si mette in condizione di elaborare autonomamente (o con pochi suggerimenti) una serie di strategie tali da permetterle la reale gestione della propria vita micro e macrosociale. In pratica ciò significa fornire alla persona non vedente quegli elementi che le sono necessari per essere libera di organizzare la propria esperienza e la vita quotidiana senza il continuo intervento della persona vedente. L’insieme di queste nozioni e competenze può essere fornito attraverso un intervento di tecnici specializzati nell’educazione
te cni co dell’edu cazione e riabilitazione in autonomia personale
R A F FA E L L A B O L O G N E S E
muoversi
in
autonomia
e nella riabilitazione in Autonomia Personale. Il diverso tipo di intervento educativo o riabilitativo dipende dalla persona non vedente di fronte alla quale il tecnico si trova. Si parla di educazione quando la persona non vedente è in età evolutiva; il tecnico interviene nell’ambito della famiglia e della scuola in modo da raggiungere obiettivi che preparino il bambino ai compiti propri di quella fase di crescita. Mentre l’apprendimento per il bambino vedente è basato in prevalenza sulla sua capacità di imitazione, nel bambino non vedente deve basarsi su una metodologia più specifica e adeguata che curi l’educazione e la valorizzazione della percezione sensoriale. Nel momento in cui una persona adulta manca delle abilità acquisite nella fase educativa, il tecnico si trova di fronte ad un intervento prevalentemente di tipo riabilitativo. Per raggiungere un ottimo livello di autonomia si devono affrontare attività in grado di colmare le lacune derivate da una fase educativa carente. Simile è la situazione della persona non vedente con minorazioni di altro tipo. Anche in questi casi si parla di riabilitazione ed è importante precisare che una minorazione di qualunque genere non deve precludere alla persona disabile la possibilità di svolgere le attività più semplici della vita quotidiana, che concorrono all’affermazione e alla valorizzazione della dignità della persona. Rendere la persona non vedente autonoma nelle piccole cose significa farla sentire capace e vincente, in grado cioè di realizzare i propri desideri e quindi di sapersi e potersi integrare a tutti i livelli nell’ambito sociale. Quanto prima comincia questo processo di integrazione, tanto prima la persona non vedente si sentirà in grado di affrontare con serenità il mondo che lo circonda e di costruire e consolidare la stima di sé. Essere ben inseriti in questa realtà significa non solo realizzare se stessi come persone ma anche affrontare in modo positivo il mondo in cui si vive, dove si può così dimostrare di essere realmente attivi e consapevoli.
Tutti sappiamo che quando una persona viene privata di uno o più di uno dei propri sensi, o di una funzione specifica, questa deve sopperire alla carenza potenziando le funzioni residue: ad esempio un non vedente sviluppa in maniera maggiore l’udito ed il tatto. Non sempre però l’adattamento fisico è sufficiente a garantire alla persona in questione, il proseguimento delle varie attività quotidiane che la interessano. Diventa quindi necessario trovare ulteriori aiuti e soluzioni alternative in altri campi. quali ad esempio quello medico o quello tecnologico, sviluppando idee e progetti, così da risolvere o comunque cercare di agevolare le difficoltà ancora esistenti. Frequentemente si sente parlare di problemi di accessibilità, non funzionalità o non adeguatezza, ad esempio di locali o spazi pubblici. Per progettare oggi esistono delle leggi di riferimento che tutelano le persone disabili, garantendo loro l’accessibilità nei luoghi pubblici. A seconda degli ambienti l’accessibilità può essere rappresentata dalla presenza di ascensori o monta scale, rampe inclinate, segnali acustici o luminosi. I problemi però non sono costituiti solo da grossi ostacoli, come una rampa di scale non superabile da una carrozzina, o “intralci” non facilmente percepibili da non vedenti: ad esempio una pavimentazione con una superficie non regolare può creare disagio a chi ha problemi di deambulazione, un percorso non chiaro o non facilmente percorribile al tatto può disorientare chi ha problemi di vista… Uno spazio che sia funzionale ed accessibile da una persona disabile, è ugualmente fruibile anche da una persona normodotata, e facilita anche chi è costretto ad usare un determinato ausilio per un periodo
s e n s i r e s i d u i e p r o g e t t a z i o n e
progettista
M AT T E O B E R T I
di tempo anche breve. Conoscere le varie forme di disabilità, e quindi le loro specificità, è importante per poter progettare e realizzare ambienti che siano funzionali, comodi e accoglienti per tutti, in cui a tutti sia possibile muoversi indipendentemente e con disinvoltura, sfruttando al meglio le potenzialità residue. Altre volte i problemi possono essere di natura estetica, derivare ad esempio da un impatto visivo tr oppo “duro” con cu i possono apparire certi stru menti a cui spesso si è costretti a ricorrere (ad ex. protesi, carrozzine….). Quest’impatto genera spesso in chi vede questi strumenti un senso di timore, mentre in chi li deve utilizzare, sensazioni di disagio, di diversità, che molte volte portano ad isolarsi. Progettando è quindi necessario cercare una linea guida che permetta di risolvere sia i problemi di accessibilità e funzionalità, sia le esigenze estetiche, in modo che una persona possa sentirsi meno in difetto rispetto agli altri, che possa avere più fiducia in se stessa e quindi più possibilità d’inserimento in contesti sociali.
i suoni del cuore rischiarano i pensieri dell’anima silvia scuffi abati
Un giorno, il Buon Dio, stanco delle mille guerre dei suoi agitati figli; stanco di ascoltare tutte le loro insulse ripicche quotidiane, dalle più futili delle riunioni condominiali a quelle più serie degli equilibri mondiali; stanco di vedere l'umanità scotennarsi per un nonnulla, ma attenzione! non stanco dell'umanità, stanco solo delle sue endemiche, ataviche, ridicole fissazioni, decise di fare uno scherzetto a tutti noi. Quando parlo del Buon Dio intendo Quello comune a tutte le religioni, Quello che quando si sposta da un continente a un altro cambia si il suo nome, ma in realtà è sempre il solito Buon Dio. Vi chiedo ora di fare uno sforzo di immaginazione che apparentemente vi sembrerà che non ci incastri niente ma che in realtà capirete quanto mi sia utile per spiegare la situazione con il Buon Dio: provate a pensare per un attimo di essere davanti al vostro amato alter ego, quelll’elettrodomestico che ci fa compagnia quando siamo soli, quell’ elettrodomestico che ci offre ore ed ore di svago, quell’elettrodomestico che ci tiene informati sui fatti del giorno che accadono in ogni remoto angolo del globo, quell’elettrodomestico con il quale a volte parliamo pretendendo pure una risposta e per di più sensata: la televisione. Cercate di ricordare per quante volte avete detto la solita frase: "non se ne può più…. sempre le stesse cose", “sempre gli stessi presentatori!”, “che noia io spengo!”, “sempre notizie brutte” “sempre questi inutili reality con sconosciuti o vip dismessi”. Quante migliaia di volte l'avete detto fra voi e anche a voce alta? Ora per capire la
l’ifinita pazienza di DIO parte prima
LUCA BOLOGNESE S I LV I A S C U F F I A B AT I
pazienza di Dio, sforzatevi ulteriormente e pensate che la vita di ogni essere umano presente sulla terra sia rappresentata su un canale televisivo singolo, e che ad ogni canale televisivo corrisponda un tasto e per selezionarlo ci debba essere una sorta di telecomando satellitare con miliardi di possibilità di scelta, tante combinazioni e canali quanti sono gli esseri viventi; rendersi conto che su questo televisore con tutte queste miriadi di possibilità di scelta in realtà vengono messe in onda sempre le stesse cose, deve mettere a dura prova chiunque, e in qualche modo anche il Buon Dio probabilmente si stava annoiando terribilmente davanti al suo multivideo; e così a tutti quelli che si domandano adesso, come mai sia accaduto il particolare evento che vi narrerò in seguito, rispondo che forse, dopo tutto, avremmo dovuto presagirlo, avremmo dovuto coglierlo nell’aria tra le righe del vivere quotidiano; certo nessuno si sarebbe immaginato un simile scherzetto; sarebbe stato più consueto aspettarsi tremendi maremoti, impressionanti invasioni di noiosissimi insetti voraci, pioggie astrali di apocalittici sassi spaziali piombare sulla terra, devastanti sconvolgimenti climatici; ma niente di tutto questo, Il Buon Dio in fondo continuava ad amarci nonstante la nostra ancestrale monotonia e nonostante la nostra innata litigiosità e dato che eravamo tutti suoi figli non avrebbe mai, per nessun motivo al mondo, desiderato distruggerci e sì che avrebbe potuto farlo con un solo battito di ciglia... in pochi millesimi di secondo. Optò perciò di attuare questo suo piccolo scherzetto: ebbe una grande intuizione, una tra le più grandi, forse la migliore dopo quello della creazione, ma per lui abituato a mirabolanti miracoli, risultava essere solo una piccola lezione accademica: fu così che un bel giorno normale e anche di sole per giunta decise di scambiare i sensi all'umanità intera. Cosa fece? Sì !…. avete capito proprio bene scambiò i sensi fra di loro, ma non i sensi unici stradali, i sensi percettivi, quelli con cui siamo abituati a comunicare quelli che usiamo e che neanche sappiamo come funzionino, quelli che ci permettono di vivere la vita, quelli che danno un senso alla vita stessa, quelli che……. Così il Buon Dio decise: il gusto lo spostò al naso, la vista la spostò alle mani, il tatto lo spostò alle orecchie, l'udito lo spostò alla bocca, l'olfatto lo spostò agli occhi. Cari miei il Buon Dio così pensò e così fece, senza per giunta avvertire nessuno, senza far presagire alcunchè..…… che
U D I T O
O L F A T T O
scherzo sarebbe stato altrimenti? Solo alcune categorie furono risparmiate; ma il motivo di ciò ve lo spiegherò in seguito. L'uomo si ritrovò assai diverso: fu un mescolato risveglio che definirsi tragico sarebbe stato un eufemismo. Vi racconterò perciò quello che successe a me, e credo che chiunque abbia provato questa esperienza non diversifichi la sua versione rispetto a un altro; data l’unicità del evento nessun umano di qualsiasi estrazione, razza o colore comportamento avrebbe potuto avere un atteggiamento soggettivo diverso rispetto a questa rivoluzione sensoriale; per questo motivo l'uomo che dimentica spesso di essere della stessa fisicità in ogni parte del mondo si trovò a confrontarsi con lo stesso problema e amaramente si accorse di avere reazioni identiche e di essere perciò tremendamente debole. Ma veniamo al sodo: era una mattina qualunque di un giorno qualunque di un mese qualunque di un anno qualunque, aprì gli occhi nel mio letto e subito mi resi conto di non vedere. Svegliarsi e non riuscire a vedere attraverso gli occhi è una sensazione assai tragica e destabilizzante, soprattutto se la uniamo al fatto che percepivo comunque la sensazione della vista; la vicenda risultava essere assai traumatizzante: dagli occhi non vedevo ma avvertivo la netta pecezione del vedere; era come se vedessi da un altra angolazione, era cambiato il mio punto di vista focale; ben presto mi resi conto che erano le mie mani ad adempiere questa funzione, la prospettiva era per questo cambiata in maniera sostanziale: dopo un compresibile sbandamento focalizzai e dato che avevo le mani sotto le lenzuola, mi svegliai con la netta visione del mio sesso, che a dire il vero appariva di ben più rosee dimensioni, rispetto a quanto fossi abituato a vederlo ogni mattina, e ne fui inorgoglito. Dopo quell’attimo di entusiastica virile comtemplazione tolsi le mie mani da lì sotto ed ecco davanti a me una realtà mutata; il mio cono visivo, con cui ero da sempre abituato a cogliere ogni aspetto della realtà circostante, si era espanso verso una nuova percezione data dalla quarta dimensione, la dimensione
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l’ifinita pazienza di DIO
parte seconda
del movimento bi-focale; potevo infatti posizionare le mani ovunque e queste potevano vedere distintamente tutto da due diversi punti di vista che rimandavano al cervello distinte immagini contemporanee. Vi faccio un esempio per meglio spiegare questo cambio di percezione della realtà: feci per prendere le ciabatte e le vidi distintamente sotto il letto giacenti in posizioni diametralmente opposte. Mi sembrava di impazzire. Pensai al suicidio, talmente mi faceva male la testa. Stavo sicuramente sognando e questo non poteva essere altro che il peggiore degli incubi di tutta la mia vita; volevo sbattere la testa contro il muro, nel vano tentative di riemergere da questo incubo impenetrabile nel quale mi trovavo invischiato, ma purtroppo il muro non lo vedevo. Ero talmente terrorizzato che tenevo le mie mani serrate a pugno rivolte verso il basso e l'unica cosa che riuscivo a distinguere erano le volute delle impronte digitali dei miei polpastrelli; capii, dopo pochi attimi di sbandamento, che avrei dovuto aprirle e sollevarle, avrei dovuto portarle vicino agli occhi per poter ricreare la percezione visiva con cui ero cresciuto. Con il passare delle ore capii anche che quella nuova situazione mi permetteva di vedere il mondo da angolazioni assai diverse dal solito: ad esempio potevo vedermi dietro la schiena, sopra la testa e sotto i piedi con facilità e soprattutto contemporaneamente. …..e per giunta una mano
tutti
i
sensi
danno
piacere
al
corpo
tranne
poteva vedere una cosa, l'altra l'opposto da un altra parte. Ma in quel momento ero anche terribilmente solo con nessuna possibilità di confronto. Provai ad urlare ma dalla bocca non veniva emesso alcun suono, anzi sentivo rimbombare nel mio corpo un tonfo sordo che si ripercuoteva all’ altezza dello stomaco. La mia bocca non emetteva suoni di alcun genere. L’incubo si stava amplificando! Avete presente quei sogni infernali dove uno prova a gridare e non proviene niente dalle corde vocali? Ecco quella era la mia situazione, ma vi dirò di più mi accorsi che aprendo più o meno la bocca identificavo in un certo senso, suoni più o meno definiti: a bocca chiusa ero completamente sordo, man mano che spalancavo l’orifizio avvertivo più distintamente suoni e rumori; rumori e suoni mai sentiti; arrivavano dentro di me sotto forma di figure sonore solide. Avevo la netta sensazione di ingerire attraverso la bocca delle forme geometriche tridimensionali di dimensioni più o meno spigolose o morbide, le sentivo penetrare nella gola e ricadere con un fragoroso tonfo nel lago acido dello stomaco smuovendone I flutti con flussi e rilfussi. Vi parlo di tonfo non a caso, dato che riuscivo a sentire non solo i suoni che provenivano dall'esterno, ma sentivo distintamente anche tutto ciò che avveniva all'interno del mio corpo. I geometrici rumori solidi attraversavano la mia gola come suoni metallici stridendo su tutte le pareti dell’esofago, fino ad arrivare alla caverna acida dell’apparato digerente; da qui, depurati dal fegato, avrebbero proseguito attraverso le anse dell'intestino fino ad uscire dalla valvola anale con una sgradevole flautolenza, risultato finale dello scarto sonoro. In questo ultimo passaggio niente era cambiato. Pensai di essermi gravemente ammalato, continuavo ad avere quella strana sensazione di stordimento incapace di distinguere tra reale e irreale, ma no, non potevo esser malato: sarebbe stata una malattia del tutto rara e essendo io un dottore, cresciuto tra concretezza e pragmatismo, ero certo che in natura non fosse
l’olfatto che da piacere all'anima mistica ebraica
G U S T O
mai accaduto alcunché di simile. Ancora non mi passava per la testa che in tutto ciò potesse aver messo lo zampino il Buon Dio, paradossalmente pensavo all’incantesimo di un mago, giovane o vecchio che fosse, o di essere stato vittima di un rapimento da parte degli extra-terrestri, che avevano sperimentato su di me chissà quale forma di raggio extrastellare di marziana luce azzurrina… Ma che stavo pensando? Stavo forse impazzendo? Non esistevano ne’ maghi, ne’ extraterrestri! Mio Dio che stava accadendo? Ma d’altra parte come è abitudine dell'umano concreto e pragmatico, pensare a Lui è l'ultima delle possibilità, soprattutto se non si è neanche molto credenti. Mi precipitai alla radio con le mani sugli occhi, la televisione era per l'appunto a riparare, accesi e non sentii parlare nessuno solo musica su tutte le stazioni; e per di più solo musica funky; fu una gradevole sensazione rendersi conto che questa musica non andava giù sotto forma di spigolosi solidi ma la sentivo scendere con poliedriche forme sinuose solleticando piacevolmente il mio esofago per inabissarsi nei flussi aciduli del mio stomaco come fossero state le migliori atlete di nuoto sincronizzato. Una goduria e più aprivo la bocca e più ne sentivo le mille sfaccettture nel loro dolce fluire e penetrare il mio corpo. Come se una infinità di cellule musicali premessero le parti interne morbide del mio corpo conformandosi ad esse. A due conclusioni ero perciò arrivato: con le mani vedevo, con la bocca sentivo. E avevo capito che se i rumori più fastidiosi mi davano una sensazione di bruciore allo stomaco, i più piacevoli mi eccitavano. Mi venne voglia di affacciarmi allla finestra di casa; ero assai timoroso al pensiero di essere l'unico a trovarmi in quella condizione, ma data la gravità della patologia, inspiegabile scientificamente, speravo in cuor mio che ciò non fosse. Tirai un sospiro di sollievo, vidi, con le mie mani, una folla quasi impazzita che viaggiava a bocca spalancata con le mani vicine agli occhi. Sentivo anche grida di panico che mi sfondavano lo stomaco con tonfi nel liquido gastrico che rovinavano le forme sinuose della musica che ancora passava alla mia radio. Tirai un sospiro di sollievo: anche agli altri esseri viventi stava provando questa singolare esperienza, e ne fui tristemente confortato. Fu lì che inizò a balenarmi in mente l'idea dell’intervento del Buon Dio. Come un flash nelle volute
l’ifinita pazienza di DIO parte terza
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ritorte del mio cervello avvertii una luminescenza di una luce intensa, doveva essere senz'altro Lui l’artefice di tutto questo. Capii chiaramente che tutto ormai andava in maniera diversa e che non rimaneva altro che adattarsi all’improvviso mutare delle mie funzioni organiche. Da scienziato qual ero, cercando di prendere coscienza del mio nuovo stato percettivo giunsi alla conclusione che quel tale miscuglio sensoriale dovesse essere in itinere anche per i restanti organi di senso. Non mi rimaneva che analizzarli tutti: indagare dove erano andati a finire; di sicuro non avrei fatto un grande sforzo; per cui mi lasciai andare, isolai i pensieri negativi e soprattutto lasciai che l'organismo si adattasse alla nuova situazione in modo naturale; forse avrei scoperto le mie nuove percezioni in maniera meno traumatica. E puntuale arrivò la fame: la classica fame mattutina, il desiderio di un succulenta pasta alla crema, bella grossa e ripienissima di profumata calda crema pasticcera. Ne ero sempre stato ghiotto, e per fortuna continuavo ad esserlo. Dovevo mangiare ma come fare? Cominciai ad escludere la bocca dato che attraverso di essa non potevo altro che sentire rumori. E infatti il cibo non ne voleva sapere di passare per di lì. Aprii il frigo con le mani e mentre l'aprivo vedevo particolari del suo maniglione che non avrei mai visto prima, mi accorsi di una secolare polvere incrostata che non avrei mai pensato avesse trovato dimora in quel luogo. Mentre appunto mi accingevo a tirare il maniglione focalizzai un’altra cosa interessante: potevo
non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo
o.w i l d e
TOCCARE è far passare L'AMORE attraverso la PELLE
m.barth
vedere molto bene con le mie mani qualsiasi particolare, ma purtoppo non avvertivo più il senso del tatto, non percepivo i materiali, le loro texture il loro differente calore. I recettori sui miei polpastrello e sulle mie mani non trasmettevano più impulsi tatttili al cervello. Avrei dovuto pensare e scoprire dove fosse andato a rifinire il tatto; ma ero altrettanto sicuro che il Buon Dio da qualche parte l’avesse collocato. Ma una cosa alla volta! Avevo una gran fame e pensai innanzitutto a saziarmi; l'appetito non mi mancava, per l'appunto avevo mangiato poco il giorno prima. Appena aprii il frigo sentii un impulso famelico partire dal mio naso. Eccolo lì, il mio bel nasone con i suoi due begli orifizi era stato deputato per la funzione primaria: il sostentamento fisico cibario; ebbene devo riconoscere che per quanto il mio bel naso aquilino avesse due possenti narici, ritenni che tale scelta non fosse poi così azzeccata. Cosa avrei potuto mangiare solo spaghetti per tutto la mia restante vita?….. Dopo un’attenta perlustrazione tra cesti di lattuga, uova, avanzi di cena, succhi di frutta e yogurt, non trovai neppure un misero succulento bignè rigonfio di crema; sarei dovuto andare al bar, se volevo placare la mia famelica voglia; il desiderio di cibo era comunque più impellente del previsto e afferrai quello che più ispirava le mie mani. Agguantai così la prima fetta di prosciutto che vidi; la tagliai a striscioline, perchè ritenni da razionalista che dai fori del naso non potesse passare una fetta intera. Appena il mio naso senti l'avvicinarsi del prosciutto preso dall'istinto di sopravvivenza, lo aspirò in un sol colpo e lo nebulizzò. Lo sentì penetrare nei miei polmoni. Fu una senzazione gradevolissima; oltre a avvertire il gusto del cibo, come l'avevo fatto antecedentemente, ne avvertivo l'essenza vitale che aveva pervaso l’animale prima di diventare una fetta di prosciutto; era come se potessi mangiare l'anima stessa dell'essere di provenienza, in questo caso il maiale; era come se respirassi la sua vita: il recinto, il fango e lo sterco dove si grufolava, le piacevoli effusioni con tutte quelle belle maialone, il sole che gli illuminava la rosea pelle, e la ricciola coda sul didietro. Pazzesco avvertivo anche le sue paraboliche curve. Afferai un uovo, il naso l'aspirò: fui pervaso dalla vita di un pollaio. Mangiai un chicco d'uva, mi vidi divenire da seme a tralcio fino alla formazione di ogni
l’ifinita pazienza di DIO parte quarta
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del corpo umano. Scoprii dopo qualche ora che se avessi mangiato qualcosa di avariato o qualche cibo non genuino sarei puzzato ignobilmente per diverso tempo. Il mio corpo era diventato un trasmettitore di odori, una sorta di cassa di risonanza per odori, che oltre che avvertire gli odori ne produceva di nuovi. Così mentre il mio naso trasmetteva ai miei polmoni cibo nebulizzato, nella mia bocca giungevano suoni al ritmo di figure geometriche, musicali o fragorosi rimbombi, il profumo attraverso gli occhi di questo mi pervadeva il corpo e ne gratificava una pelle che nella mia vita passata aveva prodotto solo misero sudore. Le mie mani si muovevano vorticosamente intorno al mio corpo facendomi scoprire dimensioni nuove, si potevano addirittura guardare fra di loro. Proprio in un momento di intensa contemplazione reciproca focalizzai che l’ultimo senso da scoprire era rimasto il tatto. Ma dove era andato a finire? Come avrei potuto percepire quelle infinite senzazioni che le mani mi avevano abituato a riconoscere: il freddo impersonale di un metallo, le molteplici trame di una stoffa, le naturali curve dei petali di rosa, o la calda serica pelle di una giovane donna. Come avrei fatto ora? Andai per esclusione: l’ultimo organo percettivo da analizzare rimasto erano le orecchie. Possibile che il Buon Dio avesse deputato al tatto le mie orecchie? Cosa avrei dovuto fare? Appoggiarle su tutte le superfici per sentire le sensazioni di freddo, oppure strisciarle sul corpo della mia donna per poterne assaporare la pelle e lei avrebbe dovuto fare lo stesso con me, per poter provare l'eccitazione fisica e mentale di cui tutti noi avevamo un disperato bisogno? E' possibile che il Buon Dio nella sua infinità bontà volesse farci faticare così tanto, per raggiungere un piacere, che in fondo ci aveva regalato LUI e che noi miseri esseri umani non pensavamo più che fosse un dono, ma un sacrosanto diritto? Forse il messaggio era anche un po' questo e sicuramente in molti ritennero all'inizio che fosse una sorta di punizione, ma poi si resero conto che il Buon Dio non ama fare cose scontate e soprattutto
T A T T O
singolo acino, e fui pervaso perfino dal sapore della pioggia, del sole e della rugiada che li avevano resi così zuccherini. Quello che assaporavo era un nuovo gusto, era il gusto della vita, che passava dentro di me. Già mi immaginavo di mangiare qualche prelibato cibo composto alla francese chissà quali immaginifiche sensazioni avrei provato..... Mentre ingurgitavo e nubulizzavo cibo, mi ricordai che il mio vecchio naso era stato programmato per sentire gli odori; da qui adesso non passava niente di tutto ciò; ma avvertivo comunque il profumo stazionare nelle sue vicinanze. Scoprì che l'odore, infatti, si posava sulla superficie dei miei occhi. formava una patina bianca - dico questo perchè la vidi con le mie mani – Questi due splendidi organi, una volta deputati alla vista, attraverso i loro capillari che fungevano da filtri la trasmettevano a tutta la mia pelle; questa patina bianca, che poi mi accorsi cambiava colore,(per la precisione adoprava colori dell’iride e tutte le sue sfumature) a secondo del profumo percepito, si propagava a tutto il corpo e in una sorta di ciclo clorofiliano trasformava il profumo della mia pelle amalgamandolo a questa essenza di prosciutto. Un profumo al prosciutto! che schifo direte voi! Vi sbagliate era un profumo, intenso e inebriante attenuato dalle mille essenze
quello che troviamo piacevole
al tatto e piacevole alla vista
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non è propenso alle banalità, non è nella sua natura, non ama metterci in difficoltà solo per il gusto di punirci. Bensì, il Buon Dio voleva farci capire, rendendo tattili le orecchie, un concetto assai semplice: i sensi per quanto potessero essere invertiti a suo piacimento rimanevano sempre l'essenza vitale dell'uomo, il motore sensoriale che ci permette di godere della vita nei suoi molteplici aspetti, e il Buon Dio voleva che fosse ben presente questo concetto a tutti, neri, bianchi, gialli, di qualsiaisi credo religioso. Volevava ricordarlo, voleva soprattutto ricordare di quanto questo dono fosse divino. Era per questo che pur invertendoli, ne aveva amplificato le sensazioni a solo quattro dei cinque sensi, mentre il tatto lo aveva volutamente ridotto a una posizione secondaria. Amplificava così in maniera esponenziale gli altri ma riduceva a due piccole propaggini corporee il senso del tatto. Perchè questa limitazione? Quale era il suo scopo? Perchè ridurci le possibilità e non permetterci di accarezzare tutta quella matericità frutto della sua opera divina? Capiì tutto con il passare del tempo, in quel momento poco mi preoccupai di approfondire l'argomento; mi limitai
v i s t a
raramente sono la stessa cosa
parte quinta
l’ifinita pazienza di DIO
q. tarantino
corpo e a capirne la delicatezza dell'anima. A loro il Buon Dio, concesse un ulteriore privilegio, e fu grande questo privilegio, perché diede loro la possibilità di essere utili a tutti quegli umani con quei sensi così ampliamente potenziati: le loro mani così sensibili potevano conservare le sensazioni tattili per un periodo di circa un'ora sulla superfcie cutanea e in questo lasso di tempo potevano trasferirle agli altri con la sola imposizione di queste sulle loro orecchie; tutto l'universo tattile assaporato nell'ulltima ora poteva essere così riversato in altri corpi umani. I ciechi finirono per diventare dei catalizzatori di sensazioni tattili, e gli extrasensoriali furono costretti a rispettarli come non l'avevano fatto prima. Tra le due categorie si instaurò quasi un circolo biologico imprescindibile. Adesso chi vi parla sta cercando ancora di capire se il Buon Dio deciderà di far tornare tutto come era, perché, anche se non tutti (purtroppo c’è sempre chi non capisce), in molti avevano appreso la pesante lezione e si erano resi rispettosamente coscienti e consapevoli dell’importanza di tutti i sensi soprattutto in relazione a chi non ha la fortuna di possedere la gamma completa. Nonstante che
ad appoggiare un orecchio sul marmo del pavimento e a fare qualche piccolo esperimento. Ma nei giorni a seguire tutto si rese più manifesto. Apparentemente quello che sembrava una cattiveria fine a se stessa non era altro l'estremo tentativo di far notare agli umani affaccendati nelle solite burrascose e litigiose controversie quotidiane, di quanto importanti fossero i sensi e soprattutto di quanto potesse essere riduttivo averne uno assai ridotto rispetto agli altri così potenziati. Il Buon Dio volutamente, perchè il Buon Dio niente fa a caso, aveva risparmiato i ciechi e tutti quei disabili, che la vita in qualche modo aveva messo in condizione deficitaria già in partenza. A loro i sensi percettivi erano rimasti al loro posto, e questo perchè forse non avevano bisogno di capire quanto i sensi fossero importanti; anzi il Buon Dio facilitò la loro posizione sociale, compensando quellle lacune di cui era stata caratterizzata la loro vita, prima di quel risveglio; i ciechi per esempio continuarono ad usare il tatto nella solita maniera; furono i soli a poter accarezzare le superfici e a capirne il calore e la loro matericità; furono i soli ad accarezzare un
quasi la totalità del genere umano avesse capito il Buon Dio tuttora ci tiene in questa condizione. Io ogni due giorni devo andare a farmi un trattamento tattile all’ Unione Italiana Ciechi, e non potrei farne a meno. Però penso anche: con quale diritto io e tutti gli altri extrasensoriali come me potremmo pretendere da Lui un ritorno alla situazione precedente; per quanto avessimo capito di quanto sia difficile convivere con la mancanza di un solo senso, e di quanto questa mancanza potesse essere causa di emarginazione e di conseguente isolamento, per quanto tutti I giorni ci rivolgessimo a Lui, pregandolo di ritornare alla vecchia situazione, credo in realtà che non riusciremo mai ad ottenere ciò che ardentemente desideriamo, anche perchè il Buon Dio si stava godendo tutti questi nuovi programmi televisivi sul suo megaplasma dal telecomando con miliardi di pulsanti e probabilmente ci sarebbe voluto ancora molto, moltissimo tempo prima che la noia da programmazione lo tornasse ad assalire di nuovo.
Il benessere psico-fisico degli ambienti dipende da molti fattori: la funzionale partizione degli spazi, la qualità della luce naturale ed artificiale, l’assenza di rumore, l’igiene, la pulizia dell’aria (grazie anche a tecniche di aromaterapia e di fito-airdepurazione), affiancando alle strutture, alle tecnologie, agli arredi ergonomici ed ai materiali il giusto colore, considerata la sua positiva influenza sul fisico e sulla psiche umana. Per una corretta valutazione e progettazione della qualità ambientale, è necessario affrontare il colore da punti di vista interdisciplinari, coniugando le conoscenze scientifiche con i nostri principi estetici, contribuendo alla creazione di un ambiente sano e culturalmente sviluppato, teso sempre più alla salvaguardia del benessere umano, senza mai dimenticare di progettare avendo come principale riferimento la persona e la sua dignità, colorando l’habitat con i colori dell’efficienza, della funzionalità e della qualità. Per ogni spazio architettonico, pertanto, è necessario ricercare non “un colore”, ma il “suo colore”, cioè quello più adatto all’uso a cui quello spazio è destinato: poiché il colore è energia elettromagnetica, ogni gradazione cromatica, in virtù delle proprietà della diversa lunghezza d’onda che rappresenta, influisce in differenti modi sulle funzioni dell’organismo, sulla mente e sulle emozioni. E’ necessaria, allora, una opportuna progettazione sulla base di uno studio critico dei parametri, delle variabili e delle interazioni con le preesistenze dei siti, per giungere ad una oggettiva scelta cromatica, idonea allo specifico fruitore. Il colore, così identificato nella giusta tonalità, saturazione e luminosità, può diventare, insieme all’uso della luce, un potente strumento per i progettisti del colore, con cui modificare le proporzioni e le percezioni degli spazi, determinare aspettative, differenziare situazioni di attenzione, favorendo l’ergonomia visiva e confermando la capacità di essere indicatore e segnalatore di usi e funzioni consolidati. L’utilizzo del colore deve sempre esprimere e coordinare tutto questo. Solo successivamente può avere una funzione estetica. E’, allora, essenziale lo studio ed il rispetto dell’ergonomia visiva, che minimizzi l’affaticamento, tramite il controllo della qualità e della quantità della luce: è utile, per esempio, creare zone differenti tra loro, attraverso l’utilizzo della luce diretta o della luce diffusa, sia che si tratti di luce naturale o artificiale; oppure di diverse intensità, verificando i K° (gradi Kelvin), tenendo conto del riverbero, degli abbagliamenti, individuando le schermature necessarie per gli eccessi di luce-colore naturali o di altri fenomeni di inquinamento visivo. Per questo motivo è assai rilevante prevedere e considerare il “progetto delle ombre” in alternativa o a completamento del progetto della luce, spesso sovradimensionata o mal ubicata. Così come è fondamentale diversificare i corpi illuminanti che sottolineino sia i percorsi che gli accessi, nonché le varie funzioni, senza creare fenomeni di abbagliamento, soprattutto se posizionati tradizionalmente a soffitto. Predisporre una corretta progettazione di Luce e Colore ridurrebbe altresì la dispersione di una gran quantità di luce; i costi di acquisto e di gestione sarebbero contenuti, portando ad un sostanziale risparmio energetico, oltre che di risorse che dovrebbe ulteriormente incentivare i gestori a predisporre progetti cromatici per modellare ambienti più a misura d’uomo.
color designer
PA O L O B R E S C I A
progettare il colore
Un consapevole uso di Luce-Colore, può, in definitiva, consentire di correggere od equilibrare alcuni degli aspetti che ci coinvolgono in ambienti ergonomicamente non sempre ottimali per le attività che vi svolgono. L'analisi di questi fattori può, da un lato, superare il dualismo esterno/interno, per tendere ad un migliore equilibrio di sensazioni e percezioni, e, dall'altro, incrementare le risposte fisiologiche e psicologiche ai diversi stimoli prodotti all'interno dell’ambiente che dovrà rispondere a vari stimoli, da quello della socializzazione di gruppo a quello individuale, creativamente ordinato, produttivo. I principali obiettivi da porsi nella progettazione si sintetizzano, pertanto, in: • coerenza cromatica, in rapporto all’utilizzo degli ambienti ed alla loro volumetria, in considerazione dei fruitori; • diversificazione tra gli ambienti, non solo per una migliore identificazione degli stessi, ma per la diversa tipologia di utilizzo; • soluzioni di attenzione, mediante definizioni cromatiche caratterizzate da colori che aiutino la respirazione, attutiscano i rumori e gli odori, etc., per l’attivazione di sinestesie percettive (percezioni sensoriali collegate ad una sensazione visiva); • miglioramento della visibilità dei percorsi e degli accessi, tramite soluzioni di luce e colore. La progettazione sarà, quindi, caratterizzata dall’applicazione di criteri guida, da non assumere, però, automaticamente quali semplici elementi di un decalogo o un prontuario, ma da verificare puntualmente anche con l’aiuto di un progettista al quale dovranno essere presentati i profili esigenziali delle varie aree della struttura, che quindi la committenza dovrà esplicitare con un lavoro previo basato sui criteri sopra menzionati. Il progetto cromatico, infatti, deve proporsi quale risultato ed applicazione delle capacità critiche dei fenomeni legati al colore e deve essere basato, in modo diverso per ogni singolo caso specifico, su uno studio preliminare approfondito dei parametri, delle variabili e delle interazioni con le preesistenze, per giungere, finalmente, alla giusta definizione di scelta della tonalità, della saturazione e della luminosità per ogni colore che verrà utilizzato negli ambienti. Il panorama delle realizzazioni sta offrendo segnali di interessante risveglio di attenzione verso una progettazione del colore anche se non se ne vedono ancora effetti diffusi. Forse ciò può essere in parte dovuto all’errata convinzione che interventi di color design siano lunghi e costosi: metodologie quali quelle di Cromoambiente dimostrano il contrario. Tuttavia, la posta in gioco, ossia quella di creare ambienti che migliorino la vivibilità di luoghi di relax quali gli alberghi generando anche emozioni e radicando ricordi, può valere il tentativo per arrivare a quanto Goethe, con una profetica intuizione, così bene sintetizzava: "I colori agiscono sull’anima suscitando sensazioni, risvegliando emozioni e pensieri che ci distendono o ci agitano, che provocano gioia o tristezza".
Campionare materiali per disabili che possano funzionare in un contesto alberghiero di elevata qualità, non è facile, soprattutto se si pensa che fino ad oggi è stato alquanto difficile concepire un albergo per disabili che non fosse esteticamente paragonabile ad una camera ospedaliera. Quando si pensa ad un albergo progettato per disabili è consuetudine immaginarsi un luogo che trasmetta un aurea di tristezza e malinconia, cromaticamente connotato con colori monotoni e insipidi materiali, sì estremamente funzionali, ma insostenibili dal punto di vista estetico, un ambiente, insomma, creato per persone a cui la sorte non è stata così benefica e per questo motivo destinati a vivere in ambienti progettualmente insignificanti. Un errore di valutazione a nostro avviso madornale, soprattutto se ci soffermiamo a pensare per un momento che tutti possiamo diventare dei potenziali ospiti di una tale struttura ricettiva. Quando lo studio di architettura G@UT si è posto l’obiettivo di campionare materiali in grado di suggerire suggestioni sensoriali, non sapeva inizialmente quali fossero le direttive da seguire, o meglio era abbastanza facile pensare a finiture materiche che rivestissero essenzialmente un aspetto di utilità per le persone disabili. Un ostacolo mentale che molte aziende chiamate a partecipare, difficilmente hanno trovato la forza di superare. Indubbiamente è impensabile sottovalutare questo aspetto, anche perchè il disabile stesso, a seconda della sua disabilità, richiede oggetti d’uso che compensino la sua deficitaria mancanza. La disabilità visiva, presa in esame per questo evento, ci offre uno spunto notevole: i problemi legati alla vista dalla meno grave, miopia, alla più grave, cecità assoluta, vivono in realtà in un limbo a sè stante rispetto alle altre disabilità I ciechi o gli ipovedenti, pur vivendo una vita normale a tutti gli effetti, sono costretti per loro disavventura a muoversi in una scenografia diversa da quella dei vedenti. Una scenografia che non manda stimoli visivi direttamente al cervello attraverso il
materiali....da vedere, da toccare, da annusare, da ascoltare e da mangiare
D A R I N A I VA N O VA K A M E N O VA
nervo ottico, ma li trasmette sfuttando altri sistemi comunicaticavi quali i recettori nasali, l’olfatto, incudine, staffa e martello, l’udito, i recettori dell’epidermide, il tatto, le papille gustative, il gusto : i sensi residui. Questi sensi, notevolmente amplificati, in un disabile visivo, interagiscono comunque con il mondo circostante e trasmettano informazioni che non sono visive, ma che sono comunque informazioni necessarie e fondamentali; tra queste, anche il concetto di bello che è indubitabilmente diverso da come siamo abituati a concepirlo noi abili. Attraverso l’amplificazione dei sensi residui le persone non vedenti possono ugualmente godere di piaceri intensi, possono discernere il bello in senso estetico, un bello che non è esclusivo appannaggio della vista. Per questo pensiamo che toccare una superficie sia equivalente ad accarezzare la pelle di una donna senza per questo doverla per forza vedere. Partendo da questo esempio apparentemente banale, con questa mostra si cerca di sensibilizzare con delle campionature, un mondo che è abituato a vedere i diversamente abili in maniera riduttiva; per tanto questa presentazione in un contesto fieristico di tale importanza finisca per diventare un catalizzatore di interesse e un propulsore per avvicinare questi due mondi, e trovarne un punto di contatto, da cui possano beneficiare entrambi. L’albergo, in quanto ambiente pubblico, rappresenta un buon inizio di sperimentazione, perchè lontano dall’intimità e dall’isolamento di una casa e lontano dalle dispersive realtà cittadine dove si parla di abbattimento di barriere architettoniche ma non si pensa ad abbattere le barriere psicologiche e sociali. L’albergo inteso perciò come terra di mezzo, dove il privato si incontra con il pubblico e viceversa. Dove i diversamente abili si incontrano con gli abili e interagendo ognuno con i propri sensi, scoprono di saper apprezzare sia gli oggetti che le finiture con professionale sensibilità estetica. Albergo percio’ punto di aggregazione sociale e sensoriale.
Il design industriale costituisce una delle risorse fondamentali per alimentare la capacità competitiva delle aziende e, oltre ad essere un valore “italiano” conosciuto in tutto il mondo, è alla base dell'innovazione del prodotto, con la quale le imprese ricercano nuove soluzioni per soddisfare i bisogni di un mercato in continua evoluzione. E’ importante però, nella progettazione di un servizio o prodotto, adempiere ad alcune priorità progettuali che non si limitano alla semplice sperimentazione formale, ma che si riferiscono alla morfologia e, soprattutto all’ergonomia del prodotto. Questo basilare concetto trova un applicazione ancor più significativa quando si parla di disabilità. Progettare un “sistema prodotto a misura d’uomo”, pensato appositamente per l’utente finale in relazione anche alla sua fisicità, è condizione essenziale soprattutto nel caso dei disabili, e delle problematiche relative che essi si trovano ad affrontare abitualmente. Tenere ben presente questo modo di operare migliora così la percezione e la effettiva fruibilità dell’oggetto o del servizio.Nel tentare dunque di sopperire ai bisogni pratici del disabile non dobbiamo dimenticare di curare ciò che viene percepito tramite gli altri sensi, ponendo particolare accortezza nella scelta dei materiali e delle forme che devono stimolare e gratificare il fruitore. “Anche nel caso del settore alberghiero, per una buona progettazione è importante seguire gli elementari dettami che l'ergonomia suggerisce, ma per capire le potenzialità di persone con diverse disabilità, occorre capirne le potenzialità sensoriali con cui essi comunicano. Ed è per noi fondamentale sensibilizzare il progettista anche ad un rapporto psicologico nei confronti di un utente disabile che risponde a diverse sollecitazioni in maniera non consuetudinaria al sentire di un normo-dotato. E' per questo che in relazione a tale diversificato sentire, le risposte che devono essere date, sono più specifiche di una semplice misura applicata ad un disegno. Devono essere un buon punto di partenza senza perdere di vista il fattore sensoriale deficitario del disabile, per capire questo è importante capire i sensi e la loro struttura comunicativa. In questa ottica di seguito vengono riportati alcuni dati essenziali di riferimento per una corretta gestione di un progetto architettonico che vede come principali fruitori le persone con disabilità visive. Per quanto l'ergonomia sia un fattore imprescindibile del nostro quotidiano muoversi spazialmente non deve essere interpretata come una regola assoluta a cui attenersi con rigidità bensì deve essere uno strumento, una strada da percorrere, dalla quale trarre ispirazione per una progettazione consapevole e creativa per utenti disabili e non.“ (Luca Bolognese)
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S T E FA N O V I S C O N T I
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cogito, ergo... nomia
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L’estratto di bibliografia che presenteremo in questo contesto è essenzialmente relativo alle normative che riguardono le barriere architettoniche. Molto si trova in materia: sulle barriere architettoniche in senso generale negli ultimi dieci anni si parla con frequenza e si è anche sensibilizzato oltre i tecnici anche l’opinione pubblica. Tuttavia ancora un gran lavoro va fatto. In questa analisi bibliografica cercheremo di suggerire pubblicazioni che si occupano di barriere visive, argomento assai meno discusso su cui questa opera di sensibilizzazione deve ancora maturare. Il mondo perciò legato alle normative in tal senso è vasto, soprattutto se si analizzano le barriere architettoniche estese alle molteplici disabilità. In questo breve estratto suggeriremo in bibliografia, nell’ottica di una sensibilizzazione maggiore a 360 gradi, oltre a qualche scritto tecnico anche qualche libro che non ha attinenza esclusiva del mondo delle normative ma che spazia anche nel campo della letteratura; progettare correttamente vuol dire sicuramente approfondire il mondo della sensorialità in relazione alle percezioni sensoriali a cui i normo dotati sono abituati, ma vuol dire anche approfondire l’argomento, capirne profondammente le realtà proprie ma soprattutto quelle di chi, per disavventura, sia deficitario proprio di uno o più di quei sensi che regolano la nostra vita. In questo contesto si colloca lo scritto racconto di questo catalogo e tutti i riferimenti alla letteratura sensoriale di cui si fa riferimento tra le righe delle pagine. Presentare una strumentazione bibliografica che graviti anche in altre direzioni per meglio poter capire e risolvere il problema a cui i progettisti devono rispondere. Bibliografia allargata propositiva e non solo di ausilio tecnico; capire i sensi residui vuol dire essenzialmente capire per chi può farlo, tutti i nostri cinque sensi, progettare con i sensi vuol dire essenzialmente lavorare con i sensi per apportare modifiche sostanziali a chi può usarli tutti e cinque ma anche a chi ne è in difetto di alcuni. In ultima analisi si è voluta offrire una panoramica di pubblicazioni legate al mondo della progettazione dell’industria alberghiera, in concomitanza del SIA Guest, Fiera di Rimini, di settore. Un ulteriore motivo di sensibilizzazione di un mondo che opera sì con i sensi, ma solo con la parte superficiale di essi. Data la vastità dell’ argomento e il poco spazio a disposizione, rimandando ad altra pubblicazione, suggeriamo solo alcune letture sia narrative che tecniche.
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Letture per i sensi • OROFINO E. ”La stimolazione plurisensoriale: il metodo snoezelen tra mito e realtà” in “La stimolazione plurisensoriale in ambito riabilitativo: utilizzo degli ambienti Snoezelen” RIABILITAZIONE OGGI, Anno XXI-n.10- Dicembre 2004 • OROFINO E. “Spunti progettuali per la realizzazione di ambienti SPs attraverso approcci di participatory design” in “La stimolazione plurisensoriale in ambito riabilitativo: utilizzo degli ambienti Snoezelen” RIABILITAZIONE OGGI, Anno XXI-n.10- Dicembre 2004 • OROFINO E.”Sa di buono” MOBILITÀ, anno 6, n° 35, pp 46- 50 • MUNARI B. I laboratori tattili, Corraini, Manotava • AAVV. 2002. Su Munari, 104 testimonianze + 152 inediti di Bruno Munari, Editrice Abitare Se gesta, Milano • HOGG J. & LAMBE L. Loisirs et inclusion sociale des personnes polyhandicapées. In AIR, APPC/CRPC, AP3, CEFES, CESAP, NEXE, FUNDACIO/APPS & PAMIS (eds.) Euforpoly II: Europe - Formation - Polyhandicap. Programme communautaire Leonard da Vinci 2001-2001. Besançon: Conseil Régional de Franche-Comté. • HOGG J. “Cosa ci dice il processo di revisione sistematica sullo Snoezelen?”, in K. Mertens (a cura di), “Snoezelen in Germania”, Berichte vom Snoezelen-Weltkongress 1998. Königslutter: Deutsche Snoezelen-Stiftung, pp. 244-254 • HOGG J. Lo snoezelen funziona? Risultati della ricerca e problemi nella valutazione delle tecniche multisensoriali. Journal of Intellectual Disability Research, 44, 527. • AAVV. “L’esperienza multisensoriale nella terapia, nell’educazione e nel tempo libero e il ruolo e lo scopo dello Snoezelen”. ENABLE. Aprile 1998 – novembre. • HOGG J. Tempo libero e disabilità intellettiva: La prospettiva dell’invecchiamento. Journal of Practical Approaches to Developmental Handicap, 18, 13-16. • EMPLER T. Progettare il comfort urbano e d'interni Maggioli Editore, Rimini • DEL ZANNA G. Uomo Disabilità Ambiente Abitare Segesta, Milano • FANTINI L. - PONZIO M. T. – PRESTINENZA PUGLIESI L. Barriere architettoniche, accessibilità, adattabilità, visitabilità Maggioli Editore, Rimini • OROFINO E. 1992 “Progettazione: Strutture sanitarie e Legge Quadro sull’Handicap”. Tecnica Ospedaliera, Ottobre pp. 90-100. • OROFINO E. Appropriate Transfer of Technology in Health Care Systems. AIM Workshop on Results of “Operation 1992”. Bruxelles,pp. 1-5 • OROFINO E. “Nuovi mercati: l’UNICEF. La semplicità è d’obbligo” Costruire per abitare 46 • OROFINO E. L’antropometria del Bagno” Il Bagno oggi e domani. • OROFINO E. “Barriere Architettoniche. Guide alle città” Punto più 3 (n°10): 6-11 • OROFINO E. Edilizia senza barriere architettoniche” Prospettive sociali e sanitarie 7 • OROFINO E. “Handicap e strutture sanitarie. Barriere Architettoniche”. Tecnica Ospedaliera
estratto consigliato di bibliografia
Letture per la vista • D’ANNUNZIO, Il Piacere • KUNDERA M., L’insostenibile leggerezza dell’essere • BROCH H., La morte di Virgilio� • ARISTOTELE, La metafisica • CROCE B., Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale. • HESSE H. , Giornata di viaggio in Italia Letture per il gusto • DIDASKALIOKOS A. Introduzione alle dottrine di Platone • PESENTI R. Il trasloco • VITTORINI E. Conversazione in Sicilia • PROUST M. Alla ricerca del tempo perduto� • DE BEAUVIOR S. Memorie di una ragazza per bene • CLARI S. Casalinghitudine • MANSFIELD Aneto piccante • CAMPORESI P. Il brodo indiano Edonismo e esotismo nel Settecento • WOOLF V. La signora Dalloway� • BENNI S. Saltatempo • HARRIS J. Cinque quarti d’arancia • HARRIS J. Chocolat • RABELAIS F.�Gargantua • MONTALBAN M.V. Riflessioni di Robinson davanti a centoventi baccalà� • TOLSTOJ L. Anna Karenina • GOZZANO G. La signora Felicita ovvero la felicità Letture per l’olfatto • SUSKIMD P. Il profumo • SARAMAGO J. Tutti i nomi • DIDASKALIKOS A.. Introduzione alle dottrine di Platone • MARCHESHVÀN I dodici sensi • WILDE O. Il ritratto di Doria Gray • ALLENDE I. Afrodita Racconti, ricette e altri afrodisiaci • BAUDELAIRE C. I fiori del male
Molto si è fatto in questi anni, ma molto di più si potrebbe fare ancora, soprattutto a livello amministrativo; le leggi, sono un ottimo strumento per aprire nuove strade percorribili dalla progettazione, e diventano strettamente necessarie nella progettazione mirata verso i problemi legati al mondo della disabilità, in modo che diventi un valido ausilio per qualsiasi uomo, sia disabile che non, per integrarsi con dignità e autonomia nella vita sociale contemporanea. All’estero già si fa molto, in Italia dovremmo allinearsi con questo trend: anche in questo caso segnaliamo un elenco di leggi di riferimento speranzosi che possano velocemnete ampliarsi e spingersi ancora di più nel dettaglio esecutivo. Nella progettazione, in particolare di spazi di pubblica utilità o luoghi aperti al pubblico, risulta fondamentale assicurare l’utilizzazione, l’accessibilità, l’individuazione dei locali, in modo da soddisfare il maggior numero di utenti, ed essere, quindi, più vantaggiosa. La normativa esistente, con successivi adeguamenti e decreti del Ministro dei LL.PP è uno strumento necessario ed imprescindibile per l’elaborazione di progetti che rispondano a precise esigenze estetico-funzionali. In questa breve presentazione di sintesi si pongono le basi per una ricerca ed una consultazione più approfondita delle disposizioni di legge alle quali è necessario fare riferimento, affinché qualsiasi soluzione proposta sia conforme ai termini di legge. L’intento è quello di offrire indicazioni minime relative all’abbattimento delle barriere architettoniche. Si sottolinea, dunque, che la vastità e la complessità delle argomentazioni necessitano di un’analisi approfondita di tutte le specifiche norme funzionali e dimensionali. •Cirolare del Ministero dei lavori pubblici 19 Giugno 1968 n. 4809 - Norme per assicurare l'utilizzazione degli edifici sociali da parte dei minorati fisici e per migliorarne la godibilità. •Legge 30 Marzo 1971 n. 118 - norme in favore dei mutilati ed invalidi civili . •Cirolare del Ministero dell'interno 22 Marzo 1972 - Locali per pubblici spettacoli e manifestaioni. •Legge 14 Febbraio 1974 n. 37 - Gratuità del trasporto dei cani guida dei ciechi sui mezzi di trasporto pubblico. •Decreto dei Ministeri dei lavori pubblici e della pubblica istruzione 18 Dicembre 1975 - Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica. •Circolare del Ministero della marina mercantile 18 Novembre 1977 n. 170 - Provvidenze a favore degli invalidi. •D.P.R. 27 Aprile 1978 n. 384 •Decreto dei Ministeri dei lavori pubblici e dei traporti 8 Giugno 1979 n.1176 •Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 28 Giugno 1979, n. 1270 - Circolazione e sosta dei veicoli degli invalidi. •DD del Ministero delle poste e telecomunicazioni 10 Agosto 1979 - Istruzioni per la definizione delle caratteristiche delle cabine telefoniche stradali e dei posti telefonici
sintesi normativa
architetto
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pubblici gestite all'ASST e dalle società concessionarie telefoniche, ad uso di persone a ridotte o impedite capacità motorie. •Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 7 Marzo 1980, n. 310 - Facilitazioni per la circolazione e la sosta dei veicoli degli invalidi civili. •Circolare del Ministero dei Trasporti 26 Aprile 1982 n. 48-49 - Autoveicoli attrezzati per il trasporto di handicappati. •Circol. del Ministero dei Lavori Pubblici 13 Giugno 1983 n. 1030 - Orientamenti relativi alle facilitazioni per la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide. •Legge 28 Febbraio 1986 n. 41 – Art. 32 comma 20-25 •Decreto del Ministero dell'interno 10 Settembre 1986 - Nuove nor me di sicurezza per la costruzione e l'esercizio di impianti sportivi. •Legge 25 Agosto 1988 n. 376 - Gratuità del trasporto dei cani guida dei ciechi sui mezzi di trasporto pubblico e diritto di accesso in esercizi aperti al pubblico. •Legge 9 Gennaio 1989 n. 13 – Art. 1-12 Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati. •Legge 27 Febbraio 1989 n. 62 - Modifiche L: 9 Gennaio 19889 n. 13. •D.M. LL.PP. 14 Giugno 1989 n. 236. •Circ. Ministero dei LL.PP. 22 Giugno 1989 n. 1669/U.L. : 2 Nuove costruzioni e ristrutturazioni. 3 Innovazioni. 4 Il procedimento per la concessione dei contributi. •Circolare del Ministero della marina mercantile, 23 Gennaio 1990 n. 259 - Superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati. •Legge 15 Gennaio 1991, n. 15 - Norme intese a favorire la votazione degli elettori non deambulanti. •D.M. 18 Luglio 1991 - Caratteristiche costruttive dei veicoli adibiti al trasporto sia contemporaneo che esclusivo di passeggeri a ridotta capacità motoria . •Decreto Ministeriale 13 Gennaio 1992 n. 184 - Regolamento per la costruzione, trasformazione, adattamento di immobili da destinare a sale e arene per spettacoli. •Legge 5 Febbraio 1992 n. 104 – Per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, ed il superamento delle barriere nella comunicazione, da parte delle persone con handicap sensoriali. •Decreto legislativo 30 Aprile 1992 n. 285 - Nuovo codice della strada •Decreto Ministeriale 9 Luglio 1992 - Indirizzi per la stipula degli accordi di programma, sull'assistenza sociale e i diritti delle persone handicappate. •Decreto del Presidente della Repubblica 16 Dicembre 1992 n. 495 - Regolamento di attuazione ed esecuzione del nuovo codice della strada. •Legge 14 Luglio 1993, n. 235 - Norme sulla pubblicità negli ascensori finalizzata al sostegno degli inerventi in favore delle persone handicappate. •Circolare del Ministero dei Trasporti 6 Ottobre 1993 n. 175 - Autoveicoli di categoria M1 attrezzati per il trasporto di disabili. •Decreto del Presidente del Consiglio 8 Settembre 1994 - Determinazione dei criteri per la concessione dell'autorizzazione all'apertura di sale cinematografiche. •Decreto-legge 30 Settembre 1994 n. 563 - Interventi urgenti in materia di trasporti e di parcheggi. •D. del Presidente della Repubblica 16 Gennaio 1995 n. 42 - Norme sulla pubblicità negli ascensori finalizzata al sostegno degli interventi iin favore delle persone handicappate. •Legge 11 Gennaio 1996, n. 23 - Norme per l'edilizia scolastica. •Decreto ministeriale 18 Marzo 1996 - Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impianti sportivi. •D. del Presidente delle Repubblica 24 Luglio 1996, n. 503 - Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici. •Circ. 14 Aprile 1997 n. 157296 - Applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 24 Luglio 1996 n. 459, ai montacarichi ed alle piattaforme elevatrici per disabili. •D.M. trasporti e navigazione 18 Luglio 1997 n.295 - Regolamento con prescrizioni tecniche per l’omologazione di dispositivo di segnalazione di emergenza per disabili. •Legge 9 Gennaio 2004 n. 4 - Disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici.
Premesso che ogni qual volta un normo-vedente si trovi a parlare di problemi legati alla vista, il suo inconscio rimuova ogni sorta di collegamento ideale con il design, poichè questo concetto è ritenuto lontano da questo universo, è facile pensare che poco si sia fatto in questo campo. La mostra che propone lo studio di architettura G@UT dell'architetto Luca Bolognese e Silvia Scuffi Abati, vuole essere un primo passo verso una sensibilizzazione culturale doverosa. Lo Studio chiama il mondo del design, non avvezzo ad affrontare tali problematiche, a confrontarsi con esse e mostra che si può operare in merito, senza con questo dover stravolgere le proprie scelte aziendali. Un non-vedente, o un ipovedente, amplifica il suo universo sensoriale e con questo si esprime e percepisce, in modo diverso, ma comunque capace di rispondere a stimoli con sensazioni nette e identificate. Si tratta perciò di far capire ai normo-vedenti che la mancanza di questo senso, la vista, è sì una disabilità, ma che uno studio approfondito in campo formale e materico, materia propria di un design approfondito, possa anche intervenire su percezioni sensoriali diverse. La mostra evento perciò si concentrerà sulla presentazione di alcuni complementi di arredo e sull’esposizione di materiali e finiture utilizzabili nel contract alberghiero, aventi peculiari caratteristiche, sia di forma che di materiali, idonei per utenti con problemi alla vista. L’intento è quello di sensibilizzare sia le aziende produttrici, sia i visitatori della fiera, presentando nuovi materiali e nuove applicazioni mirate, indirizzati verso confini progettuali di più ampio respiro, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di persone portatrici di qualche disabilità, ma soprattutto con la volontà di migliorare la qualità della vita di chiunque. Progettare un albergo senza con ciò renderlo un ospedale; progettare un albergo pensando ad un pubblico composito multirazziale, ma anche multidisabile; progettare un albergo pensando a un disaile visivo che percepisca con i suoi sensi, sensazioni di
architetto
CRISTINA LOMBARDI
l’allestimento
piacere diversificate; progettare un albergo dove il normodotato non pensi di essere in un ambiente diverso, ma continui a gioire delle picevolezze che il senso visivo gli offre, ma consapevole che chi ne è deficitario possa comunque goderne in altro modo.In uno spazio di 45 metri quadri, 5 contenitori, rappresentanti i cinque sensi – vista, tatto, udito, gusto, olfatto - fungono da cassa di risonanza, nel nostro caso, per questa disabilità. Per questa ragione abbiamo volutamente intitolato la nostra mostra I SENSI RESIDUI-LE RISORSE OLTRE LA VISTA, volendo così sottolineare quanto siano importanti le percezioni sensoriali. Quando uno dei sensi viene a mancare le percezioni attraverso i sensi che rimangono vengono amplificate e i sensi residui acutizzati.Abbiamo perciò analizzato i 4 sensi residui, olfatto, udito, gusto, tatto, e li abbiamo amplificati, sperimentando nel campo della progettazione di arredi, complementi d’arredo, e finiture, sulle loro forme e sulla loro matericità. Il risultato è stato quello di creare 4+1 contenitori cristallizzati, all’interno dei quali trovano posto alcuni dei prototipi frutto di questa ricerca. All’interno del contenitore dedicato alla vista verrà presentato un filmato sulla camera, ancora in fase virtuale, progettata per i non vedenti. La realizzazione della camera, in via di prototipizzazione vedrà la luce definitiva nel 2006. Durante la manifestazione di quest’anno verrà presentato in anteprima anche un estratto del manuale PROGETTARE CON I SENSI RESIDUI, frutto della ricerca legata a questa sprimentazione e in contemporanea, durante l’anno, sarà attivato un portale telematico dove si ritroveranno le aziende sponsor partecipanti alla manifestazione e il progetto in-coming dell’oggetto camera. Tale portale fungerà come ulteriore mezzo comunicativo per approfondire un argomento già dibattuto in altre sedi, ma mai contestualizzato in materia di contract alberghiero.
progettisti
LUCA BOLOGNESE S I LV I A S C U F F I A B AT I LY D I A A U R O R A PA D U L A
Le aziende che partecipano all’evento I sensi residui le risorse oltre la vista, sono aziende che operano essenzialmente nei settori più disparati del mondo del design: da quello del complemento d’arredo, al materiale da rivestimento o al tessuto d’arredamento. Proprio per questa occasione queste aziende che si rivolgono a mercati diversificati per volontà aziendali e marketing di mercato, si sono unite sotto la cura dello studio di architettura G@UT nel promuovere questa manifestazione che si rivolge ad un utenza, apparentemente di nicchia, ma con numeri di assoluta rilevanza: la disabiltà in genere e nello specifico la disabilità visiva. “Sempre speranzosi, comunque, che qualche diavoleria tecnologica o qualche innesto staminale possa sopperire a questo grave inconveniente e possa risolvere il problema definitivamente”. La disabilità visiva è dai più considerata un problema che riguarda un ristretto numero di persone, in realtà è uno sbaglio valutativo soprattutto se si amplia il raggio di azione agli ipovedenti e a tutti coloro che hanno problemi con la vista; fenomeno in crescita esponenziale grazie anche all'aumento della popolazione di anziani a scala mondiale. (Vedi dati prefazione) Con l’occasione del SIAGuest, fiera sulla ricettività alberghiera, di Rimini queste aziende hanno voluto dare il loro apporto di ricerca e di sperimentazione, presentando materiali e complementi di arredo che pur mantenendo un alto valore qualitativo estetico e funzionale, (per la quale ogni azienda è leader nel suo settore) si cimentano su temi legati alle loro peculiarità ma soprattutto guardano anche al "sociale", come risorsa umana e perchè no come possibile eventualità di sviluppo economico. Aziende, quali Glass Design (produttore di vetrofreddo e siliconio), 14 Ora Italiana (lavorazione di marmi e pietre) o Gessi (rubinetterie), Iltec (pavimenti, rivestimenti, fibre ottiche, concessionario barrisol) affrontano un tema delicato che fino ad oggi non era rientrato nelle loro strategie di marketing. La lungimiranza è proprio quella di pensare che un oggetto o un materiale altamente qualificato possa, proprio per le sue intrinseche qualità sensoriali, essere apprezzato anche da un pubblico disabile senza con questo declassarlo ad un mercato dai più considerato di serie B. Ci sono poi aziende come Generali Arredamenti (forniture di arredi), Tende & Tessuti (imbottiti, tendaggi, arredi tessili), La Fenice (impianti decorazione e cartongessi) e Cieffe Legnami (fornitura per l'industria del mobile), Delta Ceramica (mappa tattile), Cicrespi (sistemi di segnaletica d'ambiente per interni ed esterni, insegne ed esposizioni messaggi), Stile Arreda (pavimenti sportive e civili), Mithos (sanitari e arredo bagno per cliniche e comunità), che già operano in settori più specifici, che già hanno affrontato problemi relativi alla disabilità anche visiva e che approfittano dell'occasione di una fiera sul contract alberghiero per entrare in questo settore contribuendo con la loro esperienza. Entrambi i gruppi di aziende si muovano con l’intento di fornire nel pacchetto finale una plus valenza estetica che non si discosti da competitività tra rapporto prezzo e qualità del prodotto finito. L’evento diventa collante sinergico tra aziende che fino ad ora hanno operato con strategie diversificate, ma che in questa occasione si sforzano nella sperimentazione su un unico tema propositivo: arricchire il design di un nuovo valore aggiunto importante: l'aspetto "sociale". Aziende che ripensano alla progettazione sensoriale, ma non come
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quella abitualmente intesa, fatta di intriganti ammiccanti sguardi multimediatici, ma verso una progettazione sensoriale che affida ai sensi, il motore guida della progettazione stessa. A fare da coesione a queste aziende che fino ad ora operavano in maniera apparentemente disgiunte anche un azienda quale la Food Italia, leader nei prodotti surgelati da forno, vuol dire la sua, vuole essenzialmente comunicare che anche il gusto del palato può essere un’esperienza sensoriale forte: così come Ocv Group con i suoi aromi profumati o l'azienda Vivere Verde, con la parete idroponica. A coronamento di questo pool di aziende citiamo per ultime, senza per questo essere meno importanti, HC. Engilabes & Safe (consulenza per progettazione di ambienti per la stimolazione plurisensoriale), Ciclope (ausili tecnici ed informatici per non vedenti), ALT service (logistica e servizi), G@UT design (studio di architettura), che con il loro supporto progettuale, logistico e di servizi completano e supportano con le loro conoscenze e il loro ausilio tutte le altre aziende sopra citate. Menzione speciale alla ditta ARK&A (soluzioni per spazi espositivi) che rendendosi disponibile a realizzare insieme alle altre questo progetto, si pone come prima azienda realizzatrice di spazi fieristici e non, idonei per disabili in special modo visivi. Grazie all’apporto di tutte queste aziende che hanno creduto nell’evento è stato possibile realizzare un primo passo verso una progettazione che parte da concetti più allargati che investono sfere non troppo investigate, quali la disabilità, aziende che diventono grazie alla loro lungimiranza, loro stessi mezzi di sensibilizzazione per altre aziende che in futuro vorranno stabilire un contatto con un mondo che erroneamente viene considerato secondario, ma che può offrire un potenzionale creativo nuovo e pieno di risorse. Progettare con i sensi, in questo caso i sensi residui, vuol dire, per un progettista, essere stimolato ad affrontare esperienze ed esperimenti che coinvolgano e stimolino l’ipersensorialita di ogni individuo; una progetazione nella quale sia affiancato da aziende che non si lascino intimorire dal semplice aspetto funzionale pratico di un complemento d’arredo o da una superficie, ma che anzi siano ben consapevoli che il loro prodotto sia carico di plusvalenze in grado di soddisfare anche persone che hanno disabilità sensoriali, senza con ciò sminuire il prodotto stesso e relegarlo a un mercato secondario o quanto meno poco preso in considerazione. Il design deve finalmente grazie ad aziende visionarie, capire che può tranquillamente affrontare nuovi stimolanti orizzonti ai quali potrà apportare tutta la sua esperienza e tutto il suo bagaglio estetico consapevoli del bagaglio tecnico finora acquisito. architetto luca bolognese Si ringraziano e non finiremo mai di farlo le aziende lumgimiranti: GESSI 14 ORA ITALIANA GLASS DESIGN ALT SERVICE HC ENGILABES &SAFE ARK&A ILTEC CICLOPE LA FENICE CICRESPI MITHOS CIEFFE LEGNAMI OCV GROUP DELTA CERAMICA STILE ARREDA FOOD ITALIA TENDE & ARREDI GENERALI ARREDAMENTI VIVERE VERDE
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Il frutto delle energie propositive delle aziende lungimiranti coinvolte,vedrà il suo primo esempio, nella realizzazione di una camera, per disabili, visivi e non, dove anche l’utente normale tra virgolette potrà essere accolto in un ambiente che non discrimini le persone, ma anzi le aggreghi sempre più. Perciò pensare ad una camera d’albergo e per di più ad una camera che sia indirizzata ad una utenza medio-alta dove trovi riposo il viandante contemporaneo di questo terzo millennio appena iniziato, sia che esso sia fisicamente abile, sia che non lo sia, e che comunque trasmetta benessere sensoriale in entrambi i casi. Per estensione pensare a tutto lo spazio ricettivo alberghiero, capace di coinvolgere nello stesso modo qualsiasi utenza diversificata; punto di scambio e socializzazione. In questa chiave si pongono le nostre aziende capaci di fare contract in maniera globale; e capaci di farlo visitando anche altre realtà, mantenendo qualità realizzative e economie di mercato. Nell’esempio riportato in questo rendering progettato dallo studio di architettura G@UT si indica la strada che il gruppo di lavoro sta portando avanti; è solo l’inizio per uno studio più approfondito di una camera di albergo che abbia in sè altro e non solo……
S I LV I A S C U F F I A B AT I
under construction
coming soon
s t udi o di a rch i te ttu ra G @ U T f o to c o p e rti n a c o ve r b a b y vi s u a l d e s i g n graphic design editore © 2005 ufficio stampa e comunicazione integrata de s i g n r e s e a rc h c o n s u l ti n g
luca bolognese + silvia scuffi abati + cristina lombardi + lydia aurora padula luca bolognese + silvia scuffi abati michelangelo bolognese roberto formia silvia scuffi abati alinea editrice • firenze studio di architettura g@ut • firenze verba inedita • milano paolo savoia • torino
si ringraziano per la collaborazione le aziende: p e r l e c e ra m i c h e bosa • bassano del grappa p er i co r p i i l l umi n a n t i i n cr i s ta l l o e te s s u to il paralume marina • bassano del grappa p e r i te s s u ti italvelluti • prato per le sedie ASIA spai-gruppo masarotti • udine p e r l e p i a s t r e l l e ve tri f i c a te trend group • vicenza p e r g l i s t r um e n t i m u l ti s e n s o ri a l i rompa • chesterfield uk p e r l a p i a n ta n a f i o ri ta martinelli luce • lucca p e r i corp i i l l u m i n a n ti targetti • firenze
ringraziamo
un ringraziamento speciale a chi ha creduto e crede in questo progetto partecipando attivamente alla sua realizzazione: l ’ i mp r e n di t o r e l u n g i m i ra n te i l f r e n e t i c o a rc h i te tto l ’ i n d u s tri a l e p u l p l ’ a ut o r e di p o e ti c i ve rs i il p r es ide n t e un i o n e i t a l i a n a ci e c h i d i f i re n z e l ’ i n g e g n e r e a rch i t e t t o m u l ti s e n s o ri a l e l a s p o l e t t a c o n l e d i ta la fashion designer l ’ uo mo de l l i n g ua g g i o g l o b a l e l ’ i m p re n d i b i l e per la fragranza contenuta nel catalogo
© copyright per la presente edizione ALINEA EDITRICE s.r.l. - Firenze 2005 50144 Firenze, via Pierluigi da Palestrina, 17/19 rosso Tel. +39 055 333428 - Fax +39 055 331013 tutti i diritti sono riservati: nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo (compresi fotocopie
pao l o gabbani ni michela formia andrea pesci paolo savoia prof. antonio quatraro enrico orofino fabia giorgi lisa scuffi abati antonio zoppetti stefano grandi OCV GROUP SRL
è stata scelta la fragranza PUREZZA� poiché è puro quello che sa di pulito, di fresco, di nuovo, di immacolato. e microfilms) senza il permesso scrittto dalla Casa Editrice ISBN: 88-8125-994-X e-mail ordini@alinea.it - info@alinea.it - http://www.alinea.it finito di stampare nel Novembre 2005 stampa: Tipografia Il Bandino - Loc. Ponte a Ema - Bagno a Ripoli (FI)
unione italiana ciechi firenze via fibonacci 5 • 50131 firenze t. 055-580319 www.uiciechi.it • uicfi@uiciechi.it
le risorse oltre la vista
I SENSI
RESIDUI
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s t u d i o d i a rc h i t e t t u r a
laboratorio di progettazione multisensoriale per spazi ricettivi
Luca Bolognese Silvia Scuf fi Abati
studio di architettura
via giotto 1 • 50019 sesto f.no fi •t+f 055-440881 www.gaut.it • studiogaut@virgilio.it