N12 Anno 3 Generazione Over60

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Dicembre 2021

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n°258 del 17/10/2018 ANNO 3, n.12

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Le rubriche

EDITORIALE “Amoglianimali” Bellezza Da leggere (o rileggere) Da vedere/ascoltare Di tutto e niente Il desco dei Gourmet Il personaggio Il tempo della Grande Mela Incipit Incursioni In forma In movimento Lavori in corso Primo piano Salute Scienza Sessualità Stile Over Volontariato & Associazioni

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Generazione Over 60 DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo

I NOSTRI COLLABORATORI Marco Rossi Alessandro Littara Antonino Di Pietro Mauro Cervia Andrea Tomasini Paola Emilia Cicerone Flavia Caroppo Marco Vittorio Ranzoni Giovanni Paolo Magistri Maria Teresa Ruta

DISEGNI DI Attilio Ortolani Sito web: https://generazioneover60.com/ Email: generazioneover60@gmail.com Issuu: https://issuu.com/generazioneover60 Facebook: https://www.facebook.com/generazioneover60 Youtube: https://www.youtube.com/channel/generazioneover60

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Generazione Over 60 MINNIE LUONGO DIRETTORE RESPONSABILE

Foto Chiara Svilpo

Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti.Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli).

Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”. Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60. Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.

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Chi siamo DOTTOR MARCO ROSSI

SESSUOLOGO E PSICHIATRA è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.

DOTTOR ALESSANDRO LITTARA

ANDROLOGO E CHIRURGO è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo

PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO

DERMATOLOGO PLASTICO presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of PlasticRegenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).

DOTTOR MAURO CERVIA MEDICO VETERINARIO

è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.

ANDREA TOMASINI

GIORNALISTA SCIENTIFICO giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze-carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.

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Chi siamo PAOLA EMILIA CICERONE

GIORNALISTA SCIENTIFICA classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione. Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.

GIOVANNI PAOLO MAGISTRI

BIOLOGO Classe 1951, biologo specializzato in patologia generale, si occupa di progettazione di sistemi per la gestione della sicurezza e dell’igiene delle produzioni alimentari. Socio Onorario dell’Associazione PianoLink vive sognando di diventare, un giorno, un bravo pianista.

FLAVIA CAROPPO

GIORNALISTA E AMBASCIATRICE DELLA CUCINA ITALIANA A NEW YORK Barese per nascita, milanese per professione e NewYorkese per adozione. Ha lavorato in TV (Studio Aperto, Italia 1), sulla carta stampata (Newton e Wired) e in radio (Numbers e Radio24). Ambasciatrice della cultura gastronomica italiana a New York, ha creato Dinner@Zia Flavia: cene gourmet, ricordi familiari, cultura e lezioni di vera cucina italiana. Tra i suoi ospiti ha avuto i cantanti Sting, Bruce Springsteen e Blondie

MARCO VITTORIO RANZONI

GIORNALISTA Milanese DOC, classe 1957, una laurea in Agraria nel cassetto. Per 35 anni nell’industria farmaceutica: vendite, marketing e infine comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista, fumatore di Toscano e motociclista della domenica e -da quando è in pensione- anche del lunedì. Guidava una Citroen 2CV gialla molto prima di James Bond.

MONICA SANSONE

VIDEOMAKER operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.

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Sommario -10Generazione F Non i soliti auguri, per carità! Editoriale di Minnie Luongo -16Foto d’autore Che strane feste… di Francesco Bellesia -18Stile Over Salviamo le stelle di Paola Emilia Cicerone -22Il desco dei Gourmet Il menu di capodanno? Basta una telefonata a Zoppi e Gallotti dalla Redazione -25Incursioni Pensierino controcorrente di Natale Di Marco Vittorio Ranzoni -30Benessere L’importanza di proteggere il sistema immunitario negli over 50 Arriva il nuovo Supradyn difese 50+ dalla Redazione

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Sommario -33Di tutto e niente Il valore del tempo Di Andrea Tomasini -35Da tener d’occhio G.B. Magistri, pittore e grafico milanese dalla Redazione -37Salute Inserire la fibromialgia nei LEA! E’ la richiesta che arriva dal congresso Sir di Rimini Di Minnie Luongo -39SCIENZA Comfort food, quando e quali consumare dalla Redazione -40In forma Come nella vita, anche nello sport preferisci essere un perdente o un vincente? dalla Redazione -46In movimento Quel ramo del lago di Como dove crescono l’ulivo e la vite Gli Erranti -50News Prendersi cura di sé e della propria pelle con LeLang Di Minnie Luongo

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Generazione F NON I SOLITI AUGURI, PER CARITÀ! EDITORIALE Chi ci segue, dopo tre anni ha ormai imparato che noi di Generazione Over60 odiamo i luoghi comuni, specie in periodi come quello che stiamo attraversando da più e più mesi, e che pur mettendo ai primi posti la leggerezza, l’ironia e l’autoironia, sappiamo quand’è il momento di calarsi davvero nella realtà e affrontare situazioni dure e spesso irrisolte. Che non diventano meno dure e irrisolte perché “è tempo di scambiarsi gli auguri e di vivere le feste concentrandosi solo sugli aspetti positivi della nostra vita”. Ecco il motivo per cui ho pensato di affidare l’Editoriale di quest’ultimo mese del 2021 a un caro amico che combatte una battaglia importante per gli ospiti in RSA, Residenze Sanitarie Assistite. Tema spinoso, che va preso di petto e per il quale urgono soluzioni studiate con progettualità mirate. Un’ultima considerazione, questa volta leggera: con Dario Francolino (molto più giovane di me) ho un debito di riconoscenza. Fu lui, una vita fa, a chiamarmi a Roma a fare la prima moderazione in assoluto come giornalista scientifica (si parlava di sclerosi multipla). Da lì prese il via la mia lunghissima serie di moderazioni, ma non potrò mai dimenticare quella, la prima, con la quale acquistai un bel po’ di autostima. A tutti i nostri lettori auguro un 2022 migliore di questo che sta per concludersi (non che ci voglia molto…) e, visto che sono entrata in argomento, auguro di non dimenticare mai di ringraziare chi ci è stato vicino e ci ha dato forza. Buon anno!

RSA, AFFETTI IN CASSAFORTE Due milioni di abbracci negati, di baci rubati e di sguardi cancellati. Nella contabilità ufficiale della pandemia questo dato non è riportato. I LEA non li misurano e neanche le indagini dei NAS che a volte monitorano le condizioni di vita degli ospiti delle Residenze Sanitarie Assistite o degli Assessorati Regionali alla Salute da cui dipende l’accreditamento delle stesse strutture. Le relazioni affettive non sono un parametro da verificare per misurare il benessere psicofisico di chi vive ormai da 2 anni questa condizione di privazione. Fondamentalmente si controllano solo i parametri vitali. Infatti, quando noi familiari chiediamo come sta il nostro caro, la risposta è sempre : mangia, dorme, etc. Ma nessuno ci informa se sorride, se è triste, se ci ha cercato. Questi aspetti costituiscono una terra di mezzo invalicabile che la cortina di ferro alzata dal Covid ha reso permanente. La pandemia ha colpito duro in ogni contesto di comunità: dal carcere, alle comunità di recupero, alle residenze per disabili, agli ospedali e alle case di riposo.

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Generazione F All’inizio lo ha fatto in modo violento e crudele, non senza responsabilità oggettive di amministratori confusi e colpevoli di scelte sbagliate e fatali per centinaia di anziani deceduti nel corso della prima ondata del Covid 19, quando i malati di Coronavirus vennero in modo sciagurato ricoverati in alcune RSA italiane.

Dario Francolino con la mamma Pina

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Generazione F Dopo, invece, ci fu l’oblio collettivo rispetto a ciò che stava accadendo in queste comunità e venne il tempo del “Dobbiamo Proteggerli” che fece diventare madri, nonne e zii, dei tesori talmente preziosi che per non correre rischi sprangammo in casseforti, dimenticandoci le chiavi. Il 2021 purtroppo per tutti gli ospiti delle RSA e i loro familiari si chiude esattamente come si era aperto. In regime di isolamento, questa volta a causa dell’arrivo della variante Omicron, ormai predominante anche in Italia.

Eppure, Il 95% degli ospiti delle Rsa ha fatto la terza dose, la mortalità è azzerata, non esistono focolai, non ci sono ospiti sintomatici né casi noti di presenza di variante Omicron. I familiari entrano solo con Super Green Pass e sono tornati obbligatori anche i tamponi, per scongiurare anche il minimo rischio di contagio. I pochi casi di positività riguardano ospiti che non possono fare il vaccino o operatori che nonostante abbiano l’obbligo di vaccinazione sfuggono ai controlli. Orsan è oggi tra le principali associazioni nazionali di familiari dei pazienti ricoverati nelle Rsa, e a fronte di questo chiediamo che “non si chiuda mai più, non si torni indietro all’isolamento e alla solitudine che gli anziani hanno subito nel 2020”.

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Generazione F Purtroppo invece registriamo già i primi segnali di chiusura. E come sempre questo avviene non in modo omogeneo . Il problema non è di Nord, Sud, Centro o di strutture grandi o piccole, ma di dirigenza e di chi è obbligato a controllare il rispetto e l’applicazione delle leggi e cioè gli Assessorati Regionali alla Salute, attraverso le ASST e le ASL. Il nostro invito ai direttori sanitari è di non farsi prendere dal panico e agire con lucidità confrontandosi con i familiari per definire un protocollo di azione condiviso. Ricordiamoci che quelle persone hanno un’aspettativa di vita bassa e anche se ovviamente non dobbiamo metterle a rischio, dobbiamo tenere presente che la maggior parte di loro tra il rischio del contagio e quello di non vedere più un figlio o un nipote sceglierebbe il primo. Il mio è ovviamente un ragionamento estremo che però mira a scardinare le resistenze di tre delle quattro tipologie di manager individuate da Orsan. “Abbiamo gli irriducibili, ovvero quelli che non hanno mai aperto tutti i giorni alle visite come previsto dalla legge e che attualmente rappresentano il 50%”.

Un’immagine emblematica: questa in molte RSA rappresenta una sorta di muro di Berlino

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Generazione F Poi ci sono ‘i paurosi cronici’ «che al primo sentore di rischio ritirano fuori le pareti in plexiglass e fanno infilare le braccia nella plastica come già successo in questi giorni in Veneto e a Milano» . Gli indecisi «che nel dubbio richiudono tutto ma che fortunatamente non sono molti» e poi gli ‘scienziati’, ovvero “dirigenti che fanno un ‘uso ragionevole della forza’ ovvero - applicando misure restrittive nella misura necessaria- e di fatto mantengono le Rsa aperte in ottemperanza alla legge. Fortunatamente sono il 30%. Tutte le previsioni a livello mondiale confermano che con la pandemia da Covid 19 dovremo convivere ancora a lungo, per cui occorre evitare di trasformare le RSA in anticamere di sale mortuarie, perché seguendo il filo rosso della paura e del panico ansiogeno questo è ciò che sta succedendo e continuerà ad accadere. Le residenze per anziani e ogni altra comunità devono avere le stesse garanzie previste per la scuola, per i luoghi di lavoro, per gli ospedali e quindi occorre fare ogni sforzo affinché rimangano aperte. E’ vero che il livello di attenzione e di protezione va mantenuto elevatissimo in quanto siamo in presenza di individui fragili, cosiddetti lungodegenti cronici, ma tutte le misure emergenziali vanno correlate all’aspettativa di vita, alla volontà degli ospiti e dei familiari che devono assolutamente poter avere voce in capitolo su queste decisioni etiche. Orsan continuerà a battersi per garantire il diritto inalienabile di ospiti e familiari a incontrarsi con regolarità, in presenza e in sicurezza e contro le serrate totali, ingiustificate e inutili che dovranno essere sanzionate dal legislatore e dagli organi ispettivi. E bisogna mettere in conto che servono investimenti da parte delle strutture, che senz’altro potranno essere fatti con progettualità mirate inserite nelle risorse previste dal PNNR per il miglioramento dei livelli socio-sanitari di assistenza agli anziani e alle persone con disabilità. Dario Francolino

Presidente Nazionale ORSAN (Osservatorio Italiano Residenze Sanitarie Assistite)

E-mail: dario.francolino@axesspr.com A: via Gramsci, 11 20900 Monza (MB) - Italy

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Generazione F

Dario Francolino Presidente Nazionale ORSAN

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Foto d’autore Che strane feste…

Un anno che finisce all’insegna di polemiche sempre più accese sul Covid Il Natale ha sempre evocato il color rosso al pari delle decorazioni, per lo più sferiche come le classiche palle da porre sull’albero, sui pacchetti, un po’ ovunque per la casa e le strade principali. Questo 2021, ancor più dello scorso anno, si presenta bizzarro: la maggio parte delle persone, più che dall’atmosfera natalizia, sembra presa da surreali e sterili polemiche sul Covid , il vaccino e il numero di dosi consigliate. Certo l’incertezza della situazione non ha portato a quel “sentirsi più buoni” che mai come quest’anno era invece necessario. Da qui il provocatorio titolo del nostro fotografo Francesco Bellesia al suo scatto: “Che palle!” Come dargli torto?

Che palle! Foto di Francesco Bellesia

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Foto d’autore FRANCESCO BELLESIA Sono nato ad Asti il 19 febbraio del 1950 ma da sempre vivo e lavoro a Milano. Dopo gli studi presso il liceo Artistico Beato Angelico ho iniziato a lavorare presso lo studio di mio padre Bruno, pubblicitario e pittore. Dopo qualche anno ho cominciato ad interessarmi di fotografia, che da quel momento è diventata la professione e la passione della mia vita. Ho lavorato per la pubblicità e l’editoria ma contemporaneamente la mia attenzione si è concentrata sulla fotografia di ricerca, libera da vincoli e condizionamenti, quel genere di espressione artistica che oggi ha trovato la sua collocazione naturale nella fotografia denominata FineArt. Un percorso parallelo che mi ha consentito di crescere e di sviluppare il mio lavoro, una sorta di vasi comunicanti che si sono alimentati tra di loro. Molte sono state le mostre allestite in questi anni e molte le manifestazioni alle quali ho partecipato con premi e riconoscimenti. Continuo il mio percorso sempre con entusiasmo e determinazione… lascio comunque parlare le immagini presenti sul mio sito.

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Stile Over SALVIAMO LE STELLE Impariamo ad amare e goderci i cieli stellati! Anche fisiologicamente, come dimostrano molte ricerche, l’oscurità notturna serve agli esseri viventi (umani e non) Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

Una famiglia davanti ad un cielo stellato (Credit: Cortesia Mario Borghi per la Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS) In questi giorni di fine dicembre, indipendentemente dal nostro credo religioso, celebriamo la luce. Quella delle giornate che lentamente cominciano ad allungarsi, delle lucine colorate e delle candele che spuntano un po’ dappertutto, della cometa che ha guidato i Magi alla grotta di Betlemme e oggi fa bella mostra di sé nei nostri presepi. E forse ci capita di alzare gli occhi al cielo più spesso del solito, ricordando che nelle giornate terse anche i cieli invernali possono essere belli.

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Stile Over

Tracce stellari ( Credit: Nikki Miller per la Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS/European Southern Observatory ) La verità purtroppo è che i nostri cieli stellati stanno scomparendo, inghiottiti dall’inquinamento luminoso che rende impossibile all’80% della popolazione mondiale di vedere le stelle. Un fenomeno denunciato recentemente dall’antropologa Irene Borgna un bel libro, Cieli Neri (Ponte alle Grazie 2021), che racconta la caccia ai luoghi in cui il cielo si vede ancora, e la storia di chi si impegna per proteggerli . Come l’’associazione, Cielo Buio, coordinamento per la protezione del cielo notturno https://cielobuio.org/ che raccoglie informazioni e iniziative a tutela dell’oscurità . Non si tratta dell’iniziativa di pochi romantici. Fisiologicamente l’oscurità notturna serve agli esseri viventi, umani e non: un numero crescente di ricerche segnala i danni dovuti all’eccesso di luce, dall’alterazione dei cicli vitali alle fioriture precoci, ai danni alle popolazioni di farfalle notturne e uccelli migratori, senza contare le ricadute sulla nostra salute. E forse anche sulla nostra serenità. Che cosa diventeremo senza stelle? Basta visitare la pagina Facebook di Cielo Buio per renderci conto di come solo pochi decenni fa la Via Lattea forse assai più visibile . Forse non vale la pena di rinunciare, anche considerato che è possibile conciliare un’illuminazione efficace e sicura con la tutela del cielo stellato . E paradossalmente proprio nell’illuminatissima Lombardia - una macchia chiara nelle carte che mostrano

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Stile Over l’illuminazione notturna - è stata approvata nel 2000 una legge sull’inquinamento luminoso considerata ancora oggi valida, e che se applicata correttamente permetterebbe i ridurre i danni . Anche se le fonti luminose continuano ad aumentare, senza dimenticare la luce proveniente da strutture private, come i centri commerciali, o i cartelloni pubblicitari illuminati da luci sparate verso l’alto che in teoria sarebbero proibite .

Il rischio insomma è che lo spettacolo meraviglioso che ha accompagnato i nostri antenati vada perso per sempre. Personalmente, ricordo ancora con emozione una notte stellata nel deserto marocchino, vista una ventina di anni fa proprio in una notte d’inverno: uno degli spettacoli naturali che mi porto nel cuore. Per fortuna, in diversi Paesi stanno nascendo Parchi delle stelle: aree protette, spesso vicine a osservatori astronomici, dove è possibile ammirare la volta celeste, oltre a partecipare a varie iniziative didattiche e divulgative. Un’opportunità di gite turistiche alternative che attira sempre più appassionati, come avviene in Valle d’Aosta dove nel settembre 2020 è nato il primo parco delle Stelle italiano a Saint-Barthélemy, dove sorge l’osservatorio astronomico della Regione gestito dalla Fondazione Clément Fillietroz (www.oavda.it).

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Stile Over E’ la Fundación Starlight dell’Instituto de Astrofísica de Canarias a rilasciare la certificazione Starlight Stellar Park, riconosciuta dall’Unesco, ai siti che offrono la possibilità di ammirare il cielo (per conoscerli www. fundacionstarlight.org). Grazie al progetto “EXO /ECO Esopianeti Ecosostenibilità -Il cielo e le stelle delle Alpi, patrimonio immateriale dell’Europa” l’osservatorio valdostano ha potuto realizzare interventi per illuminare le zone abitate vicino all’osservatorio, mantenendo buio il cielo e garantendo la visibilità delle stelle a occhio nudo e col telescopio, in modo da offrire specialmente a chi vive in città la possibilità di osservare per la prima volta la Via Lattea. E da poco è nato un secondo Stellar Parc italiano in Sicilia, presso il centro internazionale per le Scienze Astronomiche Gal Hassin del comune di Isnello (Palermo) https://galhassin.it/. E per fortuna sono sempre di più le iniziative mirate a restituirci le stelle: pochi giorni fa si è svolta in Olanda la performance dell’artista Daan Roosegaarde, che in collaborazione con UNESCO ha chiesto alla sua città, Franeker, di spegnere le luci per una notte per rendere visibile il cielo stellato. Il risultato potete vederlo qui www.youtube. com/watch?v=VESOBfcAk2c

L’isola di Niue, nell’Oceano Pacifico, è il primo Paese al mondo ad essere classificato come “nazione dal cielo buio”. I cieli oscuri permettono una visione chiara e incontaminata delle stelle e, dato che l’80% delle terre emerse è inquinato dalle luci artificiali, sono molto rari.

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Il desco dei Gourmet ©GABRIELE REINA

©GABRIELE REINA

IL MENU DI CAPODANNO? BASTA UNA TELEFONATA A ZOPPI E GALLOTTI Informazione promozionale a cura della Redazione

L’entrata di Zoppi & Gallotti, in via Cesare Battisti a Milano

Avete voglia di festeggiare il capodanno con qualcosa di buono (anzi, di ottimo), ma non di mettervi ai fornelli? Per fortuna a Milano c’è la salumeria Zoppi e Gallotti ( via Cesare Battisti 2) che arriva in vostro soccorso con un oceano di squisitezze, disponibili su prenotazione fino a mezzogiorno del 30. Quindi, affrettatevi: avete ancora solo poche ore!

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Il desco dei Gourmet

I clienti sotto le feste natalizie sono ancora più numerosi del solito: perchè non telefonare o mandare una e-mail? Si comincia dagli antipasti per tutti i gusti. Pesci e crostacei la fanno da padroni, si tratti di affumicati ( tonno, spada, salmone) , mignon con code di scampi, aragoste e gamberi in salsa tartara canapè al caviale, cocktail di crostacei, insalata di polpo, capitone, paté di tonno e altro ancora. Non può mancare l’aragosta, al naturale o in bellavista, e i paté di selvaggina e vitello oppure il fegato d’oca per chi preferisce la carne.

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Il desco dei Gourmet Dopo tante delizie, si può completare un ricco buffet festivo con un saporito panettone gastronomico, disponibile nelle varianti al pesce affumicato o ai salumi. Per chi desidera un primo piatto ci sono le crespelle ai carciofi o gli gnocchi alla parigina, e non mancano raffinati secondi a base di carne o pesce : si può scegliere tra carré di vitello al tartufo nero, oppure filetto di rombo al tegame o bianco branzino . Non mancano le vivande tradizionali e benauguranti, come cotechini, zamponi e lenticchie, oltre naturalmente a panettoni e veneziane per concludere in bellezza. Il tutto, naturalmente, accompagnato da vini e spumanti che Zoppi e Gallotti sapranno consigliarvi, per brindare al nuovo anno.

I due soci – Giuseppe Zoppi e Carlo Gallotti- al lavoro Via privata Cesare Battisti 2, a Milano. Tel. 02/5512898. Per ordini e richiesta di preventivi potete scrivere una e-mail a: info@zoppiegallotti.com Sito Internet: http://www.zoppiegallotti.com Buon appetito e buon anno!!!

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Incursioni PENSIERINO CONTROCORRENTE DI NATALE …Come si fa a dire “credo”? La propria idea di vita non può essere un fatto condiviso Di Marco Vittorio Ranzoni – giornalista

Sbaglierò. Probabilmente sbaglio, ma in fondo se anche fosse sarà un problema solo mio e poi è da un po’ che ce l’ho nel gozzo. Certo, tirarlo fuori proprio a Natale è da bastardi, ma tant’è. Le religioni, non sopporto più le religioni. Tutte. Qualcuno mi dirà di non parlare di cose che non conosco, di sciacquarmi la bocca col sapone ma…in fondo, forse qualcuno le conosce veramente?

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Incursioni

Sono convinto che ciascun individuo abbia una sua personale e ricchissima dimensione mistica, più o meno articolata, ma in che modo questa si può ridurre a una tipologia catalogabile, omologabile e a disposizione di tutti? Come può la mia idea di soprannaturale coincidere con quella di un altro, al punto di sovrapporvisi e generare un culto, una preghiera comune? E’ un fatto che i conflitti razziali, i genocidi, le oppressioni e le guerre siano state e sono ancora generate da questa per me assurda contrapposizione di credi religiosi. O di questioni economiche e di dominio che a vario titolo se ne paludano. In poche parole, sento crescere dentro di me l’insofferenza nel vedere i popoli suddivisi in “cluster” religiosi.

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Incursioni

“Gli ebrei, i musulmani, i cristiani…”. Ma cosa mi importa? Onestamente, non vedo il valore aggiunto di dichiarare la propria fede, quasi che una credenza potesse accomunarci in fazioni, renderci gruppo dove l’uno è indistinguibile dall’altro e dividerci in squadre a seconda del tifo.

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Incursioni La propria idea di trascendente, le grandi domande sul come e il perché siamo capitati a vivere su una palla infuocata che gira come un precario bruscolino nell’Universo e soprattutto che ne sarà di noi, dopo, non può essere un fatto condiviso, perché in realtà ognuno di noi ne ha una sua personale e vaga idea. Un conto è discuterne, come fanno i filosofi da sempre e noi al bar: l’importante è non arrivare mai ad una conclusione, perché la conclusione probabilmente non c’è. Sono tutte elucubrazioni che terminano con una virgola, mai un punto. E’ infinitamente più probabile che l’universo, la terra, la nostra razza, la nostra civiltà, con le sue città e i suoi missili, le mongolfiere e il risotto giallo, la natura stessa così come la vediamo, le piante e gli animali, siano frutto dell’evoluzione durata milioni di anni di qualcosa nato dal caso e dal caos. Ma pensarlo fa paura, perché ci condanna a non poter sperare in qualcosa oltre la nostra morte. E allora tutti, alè, dagli egizi ai pellerossa, dai monaci tibetani alle caste sacerdotali, a fondare culti e inventarsi storie e libri e crociate e chiese, idoli e totem. Un mondo affascinante, terribile, ma alla fine rassicurante e soprattutto da poter condividere coi nostri simili. Sbaglierò, mi rendo conto di trattare la cosa in modo superficiale, ma io -ad esempio- non potrei far parte nemmeno di un club che basasse l’appartenenza dei suoi membri su un credo e fosse articolato in dogmi. Da convinto sostenitore dell’individualismo, mai potrei far parte di un partito politico o tifare per una squadra di calcio, figuriamoci identificarmi in una religione. Come può un gruppo di persone emanare regole buone per tutti, dettare comportamenti e agire sempre in linea col mio pensiero? Non sono anarchico. Anzi. Giusto il complesso delle leggi dei governi laici può avere un senso, ma lì ne va della sopravvivenza, della coesistenza sociale. Sono regole necessarie ad evitare il nostro annientamento e nulla più. Non pretendono e non devono mai (ma succede spesso, purtroppo, e proprio per colpa delle religioni) ingerire nelle scelte di coscienza del singolo, su temi che coinvolgono lui solo e la sua visione spirituale.

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Incursioni Per contro credo fortemente nel lavoro di squadra. E non è un paradosso o una contraddizione, anzi. In un team la vera forza è data dall’individuo. Che si mette al servizio di un progetto concreto, senza un retropensiero ideologico e vi riversa le proprie idee e le proprie abilità, senza rinunciare alle differenze che lo rendono unico e senza aver la tentazione di cambiare gli altri. Se nella politica questo si vede raramente, nelle religioni è impossibile (e anche essere interista è molto, molto difficile).

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Benessere L’IMPORTANZA DI PROTEGGERE IL SISTEMA IMMUNITARIO NEGLI OVER 50: ARRIVA IL NUOVO SUPRADYN DIFESE 50+ Informazione promozionale A cura della Redazione

Mai come in questi ultimi anni l’età anagrafica è solo un numero. Anzi, oggi che secondo gli ultimi dati ISTAT (gennaio 2021), il 46% della popolazione italiana ha superato i 50 anni di età, i diretti interessati la ritengono una “golden age”. Solo così si spiega come mai sono costantemente in crescita gli individui over 50 che hanno cominciato a guardare a se stessi con una nuova consapevolezza – attribuendo la giusta importanza alle esperienze e ai traguardi raggiunti – e a riconoscere l’avanzare dell’età come un continuo punto di partenza, come il principio di una ritrovata libertà che si rinnova e cresce col passare degli anni. Tuttavia, è vero anche che, a partire dai 50 anni circa, il corpo comincia a subire delle variazioni che gradualmente contribuiscono a compromettere il funzionamento ottimale del sistema immunitario mentre, al contempo, la microflora intestinale può alterarsi. Elemento da non trascurare assoluta-

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Benessere mente, considerato che ben il 70% delle difese immunitarie risiede proprio nell’intestino. I fattori che concorrono a questo indebolimento sono molteplici : vi sono fattori esterni, come la dieta, i cambiamenti a livello gastrointestinale e l’utilizzo di terapie croniche, che possono ridurre la capacità di assimilare alcuni micronutrienti importantissimi in questa età come la Vitamina B12; vi sono poi fattori interni, tra cui l’aumento dei fattori pro-infiammatori e dello stress ossidativo, i cambiamenti nelle cellule immunitarie e l’alterazione del microbiota intestinale. A questo proposito, circa la stretta relazione fra intestino e sistema immunitario, spiega Lorenzo Morelli, microbiologo e professore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: “Circa 30 anni fa si è scoperto che l’intestino non è un organo importante unicamente per la digestione, ma è anche coinvolto nei processi di difesa del nostro organismo. È stato elevato da “organo” a vero e proprio “ecosistema”, ossia una nicchia ecologica composta da diverse componenti: tessuti digestivi intestinali e più di 1000 specie batteriche che li abitano a formare il “microbiota intestinale”. Inoltre, di recente è stata chiarita l’enorme quantità di cellule appartenenti al sistema immunitario presenti a livello intestinale: pertanto, è possibile affermare con certezza che l’intestino sia il punto del nostro organismo con il maggior numero di cellule deputate alla difesa dagli attacchi esterni. Ciò non deve sorprenderci e risulta anche logico: ogni giorno introduciamo con l’alimentazione molti corpi estranei, sostanze diverse dalle nostre cellule e l’intestino deve scegliere se difendersi o meno ed essere in grado di farlo. Con l’avanzare dell’età si assiste ad una diminuzione della diversità della popolazione microbica intestinale e non è un bene, perché l’ecosistema funziona al meglio quando preserva la sua complessità: diminuiscono i Bifidobatteri, microrganismi fra i principali regolatori del sistema immunitario intestinale, coloro che attivano le cellule di difesa, e contemporaneamente si assiste ad un aumento di Clostridi. Ne consegue che l’organismo non sia più pronto e scattante nell’innescare adeguati meccanismi di protezione, è più fragile ed esposto a malattie. Un utile supporto arriva dal nuovo Supradyn Difese 50+ di Bayer, finalizzato ad una maggiore protezione del sistema immunitario negli over 50. Così da venire incontro non solo a quella metà degli italiani over 50 che- stando ad una ricerca Ipsos- già acquista integratori alimentari principalmente per supportare le proprie difese immunitarie, ma anche per convincere il restante 50% sulla necessità di ricorrere regolarmente a Supradyn Difese 50+. Una domanda che ricorre spesso da parte di chi ha superato i 50 anni riguarda il ruolo della vitamina B12 per la salute in età matura. Risponde Barbara Moroni, Responsabile funzione Medica Bayer Consumer Health: “Con l’avanzare dell’età l’organismo va incontro a numerosi cambiamenti. In particolare, a livello gastrico si verifica una riduzione della produzione del fattore intrinseco e dell’acidità gastrica e ciò, assieme all’assunzione di determinati farmaci assunti in cronico, causa una riduzione della capacità di assimilare alcuni micronutrienti, in particolar modo la vitamina B12, importantissima in questa fase della vita. Si trova principalmente nei prodotti di origine animale ed è una molecola idrosolubile: significa che non riusciamo

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Benessere ad accumularla come riserva nel nostro organismo, motivo per cui l’ipovitaminosi di Vitamina B12 non è una condizione rara in questa fascia d’età e deve essere regolarmente assunta attraverso l’alimentazione o opportunamente integrata. È un micronutriente che esercita un’azione diretta a livello del midollo osseo per la produzione dei globuli rossi; inoltre, partecipa al metabolismo di molte molecole contribuendo alla produzione di energia. Può aiutarci ad avvertire meno la stanchezza, a ridurre lo stress e l’affaticamento, ad aumentare l’energia e la concentrazione e a migliorare le nostre funzioni cognitive, intervenendo anche nella produzione dei globuli bianchi, cellule fondamentali per la difesa del nostro organismo”. Alla luce di questo, Supradyn Difese 50+ arriva sul mercato per rispondere a queste esigenze, con un alto dosaggio di Vitamina B12- parliamo di 500 µg che corrispondono al 20.000 % del Valore Nutritivo di Riferimento- contro stanchezza e affaticamento e a supporto del sistema immunitario. L’importanza di difendere bene il proprio organismo parte proprio da una corretta e mirata prevenzione.

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Di tutto e niente IL VALORE DEL TEMPO Un altro anno è arrivato alla fine. Per il tempo che passa forse l’unico antidoto è viverlo il più consapevolmente possibile. Di Andrea Tomasini – giornalista scientifico

E’ una settimana o poco più che non mi rado testa, guance e gola. Capelli e peli lunghi: mi racconto che lo faccio per poter poi perfezionare la barba, sagomarla al meglio. Invece, come talvolta son costretto a confessarmi, è perché cerco di lasciarmi indietro. Troppo preso da cose che non mi appagano e quasi a marcare

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Di tutto e niente la situazione di insoddisfazione momentanea, non mi curo di tagliar via le tracce di ieri. S’accumulano così millimetro dopo millimetro sulla pelle – sul viso- irsutismi di storie e stati d’animo che reclamano un’attenzione interpretativa, una lettura attenta. Mi accade lo stesso con i giornali che compro e non leggo, ma neanche butto. Leggere il giornale sfasato rispetto al giorno in cui è uscito dilata il tempo e ridimensiona almeno il tono delle asserzioni fatte. Rivendico il diritto a non avere un’opinione su tutto, ma solo su quello che riesco ad approfondire. In più – lo dico da curioso- ci sono cose che non mi interessa sapere. E rivendico la necessità –direi il diritto- di disporre del tempo per valutare, domandare e capire. Mi passo la nano sulla testa e sotto la gola e mi fa strano sentire tutti questi pungiglioni, emersi dalla pelle come reazione a ciò che accade – reazione del tutto aspecifica, perché è solo il trascorrere del tempo che li fa crescere e imbiancare. A ogni passaggio la sensazione -sia sulla pelle del volto sia su quella sulle mani- mi aiuta a ricordare che il tempo passa, ma occorre esserci e l’antidoto è viverlo il più consapevolmente possibile. Domenica ho visto per strada una pubblicità irritante che mi torna in mente e mi rammarico non aver fotografata. L’immagine grande e parziale ritrae il quadrante di un orologio e il testo recita, più o meno: “conosciamo il valore del tempo: compriamo orologi di lusso”. Ho al polso un orologio cinese pagato circa 13 euro. Delicato e bizzarro: se ci faccio la doccia ci piove dentro; ha il quadrante fosforescente ma lo sono anche le lancette, così che al buio si vede un discoide verdognolo senza riuscire a distinguere l’ora. Quando lo guardo di notte, svegliandomi al buio, riesco solo a capire che è più tardi di prima, intuendo soltanto e non leggendo l’ora che è. Il valore del tempo prescinde dal costo dello strumento per misurarlo – giocare sull’equivoco genera fraintendimenti nelle menti più suggestionabili. Mi secca questa volgarizzazione. Quando è notte succede che dici che hai fatto tardi se è prima di coricarti, ma affermi che è presto se ti svegli prima dell’ora prefissata. “Tardi e presto” non attengono alla qualità – ma suggeriscono di agganciare ad altro la percezione per articolare un giudizio, che si basa su “prima e dopo”. L’irsutismo disordinato che è esito del mio mancato accudimento quotidiano l’ho detto, è aspecifico . Ho la sensazione che questione di fondo resti l’ancoraggio . L’illusione con cui, in questo scorcio dell’anno, si mitiga la questione è l’acquisto della nuova agenda. Scriverci mi aiuterà a capire almeno quanto tardi sono e ho fatto: spero solo di riuscire ad andare a comprarla in tempo – prima che si concluda l’anno e che in negozio non sia finita…

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Da tener d’occhio G.B. MAGISTRI, PITTORE E GRAFICO MILANESE

Heinrich Boll . Il Saggiatore. 1960

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Da tener d’occhio G.B. MAGISTRI, PITTORE E GRAFICO MILANESE

A Giovanni Balilla Magistri si deve anche la maggioranza delle copertine della collana “Le Silerchie” per la casa editrice Il Saggiatore di Alberto Mondadori. Indimenticabili le copertine di questo pittore, che molti appassionati conservano in casa ben catalogate. “La biblioteca delle Silerchie” (nata nel 1958 e chiusa nel 1997) raccoglieva testi brevi, spesso di autori importanti (Mann, Kafka, Faullkner) oppure dedicati a specifici argomenti del mondo dell’arte. Le loro copertine- cartonate rigide con una realizzazione grafica innovativa per l’epoca- sono state per l’appunto illustrate per la massima parte da Giovanni Balilla Magistri (più altri artisti contemporanei) con motivi astratti. Il significato del termine Silerchie fu svelato a più di un lettore curioso dallo stesso Alberto Mondadori: “Via delle Silerchie è una strada di campagna (che si stacca dalla Nazionale Camaiore- Lucca per poi diventare un sentiero tra i boschi” (e qui per l’appunto sorgeva la villa di campagna del patron Mondatori, ndr). Per quanto riguarda l’etimologia, sono sempre le parole dell’editore a spiegarcela: “Siler, con il diminutivo silercula, è un rametto di vetrice con cui si facevano bastoncelli magici usati per scacciare le malattie e gli spiriti maligni. La nostra vuol essere, pertanto, una collana che mette in fuga malanni e malefizi”. Quale migliore occasione per la Fondazione Mondadori raccogliere in una mostra le opere e le memorabili copertine Silerchie di G. B. Magistri nell’anno che sta per iniziare? Il 2022 saranno 50 anni esatti dalla scomparsa del grande grafico, al quale- oltre la la strada già esistente – proprio questo 2021, alcuni mesi fa, il Comune di Milano ha voluto dedicare una lastra commemorativa posta sulla casa dove visse e produsse le opere migliori. Una mostra, più che meritata, offrirebbe l’opportunità di farlo conoscere anche alle generazioni più giovani, che non hanno potuto godere della sua arte e del suo genio! Per saperne di più c’è il sito https://gbmagistri.org/

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Salute INSERIRE LA FIBROMIALGIA NEI LEA! E’ LA RICHIESTA CHE ARRIVA DAL CONGRESSO SIR DI RIMINI La Società Italiana di Reumatologia chiede a gran voce che tale malattia reumatologica sia inserita nei Livelli Essenziali d’Assistenza Di Minnie Luongo – giornalista scientifica A Rimini, finalmente in presenza, si è tenuto il 58° Congresso Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR). E potersi confrontare di persona con i tantissimi partecipanti - oltre 1.500 specialisti e 100 relatori provenienti da tutta Italia- ha significato molto: per aggiornarsi e per avere risposta a mille quesiti. E davvero numerosi sono stati i temi affrontati nella due giorni riminese, tanto da rendere difficile tracciare un resoconto generale che non risulti approssimativo e soprattutto lacunoso. Ecco il motivo per cui, fra tutti, abbiamo preferito scegliere un argomento su cui si è giustamente insistito molto: la fibromialgia, che in Italia colpisce oltre 500mila pazienti affetti da forme gravi, dolorose e invalidanti. Da qui l’appello: Questa malattia reumatologica sia subito inserita nei LEA (Livelli Essenziali d’Assistenza).

In Italia 500mila persone soffrono forme gravi di fibromialgia

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Salute La Società Scientifica è da anni impegnata in un dialogo con le istituzioni e sulla malattia è stato attivato due anni fa un registro. Sono stati finora raccolti i dati relativi a 4.022 persone reclutate in diversi 45 centri specializzati attivi sull›intero territorio nazionale. “Abbiamo voluto realizzare uno strumento fondamentale per pazienti, medici e istituzioni - afferma il professor Roberto Gerli, Presidente Nazionale SIR -. Il registro attualmente è il primo al mondo per numero di malati coinvolti e permette di svolgere ricerche medico-scientifiche. Possiamo migliorare la conoscenza della storia naturale della malattia, definire l’intervallo di tempo tra l’esordio dei sintomi e la diagnosi, monitorare ed aggiornare il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (PDTA). Infine, ci consente di quantificare gli esiti e l’impatto sociale-economico sull’intera collettività. Abbiamo avuto diverse riunioni con il Ministero della Salute e il suo Ufficio per i LEA proprio per definire, in base ai dati raccolti, come meglio organizzare l’assistenza socio-sanitaria nel nostro Paese”. Spiega Fausto Salaffi, professore associato di Reumatologia all’Università Politecnica delle Marche e responsabile nazionale del registro Fibromialgia: “Si tratta di una sindrome da sensibilizzazione centrale che si caratterizza per un forte dolore muscolo scheletrico diffuso. Inoltre, è caratterizzata da una serie di sintomi e segni clinici che in qualche modo predispongono il malato ad una pessima qualità di vita. I più diffusi e frequenti: alterazione del sonno, cefalea e disturbi gastrointestinali. In totale interessa in Italia oltre 1 milione e 200 mila uomini e donne, anche se non tutti i casi presentano lo stesso livello di severità. Nell’ottica dello sviluppo della medicina di precisione è perciò fondamentale avere a disposizione dati precisi su una patologia reumatologica tra le più temute”. Grande interesse ha suscitato l’argomento telemedicina, a proposito della quale il professor Gerli ha sottolineato: “Questa patologia potrebbe essere gestita ricorrendo anche alla telemedicina. Quest’ultima, infatti, rappresenta una preziosa risorsa ed è anche l’unica modalità che consente la territorializzazione di certi servizi sanitari e la possibilità di raggiungere i pazienti a domicilio da remoto. Le infezioni da Covid-19 stanno nuovamente crescendo a ritmi sostenuti. Vanno perciò potenziate tutte quelle tecnologie che permettono di gestire i malati senza dover per forza ricorrere ad attività ambulatoriali tradizionali”. “Come SIR abbiamo attivato la piattaforma Web di TeleMedicina iARPlus coinvolgendo 44 centri di reumatologia sparsi sul territorio nazionale - sottolinea Salaffi -. Abbiamo, in un anno di attività, riscontrato alcuni problemi soprattutto burocratico-amministrativi e infatti andrebbero attuate strategie a livello regionale per rendicontare le tele-visite. Al tempo stesso sono state evidenziate le grandi potenzialità collegate alle nuove tecnologie soprattutto per quanto riguarda l’aderenza da parte dei malati ai controlli periodici e ai trattamenti”. Da non dimenticare che I pazienti reumatologici, se colpiti dal Coronavirus, presentano un esito più severo rispetto alla popolazione generale. La situazione risulta ancora più difficile e compromessa negli over 65 e se vi è la presenza di altre malattie concomitanti come quelle cardio-polmonari. Per questo la SIR ha rinnovato l appello a tutti i malati e caregiver affinché seguano scrupolosamente tutte le norme igieniche e per il distanziamento sociale. Compresa, ovviamente, la terza dose della vaccinazione anti-Covid, in quanto si parla di pazienti fragili.

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Scienza COMFORT FOOD, QUANDO E QUALI CONSUMARE Informazione promozionale A cura della Redazione

Non tutti conoscono i “comfort food”, così chiamati in quanto apportano gratificazione emozionale a coloro che li consumano. In questa videointervista ne parla la dottoressa Francesca Vignati, biologa nutrizionista, specializzata in nutrizione clinica e gestione degli aspetti nutrizionali nelle persone anziane e affette da malattie neurodegenerative. L’intervista, avvenuta durante il “11th Probiotics, Prebiotics & New Foods, Neutraceuticals and Botanicals for Nutrition & Human and Micrbiota Health”- Congresso internaDott.ssa Francesca Vignati, Biologa Nutrizionista zionale con ricorrenza biennale organizzato dal Professor Lucio Capurso, tenutosi a Roma presso l’Università Urbaniana nei giorni 12-14 settembre 2021- è stata condotta da Yakult Italia in collaborazione con microbioma.it. In sintesi, la dottoressa Vignati spiega che, seppur tali alimenti apportano elevata gratificazione ai consumatori, non sempre sono ricchi di polifenoli e di fibre, che hanno la capacità di modulare in senso positivo il microbiota e migliorare la funzione di barriera del nostro intestino e di come spesso questi ultimi siano difficili da implementare nella dieta, soprattutto di quella degli anziani, che richiederebbe più frutta, verdura e cereali integrali. Quale soluzione adottare? Un esempio è il consumo di prodotti probiotici che favoriscono l’equilibrio della flora intestinale. https://yakult.it/

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In forma COME NELLA VITA, ANCHE NELLO SPORT PREFERISCI ESSERE UN PERDENTE O UN VINCENTE? Informazione promozionale A cura della Redazione

Ormai fa parte del linguaggio comune: si vede subito che quello è un perdente! O, al contrario : è evidente che sia un vincente! Ma ci siamo mai chiesti che cosa intendiamo con queste espressioni? Per il nostro coach Paolo Barbera, non bisogna pensare si parli solo di sport: “Le persone migliori, coloro che davvero riescono a diventare vincenti non sono persone eccezionali dal punto di vista dell’intelligenza, delle capacità o del talento. Sono persone che credono davvero in se stesse e che si prendono tutte le responsabilità per successi e fallimenti della vita”. Il primo passo per essere vincenti sta proprio nel prendere coscienza definitivamente che ogni persona è in grado di forgiare la propria vita. Questo significa che il pensiero positivo, la fiducia nei propri mezzi, il credere in se stessi possono portare ad ottenere il successo. Ma per capire a fondo qual è la differenza tra un

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In forma vincente e un perdente, dobbiamo analizzare che cosa succede in caso di un insuccesso o di un fallimento. Il vincente, sorprendentemente, si prende tutte le responsabilità del fallimento, analizza che cosa è andato storto e cerca di fare meglio la volta successiva. Mentre il perdente non prova neppure per un attimo a farsi un esame di coscienza. Se ciò vale per l’esistenza in genere, altrettanto lo è per lo sport, come qui di seguito ci spiega lo stesso Barbera. Chi è Paolo Barbera

Il coach Paolo Barbera, Coordinatore Federale Triathlon e Direttore tecnico di TRI60 Coordinatore Federale di Triathlon, Ironman Certified Coach. Fondatore di Active Kids, un centro medico specializzato nell’educazione alimentare e nella programmazione e gestione dell’allenamento sportivo. Direttore Tecnico di TRI60, un training center dedicato a ciclismo, triathlon, corsa e nuoto. Maratoneta e Multi Ironman finisher, collabora con le più prestigiose riviste di settore su temi di allenamento, educa-

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In forma zione alimentare e preparazione fisica. Nel corso degli ultimi anni ha accompagnato tante persone in un percorso che li ha portati dall’essere sedentari e con problemi di peso e salute a persone sane, attive e in forma. Tri60 Advanced Training; tel. 02-83906360 https: //www.tri60.it

“Con il passare degli anni il numero degli atleti che ho seguito e la quantità di programmi di allenamento studiati hanno raggiunto una dimensione importante. Questo che potrebbe sembrare un traguardo, in realtà per come intendo lo sport e la vita è semplicemente un nuovo punto di partenza. Il più grande insegnamento che ho tratto da questi anni di lavoro condiviso con tanti atleti mi ha fatto modificare il sistema di lavoro. Se all’inizio ero convinto che la qualità principale di un allenatore fosse quella di preparare piani di allenamento accurati e personalizzati, adesso ho capito che quella è solo una parte e a volte insufficiente del lavoro. Non basta perché a volte un atleta in gara anche se preparato nel modo migliore non raggiunge il risultato sperato e soprattutto, cosa ancor più difficile da comprendere, non riesce ad esprimere una prestazione pari al suo valore. Perché? Abbiamo già più volte affrontato temi legati alla motivazione, all’ansia da prestazione e a tanti degli aspetti

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In forma psicologici vicini al mondo dello sport e non solo. Quello che mi interessa affrontare è l’influenza che ha sui tuoi risultati sportivi l’approccio mentale con cui affronti la tua vita quotidiana e quindi anche l’allenamento e la gara. Questo può fare la differenza più di tanti allenamenti che fanno parte della tua tabella.

Il primo step è partire dall’obiettivo. La scelta dell’obiettivo agonistico più importante è il miglior punto di partenza per la stagione. L’obiettivo deve essere tanto ambizioso da stimolarti ma sempre alla tua portata per aiutarti a mantenere alte motivazione e concentrazione a mano a mano che l’obiettivo si avvicina. Ciò è irrinunciabile anche se hai appena iniziato ad allenarti dopo anni di sedentarietà. Non importa il livello in termini assoluti dell’obiettivo: è fondamentale il significato che ha per te avere una meta precisa da raggiungere. Come ogni viaggio richiede pianificazione e organizzazione. Non appena cominci a fare questo sei già ad un livello superiore rispetto alla media delle persone.

Porti un obiettivo significa anche prendersi una responsabilità. Questo è il secondo step. Responsabilità soprattutto verso se stessi e l’impegno che abbiamo preso. Alla fine della stagione dovrai fare un bilancio tra l’impegno profuso e i risultati raggiunti. Se sei all’inizio di un percorso sportivo l’impegno è la componente più rilevante che puoi mettere in gioco non potendo contare su esperienza e agonismo. Quindi inizia a dare il 100% delle tue possibilità e vedrai che i risultati ripagheranno il tuo sforzo. Oggi però la responsabilità di un obiettivo può essere anche pubblica. Vivendo in un mondo sempre più social e interconnesso sei a volte esposto al giudizio di altri atleti e di altre persone che vedono e valutano quello che fai quotidianamente. Di questo aspetto devi prendere gli effetti positivi. Impara a focalizzare la tua attenzione su quello che fai e su quello che vuoi fare. Chi si dedica troppo a vedere e valutare quanto fanno gli altri finirà con il perdere la concentrazione sugli obiettivi personali più importanti, sempre che li abbia. Tu non lo farai. Dedica le tue energie all’impegno quotidiano e alla tua crescita personale senza perdere tempo a guardare cosa fanno gli altri e perché.

Il terzo elemento su cui l’approccio mentale fa la differenza è la gestione del risultato negativo. L’insuccesso fa parte della nostra quotidianità soprattutto per chi ama confrontarsi con il mondo delle gare sportive. Non sempre riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi o i risultati attesi in gara o in allenamento. E allora? Questo non deve alterare la tua motivazione. Gli errori e gli insuccessi sono dei momenti di crescita importanti. Hai capito bene . Sono rare le occasioni in cui possiamo imparare qualcosa. L’insuccesso è proprio una di queste. Se hai un approccio negativo non farai altro che cercare una serie di scuse e di colpevoli al di fuori di te. Ci sono e ci possono essere fattori esterni umani e ambientali negativi, è vero. Ma se hai un approccio positivo devi prenderti le responsabilità di quanto accaduto, cercando di capire che cosa è successo e perché. Lo scopo è di evitare che un risultato negativo possa verificarsi nuovamente. Questo riguarda anche il mio lavoro. Se dopo averti allenato per mesi i risultati non sono in linea con le aspettative sono il primo a cercare di capire non di chi sia la colpa ma quale può essere il mio contributo per fare in modo che questo

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In forma non accada più. Guarda avanti. Pensa a nuove idee e nuove soluzioni per affrontare il resto della stagione. Dedicare il tempo alla distribuzione delle colpe è uno sport che non i ha mai appassionato. Ti allontana dagli obiettivi di lungo periodo e ti aiuta a creare degli alibi e delle giustificazioni personali che non sono altro che ostacoli suo tuo percorso.

Un altro tassello importante del tuo approccio all’attività sportiva riguarda le relazioni personali. Non devi mai dimenticare che ogni risultato sportivo a livello amatoriale o professionistico è sempre un risultato di un team di persone che ha contribuito a raggiungerlo. Anche se sei un amatore e non hai una squadra al tuo servizio hai comunque intorno delle persone che ti supportano quotidianamente. L’approccio miope e perdente ti porta a prenderti tutti i meriti dei successi e come abbiamo visto di scaricare su altri le cause di eventuali insuccessi. L’approccio che ti garantirà il successo nel lungo periodo è quello della condivisione. Devi essere riconoscente verso chi segue i tuoi allenamenti quotidianamente (anche se qui non sono imparziale), verso i tuoi amici e compagni che condividono con te la fatica e l’impegno dell’allenamento quotidiano e la tua famiglia che ti supporta e a volte sopporta tutte le tue iniziative sportive a cui spesso finisci con il dedicare tanto tempo . Solo così potrai creare intorno a te un ambiente positivo e collaborativo che continuerà a accompagnarti con entusiasmo verso nuovi e sempre più ambiziosi obiettivi”.

Ecco qui enunciato un decalogo delle differenze tra “vincenti” e “perdenti”, stilato da Pasquale Altini, esperto in Orientamento al lavoro, bilancio di competenze e career Counseling:

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In forma DIECI DIFFERENZE TRA UN VINCENTE ED UN PERDENTE: 1) Quando un vincente sbaglia, dice: “Ho sbagliato”.

Un perdente dice : “E’ stata colpa mia“ .

2) Un vincente attribuisce i suoi successi alla buona sorte, anche quando non sono dipesi da essa.

Un perdente attribuisce le sue sconfitte alla cattiva sorte, anche quando questa non c’entra affatto .

3) Un vincente lavora più sodo di un perdente, eppure dispone di più tempo.

Un perdente ha sempre “troppo da fare”, per stare dietro ai suoi insuccessi .

4) Un vincente affronta i problemi.

Un perdente ci gira attorno .

5) Un vincente dice che gli dispiace, e smette.

Un perdente dice che gli dispiace, e rifà lo stesso errore .

6) Un vincente sa per che cosa vale la pena di lottare e quando scendere a compromessi.

Un perdente scende a compromessi su ciò che non dovrebbe, e non combatte per le cose per cui vale

la pena lottare; ogni giorno dovrebbe rappresentare una battaglia per la vita, ed è molto importante che si combatta per ciò che è importante e non si perda tempo per questioni secondarie . 7) Un vincente dice: “Sono capace, ma non quanto sarebbe necessario”; inoltre alza lo sguardo per vedere dove sta andando.

Un perdente dice : “Non sono peggiore di tanti altri”; inoltre guarda in basso verso quelli che non

hanno raggiunto la sua condizione . 8) Un vincente rispetta quelli che sono più colti ed esperti di lui e cerca di imparare da loro.

Un perdente mostra risentimento verso quelli che sono più preparati di lui e cerca di denigrarli .

9) Un vincente si responsabilizza anche per ciò che va al di là dei suoi doveri.

Un perdente dice : “Il mio lavoro si ferma quì”.

10) Un vincente dice: “Deve esserci anche qualche modo migliore per fare questa cosa”.

Un perdente dice : “Perché cambiare? Si è sempre fatto così” .

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In movimento QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO DOVE CRESCONO L’ULIVO E LA VITE Una gita sul lago di Como, che ci ha portato alla scoperta di più realtà locali che regalano ottimo olio extravergine e produzione di speciali vini (bianchi ma non solo) Gli Erranti

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In movimento Il Lago di Como è una tra le mete che più amiamo, anche se preferiamo chiamarlo con l’antico nome di Lario, che risale a epoca promana. Solo nel Medioevo, infatti, il lago prese il nome di Lacus Comacinus o Comacenus, per arrivare poi alla denominazione attuale. Oltre ad essere il più profondo d’Italia il lago è ricco di storia e di sorprese. Le tappe che abbiamo questa volta per voi riguardano in particolare la coltivazione dell’ulivo, che assicura la produzione di un ottimo olio extra vergine, e della vite che ci regala vini bianchi freschi e fruttati, ma anche alcuni notevoli vini rossi. → Per quanto riguarda l’olio vi proponiamo tre piccole realtà della sponda lecchese: cominciamo da un ristorante, l’Hosteria del Platano https:// hosteria-del-platano.business.site/ ) a Fiumelatte, un piccolo borgo nei pressi di Varenna che prende il nome dal fiume annoverato tra i più corti d’Italia : solo 250 metri dal punto di uscita dalla montagna all’entrata nel lago . In questo ristorante di proprietà di Norma Cavalli troverete nel menù la possibilità di assaggiare pane e olio evo di produzione propria, e alla fine vi porterete a casa la piccola bottiglia di olio evo . Da non perdere anche la prodizione dell’azienda agricola Festorazzi a Perlego: Fabio Festorazzi ( www. facebook.com/Azienda-agricola-Festorazzi-Fabio-769216109762089 ) coltiva i suoi ulivi su terreno calcareo terrazzato a 400 metri di altitudine producendo con olive frantoio, lecchino e pendolino un olio evo a denominazione d’origine protetta, che nel 2019 è stato premiato da Slow Food. Prima di ripartire vale la pena di raggiungere Biosio, la frazione di Bellano dove si trova l’azienda agricola Poppo che ospita, oltre a un agriturismo, il frantoio della comunità montana www.latteriavaltellina.it/ cooperativa/progetto-km-0/aziende/azienda-agricola-poppo . E se fosse arrivato il momento di una sosta, poco fuori dal borgo si trova il caratteristico Crotto di Biosio che permette di degustare le specialità locali ammirando un bellissimo panorama del lago (www.biosio.it/crotto/ ) .

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In movimento → Per il nostro itinerario enologico abbiamo scelto invece tre produttori dell’alto lago. In località Gaggio di Domaso si trova l’azienda agricola Sorsasso, gestita con passione da Roberta Beltracchini e Daniele Travi. www. sorsasso.com/index.html . E’ dalla fine degli anni ’90 che i due produttori lavorano per riproporre un vitigno autoctono, il Verdese, già conosciuto e apprezzato da Plinio il Vecchio: dall’abbinamento con il Sauvignon e con una piccola percentuale di Trebbiano nasce il Domasino bianco, un vino fresco e aromatico. Ma l’azienda produce anche vini rossi, spumanti e grappe, oltre a disporre di un agriturismo per chi volesse soggiornarvi. Un‘altra tappa interessante è la tenuta Montecchio a Colico www.tenutamontecchio.com/ ai piedi dell’omonimo forte, Montecchio Nord . Si tratta della fortezza della prima guerra mondiale meglio conservata in Europa, che offre l’opportunità per ammirare il panorama ma anche per riflettere sull’inutilità della guerra, visto che i cannoni di questa fortezza hanno sparato un solo colpo senza andare a segno… Meglio dunque tornare alla cantina, dove si producono il Rosso del Forte, un Merlot, e il Merlot barricato Tana di Volpe, oltre a uno Chardonnay barricato con sentore di frutta matura e note floreali. La nostra ultima tappa è la Cantina Angelinetta www.cantineangelinetta.com/ in località Pozzolo a Domaso, nata nel 2008 dalla volontà dei giovani Emanuele ed Eleonora Angelinetta di trasformare una produzione familiare ereditata dal passato in una piccola realtà enologica professionale. La cantina e lo spazio vendita con degustazione si trovano in posizione panoramica all’interno della proprietà del professor Leo Miglio, figlio del politologo Gianfranco Miglio: qui si possono degustare il Pietrerose, un rosso composto di Merlot surmaturo e Marzemino, La moglie del re, 100% Verdese e altri vini a base di Schiava, Sauvignon, Riesling renano.

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In movimento

E anche per questo mese il nostro itinerario si è concluso: a chi ci segue, auguriamo buon viaggio e buona degustazione. E buon anno!

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News PRENDERSI CURA DI SÉ E DELLA PROPRIA PELLE CON LELANG A Natale stupiamo (e stupiamoci) con un dono innovativo: una linea cosmetica legata al territorio e alla natura Di Minnie Luongo – giornalista scientifica

Il nome scelto per questa nuova linea cosmetica anticipa la provenienza dei prodotti. Infatti, il richiamo al territorio non potrebbe essere più chiaro e trasparente. Così l’eccellenza enogastronomica delle Langhe diventa ingrediente fondamentale e imprescindibile di bellezza. In questi mesi, nelle vetrine delle farmacie, c’è un nuovo brand che gli esperti del mondo beauty avranno sicuramente notato. Stiamo parlando di LeLang: una linea cosmetica fortemente legata al territorio e alla natura non solo per il nome, ma soprattutto per la filosofia fondata su materie prime di altissima qualità e moderni processi di estrazione per la creazione di prodotti funzionali con attivi di ultima generazione. L’anima creatrice di LeLang non poteva che essere una piemontese doc, con una brillante carriera internazionale alle spalle, da sempre legata alle proprie radici. Il suo nome è Elisa Avalle, 38 anni, mamma di una splendida bimba, la cui passione per la botanica l’ha condotta ad un progetto di studio accurato e approfondito dei principi vegetali delle piante e delle loro enormi potenzialità in campo cosmetico.

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Elisa Avalle, 38 anni , imprenditrice dalle idee ben chiare Risultato: due linee dedicate al territorio: Uvè e Hidranut, con ingredienti di prima qualità, naturali e, quando possibile, di provenienza biologica (questi elementi accomunano tutte le sei linee del brand) . Uvè, che ha dato inizio all’avventura di LeLang, a base di vite rossa e cellule staminali di vite rossa, è rivoluzionaria per la sua azione antiossidante e protettiva. Hidranut, invece, è a base di nocciola, altro prodotto nobile delle Langhe, ricca di preziose sostanze ad azione idratante e nutriente contenute nell’olio di nocciola ideale per lenire, purificare e riequilibrare la pelle . “Crediamo in un rapporto diretto e trasparente con i nostri consumatori, per questo siamo sempre a disposizione per una consulenza o un consiglio tecnico sul miglior protocollo da utilizzare. Crediamo che la nostra pelle non debba seguire dei protocolli standard, ma debba seguire il giusto fabbisogno- spiega Elisa Avalle-. Ecco perché offriamo questo servizio gratuitamente: una nostra beauty consultant è sempre a disposizione per un supporto telefonico e non solo! Organizzeremo incontri presso le nostre farmacie affiliate di consulenza gratuita per i nostro clienti.

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News Se siete alla ricerca di idee regalo per il Natale alle porte, orientato concretamente alla cura di voi stesse, ecco allora i prodotti di punta targati LeLang: crema viso Perlage, un vero e proprio concentrato di benessere: estratto di vite rossa, Argireline Amplificate, acido ialuronico, bisabololo, vitamina C e le innovative microsfere di vitamina E capaci di sciogliersi a contatto con la pelle, rilasciando in maniera graduale e prolungata il suo effetto protettivo sul viso. Vitis Cell, il siero dalla morbida texture a base di cellule staminali di vite rossa che, applicato prima della crema, penetra in profondità agendo in combinazione con Perlage, donando benessere visibile al tatto. Vitis Eyes Contour, contorno occhi che racchiude nella sua formula due speciali peptidi ad azione combinata sulla pelle garantendo un effetto illuminante e tensore sulla pelle. Il primo peptide Acetyl Hexapeptide 8 è in grado di ridurre le piccole rughe agli angoli esterni degli occhi, mentre il secondo Acetyl Tetrapeptide 5 agisce sgonfiando visibilmente il gonfiore causa delle borse sotto gli occhi.

Alcuni dei prodotti di punta della linea LeLang “Tutte le nostre formulazioni non sono testate sugli animali, come previsto dalla legge. Per noi il rispetto dell’etica e della biodiversità è imprescindibile: sono e saranno sempre più parte centrale del nostro progetto. Ecco il motivo per cui perché sulle nostre scatole non viene menzionato “non testato sugli animali”: grazie alla legge ormai in vigore dal 2009 abbiamo ritenuto fosse obsoleto», dichiara la mente di LeLang”. “Per il nostro packaging abbiamo scelto per la maggior parte dei prodotti il vetro, in quanto è un materiale al 100% sostenibile e al 100% riciclabile e, inoltre, non rilascia sostante chimiche. Abbiamo anche deciso di non stampare il foglietto illustrativo con le informazioni d’uso del prodotto, ma di renderlo elettronico con un Codice QR, di modo che non venga stampata della carta inutilmente”. Insomma, non uno, non due né tre ma più motivi per provare tutti gli articoli proposti dal nuovo brand! Per info: www.lelangskincare.com

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Immagini e fotografie

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ILLUSTRAZIONE DI ATTILIO ORTOLANI


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