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Corriere del Po Anno III - n° 12 - Da 13 Giugno al 26 Giugno 2016
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La notte di Saint Pier
Uno strano avvistamento! Una storia che ha radici nel tempo. Correva l'anno 1970, un evento scosse in piena notte, la quiete di Saint Pier, una cittadina del Vermont immersa nel sonno. Quattro persone rientravano in auto da un turno di lavoro, erano ferme ad un passaggio a livello. Un immenso animale volante si posò sopra le sbarre abbassate, aveva immagine umanoide e becco adunco, emetteva versi simili a latrati. Il tubo d'acciaio di dieci cm. di diametro su cui era posato si piegava sotto il suo peso. Il mostro, reagiva urtato ai cambi di colore del semaforo, emetteva latrati e ruggiti che parevano imprecazioni umane. Prima iniziò a percuotere a colpi di becco le zone a vetri tondi, indi, non ottenendo risultati, prese a zampate l’intero semaforo sì da ridurlo ad un groviglio di ferri contorti, plastica e vetri colorati, gli artigli lasciarono solchi profondi sulle parti in gomma della struttura. Aveva occhi di fiamma ed ali immense, sbattendole muoveva l'aria a mo' di vortice. I quattro malcapitati, dopo una concitata marcia indietro, sostarono davanti ad un locale da ballo, la gente stava sfollando. Nessuno diede credito ai loro allarmismi, le macchine uscirono dal piazzale. La strada era a senso unico, in meno di un chilometro si ritrovarono allo stesso passaggio a livello. Era ancora chiuso, il semaforo distrutto, aveva prodotto segnale d'avaria in sede di sala operativa, il treno in arrivo era stato fermato. Il mostro alato era ancora lì. Giunse un'auto della polizia, allertò i vigili del fuoco, le sirene destarono l'intero paese, centinaia di persone furono testimoni oculari, la stampa non parlò d'altro. Prima dell'alba l'orrida bestia alata, aggredita dagli idranti dei pompieri, prese il volo, strisciando terra con un’ala ferita da un colpo d’arma da fuoco, lanciando ululati che suonavano come maledizioni. Sparì all'orizzonte lasciando odore di zolfo e di fuliggine, bagliori bluastri sprizzavano balenando dalle ali. Calava tra i presenti un senso d'angoscia, di sventura e, nel contempo, di sollievo per il cessato pericolo…. Storia a lieto fine dunque? Niente affatto! Da quel giorno la città fu martoriata da tenebrose presenze, visioni, apparizioni, fantasmi in nero e transito d’oggetti volanti, i centralini di polizia erano in allarme perenne. Epilogo? Alcuni giorni appresso i semafori del ponte appena fuori dell'abitato, all'incrocio con la soprelevata, divennero rossi da ambedue le parti, era l'ora di punta, si formò la colonna di veicoli nelle quattro direzioni. Il sovraccarico fece crollare il ponte. Auto, camion e filobus stracolmi precipitarono da trenta metri nella scarpata, si formò un orrido groviglio d’auto contorte e serbatoi in fiamme. Non restava che contare i morti ed i feriti. Non è finita! Di recente un funesto revival: nei giorni che hanno preceduto l’11 settembre molti testimoni hanno asserito che il cupo animale era apparso di nuovo, chiaro simbolo di sventura incombente, poi verificatasi. Tutto falso o tutto vero? Favole o realtà? Una cosa è certa, sono parte integrante della struttura ancestrale dell’uomo, in mancanza, bisogna inventarle. Tornando a Saint Pier è difficile discriminare il vero dal falso, il clamore, per certo, era superiore all’evento. E’ possibile che il terrore vaporizzato della vicenda, inalato dai cittadini abbia agito da concausa…. Il ponte è crollato e ci sono state vittime, su questo non c’è dubbio, tuttavia non per le radiazioni magnetiche nefaste che uscivano dalle ali dell’uccellaccio. È probabile che l’odore di pece e zolfo, simboli infernali, abbiano creato qualche tilt nella testa della gente o dell’operatore suggestionato dalla paura…. ma non nella scheda semaforica. Inutile dire che per anni e lustri, Saint Pier s’è scontrata con una dura realtà, il turismo parte integrante del budget cittadino, s’era ridotto quasi a zero. Era divenuta per tutti la “unsheat city”, in termini scurrili sta a significare: “La città sfigata”! Giorgio Boldrin
27 gennaio... Giornata della Memoria Giornata alquanto fredda, nebbiosa, piena di tristi ricordi. Solo la parola guerra spaventa, terrorizza ma sentire direttamente certe cose da persone ormai anziane ti fanno accapponare la pelle. Ripreso dalle telecamere si sente a disagio arrossisce e mentre racconta, le lacrime sgorgano dei suoi occhi, trasmettendo angoscia e ansia. Così racconta un simpatico nonnetto di 93 anni scampato alla fucilazione, ho indossato per vario tempo un leggero pigiama a righe col quale sentivo un gran freddo, le mani erano congelate, ed i pasti rarissimi per non dire nulli, arrivai a perdere 30 kg, sostando vicino a un muretto, mi si avvicina una vecchietta, chiedendomi di che nazionalità ero, risposi di essere ebreo, e pur essendo lei tedesca la cosa non la toccò affatto, provò ugualmente compassione per me ridotto quasi ad uno scheletro mi offrì con anima e cuore un tozzo di pane che accettai a stento, non sapendo dove nasconderlo il pigiama era leggero e si sarebbe notato, pensai bene di metterlo sotto al cappello, cosa bruttissima un tedesco avendo osservato l'accaduto, impugnò il fucile e senza la minima pietà la uccise avrei voluto morire io al suo posto, sussurrava il vecchietto singhiozzando. Un susseguirsi di cose che toccavano il cuore purtroppo quella era la realtà, per sopravvivere dovevi sorvolare a tutto. Finalmente il 27 Gennaio giorno della Liberazione l'atteso raggiungimento dei genitori, a fatica arrivai, bussai alla porta ma non venni riconosciuto, i chili persi erano tanti e con loro erano sparite anche le mie sembianze, dopo varie spiegazioni papà mi riconobbe, ci abbracciamo calorosamente mi rifocillai un pò e volli raccontare quello che per me fù un miracolo, la storia del tozzo di pane che tenevo come una reliquia, racconto veramente commovente per entrambi i genitori, che pensarono bene di donarlo al parroco del paese. Per chi ha vissuto in prima persona certe cose è un continuo rivivere di amare emozioni ed anche a distanza di tempo le lacrime inumidiscono i loro volti. Vanna Bozzolini
Un santo per amico La lezione della scuola da tanto tempo era finita, la lezione della Vita rimarrà fulgida, gradita fino alla nostra dipartita. Nella settimana di passione con la battistrangola del sermone, annunciarvi la Resurrezione del sol Dio in redenzione. Solo a Cà di Bis arrestati per un momento gli scalzi tuoi piedi in movimento... Un sol pié virulento adagiarti nel Rio silenzioso e lento. Non una parola, né un lamento nel cuor tuo contento. Un sol sguardo per il gran evento nel cuore mio in gran tormento. Solo un motto sibilò. Perché? Perché? La tua risposta tardò quel tanto che bastò “Anche per te lo fò!” Nel bonario del Seminario sgranavi il Rosario sull'inutil viver bestiario. Nel deserto della vita sgranavi quell’infinita voglia di lenir l'altrui ferita. Contento di servire chiedesti di partire per continuare a donare, offrire ... Non contento di patire volesti inseguire l'altrui ardire trovando nel piombo di Marcos l'estremo tuo soffrire. Con la tua dipartita sul l'umile salita del Golgotha, ancora impunita ci facesti dono dell'umil tua vita, trovano in sorella morte l'espressione massima dell'umana sorte. Questa poesia l'ho dedicata al mio amico di banco nel doposcuola delle scuole elementari di canfore frazione di Sustinente Padre Tullio Favali è stato trucidato nelle Filippine l'undici aprile 1985 a 38 anni di età. L'amico Tullio è morto sotto il piombo di Marcos dittatore, tiranno, spietato sanguinario. Dopo è stato cannibalizzato per impossessarsi del suo spirito nelle Filippine lo pregano lo adorano come un santo da noi per ora come Beato. Domani è un altro giorno, non mettiamo mai limiti alla divina provvidenza. La battistrangola del Sermone è un campanaccio fatto con una doppia asse di cm 60 x 40 x 20 vuota dentro. All'esterno a due battacchi di ferro per fare rumore ed attirare l'attenzione della gente, per annunciare nella settimana di Passione, di Nostro Signore Gesù Cristo la morte ma soprattutto la sua imminente Resurrezione. Soltanto Tullio a piedi scalzi e piegati con la battistrangola percorreva più di 5 km per le strade di Canfore e Sacchetta. Si fermava presso ogni casa recitando a memoria alcuni versi del Vangelo della Sacra Bibbia ad personam. Donatelli Roberto
Ecco un libro di sentimenti espressi in versi che consigliamo di aggiungere alla vostra collezione.
Messa in un Garage di suzzara
La fiaccolata del festival dell’Unità e la messa davanti Al garage di via bologna, 8 a suzzara Non sembra vero eppure è successo. Allora l’episodio venne visto come un evidente contrasto oggi invece fa sorridere e non se ne parla più. Ma cos’era successo?. A pag. 19 del nuovo libro “50° anniversario della Parrocchia Sacra Famiglia di Suzzara”, si legge: “Sabato 7 agosto 1965 alle ore 21 con la Santa Messa celebrata all’aperto davanti al “garage” di Via Bologna al numero 8, è iniziata la vita pastorale della nuova Parrocchia Sacra Famiglia. Il parroco già da alcuni giorni, aveva preso la residenza con i suoi genitori nell’appartamento sovrastante. Alla cerimonia prendeva parte Mons. Luigi Cavagnari, parroco dell’Immacolata Concezione. Il garage era stato preparato per fungere da “cappellina” provvisoria. Vi sostarono una trentina di fedeli. Durante la cerimonia, sul Vile Virgilio transitava con evidente contrasto (ma anche come segno profetico) la fiaccolata del Festival dell’Unità di Suzzara che si teneva vicino al Po. Una curiosità che si trova nel libro appena uscito. Il libro consta di 162 pagine, 115 foto e documenti d’archivio, stampato da Tipo Litografia Bottazzi Grafica, Gualtieri RE. La prefazione è a cura del Parroco Mons. Egidio Faglioni e viene venduto a dieci euro. Per info 346-0905483. Attilio Pignata
Predoni
Lungo il Po sono comparsi i predoni. Mi è nota l'esistenza dei predoni del deserto, ma sapere che ci sono pure quelli di fiume, desta una certa inquietudine. Sono uomini dalla incerta provenienza estremamente decisi, che passano le notti sul Grande Fiume facendo razzia di qualsiasi specie ittica sia presente in acqua, utilizzando allo scopo veloci imbarcazioni e ampie reti. In modo del tutto illegale catturano enormi quantità di pesce che, considerando l'elevato rischio corso, si presume sia fonte di notevoli guadagni. Viene rubato di tutto. Perfino i cimiteri diventano terra di conquista. In questo caso sono comparsi i predoni dell'oro rosso. Entrano nottetempo e profanano questo luogo danneggiando tetti e smontando condutture dell'acqua piovana per appropriarsi del rame con cui sono fabbricate. Non c'è tregua. L'eterna lotta tra il bene e il male scrive sempre nuovi capitoli. Valentino Berni
TANTI AUGURI A TUTTI!!!
Resina
Fame di infanzia, graphic novel di vicende e vignette nostalgicamente perfette. Tra molte, ne individuo due anzi tre. Prima: giocare ad acchiapparsi con finte rivoltelle: quante estati a Berceto, West degli Appennini? Seconda (quasi assiomatica):
Arcobaleno Raccogliere i cocci e domandarsi perché... Guardarsi dentro e vedere buio... Subire colpi e non reagire... Girare a vuoto e non trovare pace... Sentirsi inutili e non capir ragione... E trovarsi poi in un tardo pomeriggio, di piena estate, dopo un violento temporale, ad affacciarsi sulla soglia
sentirsi davvero vivi solo nel bere spremute di pompelmo rosa, ogni sorso lama amara sulla lingua. Terza: da bambino destarsi per cristallino tubare di colombi lungo traliccio. Personale opinione sull’infanzia: rimane tra le dita come colla di pino, aroma e persistenza. Emanuele Marazzini
e osservare con stupore il sole rosso a ovest e un grande arcobaleno a est, ad abbracciare il cielo... E tornare così a sognare, con occhi sgranati, i miracoli della vita, che non t'aspettavi più. Ernesto Flisi
1708 La Caduta dei Gonzaga di Mantova
Con la Dieta di Ratisbona e la morte dell’ultimo Duca dei Gonzaga terminava una delle più lunghe dinastie dell’Impero Il 5 luglio 1708 si spegneva a Padova Ferdinando Carlo di Nevers, X Duca di Mantova e ultimo reggente di una dinastia durata ben 380 anni (inizio 16 agosto 1328). Dopo l’avvento dei Canossa nella città di Mantova, con l’appoggio del Vescovo Marciano e la fondazione del Monastero di San Benedetto Polirone da parte di Tedaldo, i Corradi (in seguito Gonzaga) ebbero dai monaci benedettini vasti territori da coltivare sia come concessione allodiale che con il pagamento in anticresi dell’affitto. Questi signori molto potenti nel territorio, ebbero così occasione di crearsi ricchissime proprietà rurali e superare talvolta gli stessi Bonaccolsi, i Casaloldi e altre famiglie blasonate del mantovano. Divenuti doviziosi possidenti, iniziarono ad affacciarsi alla vita di città e fare le loro prime apparizioni nelle attività della vivace politica mantovana. Nel 1328 Luigi Gonzaga (1268 – 1360) con l’appoggio di Cangrande I della Scala riuscì a spodestare Rinaldo Bonaccolsi detto Passerino, venendo acclamato capitano del popolo con diritto di nominare il proprio successore. La nuova Signoria nacque propriamente nel 1329 con la nomina di Luigi a Vicario imperiale. Un passaggio di ben 20 Principi che portarono la città di Mantova e il suo territorio verso periodi di gloria e di ammirevole splendore. Divenuti marchesi nel 1433 con Gianfrancesco, per concessione dell’Imperatore Sigismondo, ebbero da Carlo V, di ritorno da Bologna, la corona ducale con Federico II, fratello di Ferrante e del Cardinale Ercole. Un piccolo ducato retto con tanta saggezza e capacità nei diversi secoli, ma con notevole difficoltà, perché posto fra territori molto più grandi e influenti come Milano e Venezia e talvolta presi dalle mire cariche di non poca invidia di potenti re e imperatori per le insuperabili bellezze artistiche dei loro palazzi e delle loro chiese, delle grandiose quadrerie e delle raccolte artistiche. Il declino della dinastia iniziò con la fine di Vincenzo II, morto senza successione e con un gigantesco collasso finanziario. Apparvero così sulla scena di Mantova i Gonzaga del ramo di Nevers: Carlo I, Carlo II, e Ferdinando Carlo. Essi si spostarono completamente verso i vantaggi della Francia, deludendo gli interessi dell’Impero. Il 21 gennaio 1707 l’ultimo duca, carico delle sue ricchezze fuggiva per Venezia, nell’indifferenza dei mantovani. Solamente il segretario, Marchese Ascanio Andreasi lo aveva consigliato di porsi sotto la protezione di Papa Clemente XI, più di ogni altro sovrano in condizione di aiutarlo per procuragli il perdono dell’Imperatore senza urtare il re di Francia Luigi XIV. Preferì prendere la strada per la gaudente Venezia, accompagnato per Porta San Giorgio da quattro reggimenti francesi e da una compagnia di cavalleggeri. Colà aveva acquistato un Palazzo sul Canal Grande denominato “Delle Colonne”. Il 30 giugno 1708 la Dieta di Ratisbona pronunciava la sentenza definitiva contro il Duca Ferdinando Carlo Gonzaga – Nevers, dichiarandolo traditore dell’Impero per aver accolto i Francesi nel mantovano. Morì a Padova, in seguito a un trauma che si era procurato cadendo mentre si trovava su un Bucintoro. Mantova veniva annessa al ducato di Milano, con un nuovo giuramento di fedeltà all’Impero. Il teschio del Duca, il 17 gennaio 2002, è stato collocato nella Basilica palatina di Santa Barbara nella città di Mantova, portato da un discendente del ramo di Vescovato, Carlos Ludovico Gonzaga. Luigi Mignoli
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