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Non è
GIOC O & ARTE
NON È UN GIOCO DA RAGAZZI
PH. ISAIAH RUSTAD-, UNSPLASH
Proteggere i minorenni dal rischio azzardopatia è una tra le grandi sfide a livello globale: l’Europa si è mossa da tempo ma la chiave di volta è rappresentata dalla collaborazione di famiglie, operatori e società civile
di Michael Haile
PROM O SPAC E
GIOCARECO N GI O G UST O
GIOCAREC O N GI O G UST O
Quando si parla di gioco con vincita in denaro si EUROPA pensa a un’attività per adulti. Il gioco minorile Regno Unito e in quelli scandinavi, dove negli ultimi anni è stato trascurato per decenni e solo negli ulti- sono stati adottati diversi cambi regolatori, programmi mi anni è stato preso sul serio, a seguito di va- e strategie, con vari livelli di successo. Invece, i Paesi del rie ricerche sull’azzardopatia. Solo recentemente, inoltre, si sud d’Europa hanno ancora molto lavoro da fare: anche se è notato che la maggioranza dei giocatori formano le loro hanno leggi e regolazioni scritte, “cadono” sul controllo e abitudini di gioco entro i loro primi vent’anni. sull’implementazione di strategie di successo. Bisogna considerare che gli adolescenti non sono total- Secondo uno studio pubblicato nel 2019 da Europe Pmc, mente pronti a bilanciare le loro emozioni e le conseguen- una piattaforma scientifica che raccoglie ricerche di altri ze delle loro azioni. Sono propensi a compiere azioni ri- istituti, circa il 12,5 percento dei minorenni nell’Unione schiose e ad agire impulsivamente. Adolescenti in tutto il europea ha giocato per soldi in una struttura terrestre opmondo hanno caratteristiche simili: sono portati a cercare pure online nell’anno precedente. Lo studio è stato conesperienze nuove, non riescono a calcolare i rischi, quindi dotto nelle scuole, in Germania, Grecia, Islanda, Paesi Bassono potenzialmente giocatori a rischio azzardopatia. Statistiche raccolte in molti Paesi dimostrano che più è giovane l’età nella quale si è sperimentato il gioco per la prima volta, più è alta la probabilità di diventerà giocatori LA PUNTAT A LE DRITTEDEL M AESTROLE DRITTEDE L M AESTRO ENGLISH P AGESPROM O SPAC E si, Polonia e Romania. Di questi minorenni, il 28 percento erano ritenuti o a rischio o già mostravano chiari segni di azzardopatia, in particolare i maschi. I più a rischio erano quei giovani che avevano problemi comportamentali compulsivi da adulti. o asociali, con una scarsa prestazione scolastica e con un Questa attenzione ai giovani è anche il risultato dall’esplo- alto tasso di uso di internet. sione di gioco online, social media e videogiochi. Una ricerca di GambleAware, un istituto che combatte l’azzardo- REGNO UNITO
O patia nel Regno Unito, constata che più i minorenni usano social media e giocano a videogame online, più si alza la possibilità che partecipino a qualche forma di gioco con PROM O SPAC EPROM SPAC E GIOCARECO N GI O G UST O La Gambling Commission (Gc) è uno dei pochissimi regolatori che ha un approccio olistico nei confronti del gioco minorile. vincita in denaro. Bisogna anche tenere a mente che con Nel Regno Unito l’età legale per il gioco è 18 anni, a parte l’avvento dell’online i giovani sono esposti al gioco 24 ore le lotterie (inclusi i gratta & vinci), accessibili dai 16 in su, su 24, 7 giorni su 7. ma dal 2023 anche la soglia per giocare ai gratta & vinci Inoltre, con l’espansione dell’uso di tablet e smartphone, i giovani sono diventati particolarmente “creativi” nell’ac-GIOCAREC O N GI O G UST O sarà portata a 18. Molti studi compiuti nel Regno Unito appurano che un cedere ai siti che offrono gioco. quarto dei giocatori adulti ha scommesso illegalmente
per la prima volta quando era minorenne. Secondo la Gc, quasi 450.000 ragazzi tra gli 11 e i 16 anni scommette regolarmente. Il problema è diventato particolarmente grave durante il lockdown, quando le scuole erano chiuse e i ragazzi intrappolati nelle proprie case. Il numero di questi ragazzi supera quello di quanti di loro bevono, fumano e fanno uso di stupefacenti.
La Gc ha anche stabilito che quasi il 50 percento dei 17enni attualmente partecipa al mondo del gioco. Secondo l’ultimo rapporto della Gc, pubblicato nel 2020 e relativo alle attività di gioco dei ragazzi da 11 a 16 anni: • il 9 percento dei ragazzi ha speso i propri soldi nella settimana precedente per giocare • il 5 percento di queste attività sono scommesse e giochi di carte tra famigliari e amici • il 37 percento di coloro che abitano in Inghliterra e Scozia ha giocato nell’anno precedente • il 7 percento ha giocato dopo aver visto della pubblicità • l’1,6 percento di loro sono considerati giocatori problematici Anche se iI numero dei giocatori minorenni sta diminuendo, non c’é dubbio che la Gambling Commission abbia ancora molto lavoro da fare.
Uk 2020 Totale Ragazzi Ragazze 11 anni 12 anni 13 anni 14 anni 15 anni 16 anni età 11-16 età 11-16 età 11-16
Giocatori senza problemi 31.9% 32.1% 31.9% 27.9% 30.0% 29.5% 31.0% 34.6% 40.5% Giocatori a rischio 2.7% 3.6% 1.3% 0.6% 1.7% 4.1% 3.2% 1.8% 4.9% Giocatori con problemi 1.9% 2.8% 0.3% 3.0% 0.6% 0.9% 1.6% 2.6% 3.5% Fonte: Gambling Commission
FINLANDIA
PREVALENZA DEL GIOCO GIOVANILE 2011-2017 (12-16 ANNI)
TUTTI Non gioca Ogni giorno o quasi 1 o 2 volte alla settimana Poche volte al mese Raramente
2011 2013 2015 2017 58.0% 82.3% 88.2% 85.4% 1.9% 0.3% 0.3% 0.4% 9.0% 1.6% 1.0% 1.2% 11.5% 2.8% 2.5% 3.1% 19.6% 12.9% 7.9% 9.9%
RAGAZZI Non gioca Ogni giorno o quasi 1 o 2 volte alla settimana Poche volte al mese Raramente RAGAZZE Non gioca Ogni giorno o quasi 1 o 2 volte alla settimana Poche volte al mese Raramente 42.9% 73.8% 81.7% 76.4% 3.7% 0.7% 0.6% 0.8% 16.6% 4.9% 4.7% 6.2% 18.8% 17.4% 11.0% 14.1% 20.3% 9.6% 5.5% 6.8%
69.5% 88.7% 93.4% 92.2% 0.6% n/a 0.1% 90.0% 2.1% 0.3% 0.2% 0.1% 7.6% 1.3% 0.8% 0.8% 20.3% 9.6% 5.5% 6.8%
Fonte: Journal of Gambling Studies 2020
IL RESTO DEL MONDO
AUSTRALIA In Australia esiste un istituto governativo che scrive annualmente un rapporto sui comportamenti generale dei teenager, includendo dati sulla prevalenza del gioco (Growing Up in Australia). Nell’ultimo rapporto, pubblicato a dicembre 2019, si nota che fra i sedicenni e i diciasettenni australiani uno su sei ha giocato per soldi nell’anno precedente (più ragazzi che ragazze) anche se ciò è chiaramente illegale. Quasi la metà dei giovani australiani ha giocato in qualche forma prima di compiere 15 anni, percentuale che raggiunge i tre quarti all’età di 19.
NORD AMERICA L’espansione del gioco negli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda le scommesse sportive e l’online, è un fenomeno nuovo, quindi non ci sono ricerche o dati recenti, ma non è un salto nel buio pensare che gli adolescenti americani si comportino come i loro coetanei europei e australiani. Non ci sono dati recenti neanche per quanto riguarda il Canada, ma un rapporto pubblicato dal Journal of Gambling Issues nel 2011 segnala che l’80 percento degli adolescenti ha giocato almeno una volta prima di raggiungere i 18 anni, particolarmente alle lotterie (l’età legale cambia da Stato a Stato ma va tra i 18 e i 19 anni), ma molti dichiarano che sono riusciti ad aver accesso ai casinò. Lo stesso studio nota che una fetta compresa tra il 4 e l’8 percento ha seri problemi di azzardopatia, uno dei tassi più alti del mondo. In Canada il gioco con vincita in denaro è culturalmente accettato, solo il 25 percento lo vede come un attività pericolosa, a confronto di alcol (60 percento), fumo (64 percento) e stupefacenti (75 percento).
COME COMINCIANO E A COSA GIOCANO? La maggior parte degli studi e delle ricerche compiute su gioco minorile sono svolte soprattutto nei Paesi europei. Nel Regno Unito il 15 percento circa dei sedicenni e dei diciasettenni hanno scommesso soprattutto in famiglia e con amici, quindi una parte sostanziale di questi minorenni ha imparato a scommettere nell’ecosistema familiare e sociale.
I sondaggi di GambleAware hanno rilevato una significativa connessione tra la propensione al gioco dei genitori e quella dei loro figli. Più è alta la propensione al gioco dei genitori, più è bassa l’età in cui i figli cominciano a giocare. Anche in Australia le attività di gioco prevalenti tra gli adolescenti sono le scommesse private in famiglia e con amici, quelle sportive e il poker. Il 65 percento dei loro genitori dichiara che ha scommesso almeno una volta nell’anno precedente (2019), ma il 90 percento di loro non soffre di azzardopatia.
ATTIVITÀ DI GIOCO DI ADOLESCENTI UK NEL 2019 / 11-16 ANNI
Scommessa privata in famiglia e amici Slot Gratta e vinci Gioco a carte con amici Scommessa al betting shop Lotto IWG (gratta e vinci online) Altre lotterie (EuroMillions) Altre lotterie Bingo 2% 2% 2% 2% 2% 3% 3% 3% 4% 5%
Inoltre, i giovani che giocano sono anche quelli che spesso hanno comportamenti a rischio (usano alcol, fumano e si drogano) e sono accademicamente fragili, quindi sono simili alla loro controparte europea. Le loro attività di gioco preferite sono scommesse in famiglia e con amici, lotterie, scommesse ippiche, gratta & vinci, keno (un gioco simile al bingo). Un prodotto che spiana la familiarità con il mondo del gioco, globalmente, sono le lotterie, in particolare i gratta e vinci, in quanto in molti Paesi non sono culturalmente considerate come un’attività “d’azzardo”, anche grazie al loro forte legame con lo Stato e con le buone cause. Molti sondaggi europei dimostrano che mentre la grande maggioranza dei genitori diventano ansiosi se scoprono che i loro figli scommettono o partecipano ad altre forme di gioco, quest’ansia non nasce se gli stessi figli giocano al Lotto o se qualche volta si comprano un gratta e vinci (a parte che per motivi religiosi, quando la disapprovazione è totale). Ci sono anche altre strade che possono portare gli adolescenti verso il mondo del gioco, in particolare i videogame. Essi sono una delle attività ludiche preferite dei teenager. Jupiter Research stima che i videogamers spenderanno globalmente 44 miliardi di dollari entro 2022 solo nelle lootbox, che sono una miscela tra l’abilità nel gestire un videogame, che per definizione è un gioco di abilità, e il gioco con vincita in denaro. Con le lootbox si paga per comprare strumenti per continuare a giocare in un livello più alto. L’Università di York ha stimato che la presenza di lootbox sia aumentata dal 4 al 71 percento nei vari tipi di videogame negli ultimi dieci anni, mentre la spesa dei giocatori è cresciuta dell’81 percento nello stesso periodo. La Gambling Commission del Regno Unito sta provando a classificare le lootbox come una forma di gioco con vincita in denaro, ma attualmente esse sono disponibili per gli adolescenti di buona parte del mondo. Vari istituti, come la Gc e GambleAware, ritengono che le lootbox incoraggino i minorenni a partecipare ad altre forme di gioco. Un’ulteriore problema è l’accessibilità. Slot e macchine da gioco sono una delle attività preferite dai teenager. In molti Paesi questi apparecchi sono disponibili in posti come bar, ristoranti, supermercati, aeroporti, soprattutto nell’Europa del nord e in Australia. Questi spazi sono difficili da controllare, e quindi è il gioco più utilizzato da minorenni in vari Paesi. Per esempio, la Gc ha trovato che l’88 percento dei pub inglesi non è riuscito a prevenire che i bambini giochino alle slot nei loro locali. Inoltre, il problema dell’accessibilità è esacerbato dalla decisione di Google di permettere App di giochi con vincite in denaro nel suo Play Store, il che è un cambiamento di paradigma, visto che ci sono 250 milioni di “download” al giorno da Google Play Store, un mercato enorme. Questo servizio non è disponibile in tutti i Paesi e ovviamente Google ha annunciato che queste applicazioni sono disponibili solo per gli adulti, ma è anche vero che gli adolescenti sono piuttosto ferrati nel superare le barriere virtuali. La pubblicità è un’altra variabile che stimola i giovani a scommettere, in particolare le sponsorizzazioni nel mondo dello sport.
LE STRATEGIE DI PREVENZIONE Tutti i governi hanno già stabilito restrizioni sull’età in relazione al gioco ma stanno diventando sempre più difficili da applicare nel mondo online, dove l’evoluzione del dark web e la crescita di monete virtuali come i Bitcoin rendono il lavoro dei regolatori molto arduo, mentre le complessità si moltiplicano. Quindi quale strategie devono adottare i regolatori per combattere il gioco e il rischio di azzardopatia minorile? Molti Paesi europei hanno cominciato a prendere sul serio il problema del gioco minorile. La Francia e Germania stanno già studiando quali misure mettere in campo. Ovviamente lo strumento più ovvio è il rafforzamento degli strumenti per la verifica dell’età. Nel Regno Unito la Gambling Commission ha ordinato agli operatori di casinò online di controllare l’età dei giocatori manualmente, chiedendo qualche prova dell’identità, attraverso un programma che si chiama Know your customer (Conosci il tuo cliente). In Australia vari regolatori (il Paese ha una struttura federale) stanno addirittura pensando di adottare tecnologie come la Face Recognition Technology (riconoscimento facciale) già usato da alcuni dei suoi Stati nei confronti di chi fa richiesta di residenza. Alcuni operatori hanno già cominciato a utilizzare questa tecnologia. Ma uno degli aspetti più importanti consiste nell’educare gli adolescenti sui rischi del gioco, in modo simile a quei programmi sui pericoli di alcol, fumo, stupefacenti e malattie sessualmente trasmissibili, che sono stati efficaci e continuano a esserlo. La Gambling Commission ha deciso di seguire l’approccio educativo agganciandosi, con il coinvolgimento del ministero dell’Educazione, al programma Personal, Social and Health Education (Pshe). Il Pshe è stato fondato per insegnare ai giovani i rischi connessi ad alcol, comportamenti sessuali, fumo e stupefacenti. Da settembre 2020 si sono aggiunte lezioni obbligatorie sui rischi connessi al gioco, un’iniziativa rinviata al 2021 a causa della chiusura, per Covid, delle scuole. La Gc sta anche lavorando con le istituzioni finanziarie per impedire i pagamenti a operatori del gioco se si verifica che il giocatore è minorenne. Il problema del gioco è il rischio di azzardopatia minorile è multiforme, è difficile che possa essere risolto solo dai regolatori e con azioni governative senza il coinvolgimento delle famiglie, degli operatori e della società civile.
L’AUTORE
Michael Haile Economista, consulente economico e della regolamentazione, è stato market policy specialist della Gambling Commision (Regno Unito), senior economist & analyst di Gbgc (Isle of Man) e ricercatore del Censis e del Centro Internazionale di Studi Sociali (Roma).
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SBOCCIA LA PRIMAVERA DEL GIOCO
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Due eventi dedicati al mondo del gaming sono pronti a scaldare la primavera del gioco internazionale, nonostante le limitazioni che il Covid-19 ha imposto. Si tengono a maggio sia il Mare Balticum Gaming Summit che il Prague Gaming Summit. Ma quali sono le novità che caratterizzano questi due eventi? A rivelarle è Zoltán Tűndik, cofondatore dell’agenzia Hipther, che gli organizza entrambi, il quale sottolinea: “Nell’edizione 2021 il Mare Balticum Gaming Summit è suddiviso in due incontri virtuali e si concentra sulle sue regioni separatamente. La regione baltica sarà coperta il 13 maggio e la regione nordica il 18 maggio”. Quali sono i principali argomenti che verranno affrontati? “L’evento affronterà le domande più ‘calde’ che ruotano intorno alla conformità e allo stato dell’industria per ciascuna regione. Ancora una volta sono riuniti i regolatori in una tavola rotonda che darà ai partecipanti l’opportunità di dare uno sguardo sui diversi mercati. Ci stiamo anche concentrando sulla condivisione delle ultime informazioni sui progetti di gioco responsabile, eSports, uso delle criptovalute nell’industria del gioco d’azzardo e altro ancora”. Quali sono le opportunità di questo mercato? “Sia gli stati baltici che quelli nordici hanno sempre avuto alcuni degli approcci più innovativi, quando si tratta di industria del gioco d’azzardo. Anche il valore del cliente è più alto e anche il rapporto con i regolatori è più aperto”. Invece, il Prague Gaming Summit, in programma il 28 maggio, conta oltre 40 speaker e più di 500 partecipanti, e “si terrà in formato virtuale e si occuperà dell’industria nelle regioni Cee (Comunità economica europea) e D-a-ch (Germania, Austria e Svizzera, Ndr)”. Quali sono i temi che verranno trattati in questo evento? “Saranno accesi i riflettori sull’industria del gioco d’azzardo, con una serie di conferenze: ‘La Repubblica Ceca nella pandemia’; ‘L’industria del gioco d’azzardo slovacca e polacca in rassegna’; ‘Innovazione nei pagamenti 2021’; ‘Aggiornamento regionale D-a-ch’; ‘Digitalizzazione: sfide per operatori e fornitori’; ‘Blockchain e gioco d’azzardo’”. L’Europa centrale e orientale “ha dimostrato il suo potenziale come regione ben regolamentata e con i recenti aggiornamenti per la legislazione austriaca, tedesca e svizzera, la regione D-a-ch è in gran fermento. Si tratta di una enorme pietra miliare per l’industria nella regione di lingua tedesca che offre un’opportunità unica nella storia”. Il Prague Gaming Summit, lanciato per la prima volta nel 2017, punta quindi ad alzare ulteriormente il livello anche quest’anno e sulla scia dell’edizione 2020, l’ultima conferenza dal vivo che si è tenuta poco prima dell’inizio dei primi blocchi europei per il Covid-19 e ha stabilito un nuovo formato che include più argomenti, discorsi e tavole rotonde coinvolgenti. L’edizione del 28 maggio si preannuncia, quindi, come un’altra iniziativa molto coinvolgente e che riserverà molte sorprese.
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ZOLTÁN T Ű NDIK
COVER STORY
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Giocondabet L’operatore giusto nel momento giusto
Un concessionario di gaming online interamente italiano e aperto a nuovi partner, che permette ai gestori di giocarsi le proprie carte nella “nuova normalità” del gioco pubblico
Se è vero che nelle crisi nascono sempre le migliori opportunità, a darne conferma, nel settore del gioco, è la nascita del nuovo operatore di gioco online Giocondabet. E il nome la dice già lunga: richiamando alla mente un celebre capolavoro realizzato nel nostro paese. In effetti, guardando al nuovo concessionario di gioco, si può sempre parlare di un autentico capolavoro: se non altro dal punto di vista imprenditoriale, trattandosi di un’iniziativa unica nel suo genere, poiché fondata da un gruppo di aziende attive da molti anni all’interno del comparto del gioco legale e specializzate nella fornitura di apparecchi da intrattenimento (Awp o Vlt), nella gestione di sale da gioco e agenzie di scommesse. E anche in questo caso, si tratta di un’opera italiana, parlando di un concessionario interamente “made in Italy” e basato sulla specificità del nostro territorio, poiché espressione di un gruppo specializzato nel gaming e forte della conoscenza del mercato e del giocatore. Per una duplice garanzia per quegli imprenditori che intendono affidarsi al nuovo operatore di gioco online. Sì, perché, oltre a presentarsi come una nuova realtà interamente dedicata al canale telematico, Giocondabet risulta aperta alla collaborazione con altri partner che intendano puntare sul gioco online, che oggi ricopre un ruolo sempre più rilevante nel settore. La società è quindi alla ricerca di imprenditori del settore del gioco che possano condividere la sua vision e i valori che sono alla sua base e ai quali si sono sempre ispirati i suoi fondatori, primi fra tutti la legalità e la correttezza, che costituiscono i punti salienti del Codice etico adottato dall’azienda e al quale dovranno necessariamente aderire tutti i ‘business partner’ che vorranno abbracciare questo progetto. Come spiega Paolo Gioacchini, co-fondatore dell’azienda e presidente del consiglio di amministrazione. Abbiamo parlato di un progetto unico nel suo genere: può aiutarci a capire meglio perché e come si distingue all’interno del mercato italiano del gaming? “Ciò che abbiamo realizzato, dando vita a Giocondabet, va ben oltre la costituzione di un concessionario di gioco online: cosa di per sé nient’affatto banale: ma è la creazione di un solido progetto imprenditoriale che intende offrire l’opportunità a quelle imprese che già operano nel settore del gioco pubblico di poter accedere al business dell’online, in un momento in cui tutti sappiamo quanto sia importante. Soprattutto oggi, con gli effetti generati dalle chiusure forzate provocate dalla pandemia che hanno spostato ancor più gli equilibri verso il gioco a distanza. Anche se il nostro progetto è stato pensato e avviato ben prima del Covid, quindi in una situazione diversa, non può certo sfuggire la necessità del momento dei tanti operatori del retail che cercano nuove vie di business e in questo senso la nostra proposta risulta ideale, nonché l’unica nel suo genere. Diventare partner di Giocondabet significa dunque avere l’opportunità di valorizzare la propria clientela e tutelarla dalla concorrenza, oltre ad ampliare la propria offerta di gioco in modo da poter rispondere a tutte le richieste dei giocatori. Ma non è tutto. Per un operatore di gioco diventare partner di Giocondabet significa anche poter condividere l’ambizione di contribuire alla realizzazione di grandi progetti, non soltanto nel presente ma anche guardando al futuro. Quali sono, in concreto, i benefici per un gestore che intende diventare partner di Giocondabet? “Diventare nostro partner rappresenta l’opportunità non solo di ampliare la propria offerta di gioco in linea con l’evoluzione delle richieste dei giocatori, ma anche – e so-
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PAOLO GIOACCHINI
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prattutto - di valorizzare la propria clientela e tutelarla dalla concorrenza. Abbiamo sempre pensato che l’unione possa davvero fare la forza, anche e soprattutto nell’industria del gioco, e non a caso abbiamo da sempre perseguito con coerenza questo obiettivo, con i nostri soci, fino ad arrivare oggi alla creazione di una struttura interamente dedicata al business dell’online, altamente specializzata e con competenze specifiche nel settore, ma con un know how e una storia maturati nel canale terrestre. Questo garantisce non soltanto la conoscenza del settore e di tutti gli argomenti sensibili che interessano un operatore del fisico, ma offre anche certezze sulla corretta valorizzazione di tutti gli asset e gli equilibri tipici di un’impresa di gestione. La filiera che abbiamo in mente, inoltre, è molto corta e prevede un rapporto diretto tra il concessionario e il business partner, senza figure intermedie e dove la redditività viene condivisa a beneficio di tutti gli attori coinvolti. Anche per questi motivi, dunque, la proposta di Giocondabet è assolutamente originale e, a nostro giudizio, anche particolarmente vantaggiosa”. Possiamo quindi dire che diventare partner di Giocondabet può consentire di garantirsi un futuro nel settore? “Quello che posso dire con assoluta certezza è che il vero valore di Giocondabet, in termini imprenditoriali, è legato proprio al suo sguardo verso il futuro. Trattandosi di un esempio concreto e tangibile di integrazione tra fisico e online, è fin troppo evidente che chi decide di aderire, diventando nostro partner, potrà intraprendere un percorso che gli consentirà di mettersi nelle condizioni di affrontare le sfide future riservate agli operatori del settore, come quelle dei prossimi bandi di gara e della totale riorganizzazione della filiera. Oppure, per dirla più semplicemente, potremmo dire che sarà in grado di giocarsi le sue carte a prescindere dagli scenari commerciali che si andranno a delineare. E per quanto mi riguarda sono più che convinto che si tratta delle carte vincenti”.
Un capolavoro di azienda
A ribadire ed esaltare il valore imprenditoriale del progetto Giocondabet è l’amministratore delegato della società, Antonio Vallese, pienamente convinto della validità dell’iniziativa, non soltanto dal punto di vista imprenditoriale, ma anche come reale opportunità per i Business Partner che vorranno aderirvi. “Come si può dedurre dalle parole pronunciate dal presidente, Giocondabet si presenta come un soggetto qualificato, ma anche ‘qualificante’ per gli operatori che ne diventeranno Partner. Una vision chiara, rafforzata da una precisa Carta di Valori, costituisce una innegabile garanzia di serietà e di correttezza nei confronti di tutti i soggetti che a vario titolo contribuiranno alla riuscita di questo progetto, dagli obiettivi estremamente ambiziosi”. E aggiunge: “Al di là del momento attuale, che per la sua gravità impone delle scelte serie e ben ponderate, il progetto di Giocondabet è stato intrapreso con l’obiettivo principale di garantire continuità operativa e imprenditoriale a quelle imprese che, grazie ad esso, potranno riorganizzare la propria offerta in previsione di ciò che le future normative e tecnologie imporranno al mercato. Le sfide a brevissimo termine sono molteplici, prime tra tutte gli imminenti bandi di gara per l’aggiudicazione delle nuove concessioni. Siamo convinti che il modello di business proposto da Giocondabet possa realmente rappresentare la carta vincente per quegli operatori disposti a lottare ancora per mantenere un ruolo da protagonisti in questo settore. Diventare partner di Giocondabet garantisce la opportunità di integrare la propria offerta di servizi con quelli offerti dal canale online, servizi il cui numero si incrementerà nel tempo in conseguenza dell’inarrestabile ed inevitabile sviluppo che non riguarderà solo ciò che è finalizzato all’intrattenimento. Come ha già detto il presidente, un’offerta più ampia garantirà anche una migliore capacità di difesa dalla concorrenza. Colgo a questo proposito l’occasione per rimarcare il peso del nostro Codice etico che, riconoscendo il valore della clientela di ogni partner, si pone innanzitutto il compito di garantire l’inviolabilità di questo asset fondamentale” conclude Antonio Vallese. Insomma, stando a quanto emerge da questa prima descrizione di Giocondabet, si tratta di un progetto non solo nuovo ma senza dubbio innovativo e di sicuro interesse.
Per comprendere se si può davvero definire un capolavoro, non rimane che approfondirlo personalmente contattando l’azienda compilando e inviando il modulo scaricabile all’indirizzo: www.giocondabet.it/partnership.
ANTONIO VALLESE
TM
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Contraffazione il virus sempreverde
IL SETTORE DEL GIOCO NON È IMMUNE DA ATTACCHI CHE LEDONO NON SOLO LA SUA PROPRIETÀ INTELLETTUALE, MA ANCHE LA FIDUCIA DEL PUBBLICO. ECCO COME TUTELARSI.
di Serena Corbellini
Ilqueste settimane si sente molto parlare del fenomeno della contraffazione in relazione agli strumenti che utilizziamo ogni giorno per combattere la pandemia. Si parla in particolare di contraffazione delle marcature di mascherine. Ma ciò cosa significa? E il fenomeno della contraffazione si estende anche oltre, ed in particolare al mondo del gaming? Il concetto di contraffazione è legato alla lesione della fiducia che il pubblico ripone in segni distintivi o altri segni che attribuiscono ad un prodotto determinate qualità e caratteristiche. In particolare nel caso di attualità delle caratteristiche protettive delle mascherine e di una particolare marcatura CE che ne attesta la veridicità. I segni che attribuisco ad un determinato bene o servizio determinate qualità hanno lo scopo di consentire al consumatore una scelta consapevole di un prodotto, e pertanto la loro contraffazione o usurpazione lede questa fiducia, e quindi danneggia il consumatore. Il significato di contraffazione si ricollega all’usurpazione di un diritto altrui, ed in particolare di un segno a cui è attribuito un particolare significato (es. marcature o altri segni distintivi), oppure di un altro diritto di proprietà intellettuale, cioè marchi, brevetti, design
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registrato o copyright. Ne deriva che il fenomeno si estende a tutti i settori merceologici ed anche al mondo del gaming. Il fenomeno della contraffazione è un fenomeno molto diffuso che purtroppo ha enormi conseguenze sia sul mercato sia sulla sicurezza e salute delle persone: “un prodotto contraffatto viola principi e norme sul diritto di proprietà intellettuale, infrange le disposizioni fiscali, turba gli equilibri che regolano e stimolano la competitività dei mercati” (Uibm ufficio italiano marchi e brevetti). Secondo un’indagine dell’Uibm nel 2017 il fatturato totale stimato della contraffazione, ovvero la spesa degli italiani in prodotti contraffatti, è pari a 7 miliardi e 208 milioni di euro, con un incremento notevole rispetto agli anni precedenti. Secondo il rapporto Iperico 2020 (Intellectual Property – Elaborated Report of the Investigation on Counterfeiting) nel periodo 20082018 oltre 172,5 mila sono stati i sequestri e 542 milioni i pezzi sequestrati con riferimento alla contraffazione, per un valore complessivo stimato di oltre 5,5 miliardi di euro. E questo fenomeno riguarda in particolare i settori dell’abbigliamento, accessori, prodotti audio e video del mercato digitale, prodotti alimentari, alcolici e bevande, nonché, in forte crescita con riferimento ai settori di materiali elettrici, informatici e giochi e giocattoli. L’importanza della lotta alla contraffazione è testimoniata anche dalle numerose iniziative, di sensibilizzazione e di affiancamento dei privati ed aziende, assunte da parte degli organi preposti e in particolare dell’Uibm, tra cui lo sportello tecnologie volto ad orientare le aziende nell’universo delle soluzioni tecnologiche per l’anticontraffazione, le iniziative di informazione, sensibilizzazione e approfondimento, tra cui le settimane anticontraffazione (l’ultima si è tenuta dal 19 al 25 ottobre scorso). Gli autori di un format, di un software oppure di altra opera creativa, così come gli inventori di un prodotto o di un processo nuovo, oppure di un nuovo design o i titolari di un marchio registrato hanno diritto ad utilizzarlo e ad impedire che altri ne facciano un uso non autorizzato. La tutela di questi diritti ed il conseguente divieto alla loro violazione (uso non autorizzato) costituisce anche una tutela degli investimenti economici molto spesso ingenti necessari per il processo creativo e la successiva tutela. La violazione di questi diritti infatti costituisce contraffazione ed è sanzionata sia civilmente che penalmente. I prodotti contraffati vengono, infatti, realizzati al di fuori di ogni controllo di qualità e sicurezza dei materiali e dei processi produttivi: oltre a violare di diritti di proprietà intellettuale mettono a rischio la salute, la sicurezza e la fiducia dei consumatori. Il giudizio di contraffazione attiene sostanzialmente alla valutazione degli elementi caratterizzanti di un bene o servizio, per il design si parla del cd. carattere individualizzante, cioè quell’aspetto che attribuisce al prodotto le sue qualità caratteristiche es. per un gioco potrebbe trattarsi dei tratti caratteristi del personaggio principale dello stesso. Il tema della contraffazione è stato oggetto di un recente giudizio che ha visto quale parte in causa la società austriaca Novomatic che lamentava la violazione dei diritti d’autore e la contraffazione dei marchi in relazione ai giochi della serie “Book of Ra”, poi aggornati con le nuovi edizione di “Book of Ra Deluxe”, “Pharaoh’s Ring” e “Golden Scarabs”. Il giudizio è stato deciso con sentenza del tribunale di Venezia del 20 maggio 2020 in cui si è affermato che i giochi per le slot ora detti, sviluppati da Novomatic e commercializzati dalla stessa società a partire dal 2005 sono da considerarsi quali opere multimediali dell’ingegno protette dal diritto d’autore sebbene l’ambito in cui può esprimersi la creatività dell’autore sia delimitato dai requisiti relativi alle logiche di gioco e di vincita imposti dall’art. 110 comma 6 del Tulps. Ne deriva che la contraffazione ed usurpazione dei diritti garantiti su queste opere rappresenta una contraffazione e violazione dei diritti morali e patrimoniali di autore di Novomatic. In particolare il giudice veneziano per effettuare il giudizio di comparazione ha considerati gli elementi caratterizzanti dei gioco in questione. In conclusione il giudicante ha accertato e dichiarato che la produzione, la commercializzazione, la gestione, l’istallazione, l’esercizio, l’esposizione, la pubblicizzazione e la promozione dei giochi “I libri di Pa” integra 1) violazione dei diritti di autore in relazione ai personaggi, ai simboli, alle animazioni e alle sequenze animate e sonore contenute nei giochi “Boof of Ra”, “Book of Ra Deluxe” e “Pharaoh’s Ring”, nonché ai giochi complessivamente intesi e ai rispettivi titoli; 2) violazione dei marchi; 3) concorrenza sleale. La sentenza ottenuta dallo studio Cba con l’avvocato Barbara Sartori che ha assistito la società Novomatic è un precedente molto importante per il riconoscimento della tutela d’autore ai giochi e alle altre opere dell’ingegno ad essi connesse. Nel caso di specie successivamente al giudizio le parti si sono accordate evitando così una prosecuzione del procedimento nei L’AUTORE successivi gradi di giu- Avv. Serena Corbellini dizio. Legal advisor JJ Gaming srl
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Scienza e buon senso contro restrizioni ed eccessi
(PRIMA PARTE)
PH. ANNA NEKRASHEVICH, PEXELS
RIAPRIRE IN SICUREZZA SENZA INDUGIO PER USCIRE DALLA PANDEMIA MA SENZA DOVER RICHIUDERE IMMEDIATAMENTE PER I DISTANZIOMETRI ESPULSIVI DELLE LEGGI REGIONALI
A cura di Geronimo Cardia
In questi giorni si fa giustamente un gran parlare non solo delle chiusure imposte al comparto del gioco pubblico dalla normativa nazionale a causa della pandemia, ma anche delle espulsioni radicali dell’offerta pubblica di gioco provocate dai distanziometri delle norme regionali, si pensi a quelle di Piemonte e Lazio ma anche di Bolzano.
QUESTA SALA DEVE RIAPRIRE, ANZI NO, ANZI SI, ANZI NO. MA ALLORA? A tale proposito il Tar di Bolzano ha di recente accolto un’istanza cautelare di una sala del territorio con un iter motivazionale importante secondo cui appare ritenuto che “il gravame introdotto in giudizio non sia privo di elementi di fumus boni iuris, in riferimento, in particolare, ai profili di doglianza concernenti il c.d. “effetto espulsivo” determinato dalla norma sul distanziometro (cfr. Cons. Stato, Sez. VI, decreti n. 2349/2019, n. 2350/2019 e n. 2351/2019, emanati nell’ambito del ricorso per revocazione avverso la sentenza n. 1618/2019 della Sezione VI del Consiglio di Stato), e ritenuto, inoltre, che sussista il pregiudizio lamentato, atteso che l’esecuzione in parte qua dell’impugnato provvedimento comporta la chiusura della predetta sala” (cfr., in particolare, Ordinanza Cautelare pubblicata il 15 aprile 2021 n. 47/2021 Reg Prov.Cau., ricorso 54/2021 Reg. Ric). Il provvedimento è interessante perché con riferimento alla medesima sala nel 2016 alcuni ricorrenti chiedevano al Tar la chiusura per violazione del distanziometro, mentre Provincia e Comune ritenevano dovesse rimanere aperta (ricorso Tar Bolzano Rg. 299/2016), il Tar stabiliva che dovesse chiudere solo la parte delle Vlt ma dovesse rimanere aperta quella delle Awp (sen-
tenza Tar Bolzano n. 200/2020), nel ricorso al Consiglio di Stato fatto dall’operatore la Provincia continuava a sostenere che la sala dovesse rimanere aperta mentre il Comune riteneva di cambiare posizione sostenendo l’opportunità della chiusura (ricorso Consiglio di Stato Rg 6574/2020), nelle more della discussione nel merito al Consiglio di Stato il Comune decideva di emettere un ordine di chiusura della sala che veniva poi impugnato con il ricorso che ha portato poi alla sospensione del provvedimento in questione. Ma la sala, nonostante l’ordine di riapertura del Tar non potrà intanto riattivare la sua sala con le Awp perché comunque al momento vigono i provvedimenti di chiusura per la pandemia.
QUALI RISCONTRI ABBIAMO DALLE CHIUSURE? È evidente che le due questioni sono dunque legate. Ma è altrettanto evidente che quando si uscirà dall’emergenza sanitaria, si dovranno fare i conti con le chiusure della cosiddetta Questione Territoriale. Ebbene, sono molti i numeri che sono stati riportati quali conseguenze delle restrizioni imposte e spesso si sente dire che con le restrizioni sia diminuito il volume di gioco pubblico complessivo. Una cosa è certa, ogni studio al riguardo dovrebbe tenere in chiara considerazione la variabile dello sversamento della domanda di gioco, che comunque esiste (come esisteva prima della decisione dello Stato di procedere con una regolamentazione e misurazione del fenomeno), nell’offerta del circuito illegale. E ogni studio dovrebbe anche tenere conto dei numeri relativi al sommerso o meglio al fenomeno della “reimmersione”, provocato dalla proibizione di fatto imposta anche dalle norme locali che, va detto chiaramente, sopraggiunge rispetto ad una chiara e severa regolamentazione di ormai 15/20 anni che sino ad oggi ha invece portato con tanta fatica alla luce quello che ancora prima del 2000 era un sommerso veramente importante. Ma se da un lato c’è chi declina vantaggi in realtà non dimostrati del lockdown, dall’altro, va ricordato il coro delle Istituzioni, sia regionali che nazionali, sia legislative che giudiziarie, che ad oggi hanno dimostrato con fatti concreti di condividere l’inopportunità e la dannosità delle chiusure totali, agendo nella direzione della riapertura e della soluzione della questione territoriale, nonostante si operi in un contesto in cui non sono pochi i cortocircuiti che si registrano.
IL 50 PERCENTO DEGLI ENTI TERRITORIALI DEL PAESE È TORNATO SUI PROPRI PASSI Partiamo dai segnali chiari dati dalle realtà istituzionali regionali e provinciali che hanno dimostrato consapevolezza del fenomeno: 10 realtà territoriali su 21 (tra Regioni e Provincie autonome) hanno deciso, nel pieno della consapevolezza dell’esistenza in concreto dell’effetto espulsivo e delle sue conseguenze, di operare degli autentici revirement, così sterilizzando e rimodulando distanziometri espulsivi inizialmente concepiti dalla legislazione dei propri territori anche facendo salve le realtà preesistenti (cfr., in particolare, sul punto “Una questione di tecnica – il vero cambiamento, sulla Questione territoriale, potrebbe passare per una consapevole proroga tecnica finalizzata a trovare la giusta misura. Come si evince dal caso della Puglia”, rivista Gioco News dicembre 2018; “Se non è riordino è retromarcia - Il riordino del comparto passa per i revirement delle Regioni responsabili”, rivista Gioco News settembre 2019; “Il riordino nazionale spinto dai territori – prosegue la marcia delle Regioni responsabili per una regolamentazione sostenibile”, rivista Gioco News marzo 2020”; “Meglio tardi che fuori” – un altro revirement (responsabile) dal territorio, per evitare le conseguenze dannose dei distanziometri espulsivi che non assicurano il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, rivista Gioco News ottobre 2020). Questo significa che circa il 50 percento degli enti territoriali del Paese in qualche modo ha ritenuto di compiere una scelta di regolamentazione, di contrasto al disturbo al gioco d’azzardo ma allo stesso tempo di presidio dei territori con la presenza di un’offerta pubblica anche attraverso le realtà preesistenti.
GOVERNO, AMMINISTRAZIONE, LEGISLATORE E GIURISPRUDENZA SONO CONSAPEVOLI Vi è poi una piena consapevolezza di tali aspetti anche nel Governo e nell’Amministrazione di riferimento. E non certo perché nel libro “La Questione Territoriale. Il proibizionismo inflitto al gioco legale dalla normativa locale” nella sua prefazione il Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze al tempo con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta, definisce già dal 2016 esaustiva la panoramica del fenomeno rappresentato ma soprattutto perché sono numerosi i tentativi di riordino che sono stati in effetti portati avanti (cfr., in particolare, sul punto “È tempo di riordino - I riordini nazionali del gioco pubblico in Italia negli anni solo annunciati”, “Tante ragioni un solo obiettivo - Il nuovo cigno nero planetario, quello pandemico, consentirà il >
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riordino del gioco pubblico in Italia nel 2021?”, rivista Gioco News gennaio 2021). E ancora la piena consapevolezza che siffatte norme di fatto proibitive rappresentino un problema e non una soluzione si coglie anche da parte del legislatore che in numerose occasioni ha imposto a Stato e Regioni di sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione modificativa, come da ultimo fatto nell’Intesa voluta con la Legge di Bilancio approvata a dicembre 2015, faticosamente raggiunta solo a settembre 2017 con l’Intesa ad oggi ancora inspiegabilmente non attuata. Da ultimo non può non ricordarsi la piena consapevolezza anche da parte della Giurisprudenza che al riguardo è vero che stenta a dare un giudizio di rimessione alla Corte Costituzionale dell’effetto espulsivo dei distanziometri regionali ma è altrettanto vero che in taluni casi, soprattutto per le misure concepite a livello comunale, non manca di censurare distanziometri non motivati, ritenuti ictu oculi esageratamente sovra-dimensionati, che lasciano intendere di essere quindi totalmente espulsivi, e con conseguenze di divieto assoluto non preventivamente verificate dalle amministrazioni (come i casi di Livorno, Bologna e Medole). Così come è vero che il Consiglio di Stato con due pareri interlocutori del 27 marzo 2019 (nn. 1057/2019 e 1068/2019) non ha mancato di indicare al ministero delle Finanze l’inopportunità di procedere con l’espletamento delle gare per l’assegnazione delle nuove concessioni per le verticali distributive on-site di bingo e scommesse, non essendo ancora stata risolta la “questione territoriale”, intesa come impossibilità oggettiva di mettere a terra i punti assegnati in ragione dei distanziometri espulsivi.
MA PER LA SOLUZIONE SI REGISTRA UN VERO E PROPRIO CORTO CIRCUITO ISTITUZIONALE Il problema è dunque chiaro e noto alle istituzioni rappresentative dei diversi poteri dello Stato. Più complicata è invece la definizione della soluzione concreta per i troppi tentennamenti che vanno comunque registrati di volta in volta, nonostante l’urgenza che il caso richiede e per questo ogni tanto si sente parlare di un vero e proprio corto circuito dal quale certamente occorre uscire.
LE VALUTAZIONI DEL BUON SENSO Se poi si vuole accedere ad una valutazione non giuridica, ma legata al buon senso, andando a vedere le regole imposte per la distribuzione di altri e diversi prodotti/servizi delicati o vietati ai minori non si trovano regolamentazioni di distanziometri da luoghi sensibili, si trovano eventualmente distanze “tra punti di distribuzione” che sono evidentemente concepite, certamente per evitare concentrazioni, ma anche e soprattutto per assicurare un’occupazione capillare e non disomogenea che assicuri quindi, con la presenza di un prodotto di Stato, un presidio di legalità dei territori. Il buon senso poi suggerisce di riflettere sul fatto che ad esempio la distanza di 200 metri o 500 metri da una chiesa di una pasticceria certamente non farebbe desistere dalla convinzione di comprare le paste per la famiglia la domenica mattina. Se poi la pasticceria si trovasse confinata in un’altra città, certamente si troverebbe il modo di accedere alla vendita presso le bancarelle (autorizzate o meno) o ci si organizzerebbe per produrre in casa i dolci che si cercano o si ricorrerebbe ai grandi distributori del web. In ogni caso, quello che è certo è evidente che non sparisca la domanda di paste a pranzo la domenica solo per la presenza di una siffatta ipotetica limitazione. Altro dubbio posto dal buon senso è quello della individuazione dei luoghi sensibili, posto che non sfuggirà che ogni individuo da proteggere oltre a frequentare un luogo eventualmente sensibile certamente si troverebbe a frequentare prevalentemente la propria abitazione accanto alla quale per lo schema teorico del distanziometro potrebbe trovarsi un punto di distribuzione. Vi è il dubbio che lo schema teorico implementato le prime volte dagli enti locali sia stato infelicemente mutuato dal principio applicato anni prima dalla stessa normativa locale per mettere, in quel caso sì giustamente, delle distanze tra l’installazione delle antenne dei telefoni cellulari e luoghi in cui le persone si trovino a permanere per periodi prolungati (come ospedali, chiese etc) e che poi abbia continuato ad aggiungere luoghi su luoghi fino a rendere di fatto vietato ogni angolo del territorio. Andando oltre al buon senso, esistono anche delle ampie e puntuali argomentazioni scientifiche a supporto delle stesse questioni, con la scienza che da sempre esprime una perplessità profonda rispetto al distanziometro. Ma queste e altre valutazioni verranno approfondite il mese prossimo. (Segue sul prossimo numero)
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NELLA CRISI CHE ATTANAGLIA L’INTERA FILIERA DEL GIOCO PUBBLICO, DOPO UN ANNO DI LOCKDOWN, A PAGARE UN CARO PREZZO SONO ANCHE E SOPRATTUTTO LE IMPRESE DI PRODUZIONE, CHE CHIEDONO TUTELA
di Alessio Crisantemi
Sostenere la ripartenza
SIMONE PACHERA N onostante la grande visibilità che stanno avendo le attività economiche rivolte direttamente ai consumatori, come bar, ristoranti e tutti i punti vendita al dettaglio, nella narrazione quotidiana di questa enorme crisi, provocata dal prolungato lockdown e dalla difficile ripartenza del paese, ciò che non bisogna affatto dimenticare è che, dietro a queste realtà, c’è un’intera filiera: fatta a sua volta di altre aziende, quindi altri lavoratori, famiglie, persone. Quello che troppo spesso viene stigmatizzato con la generica definizione di “indotto”, di qualunque settore si parli, racchiude in sé altre realtà e ulteriori esigenze, che non possono rimanere inascoltate. Alla pari di quelle delle altre aziende mediaticamente più esposte, anche per via delle varie proteste che hanno visto scendere in piazza un po’ tutti i settori, chi prima e chi dopo. Lo stesso accade anche nel gioco, dove la protesta dei lavoratori ha permesso di dare risalto – giustamente – a esercenti, gestori e rivenditori, come espressione dell’intera filiera: anche se molto poco si è parlato, in questi mesi, dei produttori, che rappresentano la manifattura del comparto. Si tratta di aziende specializzate, altamente tecnologiche e qualificate, spesso vere e proprie eccellenze, che sono praticamente bloccate dall’esplosione della pandemia, senza neppure poter contare su alcun tipo di ristoro o quasi. E con una prospettiva ancor meno rosea rispetto alle altre categorie, tenendo conto che qualunque data di riapertura del comparto giochi, non coinciderà con la loro ripartenza. Come spiega a Gioco News Simone Pachera, amministratore delegato di Octavian Gaming Solutions, una delle aziende leader sul mercato italiano del gaming. “Le aziende di produzione soffrono di una situazione particolare perché, a differenza di tutte le altre attività del comparto, che hanno potuto – chi più e chi meno – tenere a casa i propri dipendenti e contenete tutti i costi fissi, nel nostro caso abbiamo impiegati altamente specializzati, come i nostri progettisti, ingegneri che si occupano dello sviluppo del software che non possiamo permetterci di fermare. Anche perché in molti casi lavorano dall’estero, dove non può darci beneficio la legge italiana; e il rischio è anche quello di perderli perché potrebbero facilmente trovare altro impiego in altre realtà. Tutto questo mentre, da un anno a questa parte, le nostre aziende non hanno percepito alcun tipo di ‘ristoro’, ad eccezione dell’acconto sull’Ires o della cassa integrazione: ma quest’ultima, come detto, nel nostro caso serve solo in parte”. Ogni categoria di impresa, quindi, ha una sua specificità che non può essere ignorata da un piano di aiuti che intenda davvero tutelare l’occupazione e l’economia dell’intera nazione. E lo stesso vale in ottica di ripartenza e rilancio. Per tenere conto delle esigenze dei produttori, infatti, oltre alla gestione del lockdown, c’è da preoccuparsi anche e soprattutto delle riaperture. “A differenza delle altre imprese – prosegue l’Ad di Octavian – per noi produttori la data di ripartenza non sarà la stessa e non coinciderà con quella fissata per le riaperture. Per dirla più semplicemente: se le attività di gioco riapriranno domani, noi non torneremo a incassare da quel giorno ma ci vorranno almeno sei mesi. Questo perché l’operatore di gestione, che è il nostro cliente, si troverà a sua volta in una situazione di difficoltà e nella situazione di dover ricominciare a pagare le tasse, i dipendenti, i concessionari e i normali costi operativi: solo alla fine di questa catena, quindi, potrà saldare i fornitori. Anche perché si troverà probabilmente a dover fare i conti anche lui con la perdita di qualche cliente e dei relativi incassi”. Ecco quindi che anche la produzione necessità di risposte concrete e di interventi ad hoc da parte del Governo, che consentano di sostenere la ripartenza delle imprese e di agevolare la fase di transizione che va oltre il lockdown. Sul punto i produttori hanno anche le idee molto chiare, chiedendo misure concrete e anche facilmente realizzabili. “Ho sentito il Governo parlare di intervento sul Preu e questo sarebbe senz’altro un passo ragionevole, perché darebbe fiato ai gestori, permettendogli di rialzare la testa. Tuttavia mi piacerebbe sentire parlare di altre manovre in grado di stimolare la ripartenza. Penso per esempio a un credito di imposta per i gestori per l’acquisto di giochi e schede: questo darebbe benefici all’intera filiera, rimettendo in moto la sua economia. Mentre un’altra possibile misura ideale potrebbe essere quella dei super o iper ammortamenti, come erano stati introdotti in passato”. Una serie di interventi, peraltro, che risulterebbero in linea con quanto già effettuato dal governo in altri settori (si pensi ai bonus per l’edilizia o ai tanti tax credit oggi in vigore) e che potrebbero essere attuati senza bisogno di leggi particolari o di riforme. Al solo scopo di salvaguardare l’occupazione.
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CASINÒFRANCESI CASINÒFRANCESI CASINÒFRANCESI CASINÒFRANCESI TORNEAND O
Il contro-senso etico delle banche
TORNEAND O
UN NUMERO CRESCENTE DI ISTITUTI BANCARI, SPECIE IN TEMPI DI PANDEMIA, STA REVOCANDO CONTI CORRENTI E NEGANDO FINANZIAMENTI DI SOSTEGNO AGLI OPERATORI DEL GIOCO, SUL PRESUPPOSTO DI UN CODICE “ETICO” CHE NON FA ALTRO CHE DANNEGGIARE IMPRESE LEGALI FAVORENDO LA RIEMERSIONE DELL’ILLEGALITÀ. TANTO DA FAR INTERVENIRE LA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL SISTEMA BANCARIO.
Il sistema concessorio per la gestione della raccolta di gioco pubblico italiano si fonda su una serie di norme e regolamenti volti ad un controllo telematico e sistematico delle giocate realizzate mediante gli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro e le sale da gioco, scommesse e bingo. Attraverso tale sistema concessorio (tra i più articolati e controllati al mondo e assunto a modello da tutti gli altri paesi che stanno regolando la raccolta di giochi pubblici con vincita in denaro) ogni “giocata” viene trasmessa dagli apparecchi da gioco e dalle agenzie di raccolta scommesse attraverso un sistema di connessione telematica ai server dei concessionari (con appositi “punti di accesso” o Pda). Ogni movimento pertanto risulta tracciato e contabilizzato, senza alcuna possibilità di “sfuggire” al controllo del sistema e al prelievo erariale e i trasferimenti delle somme raccolte devono obbligatoriamente avvenire a mezzo di bonifici bancari, con apposito Cig (codice identificativo di gara) assegnato da ciascun concessionario. Lo stesso dicasi per il sistema di raccolta di gioco online (poker games, scommesse, slot machines) da parte dei concessionari autorizzati, operanti sotto il dominio del “punto.it”. Tutto il sistema di raccolta di gioco legale necessita pertanto della collaborazione tra gli operatori ed il sistema bancario, chiamato anch’esso al rispetto delle norme in materia di tracciabilità dei flussi e di protocolli antiriciclaggio. Purtroppo da diversi anni, e in misura ancora più diffusa in tempi di pandemia, numerose banche hanno cominciato a disincentivare e risolvere i rapporti con gli operatori di raccolta inviando alle aziende comunicazioni aventi ad oggetto: l’obbligo di rientro immediato degli affidamenti concessi e utilizzati, la risoluzione dei contratti di mutuo e finanziamento in corso, la chiusura dei conti correnti (ancorchè attivi), il diniego di accensione di nuovi rapporti di conto corrente (anche solo attivi) e di nuovi finanziamenti. Forse, pesa nell’operatività degli Istituti, specie per quelli periferici e meno strutturati, la mole di adempimenti e di oneri connessi agli adempimenti imposti per la gestione dei rapporti con gli operatori; si pensi ad esempio alle giornaliere operazioni di riversamento di monete metalliche (unico strumento di funzionamento delle slot machines da bar) che comunque ha sempre determinato, da parte delle aziende, l’assolvimento degli elevati oneri bancari e commissioni richiesti dalle banche. Ma la vera motivazione al diniego dei rapporti, talvolta indicata in forma scritta e nella maggior parte dei casi solo verbalmente, deriva dall’applicazione di un presunto Codice etico della singola banca, che impone all’Istituto di non intrattenere rapporti con soggetti ed imprese operanti in attività connesse: “al gioco d’azzardo, al traffico di armi e allo sfruttamento della prostituzione”.
A cura di Francesco Scardovi
È dunque evidente l’equivoco sul quale si fonda il comportamento del sistema bancario che continua a considerare il “gioco d’azzardo” (termine che per l’ordinamento penale italiano si riferisce ad una “tipologia di gioco nel quale ricorre il fine di lucro e la vincita o perdita è completamente o quasi aleatoria”) quale attività penalmente rilevante e fautrice di degrado sociale, da cui prendere le distanze. Lo stesso equivoco è emerso dalla lettura dell’allegato 4 al modulo di richiesta di finanziamenti con garanzia pubblica previsti dai decreti di sostegno alle imprese durante l’emergenza pandemica (decreto Rilancio). Anche in quel modulo, di estrazione europea, tra i requisiti di accesso alla garanzia, si escludevano le attività connesse al gioco d’azzardo, al pari di attività connesse al di traffico di organi, alla pornografia etc. ricomprendendo in tali attività illegali quelle non regolate dagli Stati membri, considerato che, fino ad alcuni anni fa, la maggioranza dei paesi europei non aveva legalizzato il gioco. Ma tale diniego non può valere per i paesi che hanno regolato il gioco riservandolo allo Stato. In Italia il “gioco d’azzardo” è stato legalizzato, attraverso una specifica riserva di legge, relativamente all’offerta di alcuni giochi con vincita in denaro (e dunque “di azzardo”, per definizione) quali gli apparecchi da gioco, la raccolta di scommesse etc. Tutte le aziende di raccolta di gioco legale operano in virtù di concessioni, licenze ed autorizzazioni rilasciate dalla pubblica amministrazione e dalle questure competenti per territorio (ai sensi degli artt. 86 e 88 del Testo unico di pubblica sicurezza). Titoli che comportano tra l’altro il necessario possesso di requisiti professionali e reputazionali particolarmente rigidi e selettivi oltre che ingenti investimenti per l’esercizio di impresa. Quindi, anche da un punto di vista giuridico, per il settore che ci occupa, non si tratta di gioco d’azzardo (assimilabile a reato) ma al contrario di “gioco legale” cioè di attività regolata dallo Stato ove le aziende operano legittimamente con finalità di assoluta rilevanza “anche da un punto di vista etico” per il Paese: con una funzione di raccolta di entrate erariali (assimilabili ad un ente di riscossione), pari ad arrotondati 11,5 miliardi di euro annui, ridotte di circa 5 miliardi nel corso della pandemia, con l’impiego di decine di migliaia di lavoratori; rappresentando il primo baluardo contro la riemersione del gioco illegale (come confermato anche dalle recenti relazioni del direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna e dal procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho, all’esito delle attività investigative che hanno sgominato, durante il lockdown, svariate decine di sale clandestine e illegali). Ma la maggior parte delle imprese del comparto si è vista chiudere i conti correnti e negare l’accesso ai finanziamenti con garanzia pubblica, necessari ed indispensabili al superamento della drammatica crisi economica conseguita alla pandemia. In alcuni casi sono invece stati erogati finanziamenti con garanzia pubblica in sostituzione (parziale o integrale) di linee di credito in precedenza concesse dall’Istituto, con l’intento evidente di sollevare la banca dal rischio di inadempimento del cliente a danno dello Stato, oppure richieste garanzie fideiussorie sproporzionate rispetto alle linee di credito in essere. Siamo addirittura arrivati al paradosso che vengano negati finanziamenti e mutui ai dipendenti di aziende del comparto gioco legale (ad esempio per l’acquisto della prima casa) per via dell’attività del datore di lavoro. Alcuni operatori si sono visti costretti ad attivare conti correnti postali (ad oggi ancora concessi) se pur con enormi difficoltà e rischi di riversamento negli uffici postali dei denari raccolti presso i locali e gli apparecchi, ma non può essere questa la soluzione. Spiace verificare anche che il diniego di accesso al credito sia una prerogativa delle piccole e medie imprese italiane che operano a vario titolo nella raccolta e nella gestione di apparecchi da gioco e sale mentre, nella maggior parte dei casi, gli stessi istituti che negano il finanziamento o chiedono il rientro alle piccole imprese, finanziano per decine di milioni di euro le grandi multinazionali del gioco (favorendo anche la collocazione di azioni e di bond). Ma tali comportamenti, anche a seguito delle numerose segnalazioni effettuate dagli operatori e dalle associazioni di categoria del settore, comprovati da centinaia di documenti, hanno determinato l’attivazione della commissione parlamentare d’Inchiesta sul sistema bancario, presieduta da Carla Ruocco, che ha avviato una serie di indagini e consultazioni. Nei giorni scorsi è stato audito, tra gli altri, il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Giovanni Sabatini, su istanza dei membri della commissione, ovvero il senatore Andrea De Bertoldi e il deputato Tommaso Foti di Fratelli D’Italia, insieme al deputato Maurizio D’Ettore di Forza Italia, che hanno illustrato le criticità del sistema e la necessità che l’Abi faccia chiarezza su una serie di comportamenti ritenuti illegittimi oltre che scorretti, specie per quanto riguarda le intervenute immediate risoluzioni di rapporti pur in mancanza di pregiudizi o condotte irregolari dei contraenti. Ci auguriamo che i lavori della commissione contribuiscano a fare definitiva chiarezza sull’equivoco del codice etico sanzionando i comportamenti che dovessero risultare illegittimi e che stanno definitivamente annientando, in tempi di pandemia, centinaia di aziende. Sul presupposto che gli operatori del gioco legale sono “al servizio dello Stato” e anzi un baluardo contro la diffusione del gioco illegale e che, per operare, hanno l’imprescindibile necessità della collaborazione del sistema bancario, a cui si chiede eticamente “voltare pagina” favorendo l’apertura e lo sviluppo delle collaborazioni con le aziende che operano nel comparto del gioco pubblico, sempre ove ne ricorrano i presupposti di regolarità e legalità.
L’AUTORE Francesco Scardovi Studio Associato Scardovi e Giordani
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