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ANTELOPE ISLAND All American Report
A cura di Barbara Tonin e Mariangela Boni
Barbara Tonin Fabrizio Rossi Giancarlo Nitti Mariangela Boni
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Antelope Island
Nel numero 53 parlandovi di Bonneville Salt Flats, abbiamo accennato al Great Salt Lake, che stavolta andremo a vedere da una prospettiva privilegiata: Antelope Island.
È un luogo che apparentemente non offre grandi attrattive ma che, proprio per la sua semplicità e gli ampi spazi aperti, è permeato da un’atmosfera particolare, che si potrebbe definire meditativa.
Antelope Island è una piccola isola montuosa, con un’estensione di 24 km per 7 di larghezza, ricoperta di erba e rocce magmatiche e metamorfiche.
Il picco massimo, Frary Peak, misura 2000 metri s.l.m. (730 metri rispetto al piano calpestabile). Le rocce dell’isola di Antelope sono le più antiche degli Stati Uniti.
Risalgono all’Era Precambriana, ovvero a 2700 milioni di anni fa, e sono addirittura precedenti a quelle del Grand Canyon.
Sono presenti anche depositi lacustri del Quaternario, quarzite e tufo, quest’ultimo formato quando si sono ritirate le acque del Lake Bonneville.
Barbara Tonin Photography
Affioramenti rocciosi, bianche spiagge di sabbia e saline o paludi di fango cingono l’isola lungo tutto il perimetro, fino al sottile lembo di terra che la ancora alla terraferma.
Tutto intorno, le piatte e calme acque del lago riflettono il cielo e i monti del Wasatch e della Sierra Nevada, creando suggestive figure evocative. Poco lontano dalla riva, due minuscoli isolotti rocciosi incontaminati (Egg Island a nord e White Rock Island a ovest) ospitano migliaia di uccelli.
Salt Lake, assieme ai laghi Utah, Sevier e Rush, sono gli ultimi residui del Lake Bonneville, un tempo esteso quasi come il Lake Michigan ma molto più profondo. Salt Lake è un bacino endoreico e i fiumi Giordania, Weber e Orso vi depositano ogni anno circa 1,1 milioni di tonnellate di minerali.
Presenta, infatti, una salinità otto volte più elevata dell’oceano e, grazie all’alta densità dell’acqua, è molto più facile rimanere a galla. Le dimensioni del lago sono fluttuate molto durante il corso degli anni: la sua area è variata dai 2,5 agli 8,5 km quadrati, ma mediamente in un anno si aggira sui 4,4 km quadrati. Su Antelope Island si arriva attraversando una stretta strada rialzata, che viene sommersa durante i periodi in cui il lago aumenta la sua capacità.
La via principale percorre la costa orientale dell’isola fino al punto panoramico più a nord, Buffalo Point, da cui si possono ammirare White Rock Bay, Bridger Bay ed Egg Island. Lungo il tragitto, però, si dirama in più punti che raggiungono altri luoghi d’interesse: Fielding Garr Ranch, Frary Peak e White Rock Bay. Antelope Island non è particolare solo per il paesaggio, ma anche per la sua storia che dà il nome all’isola e a Buffalo Point.
Bridger Bay
Buffalo Point
White Rock Bay
Frary Peak
Fielding Garr Ranch
Correva l’anno 1845 quando John C. Frémont e Kit Carson stavano esplorando il Great Salt Lake. L’ecosistema della zona aveva attirato la loro attenzione: trovavano affascinante che degli insetti popolassero quelle sottili incrostazioni di sale bianco che coprivano le spiagge meridionali. Giunsero così all’isola nel lato sud-orientale del lago. Dei nativi americani della zona li avevano informati che potevano cavalcare fino all’isola attraverso le acque poco profonde del lago. Gli esploratori seguirono il consiglio e, una volta giunti sull’isola, trovarono acqua, erba e antilocapre in abbondanza. Ne cacciarono alcune per nutrirsi e decisero di dare all’isola il nome di Antelope Island. Barbara Tonin Photography Sembra che il primo colono sia stato un uomo di montagna e cacciatore, Daddy Stump (molto probabilmente “Daddy” non era il cognome ma semplicemente un soprannome che ne sottolineava l’età avanzata).
Su quest’uomo in realtà non si hanno molte informazioni. Sembra che avesse costruito una piccola casetta nella parte a sud dell’isola, vicino a una sorgente d’acqua e che possedesse un piccolo frutteto di pesche.
Ad un certo punto si sono perse misteriosamente le tracce: c’è chi presuppone abbia lasciato l’isola all’arrivo dei mormoni, c’è chi sostiene che sia stato ucciso dagli Indiani.
A testimoniare il suo passaggio rimane un crinale che porta il suo nome, il “Daddy Stump Ridge”. Indubbiamente il colono più famoso fu il mormone Fielding Garr, vedovo e padre di nove figli. Inviato sull’isola nel 1848 dalla Chiesa di Gesù Cristo dei santi dell’ultimo giorno, il suo compito era allevare mandrie di bovini e pecore e, con il ricavato, finanziare il Perpetual Emigration Fund.
Con questo fondo si permetteva agli Europei convertiti al mormonismo di emigrare in Utah. Il Fielding Garr Ranch, esistente ancora oggi, rimase di proprietà della Chiesa fino al 1870, quando John Dooly Sr. acquistò l’intera isola per 1 milione di dollari e vi stabilì l’Island Improvement Company.
Il grande merito di Dooly fu quello di introdurre sull’isola 12 bisonti americani, altrimenti detti buffalo. Era il 1893. All’epoca in tutto il Nord America si contavano circa 1000 bisonti. L’intento era quello di allevarli e poi organizzare battute di caccia a pagamento. Fatto sta che, per via della mancanza del suo predatore naturale, il lupo grigio, il numero di bisonti crebbe rapidamente.
Le battute di caccia continuarono fino agli anni Venti, quando degli attivisti iniziarono a protestare e a chiedere di preservare i bisonti.
Nel 1902 ci fu il passaggio del testimone al figlio, John Dooly Jr. Quest’ultimo si concentrò sull’allevamento di pecore che, raggiungendo il ragguardevole numero di 10.000 capi, diventò uno degli allevamenti più grandi degli Stati Uniti.
Nel 1950 il fallimento del mercato della lana favorì l’allevamento dei bovini a discapito di quello delle pecore. L’inverno del 1984 fu particolarmente rigido e causò la morte per fame di numerosi vitelli e giovenche.
Le ultime mandrie di bovini furono così rimosse dall’isola.
Nel 1984 il Ranch fu venduto allo Stato, andando ad integrare gli 810 ettari di isola acquistati nel 1969. La popolazione di bisonti viene monitorata e censita annualmente ad ottobre, un’attività che si è trasformata anche in un evento turistico.
È stato stabilito che il numero di capi ideale per l’isola è di 700, quindi tutti i bisonti in eccesso o vengono abbattuti o vengono inviati ad altre aree di allevamento.
Sull’isola non si incontrano solo bisonti. Sono infatti presenti anche pecore delle Montagne Rocciose (più conosciute come pecore Bighorn), antilocapre, cervi mulo, coyote, linci, tassi, istrici, conigli di silvilago e lepri, per citarne alcuni.
Come per i bisonti, anche le Bighorn Sheeps sono state introdotte nell’isola dall’Antelope Island State Park negli anni ‘90, per creare una riserva.
Il gregge originario di appartenenza era quello del Nevada e del British Columbia e la riproduzione viene controllata in modo da non avere più di 150 capi, dato che ad Antelope Island non esistono i più temuti predatori naturali, ovvero puma, orsi o lupi.
Le Bighorn in eccesso, invece, vengono destinate ad altri siti, ma sono esemplari a rischio, in quanto crescono privi dell’innata paura per i predatori, ma anche per il forte stress che subiscono durante il trasferimento in elicottero. Nel 2018 purtroppo un’influenza polmonare infettiva, una delle principali cause di decesso delle Bighorn negli Stati Uniti, ha sterminato quasi tutta la popolazione e le sopravvissute sono state abbattute per attuare un nuovo ripopolamento.
Le grandi corna delle Bighorn possono pesare fino a 14 kg a coppia e sono ricurve per i maschi (gli arieti), più corte e meno curve per le femmine.
Si cibano di erba e del fogliame degli arbusti e cercano minerali per leccarne il sale naturale. È per questo, infatti, che Antelope Island ha l’ecosistema ideale per il loro habitat.
Le femmine tendono a nutrirsi camminando, sia per evitare i predatori che per proteggere gli agnelli, mentre i maschi sono più sedentari.
A cavallo del 1900 le Bighorn furono quasi sul punto di estinguersi, in quanto utilizzate come cibo e come trofei di caccia, ma anche a causa delle malattie infettive. Negli anni ’40 però, fortunatamente furono protette e vennero avviati programmi per il ripopolamento.
Come per le pecore Bighorn, anche l’antilocapra americana fu sterminata per via della caccia, ma la tutela dell'ecosistema naturale e le restrizioni sulla cacciagione ne hanno determinato una ripresa demografica. L’antilocapra, dopo il ghepardo, è l’animale terrestre più veloce e a volte, sulle brevi distanze, può addirittura superarlo. Può raggiungere, infatti, quasi 90 km/h di velocità. L'habitat principale delle antilocapre è la prateria; tuttavia, Mariangela Boni Photography può adattarsi in zone più povere di vegetazione, come Antelope Island, e persino nei deserti. Si nutrono di cactus, erba, arbusti e germogli. Il Great Salt Lake, a causa della forte salinità, non è un ecosistema idoneo per i pesci. Ospita, però, numerosi gamberi e mosche (Ephydra riparia), che vivono lungo la riva e che attirano centinaia di specie diverse di uccelli acquatici e non.
Meta infatti dei birdwatchers, sulle rive di Antelope Island si possono avvistare germani reali, oche del Canada, avocette americane, cavalieri collonero, chiurli, pellicani, svassi, grandi aironi di differenti colori, molti uccelli migratori e tantissimi altre specie.
Tra la vegetazione, invece, è possibile scorgere fagiani, quaglie, gufi scavatori, pernici e molti altri, oltre a diversi tipi di rapaci quali aquile, falchi, gheppi e barbagianni, solo per elencarne alcuni.
Se avete previsto un viaggio da queste parti vi consigliamo quindi di inserire questa tappa. Noi abbiamo atteso il tramonto e quest’oasi di pace ci ha regalato immagini che resteranno indelebili nei nostri ricordi: il Frary Peak che si specchia nel lago incorniciato dalle calde tinte del tramonto, la luna che svetta sulla terra rossa simile a un paesaggio marziano e i bisonti che brucano tranquilli e silenziosi nella prateria.
Barbara Tonin Photography