Il signor Tasso e il cane che si chiama Torquato Il signor Michele Tasso abita a Palermo in un condominio. Vive in compagnia del suo Terranova. Soprannominato Torquato. «Me lo domandano spesso - dice - "Per caso sei parente dal poeta?". E io rispondo: vengo e mi spiego». Racconta Michele Tasso che suo zio, giornalista dell' Ora, fece a suo tempo ricerche e scoprì che l' eroe romantico è probabilmente un antenato della famiglia. Cosa si prova a chiamarsi così? «È un onore», dice il signor Tasso, «ma questo cognome non è detto che porti fortuna. Il poeta soffriva di manie di persecuzione. Si racconta che una volta conversava con la bella Lucrezia, e temendo di essere spiato da un servo lo aggredì fulmineo con un coltello. Temeva il vilipendio alla religione. Vedeva le fiamme... soffriva di allucinazioni». Per il suo cognome, ricorda qualche evento divertente. «Da ragazzino, in classe», racconta, «ero guardato con ammirazione quando la professoressa diceva: interroghiamo Tasso...». Dice di essere un romantico, e sospira: «"Amor di nostra vita ultimo inganno, t' abbandonava. Ombra reale e salda ti parve il nulla, e il mondo inabitata piaggia": è un verso di Leopardi». Poi chiosa: «È la canzone "Ad Angelo Mai" scritta dal Leopardi rievocando Torquato Tasso. Sa, l' amore è disperato non solo per i poeti...». Che cosa significa, signor Tasso? «Che gli amanti felici si contemplano in uno specchio~ Una volta m' incantò un viso angelico, riflesso nello specchietto del motorino, ma qualcosa stava in agguato. Stavo per raggiungere questa ragazza quando due tipi loschi mi affiancarono. Uno mi ha assaltato alle spalle, ha strozzato il mio collo con la mano. L' altro mi ha puntato la pistola alle tempie. E la ragazza scappò via. Ma che ci possiamo fare? Ci vuole pazienza. Prima o poi passerà anche da noi la stagione felice». Il signor Tasso, tuttavia, è un ottimista. Vive alla giornata. Ha passione per il suo lavoro. Trascorre bene il tempo libero, ogni tanto va in discoteca. Gli piace soprattutto il mare, dove oltre alle avventure romantiche gliene capitano di tutti i colori. Racconta quello che gli è accaduto in Sardegna: «A Cabras c' è un litorale di sassolini bianchi e neri che sembra riso. Passeggiavo scalzo sulla spiaggia mentre il mio cane Torquato correva davanti a me abbaiando contro il sole. Era l' alba quando a un certo punto una pattuglia di camion e furgoni posteggiò sulla spiaggia. Arrivò anche una gru che cominciò a caricare quintali di sassi sugli automezzi. Forse per portarli nelle ville dei miliardari... di Marta Marzotto e della sua combriccola. Era così vergognoso che chiamai la polizia. In un attimo le volanti circondarono la spiaggia. I malfattori non avevano scampo, tranne uno di loro che per fuggire si buttò a mare e cominciò a nuotare. Prontamente il mio cane Torquato, credendo che stesse affogando, si buttò in acqua per soccorrerlo. E lo portò sulla rena tutto inzuppato, sotto lo sguardo del carabiniere». GIANFRANCA CACCIATORE