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Da leggere (o rileggere)
no molto a quelli delle copertine dei dischi dei Beatles che le regalava un’amica dei suoi genitori, la signorina Edvige: le piaceva quel nome, si divertiva a ripeterlo e le sembrava proprio adatto a una persona simpatica, alta come sua madre, con gli occhiali e i capelli grigi però, raccolti in un’acconciatura a banana. Le professoresse Conti invece, due sorelle colleghe del suo papà, preferivano regalarle i libri, l’ultimo era la storia di Sissi, una principessa; lo aveva iniziato, era…
Il tram ripartì con un impulso brusco, che interrompendo i suoi pensieri la fece scivolare sulla panca lucida di legno, addosso a sua madre, più stabile perché appoggiata ad un passamano che faceva da bracciolo. Lo spostamento d’aria sollevò le foglie secche quasi fino al finestrino da cui Marianna guardava la strada, girata di sbieco sulla panca, attenta a non appoggiarci le scarpe per non essere sgridata in pubblico. Il sole era velato, la luce grigiastra, però non pioveva. Sarebbe stato buio tra poco più di un’ora e non le piaceva star fuori con il buio, le sembrava di vederci peggio. Non era riuscita a leggere il numero del tram e sapeva che era l’ 11 solo perché era l’unico a passare davanti a casa sua; non era la prima volta che le capitava di non vederci bene, ma non aveva ancora detto niente a sua mamma La osservò, intenta a controllare, tra passeggeri e finestrini, quale fosse la fermata giusta cui scendere . Le sembrò sulle spine .
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Era proprio strana quella visita improvvisa, estranea alle sue abitudini: di solito non la portava con sé quando usciva per le proprie commissioni e se lo faceva era per accompagnarla alla clinica dei denti per l’apparecchio, ma per fortuna era terminata quella tortura, che la sala d’aspetto dipinta con i personaggi di Biancaneve non rendeva meno orribile. «Sarebbe bellissimo se ci fosse Jessy» stava pensando quando sua madre la prese per mano e le disse :
«Scendiamo alla prossima fermata» .
«Siamo già arrivate?»
«Mi raccomando : saluta bene la signora, rispondi in modo educato e non essere prepotente»
«Ma perché ci andiamo?»
«Devo parlare con la mamma di Rori e Fredi e intanto voi giocate. Non sei contenta?»
«Sì Abitiamo vicini, perché non mi ci hai mai portato?»
«Non c’è stata occasione»
«Ma secondo te, c’è Jessy?»
«Non lo so ! Non essere insistente» .
Raggiunto il portone, sua madre suonò e al citofono risposero aprendo. Nell’atrio, in attesa dell’ascensore, le sistemò ancora i capelli con le mani, le sbottonò il cappotto, le aggiustò il maglioncino rosso allungandolo tutto sulla gonnellina scozzese; di solito, al gesto seguiva un commento – non stai bene con la vita segnata, hai troppa pancia – ma quella volta non disse nulla, solo «Alza bene i calzettoni».