SAFETY BUSINESS NEWS 04/2021

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SAFETYBUSINESS NEWS

SICUREZZA

AMBIENTE

PRIVACY

COS’È LA CULTURA DELLA SICUREZZA COSA SIGNIFICA NEL CONCRETO Perché in tanti blog, sui giornali, in televisione si parla della cultura della sicurezza? Cosa intendiamo quando usiamo questi termini? Non sembra qualcosa che si mangia, eppure a guardare bene sembra che ne manchi un bel po’. Vediamo insieme perché Per cultura della sicurezza si intende l'insieme di credenze, percezioni e valori che i lavoratori condividono in relazione ai rischi all'interno di un'organizzazione, ad esempio un luogo di lavoro o una comunità (fonte Wikipedia) Cosa significa nel concreto? Immaginiamo un lavoratore che viene incaricato di cambiare una lampadina dell’ufficio, va in magazzino, prende la lampadina di scorta e arriva nell’ufficio dove si trova quella bruciata. Non ha una scala pertanto sale sulla sedia, prosegue sul tavolo. Allunga le braccia per arrivare al lampadario, ma non ci arriva e la scala è in magazzino. [segue a pag. 2]

24 maggio 2021 un altro giorno da ricordare. Un altro evento che rattrista tutti noi Il grave incidente sul Mottarone, nella zona di Stresa, in provincia di Verbania, che per la maggior parte di noi nemmeno sapevamo che esisteva. Si è staccata una cabina della funivia, per la rottura di un cavo portante. Sono morte 14 persone. 14 vite spezzate per cosa? C'è anche il "disastro colposo" tra i reati ipotizzati dalla procura di Verbania che sta indagando con grosse difficoltà a capire cosa è successo.

Per approfondimenti: urly.it/3d-9f

Per rischio elettrico si intende la probabilità che si verifichi un evento dannoso a causa di contatto fisico con elementi sotto TENSIONE. In Italia avvengono mediamente circa 400 infortuni mortali per elettrocuzione ogni anno; più del doppio della media europea di decessi dovuti a infortuni elettrici per milione di residenti. • Il 4¸5% degli infortuni da elettricità ha esito mortale. La maggior parte degli infortuni domestici avviene nel bagno. I cantieri edili hanno una elevata percentuale di infortuni elettrici: si verificano sulla betoniera, nell’uso degli apparecchi portatili, per contatto con linee elettriche aeree, ecc.

L’utilizzo del carrello elevatore richiede la massima attenzione ed il rispetto di precise regole da parte dell’operatore, in quanto manovre o comportamenti impropri possono causare conseguenze, anche particolarmente gravi, sia alla propria che all’altrui incolumità. A tale fine la normativa prevede che l’operatore deve essere opportunamente formato e addestrato. I requisiti minimi dei corsi di formazione teorico-pratici per i lavoratori addetti alla conduzione di carrelli elevatori con conducente a bordo. La partecipazione alla formazione ed il superamento delle prove di verifica previste, produce il rilascio dell’abilitazione nominativa.

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20 luglio 2021

SAFETY NEWS

SAFETY BUSINESS ANNO 2021 NR. 4

-IL GIORNALE DIGITALE -

COS’È LA CULTURA DELLA SICUREZZA Ormai è lì, non può perdere altro tempo per cambiare una semplice lampadina, quindi mette la sedia sul tavolo, si arrampica e cambia la lampadina Probabilmente a molti di voi lettori non sembra esserci nulla di strano, anzi possiamo considerare il lavoratore intraprendente che non ha perso tempo, si è arrangiato senza chiedere aiuto ad altre persone, ha risolto il problema e soddisfatto la richiesta. Ha manifestato un modo di risolvere i problemi, uno stile dell’azienda. Nelle aziende i lavoratori si adattano alle regole (scritte e non scritte) che vengono applicate tutti i giorni. Imparano ad affrontare i problemi con un metodo che è il più consono allo stile dell’azienda, perché accettato dai più, apprezzato dai capi, comodo per il lavoratore che ottiene il massimo risultato con il minimo sforzo. In realtà è un lavoratore che non va lodato, perché non ha dimostrato professionalità. Cosa sarebbe successo se per cambiare una lampadina fosse caduto dal “castello di carte” costruito per arrivare al soffitto? Oltre all’eventuale infortunio (a volte mortale, a volte no), quante persone sarebbero state coinvolte perché un lavoratore si è arrangiato con quello che aveva a disposizione? Se fosse caduto, quale perdita di tempo ci sarebbe stata per gestire i controlli delle autorità, le assenze del lavoratore, la mancata produttività, … In sintesi, quali costi sarebbero stati sostenuti? Se ti stai chiedendo perché non ha dimostrato professionalità te lo spiego subito. Se a te che stai leggendo viene chiesto di cambiare una lampadina (in casa come al lavoro), ti deve essere ricordato che la lampadina si trova in un lampadario sul soffitto? E se è così in alto, ti deve essere ricordato di prendere una scala perché altrimenti non ci arrivi? Inoltre, la scala era presente (in magazzino) e in molte nostre aziende è presente: non verrete a dirmi che mancano i soldi per comprare una scala, quindi non si dispone di un’attrezzatura (la scala) perché è un costo eccessivo, oppure è un costo inutile? La realtà è che dobbiamo conoscere la storia e capire da dove veniamo per renderci conto dove stiamo andando. Nel secondo dopoguerra il nostro Paese è stato oggetto di un grande boom economico. I bombardamenti avevano distrutto tutto, l’edilizia era incentivata per dare case a tanti lavoratori. Molti si spostavano al Nord perché l’industria viveva un ottimo periodo di sviluppo, grazie alle nuove tecnologie, principalmente la chimica, che permettevano di ottenere le stesse cose di prima a prezzo più basso. Famoso lo spot pubblicitario della Moplen per cui gli oggetti diventavano leggeri, resistenti, ma soprattutto economici. Negli anni 50 quindi la preoccupazione era di fare, fare, fare perchè le opportunità per fare soldi erano dietro l’angolo. Insomma, una specie di far west dove gli uomini di buona volontà potevano riscrivere il proprio futuro. In quegli anni però le statistiche INAIL ci dicono che morivano 4000/5000 persone all’anno (stiamo parlando di 10/13 persone al giorno che morivano per il lavoro) Come mai tutti questi morti? Qual era il problema? Potremmo sintetizzare dicendo che le persone lavoravano senza fare attenzione, in realtà dobbiamo dire che lavoravano arrangiandosi come il lavoratore di prima, facendo del loro meglio per risparmiare e guadagnare il più possibile. Sia ben chiaro, non lo facevano coscienti di rischiare la pelle di qualcuno: i morti o gli infortunati arrivavano per inesperienza, per risparmio (forse considerato necessario, visto i tempi precedenti della guerra), ma soprattutto per mancanza di competenze. Ci si inventava un lavoro senza sapere i rischi che si correvano.

La plastica della Moplen, l’amianto, i “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin, ... Tutto sommato questa laboriosità italiana ha fatto grande il nostro paese: aziende che sono diventate leader mondiali, alcune sono eccellenze invidiate da tutti, altre producevano e producono tutt’ora prodotti di qualità indiscutibile. Il mondo però è andato avanti e le tecnologie sono cambiate: oggi la plastica vive un periodo negativo per l’inquinamento diffuso generato negli ultimi decenni, i computer sono diffusi per fare qualsiasi cosa (anche sostituire l’uomo), la globalizzazione ci mette in concorrenza con aziende estere meno costose, ma il modo di risolvere i problemi quotidiani è rimasto ancora quello. Ricordo ancora che qualche anno fa, la vasca interrata della lavastoviglie perdeva acqua (sporca). Quando ce ne siamo accorti, sono andato sul mio computer a verificare come mai e cosa potevo fare. Ricordavo qualcosa in merito dai miei studi, ma essendo passato molto tempo, ho preferito “googlare” (come si dice oggi) e nel giro di dieci minuti ho trovato il problema: nel tempo si forma un tappo, basta romperlo con un bastone e si risolve tutto Mentre io cercavo sul web, mio suocero con mio figlio, risolvevano il problema alla vecchia maniera: mio figlio con le braccia dentro la vasca (sporcandosi tutto) batteva le pareti della vasca in cerca del buco ostruito. A furia di battere (guidato da mio suocero che per la sua età sapeva cosa fare, ma non riusciva a farlo) ha trovato il tappo, l’ha rotto e l’acqua ha ripreso a defluire. Due approcci diversi del problem solving, due culture diverse. Mio suocero non andrà mai a vedere su Google come fare ed abituato com’è dai suoi cinquant’anni di esperienza nel mondo del lavoro, farà sempre così. Più o meno capisce qual è il problema e anche se si sporca un po’, userà le sue mani (lo strumento più importante e fantastico che abbiamo) fino a quando a furia di tentativi riuscirà a risolvere il problema. Io vengo da un’altra generazione, dove prima devo capire cosa fare e poi, in base alle informazioni raccolte, prendo le mie decisioni. Il tempo è uguale, ma almeno non mi sarei sporcato nel tentativo di capire, non avrei messo a rischio me, la mia pelle, i miei polmoni, … Forse l’esempio è poco significativo per i rischi della sicurezza, ma il concetto è valido comunque. È il modo di affrontare le sfide quotidiane che richiede un cambio di pensiero. Poco o tanto il rischio, i problemi devono essere affrontati facendo le cose come si deve, ma comunque in sicurezza. Alla fine degli anni Novanta stavo studiando nel mio primo corso sulla sicurezza sul lavoro in un centro professionale della nostra zona. Il professore, dopo averci spiegato come si fa una valutazione dei rischi, ci ha detto di andare in giro per la scuola e provare a farne una. Siamo entrati nel laboratorio di macchine dove i ragazzi imparavano ad utilizzare trapani, torni, frese, … macchine pericolose. Siamo andati dal professore del laboratorio, un ex capo reparto in pensione che prestava la sua esperienza per formare le giovani leve. La prima cosa che ci ha detto è stata che quando arriva una macchina nuova, gli tolgono le sicurezze, perché con quelle non si può lavorare. Quando hai un insegnante che ti prepara in questo modo, cosa puoi imparare? Ovvio che macchine vecchie, ammodernate solo con le protezioni di oggi, non rendono come prima. Sono d’accordo. Il problema sta nelle macchine: sono datate e si chiede che facciano cose che non sono coerenti con i tempi di oggi. Perché vogliamo questo? Per risparmiare certamente, in quanto comprare una macchina nuova, moderna, con tutte le sicurezze ha un costo che in molti non possono permettersi. Non metto in dubbio sia il primo pensiero che viene in mente ad un imprenditore attento ai costi. Per approfondimenti: urly.it/3d-9c

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20 luglio 2021

SAFETY NEWS

SAFETY BUSINESS ANNO 2021 NR. 4

-IL GIORNALE DIGITALE -

UAI VERONA

Protocollo d'intesa UAI - ENTE NAZIONALE MICROCREDITO Abbiamo il piacere di informarvi che è stata siglata la convenzione operativa con l'ENM Ente Nazionale per il Microcredito, ente autorizzato ai sensi della Legge 106 del 12/07/2011 art.l, comma 4 bis. Tale convenzione è stata siglata al fine di poter rispondere alle esigenze di inclusione finanziaria di coloro che presentano difficoltà di accesso al credito tradizionale, in quanto non in possesso di sufficienti garanzie. Il microcredito non è un semplice prestito di piccolo importo, ma trattasi di un'offerta integrata di servizi finanziari e non. Ciò che contraddistingue questo strumento dal credito ordinario è l'attenzione che si pone alla persona, che si traduce in accoglienza ed ascolto ed infine alla validità del progetto imprenditoriale che si intende avviare. Riteniamo che in un momento come questo di emergenza pandemica, di cui non si conosce ancora la fine, ma si intravedono le difficoltà economiche in cui si troveranno le imprese e tantissimi comuni cittadini, tale strumento possa rivelarsi una vera opportunità, insieme agli altri strumenti finanziari che la UAI dispone. Obiettivo dell’accordo è quello di promuovere l’educazione finanziaria, la cultura d’impresa e l’inclusione sociale dei soggetti più vulnerabili della società ed in particolare: la promozione delle opportunità di sostegno economico e di tutoring a microimprese e professionisti rientranti nei parametri individuati dall’art. 111 TUB; attività di finanziamento alle microimprese agricole attraverso lo strumento del microcredito rurale assistito dalla garanzia ISMEA; opportunità di finanziamento di giovani imprenditori tra i 18 e i 29 anni attraverso la messa a disposizione della Garanzia Giovani; attivazione di Sportelli territoriali per il microcredito; attività congiunta di progettazione, studio, ricerca e ingegnerizzazione di nuove soluzioni; educazione finanziaria, sviluppo della cultura imprenditoriale, divulgazione dei principi solidali e dell’etica del profitto. L’associazione è a disposizione per assistere nella creazione della pratica di richiesta di finanziamento Per approfondimenti: urly.it/3d-90 Uno per Tutti e Tutti per Uno.

COVID: CHI PAGA PER IL CONTAGIO AL LAVORO L’infezione da nuovo Coronavirus è una malattia professionale o un infortunio? Nella nota della Direzione Centrale Rapporto Assicurativo e della Sovrintendenza Sanitaria Centrale Inail del 17 marzo 2020, si chiarisce che l'infezione da nuovo Coronavirus va trattata come infortunio sul lavoro (malattia-infortunio). Spetta all’Inail farsi avanti per tutelare il lavoratore rimasto contagiato dal Covid nel luogo di lavoro e nel tragitto casa-lavoro. Vengono ritenuti infortuni, infatti, anche i casi di malattie infettive e parassitarie come il coronavirus: l’origine virulenta viene equiparata a quella violenza. Negli altri casi, cioè quando il contagio avviene fuori dall’ufficio o dalla fabbrica, il lavoratore viene tutelato dall’Inps come in un caso di normale malattia. Come si fa a sapere se il contagio è avvenuto a casa o al lavoro? Questa è la domanda che in molti si fanno (specie quando non ci sono molte restrizioni da rispettare) Non si tratta di casi sporadici: si pensi che una denuncia di infortunio su cinque presentate lo scorso anno riguardavano proprio il contagio da Covid, per lo più nel settore sanitario. Ovviamente questo settore risulta il più esposto e quello dove è più facile rilevare la relazione causa-effetto che porta all’infortunio L’intervento dell’Inail riguarda tutti i lavoratori che abbiano subìto una lesione sul posto di lavoro da cui una conseguente assenza per più di tre giorni. L’indennità viene erogata anche durante la quarantena o l’isolamento fiduciario. Il lavoratore deve essere munito di certificazione medica dell’avvenuto contagio o dell’obbligo di quarantena o di isolamento. In caso di decesso del lavoratore, la famiglia ha diritto a ricevere un’indennità una tantum dal Fondo per le vittime di gravi infortuni sul lavoro. Al lavoratore va mantenuto il posto per il periodo di comporto previsto dal contratto nazionale di categoria, a meno che il contagio sia avvenuto a causa della mancata tutela della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro da parte del Datore: in questo caso, il dipendente non può essere licenziato nemmeno se per colpa delle sue condizioni supera il comporto. I settori in cui maggiormente interviene l’Inail sono quelli in cui i lavoratori sono più esposti al contatto con il pubblico, come gli addetti alla sanità, i cassieri, i venditori banconisti, gli operatori del trasporto, ecc. Vi ricordiamo l’importanza di una corretta organizzazione contro il Coronavirus: il Datore di Lavoro deve mantenere sempre alta l’attenzione adottando tutte le misure igieniche obbligatorie dall’uso delle mascherine al distanziamento e all’uso di detergenti, gel per la pulizia delle mani, oltre a tutte le altre misure strutturali quali pannelli separatori, cartelli informativi ecc. anche se siamo in zona bianca. In effetti i decreti che hanno istituito i protocolli anticontagio non sono stati abrogati. La libertà concessa ai movimenti sul territorio e alle aziende che prima risultavano chiuse o limitate, non sono una giustificazione valida per interrompere le misure messe in atto. Quindi detto questo, come si fa a capire se un lavoratore è stato contagiato al lavoro oppure no? L’INAIL ha chiarito anche questo passaggio, con l’intervento di vari giuristi: se una persona si ammala in un’azienda dove non vengono rispettate le misure del protocollo anticontagio, magari in una situazione palese di focolaio aziendale (ovvero più persone della stessa azienda sono contagiate o in isolamento fiduciario per contatto stretto con persone contagiate) probabilmente ci sarà una responsabilità del Datore di Lavoro in questa situazione e bisognerà verificare con le procedure previste dalla magistratura Questo ragionamento non è automatico: ad ottobre del 2020 un’industria nella provincia di Rovigo si è trovata metà azienda in isolamento a causa di una festa organizzata dai lavoratori a fine settembre. Nonostante le misure messe in atto in azienda (corrette o non corrette) il focolaio è stato rilevato, ma è palese l’assenza di responsabilità da parte del Datore di Lavoro Quindi non è possibile dire automaticamente chi è responsabile del cosiddetto “infortunio sul lavoro” ma è necessario ogni volta fare le dovute verifiche. Detto questo come ci possiamo tutelare? Mettendo in atto il protocollo anticontagio in modo coerente con la nostra attività, per poterlo dimostrare in ogni momento, ma soprattutto sensibilizzando i propri collaboratori a comportamenti rispettosi anche fuori dall’ambiente lavorativo. Una corretta organizzazione e un’attenzione alle persone, aiuterà l’imprenditore a controllare al meglio la propria azienda.

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20 luglio 2021

SAFETY NEWS

SAFETY BUSINESS ANNO 2021 NR. 4

-IL GIORNALE DIGITALE -

QUALI SONO RISCHI DEI PRODOTTI SANIFICANTI USATI PER IL VIRUS SARS-COV-2? A causa dell’emergenza COVID-19, si è avuto un notevole “incremento del numero di prodotti chimici impiegati per le mani e per le superfici”. Tra le tante misure di contrasto al covid ci soffermiamo oggi sulla pulizia e sulla sanificazione di attrezzature e ambienti. Il Datore di Lavoro “assicura la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica di locali e ambienti chiusi ed aree comuni (spogliatoi, cucine, mense, corridoi), impianti, parti delle attrezzature e delle postazioni di lavoro fisse a contatto con le mani degli operatori (quali pulsantiere, quadri comando, volanti, ecc.), postazioni di lavoro degli operatori addetti alla conduzione di macchine e attrezzature di lavoro e mezzi di trasporto aziendali”. Inoltre “sui mezzi aziendali anche in convenzione (navette e macchine di servizio) deve essere assicurata la sanificazione delle maniglie di portiere e finestrini (anche dei passeggeri), volante, cambio, chiavi, tessere, etc. mantenendo una corretta areazione all’interno del veicolo e il rispetto della distanza interpersonale”. Il Datore di Lavoro assicura poi “la corretta pulizia delle attrezzature e degli strumenti individuali di lavoro impedendone l’uso promiscuo. Qualora debbano essere utilizzate attrezzature di misura o strumentazione tecnica da lavoratori diversi in giorni successivi, si dovrà prevedere una fase di sanificazione prima e/o dopo l’uso. Nel caso di postazioni di lavoro promiscue (ad es. gli uffici ricezione corrispondenza e le guardiole) ossia utilizzate da lavoratori diversi (anche dipendenti di aziende fornitrici di servizi) in giorni/turni diversi, tutta la postazione di lavoro (scrivania, tastiera, schermo, mouse, portapenne), dovrà essere accuratamente sanificata a fine turno/giornata”. Questo aumento di prodotti usati per la sanificazione riguarda anche l’ambiente domestico: infatti in questo periodo vengono usati ulteriori prodotti per la pulizia e sanificazione che comporta un maggior rischio di esposizione di agenti chimici sia per chi li utilizza sia per chi ci vive. Quest’aumento dell’esposizione ad agenti chimici (che di per sé sono almeno irritanti, visti i simboli di pericolo sui contenitori) può far insorgere malattie della pelle sicuramente indesiderate. Non è raro sentire di persone che a furia di usare il gel igienizzante per le mani, si ritrova le mani screpolate, secche o peggio piene di tagli perché la pelle non resiste più all’azione del gel. Non è sbagliato igienizzarsi le mani, chiariamolo, ma è eccessivo abusare delle proprietà della nostra pelle. Ecco, quindi, la necessità di fare attenzione a cosa utilizziamo, senza avere quell’atteggiamento un po’ ossessivo/compulsivo dove ci si igienizza le mani ogni 5 minuti a prescindere da cosa si è toccato. Serve una consapevolezza del rischio dei singoli soggetti, per evitare questi eccessi. Dobbiamo imparare a controllarci per capire cosa fare, per esempio, ragionando che a volte è meglio lavarsi le mani sotto l’acqua calda con il sapone (per almeno 60 secondi) piuttosto di esagerare con il gel igienizzante Detto questo, tutti i prodotti che spruzziamo hanno delle controindicazioni? Sicuramente se sono irritanti per le vie respiratorie non va bene esagerare e pulire le attrezzature e le superfici in modo eccessivo. Aprire le finestre e dare un ricambio d’aria potrebbe essere un modo di combattere il virus non alternativo, ma in questa stagione, sicuramente complementare. Il protocollo chiede una igienizzazione ad inizio e a fine turno, oppure quando ci scambiamo le attrezzature. Se durante la giornata la usiamo solo noi, sono due spruzzate. Se continuiamo a scambiarci le attrezzature, forse conviene ragionare di nuovo sull’organizzazione (per evitare eccessivi scambi) piuttosto che stare tutto il giorno con lo spruzzino in mano IN TUTTI I CASI RICORDARSI DI:

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Eseguire le pulizie possibilmente con i guanti. Evitare di disperdere schizzi e spruzzi durante la pulizia. Arieggiare le stanze/ambienti sia durante che dopo l’uso dei prodotti per la pulizia, soprattutto se si utilizzano intensamente prodotti disinfettanti/detergenti che presentino sull’etichetta simboli di pericolo. Assicurarsi che tutti i prodotti di pulizia siano tenuti fuori dalla portata dei bambini, dei ragazzi e degli animali da compagnia. Conservare tutti i prodotti in un luogo sicuro. Lavarsi spesso le mani ed eventualmente utilizzare i gel igienizzanti

Con una corretta percezione del rischio avremo così una situazione sotto controllo, senza sprechi di prodotti (che poi bisogna valutare anche se l’ambiente è in grado di assorbirli) e senza rischio per il contagio da Covid

NON RIUSCIRE A PREPARARSI=PREPARARSI A FALLIRE Durante l’attività di formazione il lavoratore deve imparare a garantirsi una sicurezza fisica ed evitare quei pericoli che possono danneggiare la propria salute e quella dei colleghi di lavoro. Per questo motivo, i lavoratori devono seguire un corso di formazione. La formazione non ha alcun costo per il lavoratore, ma è fondamentale per evitare grandi fallimenti

NON FARTI INTRAPPOLARE NELLA RETE DI AZIONI PERICOLOSE Non rispettare le regole di sicurezza a volte rende il lavoro più semplice e più comodo. Quando questi comportamenti sono ripetuti nel tempo diventano una rete di azioni pericolose di cui diventa difficile liberarsi. I DPI per esempio non eliminano i pericoli, tuttavia, possono ridurre o eliminarne gli effetti. L’utilizzo dei DPI contribuisce quindi in misura sostanziale a evitare infortuni e malattie professionali e a ridurre i relativi costi. Prendi sempre buone abitudini per la tua vita

NON ESSERE UN CASO MEDICO; MANTIENI LA GUARDIA IN POSIZIONE. Mantieni alta la guardia, utilizza i Dispositivi di Protezione Individuale per evitare incidenti, infortuni e un letto in ospedale! Molti infortuni sono evitabili se facciamo attenzione a cosa stiamo eseguendo. Il cellulare, le chiacchiere da bar, il caldo, la partita della Nazionale, … sono tutte possibili distrazioni. Quando siamo al lavoro dobbiamo mantenere alta l’attenzione (la Guardia) in modo da evitare di finire in un letto d’ospedale

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