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GH Luxury Magazine Ed. Vinitaly 2022

Lectio magistralis vino e arte

L’intervista al Professor Sgarbi

“Lectio magistralis wine and art” - Interview with Professor Sgarbi

Immaginate di essere in un salotto, degustando un bicchiere di buon vino, che aiuta ad avviare una conversazione, impedendo che la naturale soggezione nel fare quattro chiacchere col più autorevole storico dell’arte, prenda il sopravvento. Personaggio poliedrico, impegnato nella politica, saggista dalle ricchissime pubblicazioni e critico d’arte, nonché opinionista e personaggio televisivo: il Prof. Vittorio Sgarbi.

Prof. Sgarbi, innanzitutto anticipo i ringraziamenti per il tempo che mi sta dedicando. Essendo io un discreto profano, quando cerco un nesso tra vino e mondo dell’arte, arrivo unicamente a vedere la raffigurazione pittorica di un momento di vita, o la trasposizione di un mito, quasi una fotografia e vengo colto dalla certezza che mi stia sfuggendo qualcosa di estremamente rilevante. Autorevolmente Lei è l’unico che può riuscire ad approfondire a me e a coloro che ci leggeranno, quali nessi intercorrono tra vino ed arte.

“Come tutti, fin da bambino ho sottovalutato il mondo contadino, considerandolo povero e marginale. Oggi, l’idea che il Prosecco e Giotto, ma penso anche alle Langhe, siano entrambi Patrimonio dell’Umanità, vuol dire che vivere in quei luoghi è un orgoglio culturale, e la consacrazione di ciò che diceva, poeticamente, Tonino Guerra, e che Carlin Petrini, facendone una filosofia, e Oscar Farinetti, portandola nel mondo, hanno contribuito a diffondere. Oggi il vino non è più un concetto popolare, ma universale, e la sua è una cultura di massa. I valori legati al vino sono così

Imagine being in a living room and tasting a glass of good wine just to help you overcome awe during interaction with the most Italian authoritative art historian with whom you are starting an interview in a few minutes. A multifaceted character, committed to politics, an essayist with a wealth of publications and an art critic as well as a columnist and television personality: Prof. Vittorio Sgarbi.

Prof. Sgarbi, first of all I want to thank you for the time you are dedicating to us. Being a fairly layman, when I look for a link between wine and the world of art, I only get to see the pictorial representation of a moment of daily life, or the transposition of a myth, almost a photography, and a sudden feeling comes over me: that I am certainly missing something extremely relevant. You are the only eminent expert who can help our magazine readers and me understand the links between wine and art.

“Like everyone, since I was a child I have underestimated the peasant world, considering it poor and marginal. Today the idea that Prosecco and Giotto, but the Langhe too, I think, are both World Heritage Sites, means that living in those places is to be considered a cultural pride; the consecration of what Tonino Guerra said poetically, and that Carlin Petrini, making it a philosophy, and Oscar Farinetti, bringing it to the world, helped to spread. Today wine is no longer a popular concept, but a universal one, and it is a mass culture. Values related to wine are so high to make it good for hu -

elevati che ne fanno un bene dell’umanità, e con l’arte rappresentano un’unica idea di civiltà e di cultura. Un tempo c’erano artisti come Michelangelo ed i contadini producevano vino, oggi ci sono artisti sedicenti ma grandi produttori di vino”.

Ho letto in una sua intervista che tra i suoi vini preferiti, il Brunello spicca in maniera preponderante, sappiamo che due annate sono spesso citate come capolavori, il 2015 ed il 2019, celebrate da una piastrella dedicata al Brunello. Come definirebbe questo vino?

“È come Raffaello (che porta a teatro in una delle sue magistrali performance), perché io posso dire “c’è Raffaello e c’è il Brunello”, e posso parlare del Brunello “da” Montalcino, uno dei vini simbolo delle eccellenze italiane, conosciuto in tutto il mondo, come di Michelangelo Merisi da Caravaggio, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, che deve il suo nome al paese di origine”. E di un territorio del vino come Montalcino ne ho parlato nel mio libro “Dell’Italia. Uomini e Luoghi”, scritto quasi 20 anni fa, a proposito del vento che spazza i vigneti e la collina, come la sua più insospettabile particolarità.

manity, together with art they represent only one idea of civilization and culture. Once there were artists like Michelangelo and farmers producing ordinary wine, today there are ordinary artists but great wine producers “.

In one of your interviews you have said that among your favorite wines Brunello stands out in a predominant way. We know that two vintages are specifically often quoted as masterpieces, 2015 and 2019, and they are celebrated with a title dedicated to Brunello. How would you define this wine?

“It is like Raffaello (who he takes to the theater in one of his masterful performances), because I can say” there is Raffaello and there is Brunello “, and I can speak of Brunello” from “Montalcino”, among wines symbol of the Italian excellence , known all over the world, as of Michelangelo Merisi da Caravaggio, among the greatest artists of all time, who owes his name to the town of origin. And I talked about a wine territory like Montalcino, in my book “Dell’Italia. Uomini e Luoghi”, written almost 20 years ago, that describes the wind sweeping vineyards and the landscape hills as its most unexpected peculiarities.

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“Tutto quello che diciamo dell’arte, possiamo dirlo del vino, perché il vino è un’opera d’arte straordinaria che riguarda la vita e la terra, come la vita e come l’arte”.

Professore, posso chiederle un breve excursus con accenni a quelli che ritiene le più rappresentative forme di nesso tra vino e arte, i nostri lettori son convinto, ne sarebbero ben lieti.

A partire dal 1750 secoli a. C., come nelle “Scene di Vendemmia” nella Tomba egiziana di Nakht a Sheikh Abd el-Qurna con i contadini che raccolgono l’uva, in un rapporto diretto e bellissimo con il mondo della natura. Con la “Vendemmia” , raffigurata con dettagli sublimi e raffinatezza assoluta, nella scultura medievale del Duecento, come nella cattedrale della mia città, Ferrara, dal Maestro dei Mesi. Ma tra gli archetipi, c’è anche Mantegna, il pittore dell’antico per eccellenza nel Quattrocento, secolo del Rinascimento, con i suoi celebri “Baccanali” , che rappresentano Bacco nel momento dell’ebrezza. Rinascimento in cui tra i capolavori assoluti, c’è il “Bacco” di Michelangelo, che sembra quasi ballare ispirato dall’ebrezza del vino. Nudità più profana, è quella dell’ “Ebrezza di Noè” del Bellini, siamo nel Cinquecento e di fronte ad un pittore veneziano che ebbe certo più fortuna del contemporaneo Carpaccio, prestando il suo nome, per opera del patron dell’Harry’s Bar di Venezia, Arrigo Cipriani, ad un cocktail invece che alla carne cruda, classico esempio di come “un piatto si sia mangiato il pittore” (Professore la percepisco vagamente ironico in questa affermazione). Che tra i più mirabili esempi e pittori, cito anche Tiziano, ed il suo “Baccanale” , con un nudo femminile in ebrezza ma meraviglioso, capace di dare armonia anche al disordine dei sensi. Senza dimenticare le tante raffigurazioni dell’ “Ultima Cena” , volgiamo uno sguardo a Leonardo, ma accanto a quella di Tiziano, mostra quella del Pontormo che raffigura una scena quasi domestica.

Ma ci sono anche le meravigliose raffigurazioni del passaggio agricolo, come l’ “Autunno” con la vendemmia del Bassano. Ed, esempi eccelsi di pittura in presa diretta, anche i grandi naturalisti non possono non raccontare il vino nella quotidianità, come fa il Carracci nel “Ragazzo che beve” , raffigurato con la stessa semplicità del più celebre “Mangiafagioli”. Bellissimo, anche il grottesco “Bacco” del Bastianino, ma su tutti, c’è un

Everything we say about art we can say about wine, because wine is an extraordinary work of art that concerns life and the earth, the same as life and art “.

Professor, can I ask you for a short excursus with hints on what you consider the most representative connection forms between wine and art? Our readers, I am convinced, would be delighted.

Starting from 1750 a. C., there are many examples, like the “Grape Harvest Scenes” in the Egyptian Tomb of Nakht in Sheikh Abd el-Qurna, where farmers harvest grapes, in a direct and beautiful relationship with the world of nature. Or the “Harvest”, depicted with sublime details and absolute elegance in the medieval sculpture of the thirteenth century, in the cathedral of my city Ferrara, by the Master of the Months. But, among the archetypes, there is also Mantegna, the painter of antiquity par excellence in the fifteenth century, the Renaissance period, with his famous “Baccanali” , which represents Bacchus inebriated by the strong wine. Renaissance where among the absolute masterpieces, there is the “Bacchus” by Michelangelo, who, inspired by the euphoria of his wine, seems almost to dance. Bellini’s “Ebrezza di Noè” is a more profane nudity, we are in the sixteenth century and in front of a Venetian painter who certainly had more luck than the contemporary Carpacio, because, thanks to Arrigo Cipriani patron of Harry’s Bar in Venice, could lend his name to a cocktail instead of raw meat. A classic example of how “the painter ate a dish” (Professor! Your words seem faintly ironic in this statement..). Among the most excellent examples and painters, I would also mention Tiziano, and his “Baccanale” , with an intoxicated but wonderful female nude, capable of expressing harmony even in the disorder of senses. Without forgetting the many depictions of “L’ Ultima Cena” Let’s take a look at Leonardo’s masterpiece but, next to that, also at Tiziano’s art work and Pontormo’s one. depicting a scene almost domestic.

But there are also the wonderful depictions of the Agricultural Period, such as the “Autumn” with Bassano’s “Harvest”. And excellent examples of live painting … even the great naturalists cannot fail to talk about wine in everyday life, as does Carracci in “Ragazzo che beve” (Boy who drinks), depicted with the same simplicity of the more famous “Mangiafagioli” (Bean eater). The grotesque “Bacco” by Bastianino is also beautiful but, above all, there is an

maestro assoluto, del realismo e anche nel raffigurare il tema del vino, e che lascerà l’impronta per tutto il Seicento: Caravaggio, il cui “Bacco” è “un quadro meraviglioso anche con la sua aria strafottente, prima natura morta moderna, replicata anche nella “Cena in Emmaus” , con la sua capacità di cogliere l’attimo e il momento decisivo come un fotografo”.

E il vino è anche seduzione come nella “Cena con suonatore di liuto” del fiammingo Van Honthorst, che raffigura una piacevole serata. Pittore meraviglioso e primo caravaggesco, anche Ribera raffigura “Sileno” ma più vecchio e con assoluto realismo, perciò bellissimo. All’opposto, c’è il classicismo di Poussin, il più grande pittore francese del Seicento, e del suo “Baccanale” raffigurato con una solennità che non è certo propria della scena, fa notare Sgarbi. Genio dei sensi, il grande Rubens raffigura “Bacco” con ironia, ma il Seicento, è ricchissimo di testimonianze della presenza del vino dell’arte, da Vermeer a Luca Giordano, per citare i più famosi, fino al “Bacco fanciullo” di Guido Reni, classico ed idealizzato all’opposto del realismo caravaggesco.

absolute master of realism, able to depict the theme of wine magnificently, who will leave his mark throughout the seventeenth century: Caravaggio, whose “Bacco” is a beautiful picture, the first modern still life with its arrogant air, also replicated in “Cena a Emmaus” (Supper at Emmaus), that shows the artist’s ability to capture the really decisive moment, just like a photographer “.

And even wine is seduction, like in “Cena con suonatore di liuto” (Dinner with a lute player) by the Flemish Van Honthorst, that tells us about a pleasant evening. Delicious painter, early Caravaggesque, also Ribera paints “Silenus” , but older and with absolute realism therefore beautiful. On the other side there is the classicism of Poussin, the greatest French painter of the seventeenth century and of his “Baccanale” , represented with a solemnity certainly not typical of the scene.” (Sgarbi underlines). “Genius of the senses, the great Rubens portrays “Bacco” with irony, but the seventeenth century is very rich in evidence of the presence of wine in art, from Vermeer to Luca Giordano, to name the most famous, up to “Bacco fanciullo” (Bacchus as a child) by Guido Reni, classic, idealized, the opposite of Caravaggio’s realism.

E sulla scia del Classicismo, il connubio è floridissimo anche nel Settecento, dalla “Baccante e satiri” di Sebastiano Ricci, ma si torna anche a raffigurare la quotidianità, ne “Gli spillatori di vino” di Giacomo Ceruti e ne “L’allegra coppia” di Pietro Longhi. Di Canova non conosciamo opere con il vino, ma quelle dei suoi allievi come l’ “Ammostatore” di Lorenzo Bartolini e Luigi Bienaimè con la “Baccante danzante” , nell’Ottocento.

E si arriva ai capolavori della modernita e dell’Impressionismo come “Il bevitore” di Cézanne, e come, e siamo all’inizio del Novecento, l’ “Autunno in Versilia” di Plinio Novellini, “il D’Annunzio della pittura” . Fuori dagli schemi delle avanguardie perché tradizionalista, c’è anche l’ “Autunno” di Tito, e, in pieno Futurismo, Depero con “Il Bevitore di Anacapri” .

In epoca fascista, anche Gisberto Ceracchini, “nuovo Giotto non ancora rivalutato”, raffigura grappoli d’uva nel “Riposo” . Infine, e concludo in questo viaggio unico tra i capolavori dell’arte italiana, c’è Guttuso con la sua “Natura morta con la scure” , scomposta e cubista, tra avanguardia e tradizione. Tremila anni di storia, di arte e di vino. Fin ad oggi.

Potete ben immaginare l’emozione di aver recepito le affermazioni del Prof. Sgarbi, essere protagonisti di una vera e propria breve Lectio Magistralis che mi ha permesso di colmare in parte quanto fino ad oggi mi sfuggiva analizzando il nesso tra vino ed arte, è impagabile. Grazie ancora professore, io l’ascolterei per ore, ciò che è certo che il mio assaggiare un vino oggi sarà molto più rispettoso di quanto non lo sia mai stato.

Per la realizzazione del presente articolo si ringrazia : Nino Ippolito , Ufficio Stampa

Passaggi tratti da una Lectio Magistralis sul Brunello da Montalcino

And we can say that, on the path of Classicism, the combination is also very flourishing in the eighteenth century, like in “Baccante e satiri” by Sebastiano Ricci, but there is also a return to an artistic representation of everyday life, as in “Gli spillatori di vino” by Giacomo Ceruti or “L’allegra coppia” by Pietro Longhi. Actually we don’t know works with the theme of wine made by Canova, but there are paintings by his pupils with this subject, such as Lorenzo Bartolini’s “L’ammostatore” and Luigi Bienaimè’s “ Baccante danzante” , realized in the nineteenth century.

And we arrive at the masterpieces of Modernity and Impressionism such as “Il bevitore” by Cézanne and, we are at the beginning of the twentieth century, “Autunno in Versilia” by Plinio Novellini also known as “the D’Annunzio of painting” . Outside the box of the avant-garde because traditionalist, there is also “Autunno” by Tito, and, in full Futurism, “Il Bevitore di Anacapri” by Depero.

In the Fascist era, even Gisberto Ceracchini, “new Giotto” (not yet revalued) depicts bunches of grapes in “Riposo.” Finally, and I conclude this unique journey among the masterpieces of Italian art, there is Guttuso with his “Natura morta con l’ascia” , a decomposed and cubist piece of art , between avant-garde and traditional. Three thousand years of history, art and wine. Up to the present day.

You can well imagine the emotion I had listening to Prof. Sgarbi’s words, words that made me actually feel the protagonist of a real Lectio Magistralis. Although short, teaching me how to analyze the connection between wine and art, this lesson let me fill a gap in my culture that, till now, I even didn’t know to have, this is priceless! Thanks again Professor, I would listen to you for hours and I can say that, starting from today, surely I will be tasting wine with much more respect than I ever did.

For the realization of this article we thank: Nino Ippolito , Press Office

Excerpts from a Lectio Magistralis on Brunello da Montalcino

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