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LA COLLINA DEI TEMPLI Agrigento
A CURA DI
RITA RUSSO
Parco archeologico della Valle dei Templi
Fare un viaggio ad Agrigento e non visitare il “Parco archeologico della Valle dei Templi”, sarebbe come andare a Parigi e non salire sulla Torre Eiffel!
Grazie al clima mite e temperato di questa zona, poco distante dal mare, il parco è fruibile in ogni periodo dell’anno, tanto che per la mia visita ho scelto una giornata di inizio dicembre.
Dopo un forte temporale della durata di circa un’ora (In genere in Sicilia i temporali non durano a lungo), l’acqua ha lasciato spazio ad un cielo ed una luce fotograficamente interessanti che mi hanno consentito di gustare al meglio il luogo.
Sito a soli 5 km a sud della città di Agrigento, facilmente raggiungibile anche con i trasporti pubblici, il Parco, con i suoi 1300 ettari è uno dei siti archeologici più grandi e rappresentativi della civiltà greca classica tanto da essere inserito nel 1998 nell’elenco del Patrimonio Mondiale UNESCO.
Rita Russo Photography
Agrigento
Rita Russo Photography
Dal medioevo fino ai giorni nostri, innumerevoli personaggi illustri tra filosofi, scrittori, poeti e pittori, sono stati attratti ed ispirati dai molteplici panorami, dalla vegetazione, dai colori e gli echi delle civiltà vissute e perdute in questa area.
Tra questi anche Goethe che, giunto ad Agrigento nell’aprile del 1787, dopo aver visitato la Valle dei Templi descrisse le impressioni suscitate dalla visione di questo frammento di storia incastonato in un ambiente naturale aspro e morbido al contempo perché costituito da potenti banchi di calcareniti morbidamente poggiati su argille, spesso calanchive, e sempre verde per la presenza di ampie distese di vegetazione di ogni tipo.
Goethe nel suo saggio intitolato “Viaggio in Italia” scrisse: ”Mai in tutta la vita ci fu dato godere una così splendida visione di primavera come quella di stamattina al levar del sol...
Lo sguardo spazia sul grande clivo della città antica, tutto giardini e vigneti... verso l'estremità meridionale di questo altipiano verdeggiante e fiorito si vede elevarsi il Tempio della Concordia, mentre a oriente stanno i pochi ruderi del Tempio di Giunone; ma dall’alto l’occhio non scorge le rovine di altri templi… corre invece a sud verso il mare”.
Il termine Valle dei Templi, fino a poco tempo fa riferito all’area dell’antico abitato noto col nome di Ἀκράγας (Akragas), dall'omonimo fiume che attraversa la zona, si estende oggi al territorio circostante interessato dalle necropoli e dai santuari extra moenia, attraversato dai fiumi Akragas ed Hypsas, fino al mare di San Leone (attuale località balneare di Agrigento).
In essa, gli aspetti ambientali e naturali, fortemente alterati dall’intervento umano, si mescolano con i monumenti archeologici, ora solenni come i templi, ora discreti e suggestivi come le necropoli e i complessi ipogeici.
La gran parte della città classica e romana è tuttavia ancora nascosta sotto la distesa di mandorli ed ulivi secolari.
E da quella riserva segreta emergono ancora, di tanto in tanto, nuove testimonianze della sua vita.
Inizio la mia visita salendo sul crinale calcarenitico che delimita a sud l’altopiano su cui sorgeva la suddetta città di Akragas e dove emergono ancora oggi i resti dei templi dorici, di incerta attribuzione.
A catturare per primi la mia attenzione e senza dubbio anche quella di ogni visitatore sono i resti del Tempio fantasiosamente attribuito a Giunone, costruito tra il 440 ed il 450 a.C., che si erge nella porzione più orientale e più elevata dello sperone roccioso, a quota 127 mt s.l.m.
Come accade per la maggior parte dei templi agrigentini, anche per quest’ultimo non è possibile sapere a quale divinità fosse dedicato. Pertanto, la sua attribuzione a Giunone deriva da un’errata interpretazione di un passo dello scrittore romano Plinio Il Vecchio, che si riferisce, in realtà, al tempio di Giunone sul promontorio Lacinio a Crotone, in Magna Grecia.
Rita Russo Photography
Il Tempio di Giunone
L’edificio ha un basamento di quattro gradini, su cui poggiano sei colonne sui lati brevi e tredici su quelli lunghi. Al suo interno il tempio è suddiviso in tre vani: atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e l’ultimo con due colonne fra le ante.
Fra l’atrio di ingresso e la cella si apre la porta, fiancheggiata da due piloni con all’interno le scale per l’accesso e la manutenzione del tetto. A quindici metri di distanza dall’ingresso del tempio, sul lato est, si trova l’altare con una scalinata di dieci gradini. (La struttura così descritta sarà riscontrabile in ogni altro tempio dorico presente nella Valle).
Durante la conquista cartaginese del 406 a.C., il tempio fu gravemente danneggiato da un incendio di cui restano le tracce sui muri della cella.
L’edificio venne restaurato per la prima volta in epoca romana e varie volte a partire dal XVIII secolo, quando furono risollevate le colonne del lato nord.
Il Tempio della Concordia
Lasciato il tempio di Giunone, la tappa successiva è costituita dal Tempio della Concordia che si raggiunge seguendo un percorso disseminato di moderne installazioni artistiche di vario genere e delimitato dalle mura di fortificazione della antica Akragas, lunghe complessivamente 12 km, in parte tagliate nella roccia calcarenitica in posto e in parte interamente edificate, lungo le quali sono state identificate nove porte di accesso alla città antica.
Lungo questo tratto di spessa muraglia si osservano, di tanto in tanto, grosse aperture, che insieme agli ampi spazi lasciati liberi dai blocchi di roccia crollati, permettono di godere di una vista mozzafiato sulla sottostante pianura che si affaccia sul mare agrigentino: il Canale di Sicilia. Lungo tale percorso, noto la presenza di numerose nicchie ad arco sulle vecchie mura, che ne modificano sensibilmente la forma originaria. Si tratta, infatti, di alcune sepolture, chiamate “arcosoli” per la forma della parte superiore della nicchia stessa, che individuano la zona della necropoli paleocristiana, datata tra il IV ed il VII secolo d.C. e che sono una delle testimonianze dei mutamenti subiti dalla Collina dei Templi a partire dalla tarda età imperiale romana.
Rita Russo Photography
Il Tempio della Concordia
Continuando il cammino, all’improvviso, mi è impossibile restare indifferente di fronte allo spettacolo offerto dalla visione del Tempio della Concordia, che svetta davanti ai miei occhi in tutta la sua magnificente imponenza e davanti al quale è possibile ammirare anche la grande statua di Icaro, donata al Parco dallo scultore polacco Igor Mitoraj.
Essa rappresenta la caduta di Icaro che, disubbidendo al padre Dedalo, volò troppo vicino al sole, bruciò le sue ali di cera e precipitò nel Mediterraneo.
Questo tempio, in perfetto stato di conservazione, deve il suo nome a un’iscrizione latina della metà del I secolo d.C. con dedica alla “Concordia degli Agrigentini”, erroneamente messa in rapporto con il tempio, dallo storico e teologo Tommaso Fazello intorno alla metà del ‘500. L’edificio, databile intorno alla seconda metà del V secolo a.C. e di stile dorico ha una struttura simile a quella del precedente. Rita Russo Photography Secondo la tradizione il tempio fu trasformato in chiesa cristiana intorno alla fine del VI secolo d.C., quando Gregorio, vescovo di Agrigento, consacrò l’antico tempio ai Santi Apostoli Pietro e Paolo dopo averne scacciato i demoni Eber e Raps.
Le dodici arcate aperte nelle pareti della cella risalgono all’uso dell’edificio come chiesa cristiana, che ne ha garantito l’eccezionale stato di conservazione. Infine, la dualità dei demoni pagani e la duplice dedica della chiesa cristiana hanno fatto ipotizzare un’originaria titolarità del tempio a una coppia di divinità greche (fra le diverse ipotesi, i Dioscuri).
La divinità a cui il tempio era dedicato in origine, tuttavia, è ancora sconosciuta in assenza di riscontri archeologici ed epigrafici.
Rita Russo Photography
Il percorso, pressoché obbligato, mi porta a raggiungere quel che resta del più antico dei templi dorici di Agrigento, il Tempio di Ercole (Eracle per i greci) edificato nel 510 a.C..
Del tempio sono visibili soltanto 8 grosse colonne (rialzate nel 1922) e numerosi blocchi di calcarenite sparsi ai piedi di queste ultime. Nonostante ciò, le vestigia di questo tempio, visibili da lontano, lasciano immaginare la sua antica imponenza. Proprio come Ercole, l’eroe da cui prende il nome, costituiva per la Sicilia ed in particolare per Agrigento il simbolo della potenza e della forza.
La sua attribuzione a questo personaggio è ritenuta attendibile sulla base di un passo di Cicerone che ricorda l’esistenza di un tempio dedicato ad Ercole presso l’Agorà, riconosciuta nell’area immediatamente a Nord. A questo punto della visita, innumerevoli sono ancora i resti e le testimonianze del passato da esplorare: il Tempio di Zeus Olimpio con le sue gigantesche figure maschili, i Telamoni o Atlanti, lunghe m.7,61( uno dei quali è stato ricostruito a grandezza naturale ed esposto al Museo Archeologico di Agrigento); il Santuario delle divinità Ctonie, il più importante complesso di edifici sacri dedicati al culto di Demetra e Kore, sito in prossimità della Porta V, una delle più importanti porte di accesso alla città antica; i resti del Tempio dei Dioscuri del quale si conserva esclusivamente l’angolo nord occidentale; il Tempio di Vulcano (in greco Efesto) che sorge sulla estremità occidentale della collina, del quale non resta quasi nulla, se non piccoli tratti del basamento con quattro gradini e due colonne superstiti.
Giardino della Kolymbethra
La visita alla Valle sembra dunque essere giunta al termine ma è impossibile lasciare il parco senza visitare il fiore all’occhiello di questa immensa area archeologica, una vera e propria oasi naturalistica costituita dal Giardino della Kolymbethra.
Si tratta di un antico bacino artificiale, costruito per volere del tiranno Terone, divenuto in periodo medievale un fertile ortofrutteto. Oggi, in seguito ad un complesso intervento di recupero ambientale, il prezioso giardino è stato restituito al suo antico splendore dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) che gestisce il sito in virtù di una concessione venticinquennale (occorre fare un biglietto apposito). In ogni caso l’intero Parco, dal punto di vista naturalistico ed agricolo, gode della presenza di una vegetazione florida e quanto mai varia. Infatti, alla componente arborea più diffusa, costituita da estesi mandorleti e uliveti, si aggiungono, nelle zone più fertili, i vigneti per la produzione di uva da vino. Mentre la macchia mediterranea con mirti, carrubi e palme nane si mescola con i monumentali resti dei Templi e orna le pareti di rossa arenaria del Parco, formando una quinta scenica di grande pregio, un vero connubio fra archeologia e paesaggio.
A chi immagina a questo punto che la visita alla Valle dei Templi sia l’unica escursione meritevole d’interesse una volta arrivati ad Agrigento posso dire, senza tema di smentita, che questa è solo l’inizio di un percorso archeologico che si completa visitando i numerosi altri siti correlati al Parco e presenti nelle vicinanze della Città moderna per terminare immancabilmente con la visita al Museo archeologico Regionale “Pietro Griffo”.
Rita Russo
PRESENTA
WORKING GROUP 2019 BAND OF GIROINFOTO La community dei fotonauti Giroinfoto.com project
PIEMONT E LIGURIA L OMBARDI A LAZIO
ITALIA
REPORT ALL AMERICAN STORIES ORINO GIROINFOTO MAGAZINE
Progetto editoriale indipendente che si fonda sul concetto di aggregazione e di sviluppo dell’attività foto-giornalistica.
Il magazine promuove l’identità territoriale delle locations trattate, attraverso un progetto finalizzato a coinvolgere chi è appassionato di fotografia con particolare attenzione all’aspetto caratteristico-territoriale, alla storia e al messaggio sociale. Da un’analisi delle aree geografiche, si individueranno i punti di forza e di unicità del patrimonio territoriale su cui si andranno a concentrare le numerose attività di location scouting, con riprese fotografiche in ogni stile e l’acquisizione delle informazioni necessarie per descrivere i luoghi.
Ogni attività avrà infine uno sviluppo editoriale, con la raccolta del materiale acquisito editandolo in articoli per la successiva pubblicazione sulla rivista. Oltre alla valorizzazione del territorio e la conseguente promozione editoriale, il progetto “Band of giroinfoto” offre una funzione importantissima, cioè quella aggregante, costituendo gruppi uniti dalla passione fotografica e creando nuove conoscenze con le quali si potranno condividere esperienze professionali e sociali.
Il progetto, inoltre, verrà gestito con un’ottica orientata al concetto di fotografia professionale come strumento utile a chi desidera imparare od evolversi nelle tecniche fotografiche, prevedendo la presenza di fotografi professionisti nel settore della scout location.
Impara Condividi Divertiti
CHI PUÒ PARTECIPARE
Davvero Tutti. Chiunque abbia la voglia di mettersi in gioco in un progetto di interesse culturale e condividere esperienze.
I partecipanti non hanno età, può aderire anche chi non possiede attrezzatura professionale o semi-professionale.
Partecipare è semplice: Invia a events@giroinfoto.com una mail con una fototessera, i dati anagrafici, il numero di telefono mobile e il grado di preparazione in fotografia. L’organizzazione sarà felice di accoglierti.
Pubblica
Con il tuo numero di telefono parteciperai ad uno dei gruppi Watsapp, Ad ogni incontro si affronterà una tematica diversa utilizzando diverse dove gli incontri verranno comunicati con minimo dieci giorni di anticipo, tecniche di ripresa. tranne ovviamente le spedizioni complesse in Italia e all’estero. Tutto il materiale acquisito dai partecipanti, comprese le informazioni sui Gli incontri ufficiali avranno cadenza di circa uno al mese. luoghi e i testi redatti, comporranno uno o più articoli che verranno pubbliGli appuntamenti potranno variare di tematica secondo le esigenze cati sulla rivista menzionando gli autori nel rispetto del copyright. editoriali aderendo alle linee guida dei diversi progetti in corso come per esempio Street and Food, dove si andranno ad affrontare le tradizioni La pubblicazione avverrà anche mediante i canali web e socialnetwork legati al brand Giroinfoto magazine.gastronomiche nei contesti territoriali o Torino Stories, dove racconteremo le location di torino e provincia sotto un’ottica fotografia e culturale.
SEDE OPERATIVA
La sede delle attività dei working group di Band of Giroinfoto si trova a Torino con sezioni a Genova, Milano e Roma. Per questo motivo la stragrande maggioranza degli incontri avranno origine nella città e nel circondario.
Fatta eccezione delle spedizioni all’estero e altre attività su tutto il territorio italiano, ove sarà possibile organizzare e coordinare le partecipazioni da ogni posizione geografica, sarà preferibile accettare nei gruppi, persone che risiedono in provincia di Torino. Nel gruppo sono già presenti membri che appartengono ad altre regioni e che partecipano regolarmente alle attività di gruppo, per questo non negheremo la possibilità a coloro che sono fermamente interessati al progetto di partecipare, alla condizione di avere almeno una presenza ogni 6 mesi.