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SEMINARIO ABBANDONATO Urbex

SEMINARIO ABBANDONATO

Facciamo un salto negli anni 60… Gli anni in cui fu costruito quest’imponentissimo complesso scolastico. La struttura definita oggi “un ecomostro” fu pensata dai salesiani come seminario minore diocesano.

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Lo stesso seminario fu poi convertito in collegio per ragazzi ma fu anche usato in estate come colonia e per campeggi estivi. All’epoca, la costruzione in sé generò tante polemiche in quanto non in linea con lo spirito di modestia rappresentato dai salesiani.

Di per sé, lo stabile si estende su 8 piani fatti quasi tutti in maniera identica: sale studio, grandi camerate con letti in ferro e i bagni ovviamente. L’unica aula diversa dalle altre risiede al primo piano ed è l’infermeria: il lettino, i medicinali e gli attrezzi sanitari fanno percepire quello che potevano essere le sensazioni dei ragazzi in tale luogo…

L’oppressione è sicuramente l’impressione maggiore viste le dimensioni ridotte della stanza. Oltre alle aule studio, al piano terra si trova quello che una volta era la palestra con alcuni attrezzi ancora presenti al suo interno come ad esempio cavalli da atletica; accanto, la cucina del complesso è ancora intatta e pure la chiesa è in ottimo stato di conservazione nonché bellissima nonostante gli anni di abbandono; i suoi vetri colorati rendono la luce all’interno qualcosa di magico, il colpo d’occhio è veramente spettacolare. I banchi in legno dove sedevano i fedeli e alcuni libri di preghiera appoggiati ad essi danno l’impressione che l’ultimo fedele sia uscito pochi istanti prima; quasi ci si aspetta di sentire il suono dell’organo

Al piano seminterrato invece risiede un vero e proprio teatro con tantissimi posti a sedere; nei camerini adiacenti, scopriamo ancora gli abiti di scena pronti ad essere indossati.

Le emozioni sono tante mentre immaginiamo i ragazzi prepararsi alla recita domenicale durante l’unica visita esterna autorizzata… Accanto al teatro, l’aula in cui si studiava musica con spartiti e pentagrammi dipinti sui muri riesce a dare una nota di allegria al luogo del tutto funesto se non fosse per qualche dettaglio come questo.

Al piano inferiore, ci sono vari ripostigli fra cui la sala in cui custodivano gli sci (ancora presenti) visto che siamo ad una certa altitudine ed in mezzo alla natura. Quello che sappiamo è che i ragazzi mandati in collegio erano spesso ragazzi con trascorsi “difficili” e sicuramente provenienti da famiglie modeste. Per molte famiglie, la formula proposta dai salesiani era l’unica soluzione per poter far studiare i figli.

La permanenza all’istituto era totale, cioè si tornava a casa soltanto a Natale e forse a Pasqua.

Nonostante tutto, le esperienze raccolte dimostrano che, a distanza di tempo, i ricordi sono quasi tutti positivi (quasi tutti perché, purtroppo, qualcuno ricorda di episodi legati alla pedofilia).

Gli ex allievi del collegio sono tanti e molti sono tuttora lieti di ricordare i momenti passati all’interno dell’istituto. La struttura poteva accogliere fino a 200 studenti, ciò significa che ha visto passare una quantità impressionante di ragazzi.

L’istituto copriva dalle medie alla quinta ginnasio (che sarebbe la seconda superiore del nostro liceo classico o scientifico). L’insegnamento era quello dei salesiani: rigido ma efficace; ci si alzava prestissimo al mattino, si facevano tante attività sportive (calcio, camminate, scalate, pallacanestro, ecc…), si poteva imparare a suonare, cantare, recitare, disegnare o pitturare e si assisteva o piuttosto si partecipava alle messe cantate e ballate. La tv non era tollerata o soltanto in rari casi di partite di calcio importanti come le partite di coppa dei campioni trasmesse dalla RAI. La domenica era giorno di festa: i genitori potevano venire in visita! Il teatro diventava allora il palcoscenico ideale per presentare le varie attività artistiche svolte durante la settimana.

D’inverno si andava a sciare, o in slitta o ancora a fare ciaspolate sulla neve. D’estate si facevano lunghe passeggiate nei boschi o ci si spostava in qualche santuario vicino… L’importante era tenere occupati i ragazzi in modo “sano”.

Ora girare per i corridoi dell’istituto ha preso tutto un altro sapore. La struttura è stata chiusa nel 1987 da quello che leggiamo su alcuni documenti trovati, lasciando il tempo a vandali e teppisti di impossessarsi del luogo. I danni sono evidenti: i muri sono imbrattati da graffiti pseudo artistici o addirittura da scritte sataniche, i vetri sono rotti ed alcune parti dello stabile sono state addirittura bruciate.

L’atmosfera nei lunghi corridoi è molto cupa e genera un senso di inquietudine permanente. Si percepisce una sensazione di angoscia più che di nostalgia. Il destino dello stabile è scritto tra le righe… La struttura è stata venduta ben due volte a società immobiliari fallimentari per poi essere pignorata dalle banche. E’ stata messa all’asta ma nessuno la vuole: troppo grande, troppo rovinata. Il costo per metterla a posto sarebbe proibitivo; lo stesso per demolirla. E allora rimane…Come una parte di passato incancellabile che vuole stare ancora a lungo meta di pellegrinaggio per ex allievi in cerca di ricordi ma, soprattutto, per fotografi in cerca di emozioni.

È LEGALE L’URBEX? CHIARIAMOLO IN 10 PUNTI

Tratto da www.ascosilasciti.com

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Lo Stato in cui si trova l’immobile. Inteso come la nazione in cui si trova. Ognuna con le sue lingue, le sue culture e soprattutto… le sue regole! Esiste un’enorme differenza di conseguenze legali se la stessa azione viene svolta in Lituania o in Italia. Aldilà delle leggi che possono tutelare e condannare, ricordiamo bene che in alcuni Stati, prima di uscire vincitori da una causa legale e le pubbliche scuse dell’accusa, si rischia di passare da un bel “servizio educativo” della polizia locale.

Non sempre negli Stati più monarchici avrete la detenzione assicurata e in quelli più democratici, la certezza di farla franca. Non avendo tempo nè risorse sufficienti per affrontare la questione di ogni singola Nazione, ci concentreremo a sviscerare il, già complesso, codice del nostro Bel Paese.

2

Lo stato in cui versa l’immobile, ma questa volta intesa come condizione. Finestre rotte, muri crepati, tetti squarciati, muffa e vegetazione incontrollata, porte spalancate, sono tutti segni di chiaro abbandono che potrebbero tutelare l’esploratore.

L’attenuante di “immobile in chiaro stato di abbandono” non è da sottovalutare, per quanto non vi sia nulla di codificato. In un’alta percentuale dei casi può però assolvere l’esploratore da accuse di violazione di domicilio.

3

Accessi aperti. Mancanza di recinzione, porte spalancate o inesistenti, grosse aperture nei muri perimetrali, insomma tutti i varchi aperti sono “amici dell’urbex”. Tutto cambia se per accedere a un luogo abbandonato, proverete ad aprire porte chiuse o scavalcare muri (la questione cambierebbe anche per ogni metro di altezza dei perimetri…), il che costituisce violazione di domicilio privato. Crearsi entrate con forza o manomettendo recinzioni, è sufficiente invece perchè l’accusa diventi una frizzantissima “effrazione con scasso”.

4

Cartelli e avvertimenti. Controllare l’eventuale presenza di cartelli di monito non sarebbe troppo sbagliato (proprietà privata o divieto di accesso). La loro assenza o illeggibilità (magari pioggia e vento hanno fatto arrugginire il ferro dell’affisso o marcire il legno del manifesto) potrebbero comportare buoni sgravi di responsabilità.

Insomma, un’ulteriore attenuante, che male non fa’…

5

Strumenti che portate con voi. Conosciamo tutti, o almeno immaginiamo, il rischio di entrare in un edificio abbandonato, potenzialmente abitato da malviventi.

Purtroppo no…non basta questo pretesto per fine di accettare l’incolto prato della magione. Ma attenzione, anche con un bastone da trekking, o altri strumenti apparentemente innocui, potrebbero scattare l’aggravante di “arma bianca”. Nessuna arma da difesa, all’infuori del cavalletto o di un ramo trovato sul posto, si può….accettare!

6

Non toccare nulla. Per chi non lo conoscesse, il comandamento dell’Urbex “prendi solo foto, lascia solo impronte” è un promemoria anche di tutela legale. I souvenir, fosse anche un sasso del muro di un manicomio abbandonato, non sono contemplati portarsi un machete, nemmeno con l’altruistico

come legali.

Anzi, sarebbe meglio prendere solo foto (nel senso di scattarle, ovviamente, non di rubare gli album di famiglia sul comò impolverato) e non lasciare alcuna impronta. Come mai? Udite-udite, per creare il giusto setting alle proprie foto, basta solo spostare gli oggetti e gli arredi, ed essere colti sul fatto, per una bella “accusa di tentato furto”.

7Avvisi e permessi. Torniamo al tema clou. Anche a costo di passare come noiosi genitori apprensivi, sconsigliamo sempre di esplorare questi posti. Se proprio doveste sentirne l’irrefrenabile impulso, avvisate le autorità competenti, nel caso di edifici comunali/statali, o i proprietari/ guardiani per ottenere il permesso ad entrare. Anche a costo di creare allarmismi. Oppure rivolgetevi ad alcune associazioni che 8 Non scappare e collaborare sempre con le autorità. Se avete seguito i consigli sopra citati, potete sentirvi tranquilli. Motivo per cui, mostratevi per quello che siete e avete fatto. E’ sempre buona norma collaborare enunciando le proprie intenzioni. Così facendo sarete fuori dai guai nel 90% dei casi. operano tramite quest’ultimi. Diffidate dalle organizzazioni che si disinteressano della questione legale e vi fanno clandestinamente introdurre in 10 pericolosi edifici abbandonati. Incertezza. L’incertezza, purtroppo, rimane l’unica certezza. Tranquilli al 100% non lo sarete mai. Unico modo per sentirvi realmente

9tutelati è di ascoltare il consiglio enunciato al punto 7. Odiate da molti, poiché danno in pasto alcuni

Rispettare tutti gli 8 punti. luoghi abbandonati al grande pubblico, queste

La somma delle probabilità di non passare guai seri, che Associazioni (solo quelle che operano tramite viene fuori rispettando gli 8 punti, vi assolve al 99,9%, mezzi legali) sono in realtà le uniche a tutelare parlando dal punto di vista penale. i luoghi abbandonati in tre modi: si rivolgono ai proprietari ottenendo i permessi di visita;

Più complessa diviene la questione civile, che dipende danno visibilità ad alcuni posti altrimenti maggiormente dalla volontà del proprietario di volervi destinati a marcire nell’indifferenza; scelgono eventualmente punire, denunciandovi. come meta per i loro viaggi solitamente luoghi già devastati dal tempo e dai vandali, per non esporre al turismo di massa gli edifici ancora intatti, accelerandone il declino. Intanto, l’unica certezza è che, come scriveva il romantico François-René de Chateaubriand, tutti gli uomini hanno una segreta attrazione per le rovine.

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