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contrasto tra Stato e Regioni” Uiltucs: “Scelte eque, giuste e
Uiltucs «Scelte eque, giuste e coerenti»
Un “piano B” imposto dall’irrigidirsi delle restrizioni in materia sanitaria: un’assemblea nazionale e virtuale, anziché una pluralità di manifestazioni nelle piazze d’Italia, sotto i consigli regionali o sotto le prefetture. Ma l’iniziativa che ha visto protagonisti i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil a fine marzo avrà sicuramente un seguito, magari tornando al “piano A”. Come spiega Paolo Proietti, responsabile nazionale settore gioco e bingo della Uiltucs-Uil. “Il nostro obiettivo era ed è quello di sensibilizzare le istituzioni, sinora piuttosto latitanti per quanto riguarda la necessità di riaprire le attività di gioco. Conosciamo bene la situazione dei lavoratori del settore, penalizzati dall’emergenza pandemica e dai conseguenti provvedimenti del Governo, che aveva iniziato a chiudere le sale a marzo 2020, prorogando questa disposizione ben oltre il previsto e consentendone la riapertura quando ormai il Paese, a giugno, era nella fase 3. C’erano state addirittura delle Regioni che avevano riaperto il gioco a luglio, mentre le attività commerciali e della ristorazione erano ripartite il 18 maggio. E poi, dal 24 ottobre, una nuova chiusura. Non vedendo una prospettiva certa all’orizzonte, abbiamo maturato la volontà di manifestare pubblicamente ma i nuovi provvedimenti anticontagio ci hanno naturalmente portato a rimodulare l’organizzazione, così da stare all’interno del sistema di regole, che del resto abbiamo sempre rispettato anche nella fase di riapertura della scorsa estate, tant’è che nelle location di gioco non si sono registrati focolai o casi di contagio. Con le altre sigle sindacali ci siamo interrogando su come proseguire con la campagna di sensibilizzazione: non essendoci ancora le condizioni per una manifestazione dobbiamo comunque tenere alto il livello di attenzione e dobbiamo dare una risposta ai lavoratori che hanno partecipato (circa mille in collegamento!) alla nostra assemblea di fine marzo. Vediamo che da qualche parte, anche politica, arriva la spinta a ripartire, noi stiamo studiando se manifestare a livello territoriale”. Come valutate la scelta del Governo di lasciare chiuso per mesi il settore del gioco pubblico? “Sicuramente c’è stata una fase in cui la scelta di chiudere questo settore, come altri, era inevitabile. Sarebbe stato difficile sostenere misure che andassero in controtendenza. Poi il quadro, anche delle modalità di gestione, è profondamente cambiato: ora ci sono attività che dal punto di vista della rischiosità sono simili a quelle di gioco ma che, a differenza di esso, quando le Regioni erano finite in zona bianca, o gialla, avevano riaperto. Questo denota una scarsa coerenza dal punto di vista dell’approcciuo sanitario. Penso poi alle decisioni della giustizia magistratura, al Tar Lazio che, nel respingere la richiesta di sospedere i Dpcm, sostiene che ‘non appare palesemente illogico o irregionavole prevedere le sospensioni delle attività di gioco’, anche in questo caso denotando una scarsa coerenza nelle misure che vengono adottate. Ci sono attività che riaprono anche in zona rossa e questa è una scelta politica, come pure la serrata del gioco sembra trovare una giustificazione più politica che sanitaria”. Questi mesi di lockdown hanno già provocato conseguenze irreparabili sull’occupazione nel settore del gioco? “Molto dipende da quando verrà tolto il blocco delle attività. Questo è un settore molto articolato, dove ci sono aziende di grandi dimensioni, anche multinazionali, che hanno capacità organizzativa e finanziaria e che riusciranno a sopravvivere a questa tempesta che è stato il Covid, ma ci sono pure attori locali, aziende meno strutturate che rischiano di non avere sufficienti risorse per avere prospettive a medio e lungo termine, anche dal punto di vista occupazionale. C’è inoltre da sottolineare che le aziende più grandi avrebbero potuto immaginare progetti di sviluppo ma dovranno rinunciare a degli investimenti e questo comporta un altro problema in termini di occupazione”. Cosa chiedete e auspicate dal Governo? “Ci aspettiamo equità e giustizia. Le scelte sinora adottate sono più dettate da valutazioni politiche che sanitarie e questo determina una discrezionalità della politica che porta a un costo elevatissimo per il settore e i suoi lavoratori. Essi vanno trattati in modo equo, sulla base di valutazioni oggettive, altrimenti le sollecitazioni che arrivano da alcune parti politiche, non solo a livello nazionale, possono portare a una prosecuzione a tempo indeterminato delle chiusure delle attività di gioco. E questo certamente equo non è”. (Amr)
PAOLO PROIETTI
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