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Generazione F
Ora erano considerati fuori legge .
Come possono degli innocui riccioli di burro essere banditi dalla tavola della prima colazione a mo’ di criminali, colpevoli di cospirare contro l’igiene e la salute? Per Serena restava un mistero .
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Mentre fissava i tre quadratini di burro confezionato, che giacevano indisponenti e freddi su un piattino tondo davanti a lei, accanto ad altrettante tristi marmellatine di sicuro non preparate dal cuoco dell’hotel, Serena rivide davanti a sé la bambina che era stata tre decenni prima . Per un attimo le parve quasi di sentire odore di bomboloni e cioccolata calda, colazione la cui promessa aveva strappato al padre la sera prima, quando fradicio di sudore e di preoccupazioni circa le ultime cambiali da pagare, era arrivato alla pensione Mirabell per il consueto fine settimana a trovare la famiglia . Ossia lei, sua madre e il fratello Davide .
E con la cioccolata le sembrò di avvertire anche l’odore di suo padre . Un odore non molto gradevole, a causa del quale il suo abbraccio settimanale di saluto era spes so più frettoloso del dovuto .
E ora li sentì, tutti insieme : odore di cioccolata calda, profumo di bomboloni della Romagna, sudore del padre che aveva viaggiato per quasi sette ore sull’asfalto dell’Autosole… Fu quasi una vertigine nauseabonda Vuoi vedere che a forza di non mangiare avrebbe finito col sentire profumo di madeleinettes (e, del resto, i suoi bomboloni che altro erano, se non proletarie madeleinettes proustiane)? Ma per quante scemenze e associazioni di idee la sua mente stesse facendo senza sosta, un pensiero nitido la bloccò : lei (dire mia figlia, o peggio pronunciare il suo nome era difficile, ancora troppo difficile) non aveva mai visto un ricciolo di burro in vita sua, né avrebbe mai avuto un’occasione per vederlo .
E per l’ennesima volta si diede della stupida per aver pensato che, fra le innumerevoli e importanti cose che la sua bambina non era riuscita a fare, si fosse soffermata sulla conoscenza di un inutile e barocco ricciolo di burro
Quando lei, Chiara (ecco, aveva pronunciato quel nome, scelto con puntiglio e difeso strenuamente dalle obiezioni di Sandro, che lo trovava banale), non aveva fatto in tempo a vivere cose ben più importanti Come passare notti in bianco per studiare o per amare . Per viaggiare e per conoscere . O dormire giornate intere per recuperare sonno o per non dover soffrire… Né aveva saputo che cosa significa dormire in tenda, né aveva mai aspirato una prima sigaretta .
E lei non aveva fatto in tempo a sorprenderla con il mozzicone fra le mani, o al telefono per una conversazione che non accennava a terminare…
No, la sua bambina aveva vissuto solo cinque brevissimi anni Il tempo di guardare stupita cinque alberi natalizi (per ricordarsene quanti, in realtà?), vedere la neve una volta soltanto (gli inverni al Nord non sono più quelli di un tempo, lo scrivono in continuazione anche i giornali), soffiare su una torta cinque… anzi no, solo quattro volte . Perché il quinto compleanno di Chiara sarebbe stato domani, 26 luglio . E lei era scappata da tutti e da tutto per quella giornata, che non voleva passare in città, dove troppe cose e persone le avrebbero ricordato i quattro 26 luglio precedenti . E in particolare l’ultimo, il più recente . All’inizio, per qualche breve ora, il più felice . E contemporaneamente, per una beffa del destino (e nessuno meglio di lei sapeva quanto il destino esiste e sappia essere crudele), il più tragico e il più straziante
A dire il vero, la mattina era cominciata monotona e afosa, quel 26 luglio di un anno prima . “Ma come, siete ancora in città, con questo caldo? Perché non porti un po’ la bambina al fresco… si muore qui… non dirmi che devi lavorare Va bene, avrai una causa, ma fare l’avvocato non ti giustifica dal dimenticare che tu e tua figlia avete non solo il diritto ma anche il dovere di andare in vacanza . E tuo marito, anche lui ha un sacco di lavoro da fare? Ma negli ospedali i medici non stabiliscono dei turni? Almeno avete deciso che cosa fare oggi per festeggiare Chiara?”
“Sì mamma, non ho una ma tre cause che non posso rimandare . Lo sai che in casa abbiamo l’aria condizionata … no, ho chiesto alla pediatra, non la tengo troppo alta…
Oggi ho invitato qualche amichetto dell’asilo in una sala specializzata per compleanni . Ci sarà anche un animatore… no, mamma, non è per liberarmi di questo impegno, penso che così i bambini si divertano di più
Per fortuna la telefonata aveva deviato per via di quel rimprovero, e aveva potuto evitare l’argomento Sandro Per quanto sua madre sospettasse qualcosa, non poteva certo immaginare quale fosse la situazione : lei e il marito non si vedevano da un paio di mesi . Dal giorno in cui lui aveva preso un po’ di biancheria, due golf, tre pantaloni e tre camicie e, assieme a due enormi scatole di libri, aveva traslocato .
Ufficialmente “per riflettere”; realmente, per andare a vivere con la bella e bionda Eleonora (come da copione, sua giovane infermiera) .
In quella umida mattina di luglio di un anno prima, però, Serena aveva deciso di non lasciarsi andare più di tanto alla malinconia né di piangersi addosso, ma di voler pensare alla sua vita : vale a dire, alla sua bambina che compiva cinque anni, alla sua carriera, all’estate che l’aspettava per far chiarezza dentro di sé .
Ma non c’era stata nessuna estate in cui poter fare chiarezza Solo un imbuto nero e osceno, che aveva avviluppato con crudeltà e sadismo la sua vita . E tutto in poche ore . Dopo averle fatto intravedere, anzi, una luce inaspettata, colma di promesse e di speranze .
Ma ricordare come si erano svolti gli avvenimenti era impossibile . Vedeva, come in mezzo ad una bruma leggera e pesante allo stesso tempo, la faccia di Sandro che si materializzava sulla porta assieme alla sua borsa da viaggio e alla sua migliore aria pentita (Ho pensato di venire a far gli auguri a Chiara… Che dici, posso fermarmi con voi questa sera? Hai bisogno di una mano con tutti questi bambini? Pensi che piacerà questo alla bambina?) .
E come in un sogno di cui si sa di essere protagonisti - un sogno di frasi e immagini al rallentatore- subito dopo riconosceva se stessa che, come ipnotizzata, teneva il capo sanguinante della sua piccola, mentre mormorava qualcosa senza senso… e poi sentiva l’odore tipico di un ospedale, e suo marito che urlava e