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Tra Italia e Germania il Trucco del successo 58. Il poker è uno sport anche in Brasile

Tra Italia e Germania il Trucco del successo

LA RICETTA DEL MANAGER ITALIANO ATTUALMENTE IN FORZE A GGPOKER, OPERATORE SPECIALIZZATO NEL POKER ONLINE E LEGALE IN TANTI MERCATI CON IL BEL PAESE IN TESTA

“Lo sbarco di GgPoker in Ontario è una grossa novità per la politica della room in cui lavoro e potrebbe anche aprire le strade e le porte alla concessione in Italia e in altri mercati regolati in cui la liquidità è segregata e chiusa entro i confini nazionali. Intanto all’iGb Affiliate di Londra cerchiamo di trovare nuovi partner per le affiliazioni, appunto, secondo il nostro obiettivo che è quello di creare valore e contenuto”. Marco Trucco, top manager italiano e Md Europe a GgPoker, era all’iGb Affiliate a Londra, a metà aprile, e ha analizzato con Gioco News le prossime strategie della room per cui lavora che non ha ancora una licenza per operare sul mercato italiano ma che continua a fare notizia grazie a innovazione, comunicazione e dati impressionanti che la stanno imponendo sempre più leader nel mercato “dot com”. Una chiacchierata interessantissima al di là del ruolo di Trucco, e che ha dato prospettiva e analisi anche per altri mercati europei come la Germania. GgPoker, room cresciuta esponenzialmente da metà 2020 e strutturata e consolidatasi per tutto il 2021, ora sta lanciando altre sfide e seguendo altre prospettive. Specie nei mercati regolati. La domanda chiave però, rimane l’Italia? “L’Italia è nella lista dei Paesi in cui GgPoker vuole entrare - spiega Trucco - c’è sempre stata e continuerà ad esserci perché vogliamo arrivare dappertutto. Basta seguire i nostri passi, come in Ontario che è il primo mercato a liquidità chiusa in cui entriamo. Un progetto pilota, un tentativo che potrebbe portarci in Francia, Spagna, Portogallo e, perché no, magari anche altri Paesi. Ma il concetto è che le cose stanno cambiando e se prima per noi era complesso gestire tanti mercati separati, adesso l’azienda ha una struttura che, secondo il livello dimensionale raggiunto, può consentirle di gestire al meglio tutto. Questo significa che nulla è da escludere”. Ma c’è anche un’altra prospettiva: “Bisogna capire cosa pensa l’Italia perché in Europa inizia a cadere il tabù della liquidità internazionale: nazioni come la Germania, l’Olanda e anche la Svezia o la Danimarca (anche se tutti dicono che è un mercato limitato ma vale il principio) hanno aperto ai mercati globali senza problemi. Per cui sarebbe bene che le autorità italiane domandino a questi mercati come sta andando l’esperienza, se hanno rintracciato quei rischi e quelle criticità che si temevano o se l’esperimento è riuscito. Questi framework hanno parametri più rigidi dei nostri ma per loro la liquidità non è mai stata un problema. Probabilmente abbiamo perso molti treni per il poker nel nostro Paese ma ora potremmo muoverci in questo modo e finalmente recuperare e rilanciare il mercato”. Questo sarebbe l’obiettivo massimo. Ma se non fosse possibile? “Allora se necessario ci adegueremo anche alla liquidità regionale condivisa con Francia, Spagna e Portogallo con la speranza di estenderci ancora un po’”. In attesa di altre analisi di Marco Trucco, gli chiedia-

di Cesare Antonini

mo il senso della presenza di GgPoker all’iGb Affiliate: “La nostra presenza a Londra è dedicata alla ricerca di nuovi partner che possano fare affiliazione per noi anche se ne abbiamo pochi ma buoni e sono tutti dedicati al poker. Tuttavia preferiamo chi produce contenuti social, video, news e che crea una community e poi fa engagement sulla stessa. Abbiamo anche molti steamer, Youtuber, che fanno ottimi numeri e si stanno specializzando nelle versioni di tutti i giochi. Questa, secondo noi, è la strada per crescere sotto questo punto di vista”, prosegue. Com’è andata l’esperienza a iGb e qual è la strategia della room in chiave affiliazioni? “Siamo venuti a Londra per esserci e per farci vedere e, ovviamente, per fare affiliati in più. Tuttavia la nostra scelta è avere affiliati orientati alla produzione di contenuti e di valore sul poker. Preferiamo chi produce content social come video, news e quelli che in generale funzionano in termini di engagement e che hanno una comunità dietro dove attingere. Dobbiamo essere sinceri, in ogni paese ce ne sono molto pochi. Di youtuber e streamer, invece, ne abbiamo tantissimi. E fanno dei bei numeri. In molti si stanno specializzando anche su alcuni giochi come il Plo a 5 carte, lo short deck e altre varianti ma è sempre dura riuscire ad andare oltre certe soglie. Ad esempio in Olanda hanno deciso di eliminare le celebrities dagli spot mentre la Germania ha nel mirino gli streamer”. Il decreto dignità ha colpito anche in Olanda, quindi: “Come detto, i Paesi Bassi hanno limitato molto l’utilizzo dei vip e dei testimonial - ci spiega il manager mentre ci dà uno spoiler del primo spot GgPoker in Olanda, ed è molto incisivo e di sicuro non eccessivo - nel giro di due mesi le autorità hanno subito chiarito che la pubblicità era troppa ma è difficile limitare una fase di avvio di un mercato in cui tutti, naturalmente, puntano a farsi vedere e cercano di ottenere una maggiore quota di mercato. Ed è anche assai complesso pensare che gli operatori si autoregolino. Ma ovviamente se si cambiano le condizioni in cui operare dopo aver ottenuto l’autorizzazione a farlo è sempre un fattore estremamente negativo, Andrebbero comunicate prima della richiesta della licenza la strategia sulla comunicazione e le possibilità di fare marketing. In generale continuo a credere che antitrust e autoregolamentazione lasciano il tempo che trovano”. Ci potrà essere una soluzione o siamo nelle mani complete del regolatore? “L’unica via che avrebbe senso è quella di un’autoregolamentazione tra gli operatori di un marchio a patto che poi un’agenzia ratifichi gli accordi. Facciamo le regole prima ma poi fissiamo anche qualche sanzione per chi sgarra se l’autoregolamentazione è recepita a livello centrale”, spiega Trucco. Parlando di regolamentazioni europee si è tanto parlato di Germania, GgPoker opera in questo mercato: com’è la situazione per quello che riguarda questo framework? “Una regolamentazione di cui non si comprende il senso e che sarà ancora peggiore quando le licenze diventeranno definitive - esordisce il manager italiano - il problema è il limite massimo di deposito di 1.000 euro ma quello che tutti devono capire è che il cap è cumulativo e va a sommare tutti i versamenti dei conti gioco sui vari siti. Questo sistema sembra favorire gli operatori generalisti e sfavorire quelli specializzati che offrono un servizio migliore di gioco. Anche perché gli utenti ormai sono abituati ad aprire più conti. Ovviamente è un grosso freno anche all’innovazione e alle start up”. L’idea era quella di regolare il gioco, giusto? “Sì, ma si otterrà ovviamente l’effetto opposto che è quello di forzare gli operatori ad avere nel più breve tempo possibile e le strategie diventano molto più aggressive. Inoltre - analizza Trucco - il limite di deposito è fissato una volta al mese e quando si finisce il credito la guerra è ad inizio mese quando si bombarderanno i players per accaparrarsi i fondi possibilmente tutti su una stessa room. Invece di puntare sull’intrattenimento quello che accadrà è l’esatto contrario”. Rischia di essere un modello poco sostenibile per il settore? “Assolutamente sì, in questo modo gli operatori non fanno profitto e non riescono neanche a fare investimenti. C’è davvero il rischio che se non cambia qualcosa nei parametri e nelle normative non abbia più senso rimanere in questo mercato. Al momento l’equilibrio tra tassazione e limite di deposito non si può fare profitto. Chi gioca e vince, inoltre, paga somme ingenti di tasse. Quindi il player vincente si allontana, chi perde non può depositare e le difficoltà di fidelizzarlo e trattenerlo sono tantissime”. Cosa deve succedere per poter cambiare qualcosa e per rimanere nell’industria del gioco tedesca? “Rimaniamo nella speranza che il mercato si autosostenga ma devono cambiare le tasse e anche le regole. Hanno tagliato la testa e le gambe al mercato, agli operatori e ai player - prosegue Trucco - in ogni caso quando finirà il processo di affidamento delle licenze avremo la situazione definitiva e potremo finalmente dire che i numeri sono quelli e dimostrare che le regole scritte sono inadeguate. Noi contribuiremo con la nostra azione sul poker e appoggeremo le associazioni e gli altri operatori. Va sottolineato che tutti vogliono essere in regola e pagare le tasse ma il prodotto deve essere sia competitivo che sostenibile”, conclude il manager italiano.

CON L’ARRIVO DELLA NUOVA LEGGE SUL GIOCO ONLINE, INIZIA SOLO ORA LA BATTAGLIA PER LO SDOGANAMENTO DI UNA DISCIPLINA CHE DA QUASI DUE DECENNI CERCA DI ESSERE RICONOSCIUTA COME MIND GAME

Il poker è uno sport anche in Brasile

di Cesare Antonini

Il mercato del poker in Brasile è in grande fermento e, anche se aspetta la sua regolamentazione solo nei prossimi mesi dopo anni di zona grigia, inizia a percorrere i passi che gli altri hanno già seguito nei primi anni del lancio. Il primo principio è: cercare di inquadrare il poker come gioco d’abilità o mental game. In Brasile ci sta provando l’avvocato Gustavo Henrique Almeida do Nascimento, dello studio Lewandowski Libertuci Advogados, a definire la vera caratteristica del poker come sport della mente, che verrebbe riconosciuto in questo modo a livello internazionale. Nulla di nuovo sotto il sole per noi ma vale la pena capire quale sia la teoria. L’avvocato parla della popolarità di questo gioco di abilità e della disinformazione sulla modalità, spesso vista come un gioco d’azzardo: “Il poker è un gioco di carte la cui popolarità è sicuramente cresciuta in Brasile negli ultimi anni. Sebbene i praticanti di questa attività la concepiscano già come uno sport, c’è una certa mancanza di conoscenza e persino un pregiudizio da parte della popolazione. Sebbene non sia un argomento nuovo, è importante portare questo argomento sotto i riflettori. La lotta alla disinformazione deve essere presente e continua in ogni ambito”, spiega Almeida do Nascimento. Ora è di fondamentale importanza, concettualizzare lo sport. “Questa missione non è la più semplice, dal momento che la legge 9.615/1998, l’attuale legge generale sullo Sport, non definisce cosa esso sia. A differenza di quanto qualcuno possa pensare, lo sport ha elementi rilevanti che lo caratterizzano, e non può essere inteso come sinonimo di pratica dell’esercizio fisico. Rafael Fachada, nella sua tesi di laurea, ne elenca alcuni, tra i quali spiccano l’attività fisica, l’attività agonistica e la pratica organizzata (regole del gioco)”. È anche importante commentare che l’attività fisica e l’esercizio fisico non sono terminologie che hanno lo stesso significato: “L’attività fisica si riferisce a qualsiasi movimento eseguito dal corpo, mentre l’esercizio fisico, d’altra parte, è un’attività strutturata che mira a migliorare la forma fisica a un certo livello. Pertanto, si comprende che l’attività fisica è un genere di cui l’esercizio fisico configura una specie. Gli esperti nel commentare che l’elemento caratterizzante dello sport non è l’esercizio fisico, ma l’attività fisica, esemplifica che il semplice movimento di un dito potrebbe essere considerato attività fisica. In questo senso, molte attività che, in linea di principio, non richiedono un grande sforzo fisico da parte dei partecipanti, sono già considerate sport, tra cui gli scacchi e, più recentemente, gli esport”. Interessante questa lettura anche se, in alcune occasioni, c’è anche chi sostiene che il poker non si possa configurare come uno sport, in quanto consiste nell’indurre l’avversario all’errore. “Tuttavia, ciò che si identifica è un controllo della propria espressione e del linguaggio del corpo, nonché una lettura accurata di queste stesse caratteristiche di fronte al giocatore avversario. Non si tratta di un cheat o di una simulazione, ma di un elemento che costituisce la natura stessa del gioco e consentito dalle regole. Condannare questo tipo di pratica sarebbe assurdo come dire che la boxe, il taekwondo e il judo non possono essere considerati sport a causa della pratica dell’aggressività”. Sempre trattando gli aspetti concettuali del poker, è opportuno commentare che lo sfruttamento del gioco d’azzardo è proibito dall’articolo 50 della legge sui reati penali. “Secondo la formulazione della legge, per gioco d’azzardo si intende un gioco in cui il guadagno e la perdita dipendono esclusivamente o principalmente dalla fortuna. In questo senso, il poker non si qualifica come un gioco d’azzardo, in quanto la ricezione delle carte, sebbene rilevante, non è il fattore determinante della vittoria. Il giocatore ha bisogno di sviluppare diverse abilità di lettura del gioco, linguaggio del corpo e applicazione per vincere, e questi elementi si dimostrano più rilevanti della fortuna, rendendo il poker un gioco di carte differenziato. Inoltre, non è raro che la giurisprudenza esprima l’idea che il gioco del poker non è un gioco d’azzardo, ma un gioco di abilità”. Cosa differente nei tournament dove esiste anche la predeterminazione della vincita. L’International Mind Sports Association (Imsa) ha riconosciuto il poker come sport da anni. “Il poker come sport ha già un’organizzazione relativamente consolidata con un’entità amministrativa internazionale, confederazioni nazionali e federazioni regionali. è esigenze e peculiarità che devono essere studiate”, conclude Almeida do Nascimento.

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