N.12
Photo by Heather Ford on Unsplash
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n° 258 del 17/10/2018
# I NOSTRI TEMI
.
co m #Merry Christmas # scienza #salute #bellezza #da leggere (o rileggere) #da vedere/ascoltare #”amo gli animali” #disabilità in pillole #in forma #intervista con ricetta #stile over #”in movimento” #volontariato & associazioni #”di tutto e niente” #lavori in corso #il personaggio #le ultime #glamour
AT THE DESK
DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo DIRETTORE ARTISTICO
Francesca Fadalti LA NOSTRA PREZIOSA REDAZIONE Marco Rossi Alessandro Littara Antonino Di Pietro Mauro Cervia Andrea Tomasini Enzo Primerano Antonio Giuseppe Malafarina Paola Emilia Cicerone Maria Teresa Ruta Francesca Fadalti DISEGNATORI Attilio Ortolani Margherita Mottana Copertina di
Margherita Mottana Contact Us: https://generazioneover60.com/ generazioneover60@gmail.com https://issuu.com/generazioneover60 https://www.facebook.com/generazioneover60 https://www.youtube.com/channel/UC4pGjj4-bL8qSbgL2eMmc1A
MINNIE LUONGO
direttore responsabile e giornalista scientifica Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti. Photo Chiara Svilpo
Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli). Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”. Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60. Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.
GENERAZIONE F
Illustrazione di Margherita Mottana - elaborazione F. Fadalti www.instagram.com/margherita.mottana/
di Minnie Luongo
A Natale … chi sei? Le cose all’apparenza semplici risultano spesso essere le più complicate. Immaginate allora un… anzi, facciamo una giornalista che in qualità di direttore si appresta a scrivere il consueto editoriale mensile. Questo è il numero 12, quello che sigla il primo compleanno della testata: un traguardo importante che bisogna assolutamente festeggiare. E che ci vuole? La nostra giornalista intinge il virtuale pennino nell’altrettanto virtuale calamaio (a proposito, è talmente vecchia da aver fatto in tempo, per tutte le classi elementari, ad averne a disposizione uno vero in un “buco” sulla destra in alto del banco (i bimbi mancini non erano contemplati). La bidella regolarmente passava a riempire il calamaio suo e delle altre alunne, premurandosi di asciugare con uno straccio che portava sempre con sé le gocce di inchiostro che fossero uscite dal contenitore). Ma non divaghiamo e torniamo alla nostra giornalista. Davanti ha il computer e pensa come sia facile il compito che l’attende: abbinare la soddisfazione per il traguardo raggiunto, spruzzandola con un po’ di miele di affettuosi auguri (siamo sotto Natale, quale occasione migliore?) più un altro po’ di sincera gratitudine per collaboratori e lettori. No, troppo banale e prevedibile.
Appallottolato il primo foglio virtuale, la nostra pensa ad un approccio controcorrente (del resto ha sfinito per un anno con la storia che la sua Generazione è diversa): perché non parlare allora del “Christmas blues“, o depressione natalizia, assai più frequente di quanto si creda. Paradossale, o forse proprio per questo, circondati da luci sfavillanti e alberelli colorati, a molti di noi capita di sentirsi profondamente tristi. Non abbiamo voglia, per dircela tutta, di festeggiamenti obbligati che, per alcuni, portano con sé ansia, insonnia, pensieri negativi. Per non parlare di riunioni familiari con parenti non sempre graditi, liste di regali da individuare e acquistare (nonostante eventuali difficoltà economiche), acutizzazione della sofferenza e del senso di solitudine se si è appena affrontato il dolore per una perdita recente, un problema legato alla salute o, più semplicemente, si ha la brutta abitudine di “tirare le somme” dell’anno appena trascorso e fare un bilancio. Non sempre positivo al cento per cento. No, non è il caso qui di suggerire un manuale per uscire da questo cul de sac psicologico. La nostra comincia a dare segni di insofferenza mentre getta nel cestino virtuale l’altrettanto virtuale secondo foglio. Poi un’idea che è un po’ la scoperta dell’acqua calda.
Se abbiamo il terrore di essere bombardati dalla domanda “che fai a Natale? E a Capodanno?, perché non anticipare l’interlocutore con un altro quesito che forse lo spiazzerà: non che fai, ma a Natale chi sei? Lascio ad ognuno di voi la risposta, che può svelare tantissimo di ciò che siamo, ammesso che rispondiamo sinceramente. Già gli auguri che, all’inizio del magazine, ogni collaboratore della Redazione ha voluto fare ai lettori dice molto di sé. Io posso parlare per la sottoscritta. Ho scelto l’augurio che William Parrish (superbamente interpretato da Anthony Hopkins), ancora romantico e vitale “nonostante” i 65 anni che sta per compiere, fa alla figlia, ragazza bella quanto intelligente ma cinica e disillusa, perché abbatta i propri muri e si lasci finalmente andare all’ascolto del proprio cuore (e lo farà facilmente appena incontrerà Brad Pitt, nonostante egli sia la Morte, ma questa è un’altra storia). Va detto che il film Vi presento “Joe Black” non ha molti estimatori, eppure io lo vedo e lo rivedo ogni volta che passa in Tv, sempre affascinata da queste frasi del padre alla figlia: “Voglio che qualcuno ti travolga, voglio che tu leviti,voglio che tu canti con rapimento e danzi come un derviscio! Sì, abbi una felicità delirante! O almeno non respingerla”. Chi sono io a Natale? Almeno questa fine 2019 sono più che mai sopra le righe. E da qui il mio augurio: ABBIATE TUTTI UNA FELICITA’ DELIRANTE! O ALMENO, UNA SUCCESSIONE DI TANTI MOMENTI DI GIOIA DELIRANTE!
Auguri dalla Redazione! Minnie Luongo
A tutti Auguri perché abbiate una felicità delirante! O almeno non respingetela (evidente cit. cinematografica)
Marco Rossi
Buon Natale e soprattutto Happy Sexy Year!
Alessandro Littara
E ricordiamo di prenderci cura di noi maschietti... Auguri a tutti!
Antonino Di Pietro
C’è una giovinezza in ogni età perché la giovinezza è quella emozione che riusciamo a trasmettere a chi ci guarda!
Mauro Cervia
Auguri di feste luminose (ma senza botti!)
Andrea Tomasini
Per un Natale pieno di semplici domande meravigliose.
Enzo Primerano
Se mescolate con un po’ d’amore anche le medicine fanno guarire prima.
Antonio Giuseppe Malafarina
Pillole di auguri a tutti! Benefiche e deliziose!
Paola Emilia Cicerone
Con tanti auguri per un Natale in stile Over... e soprattutto felice!
Maria Teresa Ruta
In questo Natale vorrei regalare un pizzico di FORTUNA a tutti! ...da poter utilizzare al bisogno!
Francesca Fadalti
Un Natale carico di desideri avverati.
Margherita Mottana
Auguri di serenità e spensieratezza.
Monica Sansone
Buona visione a tutti dell’anno che sta arrivando.
AT THE DESK
DOTTOR MARCO ROSSI sessuologo e psichiatra
è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.
DOTTOR ALESSANDRO LITTARA andrologo e chirurgo
è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo.
PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO dermatologo plastico
presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of Plastic - Regenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).
DOTTOR MAURO CERVIA medico veterinario
è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.
ANDREA TOMASINI
giornalista scientifico giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze- carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.
ENZO PRIMERANO medico rianimatore
over 60 del 1958. Rianimatore in cardiochirurgia, Anestesista e Terapista del dolore, è amministratore del portale di divulgazione www.dolorecronico. org. Si occupa di bioetica e comunicazione nelle cure intensive. Appassionato di musica, satira, costume e sport motoristici. Il suo motto è “Il cuore è il motore e la mente il suo fedele servitore”.
ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA giornalista e blogger
nato a Milano nel 1970,giornalista e blogger. Si occupa dei temi della disabilità, anche partecipando a differenti progetti a favore delle persone disabili. Presidente onorario della fondazione Mantovani Castorina. Coltiva l’hobby dello scrivere in versi, raccolti nella sua pubblicazione “POESIA”.
PAOLA EMILIA CICERONE giornalista scientifica
classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione. Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.
FRANCESCA FADALTI direttore creativo
laurea in Architettura, mentre passa da cantieri e negozi a cui ha dato il suo inconfondibile stile, si evolve nell’editoria con Millionaire, la Guida Io e il mio bambino e molteplici interventi di design di pubblicazioni tra cui ultima nata Style Glamping e, finalmente, Generazione Over 60!
MARGHERITA MOTTANA Illustratrice
nata nel ‘92 è una ragazza creativa e pronta al sorriso. Ha sempre disegnato e ora è illustratrice professionista che fa sede a Milano. Adora parlare di attualità, libri e ovviamente... illustrazioni... e nella sua borsa non mancano mai i colori.
MONICA SANSONE video maker
operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.
C O N T E N U T I
20
16
28
32
16
VOGLIAMO LA LUNA SEMPRE! Giovanni Caprara #Scienza
28
A NATALE VIETATO RINUNCIARE ALL’EROS Marco Rossi #Sessualità
22
36 22
18
NATALE ? Andrea Tomasini #”Di tutto e niente”
RADIOSE A NATALE? COMINCIAMO DA UNA BELLA PELLE Professor Antonino Di Pietro #Bellezza
36
REGALI DI NATALE Paola Emilia Cicerone
32
SALSA BOIS BOUDRAN Francesca Fadalti #Intervista con ricetta
#Stile over
40
50 40
IL LINGUAGGIO SI IMPONE? Antonio Giuseppe Malafarina #Disabilità in pillole
50
CBM ITALIA ONLUS
44
58
54 44
UN REGALO DAVVERO DIVERSO PER LUI Alessandro Littara #Sessualità
54
15 MILIONI OGNI ANNO #Volontariato & Associazioni I NATI PREMATURI A RISCHIO CECITÀ L’IMPEGNO DI CBM ITALIA ONLUS IN AMERICA LATINA
58
“L’INTESTINO OLTRE L’INTESTINO” dalla redazione #Salute
46
#Volontariato & Associazioni
64 46
IL NATALE AI TEMPI DI JOKER Enzo Primerano #Salute
57
“BONTÀ IN VISTA” IL NATALE SOLIDALE DI CBM ITALIA ONLUS #Volontariato & Associazioni
64
PRIMA DI DONARE UN CANE … Dottor Mauro Cervia #”Amo gli animali”
GIOVANNI CAPRARA
presidente UGIS Unione giornalisti italiani scientifici
Vogliamo la Luna, sempre!
Foto di Ponciano per Pixabay - elaborazione F. Fadalti
#scienza
Vogliamo la Luna! Questa annata ormai alle ultime battute è stata celebrata perché cinquant’anni fa i primi uomini sono sbarcati sulla nostra compagna celeste. Occasione eccezionale per ricordare una grande impresa umana giocata soprattutto sul coraggio. I ricordi però sono preziosi se servono a mettere in moto qualcosa; le celebrazioni che si chiudono con un brindisi sono tristi e malinconiche. E andiamo oltre. Lasciamo perdere il tempo che passa. Persino la scienza sul significato del tempo è incerta. Quello che è certo è che viviamo un tempo di grandi opportunità. E proprio la scienza ci regala sorprese di voli straordinari che affascinano. Condividiamola di più nella sostanza e nel metodo, andando oltre la facile illusione che un’infarinatura di notizie basti a farci capire tutto. Leggere di scienza non solo può essere un’ancora di salvezza ma è soprattutto uno stimolo ad accettare sfide, magari lunghe, ma sicuramente paganti. E forse raccontando le meraviglie che leggiamo riusciamo anche a influenzare gli scettici che ci ascoltano, a contagiarli benevolmente, a dimostrare che è possibile cambiare, in meglio. E allora, oltre a scoprire molte cose concrete e straordinarie, si riscoprirà quel coraggio che hanno avuto quei 12 uomini per azzardare una passeggiata lunare. E oltre ad immaginare come possibili anche le future passeggiate su Marte riprenderemo il filo dell’avventura della meraviglia di vivere anche sulla Terra. Vogliamo la Luna, sempre!
PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO
dermatologo plastico
Radiose a Natale ? Cominciamo da una bella pelle
Foto di Rachael Gorjestani per Unsplash
#bellezza
Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.istitutodermoclinico.com
La salute della pelle passa anche dall’alimentazione, ma come fare in inverno, quando temperature da brividi riducono la disponibilità di frutta e verdura e altri alimenti ricchi di proprietà idratanti? Niente panico! Anche durante la stagione più rigida dell’anno è possibile trovare alcune cure naturali anti pelle secca, uno dei sintomi più comuni e diffusi che colpisce la pelle in questo periodo dell’anno. Scopriamole insieme. Le cause della pelle secca del viso in inverno Quando il termometro si abbassa, i vasi sanguigni si restringono e fanno arrivare meno sangue e ossigeno agli organi situati alle periferie del corpo. La pelle è la prima a pagarne le conseguenze: con meno ossigeno che nutre i tessuti, si manifestano arrossamenti, disidratazione, irritazioni e anche desquamazioni nei casi più gravi. I primi sintomi della pelle secca sono prurito, colorito spento e pelle meno elastica, che possono poi degenerare in una disidratazione cronica. Per non parlare di smog e sbalzi di temperatura tra ambienti gelidi e luoghi troppo riscaldati che favoriscono inestetismi cutanei come couperose e rosacea. In inverno, mantenere l’idratazione cutanea diventa un’operazione su due fronti, che si svolge con un’azione IN&OUT combinata di cosmetici, alimentazione e integratori alimentari. Gli alimenti per idratare la pelle secca Anche in inverno un aiuto per idratare la pelle secca può arrivare dagli alimenti. Portare in tavola cibi ricchi di acidi grassi buoni polinsaturi e vitamine dall’azione antiossidante come A, C ed E è la prima mossa da seguire. Tra gli alimenti per pelle secca ricchi di queste sostanze troviamo:
Noci, nocciole e mandorle (in generale la frutta secca): sono ricche
di acidi grassi essenziali che aiutano a mantenere l’equilibrio della barriera idrolipidica. Questi grassi vegetali sono infatti costituiti da sostanze simili ai lipidi che rivestono la cute, per garantire una funzione protettiva. In aggiunta contengono vitamina E utile per limitare i danni causati dai radicali liberi e per reidratare la pelle.
Zucca: tra le migliori cure naturali per pelle secca. Questo alimento è
ricco di betacarotene, vitamine del gruppo A e acqua. Ottima per idratare e lasciare la pelle morbida e vellutata. Ricca di antiossidanti e fibre, stimola anche i processi intestinali e depura pelle e organismo.
Sarde e sardine: dispongono di un’elevata concentrazione di acidi
grassi Omega 3. Questo prezioso pesce regala un’azione antiage, rigenerante, idratante, perché è utile nel contribuire alla produzione di collagene.
Semi di lino: aggiungili a insalate, risotti e in zuppe. Questi semi conten-
gono acqua e acidi grassi Omega 3, per riparare, proteggere e rigenerare il tessuto cutaneo. Per decenni la vitamina C ha mantenuto il primato di alleato per la salute dell’organismo in inverno. Effettivamente le proprietà di questa sostanza aiutano il microcircolo messo in difficoltà da sbalzi di temperatura e freddo. I suoi effetti positivi si possono associare ai benefici per la pelle che si ricavano dalle vitamine del gruppo B. Verdure di stagione come spinaci e verze contengono sali minerali preziosi che contribuiscono a mantenere la pelle più idratata. Gli alimenti per idratare la pelle secca non sono però solo frutta e verdura: anche carni bianche e legumi sono preziose fonti di aminoacidi, sostanze che concorrono alla riparazione cellulare. Se la pelle secca genera prurito, mettere nel piatto verdure calmanti e ricche di sali minerali può essere la mossa giusta:
Pompelmo: combina un cocktail di vitamina C e vitamine del gruppo B
che contribuiscono all’ossigenazione delle cellule, per un colorito più vivace e luminoso.
Castagne: preziosi frutti che racchiudono vitamine del gruppo B e acido
folico, per un microcircolo protetto e pelle più ossigenata.
Patate: contengono selenio e glutatione per aiutare a schermare l’epi-
dermide dall’attacco dei radicali liberi.
Spinaci: ideali per conservare l’idratazione cutanea.
Avocado: assicura nutrizione e idratazione alla pelle, grazie alla vitamina
B5. Interviene nel processo anti-aging grazie alla vitamina E e rame, un prezioso minerale che aiuta a stimolare la produzione di collagene. Pelle molto secca: un aiuto dagli integratori Se la scelta di alimenti anti pelle secca non è sufficiente, si può ricorrere a un trattamento con un integratore alimentare per pelle molto secca. I principi attivi racchiusi in questi supporti alimentari sono solitamente gli stessi che ritroviamo negli alimenti utili per idratare la pelle secca, ma combinati con altre sostanze all’avanguardia in dermatologia. Ad esempio glucosamina e fosfolipidi sono presenti anche in molti integratori che si possono trovare in farmacia e che garantiscono un’idratazione superficiale e profonda della pelle. Un consulto con il proprio medico o dermatologo può essere illuminante sulle strategie da adottare in inverno con l’eventuale trattamento per la pelle secca. Come detergere la pelle secca del viso Per la pulizia della pelle secca non usare detergenti eccessivamente aggressivi per la pulizia del viso. È consigliabile utilizzare prodotti appositi, ricchi di vitamine A, C, E, antiossidanti ed emollienti. La pulizia deve essere accompagnata dall’uso di creme per garantire l’idratazione. Al mattino si può usare un prodotto idratante con un leggero contenuto di grassi, in grado di proteggere la pelle dagli agenti atmosferici. Di sera si può, invece, spalmare una crema nutriente, ricca di vitamine, sostanze proteiche ed emollienti, capaci di ripristinare la morbidezza e l’elasticità. La pelle sana e radiosa ottenuta seguendo con costanza questi semplici suggerimenti ci farà “brillare” nel periodo delle feste. Il trucco potrà solo valorizzarla ulteriormente!
ANDREA TOMASINI
giornalista scientifico
Natale ?
Photo by Tom Parsons on Unsplash
#”di
tutto e niente”
“Quel che ci parla, mi pare, è sempre l’avvenimento, l’insolito, lo straordinario: articoli in prima pagina su cinque colonne, titoli a caratteri cubitali. I treni cominciano a esistere solo quando deragliano (…) gli aerei hanno diritto di esistere solo quando sono dirottati”, scrive Georges Perec all’inizio di una raccolta di suoi testi intitolata “L’infra-ordinario” edita da Bollati Boringhieri e temo ormai introvabile. Si lamenta Perec: “I giornali parlano di tutto, tranne che del giornaliero. I giornali mi annoiano, non mi insegnano niente; quello che raccontano non mi riguarda, non mi interroga né tantomeno risponde alle domande che io mi pongo o che vorrei porre”. Dove sta tutto il banale che viviamo ogni giorno, il quotidiano, l’abituale, l’infra–ordinario – e come possiamo interrogarlo e descriverlo? E’ così abituale che non siamo capaci di interrogarlo, anzi non vi scorgiamo la possibilità che in esso alberghino domande e men che meno risposte, come se non contenesse alcuna informazione. Assopiti, lo abitiamo senza sogni – dice Perec: “Ma dov’è la nostra vita? Dov’è il nostro corpo? Dov’è il nostro spazio? Come parlare di queste ‘cose comuni’, o meglio come braccarle, stanarle, come liberarle dalle scorie nelle quali restano invischiate; come dar loro un senso, una lingua: che possano finalmente parlare di quello che è, di quel che siamo”. Si tratta di redigere una prassi di scrittura –e di riflessione- non più attenta all’esotico, ma all’endotico – interrogando l’origine dimenticata dell’esistente “per ritrovare qualcosa di simile allo stupore. (…) Ciò che dobbiamo interrogare, sono i mattoni, il cemento, il vetro, le nostre maniere a tavola, i nostri utensili, i nostri strumenti, i nostri orari, i nostri ritmi. (…) Descrivete la vostra strada. Descrivetene un’altra. Fate il confronto”. Perec lo fa. Descrive sino a saturare con le parole la realtà di rue Vilin. Descrive il suo rapporto con Londra e le passeggiate che vi fa. Forse non è più la città delle città, ma certo, dice Perec, Londra “resta pur sempre il simbolo di quello che è una città (…) un gigantesco microcosmo nel quale è venuto agglomerandosi tutto quello che gli uomini hanno prodotto nel corso dei secoli”. A conferma di ciò sta la lingua che testimonia questa esacerbazione cittadina.
I francesi -dice Perec- a malapena giungono a sette parole per indicare quello che un termine generico si vuol intendere con “via” (rue, avenue, boulevard, place, cours, impasse, venelle) mentre gli inglesi ne hanno almeno venti (street, avenue, place, road, crescent, row, lane, mews, gardens, terrace, yard, square, circus, grove, greens, houses, gate, ground, way, drive, walk ecc.). In questi giorni dicembrini le immaginiamo tutte addobbate per Natale -luminarie nelle vie, e ornamenti nelle case, che occhieggiano da dietro le finestre. E’ il periodo per rileggere e magari regalare le Novelle di Natale di Dickens, che a sua firma reca una prefazione brevissima. “ Cerco in questo libriccino di evocare lo Spirito di un’Idea, che non metta di mal animo i miei lettori con se stessi, fra di loro, con la stagione, o verso di me. Possa esso frequentare piacevolmente le loro case, e che a nessuno venga voglia di mandarlo via”. Certo, il Natale sa dove giungere, non fatica a trovare l’indirizzo di ciascuno che vuole accoglierne lo Spirito di cui Dickens scrive. Perec invece si lamenta che a Londra localizzare un indirizzo non è affatto facile. Un indirizzo è composto da una denominazione urbanistica generica (es. Piazza) e una denominazione urbanistica specifica (es. della Libertà). A Londra -lamenta Perec- associato alla specifica “Cambridge” puoi trovare come “qualificatore di toponimi” Circus, Place, Road, Square, Street, Terrace, ma che non sono assolutamente collocati nello stesso quartiere. Cercare l’indirizzo vuol, dire orientarsi in città, sapere dove mandare gli eventuali biglietti di auguri. E noi, per dire via, per cercare un indirizzo… noi italiani come siamo messi? L’inglese ha 600 mila vocaboli, l’italiano invece solo 200 mila. Ma, nota ne La bella lingua -atto di amore nei confronti dell’Italiano scritto da Dianne Hales ed edito da Treccani- forse è particolarmente ricca di modi per collegare tra di loro i vocaboli e modi di dire -ampliando o restringendo gli spazi. E’ con la nostra lingua che “gli italiani hanno trasformato l’universo o almeno il concetto dell’uomo sull’universo e sul suo posto in esso”, scrive Hales.
Per cui non ho resistito -pensando a Perec e al suo infra-ordinario che descrive i mattoni e le vie, e pensando al Poeta che dice che le parole che usiamo sono il mondo che abitiamo- e ho cercato se per caso non esistesse una lista. Ho trovato un sito magnifico che spiega e dettaglia e aggiorna tutte le denominazioni urbanistiche prendendo in considerazione “solo le strade che abbiano almeno un numero civico e la cui denominazione sia riportata nella toponomastica ufficiale del comune o su una targa stradale ufficiale” (andatelo a visitare, c’è da… perdercisi come un flaneur nelle pagine web: www.laputa.it). Di seguito l’elenco. Sono 330 voci che solo a leggerle sembra di viaggiare per tutta Italia – elenco meraviglioso che interroga il banale e genera stupore, stupore di dove viviamo ma che a volte dimentichiamo: “Accesso, allea, alinea, alzaia, androna, angiporto, arco, archivolto, arena, argine, bacino, baluardo, banchi, banchina, barbarìa, bastione, bastioni, belvedere, borgata, borgo, borgoloco, cal, calata, calle, calle larga, calle lunga, calle stretta, callesèlla, callesèllo, callétta, campiello, campo, canale, cantone, capo di piazza, carraia, carrara, carrarone, carro, cascina, case sparse, cavalcavia, cavone, chiasso, chiassetto, chiassuola, circonvallazione, circumvallazione, claustro, clivio, clivo, complanare, contrà, contrada, corsetto, corsia, corso, corte, cortesela, corticella, cortile, cortile, privato, costa, crocicchio, crosa, cupa, cupa vicinale, diramazione, discesa, distacco, emiciclo, erta, estramurale, fondaco, fondamenta, fondo, fossa, fossato, frazione, galleria, gradinata, gradini, gradoni, granviale, isola, larghetto, largo, laterale, lido, lista, litoranea, località, lungadige, lungarno, lungo, lungoadda, lungoargine, lungobisagno, lungo Brenta, lungobusento, lungocalore, lungo Castellano, lungocrati, lungocanale, lungocurone, lungodora, lungofiume, lungofoglia, lungofrigido, lungogesso, lungoisarco, lungoisonzo, lungolago, lungolario, lungolinea, lungoliri, lungomare, lungomazaro, lungomolo, lungonera, lungoparco, lungo Po, lungoporto, lungosabato, lungosile, lungostura, lungotalvera, lungotanaro, lungotevere, lungoticino, lungotorrente, lungotronto, lungovelino, masseria, merceria, molo, mura, murazzi del Po, parallela, passaggio, passaggio privato, passeggiata, passeggio, passo, passo di piazza, pendice, pendino, pendio, penninata, piaggia, piazza, piazza inferiore, piazza privata, piazzale, piazzetta, piazzetta privata, piscina, ponte, portico, porto, prato, prolungamento, quadrato, raggio, ramo, rampa, rampa privata, rampari, rampe, ratto, recinto, regione, rettifilo, regaste, riello, rione, rio, rio terà, ripa, riva, riviera, rondò, rotonda, rua, ruga, rugheta, sacca, sagrato, saia, salita, salita inferiore, salita superiore,
salizada, scalea, scalette, scalinata, scalone, scesa, sdrucciolo, selciato, sentiero, slargo, sopportico, sotoportego, sottoportico, spalto, spiaggia, spianata, spiazzo, strada, strada accorciatoia, strada alzaia, strada antica, strada arginale, strada bassa, strada cantoniera, strada carrareccia, strada consolare, strada consortile, strada consorziale, strada di bonifica, strada esterna, strada inferiore, strada intercomunale, strada interna, strada interpoderale, strada litoranea, strada militare, strada nazionale, strada panoramica, strada pedonale, strada perimetrale, strada poderale, strada privata, strada provinciale, strada regionale, strada rotabile, strada rurale, strada traversante, strada vicinale, stradale stradella, stradello, stradetta, stradone, stradoncello, stretta, stretto, strettoia, strettola, svoto, supportico, terrazza, tondo, traversa, traversa privata, traversale, trasversale, tratturo, trazzera, tresanda, tronco, vanella, vallone, via, via accorciatoia, via al mare, via alta, via alzaia, via antica, via arginale, via bassa, via circolare, via comunale, via consolare, via cupa, via destra, via erta, via estramurale, via inferiore, via intercomunale, via interna, via laterale, via lungomare, via militare, via nazionale, via nuova, via pedonale, via privata, via provinciale, via regionale, via vicinale, vial, viale, viale lungomare, viale privato, vialetto, vialone, vicinale, vicoletto, vicoletto cieco, vicolo, vicolo chiuso, vicolo cieco, vico, vico estramurale, vico inferiore, vico lungo, vico nuovo, vico privato, vico rotto, vico storto, vico stretto, vico superiore, viella, vietta, villaggio, viottolo, viuzza, viuzzo, vocabolo, volti, voltone�. Lo spirito del Natale lo potrebbe usare come stradario, buona nota per orientarsi e giungere ovunque, da chiunque -abbia o meno un posto. Cercavano un posto, perchÊ non ne avevano. Per cui vagavano, senza altra meta che non fosse un ricovero, dove riparare se non esser accolti, almeno non esser scacciati.
Forse anche per questo a Natale ci si ritrova insieme, a tavola, a casa. Non c’è traccia nei Vangeli della ricerca di un posto, un riparo, un ricovero di Giuseppe e Maria -né della loro fatica a sostenere i rifiuti che il racconto della tradizione ci narra. Una Betlemme affollata perché là erano tornati tutti coloro che per effetto della convocazione del Censimento, dovevano farsi registrare. Locande, alberghi, stanze -tutto pieno. L’asinello che portava Maria giunta ormai al termine dell’attesa e Giuseppe che provava a capire dove fossero, a orientarsi nelle vie che percorre tenendo la capezza dell’asinello e scegliendo la direzione in una notte fredda, sotto un cielo stellato -che ci piace immaginare stellato- i giovani sposi ebrei erranti come lo è anche il loro nascituro (subito la famigliola dovrà scappare, attraversare il deserto e tornare indietro, in Egitto)- nessuno di loro aveva un indirizzo. Non c’è descrizione del luogo, ma solo del tempo. E’ il tempo che si compie giunto a fine dell’attesa, sta per nascere il figlio dell’Uomo -nel segno del comune padre Abramo- ma è un’attesa prossima alla fine. Dei Vangeli sinottici solo Matteo e Luca descrivono la notte, i pastori, e poi i Magi -la grotta. Il Bambino nasce in un posto che non è in una casa, senza un indirizzo. Eppure la nascita, il messaggio di quella notte santa è l’inizio di un “nuovo” indirizzo e inizio. Ad esempio che là dove c’è amore per l’Uomo e là dove vige accoglienza, c’è condivisione, una mensa, un tavolo, casa. In tutte le lingue del mondo, quel luogo -quell’indirizzo è il nostro, siamo noi e quella nascita è l’Avvenimento che accade in ogni casa. Lasciamo che ci coinvolga, consentiamo che lo stupore ci distragga. Nel Protovangelo di Giacomo -uno dei Vangelo apocrifi- Giuseppe dopo aver lasciato nella grotta Maria va a cercare una levatrice a Betlemme. Si legge: “E io Giuseppe stavo camminando, ed ecco non camminavo più. Guardai per aria e vidi che l’aria stava come attonita, guardai la volta del cielo e la vidi immobile e gli uccelli del cielo stavano immobili”. Racconta Giuseppe che nulla si muoveva, con un elenco di oggetti, animali, gesti e uomini che niente esclude: “Insomma tutte le cose, in un momento, furono distratte dal loro corso”. E’ nato, sì, è Natale.
DOTTOR MARCO ROSSI sessuologo e psichiatra www.marcorossi.it
A Natale vietato rinunciare all ’eros
Foto di Monika Grabkowska per Unsplash - elaborazione F. Fadalti
#sessualità
Le feste di Natale, senza perdere il valore intrinseco di ricorrenza religiosa, a qualsiasi età, portano con sé la voglia di riscoprirsi, di cambiare stato d’animo, di avvicinarsi un po’ di più al proprio partner. Premessa indispensabile: ripartiamo dalle coccole. Soprattutto per i rapporti logori, stanchi se non in crisi, è consigliato tenere fuori dalla porta di casa le ansie e lo stress, recuperando spazio per fare l’amore. Come se non bastassero i tour de force tra cenoni e pranzi da almeno sette portate, la corsa ai regali e gli infiniti scambi di auguri, ad aumentare lo stress natalizio quest’anno ci sono anche i parenti ospiti a casa tua. Anche se non vorresti, rischi di essere loro ostaggio 24 ore su 24 e ritagliarsi spazi di intimità con il tuo partner diventa una vera impresa. Eppure non era proprio questo il periodo dell’anno dove sognavi di goderti il tuo uomo sotto le lenzuola? Non rinunciarci e prova queste 7 mosse che ti permetteranno di fare l’amore anche durante l’invasione familiare. Certo, per gli Over60 è facile avere figli e nipoti per casa durante questo periodo. Come trovare allora il modo e il tempo per dedicarsi all’eros quando la privacy sembrerebbe ridotta a zero? Ecco 7 mosse vincenti: 1.Il silenzio è d’oro Se le pareti sono sottili come carta e non volete farvi sentire da tutto il parentato, che dorme nelle altre stanze, non vi resta che provare il gioco del silenzio. Basta puntare sulla comunicazione non verbale e parlare solo attraverso sguardi e gesti. Certo, i bisbigli sono ammessi, ma è sempre meglio tenere accanto un cuscino per sfogare inaspettate e incontenibili urla di piacere.
2. Sfrutta la grande adunanza davanti alla tv Approfitta della sonnolenza post cena, fai accomodare genitori, fratelli, bimbi inclusi, in salotto e lasciali sonnecchiare davanti a un film che duri almeno due ore o al loro programma preferito. E non dimenticarti di alzare il volume, con la scusa che la nonna sente poco. Poi svignatela con il tuo compagno in camera da letto e gustatevi questo piccolo break erotico. 3. Anticipa la sveglia Sfrutta questo momento magico, dove tutti quanti dormono, aprendo gli occhi prima del solito per farvi delle coccole hot. Il risveglio sarà sicuramente più piacevole del solito (per lui questo è un momento di picco ormonale). E se qualcuno a colazione nota che hai un sorriso più smagliante del solito, puoi sempre dirgli che le festività ti mettono di buon umore. 4.Approfitta della doccia Con la scusa di non occupare il bagno per troppo tempo, infilatevi tutti e due sotto la doccia e sfruttate il potere erotico dell’acqua. Non solo il suo scrosciare attenuerà i vostri sospiri, ma sarà anche un potente afrodisiaco, che vi permetterà di scoprire posizioni mai provate e di amplificare il piacere.
5. “Mi aiuti con il pc?” Anche se è festa, il lavoro arretrato può essere un’ottima scusa per appartarti nella vostra stanza. Aspetta qualche minuto e poi inizia a lamentarti ad alta voce, dicendo che il computer ti sta dando problemi e chiedi al partner di venirti in soccorso. E, una volta che è accanto con te, non ti resta che chiudere tutto, pc e porta inclusa, e viverti una sana pausa di sesso. 6. Auto dolce auto Sembra ieri che lo facevate in macchina, perché non avevate un altro posto dove scambiarvi tenerezze. Riscopri il brivido di un tempo e con la scusa che dovete correre al supermercato, appartatevi in un luogo lontano da occhi indiscreti per amarvi in santa pace. Brividi assicurati. 7. Spedite tutti fuori casa I parenti non stanno mai con i vostri figli oppure non hanno ancora visto la città? Programma per loro una mattinata o un pomeriggio, sospingendoli senza che se ne accorgano fuori di casa, mentre voi due restate a casa. E se insistono tanto per volervi con loro parlate chiaro, dicendogli che avete voglia di intimità.
FRANCESCA FADALTI
Salsa Bois Boudran “Ciao sorella, ecco la ricetta SALSA BOIS BOUDRAN, una salsa eccellente per accompagnare pollo o pesce, ottima con il salmone al forno, da aggiungere all’ultimo istante prima di servire il piatto. Una salsa pensata da un famoso chef francese, Michel Roux, che per anni ha lavorato in Inghilterra presso la famiglia Rothschild”. Così Federica mi descrive la ricetta che ha pensato per noi. Con i dati suggeriti inizia la ricerca e, come ogni volta, si scoprono relazioni inimmaginabili. Cominciamo con la prima coincidenza: fra le banche della metà del 1800 su cui si potevano effettuare le sottoscrizioni per finanziare l’impresa spaziale oggetto del romanzo di Jules Verne Dalla Terra alla Luna compaiono anche le famiglie Rotschild di Londra e di Vienna.
#intervista
con ricetta
Ecco che ricompare la Luna anche in questo numero. Nel romanzo Verne anticipa le prime fasi dello storico allunaggio avvenuto realmente 104 anni dopo, il 20 luglio 1969. “Dalla Terra alla Luna” e’ la storia dell’inventore Barbicone che ha progettato un cannone enorme, capace di sparare un proiettile fino alla Luna da una piccola città della Florida. La seconda combinazione si riallaccia con la famiglia Roux, rinomata per il suo talento culinario. Due fratelli uniti dalla stessa passione definiti i “padri fondatori della cucina” non solo francese ma nel mondo. Nel ‘67 hanno aperto a Londra La Gavroche, il primo tre stelle Michelin in Inghilterra. All’inaugurazione c’erano Charlie Chaplin e Ava Gardner. Poi nel 1972 raddoppiano con il Waterside Inn a Brey, nel Berkshire: tre stelle anche qui che tuttora continuano a “brillare”. Dai tanti libri di cucina scritti da Michel, Federica ci ha proposto una ricetta super veloce che possiamo anche mettere in un grazioso contenitore e regalare a Natale. La terza e ultima scoperta è collegata al Natale, periodo in cui si sommano tantissimi impegni e il tempo sembra restringersi. Si organizzano incontri con amici e parenti che almeno una volta all’anno si desidera incontrare, si cercano regali speciali (e noi qui vi abbiamo dato un’idea), si ha voglia di creare un’atmosfera casalinga diversa con decorazioni e, per chi ha spazio, con l’albero di Natale. Cercando notizie sul ristorante Waterside Inn a Brey ho scoperto la contea di Berkshire dove è collocato. Questa è posizionata nel sud-est del Regno Unito, dove la natura incontaminata ed incantevole fanno da sfondo al Castello di Windsor, amata residenza estiva della famiglia reale d’Inghilterra e reggia fiabesca durante il periodo natalizio. Luci, ghirlande, fiocchi rossi e dorati trionfano nelle stanze degli appartamenti. Gli abeti Nordmann provengono dal Windsor Great Park, un tempo luogo di caccia della famiglia reale.
Ricetta di Federica Fadalti All Photos: Š Federica Fadalti www.instagram.com/federicafadalti/
Tutto è perfetto e rispetta le regole della Regina Elisabetta che, per il 2019, ha voluto sui rami dei suoi alberi anche un pupazzo raffigurante il suonatore di cornamusa in Kilt scozzese. Grazie alla Regina e alla sua capacità di influencer, abbiamo al suo debuttato sui social a 92 anni compiuti, con una pagina facebook dove noi possiamo scoprire come ha decorato i suoi alberi e, per facilitarci, comprare dal suo sito Royalcollectionshop.co.uk, direttamente on line, le stesse decorazioni... Sempre più avanti gli over 60! ingredienti: 150ml olio di arachidi 50ml aceto di vino bianco 85gr di salsa ketchup 1 cucchiaio di salsa Worcestershire 5 gocce di Tabasco 100gr di cipollotti 5gr di coriandolo fresco 5gr di prezzemolo fresco 5gr di erba cipollina fresca 5gr di aneto o dragoncello sale e pepe Preparazione 10 minuti Versare in una ciotola l’olio di arachidi, un pizzico di sale ed il pepe macinato fresco. Con una piccola frusta mischiare gli ingredienti e poi aggiungere il Ketchup, la Worcestershire, il tabasco e le erbe ed i cipollotti tagliati finemente. Miscelare bene tutti gli ingredienti e lasciar riposare la salsa per qualche minuto a temperatura ambiente. Assaggiare il risultato e, se necessario, aggiungere sale o pepe a piacere. Se si preferisce un sapore meno agro è anche possibile aggiungere un cucchiaio di zucchero fine di canna. La salsa può essere utilizzata subito, servita come accompagnamento a ricette di carne o pesce. È possibile anche prepararla in anticipo e conservarla in frigorifero per alcuni giorni. Consiglio di usare la Bois Boudran sempre a temperatura ambiente e mai direttamente dal frigorifero. Una ricetta facile e di effetto, perfetta per i giorni di festa, per aggiungere ad ogni pietanza colore ed un sapore veramente speciale.
PAOLA EMILIA CICERONE
giornalista scientifica
Regali di Natale
Foto di Srikanta H.U per Unsplash
#stile
over
Regali, doni, presenti o pensierini? Comunque si vogliano chiamare, sono un articolo di stagione. Acquistati per tempo o scelti all’ultimo momento, confezionati con le proprie mani oppure ordinati on line tracciando sul computer il viaggio del prezioso acquisto, come ci ricorda in questi giorni uno spot popolare che racconta le abitudini di acquisto delle giovani coppie. Perfino l’Accademia della Crusca ha dedicato al tema una divertente riflessione (accademiadellacrusca.it) ricordandoci che oggi, linguisticamente parlando, vanno per la maggiore “regali” e “strenne” seguiti a distanza da “pacchi” e “pacchetti”. In realtà, è probabile che l’abitudine di fare regali sia vecchia quanto il mondo, visto che le strenne erano nell’antica Roma i doni augurali che ci si scambiava durante le festività dicembrine dei Saturnali, che precedevano il giorno del Sol Invictus, il solstizio d’inverno. E l’inverno, in particolare il mese di dicembre, è da sempre stagione di doni. Secondo alcune tradizioni il compito di portare i regali è affidato a Santa Lucia, che si celebra il 13 dicembre, o a San Nicola, il vescovo di Mira noto per la sua generosità nell’elargire ai poveri doni inaspettati, senza dimenticare la Befana che chiude il periodo delle festività. E proprio San Nicola, festeggiato il 6 dicembre, ha prestato il nome al Santa Claus che noi conosciamo come Babbo Natale. Qualche secolo fa era il benevolo Nicola che in tutta Europa, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, portava ai bambini biscotti e frutta secca. Una tradizione cancellata dalla riforma protestante che non vedeva di buon occhio i santi. Secondo la tradizione sarebbe stato proprio Martin Lutero ad affidare questo compito al Christkindl, per noi Gesù Bambino, che da allora avrebbe consegnato i regali non più il 6 dicembre ma nella notte di Natale. Nei secoli successivi questa tradizione si diffuse in molte aree cattoliche, mentre nelle regioni protestanti perse gradualmente importanza, per essere infine sostituita dal Babbo Natale. Restituendo così, ironicamente, a San Nicola il suo compito, pur con uno spostamento di data.
Foto di Ben White per Unsplash
La corsa ai regali così come la conosciamo oggi, però, è legata alla società dei consumi, e si è sviluppata dal diciannovesimo secolo assieme ai primi grandi magazzini: sembra ad esempio che l’abitudine di incartare i regali in modo particolare sia abbastanza recente. E forse è anche un modo per restituire al gesto di donare un po’ del suo fascino originario, appannato oggi dalla possibilità di comprare giocattoli, capi di vestiario, libri e dolciumi tutto l’anno. In passato i cioccolatini nella calza della Befana, le scarpe nuove o gli spiccioli regalati dalle nonne con cui correre al negozio per rifornirsi di caramelle erano un’occasione speciale.
E speciali erano gli oggetti comprati o confezionati per l’occasione, maglioni o sciarpe a volte di dubbio gusto ma fatti con amore, pantofole o liseuse per le persone più mature, cesti gastronomici che portavano in tavola cibi diversi da quelli consumati ogni giorno. Molto di questo mondo è andato perduto, anche se i regali sono tutt’altro che passati di moda: secondo dati Confcommercio almeno a Milano le famiglie spenderanno in media per i regali di questo Natale 653 €uro ciascuna. Una somma investita nella ricerca dell’idea originale per persone che “ hanno tutto”, o frazionata in decine di pensierini per dare proprio a tutti la gioia di aprire un pacchettino. In passato si puntava piuttosto su regali forse banali ma utili, anche se i più giovani faticavano a nascondere la delusione di fronte a praticissime calze o solide scarpe. Di protestare, ovviamente, non se ne parlava: siamo cresciuti in un’epoca in cui il regalo doveva per definizione essere apprezzato. E forse sarebbe giusto così, anche se oggi fioriscono iniziative per riciclare regali non graditi, che spesso finiscono per essere venduti on line. D’altra parte, nel mondo dei regali oggi l’e-commerce la fa da padrone. Secondo uno studio recente promosso da Espresso Communication, oltre sei italiani su dieci si soffermano soprattutto di fronte a vetrine virtuali - E-commerce (68%), motori di ricerca (64%), social network (46%), e cataloghi digitali (38%) - anche se uno su due poi finirà per acquistare in negozio. Senza dimenticare l’abitudine sempre più diffusa di togliersi d’impaccio utilizzando buoni regalo da spendere come si vuole, o offrendo “cofanetti-esperienza” che permettono di scegliere tra molte la proposta preferita. Tutto sommato, non c’è niente di male in un buono da utilizzare per comprare musica o libri, anche se i regali più belli sono forse quelli comprati pensando a chi li dovrà ricevere, e un po’ anche a chi dona… perché il regalo dovrebbe servire pure a farci ricordare. Ma a volte il regalo perfetto è proprio quello che a prima vista sembra disastrosamente sbagliato: ce lo ricorda un racconto celebre di O. Henry, Il dono dei Magi , disponibile integralmente on line www.ilsussidiario.net. E questo racconto è il mio regalo a voi che leggete, insieme con gli auguri di trascorrere in buona compagnia festività serene e piene di luce.
ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA
giornalista e blogger
Il linguaggio si impone?
Foto di Susanne Jutzeler suju per Pixabay - elaborazione F. Fadalti
#disabilità
in pillole
C’è una certa corrente di pensiero che ritiene che la questione linguistica sia fine a se stessa. Anzi, che usare i termini giusti sia un esercizio accademico che non giova alla popolazione, abituata a parlare di handicap, costretto in carrozzina e via dicendo. I termini nuovi farebbero paura perché non comprensibili, pertanto di ostacolo nella diffusione dei giusti concetti della disabilità, anzi dell’handicap, perché secondo questa corrente di pensiero una cosa vale l’altra e, forse, usare handicap a prescindere rende la vita più facile a tutti. Io non sono di quest’idea e non perché io sia un amante del bel linguaggio. Linguaggio colto che sembra essere appannaggio di chi usa le parole giuste. I termini altisonanti, fioriti e ricercati come i francobolli rari, quello fatto di periodi complessi, di ipotassi con sintagmi articolati, ricchi di subordinate, coordinate e dipendenti varie. Ecco, questo linguaggio non è esclusivo, e tantomeno prediletto, di chi usa le parole giuste. Anche chi promuove il metodo della parola semplice non è estraneo all’uso di un linguaggio elevato. Anzi, sono spesso i cesellatori della parola, in virtù della loro abilità linguistica, a riuscire a veicolare meglio il concetto della parola semplice, benché errata. Lo scrivere aulico, dunque, appartiene all’una e all’altra corrente e, a ben vedere, ciò che rende vincente l’uno sull’altro non è la qualità della parola ma la quantità dei seguaci.
Detto questo, perché uno sparuto manipolo di ostinati - ma attenzione che stanno crescendo - si danna a diffondere l’uso di un certo tipo di termini, e atteggiamenti, e su quali basi si muove? Il linguaggio sbagliato è abilista, prima di tutto. Nominare un qualcosa con il vocabolo sbagliato induce equivoci sull’oggetto del contendere. E gli equivoci sono di stimolo all’emarginazione. Dire nero è diverso che dire negro e dire omosessuale è ben altro che dire invertito, per esempio. Il giornalista dovrebbe usare un linguaggio corretto per contribuire a migliorare il lessico dei lettori e non i lettori impoverire l’eloquio dell’oratore. Il comunicatore, poi, dovrebbe affidarsi a fonti accreditate e attendibili. In primis a un documento fondamentale. Ne ho parlato altre volte: l’Icf (classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute), adottato dall’Oms (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) ormai nel lontano 2001. Un documento che sta alla disabilità come la meccanizzazione alla rivoluzione industriale. Dopo la meccanizzazione di massa nulla è più stato uguale.
Dopo l’Icf l’handicap non esiste più. E con questo documento muore tutta la sua cultura e il suo linguaggio. Altro documento fonte è la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, del 2006. Insegna a padroneggiare alcuni termini e soprattutto ad entrare nella mentalità successiva all’handicap. Fuori dall’Italia il dibattito sulla terminologia è serrato e costruttivo e mi piace fare riferimento al National Center on Disability and Journalism, tagliato prevalentemente per gli Stati Uniti ma con ottimi suggerimenti per tutti. Una volta acquisiti i concetti proposti da queste fonti si fa fonte lo stesso scrivere. Quando si sa che si deve usare un linguaggio neutro, dire persona con disabilità, che diversamente abile è stigmatizzante e superato, allora compilare ogni frase è un continuo chiedersi se si stia usando il linguaggio giusto e un impegno alla liceità. Male non fa confrontarsi con gli altri. Noi, i farisei del linguaggio, lo facciamo fra di noi tenendo l’occhio aperto su quello che sostengono le associazioni, gli organismi che si aggiornano e quelli che ci criticano. Ma senza allontanarci dall’osservanza di ciò che dichiarano gli enti di riferimento, come Oms e Onu. Il linguaggio non si impone, se non quando te lo insegnano, a scuola. Con queste pillole di disabilità aiutiamo a conoscerlo.
DOTTOR ALESSANDRO LITTARA
andrologo e chirurgo
Un regalo davvero diverso per lui
Foto di Terri Cnudde per Pixabay - elaborazione F. Fadalti
#sessualità
A conferma che la maggioranza di noi Generazione Over 60 non ha sciocchi né ipocriti pudori, ci siamo chiesti: ma se alle donne è lecito (e in genere risulta molto gradito) donare un “buono” per un ritocchino estetico, ciò non deve valere anche per gli uomini? Abbiamo girato la domanda al nostro dottor Littara, il quale ci ha confermato che gli interventi di falloplastica (già descritti in questa pagina) sono sempre più richiesti. Per chi ne volesse saper di più, nulla di meglio che seguire il breve filmato su Youtube dove lo specialista illustra step by step l’intervento. LINK La falloplastica: la procedura
ENZO PRIMERANO
Medico Rianimatore
Il Natale ai tempi di Joker
#salute
Piove, piove. Sono giorni che piove e le foglie ormai cadute si fondono in un unico fango che nutre il terreno per la prossima stagione: questi pensieri facevano capolino nella mia mente camminando, come spesso faccio, sotto la pioggia. Supertramp - It’s Raining Again E tra una goccia e l’altra mi venne in mente una massima di Confucio che diceva: “Scorgi ciò che c’è di buono nel male e ciò che c’è di male nel buono e la realtà ti apparirà nella sua dimensione più armoniosa. Proprio come la pioggia che lava ciò che c’è di cattivo ma nel contempo nutre preparando la rinascita”. E mentre le piccole goccioline di pioggia cadevano sulla mia testa pensavo al non ancora imminente Natale che ormai ci viene più annunciato precocemente più dagli slogan pubblicitari che dalle cadenze dei nostri ricordi. Già, perché il Natale, lontano dall’essere solo una ricorrenza religiosa, è soprattutto il risveglio dei ricordi della nostra infanzia. Il Natale riesce a catalizzare questi ricordi amplificandone quella energia erogata dai nostri affetti. Catalizzare in senso positivo o anche in senso negativo, se questi affetti ci sono venuti a mancare. Ed in questa amalgama di pensieri mi torna in mente la storia di Joker nel film mirabilmente interpretato da Joaquin Phoenix nei panni di Arthur Flek, un matto un po’paranoico figlio del padrone miliardario della città di Gotham, nato dalla relazione illecita con la sua impiegata. E la madre trattata con disprezzo come una pazza paranoica e visionaria getta tutta la sua rabbia sul figlio con percosse e maltrattamenti. Un bambino che a furia di bastonate sviluppa una sindrome post traumatica dal nome difficile: Sindrome Pseudobulbare. Questa malattia neurologica è una rara sindrome nota anche come paralisi pseudobulbare. La malattia è caratterizzata dall’incapacità di controllare i muscoli del distretto facciale. I pazienti tipicamente presentano difficoltà nella masticazione, disfagia, spasticità della lingua.
Spesso si abbandonano ad episodi di pianto o di riso, senza che siano stati provocati da vere emozioni corrispondenti. Quindi, il portatore di questa malattia se scosso emozionalmente da eventi negativi può lasciarsi andare in crisi di irrefrenabili risate come vediamo nel film. A livello clinico questa patologia può essere generata da piccolissimi danni al cervello di tipo vascolare, traumatico, neoplastico o degenerativo (come morbo di Parkinson, sclerosi multipla o sclerosi laterale amiotrofica). Tutto ciò accade perché avviene una lesione del fascio motorio cortico-bulbare,
che
passa
nel
cosid-
detto ginocchio della capsula interna, nutrito da una piccolissima arteriola terminale chiamata genicolata che, in caso di occlusione, genera danni molto disastrosi, come fosse un piccolo relais che controlla la centrale elettrica di una grande città. Gli effetti finali possono essere a carico di tutto il corpo o soltanto di quelle parti che controllano i muscoli facciali di pianto e risata come nel caso di Joker. L’impatto della malattia sulla vita di relazione del paziente è devastante ripercuotendosi sulla qualità della vita di chi ne soffre: ansia, depressione, isolamento sociale alienazione ne sono le espressioni più comuni. Per cui quando in metropolitana tre rampolli della finanza stavano molestando una ragazza con l’arroganza di chi tutto può Arthur/Joker esplode e li uccide. Ma il giorno dopo i media non si schierano dalla parte della ragazza ma piangono le tre giovani promesse della finanza, cercando il colpevole dell’efferato delitto dimenticandosi delle violenze alla vittima. La violenza dei ragazzi “perbene” si mescola ancora una volta con la bontà che si esprime con violenza. La storia di Joker riesce ad esprimere come un moderno Pierrot le contraddizioni della società che nel mondo di oggi si arricchiscono di nuove sfaccettature dove dietro il male si nascondono profondi soprusi che non vogliono giustificarlo, bensì aiutare a comprenderlo. Steve Miller Band The Joker Live From Chicago
Così come oggi in una realtà post verità dove apparenti bontà celano piani diabolici e evidenti violenze
sono
spesso
originate
dalla
disperazione
e
dai soprusi della società benpensante. Nell’immaginario collettivo Joker è il cattivo antagonista di Batman pipistrello supereroe dei film di Tim Burton. Ma, nella rivisitazione del regista Todd Phillips, The Joker vuole raccontarci la storia di un super cattivo, che diventato tale a causa di angherie e prepotenze, diventa l’idolo dei diseredati, derelitti e degli ultimi. In ultima analisi Joker diventa l’eroe degli invisibili del mondo. La morale che ne scaturisce è del tutto originale e si calza a perfezione con il messaggio della narrazione del Natale. Il male non potrà mai essere la soluzione al male. La società è spesso impregnata di molte insidie. Se ognuno di noi rispondesse ad esse contrastandole con il male (pur se con plausibili giustificazioni) genererebbe altro male che si amplificherebbe in un crescendo di odio e paura. Dal male si genera il male come nella malattia di Arthur/Joker. Ma questa malattia che si esprime con delle irrefrenabili risate di accogliente contatto, quando vengono esibite generano derisione, scherno e violenza verso il povero clown. Solo amore e bontà creano quella serie di energie positive necessarie alla soluzione di tutte le controversie e contraddizioni della società e del convivere civile di tutti i popoli del mondo. Per questo il Natale va molto al di là del suo significato religioso. Attraverso l’evocazione della narrazione di un piccolo bambino che, come un sole, rappresenta luce ed energia per il genere umano. Questo è il senso evocato dal Natale che nonostante tutto catalizza dentro di noi il ricordo della nostra infanzia, dei nostri genitori e nonni e di tutti coloro che ci hanno espresso amore e che lo esprimono ancora con il loro abbraccio o con il loro ricordo. In una collettività ormai assuefatta alla post verità dove il vero si confonde e si trasforma nel falso e viceversa generando paura e odio, l’unica medicina per salvarci è l’amore. Amore che feste, come il Natale, ci evocano, e che ci rammentano come solo sentimenti positivi costruiscano soluzioni buone per questa povera scimmia nuda e pensante che è l’uomo. Katy Perry - Cozy Little Christmas
C B M Italia Onlus
C B M Italia Onlus
Chi siamo CBM è la più grande organizzazione umanitaria internazionale impegnata nella cura e prevenzione della cecità e disabilità evitabile nei Paesi del Sud del mondo. CBM Italia Onlus fa parte di CBM, organizzazione attiva dal 1908 composta da 10 associazioni nazionali (Australia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Kenya, Nuova Zelanda, USA, Sud Africa e Svizzera) e che insieme sostengono progetti e interventi di tipo medico-sanitario, di sviluppo ed educativo. Dal 1989 CBM è partner dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella lotta contro la cecità prevenibile e la sordità. CBM opera nei Paesi nel Sud del mondo in sinergia con i partner locali in un’ottica di crescita e sviluppo locale. Lo scorso anno CBM ha raggiunto oltre 35 milioni di persone attraverso 530 progetti in 54 Paesi di tutto il mondo. CBM Italia ha sostenuto 64 progetti in 24 Paesi, raggiungendo oltre 2.6 milioni di beneficiari dei 35 milioni dell’intera federazione CBM.
#volontariato
& associazioni
Gli ambiti di intervento nei Paesi del Sud del mondo ► Salute della vista e formazione di medici (prevenzione della cecità, cura della vista, chirurgia, sostegno ed equipaggiamento di ospedali e centri oculistici, distribuzione di occhiali, cliniche mobili, formazione di medici e operatori, riabilitazione su base comunitaria). ► Salute fisica, mentale e uditiva (prevenzione, cure e chirurgie, sostegno ed equipaggiamento di ospedali e centri ortopedici, distribuzione di ausili, formazione di medici e operatori, riabilitazione su base comunitaria). ► Educazione (sostegno a scuole per allievi con e senza disabilità, programmi di educazione inclusiva e di avviamento al lavoro, formazione di insegnanti e operatori sull’educazione inclusiva). ► Emergenza (programmi di risposta alle emergenze umanitarie e ambientali inclusivi delle persone con disabilità, formazione degli operatori sul campo). ► Sviluppo inclusivo nelle comunità (promozione dei diritti e inclusione delle persone con disabilità, inserimento lavorativo, programmi di sicurezza alimentare per persone con disabilità, microcredito, attività generatrici di reddito). Le attività in Italia In Italia, CBM Italia Onlus è impegnata in numerose attività per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul proprio lavoro e sulle condizioni di vita delle persone con disabilità che vivono nei Paesi del Sud del mondo. Negli ultimi anni, CBM Italia Onlus ha rafforzato e ampliato il proprio impegno verso i bambini italiani e le loro famiglie attraverso il progetto didattico “Apriamo gli occhi!”, i laboratori sensoriali, il cartone animato “Le avventure di Cibì” e la collana editoriale CBM #logosedizioni, con cui sono stati pubblicati tre libri: “BLIND” di Lorenzo Mattotti, “Lucia” di Roger Olmos e “Anna dei Miracoli” di Ana Juan. A questi progetti si aggiunge la tournée del “Blind Date”, il concerto al buio ideato nel 2009 dal maestro Cesare Picco. Un evento unico al mondo, un viaggio sensoriale nel buio più assoluto che ben interpreta quello che CBM fa ogni giorno grazie all’aiuto di tanti sostenitori: ridare la luce della vista a milioni di persone cieche che vivono nei Paesi del Sud del mondo.
Dati cecità Ad agosto 2017, la rivista scientifica anglosassone Lancet ha pubblicato i risultati di un’analisi realizzata dal gruppo di esperti internazionali Vision Loss Expert Group (VLEG) condotta dal 1990 al 2015. Questi i risultati principali: ► 253 milioni le persone con disabilità visive, di cui:
► 36 milioni le persone cieche
► 217 milioni le persone con disturbi visivi gravi o moderati
► l’89% delle persone con disabilità visive vive nei Paesi del Sud del mondo ► Il 55% delle persone con problemi visivi sono donne. Delle 36 milioni di persone cieche nel mondo le cause principali sono: ► Cataratta (12.6 milioni) ► Errori refrattivi non corretti (7.4 milioni) ► Glaucoma (2.9 milioni). Tra le 217 milioni di persone i disturbi visivi gravi o moderati sono: ► Errori refrattivi non corretti (116.3 milioni) ► Cataratta (52.6 milioni) ► Degenerazione maculare (8.4 milioni) ► Glaucoma (4 milioni) ► Retinopatia diabetica (2.6 milioni) Gli errori refrattivi non corretti e la cataratta si confermano come cause prevenibili di cecità/ipovisione nel 77% dei casi.
#volontariato
& associazioni
Inoltre: ► Circa l’80% di tutti i deficit visivi potrebbero essere evitati o curati. ► 19 milioni di bambini con età inferiore ai 5 anni sono ipovedenti. Di questi 12 milioni sono ipovedenti a causa di errori refrattivi (miopia, astigmatismo, ipermetropia), una condizione che può essere facilmente diagnosticata e corretta. ► La principale causa di cecità rimane la cataratta, che si può risolvere con un intervento chirurgico efficace. ► 1 miliardo e 100 milioni di persone hanno presbiopia (non vedono bene da vicino): eppure bastano semplici occhiali da vista per correggerla. IL FUTURO – Anche se gli ultimi dati dicono che cecità e ipovisione sono globalmente diminuite, il numero delle persone cieche è destinato a triplicare entro il 2050 passando a 115 milioni per 3 motivi:
1. Crescita e invecchiamento della popolazione
2. Aumento della miopia
3. Picco della retinopatia diabetica
LE PREVISIONI ENTRO IL 2020 ► Il numero di persone cieche passerebbe da 36 milioni a 38.5 milioni. ► Il numero di persone con disturbi visivi gravi o moderati passerebbe da 217 a 237 milioni.
C B M Italia Onlus
15 milioni ogni anno i nati prematuri a rischio cecitĂ
L’impegno di CBM Italia Onlus in America Latina
www.cbmitalia.org
#volontariato
& associazioni
In Bolivia, così come in tutto il resto del mondo, la Retinopatia del Prematuro (ROP) è la prima causa di cecità neonatale evitabile: ogni anno sono a rischio oltre 15 milioni di neonati prematuri. La ROP è causata, nella maggior parte dei casi, dalla scarsa maturazione dei tessuti oculari e dall’esposizione all’ossigeno dell’incubatrice: un trattamento peraltro indispensabile per la sopravvivenza e necessario per permettere ai polmoni dei nati prematuri di respirare, ma che rischia di renderli ciechi per sempre a causa della complicanza finale della ROP, il distacco della retina. “La ROP è ubiquitaria, ma colpisce soprattutto i Paesi a medio reddito, come l’America Latina. Qui, dal 2014, CBM è presente con progetti di prevenzione e cura, dapprima in Colombia dove, grazie al nostro intervento, la ROP è diminuita passando dal 18% al 1.7%. Per questo abbiamo esteso il nostro impegno in Bolivia, Paraguay e Guatemala sviluppando un modello d’intervento che mira ad aumentare il numero dei neonati prematuri visitati, a formare medici e infermieri locali, a creare un modulo di trattamento per la corretta gestione della ROP e a sensibilizzare le famiglie dei bambini sull’importanza delle visite di controllo” ha dichiarato Massimo Maggio, Direttore di CBM Italia Onlus.
La ROP è una malattia subdola, non ha un’insorgenza o un decorso prevedibili. È necessario uno screening massivo dei nati pretermine e un monitoraggio costante dei bambini a rischio attraverso l’esame del fondo oculare. Se individuata in tempo può essere trattata, entro le 48 ore, con il laser, preservando così la visione. Se la diagnosi è tardiva e la malattia è avanzata è necessaria l’operazione chirurgica, che aumenta considerevolmente sia le probabilità di insuccesso dell’intervento sia quelle di cecità del bambino. A causa della complessità della malattia e degli alti rischi nel trattare pazienti così piccoli, nel mondo solo lo 0.5% dei medici oculisti si occupa di ROP. Guarda il video al link sottostante L’impegno di CBM in Bolivia Dona ora Con 35 euro si contribuisce all’acquisto dei colliri, gel e medicamenti per le cure dei neonati prematuri; con 60 euro si salva dalla cecità un bambino prematuro assicurandogli l’intervento di laserterapia; con 100 euro si contribuisce alla formazione del personale medico sui temi della ROP. CBM è la più grande organizzazione umanitaria internazionale impegnata da oltre cento anni nella cura e prevenzione della cecità e disabilità evitabile nei Paesi del Sud del mondo. Dal 1989 è partner dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella lotta contro la cecità prevenibile e la sordità. CBM opera nei Paesi in via di sviluppo in sinergia con i partner locali in un’ottica di crescita e sviluppo locale. Lo scorso anno ha raggiunto oltre 60 milioni di persone attraverso 525 progetti in 55 Paesi di tutto il mondo. Info: www.cbmitalia.org
“Bontà in vista”: il Natale solidale di CBM Italia Onlus Per Natale CBM Italia Onlus lancia l’iniziativa solidale “Bontà in vista”. A fronte di una donazione minima di 9 euro si riceverà una confezione di croccantini artigianali al cioccolato prodotti da AutoreChocolate, azienda artigianale di San Marco dei Cavoti. Un regalo buono e solidale: il ricavato delle vendite andrà a sostegno della campagna “Fermiamo la cecità. Insieme è possibile”. I croccantini possono essere ordinati al link che abbiamo inserito sulla foto: e sul sito www.cbmitalia.org o chiamando allo 02/72093670. “Fermiamo la cecità. Insieme è possibile” è la nuova campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi che ha l’obiettivo di salvare dalla cecità 1.6 milioni di bambini, donne e uomini che vivono in 12 paesi di Africa, Asia e America Latina attraverso 26 progetti di prevenzione e cura. Screening visivi nelle scuole e nei villaggi, visite oculistiche, operazioni chirurgiche, percorsi di riabilitazione, allestimento di cliniche mobili oftalmiche, distribuzione di antibiotici, costruzione di pozzi, attività di formazione professionale di medici e operatori e sensibilizzazione le attività previste dai progetti.
DALLA REDAZIONE
“L ’intestino oltre l ’intestino”
Si parla da qualche anno di asse intestino-cervello, argomento affascinante e al centro di studi sempre più numerosi in ambito scientifico. Intestino e cervello dialogano attraverso i rispettivi sistemi nervosi – l’intestino ne ha uno dedicato, costituito da circa 500 milioni di neuroni – e specifici neurotrasmettitori: l’intestino è, infatti, il maggior produttore di serotonina, nota per i suoi effetti sull’umore.
#scienza
E se l’effetto del cervello sull’intestino ci è chiaro ogni volta che, presi dall’ansia, soffriamo di qualche “problema di pancia”, ora possiamo anche pensare alla direzione opposta, quella di un intestino in salute e di una flora in equilibrio, in grado di comunicare favorevolmente con il nostro cervello. L’intestino ha un ruolo sempre più importante nel definire il benessere psicofisico. Gli studi su come la diversa composizione del microbiota influenzi la comunicazione tra cervello e intestino sono solo all’inizio, ma i risultati sono già sufficienti per indicare che un’alimentazione equilibrata favorisce la presenza di popolazioni batteriche utili a mantenere in salute non solo il tratto intestinale, ma anche tutto l’organismo. Non dobbiamo dimenticare che un intestino in salute può essere un importante scudo per contrastare l’ingresso di microbi dannosi nel nostro corpo. E ciò è particolarmente importante, se pensiamo che le pareti dell’intestino sono a diretto contatto con l’ambiente esterno. Sì, perché per quanto possa sembrare strano, le pareti dell’intestino sono all’esterno del nostro corpo, proprio come la pelle. Non disponiamo infatti di chiusure “fisse” tra l’ingresso e l’uscita del canale alimentare, tanto che tutto quel canale è da considerarsi in contatto con l’esterno. Ma l’intestino, a differenza di altri tratti, è proprio il luogo in cui le sostanze ingerite, come i nutrienti, passano all’interno del nostro organismo. Fondamentale quindi che sappia fare da scudo o – in altre parole – che sappia fungere da organo immunitario. Un valido aiuto all’effetto barriera è anche dato da una flora intestinale, oggi detta microbiota, in equilibrio.
L’estesa comunità di microrganismi diversi presenti nell’intestino deve avere cioè una composizione in cui non ci sia una predominanza di batteri potenzialmente patogeni: favorire la presenza nella flora di cosiddetti “batteri buoni” punta proprio a questo scopo. Per l’equilibrio del microbiota possono essere d’aiuto particolari fibre – i prebiotici – e alcuni batteri con proprietà specifiche – ovvero i probiotici. L’importanza della flora intestinale La flora intestinale è la protagonista di un’altra funzione del nostro intestino: essa è infatti in grado di nutrirsi di sostanze che arrivano indigerite all’intestino, tipicamente le fibre, che vengono pertanto fermentate. Come risultato di questo processo, si ha la produzione di diverse sostanze utili al nostro organismo. Una di queste, il butirrato, aiuta ad esempio a mantenere in salute le cellule dell’intestino stesso. La flora intestinale viene a contatto con tutto ciò che ingeriamo, e che può avere su di essa un effetto, positivo o negativo. Fattori che possono minare l’equilibrio del microbiota sono ad esempio alcuni farmaci, come gli antibiotici. Un altro fattore può essere lo stress, che ci porta ad un’ulteriore funzione del nostro intestino, ovvero alla sua proprietà di “comunicare” con il cervello.
Comunicazione microbiota-cervello Molti studi suggeriscono che le interazioni tra il microbiota e l’ospite a livello dell’intestino portano al rilascio di molecole del sistema immunitario, neurotrasmettitori e metaboliti microbici che possono influenzare i messaggi neuronali ed eventualmente regolare le funzioni cerebrali e il comportamento. I ricercatori hanno dimostrato che il metabolita microbico 4-etilfenilsolfato è sufficiente per indurre un comportamento simile all’ansia nei topi e che il microbiota intestinale è in grado di modulare il sistema nervoso enterico, una rete di neuroni che governa le funzioni del tratto gastrointestinale. Inoltre, si è visto che il microbiota sintetizza e risponde a numerose sostanze neurochimiche, tra cui la serotonina e il GABA, coinvolte nel comportamento e nelle attività cognitive umane. Infine, molti sottoprodotti microbici come gli acidi biliari secondari e gli acidi grassi a catena corta sembrano implicati nelle funzioni gastrointestinali, nella regolazione della pressione sanguigna, nel ritmo circadiano e nella funzione neuroimmune.
La storia di questo prodotto si deve ad uno scienziato giapponese, il dottor Minoru Shirota, che nel lontano 1930 riuscì ad isolare e coltivare un particolare fermento lattico, in grado di sopravvivere ai succhi gastrici e ai sali biliari, per raggiungere vivo e attivo l’intestino. Ed ecco una bevanda a base di latte vaccino, realizzato grazie ad un processo di fermentazione lento, che dura sette giorni e che avviene ad opera del fermento probiotico LcS (Lactobacillus casi Shirota) La storia di questo prodotto è quindi la storia di un’idea visionaria, quella di Shirota, e su una convinzione che poggia su tre pilastri: 1) il valore di una medicina preventiva 2 )l’idea che un intestino sano porta a una vita più lunga e più sana 3 l’importanza dell’accessibilità del prodotto, per poter contribuire al benessere del maggior numero possibile di persone. Dal 1968 lo sviluppo della bottiglietta di Yakult come la conosciamo oggi, grazie al contributo del designer Isamu Kenmochi che, prendendo ispirazione
dalle
bamboline kokeshi della tradizione giapponese, dona
alla bottiglietta la sua forma iconica, facile da maneggiare e sempre riconoscibile. Ogni due anni, in Europa, ha luogo il prestigioso International Yakult Symposium, un convegno scientifico che, fin dal 1996, riunisce i massimi esperti mondiali per un aggiornamento e un confronto sulla ricerca e l’innovazione nel campo dei probiotici.
Nel 2014 Yakult ha iniziato una collaborazione con l’agenzia spaziale giapponese JAXA, per unprogetto di ricerca estremamente innovativo sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Scopo del progetto è indagare i possibili effetti dell’assunzione di Lactobacillus casei Shirota su sistema immunitario e microbiota intestinale in condizioni di microgravità. Finalità ultima: contribuire alla preservazione e al miglioramento della salute e delle performance degli astronauti, con un’inevitabile ricaduta delle conoscenze ottenute per la promozione generale della salute dell’uomo. Le tre referenze Yakult Yakult è oggi presente in Europa con le tre referenze Yakult Original, Yakult Light (con estratto di foglie di Stevia e un contenuto inferiore di zuccheri e calorie) e Yakult Plus (a ridotto contenuto di zuccheri e con fibre e vitamina C). Tutte le referenze hanno lo 0% di grassi e un ridotto contenuto di sodio. L’esclusiva bevanda di latte scremato fermentato viene venduta in 40 Paesi nel mondo e consumata ogni giorno da oltre 40 milioni di persone. Una bottiglietta di Yakult (65ml) contiene almeno 6,5 miliardi di Lactobacillus casei Shirota vivi e attivi, garantiti fino alla scadenza. Indicato davvero a tutti, in qualsiasi stagione della vita, ad eccezione di persone allergiche al latte vaccino e bambini che non assumono ancora una dieta diversificata. e-mail: science@yakult.it www.scienceforhealth.it
DOTTOR MAURO CERVIA medico veterinario
Prima di donare un cane …
#”amo
gli animali”
E’ Natale, perché non regalare un cucciolo di cane a chi amiamo? Attenzione: non ribadirò mai abbastanza che non stiamo parlando di peluche, ma di esseri viventi di cui dovremo sempre farci carico, anche quando saranno malati e invecchieranno (e si sa, purtroppo, che la loro vita è più breve di quella degli umani). Tante volte ho anche detto che occorrerebbe fare una sorta di “corso di idoneità” per constatare se si è pronti ad avere un cane. E, se lo doniamo, si tratta di una delle poche volte in cui è controindicato fare una sorpresa, ma essere certi che il cane sia davvero desiderato, oltre a valutare che tipo di animale andiamo a regalare: una persona non perfettamente stabile sulle gambe o molto Over avrà molta difficoltà, solo per fare un esempio,a portare a spasso un boxer, sempre giocherellone e bisognoso di tanto moto. Nel mio libro “Caneterapia” (Salani Ed, 2006) dedicavo un intero capitolo a questo tema, intitolato per l’appunto Sono pronto per avere un cane? Ecco qui riassunti alcuni punti fondamentali: ► Di media, il cane ha bisogno di fare 4 passeggiatine quotidiane. ►Inoltre, il nostro cane ha bisogno di correre, socializzare, giocare e stare il più possibile all’aria aperta. ►Essere in grado di provvedere in modo adeguato ai suoi pasti. ►Insegnargli come non fare in casa i suoi bisogni (qui bisogna avere molta pazienza ma anche adottare il giusto metodo. Vietato improvvisare!) ►Essere consapevoli che per tutta la vita lui (o lei) sarà il nostro cane e dovremo prendercene cura, assicurandogli una vita felice, tranquilla e dignitosa. Se non vi siete spaventati da quanto detto finora, allora andate in un canile e … fatevi scegliere! Sappiate che il nuovo amico, entrando in famiglia, potrà insegnarvi molto e riempire la vostra vita di emozioni, sorprese, piccoli e grandi momenti di gioia autentica.
Foto di Umberto Cofini da Unsplash
IMMAGINI E FOTOGRAFIE Dove non espressamente indicato le foto o le immagini presenti attualmente nella rivista sono situate su internet e costituite da materiale largamente diffuso e ritenuto di pubblico dominio. Su tali foto ed immagini la rivista non detiene, quindi, alcun diritto d’autore e non è intenzione dell’autore della rivista di appropriarsi indebitamente di immagini di proprietà altrui, pertanto, se detenete il copyright di qualsiasi foto, immagine o oggetto presente, oggi ed in futuro, su questa rivista, o per qualsiasi problema riguardante il diritto d’autore, inviate subito una mail all’indirizzo generazioneover60@gmail.com indicando i vostri dati e le immagini in oggetto. Tramite l’inserimento permanente del nome dell’autore delle fotografie, la rimozione delle stesse o altra soluzione, siamo certi di risolvere il problema ed iniziare una fruttuosa collaborazione. INFORMATIVA PRIVACY E CONSENSO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Ultimo aggiornamento: 25 maggio 2018 I Tuoi dati personali saranno trattati, tramite modalità informatiche e telematiche e, per particolari operazioni, tramite supporto cartaceo, da GENERAZIONE OVER60, con sede in Milano, in qualità di titolare del trattamento, in conformità al Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali e relativa normativa di attuazione al fine di consentire la Tua registrazione e l’accesso alla mail generazioneover60@gmail.com, nonché per consentirti di usufruire dei servizi connessi ai Siti (in via esemplificativa: manifestazioni a premio, eventi, iniziative, ecc…, di seguito, i Servizi), nel rispetto della normativa vigente e secondo quanto riportato nella presente informativa.