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Sentì squillare il telefono e andò a rispondere.

Ad Angela sembrò strano che, terminate le lezioni, Giovanni non le raggiungesse sul terrazzo. Lasciò le piccole a giocare ed entrò nello studio. Lo trovò seduto, affranto; non piangeva, ma ci mancava poco. Le spiegò, ma come dirlo a Marianna?

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«Ho parlato con la signora al telefono, ci aspettano domani pomeriggio»

«No, io non vengo e Jessy resta con me».

«Prima la riportiamo, meglio è . Diglielo anche tu, Giovanni» .

«Papà, perché?»

«Marianna, mi spiace tantissimo . Però dobbiamo» .

«No, non voglio, Jessy è mia!»

«Avanti, non fare capricci ! Giovanni, dovresti riprenderla»

«Papà, perché?»

«Te l’ho spiegato; nel nostro condominio c’è una regola, e le regole vanno rispettate : non si possono tenere i cani Purtroppo, non lo sapevo, altrimenti non avremmo accettato di prendere Jessy»

«E noi la teniamo lo stesso : chi lo dice che c’è la regola?»

«Lo sai che non ci si comporta così» .

«Non ci credo, è una scusa, è la mamma che non la vuole perché ha paura»

«Ma figurati, io paura?»

«Sì, tu, perché ti morde i piedi quando cammini e non capisci che vuole solo giocare» .

«Non è così, Marianna Ti ho spiegato; ho provato a parlare all’amministratore, ma non è stato possibile convincerlo . Qualcuno si è lamentato» .

«Io lo so chi è, papà : quell’odioso del piano sotto, gli dà fastidio che gioco sul terrazzo, da prima che ci fosse Jessy» .

«Non so chi è stato . Se questa casa fosse di nostra proprietà, potremmo provare ad opporci e cambiare la regola, ma così, non possiamo nulla» .

«Basta discutere, ora . Tuo padre e io abbiamo deciso . Domani pomeriggio la riportiamo . Vai a dormire» .

Marianna provò un dolore acuto e profondo, una rabbia che la spinse a digrignare i denti, quelli che sua madre doveva per forza raddrizzare con quelle maledette ferraglie. Se avesse potuto, solo per farle un dispetto, li avrebbe di nuovo stortati tutti. Non diede la buonanotte a nessuno dei suoi genitori. Era vittima di un sopruso, e non lo poteva accettare: glielo aveva insegnato proprio suo papà che ai soprusi non si deve

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