Novembre 2021
Talvolta per non mostrare la malinconia voltiamo le spalle, a nascondere i nostri occhi (m.l.)
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n°258 del 17/10/2018 ANNO 3, n.11
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Le rubriche
EDITORIALE “Amoglianimali” Bellezza Da leggere (o rileggere) Da vedere/ascoltare Di tutto e niente Il desco dei Gourmet Il personaggio Il tempo della Grande Mela Incipit Incursioni In forma In movimento Lavori in corso Primo piano Salute Scienza Sessualità Stile Over Volontariato & Associazioni
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Generazione Over 60 DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo
I NOSTRI COLLABORATORI Marco Rossi Alessandro Littara Antonino Di Pietro Mauro Cervia Andrea Tomasini Paola Emilia Cicerone Flavia Caroppo Marco Vittorio Ranzoni Giovanni Paolo Magistri Maria Teresa Ruta
DISEGNI DI Attilio Ortolani Sito web: https://generazioneover60.com/ Email: generazioneover60@gmail.com Issuu: https://issuu.com/generazioneover60 Facebook: https://www.facebook.com/generazioneover60 Youtube: https://www.youtube.com/channel/generazioneover60
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Generazione Over 60 MINNIE LUONGO DIRETTORE RESPONSABILE
Foto Chiara Svilpo
Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti.Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli).
Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”. Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60. Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.
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Chi siamo DOTTOR MARCO ROSSI
SESSUOLOGO E PSICHIATRA è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.
DOTTOR ALESSANDRO LITTARA
ANDROLOGO E CHIRURGO è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo
PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO
DERMATOLOGO PLASTICO presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of PlasticRegenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).
DOTTOR MAURO CERVIA MEDICO VETERINARIO
è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.
ANDREA TOMASINI
GIORNALISTA SCIENTIFICO giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze-carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.
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Chi siamo PAOLA EMILIA CICERONE
GIORNALISTA SCIENTIFICA classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione. Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.
GIOVANNI PAOLO MAGISTRI
BIOLOGO Classe 1951, biologo specializzato in patologia generale, si occupa di progettazione di sistemi per la gestione della sicurezza e dell’igiene delle produzioni alimentari. Socio Onorario dell’Associazione PianoLink vive sognando di diventare, un giorno, un bravo pianista.
FLAVIA CAROPPO
GIORNALISTA E AMBASCIATRICE DELLA CUCINA ITALIANA A NEW YORK Barese per nascita, milanese per professione e NewYorkese per adozione. Ha lavorato in TV (Studio Aperto, Italia 1), sulla carta stampata (Newton e Wired) e in radio (Numbers e Radio24). Ambasciatrice della cultura gastronomica italiana a New York, ha creato Dinner@Zia Flavia: cene gourmet, ricordi familiari, cultura e lezioni di vera cucina italiana. Tra i suoi ospiti ha avuto i cantanti Sting, Bruce Springsteen e Blondie
MARCO VITTORIO RANZONI
GIORNALISTA Milanese DOC, classe 1957, una laurea in Agraria nel cassetto. Per 35 anni nell’industria farmaceutica: vendite, marketing e infine comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista, fumatore di Toscano e motociclista della domenica e -da quando è in pensione- anche del lunedì. Guidava una Citroen 2CV gialla molto prima di James Bond.
MONICA SANSONE
VIDEOMAKER operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.
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Sommario -10Generazione F Malinconia Editoriale di Minnie Luongo -13Foto d’autore Autunno di Francesco Bellesia -15Stile Over Malinconie sul grande schermo di Paola Emilia Cicerone -18Incursioni Non avevo la carta, non avevo la penna Di Marco Vittorio Ranzoni -21Di tutto e niente Riflessioni più o meno malinconiche Di Andrea Tomasini -23Da tener d’occhio G.B. Magistri, pittore e grafico milanese dalla Redazione
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Sommario -24Da leggere (o rileggere) Le emozioni della poesia dalla Redazione -26Per approfondire Lo sguardo che è malinconia dalla Redazione -28Il desco dei Gourmet Il Natale unico e speciale è solo da Zoppi e Gallotti dalla Redazione -32In forma C’è un ponte che unisce sogni e realtà. Si chiama disciplina dalla Redazione -37In movimento A Zurigo il mercatino di Natale coperto più grande d’Europa Gli Erranti -39News Lucia Bosè: una vita fra cinema e passioni di Paola Emilia Cicerone
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Generazione F MALINCONIA EDITORIALE Questo mese avevo scelto come fil rouge “La malinconia”, un tema che conosco assai bene, ahimè, e già mi ero preparata a discettarne con termini colti e argomentazioni appropriate. Poi è successo che la malinconia al massimo grado (e fosse solo malinconia!) si sia abbattuta su di me in questi ultimissimi giorni. Impossibile trovare la forza per scriverne: impietrita come non mai, ho domandato all’amica Rosa Mininno il favore di utilizzare il suo articolo (previsto per la rubrica “Salute”) che affronta il tema in maniera perfetta. Della sottoscritta che dire? Vorrei rispondere, stupidamente, Anche i direttori piangono, ma io non riesco ad esplodere in un vero pianto liberatorio da tanti, troppi, anni, permettendo alla malinconia di diventare un mostro che mi schiaccia e mi paralizza. Ma davvero mai come in questi giorni. Chissà, magari ascoltando Ornella Vanoni nel brano che segue riuscirò a sollecitare finalmente quel fiume di lacrime che aspettano di venir fuori e di dar sfogo a tutta la rabbia che dovrei avere, ma che inspiegabilmente non riesco a provare. Eppure sarebbe l’unica via di salvezza per resistere agli stati d’animo che mi scuotono attualmente. (Purtroppo) senza far rumore.
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Generazione F LA MALINCONIA HA GLI OCCHI VERDI CON SFUMATURE MARRONE DORATO Di Rosa Mininno - psicoterapeuta e ambasciatrice della lettura per il centro del libro MiC (ministero della cultura), e presidente della Scuola Italiana di Biblioterapia Per me “la malinconia ha gli occhi verdi con sfumature marrone dorato”. Victor Hugo definiva la malinconia “la gioia di sentirsi tristi”. Ma non parliamo di tristezza. Bisogna distinguere la malinconia, la nostalgia, la tristezza, la depressione. La malinconia è la percezione paradossale di qualcosa che non abbiamo mai avuto, qualcosa di molto desiderato, qualcosa della quale tuttavia percepiamo la mancanza, qualcosa che sfugge al pensiero razionale. E non dobbiamo pensare alla malinconia come abbattimento dello stato d’animo, come tristezza, quella tristezza che tenendoti per mano può sfociare in un pianto silenzioso, sommesso, solitario, anche liberatorio. La malinconia trattiene le lacrime senza sforzo, gli occhi sono languidi, velati, ma non bagnati e inondati dalle nostre lacrime dal sapore di sale marino . Loro, gli occhi, guardano senza guardare il mondo reale. Guardano e lo sguardo è rivolto al nostro mondo interiore. Vagano in questo mondo nascosto agli occhi degli altri alla ricerca di qualcosa che sappiamo esserci, ma che ci sfugge nel tempo della nostra ricerca intenzionale, nelle dimensioni temporali del passato e del presente . La malinconia appartiene al passato, al presente e al futuro. La malinconia ci lascia insolitamente liberi di ascoltarci dentro, di guardarci dentro e di scoprire qualcosa in più di noi. E’ come andare “alla ricerca del tempo perduto”. E’, questa della malinconia, la dimensione psicologica, lo stato mentale, temporale della creatività. Molti artisti sono e sono stati malinconici e creativi. Leopardi nel suo diario Zibaldone dei pensieri la descrive. La creatività emerge nella mente tra i pensieri, le emozioni, i sentimenti facendosi strada lentamente o improvvisamente tacitando uno stato d’inquietudine . Emerge rompendo uno stato di attesa non vera, non falsa, ma non vera del tutto . Solleva un peso dal petto di chi vive questa malinconia . Noi percepiamo la nostra malinconia e lei, la malinconia, percepisce se stessa in noi come il nostro sguardo percepisce l’ampiezza dell’orizzonte immaginando altro oltre il percepito, qualcosa di sconosciuto che tale rimane perché quello che si fa strada nella mente viene riconosciuto come parte di noi stessi e non è malinconia, ma nostalgia, tristezza, depressione. La malinconia genera creatività, apre all’introspezione, rallenta il flusso dei pensieri, i ritmi temporali, è come stare seduti sospesi e fluttuanti nell’aria, con un peso sul cuore che trattiene il respiro. Ma la mente non smette di respirare. La malinconia non è nostalgia perché non abbiamo perduto qualcosa o qualcuno. Non è tristezza perché non c’è un dolore soffuso, vissuto. Non è depressione perché lo spessore emotivo non è appiattito, abbattuto su se stesso, senza sfumature emozionali, non è uno stato d’animo monocromatico.
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Generazione F La malinconia ha lo sguardo leggero sull’inconscio mare calmo che abbiamo vissuto nel ventre caldo di nostra madre. Non lo ricordiamo, ma sappiamo che lì eravamo, che l’abbiamo vissuto completamente: ci ha nutriti, scaldati, protetti, formati. La malinconia ha gli occhi verdi con sfumature marrone dorato. Questa malinconia non è pericolosa, ma la malinconia può diventarlo se il pensiero si incista, se il rimuginio è la trappola che blocca il fluire del pensiero, che paralizza la mente nelle sue espressioni vitali: emotive, cognitive, comportamentali, creative. La malinconia non è pericolosa, ma può diventarlo, se per un fraintendimento o una nostra negativa interpretazione di questo stato psichico ci isoliamo invece di coltivare e vivere la solitudine positiva che la malinconia creativa in sé contiene. Quella solitudine che apre la mente a se stessa e all’altro, quella solitudine ontologica che scardina cancelli mentali, crea nuove architetture psichiche, cognitive, emozionali, mnemoniche e nuovi paesaggi interiori. La malinconia così intesa non è pericolosa perché non è depressione. Non è tutto nero, non scompaiono i colori delle emozioni, i loro spessori, le loro sfumature. Non è tutto nero. Tutto può essere evocato e tornare trasformato, elaborato, nuovo eppure qualcosa della malinconia resta sfuggente e non definibile perché la vita è troppo amara, a volte, per amarla del tutto e troppo bella per odiarla del tutto. Il lemma, malinconia, contiene nella sua etimologia greca Melanconia il termine melas – nero- e colè – bile . Nella medicina ippocratica era uno dei quattro umori, era l’umor nero . I quattro umori caratterizzavano per Ippocrate la natura del corpo umano e ne condizionavano l’equilibrio organico e il temperamento. Questa è la malinconia che più corrisponde a quella psichiatrica la cui eziologia è composita: genetica, familiare, sociale e che più corrisponde alla depressione endogena tanto pervasiva da compromettere seriamente la vita quotidiana: dal sonno all’alimentazione al rapporto con se stessi, al rapporto con gli altri e con la società. Dunque dobbiamo distinguere: la malinconia come stato d’animo e la malinconia come malattia e molto bene lo fanno Eugenio Borgna nel suo saggio “ Malinconia” e Romano Guardini il quale scrive : “ La malinconia è il prezzo della nascita dell’eterno nell’uomo… è l’inquietudine dell’uomo che avverte la vicinanza dell’infinito “. “La malinconia creativa ha gli occhi verdi con sfumature marrone dorato” (R. Minimno, ndr), è ontologica,appartiene all’essere umano che pensa all’infinito, concepisce nella sua mente l’ifinito e percepisce la propria finitezza, la propria limitatezza, la propria incompiutezza. Per approfondimenti bibliografici: G. Leopardi , Zibaldone di pensieri, 1898 E. Borgna Malinconia, Milano, Feltrinelli, 1999 R. Guardini, Il senso della malinconia, Brescia, Morcelliana, 1977
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Foto d’autore Autunno
Uno scatto che fotografa al meglio uno stato d’animo
Autunno (2019). Foto di Francesco Bellesia Inutile girarci attorno: se siamo tristi, malinconici o comunque “non allegri”, l’autunno è la cornice ideale per questo particolare stato d’animo. Hai voglia a mettere in un vaso dei rami di fiori: il risultato è l’immagine di questa foto di Francesco Bellesia, non a caso intitolata dall’autore “Autunno”. Del resto esiste l’espressione Autumn blues, la stessa che nel 1997 ha ispirato un brano a Eddie Martin, e significa letteralmente «tristezza d’autunno». Ed è una specie di linguaggio comune per esprimere il Seasonal Affective Disorder (Sad), un disturbo che è tutto un programma a partire dal suo acronimo, che significa appunto – semplicemente- “triste”. (m.l.)
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Foto d’autore FRANCESCO BELLESIA Sono nato ad Asti il 19 febbraio del 1950 ma da sempre vivo e lavoro a Milano. Dopo gli studi presso il liceo Artistico Beato Angelico ho iniziato a lavorare presso lo studio di mio padre Bruno, pubblicitario e pittore. Dopo qualche anno ho cominciato ad interessarmi di fotografia, che da quel momento è diventata la professione e la passione della mia vita. Ho lavorato per la pubblicità e l’editoria ma contemporaneamente la mia attenzione si è concentrata sulla fotografia di ricerca, libera da vincoli e condizionamenti, quel genere di espressione artistica che oggi ha trovato la sua collocazione naturale nella fotografia denominata FineArt. Un percorso parallelo che mi ha consentito di crescere e di sviluppare il mio lavoro, una sorta di vasi comunicanti che si sono alimentati tra di loro. Molte sono state le mostre allestite in questi anni e molte le manifestazioni alle quali ho partecipato con premi e riconoscimenti. Continuo il mio percorso sempre con entusiasmo e determinazione… lascio comunque parlare le immagini presenti sul mio sito.
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Stile Over MALINCONIE SUL GRANDE SCHERMO Lo conferma la scienza: il cervello reagisce alle “tristezze cinematografiche” aumentando la produzione di ormoni del benessere come le endorfine Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica
La scena finale, indimenticabile, de “L’attimo fuggente” Chi mi conosce bene lo sa, non sono una che piange facilmente. E qualche volta mi dispiace, perché ci sono momenti in cui un bel pianto aiuta a scaricare la tensione o allontanare la malinconia. Ed è in casi come questi che entrano in gioco le storie strappalacrime. Perché difficilmente reagisco piangendo ai miei guai personali, ma posso farlo seguendo un film, una puntata di una delle mie serie preferite di cui conosco già il finale e gli effetti, o lasciandomi trasportare da una colonna sonora coinvolgente. E non credo di essere la sola. Qualche anno fa uno studio importante firmato dall’antropologo e psicologo Robin Dunbar ha evidenziato i vantaggi di questi spettacoli per il nostro benessere: il cervello, spiega il ricercatore, non fa una gran differenza tra dolore fisico ed emotivo, e reagisce alle nostre tristezze cinematografiche aumentando la produzione di ormoni del benessere come le endorfine, col risultato di farci sentire meglio. Se poi condividiamo una sala con altri spettatori piangenti, questo contribuisce a creare con loro un legame emotivo promuovendo la socialità. Mentre altri studi mostrano che seguire una storia malinconica può aiutarci a sopportare me-
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Stile Over glio un dolore vero: i meccanismi in azione, in questo caso, sarebbero due: il realismo della storia narrata e la sua capacità di coinvolgerci. D’altronde le storie, meglio se drammatiche, ci intrigano da sempre. Due dei poemi epici più celebri, Odissea ed Eneide, ruotano proprio attorno alle capacità del protagonista di attirare l’attenzione sulle drammatiche vicende della sua vita, senza dimenticare le storie narrate da Sheherazade o, in tempi più recenti, i drammatici racconti con i quali Otello seduce Desdemona. E se la parola scritta o raccontata ha questo potere, non è difficile immaginare quale possa essere l’impatto di una storia che si dipana sullo schermo accompagnata da una musica e dalle emozioni degli attori. Quando ero bambina e la televisione offriva assai meno opportunità di oggi, la mia ricetta infallibile se avevo “voglia di piangere” era l’episodio della Morte di Ombretta in Piccolo Mondo Antico. Ancora oggi mi viene la pelle d’oca se ripenso a quelle parole - «Sciora Lüisa! Che la vegna a cà sübet! Che la vegna a cà sübet!» - che segnano il momento in cui tutto cambia, lo spartiacque tra una vita serena e una tragedia senza consolazione. ( potete leggerle qui https://it.m.wikisource.org/wiki/Indice:Piccolo_Mondo_Antico_(Fogazzaro).djvu
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Stile Over Con le immagini, certo, è più facile, se non fosse che i miei percorsi mentali sono abbastanza contorti. Così, nella maggior parte dei casi non piango quando ci si aspetta che lo faccia, non mi coinvolgono tragedie come Schindler List o La vita è bella, e nemmeno drammoni romantici come Titanic. O meglio , in questo ultimo caso è My heart will go on a farmi piangere, (https://www.youtube.com/watch?v=3gK_2XdjOdY ) non le tragedie dei due protagonisti . Poichè sono sensibile alla musica, è un’altra scena che adoro e che non manca mai di farmi piangere è quella in cui, in Tutti insieme appassionatamente, il colonnello Von Trapp canta Edelweiss (https://youtu.be/8bL2BCiFkTk) Tanto da essere rimasta un po’ delusa nello scoprire che quello che immaginavo come un canto popolare in realtà è stato composto per il film. Ma in genere, pur con qualche eccezione, quello che mi colpisce sono i piccoli dettagli, i momenti in cui qualcosa, per qualcuno, cambia per sempre. E forse l’essenza della malinconia potrebbe consistere proprio in questo sentimento che associa la proiezione di un futuro col senso della perdita. Come, in Ragione e Sentimento, l’istante in cui il colonnello Brandon - interpretato da uno strepitoso Alan Rickman - posa per la prima volta gli occhi sulla ragazza che amerà all’istante contro ogni logica, e che contro ogni previsione riuscirà poi a sposare.
Ragione e sentimento (1995) con la coppia Alan Rickman e Kate Winslet O il “volevo solo dire ciao“ con cui la sorellina del protagonista di ET saluta il piccolo extraterrestre pronto al viaggio che lo riporterà a casa. E poi, naturalmente, c’è il finale de L’attimo fuggente, “O capitano mio capitano”, in cui vedo insieme ribellione e accettazione di una sconfitta e della fine dell’adolescenza. Ma non sarei io se non facessi stranezze, e quindi tra i film che mi fanno piangere devo annoverare l’amatissimo Blues Brothers. Non perché le avventure dei fratelli in missione per conto di Dio mi rattristino, ma per colpa della canzone che cantano quando sono costretti a esibirsi come gruppo country. Come non commuoversi di fronte a qualche battuta di Stand by your man di Tammy Wynette? (la trovate qui www.youtube.com/watch?v=Psm96Dn9KII )
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Incursioni NON AVEVO LA CARTA, NON AVEVO LA PENNA … per fissare in tempo reale le mie emozioni. E così ora nasce il rimpianto Di Marco Vittorio Ranzoni - giornalista
Sarà che piove da due giorni. Con il cielo lombardo, altre volte prodigo di colori e di tramonti spettacolari e i bei colori accesi dell’autunno slavati dall’acqua, e il buio che cala così presto, nel pomeriggio. Non so chi ha detto che la malinconia è la felicità di essere tristi, ma mi è sempre piaciuta questa frase, forse perché contiene una forma di autocompiacimento alla quale spesso indulgo e -in fondo- descrive poca sofferenza. Oggi mi rendo conto che mi abbandono ai ricordi più di quanto abbia mai fatto. Un po’ perché questi aumentano fatalmente con gli anni e poi perché mi sembrano scanditi da un ritmo diverso, diluito e più rassicurante. Mi sono improvvisamente accorto di avere perduto molte occasioni. Non dico occasioni di vivere in
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Incursioni modo diverso, di inseguire i miei sogni, di realizzarmi più pienamente. Questi sono rimpianti puerili, che ho già da tempo cancellato: uno si sceglie giorno dopo giorno la vita che fa: in ogni momento abbiamo fatto le scelte -piccole o grandi- che ci hanno portati ad essere ciò che siamo. No, io parlo delle occasioni di fissare più saldamente quelle emozioni, quell’insieme fatto di momenti, di luoghi e di persone, di frasi, di suoni e di colori. E come avrei potuto racchiuderle nello scrigno, se non scrivendole? Anche malamente, mica siamo tutti scrittori: quel che basta per fermarle.
Le sinapsi sono i punti di contatto fra due cellule nervose Spesso, quando sto per addormentarmi, mi arrivano come in sogno ricordi nebulosi con quadri vividissimi di fatti vissuti tanto tempo fa. Forse le sinapsi del mio cervello si connettono oggi in maniera differente, anche l’ossimoro dei ricordi nebulosi e vividissimi ne può essere la prova, ma sta di fatto che quelle narrazioni che arrivano sul cuscino e durano pochi minuti mi lasciano uno strascico misto di tristezza e felicità, che si
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Incursioni trasforma poi in un senso di fallimento e di inadeguatezza, per non essere riuscito a fissarle abbastanza da poterle raccontare. E se una cosa non puoi raccontarla, o scriverla, che cos’è? Praticamente è quasi come se non fosse mai esistita . Invece no, ecco che ti torna alla mente, assonnata o sveglia che sia, e ti rimprovera di non averla saputa descrivere nella sua interezza, con tutti i suoi minuti dettagli e le sfaccettature. Eccolo, il rimpianto. Non essere stato un fedele cronista dei fatti intimi per me più significativi, non aver mai preso carta e penna per fissare momenti e persone, per raccontarli. Mi accorgo ora di avere vissuto in un’epoca tutto sommato straordinaria, di aver conosciuto o sfiorato e quasi dimenticato persone anche notevoli. Delle quali forse resterà l’impronta in qualche diario di scolaro più diligente.
Se avessimo fatto una scelta diversa, che cosa avremmo trovato dall’altra parte?
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Di tutto e niente RIFLESSIONI PIÙ O MENO MALINCONICHE Che cosa succede ai nostri pensieri quando dobbiamo trascorrere lunghe attese in spazi chiusi? Di Andrea Tomasini – giornalista scientifico
Non sono poche le cose che reiterate mutano di significato o trascolorano in altro. Una parola ripetuta più e più volte perde la capacità di dire ciò che indica e diventa un suono che sorprende, suggerendo sensazioni che risiedono nascoste nella sonorità fatte affiorare dalla reiterazione. Lo stesso accade con le lunghe attese che si svolgono in spazi chiusi. Ti ci prepari, ti porti da leggere e da scrivere, magari più cose di quelle che ti immagini di poter fare, perché il tempo da far passare sai che è tanto e ti piace l’idea di poter scegliere a seconda dell’estro del momento e dell’incerto prolungarsi dell’attesa. Poi il tempo ti prende la mano e non sei più tu a farlo passare, ma è lui che si impossessa di te e ti fa fare quello che vuole. I pensieri sono in gabbia, vanno avanti e indietro dietro le sbarre in maniera incontrollata, compulsiva, ripetuta. A un tratto la fuga - non dal tempo né dall’involucro dell’attesa- è solo che i pensieri si aggregano per logiche che non immagini e vai lontano senza accorgertene. Ti distacchi da te e da là in quel momento, inavvertitamente viaggi senza ricordarti da dove sei partito,
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Di tutto e niente né preoccupandoti di dove stai andando. Una distrazione minima, ritorni bruscamente dove stavi e subito controlli che ora è. Osservi quello che ti eri portato da fare e lo lasci dentro lo zaino. Magari più tardi... Guardi il telefono e controlli notizie e messaggi. L’attesa ormai ti sta dentro, deborda più ancora della immagine della sua soluzione - la ragione per cui sei là. Alternando preoccupazione a noia, distrazione e qualche fuga interiore – qualcuna tragica, qualche altra lieve, altra ancora del tutto assurda e fuori contesto- trascorri in questo interstizio una porzione di tempo che ti sfibra, giungendo quasi a dimenticare le ragioni di quella detenzione trascorsa ad aspettare così tanto tempo . A me, giunto a questo punto, viene da alzarmi e passeggiare nel poco spazio disponibile. Scarico la tensione, conto le mattonelle, le luci, i riflessi. Provo a ubriacarmi di quello che c’è tenendo occupata la mente e pensando a quanto sia stato sciocco a portarmi tutte quelle cose da fare che sono ora diventate solo un peso. A fine giornata barcollo. Ci penso ora che un nuovo giorno è cominciato, l’attesa è trascorsa, la seconda moca sta in tazza anche per provare a far ordine dentro e fuori con la caffeina.
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Da tener d’occhio G.B. MAGISTRI, PITTORE E GRAFICO MILANESE
Malinconia 1971 (China su carta, 20 x30 cm) Un dipinto che non ha bisogno di spiegazioni nè di commenti questo dell’artista milanese che seguiamo mensilmente. La posizione stessa della figura ritratta all’interno del piccolo disegno di Giovanni Balilla Magistri ricorda a tutti noi una o più occasioni in cui ci siamo sentiti così. Pensierosi, tristi, malinconici. Come sempre, per saperne di più sul pittore milanese di cui fra un anno ricorrerà il cinquantenario della scomparsa, c’è il sito https://gbmagistri.org/
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Da leggere (o rileggere) LE EMOZIONI DELLA POESIA I versi più celebri sulla fragilità umana Dalla Redazione
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie
La famosa poesia “Soldati” di Giuseppe Ungaretti non può non essere ricordata quando si parla di malinconia, che induce quasi sempre ad un senso estremo di precarietà, proprio come le foglie in autunno: infatti, basta un filo di vento e possono staccarsi dai rami e cadere, così come può spezzarsi all’improvviso l’esistenza degli uomini (con un particolare riferimento alla condizione dei soldati al fronte).
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Da leggere (o rileggere) Scritto durante la fine della Grande Guerra nel 1918, e composto nel Bosco di Courton, in Francia, questo componimento è senza dubbio uno dei testi chiave che meglio rappresentano la poetica di Giuseppe Ungaretti. Vi si descrive, attraverso la metafora della caduta delle foglie in autunno, la precarietà della vita umana, prendendo come esempio nel testo lirico la condizione dei soldati che vivono la difficile vita di trincea nel corso della Prima Guerra mondiale. Come in molte altre delle sue liriche, anche in questa il poeta non utilizza alcun tipo di punteggiatura, allo scopo di esprimere un flusso continuo, come se il tempo si fosse fermato.
Giuseppe Ungaretti (1888-1970)
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Per approfondire LO SGUARDO CHE È MALINCONIA Forse nessun dipinto come questo dell’italiano Francesco Hayez trasmette prepotentemente lo stato d’animo che corrisponde alla malinconia Dalla Redazione
Malinconia (1840/41), di Francesco Hayez
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Per approfondire Malinconia è un olio su tela (138,6x104cm), conservato a Milano presso la Pinacoteca di Brera . È lo stesso Hayez (1791-1882) a descriverci l’opera nelle sue Memorie: «La Malinconia era rappresentata da una giovane donna del Medioevo, che presa da un sentimento d’amore, sta in una posa abbandonata, che nonostante la passione per i fiori, da essa raccolti in un vaso, tenendone uno in mano che forse le ricorda la persona a lei cara, tiene alquanto china la testa, per meglio nutrire il pensiero che la domina, non curante tutto quello che le sta intorno, e gli abiti stessi che le cadono da una spalla, lasciando vedere parte del petto. L’abito è di raso celeste carico ch’io credetti adatto al soggetto, anche perché contrapposto alle tinte vive dei diversi fiori, ch’io presi tutti dal vero con cura coscienziosa» L’opera, in altre parole, raffigura una fanciulla dagli occhi scuri, abbigliata con un abito di lucente seta grigio-celeste stretto in vita e modulato in un’infinità di pieghe. I suoi capelli dalla consistenza serica le ricadono sulle spalle, il volto è appena inclinato a destra e il busto presenta una leggera torsione; il collo, inoltre, è attraversato da un cordoncino ove è appeso un crocifisso, rimasto impigliato tra le pieghe della veste. L’aspetto trasandato e discinto della fanciulla sottolinea il suo travaglio interiore, divorata da uno stato d’animo in bilico tra la depressione e la tristezza sognante. Il tracollo del suo equilibrio emotivo è messo in risalto dal vaso di fiori che Hayez ha collocato sul risalto murario in primo piano: in questo brano di natura morta troviamo alcuni fiori parzialmente appassiti, e dei petali caduti, innegabili simboli di un autunno dei sentimenti.
Pensiero malinconico (1842)
L’entusiastica accoglienza suscitata dalla Malinconia sollecitò Hayez a realizzare una seconda versione del dipinto, portata a compimento nel 1842 e denominata Pensiero malinconico. Le differenze sono poche, ma sostanziali: lo struggente senso dell’abbandono è infatti esaltato dalla differente disposizione delle vesti (che lasciano maggiormente scoperto il seno) e delle mani, non più intrecciate ma abbandonate alla forza di gravità, e dalla più intensa carica emotiva del volto. L’indagine hayeziana sui fiori giungerà invece a maturazione nell’isolata bellezza del Vaso di fiori sulla finestra di un harem, eseguito nel 1881, trentanove anni dopo la Malinconia.
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Il desco dei Gourmet ©GABRIELE REINA
©GABRIELE REINA
IL NATALE UNICO E SPECIALE È SOLO DA ZOPPI E GALLOTTI Informazione promozionale a cura della Redazione
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Il desco dei Gourmet Aiuto, è già Natale! Un’esclamazione ripetuta ogni anno di questi tempi, ma mai come questo 2021 quando tra Covid, disposizioni del Governo che cambiavano in continuazione, limitazioni per acquirenti e negozianti, il tempo è passato più veloce del solito e ci siamo ritrovati senza accorgerci a dover pensare, fra le altre cose, al pranzo natalizio. Nessuna paura. Ci pensa la rinomata ditta Zoppi & Gallotti. Il negozio, come ben sanno i clienti abituali, è l’ideale per risolvere il Natale di chiunque: single disorganizzati, famiglie numerose, grandi e piccole aziende. Per prima cosa bisogna sapere che sono disponibili: • un vero e proprio menu natalizio(ricco è un aggettivo riduttivo in questo caso) e, inoltre, • un catalogo della regalistica. Volevamo elencare qualche prodotto del menu (per esempio, cominciando dagli antipasti di pesce avevamo scelto aragoste al naturale o in bellavista, aspic di crostacei, astici alla catalana, caviale nazionale fresco, filetto di sogliola alla neva, e tanto altro fra cui i marinati di Comacchio), ma ci siamo accorti che avremmo fatto torto alle squisitezze non nominate. O, per continuare, solo dando un sguardo fra i primi, che cosa scegliere fra agnoli di carne, tortelli di zucca alla mantovana, crespelle con funghi porcini?
Crespelle ai carciofi
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Il desco dei Gourmet Ecco il motivo per cui abbiamo preferito riprodurre qui di seguito l’intero menu:
Ancora troppo poco conosciuta è invece la regalistica, anche last minute. In questo modo è possibile fare un figurone anche con poco. E’ sufficiente un po’ di creatività: per esempio, comprare delle tagliatelle e del sugo al cinghiale: grazie alle confezioni accurate di Zoppi e Gallotti stupiremo i nostri ospiti! Allo stesso modo potremo fare con l’acquisto di dolci particolari: panettone alla birra, fichi ricoperti di cioccolato, pandoro di autentica pasticceria… Le confezioni regalo Z& Gallotti sono poi davvero particolari, in eleganti scatole litografate di diverso formato. “Confezioniamo i prodotti tipici da noi selezionati per la loro particolare qualità- specificano i due soci- ma i cesti si possono comporre anche a proprio piacimento, sostituendo uno o più prodotti alle composizioni suggerite“. Per ordini e richiesta di preventivi potete scrivere una e-mail a: info@zoppiegallotti.com Sito Internet: http://www.zoppiegallotti.com → Importante! Le preparazioni per le feste saranno disponibili fino al 24 dicembre. E, al fine di garantire un servizio migliore, si accettano prenotazioni, a partire da un minimo di quattro perone, entro e non oltre il 20 dicembre. Buon appetito e Buon Natale!
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Il desco dei Gourmet
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In forma C’È UN PONTE CHE UNISCE SOGNI E REALTÀ. SI CHIAMA DISCIPLINA Informazione promozionale A cura della Redazione
D’estate ti sentivi un leone: sveglia al sorgere del sole, corsa, allenamento e tanta, tantissima, attività fisica. Con l’autunno è cambiato tutto: hai l’impressione che le buone intenzioni e i buoni propositi non siano bastati a raggiungere pienamente i tuoi obiettivi; hai lavorato sodo per mesi e hai visto il tuo fisico cambiare proprio come volevi, ma ora stai retrocedendo al punto di partenza. Ti sarai chiesto il perché e forse avrai tentato di porre rimedio a modo tuo, dannandoti e cercando di recuperare sottoponendo il tuo fisico e la tua mente a sforzi eccessivamente concentrati e intensi, che non possono che avere effetti solo nel breve periodo. La spiegazione è assai semplice: manchi di disciplina o, meglio, di autodisciplina. Senza questo elemento è praticamente inutile ottenere buoni risultati e, in particolar modo, perseverare senza che questo ci pesi.
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In forma
Prima di sentire il parere di Paolo Barbera, il nostro coach di riferimento, teniamo a mente che il movimento e lo sport sono importanti per la buona salute: tra i vantaggi che ne derivano c’è la produzione di endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello che ci regalano buon umore e serenità. Fare movimento all’aperto, possibilmente nella natura, come correre, camminare, andare in bicicletta o, meglio ancora, dedicarsi a sport come trekking, sci, arrampicata, può essere un vero toccasana contro la tristezza autunnale o invernale. Chi è Paolo Barbera
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In forma Coordinatore Federale di Triathlon, Ironman Certified Coach. Fondatore di Active Kids, un centro medico specializzato nell’educazione alimentare e nella programmazione e gestione dell’allenamento sportivo. Direttore Tecnico di TRI60, un training center dedicato a ciclismo, triathlon, corsa e nuoto. Maratoneta e Multi Ironman finisher, collabora con le più prestigiose riviste di settore su temi di allenamento, educazione alimentare e preparazione fisica. Nel corso degli ultimi anni ha accompagnato tante persone in un percorso che li ha portati dall’essere sedentari e con problemi di peso e salute a persone sane, attive e in forma. Tri60 Advanced Training; tel. 02-83906360 https: //www.tri60.it La disciplina è una delle chiavi del successo. E’ un discorso valido a 360 gradi: tanto nella vita privata e professionale, quanto nello sport. L’autodisciplina ti aiuta a rimanere concentrato sul raggiungimento dei tuoi obiettivi, ti dà la giusta motivazione per affrontare le imprese più difficili e soprattutto ti aiuta a superare gli ostacoli e le difficoltà che incontri nel tuo percorso. Qualunque esso sia. Ma come definire l’autodisciplina? E c’è una maniera per acquisirla? Disciplina significa allineare profondamente le tue azioni con i tuoi valori e soprattutto le tue priorità. Significa concentrarsi sul tuo percorso senza lasciare che distrazioni e tentazioni ti influenzino negativamente. Importante, da tenere sempre a mente: la disciplina non deve essere percepita come una sorta di sofferenza, ma come determinazione verso un obiettivo. Ti rendi conto di averla acquisita quando sei in grado di controllare i tuoi comportamenti, le tue emozioni e le tue reazioni. Quando sei in grado di rinunciare ad una gratificazione immediata perché hai capito che ti porterà ad un guadagno molto più importante nel lungo termine. Quando sei in grado di dire un no anche quando vorresti dire un sì. Insomma, la disciplina è scegliere tra ciò che vorresti ora e ciò che desideri di più. Non devi rinunciare a tutto ma devi sicuramente fare dei sacrifici negli ambiti più importanti della tua vita. Quelli che ti consentiranno di ottenere ciò che più ti interessa. Crescita e miglioramento sono difficili senza disciplina. Puoi immaginare la disciplina come quel ponte che unisce i tuoi sogni alla realtà. La chiave che ti permette di raggiungere i tuoi obiettivi e realizzare te stesso. Se desideri fare qualcosa di speciale devi essere disposto a fare qualcosa che gli altri non fanno. Devi essere disposto a lavorare più degli altri o ad allenarti meglio degli altri. Non è un sacrificio lavorare un’ora in più o aggiungere un km in più al tuo running workout se questo contribuirà a farti raggiungere i tuoi obiettivi. Per chi non è mai riuscito ad essere un atleta disciplinato fino in fondo, ecco qualche prezioso suggerimento del nostro coach: OBIETTIVI. Prima di tutto scrivi una serie di obiettivi primari da raggiungere. Insieme a questi un elenco di
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In forma azioni/comportamenti necessari per conseguirli. Avere ben in mente cosa devi fare per arrivare al traguardo è alla base del tuo successo. Mantieni sempre un atteggiamento positivo. Avere un obiettivo ben delineato non significa che poi sia facile raggiungerlo. Impara dagli errori senza mai perdere di vista il traguardo finale.
CHECK LIST. Uno dei sistemi più semplici per rimanere disciplinati è l’utilizzo di check list. Redigi periodicamente le cose più importanti da fare e, a mano a mano che le realizzi, spunta la lista. Questo ti aiuterà a rimanere motivato nel corso del tempo e più vincolato al tuo percorso. PAZIENZA. Il raggiungimento degli obiettivi soprattutto se stimolanti e ambiziosi non è un percorso semplice e immediato. Essere disciplinati significa anche avere pazienza. Consapevolezza che per concludere tutto il processo ci vorrà del tempo in cui dovrai rimanere legato all’impegno che hai preso. DISPONIBILITA’. Se sei disciplinato devi essere sempre disponibile a imparare, a migliorare, ad ascoltare e soprattutto a cambiare idea. Non sempre la prima strada che hai intrapreso è la migliore per realizzare i tuoi scopi. Essere disciplinato significa anche sapersi mettere in discussione. Senza mai perdere di vista l’obiettivo. FATTORI LIMITANTI. Individua con attenzione quali sono gli aspetti della tua vita quotidiana che limitano il raggiungimento dei tuoi obiettivi o anche solo lo svolgersi delle tue attività quotidiane. Al giorno d’oggi troppe interruzione per pause, consultazione dei social rappresentano un fattore limitante per lo sviluppo di tanti progetti, piccoli e grossi. Eliminali o individua delle regole per limitarne l’effetto. Vedrai che se le tue giornate volano via lisce tutto il resto comincerà a funzionare meglio. COMMITMENT. Prendi coraggio. Condividi i tuoi obiettivi. E’ più facile rimanere disciplinati quando hai pre-
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In forma so un impegno serio davanti agli altri e hai messo in gioco quindi anche te stesso. Da un lato gli occhi degli altri ti aiuteranno a stare più motivato, e dall’altro il giorno in cui la tua motivazione dovesse scemare, la presenza di un fattore esterno in grado di motivarti potrebbe aiutarti a rimanere sui binari. La condivisione dei tuoi obiettivi ti metterà nella posizione di dare il buon esempio. Dover essere un modello per gli altri è uno degli strumenti più efficaci per mantenere l’autodisciplina. ROUTINE. A volte mi chiedono come io faccia a rimanere disciplinato su tanti aspetti della mia vita: alimentazione, allenamento, lavoro etc. La risposta è che in realtà ho trasformato la mia autodisciplina nel mio modo quotidiano di vivere. Quando sarai riuscito a fare ciò, la disciplina non sarà più un impegno ma una buona abitudine. La nostra mente e il nostro corpo sono molto efficienti ed in grado di abituarsi a tutto. Basta volerlo. NO EXCUSES. Questo è uno dei cardini dell’autodisciplina. Prendi sempre le tue responsabilità. Basta con le scuse o peggio ancora con lo scaricare le colpe agli altri dei tuoi insuccessi. Solo assumendoti la piena responsabilità dei tuoi risultati sarai in grado di mantenere al massimo la tua autodisciplina. Trovare scuse esterne e capri espiatori ti autorizzano ad abbassare la guarda. Sei tu il padrone del tuo destino e colui che determina la tua vita. Non sono importanti gli episodi negativi. Quelli ci potranno sempre essere. Sarà importante il modo in cui tu saprai reagire riuscendo ad andare avanti, dritto verso il tuo obiettivo. La disciplina è il miglior carburante per i tuoi risultati. La capacità di rimanere disciplinati aumenterà nel tempo la tua autostima. Se sai rimanere concentrato sull’obiettivo acquisirai rapidamente la consapevolezza di avere il potere di trasformare ogni obiettivo in realtà. La disciplina ti aiuta a migliorare ogni giorno riuscendo a concentrare le tue energie e il tuo tempo, Nella vita personale. Nel lavoro. Nello sport. Non potrò mai dirti che essere disciplinato sia facile. Ma sono sicuro che ne valga la pena.
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In movimento A ZURIGO IL MERCATINO DI NATALE COPERTO PIÙ GRANDE D’EUROPA Piacevoli scoperte, di tutti i tipi, passeggiando per l’importante città svizzera Gli Erranti
Qui si può comprare il famoso Gluhwein , vino caldo speziato Fermarsi a Zurigo per ammirare le vetrate di Marc Chagall nella chiesa di Fraumünster, arrivare davanti all’entrata e scoprire che, giustamente, non si può entrare perché proprio in quel momento si celebra la messa domenicale... E’ un vero peccato, ma la fortuna ci ha assistito: dal 25 novembre al 24 dicembre, durante l’Avvento, si tiene all’interno della stazione centrale di Zurigo il Christkindlimarkt, uno dei mercatini dell’Avvento coperti più grandi d’Europa, con le sue 140 bancarelle da cui arriva profumo di dolciumi e Gluhwein - vino caldo speziato - e il suo albero di Natale alto 10 metri e addobbato con migliaia di sfavillanti cristalli Swarovski. Ma ci sono mercatini per tutti i gusti, che offrono idee regalo, artigianato e addobbi natalizi di pregevole fattura : vale la pena di citare almeno il più antico, il Wienachtsdorf, un vero e proprio villaggio natalizio (questo significa il nome) che si trova a pochi passi dal lago, sulla Sechseläutenplatz di fronte al Teatro dell’Opera.
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In movimento Zurigo però non è solo mercatini: tra le opere più significative, ricordiamo gli straordinari affreschi realizzati da Augusto Giacometti sul soffitto a volte che funge da ingresso del comando di polizia, ricavato dalle cantine di un antico orfanotrofio. Affrescata dal celebre pittore svizzero tra il 1923 e il 1925, la sala è stata ribattezzata dagli zurighesi Bluemlihalle (“sala dei fiorellini”) per via del tema floreale delle decorazioni . Ma tutto il centro storico vale una visita, per le sue bellezze ma anche per le opportunità di shopping goloso: per gli amanti dei Gin particolari segnaliamo il Turicum, prodotto con ingredienti locali, come i fiori di tiglio del Lindenhof o i germogli di abete dei boschi zurighesi che gli conferiscono un aroma particolare. Questo liquore è molto apprezzato come souvenir, anche grazie alla caratteristica bottiglia. Ma Svizzera vuol dire anche cioccolata, e non possiamo andarcene senza aver visitato i maestri cioccolatieri, dal rivoluzionario Dieter Maier, specialista dell’estrazione a freddo, al classico Vollenweider.
E’ arrivata l’ora di ripartire verso casa ma ritorneremo: le vetrate del signor Marc meritano senz’altro una visita!
Intanto gli Erranti augurano a tutti i lettori buone feste e un felice anno a venire!
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News LUCIA BOSÈ: UNA VITA FRA CINEMA E PASSIONI Una biografia di Laura Avalle ripercorre la vita della celebre diva Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica
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News “Grande attrice e donna indipendente”: è la definizione data di Lucia Bosè dal figlio Miguel, nel comunicato in cui ne annunciava la morte per i postumi del COVID il 23 marzo 2020. I più giovani ricordano un’energica signora dai capelli blu, capace di passare disinvoltamente dalla giuria di miss Italia ai set cinematografici e televisivi e all’organizzazione di mostre dedicate ai suoi amati angeli. Ma per la nostra generazione Lucia Bosè è un’icona, la sua storia racconta al tempo stesso l’Italia del dopoguerra, il grande cinema e il jet set internazionale, i protagonisti della cultura e una grande storia d’amore, quella con il torero Luis Miguel Dominguin, che ha fatto sognare e ha riempito le pagine dei rotocalchi.
Lucia Bosè negli anni ’50
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News Ben venga dunque questo romanzo (Lucia Bosè l’ultimo ciak Femminile singolare Morellini Editore 2021) che ne racconta la storia, dal bancone della celebre pasticceria milanese dove fu scoperta da Luchino Visconti, ai tanti film interpretati nelle diverse fasi della sua vita agli incontri con protagonisti della cultura europea come Pablo Picasso, che elogiò la sua “cara de huesos”, la struttura delicata ed elegante del volto che la cinepresa faceva risaltare rendendola indimenticabile.
Con l’allora marito Luis Miguel Dominguin, celebre torero
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News E’ un romanzo insolito, quello di Laura Avalle, o meglio una biografia romanzata che nasce dal documentario con lo stesso titolo firmato da Kiff Kosoof, nome d’arte del sodalizio artistico tra i registi Davide Sordella, che di Avalle è il marito, e Pablo Benedetti. Anche nelle pagine del romanzo la storia si dipana a partire da una lunga intervista realizzata dal regista proprio nell’hotel di Stresa dove nel 1947 l’attrice fu eletta Miss Italia, per poi intrecciare passato e presente rievocando i passaggi più noti della vita di Lucia Bosè e insieme scoprendone gli aspetti meno conosciuti. Quello che ne emerge è un ritratto a tutto tondo di una donna forte e ribelle, bellissima ma di una bellezza più sottile e inquietante rispetto a quella delle maggiorate in voga negli anni della sua giovinezza, capace di intrigare registi sensibili come Michelangelo Antonioni e Luciano Emmer, e che forse proprio per questo si è trasformata negli anni senza appassire. E assieme all’attrice che lascia il set dopo una serie di successi internazionali per dedicarsi al grande amore che la deluderà, e poi torna sulle scene per scoprire nuovi percorsi, tv e teatro e un cinema diverso e forse più intrigante, scopriamo l’appassionata di arte che colleziona Picasso e la donna sensibile che ha orrore per la guerra e la violenza e, pur innamoratissima di quello che fu considerato il più grande torero di tutti i tempi, non nasconde la propria avversione per le corride. Ma anche la ragazza che rinuncia al suo primo amore Edoardo Visconti di Modrone – il fratello del regista che è stato il suo pigmalione - per dedicarsi al lavoro, la protagonista di un coraggioso divorzio in epoca in cui non era proprio facile, l’autrice di una raccolta di poesie inedita in Italia e la mamma e nonna affettuosa. Un turbinio di vicende che si snodano nelle pagine del romanzo, coinvolgendoci e appassionandosi: “Il segreto è saper ricominciare ogni giorno, che è quello che in fondo mi ripeto tutte le mattine”, dichiara a un certo punto Bosè. Forse in questa frase c’è davvero il suo testamento spirituale, racchiuso in un romanzo che è un bell’omaggio all’attrice in questo 2021 in cui si sarebbe celebrato il suo novantesimo compleanno.
Nel 2010, una delle prime donne ad esibire capelli blu
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Immagini e fotografie
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Tramite l’inserimento permanente del nome dell’autore delle fotografie, la rimozione delle stesse o altra soluzione, siamo certi di risolvere il problema ed iniziare una fruttuosa collaborazione.
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ILLUSTRAZIONE DI ATTILIO ORTOLANI