Giroinfoto magazine 12

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N.12 -

www.giroinfoto.com

2016 OTTOBRE

Temperatura Colore

N.12 - 2016 | OTTOBRE, Gienneci Studios Editoriale. www.gienneci.it

I COLORI GIUSTI PER LE NOSTRE FOTO

Photo cover by Giancarlo Nitti

TRAPANI

PETRA

Di Anna Maria Noto

Di Paolo Buccheri

L'ORO BIANCO

LA CITTA' ROSA

WYNWOOD

STREET ART A MIAMI Di Caterina Soprana


WEL

COME 12

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la redazione | Giroinfoto Magazine

Giroinfoto Magazine 01

fotografare e viaggiare due passioni un’ unica esperienza Benvenuti nel mondo di Giroinfoto©. La rivista che ha come obiettivo, essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio. Attraverso gli articoli di GIROINFOTO©, si tracciano i confini della fotografia professionale, separandola da quella improvvisata, che negli ultimi tempi sta creando confusione sulla percezione della reale qualità della stessa. Fotografare, è un lavoro il cui valore risiede nelle studio del soggetto, nel corretto utilizzo della tecnica, nella determinazione e nella continua esperienza e capacità di critica. Vuole essere uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Una raccolta di molteplici idee, progetti di viaggio e workshop fotografici, frutto delle esperienze e lavori eseguiti da esperti nel settore del reportage fotografico, che hanno saputo confrontarsi con le condizioni climatiche e socio-politiche, con le difficoltà imposte dalla natura, per catturare l'immagine e la spontaneità selvaggia della stessa. Si dice che il "bravo fotografo" diventa parte integrante del mondo a cui appartiene il soggetto che sta riprendendo sapendo perfettamente come e dove muoversi: se fotografi una montagna, la sai scalare, se fotografi il mare, sai nuotarci e se fotografi le nuvole sai anche volare. Ecco perché la professione del fotografo non è cosa facile e noi di Giroinfoto vogliamo condividere con voi questa magnifica passione attraverso le nostre attività. Founder of Gienneci Studios Director of Giroinfoto

Giancarlo Nitti

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Giroinfoto Magazine 03

ANNO II n. 12 DIRETTORE RESPONSABILE CAPOREDATTORE

Giancarlo Nitti

CAPOSERVIZIO

Francesco De Marco REDATTORI E FOTOGRAFI

Giancarlo Nitti Redazione Paolo Buccheri Inserzionista Giroinfoto Anna Maria Noto Inserzionista Giroinfoto Caterina Soprana Inserzionista Giroinfoto Roberto Giancaterina Collaboratore Giroinfoto Matteo Fortunato Collaboratore Giroinfoto

LAYOUT E GRAFICHE Gienneci Studios PER LA PUBBLICITÀ: Gienneci Studios, Via G.Borgomaneri, 135 Milano - 20086 Motta Visconti. info@gienneci.it - redazione@giroinfoto.com DISTRIBUZIONE: Gratuita, su pubblicazione web on-line di Giroinfoto.com e link collegati. REDAZIONE email: redazione@giroinfoto.com Informazioni su Giroinfoto.com: hello@giroinfoto.com

Questa pubblicazione è ideata e realizzata da Gienneci Studios Editoriale. Tutte le fotografie, informazioni, concetti, testi e le grafiche sono di proprietà intellettuale della Gienneci Studios © o di chi ne è fornitore diretto(info su www.gienneci.it) e sono tutelati dalla legge in tema di copyright. Di tutti i contenuti è fatto divieto riprodurli o modificarli anche solo in parte se non da espressa e comprovata autorizzazione del titolare dei diritti.

Giroinfoto ti risponde Uno spazio dedicato alle vostre curiosità e domande. Vuoi chiederci qualcosa? Scrivi a: redazione@giroinfoto.com

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data di uscita 10 Settembre 2016

fotografare

e v ia gg iare due passioni un’ unica esperienza


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INSIDE

Giroinfoto Magazine

12

86 62 106

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Indice 08

CADILLAC RANCH Freedom monument Giroinfoto Scout Location

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PETRA La città Rosa A cura di Paolo Buccheri

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TRAPANI L'oro bianco A Cura di Anna Maria Noto

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WYNWOOD Street Art a Miami A cura di Caterina Soprana

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TEMPERATURA COLORE I colori giusti per le nostre foto Giroinfoto school

Sergio Gaudi Mario Alesina

86

SAINTE MÈRE ÉGLISE

Irene caltabiano

94 106

Sulle tracce del D-DAY

120

FOTOEMOZIONI I premi ai lettori Giroinfoto Scouting Award

Fotografiamo Award

Scout Location

Photoworld Award

RAJASTHAN India A cura di Matteo Fortunato

Fotoemozioni

LE DOLOMITI DEL BRENTA Al confine tra cielo e terra A cura di Roberto Giancaterina

Andrea Turtura

Antonia Rana Davide Rostirolla

78


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VI PRESENTIAMO

I NOSTRI NUMERI E' con orgoglio che pubblichiamo le statistiche e i volumi qui presenti relativi alle analisi aggiornate al mese di: Settembre 2016

111

47

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Articoli totali sul magazine

Articoli pubblicati dagli utenti

Foto premiate

Foto singole pubblicate

Copertura degli articoli sui continenti

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ARTICOLI

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Cadillac

Ranch

FREEDOM MONUMENT AMARILLO - TEXAS

Giancarlo Nitti Photography


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Nel tratto texano della leggendaria Route 66, poco fuori Amarillo, verso ovest, si erge il Cadillac Ranch. Dieci auto di marca Cadillac, conficcate nel terreno nel bel mezzo di un campo adibito al pascolo di mucche.


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Cadillac Ranch LA SCOUT LOCATION

GEOGRAFIA

Che ne dite di acquistare una bomboletta di vernice e personalizzarvi un monumento storico americano?

PERIODO CONSIGLIATO

U.S.A. Texas Amarillo - Bushland, Route 66 (I-40)

Amarillo - Texas

Da inizio Maggio A fine Settembre

Al Cadillac Ranch, è possibile. Questa installazione post-moderna, che richiama l'arte pop, fu edificata nel 1974 da tre architetti, Chip Lord, Hudson Marquez e Doug Michelsdal, essa si compone di un allineamento di dieci auto rottamate di marca Cadillac di modelli diversi, in sequenza dalla più antica 1949 Club Sedan alla 1963 Sedan de Ville. L'opera fu concepita ispirandosi alla cultura anarchica Hippie del tempo in contrasto alle politiche sociali texane.

CONTENUTI

Ancora oggi è possibile liberamente l'installazione.

Settembre 2016

Monumento, History Marker.

FOTOGRAFIA Reportage.

DETTAGLI

Periodo della Scout Location

deturpare

Photographer Giancarlo Nitti

giroinfoto.com


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Giancarlo Nitti photography


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Cadillac Ranch

FREEDOM MONUMENT Nel 1974, i tre architetti Hippie, originari di san Francisco, oggi detti anche ANT FARM, presero l'ispirazione da un vecchio libro per bambini dal titolo "The Look of cars", dedicato ad alcuni racconti in tema di automobili. Essendo amanti delle Cadillac, decisero quindi di onorare con un loro originalissimo tributo quesa marca di autovetture, sviluppando l'idea anarchica che emergeva in loro. Con l'aiuto di Stanley Marsh terzo, un milionario di Amarillo, iniziarono l'opera nello stesso anno e Marsh fece portare nei propri terreni a ovest di Amarillo i dieci modelli diversi di Cadillac, facendoli interrare dalla parte anteriore e allineandoli verso Ovest. Successivamente, nel 1997, poichÊ Amarillo si stava espandendo, lo stesso Marsh decise di spostare l’opera di circa due miglia a ovest, nella zona di Bushland, in un'area di pascolo per capi bovini. Ancora oggi, il Cadillac Ranch, mantiene un'atmosfera leggendaria legata a quei tempi e al life style della mother road che lo sfiora, con un numero considerevole di nostalgici e appassionati del periodo che ogni anno mutano l'estetica del monumento con i loro graffiti.


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Giancarlo Nitti photography


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Giancarlo Nitti Photography


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Cadillac Ranch


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Giancarlo Nitti Photography


Cadillac Ranch


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Lago Nakuru

Kenya Il più famoso lago della Rift Valley ed è situato a 1754 mt. Le alghe attirano e nutrono grandi quantità di fenicotteri rosa.

Maasai Mara

Kenya Una grande riserva naturale situata nella parte sudoccidentale del paese.

Serengeti

Tanzania Una delle più importanti aree naturali dell'Africa orientale con una superficie di 14.763 km²

Ngoro Ngoro

Tanzania Area di conservazione che si estende nella zona della caldera di Ngorongoro situata nella pianura di Serengeti

Kilimajaro

Tanzania E' il parco che ospita il monte più alto d'Africa sempre coperto di neve alto 5.890 metri.


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BLACK CONTINENT KENYA PROJECT TANZANIA

PARTE LA PRIMA SPEDIZIONE DEDICATA AL PROGETTO DI ESPLORAZIONE FOTOGRAFICA DEL CONTINENTE AFRICANO.

Dopo un accurato studio del territorio, Giroinfoto© invia uno staff di professionisti a realizzare la prima scout location del progetto. Si tratta delle aree naturalistiche comprese tra il confine Kenyota e Tanzanico, ricco di parchi che comprendono una varietà di ecosistemi e popolate da diverse specie faunistiche. Abbiamo realizzato un'itinerario che prevederà diversi appostamenti e percosi all'interno delle riserve permettendoci di fotografare gran parte delle caratteristiche territoriali di quei luoghi soffermandoci nelle zone del Lago Nakuru, il Maasai Mara, il Serengeti, l'Ngoro Ngoro e l'area pianeggiante del Kilimanjaro National Park.

SAI CHE PUOI VENIRE ANCHE TU?

COME TUTTI I PROGETTI DI GIROINFOTO EXPEDITIONS©, DIAMO LA POSSIBILITA', ALLA NOSTRA COMMUNITY, DI PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLE NOSTRE SPEDIZIONI ACCOMPAGNANDOCI IN QUESTE FANTASTICHE AVVENTURE CONDIVIDENDONE LE EMOZIONI.

Per maggiori informazioni visita il sito www.giroinfoto.com

KENYA

TANZANIA

01 - 11 DICEMBRE 2016


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PETRA La cittĂ rosa GIORDANIA


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A cura di Paolo Buccheri Percorrere la stretta gola che per millenni ha protetto la città di Petra da scorribande e atti vandalici ha, a mio parere, un duplice significato. Da una parte si resta come incantati nell’osservare le fantastiche sfumature della pietra arenaria multicolore, che costituiscono i lati delle ripide pareti che delimitano il corso dell’antico uadi (termine col quale

si indicava un corso d’acqua minore nell’Africa settentrionale) Dall’altro si capisce bene come l’opera dell’uomo sopravviva, con forza e vigore, al lento ed inesorabile lavorio di degrado provocato degli agenti atmosferici; che causano danni irreparabili alle vestigia del nostro patrimonio storico.


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PETRA

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La città rosa GIORDANIA

Altro aspetto del percorso di avvicinamento al sito archeologico di Petra, sicuramente di carattere più folcloristico ed esistenziale, è quel continuo andirivieni di calessi che, sfruttando la pigrizia dei turisti, riescono a sbarcare il lunario proponendosi come improvvisati mezzi di trasporto per un comodo e veloce raggiungimento della meta finale.

Ma tutti, viaggiatori o turisti più o meno consapevoli, non possono rinunciare ad osservare quel continuo alternarsi di bassorilievi e sculture, che costituiscono l’affaccio di piccoli ma interessanti monumenti funerari, e che accompagnano il visitatore per tutto il percorso del primitivo uadi, sino al pianoro del sito di Petra.


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PETRA La città rosa GIORDANIA

Tra le varie visioni di colori e di forme, che affascinano in maniera certa ogni visitatore, si giunge nella parte più stretta e buia del nostro percorso di avvicinamento al sito. Dopo una leggera svolta, attraversato un profondo squarcio nella roccia, appare all’improvviso, come un’immagine istantanea, l’elegante facciata in stile ellenistico del

al-Khaznah.

Questo monumento, conosciuto anche col nome de “il tesoro del faraone” è considerato il monumento più suggestivo e più celebrato di tutta Petra. Lo si ammira non solo per l’armonia delle proporzioni e delle forme ma anche per le straordinarie sfumature della pietra arenaria con cui è realizzato e che ne costituiscono il naturale contorno. Il suo stato di conservazione, migliore rispetto a tutti gli altri monumenti dell’intero sito archeologico, può essere dovuto al fatto che in quel preciso punto del sito si ha uno sviluppo planimetrico più contenuto, e quindi maggiormente riparato dagli eventi atmosferici. Alcuni scavi eseguiti attorno al 2002 anno portato alla luce un piano inferiore, (che si riesce a intravedere guardando il prospetto), e che dimostrano che la quota originaria dello spiazzo antistante doveva essere collocata ad un livello inferiore di circa 5 metri.


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Proseguendo oltre si giunge allo scenografico teatro che, interamente scavato nella roccia, poteva ospitare sino a 3000 spettatori. Gli studiosi ritengono che sia stato costruito al posto di un cimitero in quanto, tutta attorno, è collocata una necropoli. Della scena rimangono poche testimonianze che pur tuttavia lasciano immaginare la magnificenza della realizzazione originaria.


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Salendo per la collina di al-Khubthah ritroviamo altri monumenti che contribuiscono alla scenografia complessiva resa dal sito. Questi si raggiungono dopo una salita di circa 10 minuti e costituiscono un insieme di edifici dal fascino particolare; soprattutto quando le forme di questi ultimi sono immerse nella calda luce dei pomeriggi giordani. Certamente la più importante del gruppo è la Tomba del Palazzo; così chiamata poiché è l’unica tomba di Petra dove sono stati utilizzati dei mattoni per il completamento della stessa. La maestosità della tomba si evidenzia in un gioco scenografico costituito dalle colonne dall’ordine architettonico superiore, di altezza più ridotta rispetto a quelle dell’ordine inferiore, per dare una sensazione di maggiore lontananza. Le quattro porte della base, riccamente incorniciate da lesene e frontoni, permettono l’ingresso in un unico ipogeo diviso in altrettanti ambienti comunicanti.


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Altra tomba di questo gruppo è la così detta Tomba dell’Urna, poiché fu usata anche come tribunale. Nella sua composizione è fortemente scenografica ed imponente; le quattro colonne che sostengono l’architrave sono di ordine gigante, peccato che la decorazione di quest’ultimo sia ormai deteriorata e danneggiata in maniera irreversibile. L’imponente facciata è preceduta da un piazzale al quale si accede da una scalinata laterale, ed è decorato da un colonnato ornamentale.


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L’interno della stessa tomba è ben conservato e presenta molte nicchie ricavate alle pareti. Le tre aperture in prospetto permettono l’accesso a dei sepolcri dalla conformazione architettonica lineare.


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Lungo il fondo valle è sita la così detta via colonnata che fungeva da collegamento ai principali siti dell’area. Era un’ampia via lastricata, priva di solchi lasciati dai carri, il che fa pensare che la circolazione fosse semplicemente pedonale. Questa via, ancora ben conservata, mantiene tutte le caratteristiche originarie dell’epoca; nonostante il fatto che, dei portici che originariamente la fiancheggiavano, non resta alcuna traccia.


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Seguendo una faticosa salita tra gole e burroni vertiginosi, ma con sentieri chiaramente tracciati nella nuda roccia; con sparsi alle varie quote improvvisati mercanti di prodotti tipici, e con l’irrompere alla vista di improvvisi squarci che mostrano panorami mozzafiato sulla città bassa; si sviluppa il percorso che conduce al tempio di

Ad-Dayr. La grande e imponente facciata ricorda (anche per le dimensioni simili) quella più nota, collocata nella parte bassa del sito archeologico, il tempio di al-Khaznah. La facciata si caratterizza per la semplicità delle decorazioni e per la composizione simmetrica complessiva, con colonne e capitelli in stile nabateo. La zona interna è costituita da un unico ambiente con collocata nella parete di fondo un’ampia nicchia; gli studiosi sostengono che nell’ampio spazio antistante si svolgevano importanti ed imponenti funzioni religiose.

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Sin qui le memorie di un viaggio colme di ricordi di luoghi e d’emozioni; ma oggi Petra come vive la propria quotidianità. Le cronache dei notiziari certo non parlano del sito; potremmo consolarci col pensare che, nonostante le dimensioni ridotte del territorio giordano, il sito di Petra è relativamente distante dalle aree in cui è attivo il conflitto bellico. Ma la nostra fiducia deve essere rivolta ai belligeranti, affinché ritrovino il senso del convivere civile; lontani da odi razziali o religiosi, e con una cultura del bello che trova nei reperti del nostro passato, la ragione stessa della propria esistenza. Facendo questo permetteremo al sito di Petra, come ai tanti altri del vicino Medio Oriente, la possibilità di continuare ad essere studiati e frequentati da scienziati e viaggiatori, che avranno lo stesso amore e la stessa partecipazione nel far vivere opere che costituiscono il patrimonio dell’intera umanità.

Paolo Buccheri


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PETRA La cittĂ rosa GIORDANIA


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L'Oro bianco di Trapani A cura di Anna Maria Noto

Mi chiamo Anna Maria Noto e sono appassionata di fotografia da 30 anni. Risiedo a Casa Santa-Erice in provincia di Trapani. Adoro viaggiare ed esplorare posti nuovi, mi piace mettermi alla prova e confrontarmi con i vari scenari che la natura mi offre. Ma questa volta vorrei porre all’attenzione dei lettori di Giroinfoto questo mio reportage sulle saline di Trapani-Paceco, con l’intenzione di divulgare parte del territorio della provincia di Trapani.


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Le saline di Trapani

sono tra le più importanti e antiche d’Italia. Qui viene coltivato il sale marino raccolto ancora manualmente, viene coltivato in un habitat naturalistico di grande suggestione e bellezza: La Riserva Naturale Orientata saline di Trapani-Paceco e dello stagnone di Marsala, un osai naturale della costa Trapanese in cui le saline sono composte da un sistema gerarchico di vasche di varie dimensioni ed orientamento. Questo sale si ottiene per semplice evaporazione dell’acqua di mare e grazie anche all’azione dei numerosi venti che battono questa zona Trapanese. La salina è un luogo suggestivo di acqua, mulini a vento e grandi piramidi di sale i cui colori cambiano a seconda delle fasi di maturazione: dall’azzurro al verde, dal rosa all’arancio intenso, e a maturazione avvenuta, bianco abbagliante che, poco prima della raccolta rende le vasche simili a distese di ghiaccio. Pur trattandosi di una produzione che avviene ai margini della costa, a stretto contatto con il mare, è una vera e propria coltivazione, del tutto simile alle culture agricole. La raccolta avviene i primi di giugno,dopo lunghi mesi di coltivazione, e può essere effettuata a mano con mezzi meccanici. Sole, mare e vento, guidati dalla mano dell’uomo in secoli di lavoro ingegno, sono gli ingredienti naturali per la produzione del sale. L’immensa distesa di acqua visibile da Erice, affacciandosi vero le Egadi, appare separata dolcemente da linee più scure che creano geometrie regalando alle saline un’ aspetto unico. La riserva, ha un’immensa ricchezza faunistica. Tutta via mantengono nonostante tutto una bellezza fascino unici. L’Isola della Calcara assume, all’ora del tramonto atmosfere da sogno, mentre i mulini si stagliano contro il cielo in un silenzio e un’immobilità a volte triste, quasi memori dei passati splendori.


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L'Oro bianco

di Trapani

Trapani

se la dovessi definire in un solo aggettivo, direi unica, perché la sua particolarità della sua conformazione geografica non ha uguali a nessuno. E nel suo territorio, denominata “Città di sale, di mare di ventu”, ne vanta grandissime magnificenze a partire dal Museo del sale. Infatti tra Trapani e Paceco vi è ubicato il museo Culcasi, eretto per volere dello stesso Culcasi negli anni 90’ per poi ampliarsi e farne diventare uno degli stabilimenti di produzione di sale.


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Saline

nella riserva naturale di Marsala, e i cumuli di bianco sale splendono nella luce del mattino. Ore 8:30 i salinai sono già nelle vasche al lavoro, e il mattino è ancora lungo nel suo movimento. Il sole già alto e il caldo asfissiante, di certo non rallenta il lavoro dei salinai che con la loro pazienza e volontà raccolgono con non poca fatica l’oro bianco che sarà poi il prodotto che verrà esportato quasi in tutto il mondo. Le saline sono oggi Riserva Naturale del WWF il quale ospita specie di uccelli e anche fenicotteri.


Per la produzione del sale sono necessari pochi elementi naturali: l’acqua del

poi passa da un’altra vasca con un flusso che viene

mare, l’energia del vento, il calore del sole e scarsa

regolato dalle mani sapienti dell’uomo.

piovosità.

Il passaggio da una vasca all’altra e l’effetto

Elementi questi che certamente non mancano

dell’evaporazione, dovuta al sole e al vento,

grazie alla natura che ha regalato a questa scheggia

determinano un aumento della concentrazione

occidentale di Sicilia un clima ideale.

salina, fin quando si arriva in una vasca servitrice

La lavorazione del sale di principio è molto semplice:

dove l’acqua diventa satura, ossia pronta ad essere

l’acqua del mare viene fatta convogliare a più

immersa nelle vasche salanti per depositare il sale

riprese in apposite vasche, diverse per grandezza

marino.

e profondità, e lasciata evaporare grazie all’azione

Il punto si saturazione è quello stadio che dallo stato

associata del vento e del caldo, per poi essere

liquidi diventa solido, raggiungendo i 25 gradi baumè,

raccolta dal fondo sotto forma di grossi cristalli di

formando così cristalli di sale.

cloruro di sodio.

Il ciclo dura da Giugno a settembre. Tempo

Le vasche divise in cinque ordini misurano dai 30 ai 50

permettendo, il primo raccolto si fa dopo circa 50

m di lato e ognuna di esse ha un nome e una funzione

giorni dall’inizio della coltivazione, il secondo dopo 30

specifica.

giorni.

Il sale marino si ottiene dall’evaporazione dell’acqua

Viene raccolto a mano dagli operai da pala e carriola,e

del mare, che viene introdotta nella salina tramite una

si fanno cumoli di sale negli arioni, ossia negli spazi

spira di Archimede. L’acqua entra nella prima vasca e

davanti alle vasche salanti.


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L'Oro bianco di Trapani

di Anna Maria Noto


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Anna Maria Noto Photography


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L'Oro bianco di Trapani

Una volta avvenuta l’essicazione del sale e quindi

l’evaporazione,le grandi vasche saline,sono pronte

per essere frammentate dagli operai con degli attrezzi specifici per permetterne facilmente la raccolta.

Il lavoro in salina comincia nel mese di Marzo con la pulitura delle vasche salanti dalla fanghiglia accumulata durante l’inverno.

Prosegue con l’introduzione dell’acqua per far

concentrare l’acqua di mare. Il periodo di coltivazione va da Giugno a Settembre con due raccolti all’anno. In pratica ogni 45 giorni le vasche salanti vengono

prosciugate di acqua ed il sale viene messo in cumuli piccoli dentro le vasche e poi con pale e carriole messo negli arioni.

Antica tradizione della raccolta, tramandata di generazione in generazione,oggi, i figli dei figli, cugini e nipoti intraprendono questa carriera per fare in modo che la produzione andando avanti con gli anni non si spenga.


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Anni fa

la raccolta avveniva con le pale e le cardarelle per formare piccoli cumuli di sale pronti per essere portati a spalla per formare grandi cumuli e lasciarli per 40 giorni a riposare.


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Un nastro

trasportatore viene oggi utilizzato al posto delle ceste di canna

(cartedde) di 25-30 kg caricati un tempo sulle spalle degli uomini o in gobba ai muli.


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Il nastro trasportatore provvede ad indirizzare il sale su

un carro ponte, dalla cima del quale cadendo, forma una montagna alta circa 20 metri e lunga alcune centinaia di metri.

Il lavoro inizia alle 05:00 del mattino, i salinai con pala e carriola, trasportano il sale verso il nastro trasportatore per essere accumulato sulla piramide di sale il quale dovrĂ riposare per 40 gg.

Erice, vanto dei Trapanesi e non solo, ogni anno milioni di visitatori da tutto il mondo la scoprono attraverso scenari e tramonti mozzafiato. Un territorio ricco di

suggestive bellezze e di tanta cultura. Si erge davanti alle saline regalando emozioni anche fotografiche visitando la

riserva delle saline con i suoi splenditi uccelli e fenicotteri.

L'Oro bianco di Trapani


Il sale raccolto viene ammucchiato sopra l’ariuni, un cumulo detto munzeddro (Mucchio) circa 450 kg. Per proteggerlo dalle

intemperie, il salinaio ricopre i cumuli con tegole di terracotta dette sciaramire. Una volta finita la prima raccolta, iniziano i

lavori di preparazione di raccolta successiva, verso la metà di agosto, e a questa seguirà, permettendo la stagione la terza produzione alla fine di settembre.

Il sale già frantumato, è pronto per formare dei cumuli e per essere raccolto.


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Il suggestivo scenario della sera cala sui cumuli di sale, il tramonto, qualcosa di unico e irripetibile, dove tutto sembra diverso coprendo con i suoi colori caldi ogni cosa…

Qui c’è la storia, la cultura e la tradizione trapanese.

Qui c’è l’azzurro del mare e il sole avvolgente, il bianco del sale ed il vento,il sudore e la fatica degli uomini.

Anna Maria Noto + INFO

http://differentvisions.wixsite.com/differentvisions.


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L'Oro bianco

di Trapani



Wynwood Street Art Museum nel cuore di Miami


aperta. Non per modo di dire, ma è realmente così, riesce sempre a sorprendermi. Dopo anni mi sono deciso: Questa volta qualche scatto lo faccio! Luglio 2016, partenza in solitaria per la Toscana, la zona è una delle più conosciute e ammirate da molti e soprattutto dai fotografi : la val d’Orcia. Forte di un appoggio importantissimo da parte di amici titolari di un b&b - Podere Rigopesci collocato in una posizione invidiabile nei pressi di Monticchiello di Pienza, si inizia già con il piede giusto. Ambiente familiare, gente in gamba e ospitale , stimoli a mille. La tabella di marcia, se si vuole fotografare sul serio è serrata : alba, tramonto notturne e poi alba senza mai

A TUTTO

COLORE A cura di

Caterina Soprana

In Florida

, nel cuore di Miami, a nord dell’avveniristico carosello dei grattacieli del down town e poco lontano dalle sfumature pastello del tripudio Art-Déco di Miami Beach, ci si imbatte nell’esplosione di colori di Wynwood, cangiante combinazione di murales, gallerie d’arte, gente curiosa e coloratissima energia. Ennesima perla di una città in costante fermento evolutivo, la rapidità con cui Wynwood è nata e cresciuta nel tessuto urbano di Miami è sorprendente.

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A TUTTO

COLORE Wynwood

Una storia scritta nei primi anni 2000 fra le strade

Germoglia qui l’idea, geniale, dell’associazione Primary

Barrio), vecchia area industriale semi dismessa, piena di

“open air museum”, invitando artisti di strada da ogni

sporche e semiabbandonate di Little San Juan (o El

Flight, che pensa di trasformare tanta fatiscenza in un

magazzini, in un quartiere degradato abitato in prevalenza angolo di mondo a decorare con le loro opere quei muri da portoricani.

in rovina. I progetti a tinte forti, si sa, si scontrano con l’inesorabile grigiore della realtà…


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Caterina Soprana Photography


A TUTTO

COLORE Wynwood Fortuna vuole che il proprietario di una vasta porzione del distretto sia un certo Tony Goldman, immobiliarista, grande appassionato di arte, adeguatamente munito di denaro e di buon naso per gli affari.

Il gioco è fatto:

Goldman mette a disposizione una miriade di vecchi capannoni dando vita a due aree battezzate Wynwood Walls, edifici altissimi, completamente privi di finestre, destinata ad accogliere i grandi murales, e Wynwood Doors, dedicata ai graffiti un po’ più contenuti. Nasce così

Wynwood Art District,

lo straordinario carosello di colori ormai considerato il più grande “street artist museum” del mondo.


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Passeggiarci è un’esperienza unica: enormi murales in perenne mutazione (non vi si trovano mai gli stessi!), decine di giovani artisti impegnati nelle loro creazioni, oltre 70 gallerie d’arte di ogni genere, intervallate da un pullulare di negozi, bar e ristoranti all’insegna del più accattivante design. Un tuffo nei colori dell’arte più libera e pulsante sotto il cielo della Florida dove gente di ogni tipo si aggira curiosa fra le varie installazioni artistiche, va a zonzo fra i sempre più numerosi negozi o sorseggia un drink negli ormai innumerevoli locali “trendy”.



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Durante la settimana è più facile incontrare più studenti d’arte e pochi turisti, ma nei weekend (e in generale in molte serate) la zona si popola. Tutti i secondi sabati del mese le gallerie rimangono aperte fino a tardi e organizzano eventi. Il clou delle presenze, un vero delirio, si registra a inizio dicembre, durante la settimana dell’Art Basel Miami, una delle maggiori fiere artistiche a livello mondiale).

Caterina Soprana


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TEMPERATURA

COLORE I colori giusti per le nostre foto

La Luce è la componente principale su cui lavora la macchina fotografica ed è proprio essa che compone la gradazione dei colori e le loro dominanti nei ostri scatti.

IMPARIAMO QUINDI A CONOSCERLA E MISURARLA. Per l'occhio umano la luce neutra è quella bianca, cioè l’insieme di tutte le frequenze che compongono lo spettro visibile. Diventa neutra, quando tutte le frequenze elettromagnetiche che noi vediamo come colori, sono in misura uguale tra di loro. Se alcuni dei colori che la compongono saranno in frequenza maggiore oppure se ne è priva di altre la luce assume delle dominanti.


I GRADI

KELVIN

16.000 K

Per misurare la qualità della luce è necessario conoscere il concetto della TEMPERATURA COLORE Essa si esprime in gradi Kelvin :

K

e ci fornisce il parametro misurabile dello spettro luminoso. Questo tipo di misurazione è stata definita nel 1954, con la sperimentazione spettrofotometrica su di una lastra in metallo nero, esposto a vari gradi di temperatura, esso esposto a temperature intorno ai 1.800 gradi emette spettri di luce visibili di colorazione rossa, mentre aumentando la temperatura del riscaldamento del materiale a 5.500 gradi, gli spettri di colore emanavano irradiazioni completamente bianche. Incrementando la temperatura, lo spettro assumeva una colorazione tendente al blu, fino a oltre 16.000 gradi. Questa scala, fu utilizzata per dare un valore alla dominante della luce in fotografia, definendola "temperatura colore". Nel grafico che vediamo qui sulla destra, possiamo individuare le varie fonti di luce che si utilizzano più comunemente con a fianco la loro temperatura di colore. Il bianco neutro, visibile dall'occhio umano, è approssimativamente intorno ai 5.500° K ed è identificabile, ad esempio con la luce di un flash o la luce solare diurna irradiata a mezzogiorno.

9.400 K

BIANCO

5.500 K

4.000 K

Nel caso fotografassimo un panorama alla luce del mattino, invece, troveremo una dominante blu più vicina ai 9.400° K o al contrario, in serata tarda, al calare del sole, riscontreremo una luce più calda, vicino ai 4.000° K. Tutto ciò, in fotografia, lo potremo gestire con i settaggi dedicati alla temperatura colore e al

BILANCIAMENTO DEL BIANCO.

1.800 K


TEMPERATURA COLORE e il

BILANCIAMENTO

DEL BIANCO Il bilanciamento del bianco è un parametro essenziale da conoscere e sapere come impostarlo, per migliorare i nostri scatti ed eventualmente correggere evidenti errori di esposizione. Queste operazioni, servono a far sì che i colori di una foto appaiano così come li abbiamo visti al momento della ripresa, senza nessuna altrazione cromatica. Dall'analisi degli ambienti in cui viviamo ogni giorno, notiamo che diverse fonti luminose emettono luci di dominanti diverse, infatti, quante volte ci capita di scattare una foto in un'ambiente chiuso con una fonte di luce artificiale e risultare tendente al giallo?

COLORI CALDI con bilanciamento “FLUORESCENZA”,

La luce artificiale della classica lampadina produce una luce con una temperatura colore diversa da quella diurna, è molto più calda e tendente al giallo, appunto. L’occhio umano si adegua automaticamente alle variazioni della temperatura della luce, e quindi possiamo incorere facilmente nell'errore di esposizione. IMPARIAMO QUINDI A GESTIRE LE CONDIZIONI DI LUCE Il settaggio che avremo a disposizione in automatico della macchina fotografica ci aiuterà, ma spesso potrà avere bisogno del nostro intervento, suggerendo al sensore di quale tipo di luce illumina la scena inquadrata. Per fare ciò, tutte le macchine fotografiche digitali danno la possibilità di settare un parametro che si chiama appunto bilanciamento del bianco.

FOTO CORRETTA con bilanciamento “NUVOLOSO”

WB

COLORI FREDDI con bilanciamento “INCANDESCENZA”


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WB

W H I T E

B A L A N C E

Questa funzione la trovate generalmente in tutti i modelli di macchine fotografiche e troverete diversi valori programmati disponibili di bilanciamento del bianco come questi di seguito: AUTOMATICO Il sensore calcola automaticamente la temperatura di colore, spesso è affidabile in buona parte delle situazioni di luce INCANDESCENZA Si seleziona quando l'ambiente è illuminato da lampadine a incandescenza, il sistema provvederà a raffreddare la temperatura di colore FLUORESCENZA Si usa con un’illuminazione del tipo neon, quindi riscalderà la temperatura di colore LUCE SOLARE Usata nelle ore centrali della giornata, per scatti all’aperto, quando il sole non è coperto da nuvole FLASH Ovviamente usato quando viene impiegato il flash NUVOLOSO Quando si fanno foto all’aperto, durante il giorno, ma il cielo è coperto; OMBRA Durante il giorno, sui soggetti che si trovano all’aperto ma all’ombra e il cielo non è coperto MANUALE Si usa quando non si riescono ad ottenere i risultati voluti o si vuole alterare il parametro per creare un'effetto. Per una lista più precisa e completa dei settaggi disponibili sulla vostra macchina fotografica consultate il manuale alla voce "temperatura colore e bilanciamento del bianco.


IL BILANCIAMENTO DEL BIANCO

GESTIONE MANUALE

Nelle situazioni critiche, può accadere che il bilanciamento del bianco in modalità automatica fallisca e nemmeno gli altri programmi predefiniti aiutino a ottenere una temperatura di colore corretta o come la vorremmo creare artificialmente. Potrebbe accadere, per esempio nei luoghi dove sono presenti fonti luminose con caratteristiche diverse tra loro oppure se volessimo cambiare lo scenario luminoso con altri parametri riferiti alla temperatura colore. In questi casi, avremo la possibilità di utilizzare la modalità manuale.

COME SI USA Selezioniamo la modalità manuale, (vedasi manuale dell'utente) Effettuiamo uno scatto con cui la macchina fotografica misurerà la temperatura di colore o impostiamo noi direttamente la temperatura colora desiderata. Terminata con successo la procedura, la macchina fotografica utilizzerà il valore di temperatura di colore appena impostato per tutte le prossime foto, finché non ripeteremo la procedura o selezioneremo un altro valore tra quelli predefiniti.


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ACCORGIMENTI Se ne abbiamo il tempo, è anche possibile regolare la nostra fotocamera manualmente usando un oggetto bianco, ad esempio un foglio di carta, come superficie di riferimento. Questa semplice operazione servirà alla fotocamera ad avere come riferimento un oggetto dichiarato "bianco" e di conseguenza regolerà tutti gli altri colori. Sarà facile incorrere in difetti di esposizione legati alla temperatura colore, o per fretta o per mera svista, ma non disperate, lo scatto potrà essere perfezionato in tal senso in fase di post-produzione. Se scattiamo in RAW, potremo sistemare gli errori di bilanciamento nel software di sviluppo, agendo sulle barre di regolazione della temperatura colore e gestendo separateamente le tonalità stesse dei colori.


L ' A V V E N T U R A

CONTINUA COMING SOON

2017

Sono già cinque anni, che Giroinfoto© effettua scout location e studia i territori degli Stati Uniti D'America. Preparati a partire con noi alla scoperta del fantastico mondo degli USA.

ALL AMERICAN

REPORT By Giroinfoto Expeditions©


giroinfoto

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COME TUTTI I PROGETTI DI GIROINFOTO EXPEDITIONS©, DIAMO LA POSSIBILITA', ALLA NOSTRA COMMUNITY, DI PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLE NOSTRE SPEDIZIONI ACCOMPAGNANDOCI IN QUESTE FANTASTICHE AVVENTURE CONDIVIDENDONE LE EMOZIONI.

Per maggiori informazioni visita il sito www.giroinfoto.com


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Sainte Mère Église SULLE TRACCE DEL D-DAY PART 5


06 giugno 1944 Durante lo sbarco, fu il primo comune francese ad essere liberato dall'occupazione tedesca. Sullo stemma araldico del comune vengono riportati due paracadute in onore di quel giorno. Sul campanile della chiesa è stato posto permanentemente il manichino di un paracadutista a ricordo di uno dei più celebri episodi dello sbarco, narrato nel libro di Cornelius Ryan Il giorno più lungo, e riportato nel film omonimo del 1962: il paracadutista americano John Steele della 82ª Divisione Aviotrasportata finì con il suo paracadute impigliato sul tetto del campanile, rimanendo per molte ore appeso lungo la parete del campanile stesso, ma con ciò salvandosi dallo scontro a fuoco con i tedeschi, seguito ai primi lanci. Alcune missioni del videogioco Call of Duty, che si svolge nei giorni dello sbarco in Normandia, sono ambientate in questa città. Inoltre anche alcune missioni del videogioco Brothers in Arms: Road to Hill 30, sempre durante lo sbarco in Normandia, si svolgono qui.


John Steele

Arruolato nell' 82° divisione; prescisamente nella compagnia F; 505 reggimento di paracadutisti. Impiegato nelle truppe aviotrasportate che diedero l'inizio dello sbarco, nella notte tra il 5 e 6 giugno 1944 durante il lancio John è ferito alla gamba a causa di una granata. Non potendo piu' controllare il suo paracadute si agganciò sul campanile della chiesa Erano le 4 del mattino, mentre sulla piazza della chiesa la battaglia esplodeva, John provava a staccarsi tagliando le funi, ma purtroppo perdeva la sua arma. Decise cosi di fingersi morto per evitare di farsi uccidere. Dopo diverse ore un soldato tedesco di nome Rudolf May lo tirò giù e venne curato e fatto prigioniero. Fuggì dopo tre giorni raggiungendo il campo di insediamento americano e fu trasferito in un ospedale in Inghilterra. Ora sul campanile della piccola cittadina di Sainte-Mère-Eglise, è esposto un manichino in onore di questo grande soldato.


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AIRBORNE museum In onore delle truppe aviotrasportate americane del 82a e 101a Airborne. Nel 1964, viene inaugurato il museo in occasione del 20° anniversario del D-Day. Un edificio a forma di grande paracadute, contiene un autentico aereoplano "Waco", l'unico esemplare in Francia. All'interno vi sono riproduzioni di scene avvenute durante lo sbarco e reperti del tempo. Un secondo edificio è stato inaugurato nel 1984 con all'interno un' aereo C-47, e con un settore che offre l'esperienza di assistere ai preparativi della più grande operazione militare della storia con filmati, idiorami e ricostruzioni dei lanci e dei combattimenti a terra. Per il 70 ° anniversario, nel 2014, un terzo edificio chiamato Operation Neptune, ha aperto le porte al pubblico, dedicato alla prima fase del piano di assalto Overlord. Costruito su una superficie di 1200 mq, Operation Neptune è composto da scenografie realistiche che permettono ai visitatori di rivivere l'esperienza del D-Day. Si entra realmente a bordo di un aereo C-47 assistendo alle operazioni di lancio e successivamente alla battaglia di SainteMère-Église tra cui i combattimenti nelle paludi e per i ponti prima della battaglia nel paese. Nel 2016,un quarto edificio legato ancora all' Operazione Nettuno, è stato aperto con mostre temporanee, conferenze, seminari e sarà caratterizzato da una grande sala cinematografica.


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Sainte Mère Église


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INDIA

RAJASTHAN A cura di Matteo Fortunato

L’ India è un paese dal passato travagliato, un presente non tanto diverso, e un futuro incerto. Questo è sicuramente quello che ho capito e provato nel mio viaggio. Ho viaggiato per 11 giorni per la regione del Rajasthan Il Rajasthan è un mondo di colori e splendore. Questo è lo spettacolo che attende i visitatori nello stato più grande e più romantico dell’India. L’ospitalità è il fatto più sacro per un Indiano, e la popolazione è molto cordiale con tutti i turisti, è un paese molto spirituale con dei valori molto antichi ma che comunque riescono ancora resistere all’avanzata del progresso mondiale. Il Rajasthan è lo stato più grande dell'India ed è l'ottavo stato più popolato; lingue ufficiali sono l'Hindi ed il Rajasthani. È situata nella parte settentrionale del Paese e comprende gran parte del vasto e inospitale Deserto di Thar (conosciuto anche come il "Deserto del Rajasthan" e "Gran Deserto Indiano”). Il classico itinerario dell’India è sicuramente partendo da Nuova Delhi che è la capitale dell’ India li si posso visitare tante realtà diverse, come la più grande moschea dell’ India, il famoso forte rosso e il Chandni Chowk che è uno dei mercati più antichi della città.


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Dopo aver visitato Delhi ci spostiamo a un’altra famosissima città dell’India, ovvero Agra dove si visita uno dei patrimoni più importanti dell’ India iscritto come patrimonio dell’Unesco e una delle nuove sette meraviglie del mondo ovvero, il Taj Mahal. Prossima tappa sicuramente Jaipur (la città rosa) dove non deve mancare la visita all Amber Fort con la salita a dorso di elefante e un tour libero per le vie di questa magnifica città. Dopo questa tappa un’altra tappa obbligatoria è sicuramente il Ranthambore National Park dove si può partecipare a i vari safari con jeep e guida del posto, per vedere e fotografare le varie specie animali presenti ma sopratutto sperando di riuscire a vedere la famosa tigre indiana, (essendo un safari e non un semplice zoo, l’avvistamento della tigre non è assicurata pecche in libertà e quindi non facile da individuare, ma vi posso assicurare che le guide fanno di tutto per fare in modo di avvistarla.


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Matteo Fortunato Photograpy


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INDIA

RAJASTHAN

Poi ci spostiamo in una delle città più fotografate e più caratteristica dell’India, Jodhpur chiamata anche la città blu, dovuto al fatto che quasi tutte le abitazioni della città sono dipende di blu. Inizialmente il colore indicava le residenze dei brahmani, perchè molti secoli fa, secondo la tradizione, alcuni di loro dipinsero le loro case di questo colore dopo aver scoperto che teneva lontane le zanzare e poi l'usanza si diffuse. Oggi Jodhpur è la seconda città del Rajasthan, ma sotto molti punti di vista non è cambiata rispetto alla vecchia città fortificata sviluppatasi ai piedi del Forte di Meherangarh (molto carino da visitare soprattutto verso l’ora del tramonto per avere un bellissimo tramonto su tutta la città). Le sue mura quattrocentesche sono infatti intatte, intervallateda porte massicce e la città vecchia è un luogo incantato con stretti vicoli, splendide havelis, antiche e sfarzose dimore e medievali cisterne per l’acqua.

Poi torniamo indietro andando verso quella che sarà l’ultima tappa del tour ovvero Pushkar dove si può assistere alla fiera di Pushkare. Questa è una grande festa iniziata come una semplice momento di incontro tra i carovanieri che scambiavano merci e i propri cammelli, che pian piano si è espanda fino a diventare la più grande fiera del mondo per lo scambio dei cammelli e si è quindi ampliata includendo eventi sportivi e culturali. Durante l’Unt mela sono molto popolari le corse con i cammelli e i cavalli e le manifestazioni di musiche e danze del Rajasthan.


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Matteo Fortunato Photograpy


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Partecipare a questi eventi è oggi molto comodo, perché vengono allestiti campi con tende dotate di tutte le comodità, inclusa la luce elettrica e i servizi igienici privati. Per il ritorno io consiglio di prendere il treno a Jaipur e farsi questa magnifica esperienza tornando verso Nuova Delhi in questi treni molto diversi da i nostri. La durata ideale di questo viaggio è di circa 11/12 giorni per vivere a pieno questo tour, come periodo sicuramente ottobre/novembre che sono finiti i monsoni e non ci si imbatte nel caldo afoso estivo, si potrà trovare intorno a i 30° ma non molto umidi, poi la fiera di Pushkare è in questo periodo quindi andare in altro periodo non assisterete a questa magnifica manifestazione.

Matteo Fortunato


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Matteo Fortunato Photograpy


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Brenta LE DOLOMITI DEL

Al confine tra cielo e terra A cura di Roberto Giancaterina

Questa volta vi racconterò la mia avventura sulle Dolomiti del Brenta. Un itinerario lungo tre giorni. Questi i numeri: 2500 mt slm, 5,5 km di funivia, 4 rifugi, 13 ore di marcia totali e 300 fotografie! Tutta colpa di una foto vista sulla pagina Facebook di giroinfoto.com Il periodo di settembre inoltrato si sa, in montagna e' sempre incerto ed infatti appena giunti in Trentino abbiamo trovato ad accoglierci la pioggia. Per la prima sosta abbiamo scelto la comodità di un bellissimo b&b situato a Darè (TN), dove accolti dalla simpaticissima signora Gioconda, ci siamo riposati del lungo viaggio ed abbiamo pianificato i percorsi per i giorni successivi e controllato di nuovo tutta l'attrezzatura. Perché la sicurezza viene prima di tutto.



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Brenta LE DOLOMITI DEL

Al confine tra cielo e terra

Il giorno successivo, sarà stato per l' adrenalina, alle 05.30 eravamo già tutti svegli e così dopo una fantastica colazione eravamo già pronti per dirigerci verso Madonna di Campiglio (TN). In viaggio con me anche Mauro ed Emanuele De Lellis, due esperti di montagna ed appassionati delle montagne alpine. La partenza ai piedi della funivia del Groste', esattamente a 1651 mt slm. L' aria si fa già frizzantina, ma siamo ben attrezzati e pronti ad ogni imprevisto...o quasi. La funivia ci porta velocemente in vetta, attraversando le nubi e facendoci risparmiare un notevole dislivello. È così eccoci a 2444 mt slm, dove riusciamo a scorgere un po' di sole oltre lo strato denso di nubi. Il freddo e' più intenso ma il paesaggio e' già straordinario. Tutto intorno le cime delle altre montagne più basse ed in lontananza un gigantesco ghiacciaio, poi lo sguardo si perde verso l' orizzonte. Alle nostre spalle i primi massicci del Brenta a darci il benvenuto. Una breve lettura ai fedeli cartelli bianchi e rossi che indicano direzione e distanza, poi si parte!.




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Roberto Giancaterina Photograpy



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Per chi non lo sapesse i cartelli a forma di freccia bianchi e rossi indicano la direzione da seguire, la località di arrivo ed il tempo impiegato per arrivarci...con un buon passo! La prima meta da raggiungere e' il rifugio Tuckett. Situato a 2272 mt slm. Il famigerato cartello bianco e rosso segnala 2 ore di marcia. So già per certo che noi ne impiegheremo di più. Tra una sosta per riprendere fiato, una per ammirare il paesaggio, una per scattare qualche foto sicuramente due ore non saranno sufficienti. D' altronde un paesaggio simile merita di essere ammirato in ogni suo scorcio. Tra l' altro il percorso

non è affatto semplice ma abbastanza accidentato e bisogna fare attenzione a dove mettere i piedi. Di conseguenza per godere di questi paesaggi e' necessaria una sosta. Il terreno cambia ad ogni salita con una grande varietà di scenari. Attraversiamo sassi giganteschi che si sono staccati durante le ere a prati verdi ricchi di profumi e colori diversi. Genziane, stelle alpine ed arbusti di alta montagna tutto intorno. Dopo tre ore di cammino, costeggiando le pareti di granito ecco apparire il rifugio Tuckett. Un bellissimo rifugio in legno incastonato in una valle di roccia e morene. Poco più in là una teleferica in che si perde nella nebbia.


Una breve sosta per il pranzo e poi di nuovo in marcia. Altre due ore verso il rifugio Brentei, a 2182 mt slm. Devo ammettere che forse questo è stato per me il tratto più faticoso anche se alleviato da un paesaggio spettacolare. Dopo essere scesi di altitudine, attraverso quella che in gergo prende il nome di "tundra", la vegetazione si fa bassa e per lo più costituita da un manto erboso ed arbusti, fino a toccare il confine con quella che prende il nome di "taiga" dove iniziano le conifere. Mi ha colpito molto vedere come effettivamente questi strati siano nettamente divisi e staccati tra di loro, senza alcun passaggio graduale. La salita verso il Brentei è impegnativa, fatta di ghiaia e gradoni. Passiamo su percorsi a strapiombo utilizzando la ferrata, poi dentro una galleria scavata nella roccia, poi di nuovo salite fino al rifugio...finalmente. Il rifugio Brentei e' una struttura situata su una piana in mezzo a due imponenti pareti di roccia. Alle sue spalle un piccolo ghiacciaio fa da sentinella e proseguendo si arriva a fondo valle dove partono diversi percorsi adatti a chi pratica alpinismo ed arrampicata Se volete ammirare i camosci questo è il posto giusto.

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Al confine tra cielo e terra


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La vita nel rifugio e' sicuramente una esperienza particolare, niente internet, niente acqua calda disponibile, con una stanza centrale ad accogliere tutti. Una stufa antica di ghisa come riscaldamento e tutti intorno ad asciugare i vestiti dalla pioggia. Una bevanda calda c' e' sempre per tutti e si fanno incontri interessanti con persone di nazionalitĂ diverse. Nel corso della serata, Muniti di torcia, abbiamo fatto un giro in notturna per vedere il ghiacciaio illuminato dalla luna piena. La mattina successiva siamo ripartiti di nuovo molto presto per raggiungere la quota di 1822 mt verso il rifugio Casinei. Lasciato il percorso fatto all' andata ci siamo inoltrati in una foresta che sembrava fatata, fatta di conifere, tronchi contorti e cascate che sbucavano dal nulla. Dopo la breve sosta al rifugio abbiamo poi proseguito diretti fino a trovarci di nuovo al punto di partenza a Madonna diCampiglio.


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Al confine tra cielo e terra

Una camminata un po' impegnativa, ma che vale sicuramente tutta la fatica fatta. Il mio consiglio è di affrontarla con una buona attrezzatura ed un minimo di allenamento, senza mai sottovalutare la montagna anche quando il percorso sembra facile. Un'esperienza che consiglio a tutti gli amanti della natura e della sana vita di montagna.

Roberto Giancaterina


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NI O I Z O M FOTOE

LE VOSTRE

Rubrica dedicata agli inserzionisti di Giroinfoto e i premi assegnati nei social group associati alla rivista. Invia una tua foto, descrivila, firmala e la pubblicheremo. scrivi a : redazione@giroinfoto.com

QUESTO

MESE

Su Giroinfoto magazine, la selezione delle foto scelte dalle commissioni della redazione e dei gruppi menzionati a cui si riferiscono i gruppi. Complimenti a tutti.

GIROINFOTO SCOUTING AWARD Premiato: Sergio Gaudi Il sorgere di un nuovo giorno Pag. 121

FOTOGRAFIAMO AWARD Premiato: Irene Caltabiano Il treno dei sorrisi Pag. 123

GIROINFOTO SCOUTING AWARD Premiato: Mario Alesina Altri tempi Pag. 125

PHOTOWORLD AWARD Premiato:Andrea Turtura Ed è subito sera Pag. 127


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Il sorgere di un nuovo giorno Autore: Sergio Gaudi Porto di Pesaro nei pressi della Rotonda Bruscoli


Il treno dei sorrisi Autore: Irene Caltabiano Sicilia Si parte...un viaggio lungo 42 ore che li porterĂ a Lourdes, insieme ai malati, disabili e barellati. Non ci sono lacrime, dolori o sofferenze ma solo sorrisi, gioie e tanta speranza.


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Altri tempi Autore: Mario Alesina Via Cesare Battisti, Torino


Ed è subito sera Autore: Andrea Turtura Scattata a :Passo Rolle - Baita Segantini (TN)


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OZIONI FOTOEM

Uno specchio d'acqua in Valganna

Il lago di Ghirla in Valganna (VA) e' un piccolo lago di origine glaciale. Utillizzato all'inizio del novecento per sport invernali come pattinaggio e hockey, ora ghiaccia solo negli inverni piu' rigidi ma resta un posto favoloso con colori e riflessi incantevoli. Autore: Antonia Rana Lago di Ghirla - Valganna (VA)


OZIONI FOTOEM

Road to nowhere

Foto scattata durante un road trip in Islanda attraverso i suoi paesaggi lunari percorrendo la Ring Road e strade sterrate. Autore: Davide Rostirolla Islanda lungo la Ring Road 1


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