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GIBILTERRA Oltremare inglese

Upper Rock Nature Reserve

G I B I LT E R R A

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Crocevia di popoli ed ultimo baluardo del mondo conosciuto per secoli. Sembra quasi surreale che negli ultimi 300 anni, mentre molti dei confini d’Europa si sono trasformati, questo piccolo territorio di neanche 7 Km2 è sempre rimasto assoggettato al Regno Unito, confermando agli inizi del secolo scorso la sua fedeltà al Regno con un referendum.

A cura di Laura Rossini

Laura Rossini Photography

Eppure è lì, più vicina a Tangeri ed al Marocco che a Malaga o Siviglia. È situata al centro dell’Andalusia, ma non ne fa parte in nessun modo. Ogni cosa, in questo piccolo territorio, parla inglese: le scritte, la segnaletica, il senso di marcia e soprattutto la moneta.

Gibilterra

Per noi l’occasione di visitare questo luogo nasce da una vacanza in Costa della Luz, situata nella parte occidentale della Spagna e bagnata dall’oceano. Dopo aver passato la mattinata al mare, in compagnia di bravissimi surfisti nella spiaggia di Tarifa, un vero spettacolo per gli occhi tanto per la bravura nelle loro evoluzioni quanto per i colori delle loro vele, il pomeriggio siamo partiti in auto verso Gibilterra.

All’altezza di Algeciras ci siamo fermati per poter guardare la vicinissima costa marocchina. Siamo alle Colonne d’Ercole. Ammiriamo rapiti questo tratto di mare, cercando di richiamare alla mente i riferimenti storici ed epici per poterli trasmettere ai nostri figli. Eppure l’effetto e l’attenzione non è la stessa… La nostra meraviglia non è lontanamente paragonabile alla loro, che ormai sono abituati ad un mondo totalmente integrato e globalizzato. Dopo pochi chilometri ci fermiamo al parcheggio ben organizzato in terra spagnola poco prima della Dogana. Strano ma vero, le guide consigliano di attraversare il confine a piedi e raggiungere la vicina stazione degli Autobus a circa 400 metri.

Upper Rock

Avendo un tempo limitato abbiamo deciso di concentrare la nostra visita sull’Upper Rock, il parco naturale che domina la città dall’alto. Un promontorio di roccia calcarea alto poco più di 400 metri la cui attrazione principale è costituita dalla popolazione di “bertucce”, scimmiette tanto simpatiche quanto aggressive che vivono libere nella vegetazione.

Avendo bambini al seguito ci è sembrata la scelta migliore. Ai piedi del promontorio c’è la partenza della cabinovia che porta in cima. In pochi minuti facciamo i biglietti e saliamo. Eccoci qua tra turisti e bertucce. Io mi diverto a fotografarle, ma devo dire che le guardo un po' con sospetto e sto soprattutto attenta a non dargli noia.

Zaino e macchina fotografica al riparo. Questi simpatici animaletti infatti, ormai abituati ai turisti, non amano essere presi di mira, ed ovviamente l’immancabile maleducazione ed incoscienza di bambini ed adolescenti scatenano improvvise ed imprevedibili reazioni di queste adorabili scimmiette che non esitano ad attaccare lasciando segni e qualche ferita.

Ho assistito a diversi episodi, ma il più divertente in assoluto è stato quello in cui la protagonista è riuscita ad aprire lo zaino di una turista un pò sprovveduta rubandole la crema solare.

Subito dopo, quasi per dispetto, si è arrampicata e nascosta tra i rami di un albero, ha aperto con calma il tappo della crema e l’ha strizzata fino a finirla sotto gli occhi della malcapitata impotente spettatrice. Finita la crema, finito il gioco, se ne è andata verso nuove avventure…

Continuiamo la nostra passeggiata e davanti a noi una scena tenera e commovente. Una famigliola di bertucce che si riposa in un angolo all’ombra. La mamma è stanca e allatta il suo piccolo, mentre il papà coccola la sua consorte spulciandola. Ma anche qui arrivano turisti inopportuni e chiassosi che disturbano questo momento, la mamma consola il piccolo tranquillizzandolo, ma è il caso di mettersi al riparo con il papà ed andare via.

Qualche altro passo ed ecco qua un altro furgone che sale, una scimmia che aspetta al centro della strada, ed è un attimo.

L’autista non ha avuto l’accortezza di chiudere il finestrino, la bertuccia si lancia sul parabrezza si appende al finestrino e comincia a smanettare. Un altro ferito. La passeggiata è quasi finita tra le rocce scorgiamo la punta estrema dove è situato l’osservatorio. Purtroppo il tempo a nostra disposizione è terminato il parco sta chiudendo e dobbiamo tornare indietro. Laura Rossini Photography

Sarebbe stato bello percorrere tutto il parco a piedi anche se forse con un po' di fatica. Guardando in giù verso il porto infatti scorgiamo una coppia che ha scelto un percorso non facilissimo.

Una scalinata molto ripida, chissà se si sono fermati per godere del panorama o per riposare. Alla cabina ci aspetta l’ultima bertuccia.

È quasi ora di cena e ci saluta mangiando uno snack al cioccolato ben conosciuto, buongustaia. Mi viene da sorridere pensando al turista derubato…. Sulla via del ritorno decidiamo di fare una passeggiata invece di prendere l’autobus, tanto è in discesa.

Ci troviamo in un angolo d’Inghilterra, le immancabili ed iconiche cabine del telefono. Una cena veloce in un fast food e poi verso la Dogana.

Ormai il sole è tramontato, siamo stanchi ma manca poco, improvvisamente anche se siamo a piedi un passaggio a livello si chiude davanti a noi, ma le rotaie non ci sono. Siamo a pochi metri dal mare. Tutti fermi. Ma cosa succede? Improvvisamente si accendono delle strisce di luce, si sente da lontano un rullio, siamo sulla pista dell’aeroporto in mezzo alla città. Attendiamo fiduciosi per vedere questo spettacolo inatteso. Qualche minuto e davanti a noi sfreccia un aereo che in poche centinaia di metri si alza in volo. Il passaggio a livello si alza e noi ci rendiamo conto che anche all’andata abbiamo attraversato la pista di decollo. Guardo indietro e sul promontorio si è adagiata una leggera nube…quasi fosse lo sbuffo di una locomotiva. È stato un pomeriggio interessante e ricco di stimoli, anche se c’era sicuramente altro da vedere. Se intendete trascorrere una giornata in questo luogo ricordatevi alcune cose importanti: il documento per il controllo alla dogana, carta d’identità o passaporto nel caso in cui voleste includere nell’avventura anche la traversata dello stretto in direzione Ceuta o Tangeri; il mezzo di trasporto, infatti se arrivate in auto è consigliabile parcheggiare prima della dogana e poi muoversi con i bus oppure a piedi; bisogna fare attenzione al Bancomat, perché se si dispone di euro, il cambio non è favorevole, i prezzi in genere sono più alti e se si prelevano sterline al bancomat fate ben attenzione a limitare l’importo all’effettiva necessità, altrimenti rischiate di dover cambiare alla dogana al rientro.

Se salite sull’Upper Rock occhio a zaini, merende e macchine fotografiche, meglio tenere un profilo basso, non si sa mai, le “bertucce” potrebbero colpire.

Laura Rossini

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