N5 Anno 4 Generazione Over60

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Maggio 2022

Questo mese parliamo di libri. Che numerosi sbocciano in primavera

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n°258 del 17/10/2018 ANNO 4, n.5

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Le rubriche

EDITORIALE “Amoglianimali” Bellezza Da leggere (o rileggere) Da vedere/ascoltare Di tutto e niente Il desco dei Gourmet Il personaggio Il tempo della Grande Mela Incipit Incursioni In forma In movimento Lavori in corso Primo piano Salute Scienza Sessualità Stile Over Volontariato & Associazioni

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Generazione Over 60 DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo

I NOSTRI COLLABORATORI Marco Rossi Alessandro Littara Antonino Di Pietro Mauro Cervia Andrea Tomasini Paola Emilia Cicerone Flavia Caroppo Marco Vittorio Ranzoni Giovanni Paolo Magistri Maria Teresa Ruta

DISEGNI DI Attilio Ortolani Sito web: https://generazioneover60.com/ Email: generazioneover60@gmail.com Issuu: https://issuu.com/generazioneover60 Facebook: https://www.facebook.com/generazioneover60 Youtube: https://www.youtube.com/channel/generazioneover60

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Generazione Over 60 MINNIE LUONGO DIRETTORE RESPONSABILE

Foto Chiara Svilpo

Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti.Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli).

Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”. Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60. Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.

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Chi siamo DOTTOR MARCO ROSSI

SESSUOLOGO E PSICHIATRA è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.

DOTTOR ALESSANDRO LITTARA

ANDROLOGO E CHIRURGO è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo

PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO

DERMATOLOGO PLASTICO presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of PlasticRegenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).

DOTTOR MAURO CERVIA MEDICO VETERINARIO

è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.

ANDREA TOMASINI

GIORNALISTA SCIENTIFICO giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze-carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.

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Chi siamo PAOLA EMILIA CICERONE

GIORNALISTA SCIENTIFICA classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione. Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.

GIOVANNI PAOLO MAGISTRI

BIOLOGO Classe 1951, biologo specializzato in patologia generale, si occupa di progettazione di sistemi per la gestione della sicurezza e dell’igiene delle produzioni alimentari. Socio Onorario dell’Associazione PianoLink vive sognando di diventare, un giorno, un bravo pianista.

FLAVIA CAROPPO

GIORNALISTA E AMBASCIATRICE DELLA CUCINA ITALIANA A NEW YORK Barese per nascita, milanese per professione e NewYorkese per adozione. Ha lavorato in TV (Studio Aperto, Italia 1), sulla carta stampata (Newton e Wired) e in radio (Numbers e Radio24). Ambasciatrice della cultura gastronomica italiana a New York, ha creato Dinner@Zia Flavia: cene gourmet, ricordi familiari, cultura e lezioni di vera cucina italiana. Tra i suoi ospiti ha avuto i cantanti Sting, Bruce Springsteen e Blondie

MARCO VITTORIO RANZONI

GIORNALISTA Milanese DOC, classe 1957, una laurea in Agraria nel cassetto. Per 35 anni nell’industria farmaceutica: vendite, marketing e infine comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista, fumatore di Toscano e motociclista della domenica e -da quando è in pensione- anche del lunedì. Guidava una Citroen 2CV gialla molto prima di James Bond.

MONICA SANSONE

VIDEOMAKER operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.

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Sommario -10Generazione F Succede: scrivo un libro e scopro che qualcuno lo recensisce e spiega meglio di quanto farei io! Editoriale di Minnie Luongo -18Foto d’autore L’immagine di copertina di un libro diventa parte integrante del testo grazie all’occhio di un artista di Francesco Bellesia -20Salute La biblioterapia : curarsi anche con i libri Di Rosa Mininno -26Incursioni Non mi ricordo Di Marco Vittorio Ranzoni -30Di tutto e niente Il fascino del libro usato Di Andrea Tomasini

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Sommario -32Stile Over Letture giovanili Di Paola Emilia Cicerone -36Comandacolore L’importanza della libreria in una casa DI Antonella Catarsini e Roberta D’Amico -39Bellezza La bellezza è l’imperfezione Professor Antonino Di Pietro -42.Da leggere (o rileggere) Un giallo che fa riflettere di Paola Emilia Cicerone -45Il desco dei Gourmet Centenario della nascita del soprano. Un piatto creato da Carlo Gallotti 20 anni fa per l’illustre cliente del negozio dalla Redazione

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Generazione F SUCCEDE: SCRIVO UN LIBRO E SCOPRO CHE QUALCUNO LO RECENSISCE E SPIEGA MEGLIO DI QUANTO FAREI IO! EDITORIALE Questo mese parliamo di libri, approfittando del fatto che è appena uscito il mio ultimo libro, “Ho vinto una biopsia”. Bene, ho pensato, quanto mi piace recensire i libri! Parlare del mio sarà un gioco da ragazzi… Manco per sogno! Sarà che per la prima volta parlo in prima persona e di un’esperienza personale, sarà che i pensieri si accavallano per voler spiegare chiaramente com’è articolato il volume e quali sono le sue finalità, sta di fatto che l’impresa mi si è presentata subito molto più ardua del previsto. Quasi una mission impossible. Siccome esiste il destino, e io ci credo, mi è venuto in soccorso in maniera davvero provvidenziale una recensione della collega Tina Simoniello, pubblicata su Oncoline di Repubblica. Posso confessarlo? Io avrei desiderato “recensire” il mio libro così: con queste parole, queste considerazioni, questo approfondimento. Non avrei mai saputo fare meglio. Non mi resta allora che ringraziare ancora di cuore Tina e tutta la Redazione di Oncoline. L’Editoriale lo avete scritto voi!

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Generazione F “Il libro della giornalista Minnie Luongo ha una doppia natura e anche una doppia utilità. È narrazione di una esperienza umana di malattia, a tratti lieve e anche ironica. Ma è anche manuale, cassetta degli attrezzi per chi entra nel percorso del cancro. È racconto e vademecum. È serio (il tema lo è, il cancro della mammella lo è) ma sa anche far sorridere, a partire dal titolo, benché si sorrida amaro . “Ho vinto una biopsia” (Maria Magherita Bulgarini editore, 144 pp, 16 euro), il volume che ha scritto Minnie Luongo, giornalista medico-scientifica, molti saggi alle spalle e 30 anni di collaborazioni con il Corriere della Sera, è così. È una cosa e l’altra: realizzato con il contributo di un’altra giornalista scientifica, Paola Emilia Cicerone, e la prefazione di Paolo Veronesi, direttore del Programma Senologia dell’Istituto Europeo di Oncologia - è infatti un libro “doppio”.

Due libri in uno È sì la storia narrata in prima persona (la prima parte del volume) di una esperienza di malattia - e di amicizie (tante), di gocce di valium (un po’) e di viaggi (un paio), ma è anche un manuale di volo per affrontare un tumore al seno e non sentirsi impreparati, come recita d’altronde il sottotitolo . Ovvero un testo di servizio, uno strumento utile per tutte le donne che si trovassero a dover affrontare la stessa situazione di Minnie . E visto che è anche un manuale, dentro ci sono schede informative su tecniche e farmaci, e ci sono consigli : apprendiamo per esempio cosa mettere in valigia prima di un ricovero, cos’è e come farsi una puntura di eparina, come trattare le ferite chirurgiche dopo le dimissioni dall’ospedale . Poi ci sono anche (la seconda parte del volume) interviste agli specialisti del cancro della mammella : dall’oncologo al chirurgo, dal genetista all’infermiera, dal radiologo alla psiconcologa. E, infine (siamo alla terza parte) ci sono recapiti e mission delle più attive associazioni di pazienti che si occupano di oncologia attive nella penisola. Il libro è “doppio”, ancora, perché la sua stessa autrice è due cose insieme: è paziente, e quindi persona vulnerabile per definizione. Ma è anche giornalista: cioè una che per mestiere osserva e domanda e non fa sconti. E che però, per una volta, non è lei a osservare, ma è lei ad essere osservata. Qualche volta con parecchia distrazione. Tutto parte dalla telefonata della signorina che le dice di tornare al centro diagnostico dopo una mammografia che evidentemente non era perfetta (ansia e impazienza di sapere) fino, e oltre, al “lei signora mi ha vinto una biopsia” riportato del titolo (che non è una battuta, ma sono le parole pronunciate davvero da un medico).

Non tutti i medici ascoltano Il libro si arricchisce anche delle riflessioni, delle considerazioni, dei commenti e degli spunti di Paola Emilia Cicerone, esperta di relazione medico-paziente, e le sue incursioni nella narrazione stimolano il lettore a riflettere su quanto sia importante (e oggi ancora raro) investire su una comunicazione corretta tra chi cura e chi è nella necessità di essere curato. E su quanto sia ancora difficile, o comunque non scontato, per il paziente ottenere ascolto e attenzione, pure quando ci si rivolge a una struttura di eccellenza. “Una cosa è

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Generazione F scrivere per più di trent’anni di medicina per il maggior quotidiano nazionale e aver pubblicato più di una decina di saggi sul tema – si legge nella scheda che accompagna il volume - un’altra è trovarsi improvvisamente dalla parte della paziente. D’un tratto [l’autrice] si rende conto che tutte le nozioni dispensate non sono sufficienti quando ci si trova davanti ad alcuni - non tutti, per fortuna - medici che non spiegano, non ascoltano, e soprattutto mancano di empatia.

Comunicazione: un problema della medicina del terzo millennio La difficoltà di dialogo medico-paziente – scrive Paolo Veronesi nella prefazione – è uno dei grandi problemi della medicina del terzo millennio. Il che sembra un paradosso: non facciamo altro che comunicare dappertutto, noi tutti come anche i medici. Ma a ben guardare un paradosso forse non lo è, perché una cosa è comunicare con trasparenza competenza e correttezza, cosa che molti medici fanno su tanti giornali o siti web, altra cosa è riuscire ad ascoltare e saper parlare “all’interno di un rapporto a due, in cui una persona, il paziente, affida ad un’altra, il medico, ciò che ha di più prezioso, la salute e spesso la vita”. Ecco, questa cosa qui non è così semplice, come la storia di Minnie attesta e in qualche modo anche denuncia. Nella storia di Minnie ci sono bravi medici, ma anche professionisti distratti, incapaci di trovare le parole giuste, sanitari sbrigativi, che sbagliano linguaggio e modi (che non sono forma mai, tanto meno quando l’interlocutore teme per la sua salute). Linguaggio e modi che vanno dall’eccessivamente distaccato al davvero troppo familiare. Eppure, da anni si discute della questione comunicazione medico-paziente e c’è una letteratura sul tema. E ci sono protocolli validati che indicano, per esempio, in che modo comunicare le diagnosi, come esemplifica Cicerone.

Gli ostacoli: tempo parole ed empatia I principali ostacoli da superare per migliorare questa situazione? il Veronesi ne elenca tre: il tempo prima di tutto, poi le parole. “Raramente il medico conosce così profondamente il paziente da poter adattare le sue parole alla persona che ha di fronte. Quindi quando parla con il suo paziente, il medico più illuminato tenta di trovare un equilibrio fra la correttezza e la chiarezza delle informazioni, essendo preciso, ma non astruso, per poter trasmettere speranza, senza mai illudere. La ricerca del linguaggio giusto per ogni malato è un grande impegno, che non tutti si assumono, e che ci pone inesorabilmente di fronte al terzo ostacolo: l’empatia”. L’empatia è la capacità di immedesimarsi nell’altro, è fatta di parole ma anche di gesti e sguardi, ed è il cemento del rapporto medico-paziente. Si può coltivare e sviluppare, ma è in gran parte innata, dice Veronesi. Ha ragione, il che significa che la parte restante, almeno quella, si può imparare”.

Tina Simoniello

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Generazione F

Foto Lidia Ceriotti

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HO VINTO UNA BIOPSIA Quella del 19 maggio in “Sala Pieroni”, presso la Sala Stampa Nazionale di Milano, è stata una presentazione del mio libro HO VINTO UNA BIOPSIA gioiosa e particolare (nonostante il tema del volume) dove, fra peonie e orchidee, amici vecchi e nuovi hanno partecipato e festeggiato assieme a me e a Paola Emilia Cicerone. Che sedevamo al tavolo dei relatori con due nomi importanti: Edoardo Rosati, medico e giornalista medicoscientifico, e il dottor Roberto Travaglini, oncologo e senologo. Che dire di più? Il libro, oltre che ordinarlo nelle più importanti librerie, lo potete acquistare direttamente sul sito della casa editrice Maria Margherita Bulgarini e anche su Amazon. Per ogni info ricordate inoltre che c’è una pagina aggiornata su Facebook - chiamata proprio HO VINTO UNA BIOPSIA- e anche una pagina Instagram, sempre col titolo del libro. Seguiteci! Minnie Luongo

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Foto d’autore L’immagine di copertina di un libro diventa parte integrante del testo grazie all’occhio di un artista I lettori di Generazione over 60 , grazie a questa rubrica, hanno imparato a conoscere le immagini di Francesco Bellesia. Essenziali, pulite, che spesso mostrano “qualcosa di diverso” dall’oggetto fotografato. Merito dell’occhio dell’artista. Per il mio libro “Ho vinto una biopsia” avevo deciso, ancora in corso di stesura del testo, di ricorrere ad uno scatto di Bellesia. La mia scelta fu praticamente immediata: un fiore rosso- ma non un fiore qualunque- che si staglia su uno sfondo nero. Questa la mia interpretazione per introdurre subito al tema del volume: lo spazio nero sta a significare un periodo

Fleur ( foto di Francesco Bellesia)

buio che ho dovuto attraversare, mentre le tante insenature circolari che si

evidenziano rappresentano le innumerevoli traversie di un iter complesso e tortuoso. Ma all’improvviso il fiore esplode in tutto il suo fascino misterioso, e non è un caso che si tratti di un ranuncolo, praticamente il primo fiore che sboccia per indicare che la primavera sta cominciando. E con la primavera c’è la rinascita. Esattamente come era stato per me, quando (guarda caso, all’inizio di una stagione primaverile) c’era stato un nuovo inizio. Fuori e soprattutto “dentro”. Da allora ho cominciato ad apprezzare la primavera, da sempre da me considerata insulsa e melensa. Senz’altro il ranuncolo di Francesco Bellesia ha contribuito, e non poco, a farmi ricredere ...(M.L.)

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Foto d’autore FRANCESCO BELLESIA Sono nato ad Asti il 19 febbraio del 1950 ma da sempre vivo e lavoro a Milano. Dopo gli studi presso il liceo Artistico Beato Angelico ho iniziato a lavorare presso lo studio di mio padre Bruno, pubblicitario e pittore. Dopo qualche anno ho cominciato ad interessarmi di fotografia, che da quel momento è diventata la professione e la passione della mia vita. Ho lavorato per la pubblicità e l’editoria ma contemporaneamente la mia attenzione si è concentrata sulla fotografia di ricerca, libera da vincoli e condizionamenti, quel genere di espressione artistica che oggi ha trovato la sua collocazione naturale nella fotografia denominata FineArt. Un percorso parallelo che mi ha consentito di crescere e di sviluppare il mio lavoro, una sorta di vasi comunicanti che si sono alimentati tra di loro. Molte sono state le mostre allestite in questi anni e molte le manifestazioni alle quali ho partecipato con premi e riconoscimenti. Continuo il mio percorso sempre con entusiasmo e determinazione… lascio comunque parlare le immagini presenti sul mio sito.

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Salute LA BIBLIOTERAPIA : CURARSI ANCHE CON I LIBRI Un importante strumento di acquisizione di conoscenze e promozione di consapevolezza in situazioni di disagio psicologico e sociale Di Rosa Mininno – psicoterapeuta, ambasciatrice della lettura per il centro del libro MiC (Ministero della Cultura), e presidente della Scuola Italiana di Biblioterapia

www.biblioterapia.it Con il termine biblioterapia s’intende la terapia attraverso la lettura come strumento di promozione e crescita culturale personale e collettiva, come strumento di acquisizione di conoscenze e promozione di consapevolezza in situazioni di disagio psicologico e sociale, oltre che come tecnica psicoeducativa e cognitiva in ambito psicoterapeutico.

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Salute

Si tratta di una tecnica integrata in psicoterapia, nel cui ambito è nata agli inizi del ‘900 negli Stati Uniti, che utilizza il libro e la lettura scelta e guidata finalizzata al raggiungimento di obiettivi terapeutici, ma anche educativi e formativi. “Prescrivere un libro” in psicoterapia aiuta la persona sofferente a riflettere su di sé, a confrontarsi, a potenziare le sue capacità cognitive ed emotive sviluppando risorse ed abilità empatiche, acquisendo conoscenze ed elaborando strategie di gestione del disagio psicologico adeguate ed efficaci. Si tratta di percorsi di lettura modellati sul paziente, sulla sua storia, sui suoi vissuti, sul suo disagio psichico, sulle sue risorse.

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Salute I concetti di intelligenza emotiva, di pensiero laterale sono impliciti in quello di Biblioterapia. La lettura e il libro allora diventano strumenti di promozione della salute e del benessere personale e collettivo e il libro stesso strumento di terapia. Clinici di diverso orientamento psicoterapeutico, ma soprattutto quelli ad indirizzo cognitivo-comportamentale, adottano la Biblioterapia come un homework, un “compito a casa” e “prescrivono” la lettura di un libro specifico o l’uso di moduli psicoeducazionali ai propri pazienti per aiutarli nel loro percorso terapeutico, al fine di far emergere contenuti psichici, ricordi, associazioni, vissuti emotivi, situazioni relazionali da elaborare nel setting terapeutico. Lettura e cambiamento, dunque, come un processo evolutivo che trae dall’esperienza del proprio disagio psicologico e dalla propria sofferenza gli stimoli al superamento degli ostacoli e dei vincoli che questa e quello generano. Lo stesso libro può essere letto in momenti diversi della propria vita e un nuovo insight, nuove emozioni e nuove consapevolezze possono verificarsi. Leggere un libro aiuta a crescere. Nel libro della propria vita ci sono pagine che altri possono leggere, ma che nessun altro può scrivere oltre noi stessi e altre pagine che altri possono scrivere, ma che nessun altro può leggere oltre noi stessi. La lettura aiuta l’emergere della consapevolezza e la promozione del cambiamento. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce la salute come un equilibrio dinamico tra gli aspetti fisico, psichico e sociale, non semplicemente come assenza di una qualsiasi patologia fisica o psichica. Parliamo dunque di benessere e di crescita culturale dell’individuo e della società. Un processo culturale dinamico e complesso. La Biblioterapia, la terapia attraverso la lettura, si inserisce in questo processo di sviluppo e crescita culturale dell’individuo e della società. La Biblioterapia, in Italia definita anche Libroterapia, tradendo l’etimologia greca del lemma originario, in psicoterapia nasce negli Stati Uniti ad opera del dottor William Menninger, psichiatra. Negli anni Trenta inizia a prescrivere ai suoi pazienti la lettura di romanzi nell’ambito del trattamento della depressione notando notevoli miglioramenti , ma da sempre il libro è considerato uno strumento di riflessione, di

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Salute conoscenza e di promozione culturale soggettiva e collettiva . In ambito psicoterapeutico la Biblioterapia si colloca all’interno della relazione terapeutica e il libro diventa” un altro luogo “ condiviso da paziente e terapeuta, in chiave simbolica, perché un libro si legge “altrove”, fuori dallo studio del terapeuta, a casa del paziente o dovunque egli voglia, ma la lettura del libro, che si tratti di un romanzo, di un saggio, di poesia, di teatro, di autobiografie, di un libro testimonianza non è al di fuori del contesto terapeutico e soprattutto della relazione terapeutica.

Il libro ha una sua fisicità, i suoi colori, i suoi caratteri, i suoi contenuti, il suo stile, è scritto da un autore o da più autori, ha caratteristiche specifiche. Il libro di carta è decisamente più attraente di un ebook già solo per la sua visibilità. Ma ciò che è fondamentale è leggere consapevolmente e coinvolgere le aree cerebrali deputate al ragionamento, al pensiero critico, alla memoria, alle emozioni. Negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma in Europa in genere, la Biblioterapia è più diffusa e da più lungo tempo che in Italia e numerosi sono gli studi prodotti anche in ambito accademico internazionale, pubblicati su

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Salute autorevoli giornali scientifici che ne attestano la validità nel trattamento di diversi disturbi psichici presenti in età adulta, ma anche in età infantile ed adolescenziale . La Biblioterapia è, nell’accezione educativo- formativa, un valido aiuto per lo sviluppo di capacità logiche, critiche, comunicative, analitiche, mnemoniche, emotive, empatiche e relazionali. In clinica la Biblioterapia viene utilizzata in particolare nel trattamento dei disturbi d’ansia, della depressione, dei disturbi del comportamento alimentare, sessuale, di lieve e media entità, ma anche nel trattamento di patologie severe come quelle oncologiche e degenerative neurologiche. Viene utilizzata anche nella psicoeducazione, nell’insegnamento cioè di abilità di fronteggiamento e di gestione dei problemi comportamentali e del disagio psichico, life skills, problem solving ecc, utilissime ad esempio nei casi di bullismo, di mobbing, di stalking, di conflitti relazionali. Come Auto Aiuto, ricordiamo che non si tratta di “ un far da sé “, ma di una attività strutturata di gruppo guidata da helpers, diversa dalla psicoterapia di gruppo condotta da psicoterapeuti. Dalla lettura di un libro, ad esempio sull’ansia, si può sviluppare la consapevolezza del proprio disagio psicologico e, superando paure e inibizioni, rivolgersi ad una associazione per entrare in un gruppo di autoaiuto o rivolgersi ad uno specialista Psicologo Psicoterapeuta o Psichiatra Psicoterapeuta per iniziare un percorso terapeutico individuale, di coppia o di gruppo. E’ noto che il libro e la lettura stimolano l’attenzione, la riflessione, gli aspetti cognitivi ed affettivi. In uno studio pubblicato sul Journal of Counsulting and Clinical Psychology nel 1995, per citarne uno, di Jarnison e Scogin, “The outcome of cognitive bibliotherapy with depressed adults” è emerso dai dati che la Biblioterapia ha un’efficacia significativa sia a livello statistico che clinico, nell’alleviare i sintomi depressivi e nel ridurre i pensieri e gli atteggiamenti disfunzionali. In alcune carceri, in Italia, sono state promosse attività di Biblioterapia, percorsi di lettura guidata, individuali o di gruppo con interesse e partecipazione della istituzione e dei detenuti. Da qualche anno diverse strutture sanitarie italiane hanno iniziato a svolgere attività di promozione della lettura e di Biblioterapia per i degenti. Si tratta di percorsi di lettura guidata anche di letture fatte ad alta voce in contesti di gruppo in alcuni reparti su diverse tematiche e con libri di diversi autori, con un programma definito, con una particolare attenzione alla socializzazione e al confronto. In psicoterapia i libri vengono scelti dal terapeuta. Sono tematici e naturalmente legati al disturbo psichico presentato dal paziente. I libri utilizzati, se si tratta di saggi, in genere devono essere correttamente basati su informazioni scientifiche e scritti con uno stile divulgativo chiaro e semplice. La semplicità non è sinonimo di banalità. Accessibilità dell’informazione, chiarezza espositiva e contenutistica, onestà intellettuale fanno di un libro un buon libro, adatto per la Biblioterapia. Occorre diffidare di quei libri che promettono facili e miracolose guarigioni, felicità e risoluzione dei propri problemi in 24 ore. Questi non aiutano nessuno .

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Salute

La Biblioterapia può essere efficacemente utilizzata anche con i bambini e con gli adolescenti per diversi disturbi: disturbi d’ansia, problemi comportamentali, problemi di autostima, bullismo, disturbi del comportamento alimentare, depressione, per iniziare un programma psicoeducativo, per un training di comunicazione assertiva, per l’educazione sessuale. Può essere diretta al bambino, all’adolescente e prevedere anche il coinvolgimento dei genitori. Insomma, la Biblioterapia può essere diretta a tutti: bambini, adolescenti, giovani, adulti, anziani. Autopromozione, intelligenza emotiva, pensiero laterale sono impliciti nel concetto di Biblioterapia. La Biblioterapia promuove la crescita cognitiva e socio- affettiva dell’individuo e, attraverso il confronto, promuove la consapevolezza di sé e la capacità di relazione interpersonale. Nella lettura l’immaginazione ha un grande potere. La lettura è un’attività mentale creativa. Diversi sono i tipi di intelligenza coinvolti. Possiamo dire però, semplificando, che l’intelligenza emotiva è un tipo di intelligenza che consente la padronanza di se stessi, l’automotivazione ed implica capacità empatiche ed abilità sociali. Il concetto di intelligenza emotiva strettamente legata al concetto di empatia si è diffuso con un famoso libro di Daniel Goleman a metà degli anni ‘90. Curarsi anche con i libri dunque è possibile. Arricchimento culturale e benessere sono strettamente correlati alla conoscenza e alla salute. Un buon libro è un compagno di viaggio per tutta la vita.

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Incursioni NON MI RICORDO E’ davvero importante ricordare per filo e per segno la trama di un libro? No, perché leggere ci arricchisce comunque e ci fa provare emozioni assieme ai vari personaggi Di Marco Vittorio Ranzoni – giornalista

Penso di essere un cattivo lettore. Ho la casa piena di libri, ma se mi chiedete quali siano gli ultimi dieci che ho letto ne ho solo un ricordo fumoso. Mi capita di ricordare la trama di romanzi che mi hanno appassionato da ragazzo, tipo ‘Il vecchio e il mare’, ‘Siddharta’ o ‘Il buio oltre la siepe’ e di non saper riassumere per sommi capi l’ultimo giallo di Carrisi. E non è questione di ‘peso’ dell’autore o di bontà della scrittura, se no la cosa sarebbe comprensibile. Allora a volte mi chiedo se la lettura sia utile, se sia davvero importante, dato che mi sembra di non trattenerne che alcuni sprazzi disorganizzati. E i libri della scuola, dell’Università? Già pochi giorni dopo un esame ho sempre faticato a ricordare quello che per settimane o mesi mi aveva affollato il cervello.

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Incursioni

Ma allora forse è proprio qui, il punto. Il cervello consuma un sacco di energia, anche per elaborare un ricordo: non lo fa gratis. Quindi ciò che può risparmiare, risparmia. Qualcuno mi dovrà spiegare perché alcuni ricordino tutto senza sforzo e io no, ma le differenze sono il sale della vita. Quando mi prende lo sconforto penso però che -in fondo- noi non siamo altro che la somma di tutto quello che abbiamo fatto, vissuto, visto. E letto. Anche se non ricordiamo i dettagli, abbiamo fatto nostre le parole e condiviso per un po’ le vite dei mille protagonisti dei nostri libri. E siamo stati per qualche ora seduti in compagnia degli scrittori che abbiamo amato, come vecchi amici, davanti a un caffè o un bicchiere di vino.

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Incursioni Di recente, ho letto una ventina di romanzi di Simenon. Non i suoi più noti, con l’ispettore Maigret, ma una parte della sua enorme produzione di racconti ‘duri’ (li pubblica Adelphi in una bellissima collana) . Li ho letti tutti di seguito, perché adoro come scrive : ogni parola sempre al posto giusto, insostituibile con un’altra, come ebbe a dire una volta Andrea Camilleri .

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Incursioni Bene, ne saprei riassumere con dovizia di particolari forse un paio, però ora mi sento parte permanente di quel mondo, come se fossi stato in viaggio con lui, tra i vicoli bui di Parigi, nei porti e nelle nebbie della Bretagna, a cogliere gli intrighi, le miserie e i personaggi delle sue storie crude. La faccenda del cervello e dell’energia da risparmiare mi fa pensare che in fondo non sia necessario ricordare troppi dettagli, che si possono facilmente recuperare alla bisogna: Einstein, a chi gli chiedeva il numero di telefono, rispondeva stupito che mai lo avrebbe imparato a memoria, se poteva essere scritto su un biglietto da tenere in tasca. In fondo, la prima lezione, forse la più importante dell’Università è che sapendo dove cercare, non occorra portare i concetti a memoria: molto meglio concentrarsi sullo sviluppo della logica connessione tra le nozioni e le conoscenze. Internet ci ha dato accesso all’immensa libreria della conoscenza universale : è lì a nostra disposizione . Solo pochi anni fa si trovava una minima parte di questo nelle biblioteche, mentre oggi lo abbiamo disponibile tra le mani ogni giorno . Lì si trova tutto quel che non serve ricordare, tranne l’odore del pesce e le voci dei pescatori che tornano all’alba a Concarneau. Per sentire quelli, bisogna per forza leggere.

Georges Simenon (1903- 1989)

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Di tutto e niente IL FASCINO DEL LIBRO USATO Riflessioni intriganti sul motivo per cui un libro già letto da qualcun altro, spesso trovato su una bancarella, ci fa pensare all’autore, a chi l’ha già sfogliato e, anche, a noi stessi Di Andrea Tomasini – giornalista scientifico

Leggo con la matita. Oppure talvolta, ma solo per pigrizia (non mi va di alzarmi a cercare la matita) con la penna. Il testo “usato”, vissuto e completato da chi lo legge, mi piace. Credo che sia la realizzazione dell’auspicio che l’autore fa scrivendo il suo libro. Spera in un lettore intento a esprimere giudizi, congetture, supposizioni magari anche lontane e impreviste dalla mente narrativa dell’autore, mentre era tutto intento a dire la sua, argomentandola per consegnarla al foglio e alla stampa. Una volta scritto –stampato- l’autore è assente rispetto al testo. Lo scrittore sta in un altro mondo, lontano, e si dà per il tramite delle parole non come atto di fiducia verso chi legge, ma come semplice abbandono, nel senso di necessario atto di separazione, liberazione, evacuazione emotiva. Si legge per il tramite di un’assenza –altrimenti lo si ascolterebbe e ci si parlerebbe. Quando su una bancarella trovo dei libri vissuti, li preferisco agli altri. Quando li leggo, li sfoglio, li tocco, è quasi se le due evidenti e necessarie assenze – quella dell’autore, che si è affidato alla scrittura; quella del lettore, che ha segnato di sé, della sua lettura e quindi della sua interpretazione il testo, marcando il terri-

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Di tutto e niente torio delle pagine del quale, però, non è più proprietario per chissà quali casi della vita – le due necessarie assenze, unite tra loro dalla misteriosa sovrapposizione sulla cosa libro che ho in mano, mi raddoppiano il piacere: quello del testo –e del mio dialogo con l’autore- quello delle tracce del lettore che mi ha preceduto. Seguendole mi raccontano di lui e delle sue scelte, di cosa e come legge, anche perché abbiamo scelto lo stesso titolo e lo stesso scrittore. Magari, con un po’ di fantasia potrei anche approfondire e dire la mia su questo lettore, azzardare e maturare la convinzione che sia un uomo o una donna, giovane oppure no, distratto o puntiglioso, esigente o di bocca buona, se leggeva per lavoro o per studio o per semplice godimento. Forse, sarei anche in grado di dire se –conoscendoci di persona- ci risulteremmo simpatici. Sono un lettore con la matita e talvolta anche con la penna, ma con quest’ultima solo per pigrizia. Quando riprendo in mano un mio libro già letto –vissuto, sottolineato- da me, spesso, davvero spesso mi stupisco di come e di cosa ho sottolineato, delle cose che mi hanno colpito e dei commenti che ho scritto sui margini bianchi. In genere il libro, l’autore lo ricordo e rileggendolo lo riconosco. E’ piuttosto di me che mi stupisco, fatico a riconoscermi del tutto in quelle mie tracce di lettura. Dubito di me e di chi sono. Leggendo testo e sottolineature, le differenze emergono e mi riesce più facile capire qualcosa di me, chi sono –o almeno come sono diventato –magari allarmandomi. Tutto si trasforma. Un libro riletto a distanza di tempo mi appare diverso rispetto allo stesso libro, alla prima lettura, perché quel testo su quelle pagine è restato sempre lo stesso, mentre tutto cambia e io con il tutto.

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Stile Over LETTURE GIOVANILI Spesso si diventa grandi lettori grazie alla famiglia in cui si nasce e ai libri di tutti i generi che si trovano a disposizione. All’autrice dell’articolo è successo così… Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica È uno dei miei primi ricordi, il momento in cui mi sono resa conto che avevo imparato a leggere . Ero all’asilo - all’epoca agli asili Montessori si insegnava a leggere e scrivere - non ricordo l’anno, ma il momento preciso in cui mi sono resa conto che i segni sotto all’album colorato di Topolino che stavo sfogliando diventavano parole, e che, in effetti, ero in grado di leggerle . Da quel momento non ho più smesso. Ma è soprattutto da bambina e da ragazza che sono stata una forte lettrice. Anche se quando ero piccola io, ormai più di mezzo secolo fa, la letteratura per bambini non offriva la varietà di titoli disponibili oggi.

Uno dei libri più amati da bambine e ragazze di ogni tempo

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Stile Over Io comunque leggevo di tutto, influenzata probabilmente dal fatto di essere cresciuta in una famiglia di forti lettori in cui i libri erano dovunque, dalla letteratura russa preferita da mia madre (una passione che non sono mai riuscita a condividere) ai saggi di storia amati da mio padre (idem). Ma in casa c’era di tutto, e naturalmente nessuno aveva problemi a comprarmi o regalarmi libri. In più, c’erano mia zia e mia nonna, forti lettrici di quella che oggi si chiamerebbe “letteratura di consumo”: nonna Lia non si è mai fatta mancare un giallo Mondadori, mentre zia Dani prediligeva i romanzi di Colette, ma a lei devo anche la passione per Linus, i primi storici numeri degli anni ‘60 che leggevo con qualche inquietudine. Forse le avventure di Valentina non erano esattamente pensate per giovanissimi, ma mia zia aveva idee molto personali su quello che poteva essere adatto a me. A lei devo, tra l’altro, una lettura decisamente precoce di Dracula il vampiro, che stranamente non mi spaventò affatto, e di Venere in pelliccia, di cui apprezzai l’ambiente mitteleuropeo che ho sempre amato più delle perversioni sessuali che hanno poi preso il nome dell’autore Leopold von Sacher Masoch. Ma il mio grande amore erano e restano i libri de La scala d’oro UTET, la collezione per ragazzi che aveva un posto importante nella biblioteca di classe e che raccoglieva saghe, miti e grande letteratura in versione per ragazzi: è stato così che Sigfrido, Parsifal e i cavalieri della tavola rotonda sono diventati i miei eroi. Sono sempre stata una lettrice veloce, in grado di esaurire l›intera collezione ben prima della chiusura dell’anno scolastico, il che mi consentiva di rileggere i volumi preferiti e soprattutto di sognare sulle meravigliose immagini di tono vagamente liberty : particolarmente amate quelle del disegnatore di origine ucraina naturalizzato italiano Vsevolode Nicouline.

Scala d’oro, Parsifal (illustrazione Vsevolode Nicouline)

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Stile Over A queste letture scolastiche si aggiungevano i classici dell’infanzia che trovavo in casa o che mi venivano regalati: alcuni amatissimi, come Piccole Donne di cui conosco interi passi a memoria, altri che mi hanno sempre generato una vaga inquietudine come Mary Poppins o Alice nel paese delle meraviglie. Soprattutto, ancora una volta grazie a mia zia, c’erano i libri dedicati ai miti greci e romani, all’Iliade e all’Odissea, cui probabilmente devo la passione per la mitologia.

E oggi, che cosa leggono i giovanissimi? Si dice che non leggano proprio, ma non è vero, anzi i dati mostrano che in un Paese di lettori deboli la speranza sta proprio nei giovanissimi - il 58% dei ragazzi legge libri diversi da quelli scolastici, contro un 41% di adulti - anzi soprattutto nelle giovanissime. D’altronde oggi per bambini e ragazzi ci sono librerie specializzate, festival di lettura e collane ricche di titoli sempre nuovi che affrontano anche temi scottanti, dal razzismo alla crisi ambientale. Senza dimenticare la categoria degli Young adult: oggi si scrivono libri pensati per quelli che non sono più bambini ma non sono ancora adulti,

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Stile Over anche se poi molti grandi li leggono con piacere. Ancora una volta, spesso si tratta di romanzi che affrontano temi delicati come il bullismo, anche se il genere più gettonato sembra essere il fantasy, a partire dal grande successo di Harry Potter. Quando ero una ragazzina la categoria young adult non esisteva proprio, i romanzi per giovani adulti erano generalmente libri del secolo scorso, in qualche caso feuilleton, storie avventurose che trovavamo ancora apprezzabili come i romanzi di Jack London, Jules Verne Théophile Gautier o Alexandre Dumas che ci trasportavano in mondi lontani. Classici cui affiancavo libri di medicina che ho sempre trovato affascinanti, inserendo presto Christian Barnard al mio personale pantheon di eroi. E, soprattutto, avevo a disposizione la ricca libreria dei miei genitori nella quale navigavo abbastanza liberamente includendo tra le mie letture anche qualche romanzo non proprio adatto alla mia età: avendo scoperto che quello che non avrei dovuto leggere era stato semplicemente collocato sui ripiani più alti, ho sfidato la mia paura delle altezze per arrampicarmi sulla scaletta e pescare L’amante di lady Chatterley o altri classici che in realtà mi scandalizzavano pochissimo. Ho imparato allora la gioia di esplorare una libreria per vedere se salta fuori qualcosa che potrebbe essere interessante: una gioia che oggi, tempo permettendo, ritrovo soprattutto nei negozi di libri usati e nelle bancarelle dei mercati.

La lettura è una delle grandi passioni della vita

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Comandacolore L’IMPORTANZA DELLA LIBRERIA IN UNA CASA Con la pandemia e i collegamenti online libri e librerie hanno ripreso il giusto valore, facendo molto spesso da sfondo a chi parla o interviene Di Antonella Catarsini (interior designer) e Roberta D’Amico (architetto) “Comandacolore”, studio di progettazione architettonica e cromatica http://www.comandacolore.it

Se n’è stata lì come il fondale di una scenografia per circa un ventennio, considerata un mobile da decorare con oggetti di design, vasi, contenitori o piante. La libreria ha ritrovato il suo splendore facendo sfoggio di sé durante le restrizioni dovute alla pandemia, durante la quale tutte le varie interviste a politici, giornalisti, attori usavano come sfondo la libreria. Una strategia studiata per comunicare con naturalezza qualcosa di sé e dei propri interessi; inoltre, parlare davanti alla propria libreria è un espediente diffuso per darsi autorevolezza e credibilità.

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Comandacolore Chi ama leggere non ha mai sottovalutato il valore della libreria, anche perché in qualche modo ci descrive e racconta molto di noi, senza nascondere alcun dettaglio. Una libreria piena di libri è sempre un buon indizio per capire chi abita una casa, completa l’ambiente, conferisce alle stanze un’impronta personale. Praticamente, è l’arredo che parla pur stando in silenzio.

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Comandacolore Ci sono varie tipologie di librerie: quella a parete e quella freestanding, quella che reinterpreta il classico modello in legno e quella che sperimenta la trasparenza attraverso materiali più leggeri. Componibili, leggere, adattabili secondo gusto, ambiente o necessità, le librerie sono finalmente tornate protagoniste delle nostre case. Ognuno ha il suo modo più o meno fanatico e maniacale di organizzare gli scaffali della sua libreria: in ordine alfabetico, per autore o materia, e chi ama dividerli per blocchi di colore in base al dorso della copertina. Malgrado i vari e-book permettano di risparmiare spazio, nulla potrà mai sostituire l’emozione di stringere tra le mani l’ultimo titolo dell’autore preferito o la copertina polverosa di un vecchio classico. Ma come organizzare una libreria in casa in modo che sia ordinata e facilmente consultabile? Ci sono un’infinità di possibilità per riporre in ordine i volumi sugli scaffali, ma quando il problema fondamentale è lo spazio occorre scegliere tra due metodi base: l’ordine classico (a scelta tra cronologico/ per autore/ tematica) atto a favorire la consultazione, oppure l’ordine estetico (per dimensione, colore, forma) più indicato per chi è alla ricerca di una soluzione in armonia con il resto dell’ambiente . Altrimenti un metodo puramente estetico e ideale per come organizzare una libreria piccola invece potrebbe essere quello di inserire alcuni libri in schiere verticali e altri in schiere orizzontali, recuperando così dello spazio prezioso. Un consiglio…per evitare che la libreria di casa sembri sempre sul punto di implodere - è necessario ritagliare dei piccoli buchi per inserire qualche oggetto decorativo.

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Bellezza LA BELLEZZA È L’IMPERFEZIONE Un libro che ci aiuta a trovare le soluzioni che più rispettano l’”intelligenza” della pelle e le esigenze di ognuno di noi Professor Antonino Di Pietro – dermatologo plastico http://www.dermoclinico.com

Il caso ha voluto che in contemporanea, pochi giorni fa, siano usciti due libri : quello di Antonino Di DietroLa bellezza è l’imperfezione”- e il mio (“Ho vinto una biopsia”) . Non mi è sembrato vero scambiarci i nostri due ultimi lavori e fotografarci assieme, come sempre succede quando ci incontriamo . Ma questa volta ho il privilegio di poter fare qui una piccola recensione, alla mia maniera, del volume di colui che è considerato il padre della Dermatologia plastica rigenerativa e che ha ideato nuove e rivoluzionarie terapie nel campo dell’anti- aging. (Minnie Luongo)

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Bellezza

Il prof Antonino Di Pietro ed io con in mano uno il libro dell’altro… Tante le qualità dell’uomo Antonino, ancor prima di quelle del professionista Di Pietro. Prima fra tutte la determinazione, come quella che l’ha portato a combattere l’utilizzo del botulino, per evitare che si moltiplichino- come purtroppo è facile vedere- visi gonfiati e paralizzati, tutti simili. Ma la sua determinazione risulta chiara già leggendo quest’ultimo libro del Prof- “La bellezza è l’imperfezione”, Le nuove frontiere per una pelle naturalmente meravigliosa, Solferino Ed., pp. 150, Euro 16- dove sono riportati aneddoti che ci fanno riflettere e capire quanto sia importante credere nelle proprie passioni e non arrendersi mai. Per tutti uno, che riporto qui di seguito:

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Bellezza “Da giovani ci sono momenti in cui, durante gli studi, ci si trova in difficoltà: la concentrazione diminuisce, si fatica a capire subito le cose, la memoria non risponde prontamente, ci si scoraggia e sembra di non riuscire a farcela da soli. A me capitò in seconda liceo (avevo quindici anni) di bloccarmi in latino, una materia che non riusciva a interessarmi e, non trovando il giusto modo per studiarla, collezionavo solo deludenti votacci e cocenti rimproveri dai miei genitori. Fu così che decisero di farmi aiutare con lezioni private da un’insegnante che dicevano essere piuttosto brava. Ma la cosa non funzionò perché, non riuscendo a trovare uno stimolante interesse, continuavo a fare orrende traduzioni e a mietere insuccessi. L’insegnante privata, forse anche lei in un periodo difficile della sua vita, cominciò ad aggredirmi con ingiurie e urla a ogni lezione; così cominciai a odiare ancora di più quelle ore di tortura. Probabilmente avrei avuto bisogno di un po’ più di tempo per capire e trovare il modo di reagire e superare il problema. Invece dopo un paio di mesi la professoressa, forse stanca di ripetersi, a sorpresa chiamò i miei genitori e comunicò loro che non ero portato per il liceo e pertanto, per evitare ulteriori delusioni, sarebbe stato opportuno farmi frequentare una scuola professionale, più adatta alle mie capacità, asserendo che la società non ha bisogno solo di laureati. Naturalmente le lezioni si interruppero, la mia non era una famiglia agiata e l’insegnamento privato era un impegno gravoso per la nostra economia. Quel superficiale giudizio mi colpì fortemente nell’orgoglio, infatti il mio sogno era di frequentare il liceo, poi l’università, laureandomi in Medicina. «No, non mi sentivo incapace!» Nei giorni successivi da solo ripresi il libro di latino e con rabbia cominciai a capire. Quell’anno fui promosso e i successivi anni di liceo passarono veloci. Dopo sei anni mi laureai in Medicina. Poco tempo fa entrò nel mio studio una signora per un problema cronico della pelle, era proprio lei anche se non la vedevo da più di quarant’anni: l’insegnante delle ripetizioni di latino. Lei non si è ricordata di me e sarebbe stato impossibile riconoscermi, avendomi visto per soli due mesi all’età di quindici anni. Ho guarito la sua dermatite che nessuno era riuscito a risolverle. Mi ha sorriso riconoscente, mi ha stretto la mano e mi ha detto: «Lei è un bravissimo medico». Da sola questa pagina ci dice di che pasta è fatto il Prof, ma tutto il libro è una spiegazione del Di Pietropensiero, sintetizzato già nelle prime righe: Amo la bellezza vera, autentica. Quella che differenzia ogni donna, che la rende unica, con le pieghe d’espressione e quelle vibrazioni della pelle che rivelano gli stati d’animo e fanno trapelare la gioia, l’ira, l’entusiasmo, la delusione, l’odio, l’amore. Mi batto per le donne “vere” e gli uomini “veri”. Non vi voglio togliere il gusto e il piacere di leggere per intero questo libro- il cui titolo è già geniale e autentico, proprio com’è Antonino Di Pietro… Vi assicuro solo che, dopo l’ultima pagina, ci guarderemo allo specchio più serene e contente di noi stesse. Sapendo quali trattamenti seguire per restare “belle” con e soprattutto grazie a quelle che consideravamo imperfezioni.

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Da leggere (o rileggere) UN GIALLO CHE FA RIFLETTERE Protagonisti Over per un mistero che ruota attorno ad una libreria Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

Ci sono libri che non è facile recensire, e questo La ragione del silenzio, debutto narrativo di Patrizia Monzeglio, Neos edizioni 2022 (https://bit.ly/38fFg4) appartiene certamente alla categoria, e per varie ragioni. Innanzitutto si tratta di un libro difficile da classificare.

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Da leggere (o rileggere)

Uno scorcio di Casale Monferrato E’ un giallo, ma un giallo anomalo, e non solo per le ambientazioni piemontesi che spaziano dalle colline del Monferrato alle sale profumate di cioccolata di Baratti&Milano. Ci sono i protagonisti: professoresse, librai e ingegneri in pensione, non proprio i personaggi che ti aspetti di trovare coinvolti in un intrigo ricco di suspense. E poi c’è la filosofia, grande passione dell’autrice che ha scelto di ambientare la sua storia in un Cafè Philo, un programma di incontri a tema filosofico pensato per coinvolgere un pubblico non specializzato in una discussione su grandi temi etici, dalla libertà alla giustizia. E’ la protagonista del romanzo Letizia, professoressa in pensione che ha scelto questo progetto, in collaborazione con un suo ex studente, per ritrovare entusiasmo e interessi dopo la scomparsa del marito. Un programma apparentemente destinato a dipanarsi tra letture e chiacchierate che però, in seguito a una serie d’incontri forse solo apparentemente casuali, finirà per farla precipitare in un vero e proprio intrigo : dove è finito il libraio Giovanni, e che cosa c’è dietro le comunicazioni minacciose che riceve da qualche tempo? Per aiutare l’ex studente Michele a dipanare il mistero Letizia dovrà correre qualche rischio, e si renderà conto che i temi di cui si discute nelle serate del Cafè Philo possono avere un ruolo importante anche nella nostra vita di tutti i giorni. Che significa combattere per difendere la propria libertà, e fino a che punto è lecito farlo? Come si fa a essere certi di trovarsi dalla parte giusta, e che cosa succede se dubitiamo di qual-

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Da leggere (o rileggere) cuno che comunque ci è caro? Senza svelare troppo della trama, possiamo assicurare che questo è sicuramente un libro “generazione over”. Non solo per l’età anagrafica dell’autrice, che dopo una carriera da manager ha scelto di dedicarsi alle sue passioni laureandosi in filosofia per approfondire temi che giocano un ruolo importante in questo romanzo. Sono soprattutto le vicende raccontate a riportarci agli anni ‘70/80 del ‘900, a eventi drammatici di cui molti giovani - come scopre con grande stupore Letizia - non sanno niente e che invece hanno segnato profondamente la storia del paese: ”In un articolo”, commenta a un certo punto uno stupito Michele, “si parla di 1300 attentati dal 1970 al 1981 . Ma saranno cifre reali?” .

Il dialogo tra generazioni, e tra modi diversi di confrontarsi con un passato recente e troppo spesso dimenticato, è solo uno dei temi di un libro che riesce a essere allo stesso tempo una piacevolissima lettura e un’opportunità per riflettere. E forse per approfondire, in una sorta di Cafè Philo virtuale, qualcuno degli spunti offerti da queste pagine.

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Il desco dei Gourmet ©GABRIELE REINA

©GABRIELE REINA

“CONTROFAGOTTO ALLA TEBALDI”, PER CELEBRARE IL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL SOPRANO. UN PIATTO CREATO DA CARLO GALLOTTI 20 ANNI FA PER L’ILLUSTRE CLIENTE DEL NEGOZIO Informazione promozionale

A chiunque a Milano frequenti il locale di Zoppi e Gallotti, magari aspettando in coda per pagare alla cassa, non sarà sfuggito il lungo articolo del “Il Giorno” apposto alla parete. Risale a 20 anni fa esatti, quando il grande soprano Renata Tebaldi (affezionata cliente del negozio) stava per compiere 80 anni: un traguardo importante, ma che lei, donna sincera e sicura di sé, non tentava minimamente di nascondere. Per motivi di varia natura il Teatro alla Scala dove lei era di casa non era in grado di preparare un piatto per festeggiarla, e così si fece avanti Carlo Gallotti che, conoscendo i gusti di Miss Sold Out (ossia “Miss TuttoEsaurito”, come veniva affettuosamente chiamata negli Stati Uniti), la quale non amava cibi troppo elaborati, preparò per lei quello che chiamò il Controfagotto alla Tebaldi.

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Il desco dei Gourmet

Carlo Gallotti (a sinistra nella foto) accanto a Giuseppe Zoppi vent’anni fa In pratica, si tratta di un sano e semplice timballo di vitello con ripieno di prosciutto, rigorosamente di Langhirano. Non a caso “Voce d’angelo”- come veniva chiamata da Arturo Toscanini, pur essendo nata a Pesaro, crebbe e studiò al Conservatorio di Parma.

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Il desco dei Gourmet Ecco la ricetta originale: CARLO ERMANNO GALLOTTI Controfagotto alla Tebaldi (per 4 persone) N°12 fette di magatello Kg 0,150 patate lessate schiacciate N°2 finocchi lessati nel latte Kg 0.050 parmigiano reggiano grattugiato Kg 0.050 prosciutto cotto N° 12 fette di prosciutto crudo di Langhirano N°12 fette di salvia q.b. sale olio evo burro salato Procedimento: Battere bene le fette di magatello per renderle sottili, farcirle con l’impasto di patate e finocchi a dadi rosolati nel burro e sgocciolati, parmigiano, poco sale e il prosciutto cotto a dadini. Avvolgerli dando una forma cilindrica, avvolgerli con la fetta di prosciutto crudo all’interno e terminare con la foglia di salvia esternamente, legarli con uno spago e cuocerli in padella con poco olio di evo.

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Il desco dei Gourmet E quest’anno, in cui ricorre un secolo dalla morte del grande soprano di casa da Zoppi e Gallotti (dove mandava a fare acquisti la fidata Tina), perché non ricordarla preparando anche noi un Controfagotto alla Tebaldi? Siamo sicuri ne sarebbe felice.

Renata Tebaldi Zoppi e Gallotti Via privata Cesare Battisti 2, Milano Tel. 02/5512898. Per ordini e richiesta di preventivi potete scrivere una e-mail a: info@zoppiegallotti.com Sito Internet: http://www.zoppiegallotti.com Buon appetito!

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Immagini e fotografie

Copyright Dove non espressamente indicato le foto o le immagini presenti attualmente nella rivista sono situate su internet e costituite da materiale largamente diffuso e ritenuto di pubblico dominio. Su tali foto ed immagini la rivista non detiene, quindi, alcun diritto d’autore e non è intenzione dell’autore della rivista di appropriarsi indebitamente di immagini di proprietà altrui, pertanto, se detenete il copyright di qualsiasi foto, immagine o oggetto presente, oggi ed in futuro, su questa rivista, o per qualsiasi problema riguardante il diritto d’autore, inviate subito una mail all’indirizzo generazioneover60@gmail.com indicando i vostri dati e le immagini in oggetto.

Tramite l’inserimento permanente del nome dell’autore delle fotografie, la rimozione delle stesse o altra soluzione, siamo certi di risolvere il problema ed iniziare una fruttuosa collaborazione.

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ILLUSTRAZIONE DI ATTILIO ORTOLANI


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