Il signor Guido Cavalcanti che Dante ha portato con sé Il telefonista aveva una voce calma, educata, suadente. «Nessun abbonato della provincia risulta chiamarsi Guido Cavalcanti». Poi aggiunse: «Richiami l' anno prossimo, la farò parlare direttamente con Babbo Natale». Evidente che il telefonista spaccone voleva canzonarmi. Ma quel nome anacronistico esisteva davvero. Guido di nome. Cavalcanti di cognome. Seconda colonna in alto a sinistra. Seguito da indirizzo, numero civico, telefono. Detto fatto, composi l' apposito numero del signor Guido Cavalcanti. Il prefisso, e uno dietro l' altro, tre, due, cinque. Per ultimo lo zero. «Il numero dell' abbonato è inesistente», annunciava una voce registrata. Così la prova del nove aveva fatto flop. E come davvero aveva asserito il telefonista, Guido Cavalcanti c' era nell' elenco ma non di fatto. La briga d' incontrarlo era rimasta a me. A chi altri interessava, perché si vive lo stesso senza Cavalcanti. C' erano però delle domande. Insolute facevano capolino sulla vicenda. S' affacciavano pian piano come da una finestrella a cucù. Il signor Guido Cavalcanti aveva cambiato casa? Il signor Guido Cavalcanti aveva sostituito il numero telefonico dell' abitazione a nome della moglie? Nell' elenco ufficiale Guido Cavalcanti era residente in via Tal dei Tali. Così, sulla strada che va verso il centro città, muovevo i miei passi. Avevo trascritto dall' elenco al notes l' indirizzo di Guido Cavalcanti. Se l' orientamento mi era compagno, dopo la prossima strada, la seconda traversa a destra era via Tal dei Tali. Il numero civico era dispari così attraversai dalle strisce pedonali. L' abitazione, forse due portoni più sotto. Accanto c' era un negozio illuminato. L' odore invitante. Era un panificio che esponeva al bancone dei panetti croccanti appena sfornati. Poi il panettiere buttò una voce al ragazzo delle consegne: «I semprefreschi per la signora Cavalcanti». Il numero civico 43 era l' abitazione del signor Guido Cavalcanti. Sull' uscio uno zerbino prestampato SALVE. Le pareti dell' ingresso rivestite di marmo apuano, e ad altezza occhi quattro dorati campanelli, stile antico, con nomi e cognomi scritti in calligrafia Old English. Li lessi in una scorsa, un nome dietro l' altro, Battista Torricelli, Boris Leonodovic Pasternak, Byron Antonietta e Guido Cavalcanti, l' ultimo a destra. Vado per suonare e la signora del piano basso mi butta un' occhiata. Mi spia. «A chi cerca?». «Guido Cavalcanti», rispondo. «Dante se l' è portato». E si fa la croce svelta.
GIANFRANCA CACCIATORE