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2.5.5 Fabbisogni formativi e competenze

2.5.5 Fabbisogni formativi e competenze

Il lavoro del Clust-ER Industrie Culturali e Creative sugli obiettivi strategici a sostegno del miglioramento dei livelli di innovazione, competitività e occupazione permette di identificarne anche i potenziali cambiamenti attesi, così sintetizzabili:

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Obiettivi strategici Cambiamenti attesi

FASHION

1. Valorizzare archivi Le aziende riusciranno a trasformare i loro magazzini in archivi e, in alcuni casi, gli archivi in musei 2. Digitalizz. & Shopping experience Sarà valorizzato il prodotto venduto per il singolo cliente, rendendo emozionale l’esperienza di acquisto

3. Sperimentazione materiali e funzionalizzati I nuovi materiali saranno sostenibili, funzionali e caratterizzati

ADDICT

1. Personalizzazione prodotto e shelf innovation Aumenteranno i processi di customizzazione e personalizzazione del prodotto, in ottica di approccio user design in cui il cliente diventerà partecipe del progetto di progettazione. I prodotti saranno funzionalizzati con servizi aggiuntivi rispetto all’esigenza primaria per cui sono stati realizzati.

2. Tecnologie, Culture, Creatività e

Design per la valorizzazione del prodotto Made in Italy

PATRIMONIO CULTURALE

1. Tecnologie e strumenti di digitalizzazione e conservazione del patrimonio tangibile

2. Nuovi modelli tecnologici per la gestione e fruizione degli archivi e del patrimonio digitale MULTIMODEL

1. Tecnologie abilitanti nei percorsi di inclusione didattica e formativa

2. Realtà immersiva e nuove piattaforme per il settore spettacolo

RIATTIVAZIONE URBANA E TURISMO

1. Digitalizzazione

2. Innovazione del prodotto turismo

3. Eventi generatori di mutazione urbana

4. Tecnologie, culture, creatività e design per il patrimonio e per l’ambiente costruito Il prodotto sarà una “scatola aperta” di cui saranno valorizzati tutti i componenti e il processo di produzione

Il patrimonio culturale sarà conservato, digitalizzato e reso più fruibile e accessibile anche da remoto

La gestione sarà più efficiente e la fruizione e del patrimonio digitalizzato sarà più efficace

Il sistema stesso della formazione è un’industria culturale che dovrà migliorare le modalità di fruizione e accesso attraverso le nuove tecnologie Gli eventi culturali, in primis quelli teatrali, saranno fruibili al di là del tempo e dello spazio fisico aumentando il dinamismo del settore dal punto di vista economico

Gli open data saranno al servizio del turismo e permetteranno il coordinamento e la messa in rete di tutte le opportunità del territorio, facilitandone la fruizione

Verrà creato un Place Branding per promuovere il sistema regionale a livello turistico con tutte le identità che lo compongono: moda, arte, design, cibo, cultura, industria

Verranno realizzati nuovi eventi finalizzati alla promozione della cultura creativa degli artigiani e alla creazione di relazioni fra loro in grado di generare nuove opportunità di business

Agendo in modo complementare al Clust-ER Edilizia e Costruzioni, verrà portata nuova identità e nuova vita nei piccoli e grandi contesti urbani, con attenzione anche alle periferie e in partnership con realtà internazionali che stanno attivando processi similari

L’analisi dei cambiamenti attesi può fornire utili indicazioni ad orientare le scelte in ambito educativo-formativo. Il sistema educativo-formativo del Paese risente, infatti. di dicotomie che tradizionalmente si sono perpetuate nel tempo, a svantaggio di una ricomposizione di saperi.

La prima importante contrapposizione, che caratterizza ancora oggi il sistema scolastico secondario di 2° grado e quello terziario, è fra le discipline di ambito umanistico e quelle di ambito scientifico-tecnologico. Questi due mondi si guardano con ostilità, comunicano relativamente poco fra loro e seguono percorsi diversi che incontrano grandi difficoltà ad integrarsi.

A questi ambiti se ne aggiungono altri due relativi: • all’ arte e alla creatività, di cui l’Italia dovrebbe essere leader mondiale e • all’economia e al management, che permette di tradurre qualunque attività in valore trasmissibile, prodotti, beni e servizi

ART CREATIVITY HUMANITIES

STEM Science, Technology, Engineering and Mathematics ECONOMICS MANAGEMENT

Anche in questo caso le interazioni fra tutti i 4 sistemi sono molto ridotte sebbene esistano forme di dialogo fra alcuni di questi: • quando l’arte riesce a usare le tecnologie produce qualcosa che ha una forma, • quando le tecnologie si confrontano con l’economia si ragiona sulla funzionalità e sulla rifunzionalizzazione nel contemporaneo di oggetti che prima venivano usati in modo diverso • quando l’arte si confronta con le humanities si parla di senso e significato • quando l’arte si confronta con l’economia e il management si parla di valore. La proposta del Clust-ER Industrie Culturali e Creative è di collocarsi, almeno a livello regionale, al centro di questi sistemi, per generare un comportamento virtuoso che sia capace di assorbire, attraverso un lavoro di mediazione, conoscenze e esperienze da questi quattro sistemi notevolmente rappresentati nel territorio emiliano-romagnolo, proiettando all’esterno un mix equilibrato di significato, funzione, valore e forma. Per capire le implicazioni applicative di questo modello occorre spostare il ragionamento sul piano delle professionalità. Gli esperti di tecnologie e quelli di economia management già da alcuni anni hanno cominciato a lavorare insieme condividendo una cultura “dura” di tipo matematico, logico, razionale. In regione ci sono evidenze di grande consapevolezza e ricchezza circa questo processo. Sull’altro versante i “produttori di contenuti”, cioè, gli artisti, gli autori e i creativi sono già portatori di relazioni proficue tra il mondo dell’arte e quello delle humanities. Anche in questo caso l’Emilia-Romagna è una delle regioni più ricche di queste professionalità. Ma come si costruiscono ponti tra questi due modelli di sapere nella società contemporanea? La risposta può essere trovata in un altro insieme di professionalità: quello dei progettisti e dei designer. Si tratta di figure a cui il senso comune associa spesso soltanto la capacità di disegnare merci ma il cui tratto distintivo peculiare è la cultura della progettazione. Queste figure, di ultima generazione, vivono della possibilità di attingere ai quattro “giacimenti di conoscenze” al fine di elaborare nuovi linguaggi comuni per tenere sempre sotto controllo forma, valore, funzione e significato.

Esperti di Tecnologie + Esperti di economia e management Progettisti Designer

Esperti di Humanities + Produttori di contenuto

Dal punto di vista formativo, per ognuno dei sistemi analizzati si pongono esigenze di specializzazione/verticalizzazione dei saperi ma anche, contemporaneamente, di mediazione in quanto ogni ambito deve potenziare se stesso ma anche dialogare e usare gli altri sistemi per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo.

MEDITAZIONE

SPECIALIZZAZIONE

HUMANITIES

Art& Creativity

ICC

STEM Economics Management

Il compito del Cluster ICC è generare valore dall’innesto di questi due parti del modello a T, infiltrando questa cultura dal sistema scolastico di secondo grado fino alla formazione terziaria, accademica e non accademica. Le considerazioni fin qui espresse costituiscono il framework di riferimento per ogni ulteriore riflessione in materia di professionalità, competenze e bisogni formativi che interessano verticalmente il settore ICC, anche in funzione degli obiettivi connessi all’implementazione della strategia di sviluppo intelligente regionale.

Figure professionali di riferimento

Di seguito si riportano le considerazioni relative all’impatto dei cambiamenti attesi sul sistema delle professioni, in riferimento alle diverse Value Chain.

Fashion

Nel settore moda appare con evidenza una dinamica per la quale a suggerire innovazione e a generare il delta valoriale nelle imprese è sempre più la distribuzione e sempre meno l’ambito creativo. Questa tendenza che potrebbe essere definita “inversione della catena del valore” viene recepita con diffidenza dagli imprenditori che, tradizionalmente, hanno sempre visto nel processo creativo l’unico contesto all’interno del quale generare innovazione. Ciò comporta la necessità di pensare a figure di Innovation Manager che uniscano alla competenza tecnica la capacità di essere intermediari di nuove visioni al fine di portare l’innovazione anche nella gestione dei processi. Un altro ambito che richiede un ripensamento delle professionalità del settore è legato all’obiettivo della valorizzazione degli archivi delle imprese. C’è un grande interesse da parte delle aziende, in primis, a trasformare il proprio magazzino di prototipi e prodotti, che testimoniano della loro storia, in un archivio all’interno del quale i prodotti siano catalogati e, quindi, ricercabili. Per alcune imprese, inoltre, potrebbe esserci un passaggio aggiuntivo legato al fatto di trasformare l’archivio in museo, offrendo la possibilità di rendere visitabile questo patrimonio all’interno dell’azienda, anche in connessione con altri interventi di turismo industriale. Perché questo avvenga è necessario pensare a un percorso che accompagni le imprese in questo processo ma anche a figure che siano in grado di valorizzare questo percorso e, cioè, di costruire una narrazione del futuro basata sul presente ma anche sulla valorizzazione dello storico legame fra l’azienda e il territorio. Sia per quanto riguarda l’archivio/museo sia per quel che si riferisce alla valorizzazione del brand sotto l’aspetto culturale probabilmente non servono nuove figure professionali ma un numero crescente di figure già esistenti (archivista/ professionista museale e comunicatore d’impresa) dovrà essere applicato al settore moda, con innesto di conoscenze specifiche.

ADDICT

Tre sono i temi rilevanti che emergono da questa Value Chain. In primo luogo, l’innovazione porta a un cambio di approccio e mentalità che si traduce nel fatto che il mondo della produzione del manufatto e il mondo della produzione dei servizi non sono più separati ma integrati. Il prodotto è portatore di servizi e quello che l’azienda vende non è solo il prodotto finale ma il processo per poter utilizzare al meglio quel prodotto. Ciò comporta la presenza di figure professionali diverse da quelle tradizionali della produzione, capaci di immaginare scenari imprevedibili legati alla versione intelligente di oggetti comuni, siano questi di valore modesto o importante: dalle mollette per i panni che ci avvisano quando la biancheria è asciutta alla temperatura ideale alla macchina che si guida da sola senza autista. Il tema impatta anche sul modello di business e quindi sulle figure manageriali delle imprese: nell’esempio citato sopra, le mollette per il bucato intelligenti possono, ad esempio, essere un nuovo modello di business per imprese che producono detersivi per lavatrici. In secondo luogo i processi di customizzazione e personalizzazione del prodotto modificano il rapporto tra produttore, designer e utilizzatore finale nella direzione di un approccio sempre più user design in cui il cliente diventa partecipe del progetto di progettazione. Sono sempre più numerosi i siti in cui chi si collega può customizzare in modo semplice un prodotto che si realizza sotto i suoi occhi fino al “click” finale che permette al prodotto di arrivare a casa. Dietro questo processo ci sono figure professionali con competenze digitali e conoscenze di e-commerce e di configurazione on line di prodotto. Le figure che lavorano nella fabbricazione digitale additiva diventano fondamentali. Infine, c’è il tema della funzionalizzazione del prodotto con servizi aggiuntivi rispetto all’esigenza primaria. Si pensi ad esempio a reti di luci civiche che oltre a illuminare la città, con l’aggiunta di sensori, diventano un’infrastruttura straordinaria a supporto della sicurezza urbana. In questo caso sono necessarie figure professionali capaci di gestire servizi utilizzando la mole di dati che producono.

Patrimonio culturale

In riferimento a questa Value Chain, a differenza di quanto detto per il settore Fashion, si parte dall’esistenza di un patrimonio culturale che può essere considerato come dato e la sfida diventa come renderlo più fruibile e accessibile anche da remoto, cioè come valorizzarlo. Servono nuove figure orientate alla gestione e all’interoperabilità dei dati in ambito beni culturali. C’è poi un aspetto ulteriore molto importante che affianca il tema della digitalizzazione e dell’innovazione di prodotto e che è legato al modello di business. Le imprese che operano nell’ICC non sempre hanno un modello di business che permetta di scalare, industrializzarsi e internazionalizzarsi. In collegamento con questo aspetto si pone l’esigenza di dotarsi di un’altra tipologia di figure professionali capaci di sviluppare modelli automatici per la comprensione del patrimonio culturale. Queste figure dovrebbero essere in grado di recuperare il patrimonio culturale grazie anche ad investimenti in tecnologie sostenibili che consentano il recupero di costi.

Multimodel

In riferimento all’obiettivo strategico Piattaforme per formazione e e-learning, emerge la necessità di dotarsi di educatori con competenze digitali. In particolare l’accento è posto sulla necessità di trasformare l’educatore di sostegno in ambito scolastico in un digital coach, sul modello di quanto sta già avvenendo in altri paesi europei. In specifico si pensa a una figura in grado di progettare, sperimentare e valutare soluzioni digitali innovative, con un focus importante sugli studenti BES (Bisogni Educativi Speciali). Si stima che circa 4.000/5.000 operatori in regione EmiliaRomagna potrebbero essere potenzialmente interessati da questa trasformazione della professione. A coordinare questa operazione potrebbero essere le cooperative sociali che, in accordo con enti di formazione e altri stakeholder locali, potrebbero assumere un ruolo non solo di fornitori di servizi ma di portatori di innovazione.

Riattivazione urbana e turismo

In riferimento ai diversi obiettivi strategici sottesi a questa Value Chain emerge la necessità di ripensare a nuovi ruoli che progettisti e codesigner potrebbero avere nel facilitare i processi di riattivazione urbana. A queste figure spetterebbe il compito di facilitare l’integrazione delle politiche del territorio con innervazione fra cultura, sviluppo economico e governo del territorio, creando occasioni di dialogo e linguaggi comuni.

Macro aree di competenze e ruolo della formazione

In linea generale si ribadisce la necessità di formare figure che sappiano attingere a diversi linguaggi, non solo tradizionali. Questo non significa limitarsi a “giustapporre”, all’interno dei percorsi di formazione terziaria, discipline di tipo scientifico-tecnologico accanto a discipline di tipo umanistico, ma costruire percorsi di mediazione che diano senso alla ricomposizione dei saperi così come anche al superamento di altre inutili contrapposizioni come quelle fra teoria e prassi o fra cultura alta e cultura bassa. A seguire vengono descritte alcune macro-aree di competenza riferite alle diverse Value Chain.

Fashion

• la prototipazione e la stampa 3d • la gestione di grandi moli di dati

Patrimonio culturale

Per quanto si riferisce alle figure professionali di cui si avverte l’esigenza in relazione alla Value Chain del Patrimonio Culturale, il percorso formativo ritenuto più adeguato è quello dell’Alta formazione e ricerca in cui le competenze chiave da sviluppare riguardano modelli di: • machine learning • deep learning • analisi automatica di metadati • analisi automatica del contenuto artistico • visione artificiale • taggatura e miglioramento del recupero dei dati

Multimodel

Con riferimento alla trasformazione dell’educatore in digital coach le competenze chiave sono quelle individuate nell’ambito del Digicomp 2.117: • informazione e data literacy • comunicazione e collaborazione • creazione di contenuti • sicurezza • problem-solving

Per quanto riguarda la registrazione di richieste espresse dalle aziende, si rileva che le aziende sentono l’esigenza di customizzare al massimo la formazione attraverso percorsi ad hoc. Questo comporterebbe un incremento della parte di formazione da svolgere in azienda. Per quanto si riferisce alle competenze chiave da implementare troviamo: heritage marketing, per accompagnare i percorsi di trasformazione dei magazzini delle imprese della moda in archivi e musei. Si tratta di una disciplina emergente volta a far sì che le attività di marketing e comunicazione prevedano l’utilizzo del patrimonio storico di una marca per rafforzarne la posizione sul mercato. Attraverso l’interpretazione della propria storia, l’impresa si posiziona in modo autorevole nel contesto contemporaneo (brand heritage) e, facendo leva anche sugli elementi emozionali della propria storia, instaura, attraverso lo storytelling, un rapporto di empatia con il consumatore (marketing relazionale) tecnologie digitali a supporto della digitalizzazione della filiera ma anche dell’integrazione dei servizi prototipazione rapida e scopo della personalizzazione, materiali sostenibili, funzionali e caratterizzati

ADDICT

Le competenze chiave in questo ambito riguardano principalmente: • le applicazioni di design evoluto che permettono l’interazione con oggetti che si vanno a creare Competenze e professioni18

In aggiunta al lavoro svolto dal Clust-ER sul tema educativoformativo, è utile riportare anche l’elenco delle professioni che si possono citare tra i trend professionali particolarmente innovativi: • Fashion Innovation Manager: il settore moda sta vivendo una fase di cambiamento che va gestita. Perché un’azienda del fashion riesca a vincere le sfide della competitività, infatti, occorre combattere la diffidenza dagli imprenditori che, tradizionalmente, hanno sempre visto nel processo creativo l’unico contesto all’interno del quale generare innovazione. Per questo è necessaria il Fashion Innovation

Manager, una figura che unisca la competenza tecnica con la capacità di essere intermediari di nuove visioni per portare l’innovazione anche nella gestione dei processi di produzione in ambito moda. • Content Specialist: si occupa di produrre contenuti, sia testuali che multimediali, che siano efficaci per piattaforme web. Questo professionista non lavora da solo ma ha in squadra un copywriter e un web designer che renda graficamente l’idea che il content specialist ha sulla base della richiesta del committente. • e-Commerce Payment Specialist: in un momento in cui le aziende vendono sempre più attraverso il web, un esperto di standard, tecnologie e attività correlate al commercio elettronico diventa una figura indispensabile. Le sue competenze vanno dalla logistica all’amministrazione senza prescindere dal marketing per avere una visione

17 Il Quadro delle Competenze Europee Digitali per i Cittadini, noto anche come DigComp, è uno strumento per migliorare la competenza digitale dei cittadini; pubblicato nel 2013 è diventato un punto di riferimento per molte iniziative finalizzate allo sviluppo della competenza digitale a livello europeo e degli Stati membri. DigComp è stato sviluppato dal Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione Europea come progetto scientifico basato sulla consultazione, e con il contributo attivo, di un ampio numero di soggetti e decisori politici provenienti dai settori dell’industria, istruzione e formazione, mondo del lavoro e parti sociali. Nel 2016 è stato pubblicato DigComp 2.0 contenente aggiornamenti relativi alle aree, descrittori e titoli delle competenze. Nel 2017 è stato pubblicato un ulteriore aggiornamento: DigComp 2.1. 18 Tratto da https://www.emiliaromagnatalenti.it/.

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