N 11 Anno 5 Generazione Over60

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Novembre 2023

“Nord Europa, dalla finestra di una camera di un B& B” ( foto di Francesco Bellesia)

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n°258 del 17/10/2018 ANNO 5, n.11

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Le rubriche

EDITORIALE “Amoglianimali” Bellezza Da leggere (o rileggere) Da vedere/ascoltare Di tutto e niente Il desco dei Gourmet Il personaggio Il tempo della Grande Mela Comandacolore Incursioni In forma In movimento Lavori in corso Primo piano Salute Scienza Sessualità Stile Over Volontariato & Associazioni

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Generazione Over 60 DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo

I NOSTRI COLLABORATORI Marco Rossi Alessandro Littara Antonino Di Pietro Mauro Cervia Andrea Tomasini Paola Emilia Cicerone Flavia Caroppo Marco Vittorio Ranzoni Giovanni Paolo Magistri Maria Teresa Ruta

DISEGNI DI Attilio Ortolani Sito web: https://generazioneover60.com/ Email: generazioneover60@gmail.com Issuu: https://issuu.com/generazioneover60 Facebook: https://www.facebook.com/generazioneover60 Youtube: https://www.youtube.com/channel/generazioneover60

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Generazione Over 60 MINNIE LUONGO DIRETTORE RESPONSABILE

Foto Chiara Svilpo

Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti.Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli).

Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”. Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60. Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.

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Chi siamo DOTTOR MARCO ROSSI SESSUOLOGO E PSICHIATRA

è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.

DOTTOR ALESSANDRO LITTARA ANDROLOGO E CHIRURGO

è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo

PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO DERMATOLOGO PLASTICO

presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of PlasticRegenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).

DOTTOR MAURO CERVIA MEDICO VETERINARIO

è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.

ANDREA TOMASINI GIORNALISTA SCIENTIFICO

giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze-carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.

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Chi siamo PAOLA EMILIA CICERONE GIORNALISTA SCIENTIFICA

classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione. Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.

FLAVIA CAROPPO GIORNALISTA E AMBASCIATRICE DELLA

CUCINA ITALIANA A NEW YORK Barese per nascita, milanese per professione e NewYorkese per adozione. Ha lavorato in TV (Studio Aperto, Italia 1), sulla carta stampata (Newton e Wired) e in radio (Numbers e Radio24). Ambasciatrice della cultura gastronomica italiana a New York, ha creato Dinner@Zia Flavia: cene gourmet, ricordi familiari, cultura e lezioni di vera cucina italiana. Tra i suoi ospiti ha avuto i cantanti Sting, Bruce Springsteen e Blondie

MARCO VITTORIO RANZONI GIORNALISTA

Milanese DOC, classe 1957, una laurea in Agraria nel cassetto. Per 35 anni nell’industria farmaceutica: vendite, marketing e infine comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista, fumatore di Toscano e motociclista della domenica e -da quando è in pensione- anche del lunedì. Guidava una Citroen 2CV gialla molto prima di James Bond.

COMANDACOLORE è uno Studio di Progettazione Architettonica e

Interior Design nato dalla passione per il colore e la luce ad opera delle fondatrici Antonella Catarsini e Roberta D’Amico. Il concept di COMANDACOLORE è incentrato sul tema dell’abitare contemporaneo che richiede forme e linguaggi mirati a nuove e più versatili possibilità di uso degli spazi, tenendo sempre in considerazione la caratteristica sia funzionale che emozionale degli stessi.

MONICA SANSONE VIDEOMAKER

operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.

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Sommario

-10Generazione F Si fa presto a dire bellezza Editoriale di Minnie Luongo -11Foto d’autore La bellezza delle stagioni di Francesco Bellesia -13Dal nostro archivio Trasformare i lineamenti del viso non riporta indietro nel tempo! Professor Antonino Di Pietro -14Per approfondire Da sola la bellezza non esiste Di Federico Maderno

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Sommario -18Da leggere (o rileggere) Un dialogo, di notte Di Amelia Belloni Sonzogni -22Incursioni Volevo parlare di bellezza e come sempre andrò (un poco) fuori tema Di Marco Vittorio Ranzoni -24Stile Over Quanto e come può cambiare l’idea di bellezza di Paola Emilia Cicerone -28Benessere A che cosa servono i “batteri buoni”? dalla Redazione

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Generazione F SI FA PRESTO A DIRE BELLEZZA EDITORIALE Dopo aver letto i contributi dei collaboratori a questo numero dedicato alla bellezza, con tutte le sue innumerevoli sfaccettature, ho deciso di “passare” e riempire questo Editoriale con la poesia di Gianmaria Testa, inserita nel video del suo ultimo concerto. A fine 2015, tenutosi nel cortile della Scuola Holden di Torino. Gianmaria Testa nasce in provincia di Cuneo in una famiglia di agricoltori in cui era vivissimo l’amore per la musica e il canto. L’ambiente familiare lo incoraggia a studiare musica come autodidatta: sceglie la chitarra come strumento e comincia a comporre appena appresi i primi rudimenti. Fino al 2007 ha svolto la professione di ferroviere, prima come capostazione allo scalo ferroviario principale di Cuneo, poi come coordinatore del traffico ferroviario della linea. Raffinato cantautore, Gianmaria Testa canterà anche all’Olympia, imponendosi anche agli occhi della stampa italiana che, sorpresa dal nuovo talento, non manca di apprezzarlo. Segue una lunga serie di altri concerti in Francia, Italia, Portogallo e Canada: un centinaio di concerti, nei club o nei grandi teatri, tutti salutati da una straordinaria accoglienza. Testa (1958- 2016) è stato soprattutto un poeta, e per questo mi piace parlare di bellezza con il suo testo intitolato “La Bellezza esiste”. La Bellezza esiste “La bellezza esiste nel becco giallo arancio di un merlo in un fiore qualunque nell’orizzonte perduto e lontano del mare la bellezza esiste è un mistero svelato evidente la bellezza esiste e NON HA PAURA DI NIENTE neanche di noi, la gente”

Gianmaria Testa alla chitarra

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Foto d’autore LA BELLEZZA DELLE STAGIONI

Autunno ( foto di Francesco Bellesia)

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Foto d’autore FRANCESCO BELLESIA Sono nato ad Asti il 19 febbraio del 1950 ma da sempre vivo e lavoro a Milano. Dopo gli studi presso il liceo Artistico Beato Angelico ho iniziato a lavorare presso lo studio di mio padre Bruno, pubblicitario e pittore. Dopo qualche anno ho cominciato ad interessarmi di fotografia, che da quel momento è diventata la professione e la passione della mia vita. Ho lavorato per la pubblicità e l’editoria ma contemporaneamente la mia attenzione si è concentrata sulla fotografia di ricerca, libera da vincoli e condizionamenti, quel genere di espressione artistica che oggi ha trovato la sua collocazione naturale nella fotografia denominata FineArt. Un percorso parallelo che mi ha consentito di crescere e di sviluppare il mio lavoro, una sorta di vasi comunicanti che si sono alimentati tra di loro. Molte sono state le mostre allestite in questi anni e molte le manifestazioni alle quali ho partecipato con premi e riconoscimenti. Continuo il mio percorso sempre con entusiasmo e determinazione… lascio comunque parlare le immagini presenti sul mio sito.

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Dal nostro archivio Bellezza

TRASFORMARE I LINEAMENTI DEL VISO NON RIPORTA INDIETRO NEL TEMPO! Con poche frasi, ancora una volta, il nostro professor Antonino Di Pietro riassume il suo pensiero: si può frenare l’invecchiamento restando però nella propria età Professor Antonino Di Pietro – dermatologo plastico http://www.dermoclinico.com

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Per approfondire DA SOLA LA BELLEZZA NON ESISTE Le persone sono belle se oneste, cortesi, intelligenti e valide moralmente: una convinzione su cui riflettere attentamente Di Federico Maderno - scrittore Ah, la bellezza! Che concetto inafferrabile, sottile! Sarebbe già difficile capirci qualcosa se si avessero, per tempo, le guide più opportune, se qualcuno avesse la buona grazia di educarci quando ancora non siamo contaminati dai modelli sociali, dalle mode. Invece, fin dalla nascita, cercano di confonderci, di proporci i più mendaci tra i termini di paragone. Quando hai tre anni ti danno un foglio di carta e qualche matita colorata. Tu, che hai perfino difficoltà a tenere il lapis ben stretto tra le piccole dita, sopra quella carta tracci dei ghirigori senza senso, dei geroglifici disordinati; ammettiamolo: nemmeno riesci ad avvicinarti alla peggior produzione di Congo, lo scimpanzé pittore. Ecco, è a quel punto che iniziano le ipocrisie ingannevoli, i depistaggi estetici. Dovrebbero dirti che hai realizzato un incomprensibile sgorbio, un pasticciaccio osceno. Nemmeno ti offenderesti, perché ti manca ogni metro di paragone e una conoscenza minimale dei lemmi. Basterebbe dirtelo con voce suadente. Capiresti la tua inadeguatezza. Invece, no. Se passa un adulto nel raggio di dieci metri, sgrana gli occhi e ce n’è abbastanza per gridare al miracolo. Il foglio viene elevato in alto come un ostensorio, affinché a nessuno possa sfuggire il prodigio artistico e creativo del genio in erba. “Ma che bello! Ma che meraviglia!” esclamano i genitori. “Ma che bravo! Che precocità artistica!” risponde il coro. Si radunano capannelli di parenti osannanti, si avvertono i vicini di casa e i cugini in Argentina (la Nonna ha gli occhi lucidi, sogna già il vernissage della prima personale e si ripromette di prenotare con buon anticipo la sala espositiva). Papà, se riesce ad accaparrarsi il capolavoro, lo porta in ufficio, dove sarà conservato nel più prestigioso dei cassetti, in attesa di essere raggiunto, alcuni anni dopo, dal portacenere di creta dipinto con gli smalti (Papà, tra l’altro, non fuma). La Mamma è molto più pratica. Ha bisogno di averlo bene in vista. Se riesce (quasi sempre) a far valere il diritto di prelazione, lo espone sulla porta del frigorifero, trattenuto da una di quelle calamite già pronte fin dai giorni del parto (sembra che la produzione di quei simpatici magneti sia sorta proprio con il solo scopo di tener fissate le opere prime dei pargoli). Ci sono passato anch’io, attraverso il meccanismo perverso. Un po’ più tardi, ancora non abbastanza consapevole. Era il 1972, non avevo ancora dieci anni e fui fulminato dalle immagini che ci giungevano dal Giappone, in occasione delle Olimpiadi invernali di Sapporo. Avevo un album nuovo da disegno e decisi che sarebbe diventato il compendio iconografico di quell’agonismo in chiave nipponica. Sarei stato il Gustave Doré della manifestazione, e Sapporo sarebbe stato il mio Inferno da illustrare. Le mie tavole avrebbero goduto di fama immortale. “Le olimpiadi di Sapporo? Ah sì, le ricordo perché ci sono quelle meravigliose illustrazioni di...”

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Per approfondire

Avrebbero potuto fermarmi. Chiunque avrebbe potuto farlo, bastava un semplice “fanno schifo”. Gliene sarei stato grato, considerando i miei sviluppi artistici dal ‘72 ad oggi (ho una spiccata attitudine per il disegno tecnico, ma con una matita in mano e senza un paio di squadrette faccio danni). Invece, niente. Ricordo, in particolare, i pattinatori sul ghiaccio. Specialità velocità su pista. Ero rimasto impressionato dal movimento alternato delle braccia degli atleti, fatte oscillare per darsi la spinta mentre sono piegati in avanti a squadra, e poi utilizzate per contrastare, in curva, la forza centrifuga. Ne erano venuti fuori dei pupazzi improbabili, con le braccia piegate ad angolo retto e tutti visti di profilo come silhouette egizie. Li sogno ancora di notte, quando esagero con la peperonata. Gridarono al miracolo. Chi? Tutti. Perfino la Maestra. Dio glielo avrà ormai perdonato, ma gridò al miracolo pure lei. Mi fece girare, come un idiota, a mostrare il mio capolavoro in tutte le altre classi. Per fortuna, compresi piuttosto rapidamente e da solo il valore artistico della mia produzione e quell’album finì rapidamente nella spazzatura.

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Per approfondire Alla fine, non mi sono fidato più di nessuno, ho optato per un percorso da autodidatta e faticando non poco a qualcosa sono giunto. Sta a significare che col tempo e con l’esperienza, della bellezza mi sono fatto un’idea tutta mia. Non sarà il massimo del rigore, lo ammetto . Probabilmente, farei inorridire un esperto di estetica, un filosofo; eppure, qualcosa di giusto deve pur esserci nel mio modo d’intenderla, perché è infallibile, per il mio modo di vedere . Ed è anche piuttosto semplice: la bellezza da sola non esiste. Io la considero indissolubilmente legata ad un fattore etico, sentimentale. Può essere, lo ammetto, che in questo io sbagli profondamente. Eppure, per me è così. Non trovo bellezza dove non ci sia onestà, comprensione, buoni sentimenti. Mi sembra, per così dire, di aver rovesciato il concetto greco del kalòs kai agathòs. Quelli, gli Elleni, dicevano che la bellezza già da sola era indice di bontà, di uno sguardo favorevole degli Dei, di una loro predilezione. Poiché eri bello, ti facevano anche buono. Per non farti mancare niente, full optional. Quelli brutti non li consideravano neppure: cornuti e mazziati, per usare il dialetto attico. Io tra gli Elleni sarei stato un rapinatore di vedove, per intenderci. Come dicevo, tendo a rovesciare il concetto: “agathòs estì kalòs” (dove, al centro, la congiunzione è stata sostituita dal verbo). Vedo bella la gente che ritengo onesta, cortese, intelligente. Se una persona non mi piace moralmente, può anche aver vinto l’ultimo concorso di bellezza: inguardabile è e inguardabile resta. Facciamo un esempio: Franco Battiato. Il compianto musicista siciliano ad Atene sarebbe stato usato per far passare il singhiozzo. Io l’ho sempre visto come un uomo di rara bellezza. Aveva i modi gentili di una persona che non è in grado di concepire il male, la voce pacata di chi sa che le proprie idee sono vincenti per il loro valore, non per l’arroganza di volerle imporre. E aveva lo sguardo sincero e limpido di chi non sa mentire. Ogni tanto, quando parlava con un conduttore televisivo, gli sfuggiva un’ombra di sorriso, un intimo divertimento. Succedeva quando il giornalista di turno iniziava a dire sciocchezze (memorabile un’intervista condotta da Pippo Baudo nella quale il presentatore tenta di fare lo splendido, il brillante, e fa invece la figura del cioccolataio). Quel sorriso era un regalo per l’idiota di turno. Voleva dire: “potrei spazzarti via con tre parole, ma sarebbe un’inutile cattiveria”. Era un uomo bellissimo. Non solo moralmente. Era proprio bello e basta. Bello da fare innamorare le donne. Sarò pazzo? Può essere. Ne ho

Franco Battiato

parlato più volte con delle amiche. Mi fidavo del loro gu-

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Per approfondire sto femminile, ma devo ammettere che non ho riscosso particolari consensi. Continuavano a indicarmi, in alternativa, il modello “Iglesias” che io classificherei, piuttosto, tra il materiale plastico non riciclabile. Perfino negli animali trovo quel tipo di bellezza. Ho avuto gatti e cani che esteticamente non mandavano in visibilio le folle. Ma mi riservavano tali affettuose attenzioni che a me sono sempre sembrati meravigliosi, anche nell’aspetto. Una gatta quasi del tutto nera era senza un occhio, perso per un’infezione quando l’avevo tolta da un malsano cortile. Mi ha gratificato con 17 anni di empatia disinteressata e assoluta. Nemmeno più mi accorgevo che le mancasse un occhio. Era bellissima (come da foto).

“E però,” diranno i lettori più critici e attenti “la bellezza di un quadro, allora? Di una statua? Di un panorama?” Quando, insomma, sembra non essere percettibile, almeno all’acchito, un fattore etico, un’empatia, un affetto? E vabbè, ma insomma! Mica posso pensare io a tutto…! Andate a chiedere al filosofo, ché gli fate certo un favore.

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Da leggere (o rileggere) UN DIALOGO, DI NOTTE La bellezza è un multiforme e potente antidoto ai veleni che il caso ci propina di Amelia Belloni Sonzogni- scrittrice Guardo il blu della notte. Da qualche tempo mi dimentico di osservare il bello che mi circonda; la mente è impegnata in altre faccende, grevi, eppure incombenti. Quasi mi sorprendo a vederlo e riconosco la tonalità del colore del cielo, limpido. Si distingue a occhio nudo, il blu notte, perché l’aria tersa amplifica la luce delle stelle e lo fa risplendere. Il crinale del bosco di fronte, nero come la pece, mostra una criniera di alberi spogli, netti nei dettagli dei tronchi e dei rami; sembra il cranio di un gigantesco elefante al quale è rimasto in testa qualcuno dei peli da cucciolo. Riesco anche a sentire i profumi dell’autunno: umidità di piogge appena passate che marcisce le foglie ammucchiate, le erbe residue, le canne piegate sulla riva del torrente; l’acqua corre chiacchierando anche a quest’ora e sono meno frequenti le incursioni dei cinghiali assetati che battono gli zoccoli sul greto di sassi. È tutto bellissimo, ma non sono tranquilla . Vorrei tanto parlarti, papà.

Via Lattea da Pixabay Non serve che mi racconti niente, e lo sai. È sempre bastato uno sguardo, un gesto, un ammiccare e la consonanza tra noi era trovata, la domanda già posta e la risposta già data. Quindi, anche ora, io so già tutto e tu sai dove attingere; il tuo bagaglio è cospicuo. Ti ho insegnato il coraggio e la lealtà, ti ho educato a credere in quello che pensi, a sostenerlo, a non lasciarti intimidire né schiacciare da nessuno. Non sarà certo quella nullità che…

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Da leggere (o rileggere) Perché l’essere intenzionalmente molesti, pericolosi, nocivi – parrebbe un crescendo rossiniano, se non fosse una bruttura – si incarna in umana, deleteria, nullità? Contrastarla è svilente. Vero, ma devi. Devi trovare il modo. Lo sai – te l’ho raccontato – che in quei due anni avrebbero potuto ammazzarmi in ogni momento: bastava un ghiribizzo, uno sbalzo di umore, un gesto male inteso e poteva essere la fine per me, per tutti noi che eravamo rinchiusi nei reticolati di un campo in Germania. Ognuno di noi ha trovato un modo per non lasciarsi sopraffare dal brutto, dall’ingiusto, dal male, anche se lo subiva. Al tuo perché, però, non so rispondere Ninin. Proverò a fare come te…

prigioniero n° 7116, immagine d’archivio dell’autore Intanto, rassegnazione mai! Non avevo niente, neanche da mangiare e la mentalità del prigioniero avvilito, facile preda dei ricatti dello stomaco, era in agguato, ma ho reagito e mi sono opposto. Qualcuno tra noi ha ceduto alla fame, al desiderio di casa e famiglia; chissà, magari avrà anche commentato che il mio, il nostro – perché tanti si sono comportati come me – è stato “solo” un bel gesto. Non giudico. Di sicuro mi è servito pensare che, fossi morto allora, sarei morto lasciando di me un segno di coerenza e dignità, che sono fonte di bellezza. Sono certo che lo pensi anche tu perché te l’ho insegnato e sei tu stessa il frutto della mia resistenza. Anche la ragione è bellezza: ripristina l’equilibrio, riporta armonia, dà la giusta soddisfazione. Perché fatica a essere riconosciuta? A pro del torto, interviene sempre un interesse: c’è chi è mosso solo dalla convenienza personale e la usa, nei modi più biechi. Un comportamento indegno non è buono, non è morale, non è bello. Tieni lontano da te questi personaggi. Sono tanti.

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Da leggere (o rileggere)

justice di William Cho da Pixabay Purtroppo; mai demordere, però. E se ci sono riuscito io, in quelle condizioni, ci riuscirai di sicuro anche tu. Mi vergogno del paragone: è quasi un sacrilegio, papà. Lo so, ma te l’ho detto solo per rincuorarti. Lo scoraggiamento passeggero è comprensibile. Quando ti prende, apri uno di quei libri d’arte che ti ho lasciato. Isolati, sfoglialo e lascia che le immagini spianino le pieghe della tua fronte, osserva il bello e trasformalo in forza e fierezza, fanne alimento dell’anima. Leggi un romanzo che ti piace. Guarda il panorama dalla tua finestra. Vai in riva al mare. Accarezza il tuo cane. Stringi la mano forte e decisa che si tende per sorreggerti. Sentirai arrivare la serenità. Fissala nella memoria e prendila quando ti serve. Sentiti accolta e protetta dalla bellezza che ti circonda. Lo farò, papà. Ricordo quando ti osservavo sfogliare i tuoi libri d’arte: ti si formava attorno un alone di bellezza che non volevo turbare, un’aura impalpabile di riservatezza che m’impediva di chiederti a cosa pensassi, su cosa riflettessi, se sulla tua fronte passassero ricordi o immagini del futuro. Davvero mi capitava? E solo guardando un libro? Anche un quadro o il nostro cane. Sì, il nostro piccolino era la mia bellezza. A volte mi pento di non averti interrotto per parlarti. Non importa. Tu eri la mia bellezza. Per tutta la nostra vita insieme, sono stato abitato da un persistente stato di preoccupazione per te, quasi incosciente, che mi agitava, mi rendeva ansioso. Poi ti guardavo, ti osservavo crescere libera da pregiudizi; la fiducia in te e nelle tue capacità mi tranquillizzava. So che riuscirai,

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Da leggere (o rileggere) riuscirete. Dove sei, ora? È bello lì? Ricordi cosa dicevo quando si parlava dell’aldilà? Sì: “nessuno è mai tornato a dirci com’è”. Potresti essere tu l’eccezione.

parte dei miei libri, immagine d’archivio dell’autore] Sento calare un profondo silenzio. Una luce irreale opalescente che si proietta sulla sua sedia antica lo illumina seduto lì, lo sguardo sereno, gioioso, il sorriso aperto e le spalle distese. Posso sentire il battito del suo cuore che ingenerava sempre in me la calma, mi induceva alla riflessione, risvegliava la mia consapevolezza. Per un attimo, per capire se sono ancora sveglia o se sto sognando, guardo la valle fuori dalla finestra: le pupille si sono abituate al buio e riconoscono i declivi, individuano i borghi. Quando mi giro di nuovo, la sedia antica è vuota. Accarezzo il mio cane e stringo la mano forte e decisa che mi sorregge. Sono circondata da una bellezza invincibile.

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Incursioni TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE… Volevo parlare di bellezza e come sempre andrò (un poco) fuori tema Di Marco Vittorio Ranzoni – giornalista La bellezza, nel sentire comune, è qualcosa che colpisce i nostri sensi e li appaga, fosse solo per quel momento di contemplazione. Infonde una serena beatitudine oppure -al contrario- eccita piacevolmente i nostri sensi. Un tramonto, un bel viso, un capriolo nella nebbia. A volte la si può condividere con altri, a volte no e allora resta un fatto intimo, che serbiamo come un’immagine che ha impressionato la nostra pellicola. Ma non sempre la bellezza si vede solo con gli occhi. Può essere anche un’attenzione, una parola, qualcosa di più impalpabile, ma che ugualmente tocca le nostre corde più profonde e in qualche misura ci turba. Può essere gentilezza: un bel gesto, appunto. La gentilezza è forse una delle cose più belle che ci sia . Non parlo di ciò che molti confondono con l’educazione, quella formale del buongiorno e buonasera e del grazie e per favore, o l’alzarsi quando entra una signora : quella può essere anche fastidiosa, se non è ben sostanziata . E poi l’educazione si può imparare facilmente, come si manda una poesia a memoria, senza che tocchi davvero le corde dell’anima . La gentilezza no .

Un bruco

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Incursioni Personalmente, a volte arrivo a preferire il brusco o lo scostante, se so che poi agisce con bontà d’animo, onestà e senza ipocrisie, al perfetto gentiluomo di facciata che la manipola con affettazione. Spesso la gentilezza si associa alla delicatezza e questo fatto imbroglia un po’ le carte e probabilmente fa sì che alcuni la considerino una forma di debolezza e la pratichino con riluttanza: taluni ne hanno addirittura paura. Bisognerebbe applicarsi molto di più a impararla e a insegnarla. La farfalla, che è gentile e delicata e bellissima per definizione, è infatti stupenda quando mostra le ali colorate, ma lo è anche quando morde la foglia da impacciato bruco. Perché è sempre lei. Anche il silenzio impenetrabile e quasi inquietante del suo corpo in trasformazione nella crisalide è a suo modo bellissimo. Non è necessario ostentarla, questa forma di bellezza che è la gentilezza. Nella sua forma più pura, la bellezza non è mai gridata, mai gettata in pasto ai più, ma resta patrimonio solo degli occhi e del cuore di chi sa vederla e sentirla.

La trasformazioe: da bruco a crisalide Da poco ho ricevuto un gesto gentile che non mi aspettavo . Anche educato, certo, ma soprattutto gentile . E dunque bellissimo.

La farfalla in tutto il suo splendore

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Stile Over QUANTO E COME PUÒ CAMBIARE L’IDEA DI BELLEZZA Un argomento su cui l’autrice cerca coraggiosamente di fare chiarezza, anche se l’impresa è assai ardua… Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

E’ una gioia per sempre come scriveva il poeta (“A thing of beauty si a joy for ever”, John Keats, Endimione) o è negli occhi di chi guarda? Come spesso avviene quando si parla di bellezza, la risposta è “ dipende“. Che vivere circondati di bellezza abbia un effetto positivo sulla nostra mente - e non solo - è ormai fuori di dubbio . Su alcuni elementi ci sono anche dei criteri di massima : pare ad esempio che la nostra attrazione per panorami aperti, con piante ad alto fusto e uno specchio d’acqua, sia legato al fatto che questo è l’ambiente nel quale ci siamo evoluti e quello più adatto alla nostra sopravvivenza . Così come i criteri che rendono attraente un nostro simile hanno a che vedere, più o meno consciamente, con le caratteristiche di un partner con il quale vorremmo riprodurci (anche se nella realtà non abbiamo la benché minima intenzione di farlo), Ma anche con un certo grado di affinità, presente ma non eccessivo, con volti che ci sono familiari . Ma detto questo, l’idea di bello si declina in infinite varianti legate ai gusti personali e soprattutto alla cultura nella quale siamo cresciuti: ogni generazione tende a trovare discutibili le espressioni artistiche o musicali delle generazioni successive, ma ci sono anche distinzioni più sottili. Gli appassionati di lirica continuano a dividersi tra verdiani e pucciniani, mentre chi predilige la musica strumentale può amare le opere più moderne di Rachmaninov o Debussy, o giurare sull’ineguagliabile superiorità di Mozart. Divergenze appianate dall’esperienza, in genere assai simile, che si vive ascoltando un brano del proprio compositore preferito.

David di Michelangelo

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Stile Over Lo stesso vale, ovviamente, anche per l’arte figurativa: io non ho una particolare sensibilità artistica (pur essendo cresciuta a Firenze a due passi dall’Accademia, per dire, non sono mai riuscita a emozionarmi di fronte al David di Michelangelo) ma ho sperimentato qualcosa di simile alla sindrome di Stendhal, lo smarrimento causato da una bellezza insostenibile. Le ultime volte, visitando il Duomo di Siena e alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, di fronte al cartone della Scuola di Atene di Raffaello . Non sapevo che fosse lì, e certamente la sorpresa ha giocato e gioca un ruolo nell’emozione . La stessa esperienza mi è capitata decenni fa a Londra quando, girando per la Tate Gallery alla ricerca dei miei amati preraffaelliti, mi sono trovata di colpo di fronte ai quadri di William Turner .

Il Duomo di Siena

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Stile Over

Norham Castle, sunrise 1845, Tate Gallery (castello di Norham). Autore: William Turner Tutto però si fa più complesso quando parliamo di noi stessi e dei nostri simili. Basta guardare i quadri di qualche secolo fa, le dive degli anni ‘30 o le foto delle finaliste ai primi concorsi di Miss Italia, per renderci conto di come i criteri della bellezza femminile siano cambiati, si siano fatte più severi (in passato erano sdoganate gambe corte e cuscinetti adiposi che oggi garantirebbero una bocciatura) anche grazie a filtri e applicazioni che ci permettono di ritoccare un’immagine fino a renderla perfetta. Anche se almeno per il momento pare che le immagini costruite con l’intelligenza artificiale non ci soddisfino completamente. Insomma, nonostante molti studi indichino che nel nostro apprezzamento della bellezza giocano un ruolo importante le proporzioni e l’armonia, forse non è la perfezione matematica che ci piace davvero. La bellezza, quella sì, è importante: decine di studi, che spiegano come i belli abbiano vita più semplice, a scuola, sul lavoro e nelle relazioni social. Anche se in realtà la bellezza è cosa diversa dal

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Stile Over fascino: in francese Esiste addirittura un termine, jolie laide (letteralmente “graziosa brutta») per indicare una donna non bella ma proprio per questo irresistibile . Resta il fatto che per bambine e ragazze “essere belle” o almeno carine è stato per secoli un imperativo. Solo adesso i canoni si stanno allentando e si presta attenzione al body shaming, alle critiche legate all’aspetto fisico. Ma è storia recente, quando eravamo giovani noi Over le cose erano diverse e decisamente meno semplici : io sono cresciuta in una famiglia in cui all’aspetto fisico non si dava grande importanza . I miei genitori sì sono sempre preoccupati del mio carattere, decisamente spigoloso, e dei miei risultati a scuola che invece erano più che soddisfacenti, piuttosto che del fatto che fossi pettinata, magra o graziosa . Il che ha comportato che arrivata all’adolescenza la mia ribellione non si è espressa a colpi di make-up e minigonne come avveniva per molte mie amiche, ma nel vestirmi nel modo più goffo e informe possibile . Avessi avuto quindici anni adesso, probabilmente sarei stata catalogata come gender fluid, all’epoca ero semplicemente un maschiaccio e spesso grazie ai capelli cortissimi ero davvero scambiata per un ragazzo, un evento che come scoprii presto aveva il vantaggio di lasciarmi qualche libertà in più rispetto alle mie coetanee. C’è da aggiungere che il mio fisico abbondante e i miei capelli ondulati andavano poco d’accordo con i criteri estetici dell’epoca, che prevedevano silhouette magrissime i capelli lunghi e lisci. Di recente mi è capitato di recente di vedere qualche mia foto da ragazza, per scoprire che non ero inguardabile come pensavo di essere. Ne ho sofferto? Neanche troppo, lo consideravo un dato di fatto e non ero troppo interessata ad attirare gli sguardi. Anni fa d’altronde mi è capitato di indagare in un articolo gli aspetti negativi della bellezza, e nonostante tutto ce ne sono: non ultimo che il diffuso pregiudizio che tende (o almeno tendeva, forse le cose stanno cambiando) a considerare meno intelligenti le donne belle.

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Benessere A CHE COSA SERVONO I “BATTERI BUONI”? Informazione promozionale A cura della Redazione

A che cosa servono i “batteri buoni”? Alzi la mano chi sa rispondere a questa domanda: che cosa sono i “batteri buoni”? La risposta è semplice: come i lattobacilli e i bifidobatteri, sono batteri che hanno la capacità di instaurare una sorta di relazione amichevole con il ostro intestino. E. com’è ormai noto, l’equilibrio fra i diversi microrganismi che compongono il microbiota intestinale è essenziale per il benessere dell’intero organismo. Dalla presenza di batteri buoni possono derivare numerosi vantaggi, quali: •

contribuire al corretto finzionamento del nosyto sistema immunitario;

mantenere in equilibrio la flora intestinale, inibendo la crescita dei batteri cattivi (“patogeni”);

aiutare il processo di digestione;

produrre nutrienti come alcune vitamine del gruppo B e K. Fondamentali per l’organismo.

Ma dove trovare i batteri buoni? Si possono trovare negli alimenti fermentati e soprattutto nei prodotti probiotici. Non a caso L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce i probiotici come “microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguate, apportano un beneficio alla salute dell’ospite”.

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Immagini e fotografie

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ILLUSTRAZIONE DI ATTILIO ORTOLANI


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