N.3 Generazione Over60

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N.3


Photo by Rawpixel on Pixabay

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n° 258 del 17/10/2018


# I NOSTRI TEMI

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co m #scienza #sessualità #salute #bellezza #da

leggere (o rileggere) #da vedere/ascoltare #cose dall’altro mondo #pillole di disabilità #in forma #intervista con ricetta #”in movimento” #volontariato & associazioni #”di tutto e niente” #il personaggio #le ultime #voi


AT THE DESK

DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo DIRETTORE ARTISTICO Francesca Fadalti LA NOSTRA PREZIOSA REDAZIONE Marco Rossi Alessandro Littara Nicola Forcignanò Andrea Tomasini Antonio Giuseppe Malafarina Francesca Fadalti HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Enzo Primerano Paola Emilia Cicerone Cinzia Boschiero DISEGNATORI Attilio Ortolani Margherita Mottana

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LA NOSTRA FOTO: CARNEVALE 1962


GENERAZIONE F

Tempo di Carnevale, san Valentino & altro E’ tempo di Carnevale e anche di san Valentino (a dire il vero un altro santo, Sanremo con il suo festival appena concluso, sta tenendo banco sulle pagine dei giornali, ma tralasciamo volentieri l’argomento, ammesso che di argomento si tratti). Noi abbiamo deciso di approfondire il tema del Carnevale, senza mettere in conto che un nostro collaboratore coi fiocchi e controfiocchi, il raffinato Andrea Tomasini, ci avrebbe regalato un pezzo d’apertura da non perdere. Una vera chicca per chi come noi di Generazione Over 60 ama leggere e soffermarsi sulla magia delle parole e dei concetti. Con orgoglio ci piace sottolineare che l’autore è un giornalista scientifico (categoria cui appartiene anche chi scrive) e che come lui, altri giornalisti scientifici in questo numero del magazine affrontano, con competenza e leggerezza assieme, ambiti non propriamente di loro pertinenza. E così nelle rubriche trattiamo di maschere in senso lato - non solo quelle che si indossano per gioco a Carnevale, ma anche di quelle dietro le quali più o meno tutti, almeno talvolta, ci nascondiamo nella vita quotidiana - poiché come scrive Pirandello in Uno Nessuno e Centomila, tutti ci ritroviamo in determinate circostanze a celare la nostra vera identità per adattarci a quanto richiesto dalla società, Salvo poi, come il protagonista Vitangelo Moscarda, voler scoprire chi si è davvero. E arrivare alla conclusione che la realtà è vita, incessante movimento in continuo divenire. Si è detto tempo di Carnevale, ma anche di san Valentino. Per quanto si possa detestare il fenomeno commerciale in cui sempre più spesso sfocia la festa dedicata a chi si ama, è indubbio che sia lecito e dolce abbandonarsi (quando non si vive l’amore direttamente) all’idea dell’amore, anche con i risvolti inaspettati che esso comporta ai giorni nostri, come ad esempio la ricerca in rete dell’anima gemella. Va da sé, pertanto, che in molte nostre rubriche compaia il termine love declinato secondo più punti di vista.


di Minnie Luongo

Carnevale, san Valentino & altro nelle pagine che seguono. Molto altro. Per la Salute un grazie di cuore al dottor Enzo Primerano, sensibile medico rianimatore che diffonde la cultura della cura del dolore cronico, per il suo articolo sulla ventilazione meccanica e sul “gigante di ferro” che cambiò la storia della medicina: il polmone d’acciaio. Un altro grazie al professor Gherardo Buccianti, noto nefrologo e presidente della Fondazione Aspremare, per la determinazione con cui si è battuto per far partire dalla Regione Lombardia il suo importante progetto a difesa dei reni. Continua poi il viaggio nel mondo della disabilità a firma di Antonio Giuseppe Malafarina, che come nessuno sa guidarci in questo delicato cammino. E la prima parte di un altro viaggio è raccontato dalla sottoscritta, che dopo una decina d’anni è finalmente tornata a New York, la sua città del cuore. Cuore come amore … tutto torna: siamo o no in clima di san Valentino? Mentre stiamo per chiudere arriva l’invito supergradito di Radiolombardia per parlare della nostra rivista: l’amico Mario Furlan (fondatore e presidente dei City Angels) mercoledì 13 febbraio mi intervisterà in veste di direttore di Generazione Over 60 all’interno del programma “Buongiorno Lombardia”. Ovviamente la chiacchierata verrà ripresa per intero sul nostro sito: seguiteci numerosi!


AT THE DESK

MINNIE LUONGO direttore responsabile e giornalista scientifica

Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti.

Photo Chiara Svilpo

Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli). Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”. Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60. Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.

DOTTOR MARCO ROSSI sessuologo e psichiatra

è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.


DOTTOR ALESSANDRO LITTARA andrologo e chirurgo

è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo.

NICOLA FORCIGNANÒ giornalista

nato a Milano nel 1952, è giornalista professionista. Ha trascorso la sua carriera tra il “Corriere della Sera”, un po’ di televisione e “il Giornale” dove ha ricoperto la carica di vicedirettore. É riuscito a trasformare la sua grande passione in un lavoro e ha diretto il mensile “Golf & Turismo “. Dal 20 novembre 2013 s’è trasferito a vivere (con grande gioia) a Phuket in Thailandia.

ANDREA TOMASINI

giornalista scientifico giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze- carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.

ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA giornalista

nato a Milano nel 1970,giornalista e blogger. Si occupa dei temi della disabilità, anche partecipando a differenti progetti a favore delle persone disabili. Presidente onorario della fondazione Mantovani Castorina. Coltiva l’hobby dello scrivere in versi, raccolti nella sua pubblicazione “POESIA”.

FRANCESCA FADALTI direttore creativo

nasce architetto eclettico, mentre passa da cantieri e negozi a cui ha dato il suo inconfondibile stile, si evolve nell’editoria con Millionaire, la Guida Io e il mio bambino e molteplici interventi di design di pubblicazioni tra cui ultima nata Style Glamping e, finalmente, Generazione Over 60!

Attilio Ortolani Disegnatore

storico disegnatore di Corriere Salute/Corriere della Sera. Più precisamente Artista.


C O N T E N U T I

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IL CERVELLO DELLE DONNE Dalla Redazione

LA FRITTURA DEL CARNEVALE Andrea Tomasini

IL SESSO TANTRICO Marco Rossi #Sessualità

#Scienza

#”di tutto e niente”

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UN PROGETTO DA REALIZZARE IN SINERGIA Dalla Redazione

QUEL GIGANTE DI FERRO Enzo Primerano

CARNEVALE: QUALE MASCHERA DI BELLEZZA? Francesca Fadalti

#Salute

#Salute

#bellezza

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AMORE ON LINE Paola Emilia Cicerone

COLAZIONE DA TIFFANY Minnie Luongo

#da leggere (o rileggere)

#da vedere/ascoltare


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QUANDO NASCE LA DISABILITÀ? Antonio Giuseppe Malafarina

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NANAKUSA: IL FESTIVAL DELLE 7 ERBE Francesca Fadalti #Intervista con ricetta

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A 60 ANNI PIÙ ALTRUISTA PER L’ORTO DEI SOGNI Francesca Fadalti #Volontariato & Associazioni

#Pillole di disabilità

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ASPREMARE PER DIFENDERE I RENI Dalla Redazione #Volontariato & Associazioni

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I PENSIONATI SUL PIEDE DI GUERRA Cinzia Boschiero #Le ultime

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IN VIAGGIO PER NYC Minnie Luongo #”In movimento”

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UNA QUESTIONE DI GENERE ANCHE NEI FUMETTI Cinzia Boschiero #Il personaggio


ANDREA TOMASINI

giornalista scientifico

La frittura del Carnevale storia, simboli, sapori e libertĂ

Illustration by Margherita Mottana www.instagram.com/margherita.mottana/


#”di

tutto e niente”

Carnevale, tempo di trasgressioni e di eccessi – quando, con i poveri a comandare e i ricchi a obbedire, il mondo rovesciato andava in scena disordinando le regole perché le regole…si potessero regolare. Oggi i significati tendono a esser diluiti nella fretta con cui si osserva lo stato delle cose, confinandolo nella presunta banalità del senso comune. Del Carnevale, inspiegati, rimangono quindi eccessi quasi sprovvisti di senso, mentre le origini antiche di questa festa si stemperano nell’etimologia ripetuta del Carne-vale, cioè dell’addio alla carne, come se questa festa costituisse un periodo variabile di esagerazioni prevalentemente alimentari –meglio morir di cibo che dover morir di fame: così si esorcizzava lo spettro dell’esser poveri- forse per affrontare al meglio il successivo periodo della Quaresima. In realtà il Carnevale non è solo questo, e magari potrebbe esser sorprendente apprendere che “il Carnevale è un pezzo di storia della religione e il riso carnevalesco la prima blasfemia”. A dirlo e argomentarlo, in “Psicologia storica del carnevale”, un classico breve quanto denso testo del secolo scorso, è Florian Christian Rang. Per comprendere il Carnevale occorre risalire indietro la corrente vitale di significati che vigevano in quei simboli che ancora popolano, magari con differente peso, il nostro immaginario e animano le forme più immateriali della nostra cultura. In Mesopotamia, là dove sta Bab-ilu -la porta di Dio- la prima teocrazia della storia ha pensato “cielo e terra, stelle, uomini e ogni cosa in connessione” sulla base di rapporti che, nel mondo sensibile, si riposizionano secondo ritmo e numero. Follia e ragione si dispongono in un continuum: la funzione del carnevale è “coprire una frattura nel calcolo; è questa la logica dell’Astro-logica: il carnevale copre il tempo intercalare”, quel periodo che nel calendario veste un’incongruenza del calcolo mediante il quale si divide l’anno in mesi, settimane e giorni. Questa tipologia di tempo vige in molti calendari e ha diverse simbologie –ad esempio quella porzione di tempo in cui tutto può accadere che è costituita dalle 12 notti che separano il 25 dicembre dal 6 gennaio, 12 come i mesi dell’anno, e nella quale si bruciava un unico ciocco che scaldava e illuminava la transizione solstiziale dal nuovo al vecchio.


Il carnevale nasce caldeo e s’irradia in tutto il Mediterraneo. A Roma forti sono gli echi babilonesi e neoplatonici nei Saturnali, festa dei folli in cui i dotti –racconta Macrobio- parlavano di astri e calendari. Carnevale festa degli astri, del nuovo anno segnato dall’ingresso della nuova costellazione. “E’ questo mutamento della posizione delle potenze celesti che si rispecchia in un mutamento di quelle della terra: nello scambio di ruoli carnevalesco”, spiega Rang: “Il Carnevale è una pausa, l’interregnum tra un’abdicazione e un’ascesa al trono” che nasce nell’immagine spaziale del mondo propria dei babilonesi e rende la figura del carnevale “come tappabuchi del calcolo del calendario”. In un’antica epigrafe precedente alla nascita di Babilonia si fa menzione di una festa in cui l’ancella precede la signora, lo schiavo diventa signore e “il potente stava in basso come l’uomo comune”. È un balzo di poco meno di 5000 anni, ma Goethe sembra esser coerente con l’antica ascendenza caldea quando scrive nel suo Viaggio in Italia: “Il carnevale di Roma non è precisamente una festa che si offre al popolo, ma una festa che il popolo offre a se stesso”. L’assenza di moderazione che si celebra in questo periodo è funzionale alla “ammirazione per la legalità sistematica” che ci è necessaria, secondo Rang, “tanto per la comprensione quanto per la meraviglia dinanzi a quella che è la legale assenza di legge: al carnevale”. Si tratta di un gusto che nasce dai contrasti – l’uomo ama la simmetria, ma anche contesti che si oppongono uno all’altro- spiega Montesquieu nel Saggio sul gusto: “Tutto ci affatica a lungo andare, e soprattutto i grandi piaceri: li abbandoniamo sempre con la stessa soddisfazione che provammo cercandoli, perché le fibre che ne sono state gli organi hanno bisogno di riposo”. Anche l’animo si stanca di sentire e il rimedio risiede nelle variazioni. L’animo può sentire senza affaticarsi se si dirige verso oggetti sempre diversi. I piaceri della sorpresa, argomenta Montesquieu, derivano da questo sentimento che diletta l’animo con lo spettacolo e la vivacità dell’azione, poiché esso percepisce o avverte una cosa inattesa, o in modo in atteso.


Una cosa può sorprenderci in quanto meravigliosa, ma anche in quanto nuova e quindi inattesa”. Come dire, variare il menù del quotidiano con i sapori della festa. Il cibo della festa riveste un’importante connotazione simbolica e, si sa, è capace di veicolare una particolare rappresentazione della realtà. Se il carnevale è, più ancora che il tempo di una festa, la festa del tempo, i sapori e i cibi che vengono preparati per accompagnarlo devono sottolineare questa sua caratterizzazione. Nel rovesciamento di ruoli carnevalesco trova spazio anche l’eccesso dei cibi, che debbono esser abbondanti, succulenti, gustosi – ma forse c’è dell’altro e attiene alla preparazione che fa da padrona nel carnevale: il fritto. Recita il proverbio che al giovedì grasso “si frigge sette volte senza la sera”. Nel componimento di Giulio Cesare Croce dedicato al Carnevale fallito – perché, ormai prossima la Quaresima, se ne deve andare e lo fa con nostalgia - si legge: “Ch’inlardava un’ocarella, /chi friggea nella padella / cervellato over brasuola /ciaschedun s’ungea la gola,/ con soave e buon prorito, /tristo me ch’io son fallito”. Certo, a carnevale si frigge perché, oltre dell’olio nuovo, si dispone anche del grasso del maiale tradizionalmente appena ucciso. Il carnevale inizia con la festa di sant’Antonio Abate e ci sono molti modi d’intendere l’espressione “far la festa al maiale”. E’ un animale di cui non si butta via niente: una parte si mangia subito, un’altra -la salata (prosciutti e capocolli) e le salcicce- son fatte per durare ed esorcizzare il tempo che passa mediante l’attesa e l’affinamento: in ogni preparazione “di conserva” si afferma implicitamente il fatto che quando sarà pronta si sarà di certo vivi per gustarla.


Ma c’è anche dell’altro e rimanda a certe possibili considerazioni relative al fritto –e in qualche modo alla piacevolezza, non solo con il già richiamato Montesquieu, ma anche con Giorgio Agamben che definisce il gusto “piacere che conosce , sapere che gode”. Si tratta di osservazioni semiserie, come per altro anche il carnevale abbiamo visto essere. “Per qualsiasi cucina non c’è nulla che sia semplicemente cotto, poiché deve essere specificato anche il modo di cottura”, scrive Claude Lévis-Strauss che sulle diverse modalità di preparazione–arrosto, bollito e frittura- si sofferma. L’arrostire è la modalità più semplice “naturale” e immediata: contatto diretto con il fuoco e la carne si abbrustolisce. Bollire è una modalità più culturale dal momento che implica l’utilizzo di un recipiente (oggetto culturale) che contiene acqua e cibo: la cultura media tra l’uomo e il mondo, e “la cottura per ebollizione realizza una mediazione per effetto dell’acqua, fra il cibo che l’uomo si incorpora e quell’altro elemento del mondo fisico che è il fuoco”. Il fritto costituisce una modalità ancora più complessa perché vi si deve aggiungere l’olio –il grasso che è a sua volta una preparazione. Si frigge nella Bibbia. Friggevano gli egizi, “metti nel grasso e cuoci la focaccia” si legge a margine di una raffigurazione di un piano di cucina all’epoca di Tutmosi IV. Si friggeva nell’antica Roma, anche se il verbo frigere indicava sia la torrefazione dei cereali, sia la modalità di cottura in un liquido bollente diverso dall’acqua e che non veniva consumato insieme alla preparazione che si stava realizzando. Si frigge abbondantemente nel Medio Evo, nella cucina ebraica e nel Nuovo Mondo saranno gli europei a importare questo tipo di cottura. Le diverse modalità di preparazione coesistono nel tempo – ciò che cambia sono i tempi di realizzazione e gli aspetti simbolici.


“Il bollito è la vita, l’arrosto è la morte”: esiste in moltissime culture l’immagine del paiolo dell’immortalità, ma in nessuna c’è lo spiedo a essa dedicato. Il contrasto tra arrosto e bollito giunge fino a tempi recenti secondo Levi-Strauss, che cita un teorico della cucina come Anthelme Brillat-Savarin: “Cuoco si diventa, ma rosticcere si nasce”. Si sa, la cucina è l’arte della trasformazione e della combinazione –che produce e connette piacere e meraviglia. Brillat-Savarin dedica la Meditazione VII della sua Fisiologia del gusto alla “teoria della frittura”. Friggere, spiega, consiste nel “far bollire nell’olio o nel grasso corpi destinati ad esser mangiati”. Le cose fritte sono sempre bene accolte nei banchetti: “sono piacevoli alla vista, serbano il loro sapore primitivo e possono mangiarsi con le mani, cosa che piace sempre alle signore”. La motivazione, il merito della buona frittura “deriva dalla sorpresa: così si chiama l’invasione del liquido bollente che carbonizza, indora, nel momento stesso dell’immersione, la superficie esterna del corpo che gli è sottomesso”. L’olio deve esser caldissimo per agire in modo istantaneo, quasi brusco: “Per mezzo della sorpresa si forma una specie di volta che contiene l’oggetto, impedisce al grasso di penetrarvi dentro e concentra i succhi i quali subiscono una cottura interna che dà all’alimento tutto il sapore possibile”. Curioso che nell’elogio della sorpresa applicata ai piaceri estetici e sensoriali – oggi diremmo narrativi, forse- Montesquieu e Brillat-Savarin sembrano essersi passati il testimone, essendo il ghiotto teorico del gusto nato a soli due mesi dalla scomparsa del grande filosofo. Osserviamo questa sorpresa da vicino. A differenza dell’arrosto e del bollito, friggere impone un tempo differente che richiede la presenza di chi cuoce dall’inizio alla fine. E’ il tempo che trasforma l’alimento gettato nell’olio bollente, ingabbiandolo


e sospendendolo nella forma che aveva prima del tuffo fatale. La rigidità che questa cottura genera, creando la crosticina trasparente, lo isola dall’esterno e custodisce dentro succulenza e umidità – quasi una sfasatura temporale. Questione di un attimo. La sottrazione dell’alimento all’azione del calore dell’olio bollente deve esser compiuta con precisione da orologiaio (o da chirurgo). Si frigge usando la mano per governare, l’occhio per individuare il momento giusto, il naso per riconoscere la correttezza degli aromi e l’orecchio perché il suono che la frittura fa è simile alle risate. Forse anche per questo cibarsene dà allegria. Il fritto lo si prende con la mano. Con lo sguardo ci si rallegra alla vista della sua doratura. Il leggero profumo che emana è fragranza che predispone all’ingresso in bocca. La masticazione si bea della sorpresa di scoprire quel sottilissimo confine che sta tra il croccante fuori e l’invasione gustativa dell’umido sapore cristallizzato dentro. Contrasto e sorpresa sono nel fritto, che arricchisce anche di sensazioni tattili l’esperienza del cibo in bocca. Il carnevale, la festa del tempo intercalare si colma del godimento del fritto che ripropone nella masticazione il rovesciamento dell’ordine carnevalesco: il contrasto che rivive nella croccantezza. Oggi il carnevale sembra in parte essere prevalentemente il simulacro di significati sbiaditi.


Difficile trovare il senso della festa che poneva “il problema di ‘circoscrivere’ il disordine e di rinchiuderlo entro limiti rigorosamente definiti, quando esso è diffuso dappertutto e si manifesta costantemente in tutti gli ambiti in cui si esercita l’attività umana”, scrive con un certo qual rimpianto René Guenon, che conclude con amarezza: “Il disordine ha fatto irruzione nell’intero corso dell’esistenza e si è a tal punto generalizzato da far sì che noi viviamo in realtà, si potrebbe dire, in un sinistro ‘carnevale perpetuo’”. In un mondo in cui le fonti autoritative dei comportamenti e dei valori progressivamente scompaiono e son venute meno le grandi narrazioni – rendendo impossibili anche le contro-narrazioni- oggi il corpo resta come unico nucleo prescrittivo di condotte, spazio culturale dove si svolgono ed elaborano le esperienze dirette. Secondo Calvino l’unico modo di viaggiare davvero era viaggiare con la bocca, assaggiare i cibi dei posti che si visitano per lasciare spazio allo stupore e all’emozione. Ecco perché –magari grati all’Artusi che si era soffermato sui fritti per stomaci deboli- forse l’unico modo che ci resta di vivere scientemente la trasgressione del carnevale, nell’epoca (e nell’età) di colesterolo&trigliceridi, è accostarvisi “con ingrassato animo e bisunta volontà” – per dirla con le parole di Giulio Cesare Croce- e gustare, arricchito dal brivido del proibito, il fritto che accompagna il breve periodo di questa gustosa festa del tempo.


DALLA REDAZIONE Fonte: Mente & Cervello

Il cervello delle donne è più “giovanile”!


#scienza

Dal punto di vista metabolico, il cervello delle donne è più giovanile di quello degli uomini in media di 3-4 anni, a parità di età anagrafica. È quanto emerge dea un nuovo studio basato su scansioni di PET su più di 200 soggetti tra i 20 e gli 82 anni, da cui risulta che il cervello femminile conserva più a lungo caratteristiche analoghe a quelle delle fasi di sviluppo cerebrale. Nel contesto sociale di una popolazione sempre più anziana, in cui l’impatto delle demenze e delle malattie neurodegenerative sta diventando sempre più gravoso, comprendere come invecchia il cervello di una persona è un obiettivo prioritario. In uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Accademy Society, Andrei Vlassenko e i colleghi della Washington University School of Medicine hanno osservato alcune importanti differenze tra uomini e donne nell’invecchiamento fisiologico del cervello: dal punto di vista metabolico, il cervello femminile appare da tre a quattro anni più giovane. Tutti insieme, questi dati fanno quindi ipotizzare che il cervello femminile conservi per tutta la vita, o per la maggior parte di essa, un grado di “gioventù” maggiore rispetto a quello dell’uomo.


DOTTOR MARCO ROSSI sessuologo e psichiatra www.marcorossi.it

Il sesso tantrico si addice agli over

Sesso & tantra: ne parlò pochi anni fa Sting, oggi splendido 67enne, dicendo scherzosamente che lui poteva farlo per sette ore filate. In realtà, come ebbe a spiegare poi, il famoso cantautore inglese intendeva sottolineare l’importanza di non avere fretta e di dedicarsi all’atto sessuale con la massima concentrazione. Al riguardo, il dottor Marco Rossi riassume così i 5 must da imparare, premettendo che per vivere meglio i rapporti intimi, è necessario aggiungere qualità alla passione e accedere ai segreti del corpo grazie ad un ascolto consapevole. La prima regola da tener presente? Non porsi record da raggiungere, se non l’emozione di vivere insieme l’esperienza più misteriosa del corpo umano.


#sessualità

COME RESPIRI? – Respiriamo in ogni istante della nostra vita, eppure spesso lo facciamo in modo sbagliato. Utilizza il diaframma: sentirai che lo spazio nella gabbia toracica aumenta, il petto si apre e i polmoni si espandono, mentre durante l’espirazione l’aria viene espulsa e subentra una piacevole sensazione di rilassamento, in grado di combattere ansia e stress. Durante il sesso coordinare la respirazione con il ritmo del partner permette di raggiungere un livello più profondo di intimità e aiuta a essere sintonizzati sulla stessa onda del piacere. NON PENSARE – Un appuntamento fra le lenzuola non è un incontro sul ring. Smetti di pensare, concentrati sulle tue sensazioni. L’aspettativa e le insicurezze possono giocare brutti scherzi perché è facile ritrovarsi a scrutare l’altro per capire se stiamo facendo bene. Sbagliato! Ascolta il corpo: il tuo e quello della persona con cui sei. Ogni centimetro di pelle può essere un viaggio nelle sensazioni quando sappiamo dargli la giusta attenzione. MUOVITI LENTAMENTE – Sesso, tantra e velocità non vanno d’accordo. Crea un ambiente rilassante: no a cellulari che suonano e luci troppo intense. Impara a godere insieme al partner di sfioramenti e carezze, lasciando che la passione divampi in un fuoco da vivere insieme, senza che la mente sia occupata a raggiungere l’orgasmo. Il culmine del piacere verrà da solo. SII PRESENTE – Diamo per scontata la presenza nostra e dell’altro, ma non lo è. Essere realmente presenti significa vivere il momento con pienezza. Smetti di vagare con i pensieri, sposta l’attenzione sulle sensazioni che stai provando. Guardarsi negli occhi è altamente erotico: un contatto in grado di riportare entrambi al qui e ora. RILASSATI – Nel sesso tantrico non ci sono movimenti giusti o sbagliati: abbandonare l’idea della performance è il primo passo per uscire dagli schemi e apprezzare il gusto di un rapporto differente. Segui il ritmo del tuo piacere. Quando abbandoniamo il senso del controllo il corpo si apre a una sensorialità nuova. Sblocca il bacino, lascia che il movimento parta da te per coinvolgere l’altro in una danza: vivere l’amore con consapevolezza significa accedere a una passione ricca di emozioni, da scoprire con autenticità e felice stupore.


SEMINARO CON CFP

Photo by Jennifer Birdie Shawker on Unsplash


25 febbraio 2019

Le città della salute: saperne di più per meglio informare e coinvolgere la cittadinanza - c/o Comune di Brescia, p.za della Loggia “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”: è questo l’obiettivo 11 che le Nazioni Unite desiderano realizzare entro il 2030. Sulla stessa linea l’organizzazione internazionale delle città e delle regioni; la sua visione 2018-2024 è modellata su: basse emissioni, natura, economia circolare, resilienza e attenzione alle persone. Siamo dunque tutti chiamati a collaborare per migliorare energia, trasporti, pianificazione urbana per mitigare gli effetti del clima e dell’ambiente sulla salute. Con contributi di: . Emilio Del Bono, sindaco di Brescia . Enrico Agabiti Rosei, professore emerito Clinica medica Università di Brescia . Laura Depero, ordinario Scienza chimica, Fondamenti chimici delle tecnologie . Francesco Donato, ordinario Scienze mediche, Igiene generale e applicata, Università di Brescia . Alberto Arenghi, associato Ingegneria civile, architettura, territorio, ambiente, Università di Brescia .Marco Medeghini, direttore generale Gruppo Brescia Mobilità.

Per informazioni : ugis@ugis.it - tel. 02.77790322


ENZO PRIMERANO

Medico Rianimatore

Quel gigante di ferro che cambiò la Storia della Medicina


#salute

Faremo qui una serie di riflessioni su come la salute sia stata motore basilare per lo sviluppo del benessere dell’uomo negli ultimi 60 anni. Mentre la vecchia Europa bastonata e ferita si stava a stento riprendendo dagli orrori di due guerre mondiali, la medicina faceva passi da gigante con antibiotici vitamine e altro, e decine di successi per la salute. Ma oggi, tralasciando tante altre scoperte, vorremmo aprire una finestra su qualcosa di poco noto al grande pubblico che tuttavia ha influenzato in modo determinante gli anni successivi della ricerca e della pratica clinica: la Ventilazione Meccanica. Già durante l’epidemia di poliomielite degli anni ’50 risultò chiaro che una percentuale molto elevata di pazienti avrebbe necessitato di un supporto cronico alla respirazione sia totale che parziale. In America, per far fronte a questo problema, avevano inventato il cosiddetto “Iron Lung”, meglio conosciuto da noi come “Polmone d’acciaio” che garantiva una respirazione per un impiego cronico attraverso l’espansione della gabbia toracica con un espansore d’acciaio. A partire dal 1950 l’incidenza del picco di infezione si spostò nella fascia di età compresa tra i cinque e i nove anni. Negli Stati Uniti, nel 1952 un’epidemia di polio fece registrare quasi 58.000 casi in un anno, con 3145 morti e 21.269 paralisi lievi. Due anni dopo nella vecchia Europa quell’epidemia di poliomielite sembrava più crudele di tante altre. In Danimarca ma anche in Norvegia e Svezia vi furono tantissimi bambini colpiti soprattutto tra i cinque e i nove anni. Prima che arrivasse il vaccino la polio era una sorta di castigo di Dio. Chi aveva bambini sotto i cinque anni di età, i più esposti al contagio, viveva nella paura del contagio soprattutto d’estate quando caldo e umidità favorivano le epidemie. Non si sapeva come prevenirla e anche nella sua forma più devastante non faceva moltissime vittime. Ma le conseguenze erano terribili: arti paralizzati, sedia a rotelle, per alcuni il polmone d’acciaio. Vennero precettati gli studenti in medicina per ventilare manualmente i giovani pazienti, spesso loro coetanei, che non respiravano più a causa della malattia. Il pericolo di contrarre essi stessi la poliomielite era alto e i 10 scellini l’ora con cui erano pagati non ne motivavano il rischio.


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Il dottor Ibsen, anestesista, quell’anno fu invitato a partecipare ad un congresso sulla poliomielite che si tenne a Copenhagen il 25 Agosto 1952. Passione dialettica e confronto animarono quel congresso. Alla fine tutti si misero al lavoro e nel 1953 Carl Gunnar Engstrom, visitò il Centro di Ibsen, introducendo un nuovo respiratore meccanico che “lavora” a pressione positiva intermittente: nasceva la nuova ventilazione meccanica: quella che si usa ancora oggi nei reparti di Rianimazione. Quel respiratore a tutti gli operatori del settore è noto come Respiratore di Engstrom. La mortalità scese drasticamente dal 87% dell’agosto del 1952 al 15% del marzo del 1953.E fu così che ben presto nacquero i reparti di Terapia Intensiva che hanno quindi avuto origine dalla lotta contro la polio.


Furono istituiti centri respiratori destinati ad assistere i pazienti più gravi, il primo dei quali fu realizzato nel 1952 presso l’Ospedale Blegdam di Copenaghen dall’anestesista danese Bjørn Ibsen; questi sono stati i precursori delle successive unità di terapia intensiva. Un anno dopo, lo stesso Ibsen creò il primo reparto di terapia intensiva al mondo. Ricordando oggi quegli anni li abbracciamo e guardiamo con gioia perchè ci permisero di spostare con enorme velocità ciò che prima consideravamo le colonne d’Ercole della medicina. Certo, quei passi furono favoriti sì dai giganti della scienza e della medicina che ci precedettero, ma anche dal bisogno di chi per amore dei propri simili e al costo di sacrifici personali è riuscito passo dopo passo a raggiungere le vette più alte della salute. Quella scoperta permise di risolvere ed abbattere la mortalità della poliomielite ma servì successivamente da rampa di lancio per combattere le nuove sfide alla salute: la cardiochirurgia, i trapianti, la rianimazione neurologica e respiratoria: tutte branche della medicina fino a quel momento inesistenti. Oggi, a distanza di 60 anni, quell’esperienza ci suggerisce una serie di preziose considerazioni epistemologiche su cui riflettere: 1. Quando il mondo va incontro ad una calamità, la solidarietà e la fratellanza tra i popoli si consolida sempre. 2. I periodi di crisi in genere coincidono sempre con le svolte per la scienza perché le nuove soluzioni vengono catalizzate dalla necessità di risolvere problemi contingenti. 3. Risolvere problemi può a sua volta aprire scenari prima ignoti che favoriscono l’evoluzione del genere umano. 4. L’avanzamento e le svolte troppo rapide della tecnologia possono a loro volta aprire scenari verso dei dilemmi etici che fino a quel momento nessuno poteva immaginare. Nello specifico ci riferiamo al dilemma etico del fine vita e dell’accanimento terapeutico. Letture consigliate Louise Reisner-Sénélar (2009) The Danish anaesthesiologist Björn Ibsen a pioneer of long-term ventilation on the upper airways, su docs.google.com.


DALLA REDAZIONE

Fonte: Corriere.it

Un progetto da realizzare in sinergia

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Lo scorso 17 gennaio a Milano, a Palazzo Lombardia, si è tenuto un incontro molto importante che veder protagonisti cuore, rene e diabete: una “famiglia” di tre malattie da gestire insieme. La proposta è della Fondazione ASPREMARE (vedi nella rubrica Associazioni), che intende promuovere, di concerto con Regione Lombardia, Ordine dei medici e Federfarma Lombardia, un progetto per prevenire le malattie renali e per ridurre il ricorso a dialisi e trapianto. E la prevenzione passa attraverso stili di vita virtuosi e una rete di sorveglianza multidisciplinare in grado di coinvolgere più specialisti.


#salute

Cartella clinica condivisa Solo un’alleanza tra questi diversi specialisti potrebbe portare alla realizzazione di una cartella clinica unica, condivisa tra i diversi specialisti. Un fronte di sorveglianza e intervento “allargato” si rende necessario anche perché le nefropatie spesso non danno sintomi rilevanti se non quando il problema è ormai in fase avanzata, il che può significare insufficienza renale cronica, ovvero dialisi. E queste patologie oltre ad essere silenziose sembrano agire “in incognito” perché poco note alla popolazione generale. Il controllo della creatinina Purtroppo nelle malattie renali non ci sono sentinelle (come recita lo spot di Aspremare affidato alla voce di Shel Shapiro, vedi filmato sempre nella rubrica Associazioni), non ci sono segnali di malattia se non, come ha sottolineato il professor Gherardo Buccianti, i valori di creatinina nel sangue; ma i valori di riferimento per questo test sono diversi da laboratorio a laboratorio a causa dei kit e strumentazioni differenti. E queste disparità di parametri spesso rischiano di far ritardare diagnosi e presa in carico dei pazienti. «E’ una situazione paradossale – ha spiegato Carlo Roccio, direttore scientifico di Cerba Health care, il più grande network europeo di laboratori di analisi, oggi anche in Italia – che va risolta, come è stato fatto per il test della coagulazione (INR), l’unico test sul sangue cui risultati sono paragonabili in qualsiasi laboratorio del mondo». Lavoro di gruppo Il progetto di prevenzione di Aspremare, ha chiarito Ivano Baragetti, nefrologo all’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo, potrà realizzarsi solo migliorando il rapporto medico- paziente e la comunicazione tra i medici: cardiologo, cardiochirurgo, nefrologo, diabetologo, internista e medico di medicina generale devono parlarsi, perché anche il miglior solista non riesce a interpretare efficacemente un’opera complessa come la prevenzione delle malattie renali e cardiovascolari insieme».


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La «brochure» Per avviare il progetto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, e la Fondazione Aspremare hanno realizzato una brochure che si troverà nei prossimi mesi nelle farmacie milanesi e negli studi di medicina generale per informare i pazienti sulle patologie renali, favorire una maggiore aderenza ai piani diagnostici e terapeutici, ma anche migliorare la consapevolezza del problema da parte dei medici di base, il primo anello della catena preventiva. Per non arrivare tardi dal nefrologo è bene, hanno ribadito gli esperti, controllare anche la creatinina nel sangue: se è superiore a 1,5 mg/dl vuol dire che i reni funzionano male. Se i valori alti persistono servono ulteriori accertamenti. Le farmacie e i medici di base La presidente delle farmacie lombarde, Anna Rosa Racca, ha sottolineato poi come il ruolo della farmacia, oggi, non sia più soltanto quello di dispensare i farmaci, ma di venire incontro alle necessità della popolazione. «Dopo la campagna antifumo, quella sulle aderenze alla terapia diabetica con la brochure Aspremare siamo pronti a dare il nostro contributo». Sul fronte della medicina di base, la dottoressa Luciana Bovone, consigliere dell’Ordine dei Medici, ha specificato che la campagna coinvolgerà i medici di famiglia anche con l’avvio di corsi di aggiornamento, newsletter e la divulgazione della brochure Aspremare. I successi «Quanto all’approccio alla malattia renale — ha sottolineato Enrico Minetti, direttore della struttura complessa di nefrologia e dialisi dell’Ospedale Niguarda di Milano — in questi anni sono stati fatti passi da gigante, tanto che l’età dei malati in dialisi si è molto alzata rispetto al passato e questo significa che curiamo bene e meglio e rallentiamo la progressione della malattia se presa in tempo». Ma c’è ancora molto da fare, ha spiegato il nefrologo di Niguarda, per intercettare presto la malattia e non ricorrere alla dialisi che fa paura, ma è molto migliorata e ha migliorato anche l’attesa di vita.


FRANCESCA FADALTI

Carnevale: quale maschera di bellezza?

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La gioia di vivere, l’allegria e il gioco sono alcuni degli ingredienti del Carnevale. Durante questa festa il viso ha una grande importanza e vengono usate splendide maschere per nasconderlo, ma noi abbiamo il desiderio di farvi s-coprire e rendere ancora più belle anche utilizzando la “maschera” più idonea per la vostra pelle. La pelle del viso è l’area del nostro corpo in cui questa è più sottile, da 0,5 a 4 millimetri di spessore e rinnova il suo strato superficiale ogni 25/28 giorni per mantenere il livello di idratazione ottimale e la sua capacità di protezione verso l’esterno. Questo processo di ricambio cellulare deve essere aiutato perché, a causa di sbalzi climatici, inquinamento, abitudini alimentari scorrette, stress... l’equilibrio delle molecole igroscopiche (quelle che trattengono l’acqua) e idrosolubili cutanee viene compromesso e la pelle diventa più fragile ed esposta all’invecchiamento.


#bellezza

Così continuiamo con la nostra farmacista Francesca Filippi a scoprire le “regole d’oro” per nutrire la nostra pelle nelle differenti ore perché, ricordiamoci, che di giorno la cute attiva azioni per proteggerci dagli agenti esterni; nel pomeriggio , invece, si ha la sintesi del DNA cutaneo, e durante la notte si avvia un procedimento rigenerativo. 1) L’idratazione della pelle è la sua salvezza e noi iniziamo con il siero: ha una concentrazione molto elevata di principi attivi e, essendo privo della parte grassa, riesce a penetrare meglio nella pelle agendo in profondità e rendendo più efficace l’azione della crema. 2) Passiamo alla crema che agisce più in superficie donando comfort all’epidermide. Se vogliamo essere superattente potremmo sceglierne una dalle proprietà emollienti ma con filtri Uv di giorno, e una con capacità riparative, antietà e ricostituenti la sera. 3) Aggiungere una maschera di bellezza alla routine settimanale fa benissimo pure allo spirito. Anche qui dobbiamo assicurarci di sceglierne una adatta al tipo della nostra pelle; se è piuttosto secca deve contenere ingredienti nutrienti e idratanti, mentre bisogna evitare i prodotti depurativi che sono ottimali per le pelli grasse e miste. Oltre a questi consigli non possiamo dimenticarci altre regole fondamentali. Eccole: 4) Nutrirsi sia dall’esterno che dall’interno tramite il cibo con prodotti ricchi di vitamine C, E, A e di omega 3. 5) Limitare l’esposizione ai raggi solari quando non si è adeguatamente protetti perché, come ormai è ben noto, il sole eccessivo è la causa delle rughe, delle macchie sulla pelle e, nei peggiori casi, di tumori. Questo consiglio deve essere specialmente seguito se si stanno assumendo farmaci che possono innescare ulteriori reazioni allergiche ed evidenti fotosensibilizzazioni. 6) Sottoporsi al controllo periodico dei nei con la regola dell’A B C D E: assimetria, bordo, colore, dimensione ed età. Francesca Filippi ci saluta così: “Come sarà la tua pelle in futuro? Dipende da te! Onorala, curala, amala , idratala e proteggila... oggi e domani... perché è l’unico vestito che indosseremo per tutta la vita!”.


PAOLA EMILIA CICERONE

giornalista scientifica

Amore on line

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Una volta esistevano le agenzie matrimoniali. Ora, per chi cerca un compagno o una compagna e ha difficoltà relazionali, o semplicemente poco tempo, ci sono i siti di dating on line. Che creano contatti a prescindere - ovviamente -dalle preferenze sessuali, e sempre più spesso anche dall’età. E’ sempre più evidente che gli “over” divorziano, si sentono soli e s’innamorano esattamente come i trentenni. E se -almeno in qualche caso - è vero che a una certa età si ha più tempo a disposizione, è anche vero che le occasioni per socializzare sono minori, e conoscere persone nuove è più complicato.


#da

leggere (o rileggere)

Si spiega così perché anche in Italia stiano nascendo siti di questo tipo. E con qualche ritardo rispetto ad altri Paesi, visto che nel mondo anglosassone sono già in grado di proporre classifiche aggiornate sui “dieci migliori siti di incontri senior” (www.freeseniordatingsites.com). Da noi l’ultimo arrivato è Singles50 (www.singles50.it), versione italiana di una piattaforma tedesca già attiva in trenta Paesi. Il sito, che si propone con uno slogan non originalissimo (sì, avete indovinato: “Non è mai troppo tardi”) è pensato per “adulti digitali che avevano 25/30 anni quando internet ha cominciato a diffondersi, e sono in grado di utilizzare il web con la stessa disinvoltura dei propri figli. Sempre secondo Singles50, lo scorso anno oltre un milione e mezzo di italiani “over 50” – e spesso abbondantemente over - avrebbe usato almeno una volta internet per cercare un partner, e in un caso su sette dall’iniziativa sarebbe nata una relazione stabile, anche se non sempre una convivenza oltre una certa età, in molti casi, non è l’obiettivo prioritario. Singles 50 si presenta come una novità assoluta, ma in realtà esiste almeno un altro sito, Club 50plus (www.club-50plus.it) pensato per persone mature che cercano un partner. Anche se è forse troppo presto per dire se i siti specializzati offrano vantaggi rispetto a quelli generalisti, come il leader di mercato Meetic, (www.meetic.it) che ospita una buona quota di single - o sedicenti tali- over. Non sono disponibili percentuali; ci è stato fornito però qualche dato che ci permette di fare un ritratto dell’”over 50” che naviga su Meetic: intanto, il 60% degli iscritti senior sono uomini, contro un 40% di donne, e una persona su quattro afferma di essere alla ricerca di una relazione seria. Circa un terzo degli interessati non è mai stato sposato, la metà ammette di avere figli - ma c’è una buona quota di iscritti che non fornice questa informazione - e c’è anche un 11% che non esclude di averne altri. Un quadro che fa capire come per avvicinarsi a questi siti sia il caso di accantonare qualche pregiudizio: non è vero che le persone che s’iscrivono siano strane o problematiche. Ovviamente, è difficile incontrare in pochi giorni il/la parter dei sogni, ma specie per chi abita in una grande città può essere un buon sistema


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per conoscere persone nuove, trascorrere momenti piacevoli e, perché no, trovare qualcuno di speciale. Il tutto, s’intende, senza dimenticare la prudenza, ed evitando di confidare informazioni personali a sconosciuti, o di accoglierli in casa prima di aver fatto davvero conoscenza. In realtà, i siti come quelli menzionati, che non puntano a incontri occasionali ma, se non al matrimonio, a creare relazioni o amicizie, cercano di prevenire possibili guai con vari espedienti, oltre che con meccanismi di controllo interno che dovrebbero impedire, ad esempio - ma un minimo di accortezza non guasta - di iscriversi con un’identità fittizia e riciclando foto di qualche attore o attrice. Intanto, la maggior parte dei siti è a pagamento, in tutto o in parte: Singles50, per esempio, consente di iscriversi gratis, ma per interagire con i potenziali partner è necessario pagare una - modesta - quota di iscrizione. Molti siti poi puntano sull’analisi psicologica dei profili e propongono lunghi questionari da compilare descrivendo le proprie caratteristiche psicologiche e il proprio stile di vita, ma anche i desiderata rispetto al partner.


Anche Meetic che nasce con una tipologia più semplice, ha affiancato al proprio sito un portale meetic affinity (www.meeticaffinity.it) che è pensato proprio per chi preferisce questa modalità. Con quali vantaggi? Che le persone destinate a piacerci sulla carta siano anche quelle che ci piacciono davvero è tutto da dimostrare; semmai può essere interessante condividere qualche informazione sullo stile di vita per evitare, ad esempio, di associare fumatori incalliti con persone che non sopportano l’odore delle sigarette, o amanti della bistecca con potenziali partner vegetariani. Ma anche per risolvere in partenza questioni importanti, specie per chi ha già alle spalle qualche decennio di vita adulta, come la presenza di figli ma anche il desiderio - o meno - di convivere. Un’altra modalità proposta da molti siti - Club 50plus ne fa un punto di forza, ma non è il solo- è quella di organizzare aperitivi, visite culturali o viaggi che permettono ai singles di incontrarsi su un terreno neutro. Un’opportunità che potrebbe mettere a disagio i più timidi, ma sicuramente permette di guardarsi intorno e di fare conoscenza in modo sicuro. C’è poi chi preferisce incontri più avventurosi, e in questo caso non c’è che l’imbarazzo della scelta: pensiamo - è davvero solo un esempio - a it.lovepedia.net, ma le possibilità sono infinite anche per chi cerca partner maturi . E in Gran Bretagna è nata da poco anche una versione senior della popolare app per incontri Tinder, ribattezzata Lumen (lumenapp.com). In questi casi vale la regola di raddoppiare le precauzioni perché tutto - a partire dal genere, dall’età e dall’aspetto fisico - è davvero molto aleatorio. Tenendo conto che mentire sul proprio carattere, anche conversando in chat, è relativamente difficile, mentre inventarsi un’identità del tutto fittizia è molto semplice. E può essere anche divertente se si resta nell’ambito del gioco virtuale, mentre è sicuramente controproducente se si pensa a un incontro di persona o, a maggior ragione, a una relazione seria.


MINNIE LUONGO

giornalista scientifica

Colazione da Tiffany


#da

vedere/ascoltare

Abbinare Audrey Hepburn alla gioielleria di Tiffany a New York e’ un attimo. Eppure la scena iniziale del famoso film del 1961 diretto da Blake Edwards e tratto (abbastanza liberamente) dal romanzo di Truman Capote dura molto meno di tante altre ed è solo il pretesto per il titolo, sia della pellicola che del libro. Infatti, Holly Golightly, col suo indimenticabile tubino nero diventato iconico da 50 anni a questa parte, scesa all’alba da un taxi sull’elegante Fifth Avenue, si sofferma davanti alla lussuosa vetrina solo il tempo di scartocciare e consumare la sua colazione. E per incamminarsi a piedi verso casa. Molto più lunga e articolata e significativa la scena nella quale con Paul Varjak (George Peppard) indossa lei una maschera di gatto e lui una da cane, per poi scappare assieme ridendo dal negozio in cui si trovano. Perchè puo’ essere ritenuta emblematica questa scena? Forse perche’ entrambi I protagonisti celano la loro reale natura fino alla struggente scena finale che tutti I cuori romantici ricordano. Lui, aspirante scrittore mantenuto da una ricca donna, in realtà non ci mette molto ad innamorarsi della ragazza che, per amore del lusso, ha tutte le intenzioni di sposare un miliardario brasilano. Anche lei, dopo essersi resa conto di aver stupidamente abbandonato Gatto (così lo chiama), il micio che ama e da cui è riamata, per nascondersi dietro una maschera da dura che non è (o non è più) la sua, scende dall’auto e zuppa fradicia di pioggia, aiutata da Paul ritrova il suo Gatto.


ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA

giornalista

Quando nasce la disabilità ?

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In tempi recenti, con le innovazioni tecnologiche e una maggior attenzione alle questioni dell’abbattimento delle barriere architettoniche ci siamo abituati a vedere le persone in carrozzina nelle nostre vite. Quasi che le persone disabili fossero un’improvvisa manifestazione storica. Ma se guardiamo bene nel nostro passato affiora la sensazione che la pazzia sia sempre esistita, per esempio. Emergono ricordi di persone che non vedevano e chiedevano l’elemosina, oppure facevano cose che apparivano straordinarie, come muoversi da sole. E se a scuola ci avessero detto che Roosevelt o Cesare fossero state persone con disabilità forse la nostra percezione su di essa sarebbe cambiata. Fra memoria e non detto c’è una considerazione da fare: la disabilità esiste da prima dei giorni nostri. Comprendere da quanto ci accompagni ci può aiutare a renderla più familiare.


#pillole

di disabilità

Ma quando nasce esattamente la disabilità? Partiamo da Roosevelt: si sa che avesse seri problemi di deambulazione per quella che si pensava fosse poliomielite e probabilmente era sindrome di Guillain-Barré. Il presidente doveva ricorrere spesso all’uso della carrozzina, ma quasi mai si mostrava persona con disabilità in pubblico. Uno fra i più grandi uomini della storia americana temeva che la condizione potesse screditarlo e, probabilmente, egli stesso subiva il timore della disabilità sulla sua persona. Questo porta a una prima considerazione: rintracciare il punto di partenza della disabilità deve fare i conti con l’oscurantismo con cui essa è stata celata agli occhi della storia. Passiamo a Giulio Cesare: che soffrisse di mal di testa e, nella parte finale della sua vita, svenimenti ce lo dicono Plutarco e Svetonio, ma la questione sta nell’analisi delle cause di questi malesseri. Lungamente si è parlato di epilessia, tesi sostenuta dagli stessi contemporanei del generale romano. Oggi si parla di altre cause, probabilmente mini ictus. Qui nasce una nuova considerazione: rintracciare tracce di disabilità risulta difficile a distanza di migliaia di anni perché ciò che un tempo era una cosa, oggi la scienza ritiene fosse altro. E via via che la scienza si sviluppa emergono nuove tracce di disabilità, esponendo la risposta sulla data della nascita della disabilità a retrodatazioni legate alle nuove scoperte consentite da analisi sempre più approfondita sul nostro passato. Significativo il caso segnalato dal Corriere della Sera on-line alcuni anni fa a proposito della grotta del Romito, in provincia di Cosenza. Qui risulterebbero tracce della sepoltura di persone con disabilità, ma è una che ci interessa particolarmente e riguarda un homo sapiens vissuto circa 12.000 anni fa. Forte e robusto, intorno ai vent’anni subisce un trauma che gli causa lo schiacciamento delle vertebre, probabilmente per una caduta o un salto dall’alto con un violento atterraggio sui talloni. L’evento sarebbe la causa della paralisi agli arti superiori e un generale indebolimento corporeo che risulterebbero dall’analisi dei reperti.


Photo on Pixabay Photo Presidente Roosevelt


Significative sono poi le tracce di usura dentale, riconducibili alla masticazione di sostanze legnose, circostanza che induce a ipotizzare che la persona abbia conservato un ruolo sociale nel gruppo lavorando con la bocca materiali che servivano alla comunità. Ma la bioarcheologia, la paleopatologia e l’archeologia in generale ci conducono a una scoperta ancora più remota. La versione on-line della rivista Focus ci porta a 500.000 anni fa, ad Atapuerca, in Spagna. Qui sarebbero state trovate ossa del cranio di un ominide, detto Homo heidelbergensis, vissuto sino a 12 anni dalla nascita con una malformazione cranica che ne avrebbe condizionato lo sviluppo cerebrale rendendolo completamente dipendente dagli altri. Non solo questa è testimonianza di disabilità in tempi preistorici ma anche della presa in carico della società del piccolo, che ne ha permesso la permanenza in vita per oltre un decennio. Quando nasce la disabilità, allora? Quando l’uomo per la prima volta si è trovato di fronte a una zoppia, a una ferita, alla perdita dell’udito o della vista o a un’altra condizione di salute che ne ha alterato il rapporto con l’ambiente. Al di là delle tracce sinora ritrovate, e più o meno attendibili, possiamo dire che la disabilità nasce con l’uomo. È una condizione umana che accompagna la nostra evoluzione dal suo nascere. Emarginare la disabilità è emarginare se stessi.


FRANCESCA FADALTI

Nanakusa: il Festival delle Sette Erbe

Oggi siamo ospiti di Tomoko Mizu, nel giorno del suo compleanno. Nata a Tokyo, nel 1994 fonda il suo studio di progettazione a Milano e ora vive e lavora a Crema. Le sue creazioni vengono ispirate mixando la diversità del linguaggio culturale del Giappone con quello degli altri paesi, invece la passione per la cucina è un’eredità ricevuta dalla madre e da uno zio chef. Con lei abbiamo iniziato un viaggio all’interno dei valori e degli usi della tradizione giapponese shintoista, della sua infanzia e della cucina giapponese portatrice di longevità e salute. L’armonia degli ingredienti, raccolti nel miglior momento della stagione per garantire l’esaltazione del sapore dei cibi, è alla base della tradizione gastronomica nipponica che celebra anche il valore estetico delle portate e la ritualità del pasto. In Giappone si festeggia il Nanakusa che si traduce come: Nana=Sette, kusa=Erbe, che avviene normalmente sette giorni dopo aver festeggiato il Capodanno, anche qui celebrato il primo di gennaio. Tuttavia si usa ancora


#intervista

con ricetta

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anche l’originario capodanno “mobile” legato al calendario lunare che quest’anno cadeva agli inizi di febbraio. Così Tomoko inizia il suo racconto: “Il piatto che vi preparo, la Nanakusa–Gayu, è una rivisitazione della zuppa vegetariana di riso e verdure che si prepara in questo periodo, è un ottimo pasto per mettere fine al lungo periodo di eccessi alimentari delle feste grazie alle sue proprietà che facilitano la digestione. Queste verdure sono il primo “verde spontaneo”, le prime erbe, germogli o radici medicinali che si possono trovare in questa stagione dopo il gelo e la neve; sono un “anticipo della primavera” e noi le scegliamo per il loro apporto nutritivo benefico e disintossicante, oltre all’augurio di rinnovata vivacità alla propria vita”. Noi non potevamo non festeggiare il compleanno della nostra amica, quindi ci siamo permessi di “contaminare” la tradizione accompagnando questo piatto con Ribolla Gialla, un vino bianco secco dall’aroma delicato e floreale, molto profumato e armonioso.


Ingredienti: per due persone 150-160g Riso un mazzetto di Rucola 5-6 gambi teneri di Prezzemolo 3-4 Cime di Rape (solo boccioli) una presa di Soncino un ciuffetto di Erba cipollina 5 cm di Daikon 2 Rape viola medie 1 Scalogno piccolo Olio di girasole Un bicchiere di vino bianco secco Brodo vegetale Sale q.b. e Pepe q.b.


Preparazione 1. Mondare tutte le erbe, il Daikon e la Rapa viola. 2. Tritare finemente le cime di rape (solo boccioli) per circa una tazza di caffè. 3. Tritare finemente il prezzemolo (solo i gambi teneri, non le foglie) per ½ tazza di caffè. 4. Tritare finemente insieme il soncino e la rucola, per una tazza di caffè. 5. Tagliare finemente l’erba cipollina (lasciare da parte per la decorazione). 6. Pelare Daikon e rapa viola, e tagliare a piccolissimi cubetti. 7. Scaldare l’olio di girasole in una pentola capiente e tostare il riso a fuoco medio per ca 5 min. 8. A metà tostatura, mettere lo scalogno finemente tritato. 9. Dopo 5 min. aggiungere i cubetti di Daikon e Rapa viola e saltare insieme al riso. 10. Sfumare con un bicchiere di vino bianco secco. 11. Evaporato l’alcol, versare il brodo vegetale caldo. 12. Dopo 5-6 min, controllare la cottura di Daikon e Rape; a metà cottura aggiungere le cime di rapa e continuare ad aggiungere il brodo senza smettere di girare il riso. 13. Poco prima di ultimare la cottura del riso, aggungere il trito di gambo di prezzemolo, il soncino e la rucola. Aggiustare di sale, se necessario. 14. Impiattare e decorare con l’erba cipollina e un filo di olio d’oliva. 15. Spargere il pepe a piacere.


MINNIE LUONGO

giornalista scientifica

In viaggio per NYC “Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. E’ il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile.” Ryszard Kapuscinski


#”in

movimento”

Viaggiare è per me una delle ragioni più incredibili ed efficaci per avere (o ritrovare) voglia di vivere. Lo dico senza pudori di sorta perché davvero è sempre stato così. Anche nei periodi in cui i picchi più cattivi della depressione mi schiacciano verso il basso e mi rendono quasi impossibile e comunque pesante ogni gesto quotidiano, succede che il giorno in cui devo intraprendere un viaggio (non importa quanto lungo e, oserei dire, per quale occasione sia, lavoro o svago) mi sveglio nuova. Scendo dal letto come per andare ad una festa, porto fuori il cane con gioia baldanzosa, assaporo il primo caffè della giornata con ancora maggiore voluttà del solito, mi guardo allo specchio e mi sento fortunata. E, in realtà, lo sono. Personalmente ho cominciato tardi a viaggiare “sul serio” (per la mia generazione l’aereo non veniva preso in considerazione - e solo eccezionalmente - se non per un charter a Londra, come si chiamavano allora i voli Low Cost). Ma il treno è stato un ottimo surrogato e un mezzo di trasporto che ho usato volentieri sin da ragazzina, viaggiando spesso da sola da Milano a Roma, e viceversa, già a 12 anni (non perché ci fossero meno pericoli … semplicemente noi Over eravamo più svegli e responsabili - e con meno scoliosi? - e gli adulti meno apprensivi, o più incoscienti se preferite). Non avevano ancora inventato le valigie con le rotelle e ora, quando vedo in città bambini che all’uscita da scuola appioppano il loro trolley al genitore che si affretta a liberare la creatura da un siffatto peso, sorrido e ripenso alla valigia piena zeppa di libri (necessari per i compiti delle vacanze pasquali) che io, incurante dei calli sulla mano, mi trascinavo per la Stazione Centrale verso il vagone del treno che mi avrebbe tenuto incollata al finestrino (quando questo si poteva ancora tirar giù) per ammirare il panorama che lentamente mutava fino alla Stazione Termini e quindi in città, nel tragitto verso la casa degli zii. E, in quelle ore, presagivo che tutto poteva succedere. E questa, mi rendo conto, è l’identica sensazione che provo oggi, che di viaggi ne ho fatti tanti (mai abbastanza, comunque) e praticamente in ogni continente. E continuo a pensare: viaggiando tutto può succedere, ma sempre con risvolti positivi.


Sono tanti i modi di viaggiare: con la memoria, con i pensieri, con i ricordi, con la fantasia. E per farlo non è necessario muoversi da casa, ovvio. Ma quando queste maniere di intrattenersi e giocare, oserei dire masturbarsi con la propria mente, si aggiungono ad uno spostamento reale, allora sì: stiamo viaggiando nel modo più completo ci sia regalato fare. E leggere un libro o un giornale, spiluccare o mangiare, sonnecchiare o dormire.... tutto acquista un sapore diverso. Sempre nuovo e piacevole. Non certo per chi (in questo caso il turista, non il viaggiatore) continua a chattare come non ci fosse domani, chiede ogni due minuti quanto manca, programma per filo e per segno che cosa farà il giorno dopo, e poi quello dopo ancora. E, giunto a destinazione, esclama la cosa più esecrabile si possa sentir dire: Ma questo posto assomiglia a … No, noi viaggiatori vi possiamo perdonare (quasi) tutto, ma non ciò. Dopo queste considerazioni più o meno amene, eccomi qui seduta comodamente in aereo per andare da Milano a New York, la mia città del cuore. E dove mi aspetta L, splendida amica conosciuta undici anni fa e da allora mai più incontrata. Ma da quel Capodanno 2008 ci siamo sempre scritte, inviato foto, seguite negli avvenimenti delle nostre rispettive vite. Sapete come succede, no? In viaggio può capitare di conoscere un mare di persone, eppure, anche se con tutte vi scambiate indirizzi baci e promesse di restare in contatto, solo con una o due a massimo lo fate per davvero. Perché scatta un’empatia che al di là delle differenti età, culture, modi di vita, travalica tutto ed è destinata a restare per sempre. Poteva succedere di tutto 11 anni fa quando ti lasciai un messaggio sulla segreteria telefonica prima di partire, dicendoti in un italiano pronunciato a velocità quasi incomprensibile anche per un altro italiano, che ero la quasiparente di un tuo conoscente e che avrei alloggiato all’Hotel Taldeitali. Poi partii volutamente senza il cellulare perché desideravo un autentico stacco dalla mia routine milanese


e soprattutto volevo constatare se NY d’inverno fosse magica come nei film americani. E dimenticai completamente quel messaggio telefonico. Poteva succedere che il 31 dicembre, tornata in albergo rassegnata a trascorrere la serata con gli italiani (troppi!) che come me vi alloggiavano per le feste, trovassi sul telefono in camera un tuo messaggio che, dopo avermi informato che nella Grande Mela erano ben quattro gli hotel con lo stesso nome del “mio”, mi diceva di avermi trovata al terzo tentativo. Successe che mi invitasti a festeggiare la fine del 2007 in un ristorante greco con altre sette donne, e successe che fuori dalla porta del locale, mentre mi aspettavi, ti riconobbi” e tu “riconoscesti me”. Poteva succedere di tutto, per l’appunto. Successe che alle due del mattino in taxi, al ritorno, persi la busta con tutti i contanti che mi dovevano servire per il vitto e le spese di una settimana. Alle tre eravamo già al telefono; tu facesti un inutile sopralluogo al ristorante e, dalla mattina successiva tu, vent’anni meno di me, non solo mi mantenesti ma in pratica mi adottasti: tornavo in hotel la sera e arrivava immancabile la tua telefonata, per assicurarti che fosse andato tutto bene… Mia cara L. quante risate e foto e chiacchiere anche serie in quei giorni in cui mi mostrasti la NY dalla parte di chi ci abita e lavora. E con quanto affetto ci siamo sempre informate l’una dell’altra: nel frattempo - mentre io invecchiavo e combinavo un po’ di casini - tu ti risposavi con un italiano e avevi una bambina. E ora mi aspetti a casa tua, nella camera che hai preparato per me. Non occorrerebbe neppure scendere da quest’aereo. Mi spiego: in questo paio d’ore le righe che qui ho scritto al pc, fatte di ricordi e di pensieri e di parole scambiate con te in tutti questi anni, SONO GIA’ UN VIAGGIO. Potrò solo aggiungere al ritorno quanto sei bella e affettuosa e amica e tanto altro. Però ormai io ti ho già ritrovata. Per me anche questo è viaggiare.


DALLA REDAZIONE

Aspremare. Per difendere i reni

Photo by Darko Stojanovic on Pixabaj

Di seguito, il link per andare al filmato che generosamente Shel Shapiro, frontman del famosissimo gruppo musicale degli anni Sessanta The Rokes, ha girato per la Fondazione. https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=Fzc34VTVvWM Recapiti: ASPREMARE FONDAZIONE BUCCIANTI- Onlus Ospedale Niguarda Ca’ Granda – c/o S. C. di Nefrologia Piazza Ospedale Maggiore 3, 20162 Milano Tel./Fax 02.6123644. Email: aspremare@gmail.com Sito Internet: www.aspremare.it


#volontariato

& associazioni

L’Associazione ASPREMARE per la prevenzione e la terapia delle malattie renali nasce nel 1979 a Milano per ridurre le malattie renali nella popolazione attivandosi nel campo della ricerca, della prevenzione e del miglioramento delle strutture ospedaliere. Conseguentemente ASPREMARE ha rivolto la sua azione al sostentamento e potenziamento di Centri di Nefrologia e Dialisi mediante donazioni di apparecchiature. Inoltre, ha erogato decine di borse di studio a giovani medici e biologi, ha organizzato 20 corsi di aggiornamento, 4 congressi internazionali. Con il cambiamento della malattia, che oggi non è più solo renale ma nefrocardiovascolare, ASPREMARE- diventata FONDAZIONE- prende atto che le cause delle malattie renali sono più numerose, diverse e coinvolgono tutto l’organismo: limitarsi al problema renale- sottolinea il professor Gherardo Buccianti, artefice e presidente della Fondazione- sarebbe una politica miope, ultraspecialistica e fine a se stessa. I NUMERI DEL RENE Quasi 4 milioni di italiani non sanno di essere a rischio di insufficienza renale cronica quando hanno: A- la pressione alta B- una patologia cardiovascolare C- subìto un intervento al cuore D- subìto un intervento al sistema cardiovascolare E- il diabete Ecco perché una diagnosi precoce e una presa in carico del nefrologo consentono di seguire per lungo tempo una terapia adeguata, ritardando il momento di ingresso in dialisi. OGGI IN ITALIA Sono 50.000 i pazienti in dialisi; 30.000 quelli trapiantati. Ogni anno nel nostro Paese entrano in dialisi 190 persone per milione di abitanti; vengono effettuati 1.690 trapianti di rene, dei quali 147 (8,7%) da donatore vivente.


FRANCESCA FADALTI

A 60 anni più altruista per l’ Orto dei Sogni


#volontariato

& associazioni

CASA ORTO: la felicità negli occhi dei bambini Dopo il disastro nucleare nella Prefettura di Fukushima Daiichi, causato da una reazione a catena di eventi naturali quali terremoto e tsunami che ha colpito il Giappone l’11 marzo 2011, Morimi Kobayashi, socio fondatore di un’associazione no-profit interamente gestita da volontari e creata da un gruppo di giapponesi residenti in Italia e italiani che amano il Sol Levante, ha desiderato e realizzato la nascita di Casa Orto come domanda e risposta a un suo sentire: “Che cosa posso fare per i bambini di Fukushima? Posso coltivare nuovi semi carichi di umanità, accoglienza, serenità e gioia...una nostra casa italiana”. Così, dall’estate 2012, promuove un programma di soggiorno estivo in Italia, prima in Sardegna in collaborazione con il Comune di Marrubiu e ora in Liguria grazie all’aiuto del Comune di Milano, per fornire un supporto alla salute e alla crescita dei bambini giapponesi come cittadini del mondo. 20 bambini dagli 8 ai 12 anni vivono, per un mese, in un’unica grande famiglia dove imparano, anche, a conoscere e rispettare la natura, mangiare cibi sani non contaminati ed instaurare uno scambio internazionale con i bimbi milanesi, ricco di giochi ed esperienze molto diverse da quelle del loro paese. I piccoli ospiti vengono da tutta la Prefettura di Fukushima; principalmente si tratta di bambini che provengono da luoghi colpiti significativamente dalla tragedia o con famiglie che non possono accedere a cure e soggiorni/vacanze fuori Fukushima per motivi economici e/o sociali. Questo progetto è un contributo importante per la loro salute psico-fisica perché si seminano sogni e speranze che aiutano il superamento di ogni difficoltà e favoriscono l’allontanamento dalle preoccupazioni per coloro che provengono da luoghi ancora inaccessibili perché contaminati.



Un mese in Italia potrà sembrare breve, ma essere liberi e fare una “vita da bambini” aiuta loro ad eliminare le sostante radioattive dal corpo e ad aumentare le difese immunitarie. I risultati positivi di questi soggiorni in Italia sono stati ampiamente dimostrati anche dalle esperienze di accoglienza dei bambini di Chernobyl che continuano dal lontano 1986. Ecco perché durante il soggiorno, all’inizio e poco prima della fine, ai piccoli ospiti giapponesi vengono effettuati esami del sangue, delle urine ed ecografie che evidenziano come la concentrazione di Cesio 137 si dimezzi o, addirittura, sparisca. Orto dei Sogni è un’associazione che cattura per la bontà e il valore del progetto, così anche Tomoko Mizu, over 60 designer giapponese che da anni vive in Italia, si è chiesta come avrebbe potuto arricchire ulteriormente la sua vita e la risposta è stata semplice: “Io, come persona, per vivere bene con me stessa, desidero rendermi utile. Faccio parte di questo progetto e stimo le persone che lo animano, ognuno di noi svolge un compito in base alle proprie capacità. Ora io mi occupo della realizzazione di eventi per la divulgazione di questa splendida iniziativa e della cultura giapponese in generale. Così vi invito l’11 marzo 2019 dalle 19 alle 23 presso Tenoha Milano, un grande concept store polifunzionale giapponese, per raccontarvi il progetto Casa Orto attraverso le nostre esperienze, la proiezione di “Little voices from Fukushima” della regista Hitomi Kamanaka e una presentazione del libro della dr.ssa Rossella Marangoni che ci parlerà di: “Shinto: spiritualità e natura nel cuore della cultura giapponese”. www.ortodeisogni.org INFO: info@ortodeisogni.org www.facebook.com/ortodeisogni.org www.instagram.com/ortodeisogni/


CINZIA BOSCHIERO

giornalista scientifica

Una questione di genere anche nei fumetti

Photo by Aline Dassel on Pixabay

La nostra redazione fa gli auguri a Minnie, come personaggio dei fumetti … e già che ci siamo, anche al direttore di Generazione Over60 che porta lo stesso nome! Approfittiamo di questo per fare alcune considerazioni: molta promozione è stata fatta sui media, anche con grandi eventi, tutti dedicati a festeggiare solo il “compleanno” di Topolino.. eppure nello stesso anno era stata creata anche la sua dolce metà, Minnie, e non se ne è proprio parlato in modo adeguato per sottolinearne il ruolo. Il mondo dei cartoons è cambiato ed oggi molte sono le eroine e le figure femminili protagoniste, anche supereroine affermatesi negli anni più recenti. Donne che dagli stereotipi si sono discostate ci sono ora anche nei cartoons; i personaggi per fortuna si evolvono e cambiano così come mutano le generazioni e la cultura di genere.


#il

personaggio

Tuttavia, la figura al femminile è stata trattata negli anni in modalità differenti e così anche Minnie, che, crescendo, è “migliorata” ed è stata sempre più valorizzata e apprezzata nella sua semplicità, eccetto dimenticarla nei festeggiamenti, tutti al maschile, dedicati solo ai 90 anni del suo eterno fidanzato Topolino. Così la ricordiamo noi: Minnie comparì in un cortometraggio muto, il primo in assoluto di Topolino Plane Crazy (L’aeroplano pazzo) che venne proiettato in versione muta il 15 maggio 1928 a Hollywood, e che non aveva trovato un distributore. Il nome completo di Minnie Mouse è Minerva Mouse. La sua prima voce fu di Marcellite Garner e , dal 1928 ad oggi, è apparsa in oltre 70 cartoni animati. Figlia di due, non troppo benestanti, contadini nell’America rurale della Grande Depressione è l’erede designata dello zio Mortimer, un ricco proprietario terriero. Genuina, spesso allegra, determinata, ha una sua autonomia, ha più di 200 vestiti nel suo guardaroba e mentre, per le occasioni speciali, indossa capi esclusivi, il suo vestito tradizionale a pois è per tutti i giorni ed ha ispirato anche case di moda. I suoi creatori sono Walt Disney e Ub Iwerks. Lei è al fianco di Topolino in diverse avventure; è lei che spesso gli fornisce spunti, consigli nelle avventure e indagini per i casi che lui deve risolvere, e, di recente, nella serie a fumetti Pippo Reporter di Teresa Radice e Stefano Turconi, è risultata ancora più dinamica e capace di cambiare lavoro e di cavarsela pure senza il suo fidanzato. A livello grafico migliora con il tempo e un piccolo cambiamento significativo avviene nel 1939 quando gli occhi vengono dotati di pupille. Nella storia a fumetti Topolino e il bel gagà (Mr. Slicker and the Egg Robbers, 1930) risultano come personaggi suo padre Marcus Mouse e sua madre, entrambi agricoltori; nella stessa storia compaiono fotografie dei suoi nonni Marshall Mouse e Matilda Mouse. Ha anche due nipotine, Millie e Melody Mouse, meglio conosciute con i nomi Tiny & Lily, le due figlie gemelle di Marissa Mouse, sorella di Minnie, create nel ‘64 da Jim Fletcher; e che fanno da contraltare ai due nipotini Tip e Tap (in inglese Morty and Ferdie) di Topolino.



Da sempre fidanzata con Mickey Mouse, di professione è inizialmente casalinga ma in storie più moderne a volte fa l’impiegata; abita a Topolinia (Mouseton) in una villetta suburbana in legno. Nel 1928, Minnie è una cameriera che balla il tango per Topolino gaucho e per Gambadilegno, il fuorilegge, entrambi che le fanno la corte. Gambadilegno cercherà di rapirla e spesso, in effetti, in diverse storie, lei si trova in situazioni di pericolo e viene salvata dal suo Topolino. E’ Minnie che presenta al suo fidanzato il suo nuovo cagnolino Rover, che risulta essere la prima apparizione di Pluto. Insomma è una figura femminile poliedrica che, solo in un secondo momento, ha avuto più spazio; ad esempio, nel corso degli anni Quaranta ha un ruoloda protagonista in alcuni cortometraggi con Pluto e Figaro. E ricompare negli anni Ottanta nel mediometraggio Canto di Natale di Topolino (Mickey’s Christmas Carol, 1983) e, come protagonista, nello speciale televisivo della NBC “Totally Minnie”. Non è stata quindi solo comprimaria o un puro personaggio di secondo livello: riusciva ad essere d’aiuto al suo fidanzato e rappresenta una figura femminile che cresce in popolarità negli anni e che compare anche nei videogiochi negli anni duemila quali Kingdom Hearts, celebre saga di videogiochi d’azione prodotta in collaborazione da Square Enix e la Disney. Auguri quindi cara Minnie! Negli anni hai ottenuto più spazio e sei frutto, ben riuscito, di Walt Disney che diceva: “Pensa, credi, sogna e osa.”


CINZIA BOSCHIERO

giornalista scientifica

I pensionati sul piede di guerra “Alcuni politici ci hanno etichettato e ci hanno definito parassiti. E’ davvero inaudito! - sbotta il professor Michele Poerio, presidente del Forum Nazionale dei Pensionati, e segretario generale CONFEDIR, oltre che presidente Nazionale FEDER.S.P.eV (Federazione sanitari pensionati e vedove medici-veterinari-farmacisti) - “Contro il cosiddetto contributo di solidarietà e contro il blocco della perequazione avviamo ben due ricorsi con azioni legali mirate come Forum Nazionale dei Pensionati. E’ quanto abbiamo deciso a Roma, in occasione del recente Consiglio Consultivo del Forum Nazionale dei Pensionati. Con questa legge di bilancio chi ha una pensione maggiore a 1500 euro lordi l’anno, con il nuovo meccanismo introdotto, subirà una stretta che comporterà una perdita per tutto il resto della vita da 63 € fino a 405 € lordi all’anno a partire dal 2019. Soldi persi che si vanno a sommare ai tagli dei Governi precedenti. Non si tratta di ‘ricchi paperoni’ ma di dignitosi pensionati che portano a casa tra i 1.200 € e i 2.000 € netti al mese, dopo aver versato le tasse sulle pensioni più alte in Europa. Una pensione che sarebbe dovuta aumentare del 90% o del 75%, rispetto all’1,1% di inflazione definitiva per il 2018, viene ridotta al 77% o al 52% . Siamo uniti, determinati ed indignati. Abbiamo deciso pertanto all’unanimità che siamo contro le recenti decisioni di questo Governo che attacca senza rispetto i cittadini, aizzando una specie di falsa ‘lotta di classe e lotta ai privilegi’ e penalizza in particolare solo una categoria di cittadini, una delle più fragili, quella dei pensionati”.


#le

ultime

“Voglio ricordare che il Forum Nazionale dei Pensionati- sottolinea sempre Poerio- racchiude ben 16 associazioni nazionali di pensionati ed oltre 850mila iscritti. Siamo forti solo se uniti e non stiamo combattendo solo per noi, ma anche per le generazioni che ancora lavorano e per i giovani: vogliamo difendere il valore del diritto e il rispetto di chi, dopo anni di lavoro e di contribuzione allo Stato, deve poter beneficiare della sua pensione, frutto di fatiche e sacrifici professionali di una vita intera”. In pratica, i cosiddetti parassiti tengono a ricordare come la pensione non sia una regalia, ma un diritto costituzionale, soldi versati in tanti anni di impegno costante nel mondo del lavoro. Pertanto, nella legge di bilancio il prelievo previsto alle pensioni di importo oltre i 100mila euro annui è un vero e proprio esproprio mirato, punitivo ed ingiustificato, se non segno di un acido rancore e pura invidia sociale verso chi molto ha lavorato e molto ha guadagnato onestamente. Inoltre i soldi che saranno prelevati (circa 200milioni di euro) come taglio alle pensioni elevate di circa 20mila cittadini saranno accantonati senza un fine specifico: una beffa nella beffa. “L’Italia non ha bisogno di creare fratture tra generazioni, rancori e odio sociale, ma di creare armonia di intenti tra cittadini e imprese, opportunità di sviluppo e quindi serve una netta separazione tra assistenza e previdenza; occorrono misure concrete ed urgenti per nuove opportunità occupazionali e di investimenti reali a favore di infrastrutture e di alta qualità dell’istruzione e della formazione, a favore di giovani e meno giovani, contro l’arroganza e l’ignoranza dilagante e pilotata, contro la falsa politica, che non sceglie per il bene del Paese a lungo termine e con coraggio, ma è sempre perennemente in campagna elettorale e guarda solo al breve termine ovvero a carpire voti disinformando e promettendo di tutto e di più solo per mantenere il proprio potere e senza fare le scelte necessarie per le generazioni presenti e future”. Questa la posizione, più che chiara, di molti pensionati, ormai scesi sul piede di guerra. Seguirà una risposta altrettanto esaustiva?


Tiflosystem E’ arrivato il 2019 e abbiamo due DATE IMPORTANTI dove trovarci!

Per saperne di più, ci trovate sul sito www.tiflosystem.it al numero 049/9366933 via mail all’indirizzo: tiflosystem@tiflosystem.it


Dal 1987 per la qualità della Vita e l’Autonomia delle Persone disabili

Sabato 23 marzo - CORMONS (UD ) presso Osteria della Subida di Cormons Gorizia, presentazione delle tecnologie innovative per le persone cieche e ipovedenti dopo i Saloni della Florida e della California. Tiflosystem vi invita in una location unica per non perdere un’occasione di conoscenza e per passare qualche momento a tavola coccolati da una delle migliori cucine d’Italia. Per il pranzo al prezzo strepitoso di euro 20,00, grazie al contributo di Tiflosystem, è richiesta la prenotazione entro mercoledì 20 marzo. Per iscriversi all’evento: chiamare il numero 049.9366933 o inviare email a: tiflosystem@tiflosystem.it

Sabato 13 aprile - BAGNOLI (NA)


#voi

Spettabile redazione di Generazione over 60, Complimenti per le varie rubriche trattate, in particolar modo quelle di medicina. Inoltre vorrei ringraziarvi per aver sintetizzato, in due paginette, la vita di una over over 60 dalla sua giovinezza ad oggi. Non tutto era bello allora, non tutto da buttare oggi. Distinti saluti Gabriella Cristini

Photo by Umberto Cofini on Unsplash


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