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Corriere del Po Anno III - n° 11 - Da 30 Maggio al 06 Giugno 2016
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IL MITO DELL’INVISIBILE
La contestazione sociale: dall’esistenzialismo ai capelloni, dai figli dei fiori ai black blockers, ai teen hagers, dalle ragazze darck ai disobbedienti, ai banlieu francesi. É un fenomeno antico, quanto il mondo, lo stesso Augusto, da giovane era stato un impudente libertino, una volta imperatore, andava rampognando i sudditi, soprattutto i giovani, a guardarsi dall’impudicizia, a ripudiare la pornografia ed i facili costumi, considerava la corruzione un cancro che presto o tardi avrebbe minato le sorti dell’impero….. e vedeva bene! Le sue parole ed i suoi editti non di rado cadevano nel vuoto…. un grande contestatore minava ogni suo intento, era Ovidio. Proprio in quegli anni scrisse l’Ars Amandi, un’opera poetica, una sorta di porno trattato che ben poco discosta dagli attuali e, pur nella clandestinità, dilagava, inneggiando ad ogni sorta di depravazione, pedofilia compresa. Augusto, nonostante fosse avvezzo a mettere a morte i dissenzienti, mai l’ebbe vinta con Ovidio, ucciderlo era un rischio…. troppo vasto era il consenso popolare di cui godeva. Oltre ai profilattici in budello di capra, esistevano allora, sostanze e filtri afrodisiache? Certamente, erano tanti, il più comune? Il sudore di gladiatore, veniva raschiato dalla pelle con un oggetto simile all’odierno tergicristallo. Serviva a stimolare la virilità negli uomini e la funzione ormonale nelle donne, una sorta di viagra ambivalente. Le matrone romane tuttavia non disdegnavano i gladiatori in carne ed ossa. Augusto aveva visto giusto, dopo di lui l’impero, pur nel lungo periodo, degradò, si dissolse in mille nefandezze.... ed arrivarono i barbari. (Così li chiamavano, in realtà erano popoli non caduti nel gorgo della corruzione, particolarmente bellicosi, come i romani delle origini). A Roma, esisteva anche all’epoca, una forma di contestazione verso il despota Augusto, ben dissimile da quello d’Ovidio, il digiuno volontario, oggigiorno chiamato sciopero della fame. Poche invero sono le memorie scritte, raramente i maschi in ruolo di protagonisti, il sesso forte era ed è poco o punto propenso a saltare i pasti, spiccano a contestare in tal senso alcune presenze femminili, prendevano spunto dalla mitologia.! Ade, il dio degli inferi, aveva rapito Proserpina e portata seco all’averno, la città buia, sotterranea. La ragazza, costretta a vivere in quel clima di perenne funerale, cadde in nera depressione, provava senso di rifiuto, di ribrezzo per il cibo, un male a mezza via tra l’anoressia ed il digiuno contestatario. In sintesi uno sciopero della fame, altro non era, sostenuto dal fatto che a chiunque sedesse alla mensa infernale era precluso il rientro nel mondo dei viventi. Proserpina nemmeno assaggiava una briciola. Un giorno passeggiava in giardino, l’unico luogo in cui filtrava un po’ di luce, come per incanto un melograno cadde dall’albero, tanto era maturo al punto giusto che toccando terra s’aprì. La ragazza lo raccolse, tentata più dal colore iridescente dei suoi grani che dall’appetito. Inconsapevolmente, presa da frenesia, diede un morso…. indi lo divorò avidamente. Addio per sempre ad albe, tramonti, mormorio di ruscelli, frinire di cicale, cinguettio di passeri, altra vista non v’era che le limacciose sponde dello Stige e la voce roca del turpe nocchiero infernale. Addio mondo dei viventi! Proserpina, suo malgrado, divenne perpetua regina del regno dei morti, una figura di donna benefica e misericordiosa, al contrario di Ade, il marito, avido, crudele e spietato. Era vietato, pena sacrilegio, pronunciare il suo nome, esistevano soltanto pseudonimi, il più noto era Plutone. ERA INVISIBILE! Plutos in greco significa “ricchezza” e lui, d’oro e argento, ne possedeva a iosa. Poteva rendersi invisibile e smaterializzarsi, entrava ed usciva a piacimento da qualunque luogo fossero custoditi tesori. Li trafugava naturalmente! Ove li nascondeva? Evidente! Sotto terra. Li donava a Proserpina che regolarmente li ricusava. Era in voga un detto: in una casa veniva meno uno scrigno di monete?…. Sparivano i soldi o cresceva il debito pubblico?…. A chi dare la colpa? “Mah! Sarà stato Plutone”! Oggigiorno nel giardino della contestazione non cadono certo melograni, tuttavia, quando trattasi di scioperi della fame, si sa mai.... qualche pioggerellina di tempestina fina fina.... magari all’uovo.... qualche scroscio di rigatoni.... una nuvoletta di vapor di matriciana che esce dalla finestra del ristorante dirimpetto.... poi si consolida.... Le vie della politica.... chi può mai dire? C’è chi sbandiera lo sciopero della fame ogniqualvolta la lancetta della bilancia emette una sorta di gemito quando urta il birillo di fine corsa a centoventi Kg….. ed il dietologo prospetta atroci, funeste e letali malattie…. Un mio conoscente giunge allo sciopero della fame quando la moglie entra in sciopero del sesso, a tavola dice che ha l’inappetenza, pilucca svogliato qua e là…. Lei si preoccupa: “E dopo, se gli prende l’anoressia”? Lui da parte sua, gira per i supermercati, al reparto piatti pronti si fa dare una vaschetta di gamberetti con maionese…. di pesciolini fritti, di ciccioli, di anguilla marinata o due fette di roast beef. Esce, si siede in macchina e…. alla faccia dello sciopero…. tanto meglio della solita bistecca! Giorgio Boldrini
Erbe spontanee commestibili in tavola
Da alcuni giorni è disponibile nelle librerie di Mantova e provincia l'atteso libro di Maria Rosa Macchiella : Erbe Spontanee, per il riconoscimento delle erbe spontanee commestibili presenti sul nostro territorio. E’ composto da una breve introduzione storica, da 35 schede botaniche che descrivono e identificano le erbe tipiche della Pianura Padana, come ortiche, malva, tarassaco, luppolo, cicoria e molte altre. Inoltre è arricchito da fotografie e da numerose e collaudate ricette che valorizzano questi semplici ingredienti con piatti gustosi. Tutti coloro che si avvicinano alla natura con curiosità saranno soddisfatti nel consultare queste pagine descrittive di erbe facilmente reperibili e molto salutari. Le nostre campagne e golene sono ricche di "tesori verdi" adatti come ingredienti per piatti tradizionali o innovativi. La prof.ssa Macchiella, insegnante all'Istituto Agrario "Strozzi"si occupa da molti anni di ecologia e di vegetazione ed ha realizzato, sempre per l'editore E.Lui di Reggiolo, anche la sua precedente pubblicazione: Riconoscere Alberi e Arbusti tipici del territorio padano. Attilio Pignata
Mini Storia: Solo al Mondo Quando pensi di essere solo al mondo, ricordati che c'è sempre qualcuno nella tua situazione e prima o poi vi incontrerete. Celestino, un nonno rimasto solo, girovagava per strade e parchi in cerca di compagnia; incontrò un cane bianco e nero, un bastardino che anche lui girava senza un padrone. Fecero amicizia, il nonno lo chiamò Fido e da quel giorno vissero insieme. Mariangela Corradini
Codisotto di Luzzara
UN PRANZO BENEFICO PER LE PERSONE BISOGNOSE. Siamo a Codisotto in mezzo al verde padano e nel silenzio della natura. Qui famiglie intere con i bambini che hanno giocato insieme (e questo è molto importante perchè imparano molto, anche se a noi adulti non sembra) hanno fatto una bella grigliata per aiutare i bisognosi attraverso un ORTO S O C I A L E . Ma di cosa si tratta? Coltiviamo frutta e verdura e per noi è una sorta di passatempo solidale, questa la risposta dei bravi volontari. Poi ancora….si tratta di un’attività svolta su un terreno privato, tramite un convenzione stipulata con il Comune di Luzzara, che ha lo scopo di produrre ortaggi che l'associazione offre gratuitamente alle persone anziane che ne fanno richiesta”. Poi parlando con la brava e simpatica presidente Monica Mellon coadiuvata dalla attivissima sorella Silvia e tutti i famigliari e amici, vengo a sapere che è il secondo anno che si fa un pranzo benefico e che a Codisotto il venerdì consegnano verdure alla Caritas mentre il Mercoledì un banchetto distribuisce verdure e altro alle persone bisognose. Mi fermo quà ma ci sono altre belle iniziative che vengono fatte da questa associazione di Auto-aiuto come il trasporto di persone che non hanno la macchina e poi altro ancora. Complimenti per queste belle iniziative che meritano il rumore e servirebbe il contributo di altri volontari che possono benissimo aggiungersi ad aiutare e scoprire come questo sia un passatempo utile, sano, piacevole facendo del bene agli altri a contatto della natura. A tutti i nostri complimenti e un plauso a chi si è impegnato per la buona e ottima riuscita della festa. Attilio Pignata
Breve storia "Il Casot dal Bel Usel" Nella Golena del fiume Po' a Gualtieri, tra salici e pioppi molte persone amano trascorrere giornate all'insegna del relax e di strepitose camminate su e giù per quei viottoli nati per caso tra le dune di sabbia. Proprio in questa prossimità sorge il "Casot dal Bel Usel". Un antico casotto sorto nel 1934 come ricovero di attrezzi da boscaiolo, in particolare venivano ricoverati le vanghe, i badili, le carriole per il trasporto del legname, i "rasgon", le mannaie, le "scuri" (antiche accette), falci e non ultimi cesti con il cibo e la famosa fiasca di vino per passare l'intera giornata senza ritornare a casa per pranzo. Successivamente, col passare degli anni i boscaioli hanno dismesso queste attività e il "Casot" ha assunto la denominazione "dal Bel Usel" in quanto divenuto riparo e meta di Cacciatori. Questi, ovviamente, oltre alla caccia trovavano svago nel cucinare le prede ed invitare gli amici a trascorrere intere giornate in compagnia. Oggi grazie a Gigetto Piardi e Nullo Pezzarossa è divenuto meta gradita per diversi amici amanti della natura con la voglia di incontrarsi, anche grazie alla cucina per gli amici di Franco Allegretti, che unitamente alla moglie di Gigetto, la sig.ra Marta, detta "La Bonessa" lasciano il segno per quanto riguarda cibi semplici e rustici che ricordano i tempi passati.
Poesia "al casòt" dal bel usèl Nel fiume a Gualtieri sulla sabbia di golena dalle capanne tornate a nuova vita prende anima "al casòt dal bel usèl". Chi vive il fiume lo conosce; testimone di una vita, del tempo passato tra pioppi, salici, acacie rubin e sabbia piatta. Al bel usel l'è là. I giorni raccontano dei suoi ospiti: pescatori, cacciatori, barcaioli, boscaioli gente di paese, signori e signore di vecchio stampo dei loro amori e delle loro storie... Di quella fredda giornata, umida e nebbiosa ricordo una stufa a legna, quel caldo da bambino i vetri appannati, una grande amicizia tra quella gente e una magica ospitalità d'altri tempi. La, come in una favola si ride e si mangia, guancialini, ris e
versa, os ad gugiol, bucalòn, rani freti, gungursola. pulenta brustulida, gras pistà, salam nustran, bevrin vin, caplet, turtei, turta sbrisuluna e par fnir brustuli e lambrusc della cantina di Gualtieri. Nell'intimo di quella gente generosa, il fiume si consuma tra le lanche e il sole a picco, dove il freddo, la nebbia, il gelo, non sono più così padroni... se dentro a quello sperduto Casòt: Piardi, Gigetto, Allegretti Franco, Pezzarossa Nullo, e Marta "La Bonesa", sono lì a creare atmosfera, amicizia e compagnia, e filos in dal "casot dal bel usel"
Dott. Paolo Mantovani Gualtieri, golena fiume Po, 27 febbraio 2016
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