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ACROPOLI DI ATENE Part II

PART 2

Nel numero precedente di Giroinfoto abbiamo parlato dei monumenti che si trovano sulle pendici meridionali della collina.

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I monumenti principali, quelli che sono entrati nella memoria collettiva e dei quali ci ricordiamo quando pensiamo ad Atene, si trovano sulla spianata in cima.

A CURA DI ADRIANA OBERTO

LA SPIANATA DELL'ACROPOLI

Fanno parte di questi monumenti i Propilei, il Partenone, l’Eretteo e il tempio di Atena-Nike. Dall’alto è inoltre possibile avere una visuale privilegiata sulla città di Atene e, tra gli altri, sul quartiere di Plaka, le agorà romana e greca, e, dall’altro lato, lo stadio Panatenaico, il tempio di Zeus Olimpico e l’Arco di Adriano.

Ci sono due entrate al sito archeologico: una a sud-est, vicina all’uscita della linea 1 (rossa) della metropolitana, e una in fondo alla via Dyonisiou Aeropagitou, proprio ai piedi dei Propilei.

I PROPILEI

I Propilei (in greco antico: Προπυλαια, Proylaia) costituiscono l'ingresso monumentale dell'acropoli di Atene.

La parola προπυλαια (in latino: propylaeum), che significa letteralmente "ciò che sta davanti al cancello”, col tempo è arrivata ad indicare un edificio d'ingresso, per cui anche altri monumenti dello stesso tipo sono stati chiamati in questo modo per estensione.

I Propilei furono costruiti tra il 437 a.C. e il 432 a.C. Eretti in marmo pentelico bianco e pietra grigia di Eleusi, hanno un corpo centrale con due ali laterali: quella verso nord è detta Pinacoteca, quella verso sud è un semplice portico.

Proprio qui si può notare come l'edificio non abbia mai ricevuto una pulitura finale: infatti i blocchi di marmo presentano ancora le bozze lasciate a rilievo per il sollevamento e la messa in opera. Sulla facciata del corpo centrale troviamo sei colonne doriche simili a quelle del Partenone come proporzioni ma non nelle dimensioni.

Al centro è stato lasciato più spazio perché ogni quattro anni da qui passava il carro cerimoniale in occasione della processione delle Grandi Panatenee dedicata alla dea Atena Poliàs (o Poliade), protettrice della città. Gli stili della struttura sono diversi e si fondono armoniosamente.

L’esterno è senza dubbio dorico; all’interno invece troviamo colonne ed elementi di stile ionico. Il sito è caratterizzato da un forte dislivello, il che ha causato non poche difficoltà in fase di realizzazione.

La parte centrale era il vero e proprio ingresso, ed era chiusa tra due facciate doriche con sei colonne. Avrebbero dovuto esserci quattro ambienti ad occupare le due ali, ma venne realizzata solo la Pinacoteca (a nord-ovest). Qui venivano raccolti quadri con soggetto mitologico.

I Propilei sorgono nel luogo in cui prima era collocato l'ingresso delle fortificazioni micenee, poi di quelle di Pisistrato (metà del VI secolo a.C.) e infine di quelle costruite tra il 510 e il 480 a.C.

Quest'ultimo ingresso fu distrutto nel 480 dai Persiani, venne riparato da Temistocle e da Cimone e infine fu smantellato per far posto ai Propilei attuali, che rientravano nei grandi lavori di rifacimento dell'acropoli promossi da Pericle. I Propilei che vediamo sono il progetto dell’architetto Mnesicle.

Allo scoppio della seconda guerra del Peloponneso nel 431 a.C. la loro costruzione si interruppe e i lavori non furono mai terminati.

Nel 1640 un'esplosione di munizioni turche che vi erano depositate li distrusse parzialmente. Sono stati ristrutturati più volte; l’ultima, portata avanti per correggere i problemi causati dalle precedenti del 1909-1917, è partita nel 1990 ed è proseguita fino al 2015 con il ripristino di alcune colonne e del tetto, in modo da mostrare un monumento molto più completo.

Adriana Oberto Photography

TEMPIO DI ATENA NIKE

E’ situato accanto ai Propilei sul lato ovest dell'acropoli e molto vicino all'orlo delle rocce a strapiombo che la caratterizzano. Risale al 425 a.C. circa, è un tempietto anfiprostilo tetrastilo (con quattro colonne libere sulla fronte e sul retro) in ordine ionico; i suoi preziosi bassorilievi narrano vicende di una battaglia fra Greci e Persiani (si presume si tratti della battaglia di Maratona).

Il Tempio fu probabilmente opera dell'architetto Callicrate, coautore del Partenone, ed è il primo edificio in stile completamente ionico dell'Acropoli; infatti tutti gli altri edifici presentano originali fusioni di stile ionico e dorico. Nel 410 a.C. attorno al tempio fu posta una balaustra scolpita con motivi di Nike raffigurata in varie attività (la più celebre è forse quella che si riallaccia un sandalo): oltre ad essere decorativa, la balaustra serviva ad evitare che i visitatori del tempio cadessero nel precipizio vicino. I rilievi sono di carattere proto-ellenistico e sono conservati ora al museo dell'Acropoli.

Siccome potevano venire osservati dalla ripida salita ai Propilei, che era l’unico accesso all'acropoli, per la loro creazione furono messi in atto particolari effetti prospettici. Pausania racconta che la statua della dea custodita nel tempio era di legno e portava in mano una melagrana. Atena Nike era aptera, cioè senz'ali, ed era stata creata in questo modo perché la dea non avrebbe dovuto mai più lasciare la città.

Anche questo tempio, come gli altri edifici dell’area, sorge sui resti di altre costruzioni. Già nell’età del bronzo c’era una fossa per offerte; in epoca arcaica sul sito sorgeva un tempio, poi distrutto dai Persiani; quest’ultima costruzione è stata collegata alla pace di Nicia, che portò alla fine (anche se temporanea) delle guerre tra Atene e Sparta.

PRONAOS

CELLA

OPISTHODOMOS

Nel XVII secolo i turchi smantellarono il tempio e riutilizzarono le pietre per costruire un bastione difensivo; una volta riconquistata l’indipendenza, nel 1831 la Grecia decise di ricostruire il sacello; seguirono altri due lavori di restauro (1930 e 1998), in cui il tempio venne smontato e rimontato e furono integrati altri pezzi ritrovati in successivi scavi.

Gli ultimi lavori, tra il 2000 e il 2010 hanno permesso di fissare diversi problemi strutturali causati dagli interventi precedenti. Inoltre sono state reintegrate parti della pietra, asportate le decorazioni (che sono, come si è detto, presso il Museo dell'Acropoli) e inserite delle copie.

Adriana Oberto Photography

ATENA

Atena (in attico Aθηνα, - Athena), o Pallade, è la dea greca della sapienza, delle arti e della guerra, nonché la figlia prediletta di Zeus. E’ una dea guerriera e vergine con diversi compiti: difende e consiglia gli eroi, istruisce le donne operose, protegge i giovani, dona ispirazione agli artigiani, aiuta i giudici nei tribunali.

E’ la protettrice dei Greci nella guerra tra Achei e Troiani. Ha lo stesso nome della città di Atene e a lei era dedicato il Partenone (=della vergine) sull'Acropoli: al suo interno si trovava la gigantesca statua di culto crisoelefantina opera di Fidia. Inoltre di fronte ai Propilei era stata eretta una statua bronzea, che brillava al sole ed era visibile dalle navi che arrivavano al porto del Pireo; in suo onore ogni anno si svolgevano le feste panatenee.

Poiché era la dea protettrice delle acropoli, a lei erano

ERETTEO

L'Eretteo (in greco antico: ρεχθειον, Erechtheion) è un duplice tempio ionico greco del V secolo a.C. L’Eretteo era dedicato ad Atena Poliade, la protettrice della città, ed era legato a culti arcaici e alla storia leggendaria della città. Era il vero nucleo sacro dell'Acropoli, nonché dell'intera Atene. Sorge sul luogo dove si svolse la disputa tra Atena dedicati templi sparsi in tutta la Grecia e nel mondo ellenistico. La statua di Atena, in origine di legno e poi di metallo, era considerata simbolo dell'inespugnabilità della città. Era chiamata palladio e le si attribuivano poteri magici. La dea veniva rappresentata sempre vestita con peplo e spesso armata.

I suoi simboli sacri erano la civetta Athene noctua, l'elmo, la lancia, lo scudo e l'Egida; quest’ultimo era un mantello indistruttibile realizzato con la pelle della capra Amaltea, che aveva protetto e nutrito Zeus, strappato Crono dalla madre Rea. L’albero sacro ad Atena era l'ulivo, che lei aveva donato agli ateniesi per diventarne la divinità protettrice. Atena aveva capacità profetiche e mediche e per questo era adorata anche nei santuari di Delfi e di Epidauro.

Viene associata a Minerva, dea della religione romana. e Poseidone; qui venivano custodite le impronte del tridente sulla roccia e c’era il pozzo salato da cui uscirono i regali degli dei alla città (il cavallo e l’ulivo).

Il Palladio (la statua di Atena caduta dal cielo) venne consacrato qui dal dio Cecrope (metà uomo e metà serpente), e sempre qui si trovavano le tombe di Cecrope ed Eretteo, nonché il luogo di culto dedicato a Pandroso, la figlia di Cecrope amata dal dio Ermes.

Adriana Oberto Photography

La disputa tra Atena e Poseidone

“Cecrope, che aveva un corpo dalla doppia natura di uomo e serpente, fu il primo re dell’Attica: quella terra, che prima si chiamava Acte, prese da lui il nome di Cecropia. Fu allora, dicono, che gli dei decisero di insediarsi nelle città, dove ognuno di loro avrebbe avuto il suo culto personale.

Poseidone per primo si recò in Attica, vibrò un colpo di tridente in mezzo all’Acropoli e fece apparire un mare che oggi chiamano Eretteide. Dopo di lui venne Atena, che prese Cecrope come testimone del suo insediamento e piantò un ulivo.

Scoppiò una contesa fra Atena e Poseidone per il possesso del territorio e Zeus volle comporla dando loro come giudici non già Cecrope e Cranao, come hanno detto alcuni, bensì i dodici dei. Essi decisero che il territorio fosse assegnato ad Atena, perché Cecrope testimoniò che la dea per prima aveva piantato l’ulivo. Atena diede quindi il suo nome alla città e Poseidone, furibondo, inondò la pianura di Tria e sommerse l’Attica intera.” [Apollodoro, Biblioteca: III, 55]

Secondo un’altra versione del mito i giudici sarebbero stati gli abitanti stessi di Atene. Oltre a sottolineare l’importanza che fin dall’origine ebbe l’ulivo nell’economia dell’Attica, questo racconto della disputa fornisce una giustificazione mitologica del dominio di Atena sulla sua capitale.

L'Eretteo fu costruito al posto di un tempio più antico (VI secolo a.C.) che aveva la stessa funzione e di cui restano le fondamenta tra questo edificio e il Partenone; Il nome attuale arriva in epoca romana.

"Eretteo" (Erechtheíon), significa "colui che scuote" ed indica Poseidone. La costruzione fu iniziata da Alcibiade nel 421 a.C. in tempo di relativa pace, ma fu interrotta durante la spedizione in Sicilia (Guerra del Peloponneso) e poi ripresa una quindicina di anni dopo a.C. L’architetto che progetta l’Eretteo è Filocle. Il tempio viene costruito in marmo pentelico con una pianta insolita.

Questo perché è necessario ospitare diversi culti tradizionali su un’area a forte dislivello (più elevata a sud-est e più bassa di circa 3 m a nord-ovest).

Il tempio è prostilo (ha cioè colonne nella parte anteriore): le sei colonne sono ioniche si trovano ad est; ad ovest gli spazi tra le colonne sono chiusi da muri con ampie finestre e le colonne dall'esterno appaiono come semicolonne sopraelevate sul muro di 3 metri costruito per superare il dislivello del terreno.

L'interno era suddiviso in due celle a livello diverso che non comunicavano tra loro: la più altra era quella orientale; vi si accedeva dal pronao esastilo e ospitava il Palladio; più in basso c’era quella occidentale, che era divisa in tre vani: un vestibolo dava accesso a due vani identici che ospitavano i culti di Poseidone e del re Eretteo.

Addossati al corpo centrale, sono la loggia meridionale con le Cariatidi (qui si trovava la tomba del re Cecrope), e un portico a nord che serviva a proteggere la polla di acqua salata creata da Poseidone. Il portico ha quattro colonne frontali e due di lato; da qui si entra alla cella per il culto di Poseidone e di Eretteo, nonché ad una zona all’aperto davanti al basamento pieno delle semicolonne della fronte occidentale; qui trovavano l'ulivo di Atena e la tomba di Pandroso. Il tempio fu restaurato una prima volta verso la metà del XIX secolo, poi all’inizio del XX e di nuovo tra il 1979 e il 1987. Durante l’ultimo restauro furono ripristinate alcune parti e tolte le cariatidi originali per sostituirle con delle copie. Ora le Cariatidi, opera forse dello scultore Alcamene, si trovano nel Museo dell'Acropoli. Solo una delle cariatidi d’angolo fu portata in Inghilterra ed è conservata al British Museum.

IL PARTENONE

Il Partenone (in greco antico: Παρθενων, Parthenon) è un tempio greco, octastilo, periptero di ordine dorico. E’ dedicato alla dea Atena. E’ la più importante testimonianza e simbolo per eccellenza dell’Antica Grecia e rappresenta il punto più alto dell’espressione architettonica e decorativa della Grecia classica.

E’ considerato uno dei più rilevanti monumenti al mondo. Il suo nome si riferisce alla dea Atena, detta parthénos. L’epiteto indica il suo stato di nubile e vergine e rimanda al mito della sua procreazione, per partenogenesi appunto, dal capo di Zeus. All’interno del tempio, nella cella orientale, si trovava la gigantesca statua crisoelefantina (di oro ― χρυσος, chrysos ― e avorio ― ελεφας, eléphas) che raffigurava Atena Parthénos. Opera di Fidia, è andata persa e ci sono giunte solo alcune copie in scala molto ridotta. Adriana Oberto Photography Gli architetti Ictino, Callicrate e Mnesicle si occuparono della costruzione del Partenone sotto la supervisione proprio di Fidia, che era il dirigente sommo (epískopos) per tutti i lavori.

A lui sono attribuiti la concezione figurativa, l’organizzazione del lavoro e il controllo dello stesso, ed era lui ad intervenire personalmente nelle parti più impegnative.

Questo Partenone, costruito a partire dal 445 a.C. ai tempi di Pericle, prese il posto del primo Partenone che era stato distrutto nel 480 a.C. durante le guerre

persiane al tempo di Serse.

Il Partenone sopravvisse intatto nella struttura (anche se con qualche adattamento interno) per circa un migliaio di anni; nel V secolo diventò una chiesa cristiana e la grandiosa statua di Atena Promachos (tra il Partenone e i Propilei) venne rimossa e portata a Costantinopoli; questa andò distrutta, probabilmente durante la quarta crociata (1204 d.C.).

Quando gli Ottomani conquistarono Atene nel 1456, il Partenone divenne una moschea. A questo scopo gli fu aggiunto un minareto, ma non si danneggiò l’edificio stesso. Danni ingenti arrivarono il 26 settembre 1687 quando l’edificio, che era stato adibito a magazzino di polvere da sparo, esplose insieme alla stessa e rimase parzialmente distrutto.

La storia del Partenone e dell’Acropoli in tempi recenti è legata all'ambasciatore britannico a Costantinopoli, Lord Elgin, che nel 1801 ebbe il permesso dell’impero Ottomano per fare stampi e disegni delle antichità sull'Acropoli, demolire se necessario edifici recenti per vedere le antichità, e rimuovere le sculture da esse. Fu così che si portò via gran parte delle sculture presenti, che sono ora custodite al British Museum e conosciute come "marmi di Elgin" o "marmi del Partenone".

Altre sculture del Partenone sono al Museo del Louvre a Parigi e a Copenaghen. Ciò che rimane si trova ad Atene, al Museo dell'Acropoli, e qualcosa può essere ancora ammirato sull'edificio stesso. Nonostante il governo greco abbia insistito per molti anni per far tornare in Grecia le sculture, il British Museum si è sempre rifiutato.

L’acropoli e il Partenone sono oggi tra i siti archeologici più visitati in Grecia.

Sono tuttora in corso ingenti lavori di restauro, resi possibili dai finanziamenti ottenuti per i Giochi Olimpici del 2004 e da quelli elargiti dall’UNESCO.

Il tempio è di fatto un cantiere a cielo aperto, con gru e altri macchinari ed attrezzature che lo nascondono in parte.

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