N.8 Generazione Over60

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N.8


Photo by Daria Shevtsova on Unsplash

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n° 258 del 17/10/2018


# I NOSTRI TEMI

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co m #scienza #sessualità #salute #bellezza #da leggere (o rileggere) #da vedere/ascoltare #”amo gli animali” #disabilità in pillole #in forma #intervista con ricetta #stile over #”in movimento” #volontariato & associazioni #”di tutto e niente” #lavori in corso #il personaggio #le ultime #glamour


AT THE DESK

DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo DIRETTORE ARTISTICO Francesca Fadalti LA NOSTRA PREZIOSA REDAZIONE Marco Rossi Alessandro Littara Antonino Di Pietro Mauro Cervia Andrea Tomasini Enzo Primerano Antonio Giuseppe Malafarina Paola Emilia Cicerone Maria Teresa Ruta Francesca Fadalti Michela Romano DISEGNATORI Attilio Ortolani Contact Us: https://generazioneover60.com/ generazioneover60@gmail.com https://issuu.com/generazioneover60 https://www.facebook.com/generazioneover60 youtube https://instagram.com/generazioneover60


MINNIE LUONGO

direttore responsabile e giornalista scientifica Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti. Photo Chiara Svilpo

Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli). Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”. Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60. Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.


GENERAZIONE F

Minnie Luongo con Luca Parmitano


di Minnie Luongo

Quando la Luna era in Terra Diciamo subito che la tentazione è stata forte: mettere in copertina una foto di Astroluca assieme alla sottoscritta (immagine scattata un anno e mezzo fa a Piacenza, alla riunione annuale di Ugis, Unione Giornalisti Scientifici Italiani). In occasione dei 50 anni dall’allunaggio nonché dell’impresa che vede ora nello spazio Luca Parmitano - il quale ad ottobre, primo italiano nella Storia, assumerà il comando della Missione Beyond (con un lancio iniziato proprio nella stessa storica data, 20 luglio) – com’era prevedibile, tutti i media ne hanno parlato e scritto a non più posso: ecco perché mi sembrava che la scelta della copertina fosse a dir poco appropriata. Ma sono bastati pochi minuti per cambiare idea. Se la Missione di Parmitano si chiama Beyond, anche noi di Generazione Over 60 ci riteniamo Oltre, e proprio per questo motivo il motto del nostro magazine è “InQuietamente Pensante”. Che cosa significa? Significa che siamo felicemente diversi e poco omologati e omologabili. Non a caso avevamo voluto inaugurare l’Editoriale n.1, già a dicembre scorso, intitolandolo “La Luna e il Sogno”, anticipando i festeggiamenti per la ricorrenza con articoli dedicati. E, lo testimonia il primo numero della testata, come eravamo arrivati primi a scrivere di un compleanno importante, altrettanto facciamo adesso, passata l’ubriacatura delle innumerevoli commemorazioni, affrontando l’allunaggio dal punto di vista di persone InQuietamente Pensanti quali siamo, visto che per noi Over il tempo è una questione relativa, e mode e doveri di cronaca non ci toccano più di tanto.


Come ho risolto il problema della copertina? Inserendo la foto di Parmitano in terza pagina e optando per la cover a favore di una fotografia di me bambina sulla spiaggia di Rimini, fiera sul dorso di un cavallo (finto), quando la Luna per la maggioranza degli italiani voleva dire poter andare in ferie, o meglio in villeggiatura. I più in treno (con le valigie scagliate direttamente dai finestrini per occupare i posti, magari di terza classe, la quale sarà eliminata solo il 3 giugno 1956) o, i più fortunati, dopo aver macinato centinaia di chilometri, con famiglia e bagagli appresso, sulla prima utilitaria: un sogno chiamato Fiat 500, a prosecuzione della mitica Topolino. E se per molti uomini camminare sulla battigia comportava comunque un certo dress code unito, forse, ad un ingiustificato imbarazzo a mostrarsi a torso nudo, a me pare che l’immagine echeggi felicità inaspettate e pensieri ottimistici, quando- terminata la guerra da una decina d’anni- tutto pareva possibile, almeno su questa Terra. E la conquista della luna poteva aspettare. A proposito, per una di quelle coincidenze che raramente sono tali, chi frequenta la riviera romagnola sa che a Rimini si usa (in maniera inappropriata ma meravigliosa) il termine oltre per dire qui. “Vieni oltre” è la frase tipica che traduce “vieni avanti”. E noi di Generazione Over 60 continuiamo ad andare avanti e oltre. Orgogliosamente. Col pensiero, l’intelligenza, l’ironia. Almeno, ci proviamo. E veniamo ai contenuti delle pagine che seguono. Tantissimi gli articoli che approfondiscono o si rifanno al tema della Luna raggiunta dal piede umano


50 anni fa. A partire dall’osservatorio privilegiato del collega Paolo D’Angelo, autorevole collaboratore dell’Ufficio Stampa ASI (Agenzia Spaziale Italiana), per proseguire con il ricordo e i sogni del dottor Enzo Primerano, a quell’epoca bambino curioso e affascinato da ciò che succedeva, e quindi con chi, come la nostra invidiata penna Andrea Tomasini … quell’evento tanto atteso se l’è perso per colpa di un televisore che proprio quella sera non voleva saperne di funzionare. E, ancora, l’ultimo libro del presidente Ugis Giovanni Caprara, “Oltre il cielo”. Per stare sul pezzo, abbiamo voluto dare spazio (mi si perdoni il voluto bisticcio di parole) anche ad argomenti solo all’apparenza più leggeri che però hanno sempre a che fare con il nostro satellite: il cocktail chiamato “Apollo 11,50” creato per noi da un rinomato barman, il ritorno sulle spiagge della pelle candida a contrastare l’ossessione per l’abbronzatura, la celeberrima canzone di Mina con protagonista una ragazza che di notte ama esporsi ai raggi lunari, e anche la cosiddetta “dieta della luna” per disintossicare l’organismo. Ovviamente, non mancano le rubriche cui i lettori mostrano di affezionarsi sempre di più: #Amoglianimali di Mauro Cervia; #Lavori in corso della nostra testimonial Maria Teresa Ruta; Disabilità in pillole del prezioso Antonio Giuseppe Malafarina… Che dire? Abbiamo fatto del nostro meglio per dare un contributo concreto e leggero nello stesso tempo al grande anniversario. Un contributo “composito”, mi piace definirlo, esattamente come complessi e variegati ed eclettici ci vantiamo di essere noi della Generazione F. Attendiamo i vostri pareri. Intanto, buona lettura e buona estate!


AT THE DESK

DOTTOR MARCO ROSSI sessuologo e psichiatra

è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.

DOTTOR ALESSANDRO LITTARA andrologo e chirurgo

è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo.

PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO dermatologo plastico

presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of Plastic - Regenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).

DOTTOR MAURO CERVIA medico veterinario

è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.

ANDREA TOMASINI

giornalista scientifico giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze- carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.


ENZO PRIMERANO medico rianimatore

over 60 del 1958. Rianimatore in cardiochirurgia, Anestesista e Terapista del dolore, è amministratore del portale di divulgazione www.dolorecronico. org. Si occupa di bioetica e comunicazione nelle cure intensive. Appassionato di musica, satira, costume e sport motoristici. Il suo motto è “Il cuore è il motore e la mente il suo fedele servitore”.

ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA giornalista

nato a Milano nel 1970,giornalista e blogger. Si occupa dei temi della disabilità, anche partecipando a differenti progetti a favore delle persone disabili. Presidente onorario della fondazione Mantovani Castorina. Coltiva l’hobby dello scrivere in versi, raccolti nella sua pubblicazione “POESIA”.

PAOLA EMILIA CICERONE giornalista scientifica

classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione. Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.

FRANCESCA FADALTI direttore creativo

laurea in Architettura, mentre passa da cantieri e negozi a cui ha dato il suo inconfondibile stile, si evolve nell’editoria con Millionaire, la Guida Io e il mio bambino e molteplici interventi di design di pubblicazioni tra cui ultima nata Style Glamping e, finalmente, Generazione Over 60!

MICHELA ROMANO

nata a Como nel 73, una laurea in Comunicazione e poi via verso il mondo. Esteta di natura, con una grande attrazione verso il bello in tutte le forme. Ama costruire relazioni d’affetto, d’affari, di cuore e di stile. Osservatrice ossessiva ed un po’ Sibilla nel leggere le tendenze ed interpretarle. Il colore viola e’ la sua passione.

ATTILIO ORTOLANI Disegnatore

storico disegnatore di Corriere Salute/Corriere della Sera. Più precisamente Artista.

MONICA SANSONE video maker

operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.


C O N T E N U T I

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ME LO SONO PERSO Andrea Tomasini

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L’APOLLO 11 SULLA LUNA Paolo D’Angelo

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QUANDO LA POESIA FECE UNA PASSEGGIATA CON LA SCIENZA Enzo Primerano #Salute

CRESCE LA VOGLIA DI PELLE DI LUNA Professor Antonino Di Pietro

PREVENIRE L’OSTOPOROSI CON UNO STILE DI VITA SANO Michela Romano #Salute

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#”Di tutto e niente”

#Scienza

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#Bellezza

NON HO L’ETÀ Paola Emilia Cicerone #Stile Over

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IN VACANZA CON IL PET Dottor Mauro Cervia #”Amo gli animali”

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SI PUÒ SCHERZARE CON LA DISABILITA’? Antonio Giuseppe Malafarina #Disabilità in pillole


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64 44

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IL CIBO IN VIAGGIO, ANCHE NELLO SPAZIO Michela Romano

#Intervista con ricetta

#In movimento

APOLLO 11.50 Francesca Fadalti

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DISINTOSSICARSI CON LA DIETA DELLA LUNA Dalla Redazione #In forma

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OLTRE IL CIELO DI GIOVANNI CAPRARA Dalla Redazione #Da leggere (o rileggere)

54

APRIAMO GLI OCCHI #Volontariato & Associazioni

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LA FIABOTECA Maria Teresa Ruta #lavori in corso

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L’HAPPY HOUR AL LAGO Michela Romano #glamour

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66

70 46

TUNA SALAD APOLLO 11.50 Francesca Fadalti #Intervista con ricetta

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CBM ITALIA ONLUS #Volontariato & Associazioni

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TIN TIN...TINTARELLA DI LUNA Minnie Luongo #Da vedere/ascoltare


PAOLO D’ANGELO

giornalista scientifico

L ’Apollo 11 sulla Luna

Foto di NASA-Imagery da Pixabay

Mezzo secolo. Così tanto è passato da quella notte nella quale due uomini camminarono sulla superficie del nostro satellite. Fu una notte magica che iniziò con una “incomprensione” in diretta televisiva tra Tito Stagno e Ruggero Orlando che involontariamente misero in piedi una scenetta degna del miglior cabaret di allora. “Ha toccato”. “No, qui mancano ancora dieci metri” Un botta e risposta tra due autorevoli voci giornalistiche del tempo che avevano di mezzo un oceano e non solo di incomprensione. Una gag quasi comica che ci fece sorridere e che precedette ore di lunga e nervosa attesa.


#scienza

collaboratore Ufficio Stampa ASI (Agenzia Spaziale Italiana)

Dalla Luna i due uomini chiesero di poter uscire dal Modulo Lunare in anticipo, ma vari inconvenienti prolungarono ulteriormente l’attesa con minuti, anzi ore, interminabili. Qualcuno cedette al sonno ma il caldo di piena estate e la tensione sulla pelle resero difficile assopirsi. Si dormiva ma con la televisione accesa e l’orecchio ancora vigile per capire se fosse finalmente arrivato il momento. I più coraggiosi misero sul fuoco una macchinetta di caffè come aiuto alle ore infinite che non volevano proprio passare. Finalmente, pochi minuti prima delle 5 di mattina, Tito Stagno annunciò: Stanno per scendere”. E l’emozione arrivò ben oltre la Luna e raggiunse le stelle più lontane. Due uomini come noi con due cuori come i nostri apparivano come due fantasmi bianchi in un televisore privo di colori. Stavano saltellando come fosse un gioco, su una Luna che quella notte era alta nel cielo. Guardavi la Luna attraverso la finestra aperta nel buio rischiarato dall’alba e la vedevi nel contempo in quella scatola dotata di un tubo catodico che aveva la pretesa di scrivere sull’immagine “in diretta dalla Luna”. Ma quella stessa Luna, quella reale quella che avevamo visto sin da bambini che sembrava seguirci mentre viaggiavamo in macchina in qualunque strada prendessimo, era in quel momento sotto il nostro sguardo impaurito, timoroso ma nel contempo speranzoso. Sarebbero state ore nelle quali improvvisamente stavamo diventando universali. Niente furti quella notte, tutti intenti a sognare l’impossibile che si stava materializzando sotto i nostri occhi. Entravamo nel futuro di un mondo che non avrebbe più tollerato guerre e violenze. Invece quella notte non ci rese migliori. Ci arrendemmo presto alla nostra monotona capacità di esseri umani che hanno l’istinto di combattere senza prima mediare. Le missioni sulla Luna ci hanno lasciato l’eredità di una sfida che il genere umano, se lo desidera, può vincere. Ma neanche mezzo secolo è stato sufficiente a farci comprendere questo.


ANDREA TOMASINI

giornalista scientifico

Me lo sono perso

Foto di WikiImages da Pixabay


#”di

tutto e niente”

Noi si viveva a Roma, ma l’estate si tornava invariabilmente a Spoleto. A Roma c’era un vecchio televisore Philips che mia madre aveva comprato con il primo stipendio di insegnante e che era sistemato in cucina sopra un frigorifero bianco e quasi eterno. A Spoleto formalmente un televisore c’era, non era collocato in cucina, raramente funzionava e ancor meno lo si guardava. Per noi lo spettacolo la sera era mettersi sul balcone che dà sulla valle, stare al fresco, parlare e osservare i fari lontani che corrono sulla Flaminia e sopra i monti guardare il cielo. Le stelle e poi la luna che, sorgendo da dietro il monte, inonda di luce bianca il balcone e la vallata. Nonno Silio, anziano ufficiale di marina, mi insegnava a guardare le stelle, a rendermi conto, prendendo un punto di riferimento, di come “si muovessero”. E così, con l’emozione dell’osservazione che rendeva plausibile e concreta la faccenda, mi spiegava che era la Terra a muoversi e poi le costellazioni e le fasi della luna. Spiegazioni che più che per la scienza a me colpivano per la meraviglia. Mi raccontava del mondo che aveva visto, del cielo in Africa, dei mari solcati, dello stretto di Corinto, del canale di Suez, del canale di Panama – di passaggi, soglie, transiti che lui aveva conosciuto e varcato. Per questo, la sera in cui l’uomo avrebbe compiuto quel fatidico passo sulla Luna andava vissuta e celebrata nel modo più semplice: partecipando all’incanto collettivo, mettendosi di fronte al televisore – oblò da cui affacciarsi sul mondo, al mediatore e creatore di una memoria collettiva che officiava finalmente la prima – e forse per ora unica opportunità per l’uomo di camminare fisicamente su un elemento centrale e costante del suo immaginario, la luna divenuta finalmente accessibile. Inconcepibile io e lui e gli altri non si assistesse all’evento in tv. Solo che quella sera la televisione non funzionava. Il suo stupore fu pari al suo disappunto. Proprio quella sera. Disse a mia madre prendendomi per mano: “Noi usciamo, deve vederlo”, riferendosi allo sbarco imminente. Ricordo il nostro vagare per le vie e le piazze alla ricerca di un televisore acceso in un bar aperto, senza riuscire a trovarlo. Fu la nostra particolarissima, provinciale corsa contro il tempo e fallimmo, arrivammo tardi.


Chiedemmo e ci dissero che era già successo. Non c’era più nulla da vedere, quell’impronta sulla luna era stata già lasciata, per cui tornammo a casa digiuni di immagini. Mio nonno, l’ufficiale di marina che aveva girato il mondo, era mortificato per non esser riuscito a Spoleto a mostrarmi quello sbarco, lui che di sbarchi ne aveva fatti per tutta la vita. Per lui l’allunaggio era il compimento di una parabola tecnologica che era fatta di avventura e immaginazione creativa, in grado di connettere saperi e materiali il cui esito finale era l’uomo nello spazio, l’uomo sulla luna. Io con quel sogno ci sono nato – mi sono affacciato in un mondo che aveva ben chiaro che quella era la prossima frontiera, e c’era in atto una competizione per arrivarci. Insomma andare sulla luna, quando sono nato nel 1962, sembrava già possibile e anche imminente riuscirci. In un mondo tutto scoperto, la storia ricominciava a fare i conti con lo spazio, ma in maniera diversa. Il celebre discorso di Kennedy poneva l’obiettivo luna in agenda, ma si riproponeva –differentemente per le menti inquiete- anche l’interrogativo cui dar risposta: qual è la posizione e la statura dell’uomo nell’universo? Il Capitano Silio Giampieri, uomo affascinato dal mondo e animato dai dubbi e dalla fede, in qualche modo partecipava all’inquietudine di quei giorni e cercava di farmene partecipe, suggerendomi di guardare le stelle per accorgermi di come noi cambiassimo di posto nell’universo – “osservatore liberamente sospeso nell’universo”, aveva detto Einstein. Un grande storico come Fernand Braudel sosteneva che lo spazio è il nemico principale dell’uomo e ha riletto la storia come lotta contro l’horror vacui: da sempre l’uomo si impegna per controllare lo spazio, dominarlo, impossessarsene. Un vecchio e forse dimenticato geografo come Friedrich Ratzel suggeriva che “nello spazio leggiamo il tempo” e dicendo “leggiamo” forse possiamo intendere l’opportunità di muoverci all’interno del testo che abitiamo. Un movimento non privo di conseguenze, perché abitare lo spazio nel


nostro mondo non ovunque è uguale. Giorgio Caproni in una sua deliziosa prosa suggerisce un nesso tra la saggezza e la cosmografia. In una passeggiata in montagna si perde e chiede indicazioni a un uomo che seduto su un tronco fumava la pipa. Il tipo risponde parlando lento e spiegando che la valle dove si trovavano era immensa, che -“dicono”- accanto ve ne sia un’altra ma che chi vi si sia avventurato non ne abbia mai fatto ritorno. Insiste Caproni per avere spiegazioni più precise - sapeva di essere nella “Val Troobbia” ed era consapevole non fosse affatto immensa. Il vecchio lo guarda come “si guarda un bambino che abbia fatto la domanda più balorda delle domande”, e risponde stizzito: “ma quante vallate vuole che ci siano?”. Il valligiano incantato aveva insegnato al Poeta che, annota, poteva esserci “grandezza” anche in un’angusta concezione tracciando una Mappa dell’Universo di sole tre valli, descritta alla vigilia (era la fine degli anni ’50) quando si è “per noi a due passi – dicono- dal prendere la Circolare Esterna intergalattica”. Oggi ancora non ci sono fermate per prendere quel tram ed è drammatico per molti partire – partenze che a volte escludono la possibilità del ritorno. Accanto al passo di Armostrong che nel luglio di 50 anni fa ha cambiato la storia dell’umanità aggiungendo uno spazio nuovo alla trattazione degli accadimenti e del possibile, il 25 luglio del 2004 una notizia battuta dall’ANSA sta a suggerire una cosmografia cui si associa non la saggezza, ma stavolta la disperazione che le passeggiate lunari, e noi con esse, non sappiamo ancora risolvere. E’ la storia di Homma Joey, clandestino che viveva senza fissa dimora a Mandello del Lario nei pressi di Lecco. Homma aveva solo un desiderio, tornare a casa. Per questo decide di rubare un motoscafo, convinto fosse il metodo più veloce per fare ritorno alla sua terra natia: il Bangladesh – più lontano delle valli del vecchio della val Trompia, più vicine della Luna, ma di fatto irraggiungibile come un sogno, sebbene sia su questa nostra Terra.


ENZO PRIMERANO

Medico Rianimatore

Quando la poesia fece una passeggiata con la scienza

Photo by History in HD on Unsplash


#salute

20 luglio 1969. Erano già finite le scuole da più di un mese ed io ero già sufficientemente abbrustolito, sbucciato e contuso su tutti gli spigoli del corpo perché si giocava in spiaggia dal mattino alla sera. Avevo undici anni e per me e tutti i miei coetanei era forte la curiosità per tutto ciò che riguardava la scienza ed in particolare in quei giorni lo sbarco del primo uomo sulla Luna. Il mondo intero guardava con grande interesse l’epopea della “Conquista dello Spazio”, che in sostanza era una partita a due tra Usa e Urss che ci offriva spunti di campanilismo sportivo che andavano oltre le stesse conquiste scientifiche. Vi era quel sentire collettivo di essere avviati verso i grandi traguardi della scienza che avrebbero fatto compiere grandi balzi all’umanità. Saremmo vissuti più a lungo e avremmo lavorato meno ore la settimana per produrre gli stessi obiettivi. Il tutto a vantaggio del tempo libero. All’indomani delle grandi scoperte mediche e conquiste della salute, il vento della rivoluzione culturale del ‘68 portò alla ribalta temi che negli anni successivi avrebbero scardinato la cerniera dell’epoca del convivere sociale. Temi come droga, libertà sessuale e aborto uscivano allo scoperto dalle ipocrisie del passato per diventare dibattito nelle piazze. Nascono in quegli anni anche le prime campagne di medicina preventiva e screening di massa, e negli anni a venire sviluppano programmi che permettono di debellare tante malattie acute e di vivere in piena salute più a lungo. Intanto, senza esclusione di colpi, la corsa allo spazio procedeva velocemente. Nomi come Sputnik, Mercury, Apollo, Saturno riecheggiavano alle nostre orecchie facendoci quasi intuire come la rigida e avanzata scienza sposava, almeno nei nomi, i personaggi mitici della mitologia.


Ad un certo punto l’ente spaziale americano cominciò a correre sempre più alacremente: la NASA ( acronimo di National Aeronautics and Space Administration) si stava dando da fare molto meglio dei propri colleghi sovietici. Curioso segnalare che in ebraico il termine Nasa indica portare in alto, sollevare o anche illudere, ingannare. Da lì a poco la NASA lancia il programma Apollo che ha come obiettivo la conquista della Luna. La luna che fino a quel momento era un’icona romantica di artisti e poeti diventava oggetto di analisi scientifiche accurate che entravano in ogni casa dei teleutenti. Imparammo tutti il frasario da radioamatori con cui i piloti comunicavano con la base, il countdown e persino famosi cantanti dell’epoca come David Bowie con il suo “Space Oddity” o più tardi Elton John con “Rocket man”. Fu perfino coniato il neologismo “allunaggio” per intendere il moon landing (che non venne poi esteso agli atterraggi su altri pianeti). Senza dubbio avevamo la netta percezione di percorrere la strada giusta verso il futuro. Quell’ impresa fu il volano verso il futuro ma anche la consapevolezza chiara che quella scimmia eretta e nuda, senza alcuna attitudine specifica, poteva adattarsi ovunque, anche fuori dal pianeta Terra, grazie alla sua intelligenza a fornire soluzioni. Consapevolezza antropologica, sociale ma anche fisiologica. Il dipartimento medico della NASA, ad esempio, aveva studiato a fondo gli effetti del corpo


umano in assenza di gravità, avviando programmi di allenamento dei piloti ad affrontare delle passeggiate nello spazio. Li abituarono ad annusare quell’odore di barbecue bruciacchiato che emana lo spazio e a mangiare cibi liofilizzati che non sapevano di nulla ma che avevano gli stessi nutrienti di un pranzo prelibato. “ Questo è un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per l’umanità” disse Neil Armstrong toccando il suolo lunare: Sbagliava! Quello non sarebbe stato un grande passo per l’umanità ma “il più grande passo per l’umanità”, anche se lui non poteva saperlo. Negli anni che seguirono tutto cambiò ma in peggio. La caduta del blocco sovietico apriva nuovi ed impensabili scenari internazionali. L’affacciarsi alla ribalta delle istanze più o meno legittime di egemonia politico-economica del mondo arabo e della Cina mettevano in cantina la corsa alla conquista dello spazio. Giunti al termine di questa spensierata analisi di quei tempi da pionieri stavo riflettendo che ripercorrere l’epopea della conquista dello spazio a 50anni dallo sbarco sulla Luna ha offerto lo spunto per rammentare che cosa eravamo allora e, come in una seduta di psicanalisi regressiva, tornare indietro per conoscere quali sono stati in questi anni gli errori dell’umanità che ci hanno discostato da quegli obiettivi di affermazione dell’uomo sopra ogni cosa. Non degli Usa o URSS o bianchi o neri ma l’affermazione dell’umanità intera nel suo universo.


MICHELA ROMANO

Prevenire l ’osteoporosi con uno stile di vita sano

Disegno di Attilio Ortolani


#salute

L’estate è uno stimolo per prendersi più cura di sé per apparire più belli e tonici. Fa venire voglia d’indossare capi colorati o bianchi come la luce del sole. E’ il momento dell’anno nel quale si ha più tendenza ad uscire, muoversi, mangiare in modo sano e leggero. L’estate ci lascia più allo scoperto con il nostro corpo e questo ci aiuta a pensare a come muta, al di là dell’estetica, ma anche a come fare a mantenerlo integro. Spesso ci affliggono i problemi più superficiali: i capillari qua e là, qualche macchia di senilità che si scopre nuova, la nostra massa muscolare che non è più quella di una volta. Ma più in profondità c’è la nostra struttura solida, che è tra le più determinanti per la nostra forma fisica, e’ il nostro scheletro, ossia la massa ossea. E finché non ci trasmette segnali particolari, per dolori o traumi, e cioè risulta asintomatico, si ha la tendenza a dimenticarsene e comunque a non prendersene cura.


Attualmemte si dibatte su nuovi farmaci per il trattamento dell’osteoporosi severa, approvati dalla FAD in USA ma respinti dall’Agenzia Europea - che addirittura possono agire sulla produzione del materiale osseo - dei quali si è parlato in occasione dell’ultima edizione del CUEM (Clinical update in Endocrinologia e Metabolismo) al Centro Congressi San Raffaele di Milano. Nella stessa sede abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con il professor Ezio Ghigo, membro della Società Italiana di Endocrinologia e Metabolismo e Presidente del CUEM. “Il miglior farmaco per prevenire l’osteoporosi e’ uno stile di vita sano, che non trascura il movimento fisico. L’osso e’ una massa che se stimolata, con carichi dati dal movimento in posizione eretta, continua a produrre cellule, contrastando gli effetti del naturale svuotamento. Un esempio molto pertinente rispetto al nostro numero dedicato all’allunaggio, nemmeno a farlo apposta, come si direbbe, ce lo offre sempre il professor Ghigo,


dicendoci, “pensate a quanto sia grave il problema dell’osteoporosi che può colpire gli astronauti dopo una missione, vivendo in assenza di gravità e quindi senza un “carico” per le ossa, indispensabile per la stimolazione della produzione di materiale osseo”. Prof.ssor Ghigo, ci sono altri rimedi, per mantenere in forma il nostro scheletro, che non derivino dall’uso di farmaci, ma che possano essere definiti preventivi o migliorativi? “Sempre pensando a situazioni ambientali e di stile di vita, direi sicuramente che un rimedio naturale è l’apporto di Vitamina D, la cui sintesi avviene attraverso l’esposizione alla luce del sole”. Non ci resta quindi che pensare al nostro ambiente, reso più bello dall’estate, come una grande fonte che favorisce il nostro benessere, per prevenire l’osteoporosi, inserendo lunghe passeggiate, un po’ esposti al sole e un po’ seguiti dalla Luna.


PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO

dermatologo plastico

Cresce la voglia di pelle di luna Per la maggioranza delle donne asiatiche è quasi un imperativo quello di salvaguardare dai raggi del sole la pelle e proteggerla così dalle rughe. Da qui, d’estate, il ricorso a cappelli dalle ampie tese e a ombrelli sempre aperti. Ma la voglia di pelle di luna si sa diffondendo anche nel mondo occidentale, e non solo tra star come Anne Hathaway, Gyneth Paltrow o la nostra Bianca Balti. Per chi però non se la sente di rinunciare all’abbronzatura, ecco i preziosi consigli del nostro esperto.

Foto di Free Photos da Pixabay


#bellezza

Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.istitutodermoclinico.com Abbronzarsi in sicurezza: tutte le volte in cui mettere la crema Una premessa è assolutamente doverosa e da tenere a mente: le scottature vanno evitate il più possibile perché favoriscono la comparsa dei tumori cutanei. Per questo bisogna sempre usare una crema solare adatta al proprio fototipo: più si ha la pelle chiara e maggiore deve essere il fattore di protezione. La crema va riapplicata ogni 2-3 ore e quando si esce dal bagno in mare o si fa una doccia rinfrescante. Ci si deve inoltre esporre al sole con calma, aumentando il tempo passato sotto i raggi UV lentamente: 40 minuti il primo giorno, un’ora tra il secondo e il terzo, fino ad arrivare a 3-4 ore dopo 4-5 giorni. E anche avere cura di non stare al sole nelle ore più calde. Amido e ananas lenitivi naturali Cosa fare se comunque ci si scotta nonostante tutte le precauzioni? Per prima cosa bisogna vedere che tipo di scottatura si tratta. Se è lieve, con pelle arrossata e che dà un po’ fastidio, si può ricorrere ad alcuni rimedi “della nonna”. L’amido è un antinfiammatorio naturale che può, per esempio, aiutare a lenire il dolore. Per questo si può ammollare un panino nell’acqua, metterlo in un canovaccio bagnato e non strizzato e appoggiarlo alla zona ustionata: il panino rilascerà acqua e amido che allevierà il fastidio. L’impacco deve durare circa 15 minuti e dopo non si deve sciacquare la pelle. In alternativa si può fare il bagno mettendo nell’acqua 6 cucchiai di amido, che si compera in polvere in farmacia. Si sta in acqua 15-20 minuti e non ci si sciacqua. Quando è necessario andare dal medico Per favorire la guarigione delle scottature “dall’interno” si può anche portare in tavola l’ananas. Questo frutto è ricco di bromelina, una sostanza con proprietà antinfiammatorie che aiutano a prevenire e a curare le scottature più lievi.


Se le scottature sono importanti e compaiono vesciche piene di liquido, è sicuramente il caso di sentire il medico (per esempio alla guardia medica turistica), che può prescrivere creme di acido ialuronico, sali di alluminio (per alleviare il dolore) e antibiotici (per evitare infezioni). Quando ci si scotta (soprattutto se si tratta di ustioni importanti) non si deve prendere il sole fino alla scomparsa dei sintomi (se ci sono anche delle vesciche, almeno per una settimana). L’eritema solare è un altro fastidio che spesso colpisce chi sta troppo al sole. In questo caso il problema non è dovuto ai raggi UV, ma agli infrarossi che scaldando la pelle fanno dilatare i capillari. Questi ultimi irritano le terminazioni nervose locali e danno origine al prurito e all’arrossamento. Per prevenire l’eritema è importante non stare al sole quando fa troppo caldo: nelle ore più calde si può per esempio stare al riparo di qualche pianta … oppure al bar. È consigliabile anche rinfrescarsi spesso con acqua dolce o termale, da spruzzare soprattutto sul viso e sul decolleté. È bere molto per vincere il caldo, in particolare se si fa sport. Come alleviare fastidi dell’eritema Per alleviare i fastidi dell’eritema in modo naturale si può ricorrere all’amido, come per le scottature. Il panino nell’asciugamano bagnato o il bagno con l’amido vanno benissimo, ma si possono applicare sulla zona dell’eritema anche delle patate tagliate a fette per circa 20 minuti. Se poi sono fresche di frigorifero alleviano ancora di più il fastidio. Per evitare che l’eritema ritorni, si può puntare anche sull’alimentazione, con cibi di colore rosso, come pomodori e frutti di bosco. Contengono bioflavonoidi e licopene, due sostanze che aumentando l’elasticità dei capillari e rendono un po’ meno soggetti all’eritema. E dopo la doccia serale bisogna ricordarsi di applicare sempre il doposole per attenuare eventuali fastidi legati


rendono un po’ meno soggetti all’eritema. E dopo la doccia serale bisogna ricordarsi di applicare sempre il doposole per attenuare eventuali fastidi legati all’esposizione al sole. Se i sintomi dell’eritema non passano nel giro di 2-3 giorni è bene comunque chiedere consiglio al medico, che può prescrivere- se necessario, e sotto controllo dermatologico- creme steroidee, per alleviare prurito e arrossamento. Anche in questo caso non bisogna prendere il sole fino a quando i sintomi scompaiono (all’incirca 2-3 giorni). Quando si nuota occorre fare molta attenzione agli “incontri con le meduse” Purtroppo il sole non è l’unico “pericolo” presente in spiaggia. Se si ama nuotare, infatti, si sa che a volte si possono incontrare le meduse, che provocano arrossamento, bruciore e dolore nella zona che entra a contatto con i tentacoli dell’animale. Sui tentacoli sono presenti delle vescicolette (dette nematocisti) piene di una sostanza urticante. Non sempre le meduse sono visibili e quindi l’incidente può capitare a tutti. Che fare se si viene punti? Per prima cosa non bisogna spaventarsi, perché le meduse dei nostri mari sono solo fastidiose. Se vi punge non grattatevi e lavatevi con acqua salata Bisogna quindi raggiungere la riva senza farsi prendere dal panico. A questo punto si deve sciacquare la zona colpita con acqua salata. Non bisogna invece usare quella dolce perché potrebbe far rompere eventuali vescicolette rimaste sulla pelle, peggiorando la situazione. Per lo stesso motivo non bisogna grattare o sfregare la pelle. Se ci sono vescicolette residue, si possono togliere usando il bastoncino di un gelato, un cotton fioc o il bordo del bancomat, con movimenti delicati. Per alleviare ulteriormente il fastidio si può applicare uno stick dopo-puntura, che si trova in farmacia. Meglio invece non usare l’ammoniaca che può favorire la rottura delle vescicolette. Se il bruciore e il dolore sono molto forti, si può applicare una crema specifica, consigliata dal farmacista o dal medico.


DOTTOR MAURO CERVIA medico veterinario

In vacanza con il pet Bello poter portare il nostro cane in spiaggia! Sono sempre di più le aree dedicate ai nostri amici pelosi che si trovano nel nostro Paese. Ma siamo sicuri di far loro del bene conducendoli sotto il sole e sulla rabbia rovente, mentre noi ce ne stiamo comodamente sdraiati sotto l’ombrellone? Al di là del buon senso che ci deve far scegliere solo le ore più adatte (mattino presto e pomeriggio tardi) e anche le modalità giuste (farli camminare, correre e giocare, ricordando sempre di portare una scorta d’acqua fresca), sentiamo che cosa pensa il dottor Mauro Cervia delle “spiagge per cani”. Il dottor Mauro Cervia, presidente della Onlus Amoglianimali, ci dice tutto nel breve filmato, visibile sul nostro canale Youtube.


#�amo

gli animali�

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PAOLA EMILIA CICERONE

giornalista scientifica

Non ho l ’età


#stile

over

Si dice che l’amore non ha età, ed è sempre più vero. Non solo perché si può continuare ad amare fino ad età avanzata, ma perché il cuore può cominciare - o ricominciare - a battere forte anche quando i capelli sono ormai bianchi. E possono nascere nuovi amori e nuove prospettive di felicità, come quelle che racconta Non ho l’età, la trasmissione dedicata alle coppie mature andata in onda alle 20,20 su Rai Tre (si possono rivedere le puntate su Rai play www.raiplay.it/programmi/nonholeta/). A raccontarsi in prima persona ripercorrendo la propria storia, l’innamoramento ma anche la quotidianità e i problemi affrontati insieme, sono coppie di tutti i tipi, da quelle più tradizionali a quelle che non ci aspetteremmo, “ come una signora di novantaquattro anni che abbiamo intervistato insieme a quello che lei definisce il suo ” toy boy” ottantacinquenne”, racconta Riccardo Brun di Panama film, produttore responsabile del programma insieme a Francesco Siciliano e Paolo Rossetti. Oggi l’amore tra senior è ormai una realtà consolidata, che non stupisce. Sappiamo che le relazioni contribuiscono a mantenere in salute corpo e mente: far sesso anche a tarda età fa bene, e soprattutto fa bene non essere soli, avere qualcuno con cui parlare e trascorrere momenti piacevoli. Comprensibile, quindi, che chi si trova o si ritrova solo - anche le separazioni in età matura sono in netto aumento - si guardi intorno con l’idea di ricominciare. E da una recente indagine dell’osservatorio Reale Mutua emerge che l’83% degli italiani pensa che sia possibilissimo iniziare una nuova storia sopra i sessantacinque anni. Cosa ne pensano i lettori di Generazione Over 60? Se qualcuno sta vivendo una storia del genere e ha voglia di raccontarla, possono accogliere l’invito dei produttori di Non ho l’età: basta scrivere o telefonare ai recapiti indicati nella locandina per essere contattati e avere la possibilità di partecipare alla trasmissione.



“Cerchiamo di rappresentare una realtà variegata, che racconti tutte le realtà, piccoli centri e grandi città, persone diverse per età e cultura - chiarisce Brun -. Finora sono state girate 135 puntate in cui, accanto alla storia d’amore sono emersi altri temi, il lavoro e i sacrifici ma anche la gioia e lo stupore per aver ritrovato l’amore: il materiale raccolto è tantissimo, un vero spaccato del secolo scorso che abbiamo raccontato anche in un libro pubblicato Longanesi

Quando meno te lo aspetti. Elogio dell’amore senza età

(www.amazon.it/Quando-aspetti-Elogio-dellamore-senza/dp/8830451916)”. Ovviamente ci sono differenze tra chi si scopre l’amore a sessant’anni o poco più, e chi trova un compagno quando ha già superato gli ottanta. “Nelle coppie più mature la paura della solitudine gioca spesso un ruolo importante, mente un sessantenne si innamora come un ventenne o quasi - spiega Brun - ma quelle che abbiamo raccontato - storie di vedovi, divorziati e anche di qualcuno che ha trovato la prima storia importante in tarda età - sono tutte vicende intense che si basano sul sentimento e non sulla convenienza “. E a volte anche quelle raccontate dai più anziani sono storie recenti, nate ai centri anziani o frequentando corsi, sui social, o semplicemente da una frase gentile pronunciata per strada, che ha fatto venir voglia di ascoltare e attaccare discorso: “nei piccoli centri c’è una socialità degli anziani poco conosciuta, ma importante - ricorda Brun -. Dai racconti emergono le differenze tra i sessi, e anche l’evoluzione della condizione femminile: le donne riescono a gestire la solitudine meglio di molti uomini, e molte di queste signore raccontano che, dopo una vita spesa per gli altri, si sentono finalmente libere di decidere della loro vita”. “E si parla naturalmente anche di sesso, nei termini in cui hanno voglia di parlarne, senza morbosità - sorride Brun - ma quella che emerge dalle interviste è una vita sessuale molto attiva anche in persone anziane, forse anche grazie a qualche aiuto farmacologico. E il messaggio più importante che emerge dalla nostra trasmissione è che il sesso non è fatto solo di fisicità e di penetrazione, ma anche di coccole e di tenerezza”.


ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA

giornalista

Si può scherzare con la disabilità ?

Pensare che il senso di rispetto che nutriamo nei confronti delle persone con disabilità, spontaneo o indotto dal politicamente corretto, ci debba tenere lontani da una risata è sbagliato di grosso. E si sbaglia in ugual misura se si pensa di poter bellamente prendere in giro una persona per la sua disabilità. In prima istanza sulla disabilità non c’è nulla da ridere: è un argomento serio da affrontare con rispetto e competenza. Ma gli argomenti seri affrontati con arguzia possono avere il loro aspetto ridicolo, divergente o paradossale. Le menti più aguzze sono in grado di farci trovare una prospettiva per cui ridere. E, siccome ridere stimola le endorfine, non si vede perché negarci questo piacere. Della disabilità si può ridere, ma bisogna saperlo fare. Per primo dovremmo liberarci di quella crosta che ci fa dividere fra figli e figliastri: nelle barzellette si ride dei matti ma non delle persone in carrozzina. Ci si beffa della persona balbuziente ma non di quella autistica. Per la pazzia riusciamo perfino a nutrire ammirazione, perché il nostro inconscio non la dissocia agevolmente dalla follia creativa. Ci portiamo appresso il retaggio dei nani da compagnia, dei mostri, ovvero delle persone disabili con strane anomalie che lo sfarzo delle corti o le piste dei circhi coltivavano. Ma certe disabilità non hanno goduto di questo beffardo, terrificante, trattamento.


#disabilità

in pillole

Per alcuni abbandoniamo totalmente la percezione della disabilità, che è una condizione umana complessa, sacrificandola sull’altare del diletto. Perché quando la diversità non ci spaventa la facciamo diventare burla. Della disabilità si può ridere se non se ne perde la quotidiana consapevolezza. Oppure quando la consapevolezza si inebria nell’abilità dell’umorista, che non irride, non insulta, non calunnia ma svolge il suo mestiere di sarcastico osservatore. Il film Frankenstein Junior, esilarante parodia di Mel Brooks sulla storia di Frankenstein, è emblematico del metodo dell’affabulazione della disabilità: la narrazione è costellata di disabili di cui non si può fare a meno di ridere. Ci imbattiamo in una persona gibbuta che gioca con la sua gobba e in una persona cieca che versa la minestra calda sulle gambe di Frankenstein invece che nel piatto. L’autore ha l’abilità di presentare gli episodi in maniera simpatica, caricaturale, non offensiva. Metodo che tuttavia conserva la possibilità di riflettere sulle problematiche di una persona disabile che vive il peso sociale di una gobba sulle spalle e quello pratico di non vedere con gli occhi il mondo che la circonda. Per scherzare con la disabilità ci vuole rispetto per la persona. E ci vuole un pubblico preparato. Scadere nella pessima banalità, nel mostruoso luogo comune, è un attimo e non dipende solo dal narratore. L’ironia dipende dalla disponibilità ricettiva dell’ascoltatore. Per questo chi ascolta deve essere consapevole che al centro della scena c’è della disabilità, c’è una persona con disabilità. Può anche essere portato a non farci caso, ma ridendo deve mantenere rispetto per colui di cui ride. Come nelle barzellette sui carabinieri, dove ci rallegriamo senza screditare l’Arma. E che siano gli stessi carabinieri a raccontare storielle diventa esempio per le persone disabili per non avere timore di ridere di loro stesse. Tirarsi fuori da questo gioco vuol dire autoescludersi, cioè discriminarsi. Togliere la possibilità a un individuo di essere occasione di scherzo, che sia persona disabile o no, è estrometterlo da una possibilità che, a mio giudizio, dovrebbe essere garantita a tutti, cioè di suscitare una sana risata, se non si cade nell’offesa. Concludendo, della disabilità si può ridere, purché non si cada nell’irrispettoso. E meglio che ridere della disabilità sarebbe bene ridere con le persone con disabilità. È proprio quando si è tutti insieme che vengono le battute migliori.


FRANCESCA FADALTI

Apollo 11.50


#intervista

con ricetta

Ci sono momenti della vita in cui l’energia e la voglia di divertirsi supera il piacere serale di leggere comodamente un buon libro o un’ottima rivista come, naturalmente, Generazione Over 60. L’estate è per me una dose d’energia pura che, unita alla curiosità, mi porta a voler sperimentare e creare. Per questo ho bisogno di complici che condividano il mio stesso gusto di mettersi in gioco. Eccomi allora a coinvolgere il bravissimo Alfredo Raineri - classe 1948 - barman con una carriera di oltre 50 anni trascorsa in diverse strutture alberghiere sia in Italia che all’estero tra le più chic e storiche, tra cui ricordiamo il Badrutt’s Palace di S.Moritz dove creava cocktail per personaggi eccezionali interpretando ed assecondando i loro gusti, rispondendo alle richieste più incredibili e bizzarre che vi racconteremo nel numero autunnale. Ora è Segretario Generale A.B.I. (Associazione Barmen Italiani), insegnante ed organizzatore di serate o viaggi tematici per SOLIDUS, Forum delle Associazioni professionali legate al mondo alberghiero e dell’ospitalità italiana. Per il numero estivo della nostra rivista, dedicato alla storica missione sulla Luna, abbiamo chiesto che ci creasse un cocktail a Lei dedicato, studiato pensando al gusto, all’olfatto, alla vista e al ricordo di un cielo stellato in cui la Luna avrebbe accolto i nostri astronauti. Gli ingredienti visivi principali dovevano riportarci alla memoria il cielo con il suo colore blu e la Luna argentea a cui, naturalmente, non poteva mancare la polvere di stelle e i campioni lunari delle rocce che sono stati raccolti durante la missione spaziale. Quest’ultimi sono stati risolti grazie all’utilizzo degli stones ice cubes che hanno sostituito il ghiaccio nel bicchiere, realizzati con delle pietre che mantengono il freddo, essenziale in questi giorni caldissimi, senza annacquare il drink. Il nostro ospite ci racconta come ha accolto le nostre sollecitazioni: “Il cocktail è come un abito cucito addosso che deve creare piacere e, nella mia esperienza, la vera sfida sta nel capire cosa ti viene richiesto.


Qui si parla di Luna e di polvere di stelle, di nasi che cinquant’anni fa erano puntati in alto e che ora devono essere attratti dai contrasti presenti nel bicchiere, senza perdere l’illusione di guardare un magico cielo. Ho utilizzato una base di Gin N.9 di EUGIN dove le note ci riportano alla botanica dolce del ginepro, rafforzata dal gusto legnoso e balsamico di bosco d’abete. Come coadiuvante l’ acquavite Aalborg Akvavit prodotta dal 1846 in Danimarca, in cui l’assenzio lo caratterizza, dando comunque spazio alla presenza del cumino. A questi ingredienti ho aggiunto il Blue Curacao, liquore prodotto con le bucce delle arance amare dell’isola di Curacao il cui colore, carico ed intenso, richiama alla mente il blu del cielo. Con un tumbler riempito di ghiaccio vanno shakerati energicamente i tre ingredienti, poi versati nel bicchiere il cui bordo è stato bagnato con il limone e ricoperto di zucchero di canna per ricordare la polvere di stelle. Questo si deve sentire sulle labbra e lasciare il suo segno, così come la polvere lunare, pur finissima, riusciva a lesionare i contenitori in cui gli astronauti l’avevano raccolta.

Foto di Michela Romano


Strano effetto questo, dovuto al fatto che non essendoci presenza d’acqua e vento, la materia presente sulla Luna non viene levigata e risulta così tagliente come schegge metalliche. Per finire, si aggiunge una fetta sottile di cetriolo Armeno che ha una polpa tenera, succosa, dolce, senza alcun accenno di amarezza. Ha un sapore estremamente delicato e profumato al melone, perfetto per simulare la nostra Luna piena. Il risultato è un drink dal gusto secco ed “any time” ovvero che può essere bevuto in qualsiasi occasione o momento della giornata.” Apollo 11.50 è, a nostro gusto, eccezionale. Ben si abbina al pesce, anche crudo a carpaccio o marinato, e ai crostacei. La nostra idea è di mettere sotto vuoto il nostro drink e di inviarlo al nostro astronauta Luca Parmitano una volta ritornato dalla sua missione spaziale per dirgli nuovamente grazie da parte di tutti noi, di averci concesso di poter sognare e ancora oggi di poter guardare in alto e darci obiettivi che possano cambiare positivamente la nostra storia. A tutti i nostri lettori chiediamo di realizzare il drink Apollo 11.50 e di mandarci una foto mentre lo state preparando o bevendo a generazioneover60@gmail.com Pubblicatela anche sui vostri social. Questi sono i nostri l’hashtag #apollo11.50 #generazioneover60, così in autunno sarete i protagonisti della nostra copertina con il nostro direttore. ingredienti: 4 cl di Gin 3 cl di Acquavite 2 cl di Blue Curacao Limone o lime zucchero di canna ghiaccio per shakerare cetriolo Armeno Stones Ice Cubes per Drinks per mantenere la temperatura Preparazione Prendere un bicchiere e strofinarlo sul bordo con una fettina di lime o di limone. Appoggiare il bordo del bicchiere su un piattino colmo di zucchero di canna grezzo. In un tumbler riempito di ghiaccio versare il Gin, l’ Aalborg Akvavit e il Blue Curacao. Shakerare energicamente e versate l’APOLLO 11.50 nel bicchiere precedentemente preparato. Inserire un cubetto di pietra precedentemente raffreddato e guarnire con una fetta sottile di cetriolo.


MICHELA ROMANO

Il cibo in viaggio, anche nello spazio

Foto tratte dal Museo National Air and Space Museum di Washington

L’estate è il momento del viaggio e non c’è esperienza di viaggio che non sia accompagnata da racconti di cibo, presenti nei diari dei più importanti Giramondo della storia, da sempre. Dall’evocare nuovi sapori scoperti, al profumo delle spezie di Paesi lontani ad esperienze di gusto costruite ad hoc, alla ricerca di qualcosa di nuovo ed esclusivo, rapportato alla nostra ricca contemporaneità. E non poteva mancare un importante capitolo dedicato al cibo nel Viaggio più lontano che l’uomo possa avere affrontato, quello sulla Luna.


#in

movimento

Quanto e’ stato il peso del “mangiare” (sarebbe tanto più efficace dire all’americana “eat and food”) per gli Astronauti in missione sull’Apollo 11, lo si può determinare dalla pagine dedicate a questo aspetto, presenti nel comunicato stampa che ha annunciato la spedizione. In ben 75 pagine battute a macchina sono descritti i Menu a disposizione dell’equipaggio. Ed il pensiero comune che il cibo degli astronauti sia stato pillole ed intrugli insapori, e’ quanto di più fuorviante si possa pensare. Il cibo nella Missione serviva a nutrire gli uomini ma anche ad evocare i gusti ed i profumi di casa, per attivare tramite il senso del gusto e dell’olfatto la vicinanza a casa: in pratica e’ stata attribuita al cibo la funzione di creare quel link con le mura domestiche. Un sistema inconscio ma davvero carico di significato, un significato che dimostra ancora l’estrema ricerca che ha accompagnato la missione spaziale più nota ed iconica della storia. Per evocare questi aspetti alcuni ristoranti dell’Aeroporto di Houston hanno creato Menu a tema, sviluppati dagli Chef che hanno interpellato la NASA. Le pietanze che offrono sono molto simili a quelle consumate dagli Astronauti, dal tonno ai gamberi, ma anche l’arrosto della domenica con le patate. Ciò che hanno sicuramente tralasciato d’imitare gli Chef autori dei Menu commemorativi dalle pietanze take away della Missione è il tipo di servizio e la presentazione. Hanno infatti preparato piatti gourmet, perfettamente decorati, che si presentano al posto delle buste di plastica da reidratare prima del consumo, appena dopo averne tagliato l’involucro. Alcune di queste buste, non consumate durante la missione, sono state prontamente catalogate ed esposte al Smithsonial National Air and Space Museum. E noi di Generazione Over 60, dopo aver rovistato tra i Menu di quel comunicato stampa, siamo andati al supermercato a fare la spesa per creare una ricetta a tema, ma fredda e pratica, al punto giusto per essere preparata in qualsiasi angolo della Terra, possibilmente all’aperto e sotto la Luna. Enjoy.


FRANCESCA FADALTI

Tuna Salad Apollo 11.50

Foto di Michela Romano


#intervista

con ricetta

Al nostro cocktail Apollo 11.50 abbiamo voluto abbinare una ricetta che mantenesse memoria dell’allunaggio. Difficilmente si può pensare che quanto mangiato a bordo dell’Apollo 11 rappresentasse l’apice della tecnologia della fine degli anni ‘60, e avesse la stessa importanza di progettazione e realizzazione del medesimo comfort della navicella o delle tute spaziali. Questi pasti dovevano essere superdigeribili, energetici, leggeri, compatti e commestibili a gravità zero. la sottoscritta e Michela della redazione di Generazione over 60 ci sono messe in cucina ma non ai fornelli. Essendo estate, l’idea è stata di portare a tavola sapori freschi ed autentici, da consumare con gli amici in allegria per staccare la spina dalle solite abitudini e far viaggiare i nostri lettori con nuovi sapori. Abbiamo potuto appurare che nella letteratura scientifica sulla missione veniva data assoluta importanza, come svolta al programma alimentare, la realizzazione di cibi in spoon-bowl packet (letteralmente, pacchetto cucchiaio-ciotola), che consentiva di reidratare gli alimenti ed, eventualmente, riscaldarli in una busta per poi essere consumati con un cucchiaio. Tra quelli più proposti abbiamo selezionato il tonno e il cocco che abbiamo utilizzato per realizzare la nostra Tuna Salad di Apollo 11.50.



A tutti i nostri lettori chiediamo di realizzare il Tuna Salad di Apollo 11.50 e di mandarci una foto mentre lo state preparando o mangiando a generazioneover60@gmail.com, Pubblicatela anche sui vostri social. Questi sono i nostri l’hashtag: #apollo11.50 #generazioneover60, cosÏ in autunno sarete i protagonisti della nostra copertina con il nostro direttore. Ingredienti: 250 gr di Tonno crudo sottoposto a procedimento d’abbattimento 2 pomodorini 1 cetriolo 150 gr di cocco in pezzi 200 ml di latte di cocco 1 limone pepe rosa in grani lemongrass liofilizzato sale bianco Preparazione Mettere la polpa di cocco in un contenitore a reidratare con del latte di cocco; una volta ammorbidito travasarlo in un frullatore a cui aggiungete il lemongrass liofilizzato e i grani di pepe rosa per trasformarlo in una crema. Nel frattempo prendete il tonno, tagliatelo a tocchetti e conditelo con il succo del limone. Ora lasciatelo marinare per qualche minuto. Tagliate la verdura in sottili rondelle. Impiattamento: mettete alla base la polpa di cocco aromatizzata. Disponete i tocchetti di tonno, le verdure e delicatamente mescolate gli ingredienti. Se serve aggiungete un po’ di sale.


Dalla Redazione

Disintossicarsi con la dieta della Luna Poteva mancare la “dieta della Luna”? Assolutamente no. La bizzarra Lunar Diet segue il ciclo lunare; in realtà non è una dieta vera e propria, ma serve a purificare il nostro organismo. Consiste nel seguire la fase lunare e, ad ogni cambio di questa, osservare un giorno di 24 ore di digiuno. Il primo si effettua alla luna nuova, poi alla luna al primo quarto, luna piena, ed infine all’ultimo quarto.

Foto di rawpixel da Pixabay


#in

forma

Per sapere quando cambiano le fasi basta consultare il calendario. Si ritiene che la luna, come ha effetti sulle maree, così potrebbe averne sul nostro fisico composto per il 65% di acqua, ma questo mito è da sfatare. La dieta della luna viene chiamata così solo perché il cambiamento di fase lunare diventa un pretesto per controllare il nostro regime alimentare.

→Nelle prime 24 ore (luna nuova o piena) si deve bere solo acqua (povera di sodio) o succo di frutta e centrifugati e frullati di frutta e verdura: il corpo si purifica dalle tossine.

→Dopo la luna piena arriva quella calante: in questa fase inizia il periodo di pulizia per il corpo, di disintossicazione ed espulsione di acqua in eccesso. L’appetito diminuisce ed è più facile mantenere il giusto peso. Si consiglia di bere circa 8 bicchieri di acqua al giorno e seguire una dieta equilibrata a base di cibi solidi.

→Quando arriva la luna nuova la luce è svanita, ma l’influsso lunare è maggiore. Da questo momento per 24 ore è bene non mangiare cibi solidi, ma bere tè verde, salvia o al massimo un’insalata a base di tarassaco.

→Nell’ultima fase, quella della luna crescente, il desiderio di cibo si accentua per giungere al massimo del picco con la luna piena. Qui bisogna essere rigorosi con se stessi e smettere di mangiare appena ci si sente appagati. Evitare dolci e grassi, pasti dopo le ore 18 e aspettare a cibarsi al mattino seguente. Si può bere più liquidi tra le ore 15 e le 17, il che aiuterà a sentirsi “sazi”.


Foto di rawpixel da Pixabay


Da ricordare. Lo scopo della dieta della Luna (sconsigliata a chi soffre di pressione bassa) è di far riposare lo stomaco, il fegato e l’intestino. Il risultato è temporaneo e legato solo alla perdita di liquidi in eccesso, disintossicazione dell’organismo, eliminazione di tossine e rigenerazione generale del corpo. Per trovare praticità in questa dieta, si consiglia di scegliere un giorno della settimana che si preferisce per cominciarla. E’ vero che che si perde solo acqua e non grasso, ma forse vedere l’ago della bilancia che è sceso può spingere a seguire seriamente uno stile alimentare sano ed equilibrato, preferibilmente sotto la guida di un dietologo. Tisana Depurativa della Luna. 1 cucchiaino di radice di tarassaco, 1 cucchiaino di radice di bardana, 1 cucchiaino di radice di zenzero, 1 cucchiaino di semi di finocchio, 1 cucchiaino di ortica, 1 cucchiaino di trifoglio rosso. Portare a ebollizione a fuoco medio le erbe con 3 tazze di acqua tranne trifoglio e ortica, coprire e far cuocere a fuoco basso per 15 minuti. Togliere dal fuoco, aggiungere il trifoglio e l’ortica e coprire per 10 minuti. Tisana Diuretica della Luna. 2 cucchiaini di prezzemolo essiccato, 1 tazza di acqua. Far bollire una tazza di acqua in una pentola, aggiungere il prezzemolo essiccato, coprire e lasciar macerare per circa 5 minuti. Filtrare con un colino.


C B M Italia Onlus

“Apriamo gli occhi!”


#volontariato

& associazioni

Dal 2014 CBM Italia Onlus promuove in Italia il progetto didattico “Apriamo gli occhi!” con l’obiettivo di sensibilizzare i bambini sui valori della solidarietà e dell’inclusione, rendendoli capaci di immedesimarsi e sviluppare empatia verso gli altri attraverso il racconto delle condizioni di vita di bambini con disabilità, soprattutto visiva, che vivono nei Paesi poveri del mondo. Il progetto, rivolto a tutti i bambini delle scuole primarie e dell’infanzia (statali e non) e ai loro insegnanti, ha permesso a CBM di raggiungere e sensibilizzare a oggi oltre 40.000 bambini in tutta Italia. L’edizione 2018 - Nel 2018, alla sua quinta edizione, il progetto si è esteso a tutte le classi della scuola primaria, dalla prima alla quinta, garantendo continuità durante l’intero percorso scolastico. Solo nel 2018 sono stati oltre 7.300 gli alunni coinvolti in ben 375 classi di 68 scuole, il 75% in più rispetto al 2017. Alle classi aderenti sono stati forniti materiali didattici rinnovati e gratuiti, laboratori sensoriali su richiesta e incontri di presentazione del progetto. Le partnership - Sempre nel 2018, CBM Italia Onlus ha attivato partnership che le hanno consentito di sviluppare nuovi progetti e attività per l’infanzia. Tra queste una menzione speciale merita il progetto “Come l’Okapi. Percorsi educativi per favorire il dialogo e superare l’omologazione” sviluppato insieme all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) con l’obiettivo di promuovere una cultura di pace e di inclusione attraverso la valorizzazione delle differenze e la cittadinanza attiva. Per questo, in 15 classi del territorio lombardo, CBM ha realizzato percorsi didattici sul tema della diversità come valore da rispettare e fatto sperimentare ai bambini cosa vuol dire mettere in atto comportamenti empatici e inclusivi.


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• Ricca l’offerta per l’anno scolastico 2019/2020 Il Progetto “Apriamo gli occhi!” giunge per l’anno scolastico 2019/2020 alla sua sesta edizione. Alle scuole aderenti saranno distribuiti gratuitamente i materiali didattici: esercizi, giochi e piccoli esperimenti per esplorare il mondo dei 5 sensi utilizzandone al massimo le potenzialità, per scoprire nuove realtà e condizioni di vita, per sviluppare i valori dell’inclusione, dell’empatia e della solidarietà.


Nello specifico, CBM fornirà gratuitamente per la: • Scuola Primaria, guide agli insegnanti e quaderni agli alunni. Ogni quaderno e ogni guida sono divisi per materie, hanno un tema chiave e un Paese di riferimento (Uganda, Nepal, Etiopia, Bolivia e Kenya) scelti tra quelli in cui CBM Italia opera. • Scuola dell’Infanzia, schede e cartelloni ludico-educativi per bambini e insegnanti. Giochi, laboratori sensoriali, storie dei beneficiari e favole per esplorare il mondo dei 5 sensi. In entrambe, poi, non mancherà Occhiolino, il primo giornalino che racconta il mondo della disabilità e della solidarietà con storie, giochi, fumetti e curiosità e “Le avventure di Cibì”, il cartone animato ideato da CBM che parla di inclusione e solidarietà ai più piccoli. A conclusione del progetto, le classi delle primarie e dell’infanzia potranno realizzare un elaborato finale che racconti l’esperienza di “Apriamo gli occhi!”. I migliori elaborati saranno premiati con materiali e attrezzature donati dalle aziende che sostengono l’organizzazione umanitaria. Le scuole aderenti al progetto potranno inoltre richiedere la realizzazione di uno o più laboratori sensoriali di gruppo condotti da esperti di CBM Italia. Il laboratorio potrà essere realizzato a fronte di una donazione di 5 euro a bambino che sarà utilizzata da CBM per sostenere i progetti di educazione inclusiva in Kenya. È possibile aderire al progetto entro il 31 ottobre 2019 Per informazioni sulla nuova edizione del progetto: scrivere a scuola@cbmitalia.org telefonare allo 3929997904 visitare il sito cbmitalia.org


C B M Italia Onlus

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Chi siamo CBM è la più grande organizzazione umanitaria internazionale impegnata nella cura e prevenzione della cecità e disabilità evitabile nei Paesi del Sud del mondo. CBM Italia Onlus fa parte di CBM, organizzazione attiva dal 1908 composta da 10 associazioni nazionali (Australia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Kenya, Nuova Zelanda, USA, Sud Africa e Svizzera) e che insieme sostengono progetti e interventi di tipo medico-sanitario, di sviluppo ed educativo. Dal 1989 CBM è partner dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella lotta contro la cecità prevenibile e la sordità. CBM opera nei Paesi nel Sud del mondo in sinergia con i partner locali in un’ottica di crescita e sviluppo locale. Lo scorso anno CBM ha raggiunto oltre 35 milioni di persone attraverso 530 progetti in 54 Paesi di tutto il mondo. CBM Italia ha sostenuto 64 progetti in 24 Paesi, raggiungendo oltre 2.6 milioni di beneficiari dei 35 milioni dell’intera federazione CBM.


#volontariato

& associazioni

Gli ambiti di intervento nei Paesi del Sud del mondo ► Salute della vista e formazione di medici (prevenzione della cecità, cura della vista, chirurgia, sostegno ed equipaggiamento di ospedali e centri oculistici, distribuzione di occhiali, cliniche mobili, formazione di medici e operatori, riabilitazione su base comunitaria). ► Salute fisica, mentale e uditiva (prevenzione, cure e chirurgie, sostegno ed equipaggiamento di ospedali e centri ortopedici, distribuzione di ausili, formazione di medici e operatori, riabilitazione su base comunitaria). ► Educazione (sostegno a scuole per allievi con e senza disabilità, programmi di educazione inclusiva e di avviamento al lavoro, formazione di insegnanti e operatori sull’educazione inclusiva). ► Emergenza (programmi di risposta alle emergenze umanitarie e ambientali inclusivi delle persone con disabilità, formazione degli operatori sul campo). ► Sviluppo inclusivo nelle comunità (promozione dei diritti e inclusione delle persone con disabilità, inserimento lavorativo, programmi di sicurezza alimentare per persone con disabilità, microcredito, attività generatrici di reddito). Le attività in Italia In Italia, CBM Italia Onlus è impegnata in numerose attività per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul proprio lavoro e sulle condizioni di vita delle persone con disabilità che vivono nei Paesi del Sud del mondo. Negli ultimi anni, CBM Italia Onlus ha rafforzato e ampliato il proprio impegno verso i bambini italiani e le loro famiglie attraverso il progetto didattico “Apriamo gli occhi!”, i laboratori sensoriali, il cartone animato “Le avventure di Cibì” e la collana editoriale CBM #logosedizioni, con cui sono stati pubblicati tre libri: “BLIND” di Lorenzo Mattotti, “Lucia” di Roger Olmos e “Anna dei Miracoli” di Ana Juan. A questi progetti si aggiunge la tournée del “Blind Date”, il concerto al buio ideato nel 2009 dal maestro Cesare Picco. Un evento unico al mondo, un viaggio sensoriale nel buio più assoluto che ben interpreta quello che CBM fa ogni giorno grazie all’aiuto di tanti sostenitori: ridare la luce della vista a milioni di persone cieche che vivono nei Paesi del Sud del mondo.


Dati cecità Ad agosto 2017, la rivista scientifica anglosassone Lancet ha pubblicato i risultati di un’analisi realizzata dal gruppo di esperti internazionali Vision Loss Expert Group (VLEG) condotta dal 1990 al 2015. Questi i risultati principali: ► 253 milioni le persone con disabilità visive, di cui:

► 36 milioni le persone cieche

► 217 milioni le persone con disturbi visivi gravi o moderati

► l’89% delle persone con disabilità visive vive nei Paesi del Sud del mondo ► Il 55% delle persone con problemi visivi sono donne. Delle 36 milioni di persone cieche nel mondo le cause principali sono: ► Cataratta (12.6 milioni) ► Errori refrattivi non corretti (7.4 milioni) ► Glaucoma (2.9 milioni). Tra le 217 milioni di persone i disturbi visivi gravi o moderati sono: ► Errori refrattivi non corretti (116.3 milioni) ► Cataratta (52.6 milioni) ► Degenerazione maculare (8.4 milioni) ► Glaucoma (4 milioni) ► Retinopatia diabetica (2.6 milioni) Gli errori refrattivi non corretti e la cataratta si confermano come cause prevenibili di cecità/ipovisione nel 77% dei casi.


#volontariato

& associazioni

Inoltre: ► Circa l’80% di tutti i deficit visivi potrebbero essere evitati o curati. ► 19 milioni di bambini con età inferiore ai 5 anni sono ipovedenti. Di questi 12 milioni sono ipovedenti a causa di errori refrattivi (miopia, astigmatismo, ipermetropia), una condizione che può essere facilmente diagnosticata e corretta. ► La principale causa di cecità rimane la cataratta, che si può risolvere con un intervento chirurgico efficace. ► 1 miliardo e 100 milioni di persone hanno presbiopia (non vedono bene da vicino): eppure bastano semplici occhiali da vista per correggerla. IL FUTURO – Anche se gli ultimi dati dicono che cecità e ipovisione sono globalmente diminuite, il numero delle persone cieche è destinato a triplicare entro il 2050 passando a 115 milioni per 3 motivi:

1. Crescita e invecchiamento della popolazione

2. Aumento della miopia

3. Picco della retinopatia diabetica

LE PREVISIONI ENTRO IL 2020 ► Il numero di persone cieche passerebbe da 36 milioni a 38.5 milioni. ► Il numero di persone con disturbi visivi gravi o moderati passerebbe da 217 a 237 milioni.


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“Fermiamo la cecità. Insieme è possibile”

www.cbmitalia.org


#volontariato

& associazioni

LA CAMPAGNA DI CBM ITALIA ONLUS Nei Paesi del Sud del mondo essere ciechi significa rischiare di morire, ogni giorno. “Fermiamo la cecità. Insieme è possibile” è la campagna annuale di raccolta fondi 2018/19 di CBM Italia Onlus che ha l’obiettivo di salvare dalla cecità 2.6 milioni di bambini, donne e uomini che vivono in 21 paesi di Africa, Asia e America Latina (Etiopia, Kenya, Madagascar, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Sud Sudan, Tanzania, Uganda, Zambia, Filippine, India, Nepal, Pakistan, Territori Palestinesi, Vietnam, Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Honduras, Paraguay) attraverso 46 progetti di prevenzione e cura. Screening visivi nelle scuole e nei villaggi, visite oculistiche, operazioni chirurgiche, percorsi di riabilitazione, allestimento di cliniche mobili oftalmiche, distribuzione di antibiotici, costruzione di pozzi, attività di formazione professionale di medici e operatori e sensibilizzazione le attività previste dai progetti.

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Dalla Redazione

Oltre il cielo di Giovanni Caprara

Clicca sulla foto e Vai A un breve estratto dell’intervento al Politecnico di Milano dell’editorialista scientifico del Corriere della Sera Giovanni Caprara che ha presentato il suo libro “Oltre il Cielo”


#da

leggere (o rileggere)

A cinquant’anni dal primo allunaggio, l’autore ripercorre in questo volume le conquiste spaziali più importanti a partire dalla voce diretta dei protagonisti. Le interviste ad astronauti e scienziati, suddivise per nazione di appartenenza e contestualizzate nel momento dell’esplorazione, raccontano le dinamiche alla base di ogni missione spaziale e le attese condivise da specialisti e profani. L’intervista a Neil Armstrong, per esempio, è l’occasione per riflettere, cinquant’anni dopo, sulla corsa alla conquista dello spazio. Altro esempio di mirabile saggistica scientifica è l’intervista all’astrofisico Stephen Hawking. Un racconto appassionante che arriva fino ai giorni nostri con le ultime missioni, tra cui quelle cui hanno partecipato gli italiani Cristoforetti e Parmitano.


MARIA TERESA RUTA conduttrice e giornalista

La Fiaboteca di Maria Teresa Ruta

Foto di di Maurizio Maule


#lavori

in corso

Foto di di Maurizio Maule

Mai con le mani in mano: questo uno dei motti della nostra Maria Teresa che più di sette anni fa ha aperto la prima Fiaboteca italiana. Come in una fiaba, si trova in un castello, sulle rive del Lago Maggiore. Si tratta di un luogo speciale a Luino dove aduti ma soprattutto bambini possono incontrarsi per condividere la magia del fantastico mondo di fiabe e favole. “Il tutto nasce per l’appunto nel 2012 - ricorda Maria Teresa - quando dopo una ventina d’anni in cui avevo abitato a Roma, durante il trasloco mi ritrovai con otre 3.000 libri, tutti di fiabe, di cui ovviamente non volevo disfarmi. Anche perché conservo bellissimi ricordi della mia infanzia, soprattutto legati ai momenti in cui mio padre mi leggeva le favole. Da qui il progetto di mettere a disposizione di tutti, grandi e piccini, questo tesoro: infatti, sono convinta che non ci sia nulla di più bello che condividere e far amare una tua passione”. Nella stagione estiva la Fiaboteca è chiusa, ma appena riapriranno le scuole, come ormai d’abitudine saranno tantissime le prenotazioni di scolaresche che desiderano sperimentare una gita indimenticabile: prima con una visita al Castello, poi con uno spettacolo di teatro di un’ora e mezza. E, nell’ultima parte, i bimbi diventano addirittura i protagonisti della fiaba. Il tutto è totalmente gratuito (ma occorre sempre prenotare): unico obbligo…tornare a casa con un libro!!! (da tenere per sé o da regalare). Sottolinea la nostra testimonial: “ Insomma, una fantastica gita scolastica che si sposa con un prezioso laboratorio didattico. Ma c’è di più. Al termine dello spettacolo faccio omaggio anche di tre dispense su cui i piccoli visitatori potranno lavorare, per esempio per conoscere la differenza fra la Favola e la Fiaba”. Per prenotazioni: 393. 9188307


MINNIE LUONGO

giornalista scientifica

Tin tin… Tintarella di Luna Abbronzate tutte chiazze

Tintarella di luna,

pelli rosse, un po’ paonazze

tintarella color latte,

son le ragazze che prendono il sol...

tutta notte stai sul tetto,

Ma ce n’è una che prende la luna!

sopra il tetto come i gatti,

Tintarella di luna,

e se c’è la luna piena

tintarella color latte,

tu diventi candida

tutta notte stai sul tetto,

Tin, tin, tin, raggi di luna

sopra il tetto come i gatti,

tin, tin, tin, baciano te.

e se c’è la luna piena

Al mondo nessuna

tu diventi candida

è candida come te!

Tintarella di luna,

Tintarella di luna,

tintarella color latte,

tintarella color latte,

che fa bianca la tua pelle,

tutta notte stai sul tetto,

ti fa bella fra le belle,

sopra il tetto come i gatti,

e se c’è la luna piena

e se c’è la luna piena

tu diventi candida

tu diventi candida

Tin, tin, tin, raggi di luna

e se c’è la luna piena

tin, tin, tin, baciano te.

tu diventi candida

Al mondo nessuna

e se c’è la luna piena

è candida come te!

tu diventi candida... candida... candida!


#da

vedere/ascoltare

Questo il testo, per l’epoca alquanto surreale, di una canzone che è ancora nelle nostre orecchie, cantata da una giovanissima Mina. Il brano, che si apre con una breve introduzione quasi recitata sullo sfondo di solo piano, si trasforma in uno scatenato rock’n’roll, tenendo alta la tensione durante tutta la strofa e l’assolo di sax baritono. Il ritmo cambia nell’inciso, introducendo il famosissimo “tin tin tin”, geniale invenzione onomatopeica di Franco Migliacci, che doveva dare un’idea dei “raggi di luna” che colpiscono la pelle di una ragazza che invece di abbronzarsi con il sole, preferisce la tintarella di notte, con i raggi lunari. Ma come nasce questo brano che sembra scritta appositamente per l’esordiente Mina, dandole un’assoluta riconoscibilità nell’immediata vigilia del boom economico? I grandi successi talvolta diventano tali per caso. Mina ascolta per la prima volta la canzone in estate a Ischia, dove si deve esibire in un locale dell’isola assieme al suo gruppo, “I Solitari”, e aspettando di cantare, segue l’esibizione dei Campioni, rimanendo colpita dal brano. La sera stessa chiede a Roby Matano e agli altri componenti del gruppo l’autorizzazione a incidere il pezzo. La canzone, scritta per l’appunto da Franco Migliacci (reduce dalla vittoria al Festival di Sanremo 1958 come coautore con Domenico Modugno del testo di Nel blu dipinto di blu), composta da Bruno De Filippi e arrangiata da Tony De Vita, nel 1959 viene incisa all’incirca nello stesso periodo di settembre, da I Campioni per la Jolly, da I Due Corsari per la Dischi Ricordi e da Mina per la Italdisc. Tintarella di luna entrerà anche in alcuni film italiani di rock’n’roll del periodo, i cosiddetti musicarelli, come ad esempio “Urlatori alla sbarra” del 1960.


MICHELA ROMANO

L ’happy hour al lago

Foto da www.facebook.com/millesimowinebar/

In questa estate dove il Cinquantesimo dell’Allunaggio è arrivato un po’ in sordina, per poi contaminare improvvisamente tutti i nostri vissuti e ripensare a che cosa stavamo facendo in quel momento, forse un pensiero comune e’ vivere il più possibile sotto la Luna ed anche godercela.


#glamour

Uscire è d’obbligo e cercare locali all’aperto per l’Happy Hour per poi trascinarsi tra un bicchiere di vino e qualche nocciolina al chiaro di luna è un piacere nel quale cullarsi. Che cosa c’è di più Glamour che ricercare luoghi con pochi tavoli, poche presenze in posizioni uniche? Pensate ad una piccola enoteca, non lontana dall’Oleandra, la casa italiana di Clooney. Siamo stati a MIllesimo a Carate Urio, per voi di Generazione Over 60 e vi consigliamo questa esperienza. Seduti ad un tavolino sul filo dell’acqua, oltre alla compagnia che vi siete portati, ecco spuntare la nostra Luna. Arriva l’apparecchiatura con note sui grigi e i neri: tutto molto minimal ma non anonimo. Federica, la Sommelier, con un’eleganza innata ci ha fatto viaggiare tra le Terre del Sud con racconti di Cantine d’eccellenza. La Carta dei Vini, ricca al punto giusto, ci ha consentito di assaggiare un vino con un sentore minerale, qualcosa che è il più vicino possibile a come si immagina profumino le pietre lunari. Possiamo dire di esserci deliziati anche con il cibo, tra insalate di pesce di lago, taglieri di salumi e altri piatti freddi, amorevolmente preparati. Nessun rumore, nessuna musica, un sentore lacustre e la magia dell’acqua... quella dolce. Il tempo che è trascorso, in quest’angolo di mondo, è stato scandito da un susseguirsi di palette di colore, dell’acqua e del cielo che poi un’atmosfera frizzante ha mischiato. La riscoperta dei Laghi ci ha fatto pensare ai colori, di quel blu intenso, un po’ argento un po’ plumbeo, come sospesi e un po’ antigravity.


Foto di Umberto Cofini da Unsplash


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DISEGNO DI ATTILIO ORTOLANI


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