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Luglio Agosto 2022 -2Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n°258 del 17/10/2018 ANNO 4, n.7/8
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Le rubriche-3-EDITORIALE “Amoglianimali”Bellezza Da leggere (o rileggere) DaDivedere/ascoltaretuttoeniente Il desco dei Gourmet Il personaggio Il tempo della Grande Mela VolontariatoComandacoloreIncursioniInformaInmovimentoLavoriincorsoPrimopianoSaluteScienzaSessualitàStileOver&Associazioni
Generazione Over 60 -4DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo I NOSTRI COLLABORATORI Marco GiovanniMarcoPaolaAntoninoAlessandroRossiLittaraDiPietroMauroCerviaAndreaTomasiniEmiliaCiceroneFlaviaCaroppoVittorioRanzoniPaoloMagistriMariaTeresaRuta DISEGNI DI Attilio Ortolani Sito web: https://generazioneover60.com/ Email: generazioneover60@gmail.com Issuu: https://issuu.com/generazioneover60 Facebook: https://www.facebook.com/generazioneover60 Youtube: https://www.youtube.com/channel/generazioneover60
DIRETTOREMINNIE-5-LUONGORESPONSABILE Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scien tifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute prefe ribilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti.Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salu te”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli).
Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Noti Fondatorezie”. e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono di rettore del magazine online Generazioneover60.
Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.
Foto Chiara Svilpo
Generazione Over 60
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ANDREA TOMASINI GIORNALISTA SCIENTIFICO giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qual che sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze-carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.
DOTTOR ALESSANDRO LITTARA ANDROLOGO E CHIRURGO
è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO DERMATOLOGO PLASTICO presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of PlasticRegenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istitu to Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).
Chi siamo-6-
è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a nume rosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.
DOTTOR MARCO ROSSI SESSUOLOGO E PSICHIATRA
DOTTOR MAURO CERVIA MEDICO VETERINARIO è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortuna ti ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.
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Chi siamo-7-PAOLA EMILIA CICERONE GIORNALISTA SCIENTIFICA classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione. Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.
Barese per nascita, milanese per professione e NewYorkese per adozione. Ha lavo rato in TV (Studio Aperto, Italia 1), sulla carta stampata (Newton e Wired) e in radio (Numbers e Radio24). Ambasciatrice della cultura gastronomica italiana a New York, ha creato Dinner@Zia Flavia: cene gourmet, ricordi familiari, cultura e lezioni di vera cucina italiana. Tra i suoi ospiti ha avuto i cantanti Sting, Bruce Springsteen e Blondie
FLAVIA CAROPPO GIORNALISTA E AMBASCIATRICE DELLA CUCINA ITALIANA A NEW YORK
MARCO VITTORIO RANZONI GIORNALISTA Milanese DOC, classe 1957, una laurea in Agraria nel cassetto. Per 35 anni nell’industria farmaceutica: vendite, marketing e infine co municazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista, fumatore di To scano e motociclista della domenica e -da quando è in pensione- anche del lunedì. Guidava una Citroen 2CV gialla molto prima di James Bond.
MONICA SANSONE VIDEOMAKER operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.
COMANDACOLORE è uno Studio di Progettazione Architettonica e Interior Design nato dalla passione per il colore e la luce ad opera delle fondatrici Antonella Catarsini e Roberta D’Amico. Il concept di COMANDA COLORE è incentrato sul tema dell’abitare contemporaneo che richiede forme e linguaggi mirati a nuove e più versatili possibilità di uso degli spazi, tenendo sempre in considerazione la caratteristica sia funzionale che emo zionale degli stessi.
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GliSommario-8--10-GenerazioneFOverchehannoincisopositivamentesudinoi Editoriale di Minnie Luongo -14Foto d’autore Cogliere l’attimo con uno scatto di Francesco Bellesia Salute-16L’età della sofia Di Rosa Mininno Stile-21-Over I miei amati Nobel di Paola Emilia Cicerone -26Per ricordare Le 10 lezioni che Piero Angela ci ha lasciato in eredità dalla Redazione
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Sommario-9--33-DituttoenienteNicolaelavespa Di Andrea Tomasini -38Da leggere (o rileggere) La vecchiaia dei saggi Di Paola Emilia Cicerone Volontariato-41-&Associazioni La cultura della prevenzione alla base de “Il Fiocco di Giusy” Di Minnie Luongo -46Il desco dei Gourmet La dispensa del turista goloso dalla Redazione
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L’idea era quella, per questo numero, di parlare degli Over che hanno dato e danno un senso particolare alla nostra vita. Non riesco a fare distinzione fra chi- materialmente- non c’è più e gli altri… Come ho ripetuto spesso, almeno per me, finchè una persona viene ricordata e amata, continua a vivere. Al pari di tutti noi che continuiamo la nostra battaglia quotidiana su questa Terra. Il difficile, per quanto riguarda la copertina, era “scegliere” i volti. Chiedo pertanto scusa a chi non ho inse rito per ragioni di spazio e mi accingo al compito, davvero arduo, di spiegare con poche righe per ognuno perché assieme alla sottoscritta compaiono le foto (in senso orario) di Bruno P. Pieroni, Licia Polizzi, Giovan na Nocetti, (ancora) Bruno Pieroni, e al centro zio Felice (Zola). Di Bruno Pieroni ho scritto spesso: maestro di divulgazione scientifica, curiosità, ironia e autoironia. Con la mente sempre in movimento per ideare e realizzare nuovi progetti. Di lui mi piace ricordare ciò che rivelò al suo funerale il figlio prete (quello musicista che Bruno, saputa della sua inaspettata decisione, condusse in giro per il mondo, Moulin Rouge per primo, per vedere di dissuaderlo, finchè capì che si trattava di un’au Sulla presenza di Bruno Pieroni alla presentazione dei miei libri si poteva sempre contare.
OVER
GLI CHE HANNO INCISO POSITIVAMENTE SU DI NOI EDITORIALE
Generazione F -10-
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Generazione F -11tentica chiamata): “Sono in ospedale e so che cosa mi aspetta. Ma perché devo morire?” Splendida e ironica (propria da figlio di cotanto padre) la risposta: “Papà, oltre al fatto che hai condotto una vita fantastica, mi permetto di ricordarti che hai 91 anni e mezzo”.
Licia Polizzi è la mamma della mia amica Rosa e ha 102 anni. Maestra elementare che amava il proprio lavoro come poche persone, è una delle persone conosciute più organizzate (ogni mattina scriveva sulla sua agenda le cose da fare, che poi- una volta portate a termine- spuntava ), ma soprattutto simpatica e imprevedibile . Ci conoscemmo durante un lungo viaggio in Ameri ca e fra noi due… scattò subito l’empatia. Ricordo la visita alle Cascate del Niagara: quel giorno diluviava e tirava vento, per cui ai turisti fu dato l’ordine di stare riparati e al coperto. Lei ed io ci scambiammo un’occhiata, sotto lo sguardo attonito di Rosa (“Io mi vergogno di voi!”) e corremmo con la cerata azzurra dataci in dotazione a prenderci tutta la pioggia pos sibile. Era vita! Giovanna Nocetti, che spavaldamente ha sempre dichiarato l’età (è del 1945 ) è la cantante e produttrice discografica nota a un vasto pubblico che, negli ultimi due anni, sta rivivendo una seconda gioventù artistica, in giro per l’Italia a presentare le sue canzoni e, anche, un meraviglioso tributo a quelle di Milva. Ci siamo conosciute una vita fa, all’aiola vicino a casa dove ogni mattina portavamo i nostri cani. Impossibile non attaccar discorso con lei: con l’accento toscano che con caparbietà si è sempre ri fiutata di perdere, è una persona educata, gentile, sempre sorridente . Nonostante tutto, lei sorride, e Dio sa quanto le deve costare in certi momenti… Ma lei è così: risponde sempre al telefono, e se vede una chiamata persa, puoi scommetterci che ti richiama subito. Gli ultimi 6 Capodanni li abbiamo trascorsi assie me, pure nel periodo del lockdown (a casa sua, festeggiando alle 22 come da regolamento…). Per riassume re: una vera artista, e contemporaneamente una donna in grado di regalare amicizia autentica. 29 giugno 2020: è stato un privilegio essere invitata ai festeggiamenti per i 100 anni della signora Licia
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Per il mio amato zio Felice , di cui tanto ho scritto, ho deciso di riportare il mio post su Fb del 14 agosto. Eccolo. Ciao zia stro, buon compleanno! “Ciao Minnus, che piacere sentirti. Raccontami tutto”. Cosi probabilmente oggi, 14 agosto, sa rebbe cominciata la nostra telefonata. Ma tu non ci sei più da poco più di 3 anni, lasciandomi orfana del miglior surrogato di padre, ma perfetto, potessi mai desiderare. Qui (vedi foto di copertina, ndr) eravamo alla presentazione del mio primo libro importante; tu, venuto apposta dal Venezuela dove vi vevi da circa 30 anni, ti eri messo la giacca per l’occasione dopo decenni in cui non l’avevi indossata (“ Scusa Minnie, la cravatta non ce l’ho proprio fatta..”), io ero emozionata come mai. Sì, c’era mio padre e sua sorella- tu eri stato il suo primo marito, e nella foto é la signora di spalle, e c’era an che vostra figlia, mia cugina, col marito- ma tu eri lì per me. Come sempre, anche se a distanza. Sei stata la persona parente/non parente che ho più amato, con la tua intelligen za, la tua ironia pressoché unica, il tuo amore per me. Oggi, lo so, mi chiederesti come fa solo chi ti vuol bene “se sono felice”. Non lo so, zio Felix, ma credo di no. E non potertelo Assieme a Giovanna quest’ultimo Capodanno, per rinnovare una “tradizione” consolidata Giovanna Nocetti sul palco
Generazione F -12-
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A Rimini in vacanza: io avevo due anni e zio Felice 25: l’amore per il mare lo devo soprattutto a lui!
Generazione F -13-
dire mi fa star male. Inutile girarci attorno: né tu né io abbiamo mai creduto a un «post mortem” ma finché io vivrò tu continuerai ad esistere, con le tue battute esilaranti, la tua curiosità, il tuo eclettismo. E la tua passione per il mare e la sub, il jazz, i viaggi... E allora, auguri ziastro!
Prima di chiudere questo stravagante Editoriale, c’è un comune denominatore che mi colpisce guardando i volti dei miei amati Over e che desidero evidenziare : tutti sorridono , e non certo a favore di macchina Ilfotografica.piùbell’insegnamento che mi hanno trasmesso (non sempre recepito, ahimè) è questo: Sorridi; qualcosa di buono arriverà. In caso contrario, avrai regalato un sorriso. Ed è comunque tantissimo.
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Foto d’autore-14-
Dietro questo scatto d’artista ognuno di noi può immaginare una storia. Di un uomo non più giovane che dorme a gambe larghe su una panchina in pieno centro a New York. Lower Manhattan -New York (Francesco Bellesia)
Un uomo agé (ma quanti avrà di preciso?) che si è addormentato su una panchina (perchè è così stanco?), vestito di tutto punto (anche il nodo della cravatta è perfettamente annodato), con accanto un sacchetto (che cosa conterrà?).
Cogliere l’attimo con uno scatto
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Sono nato ad Asti il 19 febbraio del 1950 ma da sempre vivo e lavoro a Milano. Dopo gli studi presso il liceo Artistico Beato Angelico ho iniziato a lavorare presso lo studio di mio padre Bruno, pubblicitario e pittore. Dopo qualche anno ho co minciato ad interessarmi di fotografia, che da quel momento è diventata la professione e la passione della mia vita.
Un percorso parallelo che mi ha consentito di cre scere e di sviluppare il mio lavoro, una sorta di vasi comunicanti che si sono alimentati tra di loro. Molte sono state le mostre allestite in questi anni e molte le manifestazioni alle quali ho partecipato con premi e riconoscimenti. Continuo il mio percorso sempre con entusiasmo e determinazione… lascio comunque parlare le immagini presenti sul mio sito.
Foto d’autore-15-FRANCESCOBELLESIA
Ho lavorato per la pubblicità e l’editoria ma con temporaneamente la mia attenzione si è concen trata sulla fotografia di ricerca, libera da vincoli e condizionamenti, quel genere di espressione arti stica che oggi ha trovato la sua collocazione natu rale nella fotografia denominata FineArt.
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L’ETÀ DELLA SOFIA Quella della vecchiaia è l’età della sofia, della conoscenza, della sapienza, anche se non si è andati oltre la scuola dell’obbligo. Si è comunque conosciuta la vita: manca solo l’ultima conoscenza che spesso (non sempre) si è imparato a non temere Di Rosa Mininno – psicoterapeuta, ambasciatrice della lettura per il centro del libro MiC (Ministe ro della Cultura), e presidente della Scuola Italiana di Biblioterapia
Salute-16-
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Salute-17-
Quando penso alla vecchiaia la prima immagine di virgiliana memoria che mi viene in mente è Anchise sul le spalle di Enea nell’Eneide . Un uomo anziano, sofferente, che cammina sulle spalle del figlio perché le sue gambe, un tempo forti e muscolose, non lo reggono più E sì che quell’anziano, Anchise, era stato talmente bello da essere amato da una dea, Afrodite, la dea della bellezza, mica una qualsiasi, tanto da aver generato proprio quel figlio amato che viaggia verso l’Italia reggendolo sulle sue spalle, tenendo amorevolmente per mano anche il piccolo figlio . Enea destinato a fondare città e una nuova era, fuggendo dalla guerra .
Poi mi vengono in mente i “Ragazzi del ’99”, quelli che a diciotto anni furono mandati al macello nella Prima Guerra Mondiale, tra le bombe, i cannoni con una baionetta in mano . E qui rivedo in una vecchia foto-cartolina in bianco e nero mio nonno Bruno, insieme con un commilitone, in posa appoggiati a una sedia davanti al fotografo. Per sfondo un telo, per terra un tappeto, uno studio fotografico di fortuna in mezzo alla guerra Sul retro i suoi saluti dal fronte, da Pontestura in alta Italia, ai suoi genitori, a Roma Poche parole di rassicurazione scritte con una bella grafia .
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Bello avere i nonni… Un legame con la storia, quella con la S maiuscola e quella con la s minuscola. In questa immagine si nascondono due donne, una giovane e un’altra anziana. La popolarità dell’opera si deve a Edwin Garrigues Boring, psicologo sperimentale statunitense (1886/1968)
Salute-18-Ricordo la gioia quando ho trovato questa fotografia preparando un convegno sull’anniversario della Pri ma Guerra Mondiale. Volli metterla sul manifesto. Un omaggio a lui e a tutti i ragazzi del ’99. A tutti, anche a quelli, tanti, troppi, che non tornarono alle loro case, ai loro affetti . Lui sì, tornò, a casa dai suoi genitori e dalla fidanzata, Emilia, giovanissima, amatissima per la quale lottò anni per sposarla. Da loro nac que mia madre. Una bella storia d’amore che scriverò. Nonna Emilia mi ha lasciato con i suoi geni molto di sé, non solo fisicamente, negli occhi verdi, nel corpo e nei lunghi capelli ramati, ma anche nel carattere, nel temperamento.
A nonna piaceva leggere, non lavare i piatti . Anche a me . Hanno sfidato, questi due, nonno Bruno e nonna Emilia, le convenzioni, i genitori, le differenze sociali, la guerra pur di stare insieme . Repubblicani in tempo di Regno e poi di dittatura. Ma non li ho mai conosciuti, sono scomparsi prima che io nascessi. Non sono mai invecchiati, non hanno potuto. Tutti e quattro i nonni. Sono rimasti i racconti, le storie, le narrazioni dei miei genitori ai quali sono mancati, come a me e ai miei fratelli .
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Quella della vecchiaia è l’età della sofia , della conoscenza, della sapienza, anche se non si è andati oltre la scuola dell’obbligo. Si è conosciuta la vita, manca solo l’ultima conoscenza che hanno imparato a non temere Spesso gli anziani sono soli e vivono da soli perché hanno perso il proprio compagno o la propria compagna di vita o perché non l’hanno avuto o avuta.
Salute-19-Oggi l’anzianità viene percepita come distante da se stessi; sembra far paura invecchiare . Oggi i nostri anziani- ma non dite a un settantenne che è anziano- hanno per lo più 80 anni e passa. La vita si è allun gata , certamente grazie alle migliori condizioni sanitarie rispetto a quelle dei nostri nonni, ma anche dei nostri genitori; grazie alle migliori condizioni economiche, all’istruzione, alle attività sociali e culturali. Gli anziani vanno in palestra, a ballare, magari tornano a scuola e frequentano la Terza Università, vanno ai concerti, alle mostre di pittura e scultura, al cinema, a teatro e alle presentazioni di libri . Ai giardini pubblici con i nipoti . Viaggiano se possono . Quelli di città . Gli anziani di paese invece ai giardini pubblici, con i nipoti, con gli amici, qualche volta al cinema, in piazza a giocare a carte, a discutere di sport e politica. Ma tutti aiutano, per quanto possono, i figli con la loro pen sione perché di questi tempi se non ci fossero loro i figli avrebbero grandi difficoltà a mantenere le famiglie. Ma quando si diventa anzian i? Fisicamente, convenzionalmente, la parabola discendente inizia a 65 anni, ma non è solo un fatto anagrafico, fisico, mentale, è anche sociale. Si è vecchi spesso a 50 anni per il mon do del lavoro e se lo si perde è difficile riciclarsi e trovare un altro lavoro. Con tutto ciò che questa perdita comporta, compresa l’esperienza.
Ho avuto la fortuna di conoscere persone molto in là con gli anni, otre i 90, anche quasi centenari e quello che mi ha colpita è stata la lucidità di certe menti : un corpo vecchio con una mente giovane . Affascinanti e ricche di storia.
ricerca condotta all’Università di Perugia con pazienti affetti da disturbi neurologici, at traverso gruppi sperimentali e gruppi di controllo, adottando la biblioterapia, la lettura scelta e guidata, in questo caso fatta ad alta voce, i risultati confermarono l’utilità e l’efficacia di questa tecnica che integro nel mio lavoro clinico, educativo, didattico da oltre venti anni e che ho introdotto pioneristicamente in Italia. La lettura e la scrittura, la pittura, la scultura, la musica, l’arte, l’esercizio fisico ci aiutano tutti a migliorare le nostre capacità intellettive, affettive, empatiche e sociali, soprattutto se siamo anziani.
Allora spesso frequentano i Centri per gli anziani per trovare compagnia. Di fronte al mio studio ce n’è uno comunale, molto frequentato. Ballano, cantano, giocano, fanno ginnastica, mettono la musica a tutto volu me, sono un po’ sordi. Leggono; regalai loro un po’ di libri: leggere fa bene alla mente, la mantengono attiva e Inplastica.unainteressante
Quando penso ad una persona anziana e la vedo, immagino com’era da giovane, da bambino e simultaneamen te vedo i diversi aspetti: quello giovanile e quello anziano. Proprio come in una famosa immagine dello psicologo sperimentale americano E. Boring. Un’illusione ottica questa immagine come tante altre che ci possono spiegare il funzionamento del nostro cervello.
Io mi ricordo, a cura di Banca della memoria. Edito da Memoro , IBS Il novecento della gente comune con 40 video interviste Con i ricordi di Andrea Camilleri
Lettura e decadimento cognitivo, di Federico Batini, Giulia Toti, Marco Bartolucci, n.6 aprile 2015, Scienze e Ricerche, Università degli studi di Perugia, ResearchGate.net www.biblioterapia.itwww.memoro.org
Finché abbiamo la fortuna di avere testimoni della storia con la S maiuscola o con la s minuscola, come quella familiare, ma ugualmente importanti, registriamo i loro ricordi, scriviamoli, leggiamoli, rileggiamoli a distanza di anni anche se sono stati dolorosi. Non dobbiamo dimenticare , dobbiamo ricordare le nostre radici. Loro, i nostri nonni, i nostri genitori sono le nostre radici nel mondo, nella vita. Esiste un bel progetto, Banca della memoria, “ Memoro “, nato anni fa dalla mente di due giovani italiani , che si è esteso anche ad altre nazioni. Memoro raccoglie testimonianze anche spontanee, narrate da anzia ni, raccolte e videoregistrate da figli e nipoti. Un bel progetto che racconta storie di vita vera. Partecipate. Raccogliete le storie dei vostri anziani perché è quella l’età della sofia, della sapienza.
Salute-20-
Il nostro cervello va mantenuto in funzione, come un muscolo e quello degli anziani non è un muscolo stanco, quasi atrofizzato. E’ quello della sofia, della conoscenza .
Per approfondimenti :
Edwin Garrigues Boring
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Stile-21-OverI MIEI AMATI NOBEL L’incontro con Murray Gell-Mann, premio Nobel per la Fisica nel 1969: ricordi e aneddoti di una press officer durante i convegni italiani di “10 Nobel per il futuro” Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica Murry Gell-Mann (1929-2019)
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Come ci si comporta con l’uomo più intelligente del mondo? Parliamo, ovviamente, di una qualifica non certificata, ma comunque piuttosto impegnativa. Anche se quando mi sono trovata di fronte a Murray Gell-Mann - è di lui che si parla, premio Nobel per la Fisica nel 1969 e molto altro - avevo già incrociato un buon numero di premi Nobel e mi ero fatta qualche idea sulla categoria. Tutto è avvenuto grazie a un gruppo di colleghi visionari - o incoscienti - che mi aveva coinvolta in un’impresa coraggiosa : promuovere la divulgazione scientifica portando a Milano gruppi di premi Nobel disposti a tenere conferenze pubbliche, ma anche a incontrare ricercatori e studenti, imprenditori e naturalmente giornalisti Di questi ultimi mi occupavo io, in quanto addetto stampa - press officer , o attaché de presse , come amavo dire nei rari casi in cui mi trovavo di fronte a un interlocutore francese. E in questi casi l’elegante definizione era l’unico van taggio concessomi, perché scoprii presto che gli scienziati francesi e francofoni erano spesso meno socievoli e disponibili dei loro colleghi. Inevitabilmente, nel corso degli anni (i convegni nati col titolo 10 Nobel per il futuro proseguirono per quasi tutto il decennio) la frequentazione di tante menti illustri mi portò a fare alcune bizzarre considerazioni. E a farmi un’idea tutta particolare della vecchiaia: a me non ancora quarantenne i nostri ospiti sem bravano tutti assai maturi, ma è indubbio che i settantenni abbondassero e non mancava anche qualche novantenne . Abbastanza da smentire qualunque luogo comune sui vecchietti dediti solo a partite a carte o alle visite all’Asl. Nobel Prize Outreach. Photo: Bernhard Ludewig
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Stile-23-OverUn giovane Renato Dulbecco(premio Nobel per la medicina 1975) Rita Levi Montalcini(premio Nobel 1986)
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Sapendo di essere in buona compagnia: pare che un suo collega dal nome esotico, di fronte all’ennesimo tentativo di Gell-Mann di correggerne la pronuncia, avesse protestato esclamando ”è il mio nome! Lo so come mi chiamo!”. Insomma, eravamo nei guai. Per non parlare degli incontri con i giornalisti: organizzare interviste su temi tanto complessi non era mai facile e in questo caso, con qualche rara eccezione (ricordo con sollievo un giornalista laureato in fisica con cui finalmente lo scienziato poté discutere serenamente) dovemmo fare i salti mortali. Perché in realtà, come molte persone straordinariamente brillanti, Gell-Mann non aveva molta pazienza con chi troppo brillante non era. E tra le qualità che gli mancavano (oltre alla capacità di aggiustare il motore di un’automobile, come ricorda un suo amico) c’era probabilmente l’intel ligenza emotiva. Di quei giorni passati col fiato sospeso ricordo però un momento piacevole: passando in macchina dalla Certosa di Pavia ci fermammo brevemente per fargliela vedere. E avemmo la fortuna, io e il giovane studente che ci faceva da autista, di ascoltare una bellissima lezione su quel monumento che avevamo visto tante volte e che lui, che lo vedeva per la prima volta, conosceva e comprendeva molto
All’epoca la rivalutazione dei senior che per fortuna viviamo oggi era ancora lontana, ma non c’è dubbio che questi grintosi signori (e signore, non dimentichiamo Rita Levi Montalcini) fossero in grado di tenere brillanti lezioni, gestire progetti di ricerca e in qualche caso amministrare istituzioni prestigiose: potevano avere i capelli bianchi, ma vecchi certamente non erano . Nel corso degli anni avevo poi stilato una mia per sonale classifica di gradimento, in cui i primi posti spettavano a chimici e fisici teorici, spesso insolitamente amabili, mentre i più impegnativi da gestire risultarono essere economisti e medici (non tutti: Renato Dul becco, per dire, era una persona deliziosa). Forse chi per necessità accademiche o scientifiche era costretto a immergersi nella realtà perdeva la serenità concessa a chi viveva tra le provette o, come amava raccontare mostrando una matita Sheldon ”Shelly” Glashow (premio Nobel per la fisica nel 1979) portava in giro il suo laboratorio nel taschino della giacca. In ogni caso, era un consesso di personaggi straordinari, anche se non necessariamente di geni: c’erano personaggi geniali, ma fu presto chiaro che molte scoperte straordinarie sono dovute soprattutto a forza di volontà, ostinazione e un pizzico di fortuna . Nel 1998, però, arrivò a Milano Murray Gell-Mann. E sulla sua genialità non c’erano molti dubbi, non solo per aver vinto il premio Nobel per la fisica per la sua teoria sulla “ottuplice via” che cercava di fare ordine tra le particelle contenute nel nucleo dell’atomo. La sua scoperta più famosa è quella delle particelle da lui ribattezzate Quark - un nome tratto dal Finnegans Wake di James Joyce - ma al di là di questo Gell-Mann vantava un curriculum impegnativo, dall’iscrizione all’Università di Yale all’età di 15 anni, alla conoscenza di un numero infinito di lingue e di discipline, senza dimenticare il suo interesse per l’ambiente e gli studi sulla complessità. “Ha cinque cervelli, ognuno dei quali è più intelligente del nostro”, ha scritto di lui il suo agente letterario John Brockman. Un tipo così mette inevitabilmente soggezione, o forse anche no : “Se è tanto intelligente possiamo stare tranquilli, è ovvio che è su un altro piano e non si aspetterà troppo da noi”, suggerii ai colleghi, piuttosto preoccupati all’idea di doverlo intrattenere Una delle caratteristiche dei nostri eventi, infatti, consisteva nel coinvolgere gli ospiti non solo negli appuntamenti ufficiali ma anche in incontri conviviali, visite culturali, rappresentazioni teatrali e altro Insomma, bisognava andare in giro col signor genio, sentirlo ordinare in cinese al ristorante cinese, e sperare di non apparire troppo scemi .
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Stile-25-Overmeglio di noi . NB Per chi volesse saperne di più, il sito della Fondazione Nobel ( www.nobelprize.org ) è una miniera di informazioni su Gell-Mann e sugli altri personaggi citati. Di Gell-Mann è disponibile l’autobiografia Il quark e il giaguaro: Avventura nel semplice e nel complesso (Bollati Boringhieri 2017). Su 10 Nobel per il futuro si trova, su Amazon o comunque on line, qualcuna delle pubblicazioni allora realizzate .
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Il 13 agosto ci ha lasciato un grande Over: Piero Angela se ne è andato all’età di 93 anni. Tutti i media giustamente hanno ricordato il grande divulgatore scientifico, nonostante lui sia stato anche tanto altro.
Dall’amore per il jazz al ruolo della politica nella società, dalla divulgazione scientifica alle emozioni provate durante la notte dell’allunaggio: perché lo sguardo sul mondo del conduttore di SuperQuark ci mancherà
Aveva iniziato quando la televisione non c’era ancora e se n’è andato annunciato da un tweet. “Buon viaggio papà”, ha scritto il figlio Alberto. Piero Angela, scomparso ieri a Roma all’età di 93 anni , è stato il divulga tore per eccellenza della nostra tv, segnandone in maniera indelebile la storia, come ricordato dal presiden te della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha sottolineato il grande merito del giornalista: «Avvicinare fasce sempre più ampie di pubblico al mondo della cultura e della scienza, promuovendone la diffusione in modo autorevole e coinvolgente».
Fra chi ha “riassunto” al meglio la personalità eclettica di Angela, almeno a nostro parere, spicca Mauri zio Zoja con il suo bel pezzo pubblicato sulla rivista “Rolling Stone”. Ringraziandolo, riproponiamo qui di seguito il suo articolo.
Per ricordare-26-LE 10 LEZIONI CHE PIERO ANGELA CI HA LASCIATO IN EREDITÀ *
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Per ricordare-27-Alberto e Piero Angela
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Con i suoi programmi di divulgazione, Quark su tutti, Piero Angela ha svolto con successo «un lavoro artigianale che traducesse un sapere oggettivamente complicato per un pubblico desideroso di conoscere, ma dotato di scarsi strumenti», come ha detto in un’intervista rilasciata ad Antonio Gnoli su Repubblica . «La divulgazione è importante» ha detto nella stessa intervista di nove anni orsono, «perché il nostro Paese è a vocazione letteraria e giuridica e non ha ancora ben chiaro il ruolo della ricerca, dell’innovazione tecnologi ca e come tutto ciò sia il vero requisito per creare ricchezza. Non sto parlando dei soldi. O della finanza. Ma dell’opportunità di dare lavoro, pensioni, sanità». Nove anni più tardi, non c’è bisogno di sottolineare come questi siano ancora problemi da affrontare. Dopo una giornata costellata dai ricordi di Piero Angela, abbiamo deciso di affidarci ad alcune delle tante occasioni in cui è stato lui stesso a esprimersi su temi di attualità e sugli argomenti che gli stavano più a cuore, su tutti il suo grande amore per la musica.
Per ricordare-28-
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Per ricordare-29-
Piero Angela e la divulgazione scientifica
La notte della Luna ero a New York, davanti a un maxischermo a Central Park. C’era la folla dei newyorkesi che assistevano con emozione all’allunaggio. L’atmosfera era tesa e quando finalmente arrivò l’annuncio (“L’Aquila è atterrata!”) ci fu un’esplosione di felicità, la gente si abbracciava, ballava, piangeva, altri stappa vano bottiglie. Era la fine di un incubo perché, forse non è stato detto abbastanza, ma quella sera il rischio era altissimo. E poi si trattava di una specie di finale del campionato del mondo, nel senso che si era vinta la sfida con l’Urss. Quella sera decisi che mi sarei dedicato alla divulgazione scientifica (da un’intervista ri lasciata ad Alessandra Lemme per LaPresse ).
Studiavo ingegneria al Politecnico, ma in realtà l’ambizione era quella di fare musica. Pianoforte. Avvertivo il fascino americano, eravamo nel dopoguerra, m’innamorai del jazz. Nel ’48 mi ero procurato un visto di fortuna grazie a un professore del Conservatorio per andare a Nizza ad ascoltare Louis Armstrong (da un’in tervista rilasciata a Dario Cresto-Dina per Repubblica ).
Piero Angela e il jazz
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Per ricordare-30-
Piero Angela e la sigla di Quark Vivevo ancora a Bruxelles e lavoravo per la Rai quando andai a sentire i Swingle Singers. Mi piacquero, com prai un disco e trovai l’Aria. Era perfetta: Bach è il mio musicista preferito, l’intreccio delle note è straordi nario. Poi i Swingle Singers seppero dargli un ritmo jazz senza toccare una nota, e questo prova che Bach era un jazzista. Infine, le sigle allora erano tutte trionfanti mentre io volevo dire: “Calma, distendetevi” (da un’intervista rilasciata a Elvira Serra per il Corriere della Sera ).
Piero Angela e la moglie Margherita: un amore durato 66 anni
Piero Angela e l’amore
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Piero Angela e le coppie omosessuali Oggi finalmente le coppie omosessuali hanno potuto trovare la liberazione da una repressione terribile du rata tutta la storia. Hanno esattamente lo stesso percorso delle altre coppie: attrazione, innamoramento, gelosia, tradimento, vita di coppia, figli. Hanno sentimenti, amori, passioni, esattamente come le coppie eterosessuali (da un’intervista rilasciata a Fabio Fazio a Che tempo che fa ).
Piero Angela e la politica Oggi c’è un forte risentimento contro la classe politica per i suoi troppi privilegi, per il malcostume diffuso, per i costi, l’arroganza, l’inefficienza, la corruzione. Ma in realtà esiste una questione molto più profonda che riguarda il ruolo stesso della politica nella società. È radicata l’idea che sia la politica a determinare il benessere di un paese. E che, cambiando maggioranza, o cambiando leader, si possano ottenere cose che
Piero Angela e i social Non sono né su Facebook né su Twitter, non ho nessuna chat. Niente. Dico sempre che mi piace navigare su un’altra tastiera, quella del pianoforte. Tutto il tempo che gli altri spendono per questi interventi io lo dedico alla musica (da un’intervista rilasciata a Mario Manca per Vanity Fair ).
Piero Angela e il cambiamento climatico Quello che emerge da tutte le conferenze sul tema è che le cose si predicano ma si fanno solo in parte e molto lentamente. Molti si chiedono se ormai non sia già troppo tardi, perché in realtà non c’è una vera mobilitazione per attuare le cose proposte. Forse, invece di prevenirli, è ormai il caso di far fronte ai cam biamenti, che sarebbero comunque inevitabili (da un’intervista rilasciata a Marco Leardi per Il Giornale ).
Per ricordare-31-
Innamorarsi veramente significa entrare in una dimensione del tutto differente, cambiare pianeta. Significa spostare il baricentro della propria vita e orbitare intorno a un nuovo punto di riferimento. I riflettori della nostra mente illuminano un’unica immagine: quella di lei (o di lui). Questa immagine viene vista, rivista, ripassata come in un replay ossessivo, crea gioia, struggimento, persino tremore. La persona amata viene idealizzata. Non ha difetti. E, se ne ha, vengono oscurati da una specie di daltonismo emotivo. L’amore, dun que, colpisce in modo subdolo, spesso improvviso. È un sentimento irrazionale che penetra dolcemente e invade tutto l’organismo, come un’endovenosa che si diffonde capillarmente e che modifica il nostro modo di pensare e di agire. Provocando, a volte, una narcosi totale (da Ti amerò per sempre , Mondadori).
Piero Angela e la musica La musica fa bene. Quando suono Bach al pianoforte provo un grande piacere fisico, ma la musica dei grandi classici, straordinaria, ha un limite: trasforma il pianista in un interprete. Invece il jazz lascia più spazio alla creatività. Creare musica e fare musica insieme agli altri ha un grande valore educativo. Nella mia vita fare musica è fondamentale. Anche oggi, se ho qualcosa di traverso e sono di cattivo umore, suono un po’ il pia noforte e mi passa tutto» (da un’intervista rilasciata a Roberto Zichittella per Famiglia Cristiana ).
* di MAURIZIO ZOJA Alberto Angela porta avanti con successo l’attività paterna di divulgazione scientifica
Per ricordare-32-
in realtà non dipendono dalla politica. E che non dipendono neppure dalla capacità di lottare per ottenerle. Questo non significa che la politica non sia importante, anzi. Ma soltanto se riesce a stimolare e a far cre scere in modo prioritario quei “software”, quei motori dello sviluppo che sono i veri produttori di ricchezza. E anche i veri attrattori di investimenti (da A cosa serve la politica? , Mondadori).
Il lascito spirituale di Piero Angela Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese (dal messaggio pubblicato nei giorni scorsi sul sito di SuperQuark ).
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C’erano anche dei tavoli fuori, sulla via, un po’ troppo trafficata. Di sedermi non ne avevo voglia. Consumo al banco. Intanto dalle vetrate mi guardo in giro. Fuori uno dei tavolini era occupato da un giovane che, bermuda e occhiali da sole, aveva già consumato un espresso e stava ora dedicandosi al suo cellulare. Un tavolino era vuoto e il terzo invece, quello più vicino alla porta di ingresso del locale era occupato da un uomo anziano, direi sull’ottantina. Anche lui aveva ordinato un caffè che aveva bevuto e ora, appoggiato a una stampella come se fosse un bracciolo della sedia, alternava tra bocca e mano, quasi furtivamente, una cimetta di toscano. La vespa era parcheggiata di fronte a dove stava seduto.
NICOLA E LA VESPA
Di tutto e niente -33-
Di Andrea Tomasini – giornalista scientifico Ho fatto inversione a “u”, attendendo che la strada fosse libera. Un ripensamento e una voglia. Il fatto di esser in anticipo e di non disporre di un posto del tutto mio mi aveva sollecitato a uscir di casa per tempo rispetto all’appuntamento. Ci sono giornate che ci si sente più soli. Stamane il giorno ha preso questa piega quasi da subito. Il fatto di non avere un locale dove star seduto a bere a scrivere e a guardare la vita attor no mi manca . Un’osteria, un pub.. non so dire. Un posto, vorrei un posto. La colazione l’avevo fatta all’alba. Questo mi legittimava a rendermi indulgente cura di me con una birra e un tramezzino. Parcheggio la vespa di fronte al bar, nello spazio tra due macchine.
Un incontro casuale con un ottantenne, il ricordo di una Piaggio rossa e la malinconia con cui è iniziata la giornata prende un’altra piega. Un racconto che sa di poesia… perché lo è.
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Di tutto e niente -34-
Quando sono uscito dal bar per andarmene, ho preso il casco dal bauletto e infilato la chiave per accendere, il tutto molto rapidamente. Un po’ di fretta ce l’avevo... Faccio per mettere in moto e incrocio lo sguardo di quell’uomo . Camicia a scacchi, smanicato blu, panta loni comodi grigi. Mi fissa con occhi vivaci e umidi. Con la mano sinistra, quella appoggiata alla stampella, mi indica. Un gesto che un po’ era per attirare la mia attenzione, un po’ era per se stesso, come se stesse riconoscendo qualcosa che affiorava dai ricordi… “Costava un po’ più di un milione – mi dice- La Piaggio stava a viale Trastevere. Io la comprai rossa. Un po’ più di un milione. Bella…” Mi ricordo di un concessionario Piaggio a viale Trastevere e glielo dico, smontando dalla vespa. Metto le chiavi in tasca . Lui ha voglia di parlare e io di ascoltare. Mi serve una storia per contrastare la mia malin conia… Mi avvicino restando in piedi a quella che con ossimoro si definisce distanza sociale. Lui s’assesta meglio sul la sedia e accentua l’appoggio sulla stampella. In quella mano ha la cimetta di toscano che tiene per sentirne il sapore. Un’estremità ha il taglio di netto, l’altra leggermente sfilacciata per esser stata tenuta tra labbra e denti.. Ci gioca ma non l’accende. La porta ogni tanto alla bocca ma solo per brevi istanti. Il resto del tempo il tabacco ha il rapporto più con la mano che con la bocca.
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Non risponde subito, riflette e ricostruisce. “Era il 1955. Perchè per sette anni ci ho fatto l’amore e poi l’ho sposata nel 1962. Con quel milione ci ho comprato quella casa, e indica un palazzo ben al di là della strada. Era un altro mondo… che tempi rispetto a oggi… il giorno e la notte, figlio mio, se ti raccontassi…”
Io sono nato nel 1962…
S’interrompe perché ricorda. Voglio dire che mentre mi parla vede quello che mi sta raccontando . La ci metta va alla bocca. Se fosse acceso quel pezzetto di toscano adesso lo starebbe aspirando, ma invece lo mastica per un attimo e risparisce nella mano. Annuisce, come per dar più peso al suo racconto. Che anno era?
Di tutto e niente -35-
“Non mi ricordo come si chiamava il negozio della Piaggio. La presi là. GTS. Bella. Più di un milione … Ci volevo andare a pomiciare a Fregene con la mia ragazza che poi è la donna che ho sposato… Facevamo l’Aurelia, che non era larga come ora, era stretta e con le curve. Ora tutte le strade sono larghe e dritte. Un camion trasportava sapone liquido che avevano fatto e poi caricato a via Gela, sull’Appia, questo camion mi aggancia… anzi ci supera e ci aggancia con il paraurti di dietro e ci scaraventa nel burrone. A me, la mia ragazza e la vespa sopra. Siamo rotolati giù. Non un miracolo, due miracoli. Salvi tutti e due, ma la vespa… L’ho portata per vedere che fare… l’assicurazione in prima battuta mi ha detto “ti do mezzo milione”. Mezzo milione… C’avevo una persona, un amico che poteva mettere le cose a posto. Così alla fine mi offrirono un milione e accettai”.
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Di tutto e niente -36-
Con questa qui ci ha fatto un figlio, Niccolò Io sono nonno…”
Mi sorride contento perché la coincidenza decimale ci avvicina. “Io mi ci sono sposato. Ho un figlio, che è nato quattro anni dopo. Mio figlio ha conosciuto quattro donne, l’ultima è una calabrese, un capolavoro .
Orgoglio legittimo. S’interrompe e si ferma in un’altra pausa. Forse lo sta “vedendo” perché per un attimo è come incantato, sospeso rispetto al nostro dialogo. Non porta fede alla mano. Della moglie non parla, del nipote e della compagna del figlio sì. Non faccio domande. In realtà mi sta regalando un po’ della sua vita e non posso né voglio incalzarlo. Viene qui spesso? Magari una volta ci si trova qui e mi racconta come era il quartiere…
Più di una volta ho pensato che mi piacerebbe raccontare quelle storie che conver gono abitualmente in quei pomeriggi e in quelle partite. Prima o poi lo farò. Ci va a giocare a carte? “No, io sto con l’ossigeno io, i tubicini al naso…sedici ore al giorno –lo dice un po’come vantandosi, forse perché per un po’ di tempo riesce a star senza. “Però tutte le mattine vengo qui, faccio una passeggiata e prendo il caffè e mi fermo per un po’. Io l’avevo detto all’amministratore, teniamolo aperto l’appartamento del portiere, ora che non c’è più. Ci si trova, ci si incontra… una partita a carte… Invece no, l’ha affittato…”
La vespa poi se l’è ricomprata? “Mai, non ci sono mai più salito, neanche su quella di amici. Mai”, mi dice sorridendo, ma tradisce nostalgia. Se la ritrovo qui una mattina di queste, mi racconta meglio… “Si, certo!” Mi sorride dolce dell’appuntamento, ma non sa se dico sul serio. Saluto, mi riaccosto alla vespa e sto per mettere in moto. Sono nella stessa posizione con cui abbiamo iniziato a chiacchierare poco fa. Lui mi guarda annuendo. No, non posso andar via così. Scendo, mi tolgo di nuovo il casco e avvicinandomi gli tendo la mano: “Mi chiamo Andrea”. “Io Nicola” risponde prendendo la mia. Poi, quasi sottovoce, aggiunge un pensiero: “E’ bello incontrarsi ”. Stavolta devo andare davvero. Ho un appuntamento di lavoro e mi secca andar via. Faccio pochi metri e ac costo. Ho le lacrime che mi bagnano la barba. Penso alla fortuna di avere l’anziana genitrice a casa, penso agli altri che hanno storie che nessuno più ascolta, ai transiti anonimi che fanno la vita di tutti, alla “forma
“Tutti i giorni, è la mia passeggiata. Vedi?” e mi indica meglio il palazzo dove vive, “io abito là.” E’ uno dei palazzi che s’affaccia sulla piazza il cui giardino è stato da poco attrezzato, vicino alla scuola. C’è un punto di quella piazza in cui ci sono accatastate con ordine delle sedie di plastica e un tavolinetto. A se conda di come gira il sole e il vento, secondando la stagione, a orari fissi il tavolo e le sedie sono vivacizzate da partite e carte e da curiosi che le seguono. Si conoscono tutti e non sono pochi: gruppetto di anziani che ci si dà appuntamento.
Winston Churchill (1874/1965) con l’inseparabile sigaro fra le labbra
Di tutto e niente -37della città”, avrebbe detto Pasolini che non abitava lontano da qui. Faccio una telefonata per dire che sto arrivando. Sto in vespa, è primavera. Dolce tenera malinconica. Privo di storie abiterei il tempo che rimane senza lo spazio per riuscire a vivere.
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Da leggere (o rileggere) -38LA VECCHIAIA DEI SAGGI Ripassiamo assieme alcune riflessioni di letterati e filosofi del passato, più o meno recente: ne rimarremo piacevolmente stupiti Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica Oggi viviamo in una società che di vecchiaia parla malvolentieri, eppure la storia della letteratura e della filosofia è costellata da riflessioni su questo tema Marco Tullio Cicerone (106 a. C.- 43 a. C.)
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“Oggi viviamo in una cultura che teme l’entropica inevitabilità dell’invecchiamento e lo tratta come una malattia da curare con diete e pozioni, o anestetizzare con botox e silenzio. Dimenticando che il fat to stesso di invecchiare è un incredibile privilegio che nel corso dei secoli è stato negato a gran parte dell’umanità” scrive Maria Popova, curatrice di The Marginalian, una raffinata rivista americana on line (consigliatissima : la trovate qui https://www.themarginalian.org/ ) che offre ogni settimana approfondi menti a tema sulle opere di letterati e artisti. Qualche tempo fa The Marginalian ha dedicato alla vecchiaia un lungo articolo, ricco di citazioni non banali di cui ci piace riproporvi qualche stralcio . Quando si parla di Simone de Beauvoir , per esempio, il pensiero corre a Il secondo sesso , ma nel 1970 la scrittrice ha pubblicato La vieillesse ( La terza età, Einaudi 1971 ) in cui afferma che la vecchiaia non è solo un fenomeno biologico ma anche culturale e sociale, e in quanto tale vissuto in modo diverso secondo il contesto sociale di appartenenza .
Da leggere (o rileggere) -39-
”Per non fare della vecchiaia un’assurda parodia della nostra vita precedente”, scrive de Beauvoir, “l’unica soluzione è perseguire obiettivi che diano senso alla nostra esistenza”, si trat ti di dedicarsi a un individuo, a un gruppo, a una cau sa politica o intellettuale o a un’occupazione creativa.
“In ogni caso”, prosegue la scrittrice, ”è fondamentale avere passioni sufficientemente forti da impedirci di ripiegarci su noi stessi: la nostra esistenza ha valore fin quando siamo in grado di attribuire valore alle vite altrui, attraverso l’amore, l’amicizia, l’indignazione o la compassione”. Simone de Beauvoir (1908- 1986)
Fin dall’antichità: se nella cultura classica è diffuso lo stereotipo dell’anziano burbero e musone, o lascivo e licenzioso, ci sono anche riflessioni più interessanti. Non posso non ricordare Marco Tullio Cicerone e il suo De senectute , un dialogo immaginario con Catone Il Censore che affronta con toni insolitamente moderni i temi della vecchiaia e della morte: basti ricordare che Cicerone, secoli prima che la scienza lo con fermasse, afferma che anche gli anziani possono imparare cose nuove . E per quanto riguarda la perdita di memoria, fa dire a Catone che il problema riguarda chi non si dedica ad attività intellettuali, citando esempi illustri come quello di Sofocle, che visse novant’anni e scrisse la sua ultima tragedia – “Edipo a Colono”poco prima di morire, o di Temistocle del quale si diceva che da vecchio ricordasse i nomi di tutti gli abitanti di Atene. E quello di Cicerone non è un esempio isolato: anche Solone scrisse che invecchiava imparando sempre nuove cose, mentre il filoso Democrito commentava che “la saggezza è il fiore della vecchiaia”.
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Un consiglio simile a quello che ci arriva dal filosofo Bertrand Russell in un saggio intitolato How to Grow Old , (in Ritratti a Memoria , Longanesi 1969).“Il miglior modo di superare questa paura è rendere i tuoi interessi sempre più impersonali” scriveva il filosofo, ottantaduenne, a proposito dei timori legati all’età avanzata. “Fino a quando, a poco a poco, le pareti dell’io si ritireranno e la tua vita si fonderà sempre più nella vita universale”.
Da leggere (o rileggere) -40-
Ursula Le Guin (1929- 2018)
Anche Ursula Le Guin è nota soprattutto per i suoi romanzi fantasy e di fantascienza, ma vale la pena di leggere le sue riflessioni sulla bellezza nell‘età matura raccolte nel saggio The Wave in the Mind (Shambhala 2004): “Più invecchio più mi rendo conto di quanto i giovani siano belli”, scriveva Le Guin , all’epoca settan taquattrenne. ”Ma per le persone anziane la bellezza non arriva gratis insieme agli ormoni come avviene per i giovani. Ha a che vedere con le ossa, con il tipo di persona che siamo . Ha a che vedere, sempre più chiaramente, con quello che splende attraverso i volti e i corpi rattrappiti”. Per questo, afferma la scrittri ce, “guardando uomini e donne della mia età, o più anziani, mi rendo conto che la loro calvizie, le nocche rigonfie o le macchie sulla pelle, per quanto varie e interessanti, non condizionano il mio giudizio su di loro: alcuni mi appaiono molto belli, e altri no”.
Perfino Henry Miller , poco dopo il suo ottantesimo compleanno, ha proposto in un saggio a tiratura limitata la sua formula per vivere una vecchiaia grati ficante: “Se puoi continuare a innamo rarti”, scrive , “se riesci a perdonare i tuoi genitori per averti messo al mon do, se sei soddisfatto di non arrivare da nessuna parte e di prendere ogni giorno come viene, se sai perdonare e dimenticare, se riesci a evitare di diventare acido, scontroso e cinico, ami co, puoi dire di avercela fatta”.
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Volontariato &-41-Associazioni
LA CULTURA DELLA PREVENZIONE ALLA BASE DE “IL FIOCCO DI GIUSY”
A Marta (Viterbo) un’Associazione di volontariato che, seppure nata meno di un anno fa, dimostra di avere le idee ben chiare circa la sensibilizzazione sulle malattie oncologiche Di Minnie Luongo- giornalista scientifica Durante la recente presentazione del libro “Ho vinto una biopsia “ (di cui scriveremo nel prossimo numero, ndr ) ho avuto la piacevole scoperta di interfacciarmi con più realtà: la bellezza naturale di Marta (Viterbo) e del territorio tutto della Tuscia, la straordinaria accoglienza degli abitanti del posto, nonché la presenza di un’importante Associazione- “Il Fiocco di Giusy”- , presieduta da Sara Volpi, Assessore alla cultura del Comune. E’ stato naturale, di conseguenza, volerne saperne di più. (m.l.)
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L’associazione “Il Fiocco di Giusy” nasce ad ottobre 2021, a Marta (VT), allo scopo di combattere l’indotto negativo dello stereotipo “cancro = morte”, e divulgare il concetto che la prevenzione è vita.
Voluta dall’attuale presidente, Sara Volpi, rappresenta l’unica forma associativa del territorio martano che opera nel campo della sensibilizzazione alle malattie oncologiche, promovendo la cultura della prevenzione. Seppure di recente costituzione, l’associazione ha già ottenuto ampi consensi grazie soprattutto al contribu to dei suoi volontari e alla loro vocazione sociale.
Volontariato &-42-Associazioni
Sara Volpi, presidente dell’Associazione “Il Fiocco di Giusy”
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Per spiegare l’origine del nome dell’associazione, niente di meglio delle parole di Sara Volpi:
“Quando nell’estate 2020 mi diagnosticarono il cancro e iniziai il mio percorso medico, mi resi conto che non tutti riescono a dimostrare vicinanza ad una persona malata e molto spesso, anzi, si riscontra l’indif ferenza .
“Il Fiocco di Giusy” è così nominata in ricordo di Giuseppina Mocini, una grande guerriera che nonostante l’infausta diagnosi non ha mai smesso di donare amore e di infondere speranza a persone toccate dallo stesso male . Il suo ricordo, la sua forza e il suo sorriso saranno di ispirazione ad ogni nostro progetto che andremo a realizzare. Dalla mia esperienza mi resi conto che, sul territorio, c’era bisogno di creare un punto di ascolto e vicinanza a chiunque necessiti di essere sostenuto e accompagnato nel suo percorso”.
Una sera, casualmente, incontrai una donna che non conoscevo, se non di vista in quanto compaesana ma che, di lì a poco, sarebbe diventata la mia più cara alleata nella lotta contro il cancro. Ricordo che non ci scambiammo neppure i numeri di telefono ma lei, ogni volta che dovevo sottopormi a visite o interventi, era sempre la prima a contattarmi tramite le chat dei social media e, con tutta la dolcezza che la contraddistin gueva, mi incoraggiava e dava forza. Col tempo ebbi l’occasione di conoscerla e di scoprire quanta bellezza può esserci in una donna che ti regala un pizzico della sua bontà e del suo tempo. La nostra fu una conoscenza molto breve poiché nell’arco di pochi mesi, anche lei si ammalò di cancro e ci lasciò. L’associazione
Volontariato &-43-Associazioni
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Volontariato &-44-Associazioni
Il primo obiettivo dell’associazione è stato quello di ristrutturare un locale, sito nel territorio martano, al fine di creare uno spazio di riferimento per persone e associazioni . Un luogo dove potersi incontrare e dove poter svolgere attività a sostegno di persone, donne e uomini, che direttamente o indirettamente sono state segnate dalla malattia.
I nostri volontari si dedicano con passione alla realizzazione di percorsi di sostegno e di interventi che siano sempre mirati alla cultura della prevenzione e all’assistenza di chiunque necessiti del supporto dell’associa zione.
Giuseppina Mocini col figlio, Alessio Rocchi, attuale vicepresidente dell’Associazione dedicata a sua madre
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Volontariato &-45-AssociazioniContatti Via Gorizia, n.5 01010 – Marta (Viterbo) E-mail: ilfioccodigiusy@gmail.com Pagina Facebook: Il Fiocco Di Giusy
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Il desco Gourmetdei-46-©GABRIELE REINA ©GABRIELE REINA LA DISPENSA DEL TURISTA GOLOSO Informazione promozionale La Dispensa week end
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Il desco dei Gourmet -47Mancano pochissimi giorni alla chiusura estiva (dal 5 agosto alle 14 fino al 23 agosto) di Zoppi e Gallotti, ma c’è ancora tempo per fare rifornimento per la cosiddetta “dispensa del week end”. Indispensabile per chi non vuole rinunciare al cibo cui è abituato, e al quale è stato viziato servendosi da Z & G…
Le info sulla chiusura estiva di Zoppi e Gallotti
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Il desco dei Gourmet -48Sì, parliamo ancora una volta della Linea Slim, ovvero di quei prodotti cotti e pastorizzati, apprezzati per il connubio di qualità e praticità , che si trovano solo presso il locale di via Cesare Battisti a Milano. Infatti, è sufficiente qualche minuto in acqua bollente e il piatto è pronto da servire in tavola.
Ma c’è anche una terza situazione in cui le buste del la Linea Slim sono ricercatissime: per tutti coloro che vanno a riposarsi in campeggio e non desiderano stare a sfacchinare tra forni e fornelletti : in una busta ci sono due porzioni di tutto ciò che si desidera . Un recipiente per far scaldare l’acqua e il pranzo (o la cena) è pronto all’istante, assicurandosi gusto e qualità migliori della maggioranza dei ristoranti . Zoppi e Gallotti Via privata Cesare Battisti 2, Milano Tel. 02/5512898. Per ordini e richiesta di preventivi potete scrivere una e-mail a: info@zoppiegallotti.com Sito Internet: http://www.zoppiegallotti.com
Ricordate che potete prenotare per mail o, ancora meglio, per watsapp al numero 328 4394691 . Telefonate subito e… buone vacanze a tutti i clienti!!!
La Linea Slim aggiornata
In agosto la “dispensa” si rivela preziosa soprattutto in due casi: primo, per accontentare il turista che si reca in vacanza in un B&B (i bed and breakfast in tutta Italia sono sempre più numerosi) e “decide di portarsi dietro le nostre comode buste di ottimi piatti pronti”, spiegano Giuseppe Zoppi e Carlo Gallotti; in secondo luogo in un’altra circostanza, più che mai importante, ossia “ per venire incontro a chi deve seguire una dieta particolare e non è certo di trovare nell’albergo che ha prenotato gli alimenti che può mangiare”.
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Immagini e fotografie
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ILLUSTRAZIONE DI ATTILIO ORTOLANI
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